Campi della Parola per ragazzi e ragazze, 15-21 e 22-27 Luglio 2018

Campi della Parola
#NESSUNOESCLUSO
In continuità con i cammini ispettoriali che lungo l’anno si propongono nei Savio, GR Ado, EESP per medie e biennio.
Riprendono e continuano le esperienze che per anni hanno segnato il passo di ragazzi e giovani della nostra ispettoria.
I campi della parola godranno, quest’anno di uno scenario splendido della montagna di Cuneo e della Valle d’Aosta , équipe composta da SDB, FMA e famiglie. Un’occasione imperdibile per stare con ragazzi/e per dialogare con il Signore Gesù, per vivere il gioco al 100%, per sognare in grande.

S. Giacomo di Entracque (CN)
15-21 Luglio 2018
Per ragazzi e ragazze del biennio
Da Domenica arrivo h 17.00 
Sabato partenza h 13.00
(Iscrizioni – valide solo se inviate dal responsabile del centro, clicca qui per accedere al FORM)

 

Pracharbon in Val d’Ayas (AO)
22-27 Luglio 2018
Per ragazzi e ragazze della scuola media 
Da Domenica arrivo h 17.00
Sabato partenza h 13.00
(Iscrizioni – valide solo se inviate dal responsabile del centro, clicca qui per accedere al FORM)

Per maggiori informazioni

www.pastorale.salesianipiemonte.it
don Stefano Mondin
stafano.mondin@31gennaio.net
349 38 34 059 

www.fmapiemonte.it
suor Carmela Busia
pastorale@fma-ipi.it
338 78 11 936

*Iscrizioni da subito sino a esaurimento posti

“Quale Chiesa dai giovani?” Le risposte dal Festival Internazionale della Creatività di Roma

Si pubblica, qui di seguito, l’articolo a cura di Stefania Careddu su “Avvenire” di Sabato 10 Marzo 2018 che delinea i tratti salienti e le nuove idee progettuali per il Sinodo dei giovani emerse dall’edizione europea, appena conclusasi, del Festival Internazionale della Creatività nel management pastorale, che si è svolto nella Pontificia Università Lateranense, il 9 e il 10 marzo. Cuore pulsante della manifestazione il “Creative pastoral lab”, un laboratorio partecipativo nato con l’obiettivo di riformulare nuovi modelli di Chiesa attraverso lo sguardo delle nuove generazioni. “Quale Chiesa dai giovani”? era il tema di un evento, il cui filo conduttore è stato proprio il contributo di rinnovamento che il talento dei giovani può dare alla Chiesa. I partecipanti, oltre 150 da tante diocesi italiane con presenze anche dall’estero (Romania, Polonia e Austria, ndr), sono stati i veri protagonisti della kermesse, perché le nuove idee progettuali sono nate dal loro lavoro di gruppo.

Originalità e audacia per ringiovanire il volto della Chiesa

L’ascolto dei ragazzi e l’esigenza di un nuovo «paradigma» al centro del Festival della creatività. Parlano dal Covolo, Fabene, Saba, Chavez, Carpi
La Chiesa deve «ringiovanire il proprio volto» e per farlo ha bisogno dei giovani e della loro originalità. Si tratta di «mettere in discussione i modi di fare abituali e, a partire dall’ascolto, discernere con audacia e creatività le strade su cui il Signore la chiama», ha detto senza esitazione il vescovo Fabio Fabenesottosegretario del Sinodo, per il quale «il primo passo di una pastorale creativa non può che essere da parte degli adulti rispettare la novità e la diversità delle nuove generazioni, prendendole sul serio e senza giudicarle a priori». Intervenendo alla prima giornata del Festival internazionale della creatività sul tema “Quale Chiesa dai giovani”, organizzato a Roma dalla Scuola internazionale di management pastorale della Lateranense, insieme all’ateneo, a Creativ e alla Villanova University (Pennsylvania), Fabene ha chiarito che «non si può sperare in un’autentica riforma della Chiesa senza interpellare voci nuove e se necessario critiche, come sono quelle dei giovani». Sono loro, ha detto facendo riferimento anche al coinvolgimento nelle fasi del prossimo Sinodo, che «possono aiutarci a capire meglio cosa il Vangelo insegna, come si può vivere la fede nel nostro tempo e come la Chiesa può e deve rinnovarsi per adempiere sempre meglio la propria vocazione e la propria missione». È arrivato il momento di «abbandonare modi di fare ormai inefficaci, attività che hanno fatto bene ma che hanno fatto il loro tempo e sono arrivate al terminal», ha tagliato corto don Pascual Chavez, rettore maggiore emerito dei salesiani, che ha esortato ad «andare incontro ai ragazzi, lì dove si trovano, incoraggiandoli a non rinchiudere la loro vita in una cassaforte».
Occorre promuovere «una pedagogia dell’accoglienza, che comporta un’apertura all’inconosciuto e all’estraneo» e «una pedagogia della compagnia, che sia capace di accettare tutta la realtà e di inserirsi in un percorso», ha suggerito l’arcivescovo di Sassari, Gian Franco Saba, ricordando che questo «implica lo sforzo di non rinchiudersi nell’astrattismo e di recepire invece il plurale». Del resto, la formazione che «è l’architrave del cambiamento», non ha a che fare «con il riempire il sacco di qualcuno, ma – ha chiarito Saba – con l’opera del “plasmare” che punta a forgiare le potenzialità che già sono all’interno del soggetto».
«L’obiettivo della formazione è costituire uno stato profondo, una polarità dell’anima che orienti la vita», ha osservato da parte sua l’arcivescovo Enrico dal Covolo, rettore della Lateranense, evidenziando che «la via per uscire dalla crisi e dall’emergenza educativa è rappresentata dall’università la cui missione non è tanto quella professionalizzante quanto quella di creare menti e cuori aperti, che possano poi inserirsi in maniera feconda nelle varie occupazioni, vocazioni e situazioni in cui il giovane verrà a trovarsi». Soprattutto, ha rilevato il presule, in un momento di disorientamento, in «cui è crollata miserevolmente la scala dei valori», e di «disaffezione politica». La sfida è quella di «generare modelli di pastorale che sappiano ripensare le forme di annuncio e permettere alla Chiesa di avere uno sguardo giovane», ha concluso Giulio Carpi, direttore della Scuola di Management Pastorale, per il quale serve dunque «un cambiamento di paradigma».