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CNOS-FAP: giornata di inizio anno a Valdocco

Martedì 6 settembre circa 450 persone dai 13 centri CNOS-FAP del Piemonte si sono riversati nel Teatro Grande di Valdocco per l’assemblea annuale dell’Associazione.

 

 

Ad aprire la giornata il saluto dell’Ispettore don Leonardo Mancini, che ha parlato della necessità di lavorare in rete tra le varie scuole e della sostenibilità ambientale, ribadendo l’importanza della presenza educativa salesiana sul territorio.

Don Alberto Martelli, delle risorse umane, ha poi parlato delle persone che compongono il CNOS-FAP e della loro importanza, legata al cambiamento che ha come obiettivo migliorare e migliorarci guardando sempre al futuro, un concetto cardine del dna di Don Bosco e dei salesiani.

A seguire Fabrizio Berta, a carico della progettazione, ha parlato delle modifiche in programma nella formazione professionale in Piemonte, che aprirà le porte a nuovi soggetti, e dell’importanza di raccogliere questa sfida. Ha poi proseguito citando il modo in cui le soft skills, sempre più richieste dalle aziende, siano parte intrinseca della pedagogia salesiana che punta da sempre a trasmettere valori, esempi e modi di affrontare la vita ai ragazzi, e vadano perciò inserite a piene mani negli zainetti degli studenti.

A concludere gli interventi Carlo Vallero dell’area finanziaria, che ha parlato dell’importanza degli investimenti per continuare ad offrire un’offerta formativa e gli strumenti necessari per garantire alle persone una scelta.


Dopo gli interventi si è tenuta la premiazione dei dipindenti che hanno festeggiato il 25° anno all’interno dei centri, seguita dalla messa nella Basilica di Maria Ausiliatrice alle ore 12:00. A concludere la giornata il pranzo tutti insieme.

 

La notizia è stata riportata anche sul settimanale della Diocesi “La Voce e il Tempo” con un articolo a cura di Marina Lomunno:

Il Cnos-Fap riparte da Valdocco

 

«L’intelligenza nelle mani»

come la definiva don Bosco, ovvero la formazione professionale, riparte da Valdocco dov’è nata e si è diffusa in tutti i 5 continenti dove sono presenti i salesiani. Martedì 6 settembre, l’associazione Cnos-Fap (l’ente di formazione professionale dei salesiani) Regione Piemonte, dopo due anni di pausa forzata a causa del covid, ha iniziato ufficialmente l’anno formativo 2022-2023 nella Casa madre a Maria Ausiliatrice: 450 formatori delle 13 sedi presenti Piemonte che erogano corsi di formazione professionale, orientamento e accompagnamento al lavoro, si sono ritrovati a Torino Teatro Grande di Valdocco per confrontarsi, programmare e condividere le strategie per affrontare il futuro secondo la mission salesiana del

«Dare di più a chi ha avuto di meno».

E ripartire da Valdocco, dove opera il primo Centro di Formazione professionale e dove è nato, grazie a don Giovanni Bosco, il primo contratto di apprendistato, è un segno di continuità: la Torino dell’Ottocento con tanti ragazzi in difficoltà a progettare il proprio futuro ha molte analogie con il nostro tempo. Ha aperto l’incontro il presidente del Cnos regionale, don Leonardo Mancini, ispettore dei salesiani del Piemonte e della Valle d’Aosta, che ha sottolineato l’importanza del dialogo e del confronto nei centri e tra i centri, sul valore della presenza salesiana quale strumento educativo e

«sulla priorità assoluta che hanno i giovani, in modo particolare quelli più fragili».

Don Alberto Martelli, direttore dell’area Risorse umane, ha evidenziato alcune parole chiave: cambiamento per migliorare e non rimanere fermi, strutturale nel sistema salesiano, e gli obiettivi del cambiamento,

«in particolar modo verso un modello di più grande corresponsabilità».

Fabrizio Berta, direttore regionale dell’area Progetti, ha illustrato come muterà la Formazione professionale nel prossimo futuro e Carlo Vallero, direttore regionale dell’area Finanza, dopo aver presentato la situazione economica delle sedi piemontesi ha evidenziato la centralità dei Servizi al lavoro e dell’orientamento offerti dal Cnos in una congiuntura di cambiamenti e di crisi occupazionale. La mattinata, prima della celebrazione della Messa in Basilica e del pranzo insieme, si è conclusa con la premiazione dei formatori che hanno raggiunto 25 anni di attività nel Cnos-Fap.

AM – L’esperienza missionaria a Gur i Zi (Albania)

Si è conclusa l’esperienza missionaria dei ragazzi e delle ragazze che hanno risposto al Mandato Missionario 2022 recandosi presso la realtà salesiana di Gur i Zi in Albania, sotto la guida di Don Alberto Martelli: Luca Coraglia, Pietro Giraudo, Valentina Gondolo, Irene Milone, Paola Dorin, Elena Menguzzo e Sara Brugnati.

Di seguito il resoconto dell’esperienza direttamente con le parole dei partecipanti:

Non eravamo mai stati in Albania e abbiamo scoperto Gur i Zi per la prima volta guardando le immagini di Google maps perché nessuno sapeva che cosa aspettarsi. Adesso è un po’ come se fosse casa nostra!

Abbiamo iniziato a pensare ad un’esperienza missionaria lo scorso ottobre, quando ci siamo iscritti, ancora senza conoscerci tra noi, al percorso di Animazione Missionaria “Nel Cuore del Mondo”, proposto ogni anno dai Salesiani del Piemonte

Siamo 7 giovani, provenienti da oratori e parrocchie del Piemonte, con alle spalle alcuni anni di esperienza nell’animazione dei più piccoli. 

Il percorso di formazione che avevamo scelto ci dava l’opportunità di fare alcuni incontri di carattere spirituale e sociopolitico per conoscere il mondo, approfondire la realtà della missio ad gentes, verificare la nostra chiamata ad andare oltre i nostri luoghi di vita quotidiana, donare la nostra fede, in primo luogo per crescere noi e per dare una mano agli altri.

Ognuno si portava dietro le sue motivazioni e la sua storia e, così, ci siamo affidati completamente: non abbiamo scelto i compagni di viaggio, né la destinazione. Ci siamo fatti guidare dalla Provvidenza.

A maggio ci hanno proposto di partire per l’Albania con un sacerdote accompagnatore e abbiamo detto di sì, entusiasti e pronti a fare nuove esperienze. 

Siamo arrivati a Gur i Zi il 1 di agosto e per tre settimane ci siamo messi a servizio della comunità, accolti da don Raffaele, don Erasmo e dalla gente con grande favore e grande disponibilità. Il nostro programma prevedeva due ingredienti principali. In primo luogo la conoscenza della realtà della chiesa albanese, della sua storia e del suo presente: vogliamo coltivare l’essere fratelli e sorelle, essere una sola comunità al di là dei KM che ci separano e delle culture e delle storie così differenti tra le nostre nazioni. Secondo ingrediente era metterci a disposizione, con quello che sappiamo fare, in modo particolare l’animazione, l’oratorio, per dare una mano, per aiutare a crescere, per condividere con i giovani albanesi l’esperienza della fede e del servizio. 

Per rendere concreto tutto questo, abbiamo proposto nella prima settimana dei momenti di formazione ai giovani animatori attingendo alla nostra esperienza e al carisma salesiano: “Essere buoni cristiani e onesti cittadini“. Abbiamo riflettuto sul senso di essere animatore, sull’importanza di fare affidamento sugli altri e sul servizio ai più piccoli; abbiamo fatto giochi e attività per vincere le nostre paure di entrare in relazione con gli altri e imparare a buttarci senza vergogna. Con i ragazzi, che sono sempre aumentati in numero e che hanno manifestato sin da subito grande entusiasmo e voglia di partecipare, abbiamo scoperto che prima di tutto dobbiamo partire dalla conoscenza di noi stessi, accettando i nostri pregi e difetti. 

 

 

Nostro grande timore era ovviamente la lingua e la diversità di cultura, ma, a parte molti episodi anche ridicoli di frasi spiegate a gesti, di traduttori costretti a fare gli straordinari e di parole imparate a memoria con un po’ di sforzo di pronuncia, abbiamo fatto esperienza di una grande accoglienza, che ci veniva incontro e apriva le porte anche senza conoscerci, prima che potessimo presentarci, così, sulla fiducia, spalancando il cuore e costringendoci a ricambiare.

Sono stati una trentina i ragazzi che hanno frequentato queste giornate di “corso animatori”, tra i 15 e i 19 anni: si sono messi a disposizione, si sono divertiti e hanno scelto di partecipare, anche se spesso impegnati col lavoro o con la famiglia, per il bello di trovarsi insieme e di fare del bene agli altri.

Nella seconda e terza settimana abbiamo fatto attività anche con i più piccoli, nel pomeriggio, proponendo giochi, balli, piccoli laboratori di teatro e di braccialetti. Un centinaio di bambini hanno accolto la proposta e hanno riempito cortili e saloni, mettendo alla prova noi e gli animatori del posto, facendoci mettere in pratica ciò che avevamo condiviso e facendoci sudare per farli giocare e stare insieme in modo cristiano e costruttivo, oltre che divertente.

Eravamo venuti a dare una mano, siamo tornati a casa pieni di doni che non ci aspettavamo. 

Siamo molto grati per l’accoglienza che ci è stata riservata da questa comunità e siamo fiduciosi che i ragazzi animatori possano continuare a dedicare il loro tempo, le loro energie e il loro entusiasmo ai più giovani. Nel nostro piccolo ci sentiamo ora un po’ albanesi anche noi e abbiamo fiducia che per Gur i Zi, come per il resto dei giovani di Albania, ci possa essere un grande futuro, nonostante le difficoltà che ancora segnano la vita di molti. 

Siamo arrivati un po’ titubanti, pieni di entusiasmo e con tante domande, ce ne siamo andati come chi lascia un pezzo di cuore perché si è sentito a casa propria.

Speriamo che l’esperienza possa essere ripetuta e trovare continuità, con altri gruppi come noi del Piemonte o con chi la Provvidenza manderà, e certo il legame creato in questi giorni durerà nei nostri cuori ancora a lungo.

Grazie Gur i Zi, grazie don Raffaele, grazie a tutti i ragazzi e alla comunità intera.

 

AM – L’esperienza missionaria a Vilnius e Telsiai (Lituania)

Si è conclusa l’esperienza missionaria dei ragazzi e delle ragazze che hanno risposto al Mandato Missionario 2022 recandosi presso le realtà salesiane di Vilnius e Telsiai in Lituania, guidati da Don Marco Cazzato, Suor Carmela Busia e Vytautas Markunas: Altea Robutti, Antony Ardolino, Federica Busso, Francesca Cederle, Giulia Meucci, Margherita Cantamessa e Rachele Macri.

Di seguito il resoconto dell’esperienza direttamente con le parole dei partecipanti:

Lituania, un nome che prima dell’inizio della guerra in Ucraina passava inosservato. Anche per noi, terminata la formazione del “percorso nel cuore del mondo”, era poco più che un’area geografica segnata da una mappa, associata per lo più ai lunghi inverni e al freddo. Questo è stato il nostro luogo di missione, di servizio e di incontro con Dio.

Siamo partiti in sette, sei ragazze e un ragazzo, accompagnati da due Salesiani e da una suora Figlia di Maria Ausiliatrice. Non ci conoscevamo prima e ciascuno si approcciava al percorso missionario con motivazioni diverse e senza conoscere la destinazione. Riconoscendo in ciascuno la medesima chiamata a mettersi in gioco nel servizio, abbiamo imparato a vivere insieme e ad amare la Lituania e le persone che vi abbiamo incontrato.

La nostra avventura è iniziata la notte del 23 luglio, quando alle 2 del mattino le ruote del pulmino hanno iniziato a girare in direzione dell’aeroporto di Bergamo. Con gli occhi ancora chiusi e la paura di non trovare il nostro volo sui cartelli delle partenze per via degli intensi scioperi di quel periodo, alle 6.30 siamo partiti in direzione della capitale lituana.

Siamo stati accolti per la prima settimana dalla comunità salesiana di Vilnius. Qui abbiamo conosciuto due missionari italiani da diversi anni in Lituania, don Alessandro, il direttore della comunità, e don Massimo, insieme a don Oliver, missionario filippino e ad altri confratelli salesiani più anziani.

Abbiamo collaborato nelle attività dell’estate ragazzi che si teneva nei locali dell’oratorio ed era già iniziata da una settimana. L’accoglienza da parte dei ragazzi si è fatta comunque sentire. Sapere che c’era qualcuno che ci stava attendendo già da tempo ci ha dato la forza di dare il meglio di noi.

Nei primi giorni l’ostacolo principale è stato sicuramente la lingua. Ci siamo sentiti messi a nudo quando ci siamo trovati davanti a persone con cui avremmo voluto comunicare e abbiamo sperimentato che la lingua inglese spesso non bastava per farsi capire. Grazie al dialogo personale con i giovani incontrati, alla conoscenza un po’ più approfondita della storia recente del paese, in particolare con la visita al museo del KGB, e alle testimonianze di diverse figure significative, tra cui l’ex ministro delle Politiche Sociali e del Lavoro della Lituania, abbiamo pian piano iniziato a comprendere più a fondo la cultura e i modi di fare delle persone incontrate. Ci ha molto colpito sapere, ad esempio, che la Lituania è il primo Paese Europeo per numero di bambini in affido, omicidi e suicidi, autostima negativa tra gli studenti, quantità di alcool consumato, persone in carcere, vittime di violenza… numeri estremamente alti per una nazione così sviluppata economicamente. Inoltre, fra i giochi con l’estate ragazzi, le gite e le attività ricreative ci ha sorpreso vedere come, al di là di un’apparente serenità, sia presente una forte paura per la guerra in corso in Ucraina. I bimbi che ci sorridevano ogni giorno, a casa avevano pronto uno zainetto con il necessario per scappare se la guerra fosse arrivata davanti ai loro occhi, insieme a una compressa di iodio da prendere subito in caso di esposizione a radiazioni nucleari. Ancora ci vengono i brividi al pensiero. Un altro piccolo pezzo che ci ha permesso di aprire gli occhi e di capire che la povertà non è solo quella economica, ma ben altro.

 

 

Dopo questa intensa settimana, ci siamo spostati a Telsiai, cittadina di 30 mila abitanti a circa 300 km da Vilnius. Qui è presente un’altra piccola comunità salesiana formata da tre confratelli: don Vincenzo, responsabile della comunità, don Alexis e Piercarlo. Qui non è presente un oratorio, ma la casa salesiana è proprio una piccola casetta che ospita la comunità. Per questo l’estate ragazzi, Don Bosko Vasara, si teneva nei locali di una scuola della città e del seminario diocesano.

L’attività è durata due settimane. Durante la prima le mattine erano dedicate alla formazione insieme con gli animatori del luogo, una trentina di ragazzi dai 15 ai 19 anni, e i pomeriggi all’animazione dei più piccoli. Nella seconda settimana, invece, tutta la giornata era dedicata all’animazione dei bambini e dei ragazzi, circa centocinquanta che ogni giorno, ci regalavano i loro sorrisi e il desiderio di stare insieme. Abbiamo riscoperto la bellezza del gioco condiviso coi ragazzi, grazie alle attività già preparate dagli animatori del posto. Spesso nei nostri oratori ci dimentichiamo della meraviglia del gioco perché troppo indaffarati nell’organizzazione.

Un altro elemento fondamentale in queste settimane a Telsiai è stato il dialogo. Giorno dopo giorno qualcosina in più di lituano riuscivamo a capirlo anche se la nostra lingua intermediaria rimaneva l’inglese. Dopo la fine della giornata ci si ritrovava tra gli animatori per fare un po’ di verifica e di condivisione. Se qualcosa non era andato troppo bene lo si diceva senza paura e si cercava di trovare una soluzione, messa in pratica dal giorno seguente.

Sono state due settimane felici e spensierate, ricche di incontri che si sono trasformati col tempo in splendide amicizie. Abbiamo scoperto che per stare davvero bene non serve per forza conoscere la stessa lingua, perché, se c’è l’intenzione di farlo, in un modo o in un altro si riesce a comunicare.

Di questi giorni ci portiamo a casa il volto di tanti bambini che sono riusciti a regalarci, nella loro semplicità, la spensieratezza di cui tutti dovremmo godere per affrontare al meglio le nostre giornate e di molti animatori che con la loro umiltà e grinta non ci hanno mai fatti sentire fuori posto.

Il nostro augurio più grande per questa comunità è quello di poter edificare un oratorio, affinché si possa realizzare in maniera più grande il sogno di Don Bosco anche a Telsiai.

In generale, per le due realtà che ci hanno accolto, possiamo dire che ci siamo sentiti a casa, siamo stati coccolati e siamo grati per tutto ciò che abbiamo ricevuto. Ci siamo fidati e affidati e non potevamo fare scelta migliore.

Un grazie sentito a ogni singola persona che abbiamo incontrato lungo il nostro cammino, che ci ha permesso di aprire ancora una volta il nostro cuore. Prima di partire forse avevamo la presunzione che saremmo andati in Missione per aiutare qualcun altro. Ora che siamo tornati abbiamo concretizzato che il dono più grande ci è stato regalato dalle stesse persone che pensavamo di dover “salvare”.

Ancora una volta, grazie.

Altea, Antony, Federica, Francesca, Giulia, Margherita,, Rachele, don Marco, Vytas, sr Carmela

 

CNOS-FAP Piemonte: settembre ripartiamo in presenza tutti insieme da Valdocco

Di seguito la lettera di fine anno formativo 2021/2022 dedicata ai Centri di Formazione Professionale del Piemonte a cura di don Alberto Martelli, Vicepresidente CNOS-FAP Regione Piemonte e Direttore valorizzazione e gestione delle persone e dei modelli organizzativi.

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Salve a tutti.

Siamo arrivati quasi alla fine di questo anno formativo. Nei centri ancora alcuni corsi proseguono, in altri già si pensa a settembre e alle prossime scadenze, tutti ci si prepara al futuro, ma, soprattutto, almeno spero, ci si prepara a staccare un po’ la spina dopo 11 mesi tirati e complessi.

Se avessimo chiuso gli occhi il 1 settembre scorso e li riaprissimo adesso, probabilmente non ci riconosceremmo più.

Tante cose sono cambiate quest’anno al CNOS-FAP Piemonte: la governance della sede regionale, la FPL, il bando per la IeFP, l’Accademy nascente, il programma GOL che sta arrivando, una legge regionale che incombe in Giunta, tanti corsi nuovi, orari da cambiare, aziende da contattare, i SAL che lavorano a pieno regime e i ragazzi che come sempre pretendono la loro parte, grande, di attenzione e di cura e, quindi, fanno quel che possono per testare se siamo davvero dalla loro parte o no.

A tutti, oltre all’augurio di buone ferie, voglio dire GRAZIE, non solo a nome mio, ma anche di Don Leonardo, nostro Ispettore e Presidente e, oso dirlo, anche di don Bosco che ci guarda e ci segue con affetto, amore e cura provvidente.

Ma un altro anno è già alle porte e vogliamo iniziarlo con entusiasmo, soprattutto incontrandoci di persona e riunendoci come una famiglia prima della partenza. Per questo motivo vi invito tutti ad essere presenti a VALDOCCO IL GIORNO 6 SETTEMBRE per una mattinata di incontro e di assemblea.

Il COVID ci ha impedito in questi due anni questa bella tradizione, ma sappiamo tutti quanto conta essere uniti, fare comunità, conoscerci e farci forza gli uni con gli altri. Sarà un modo per fare il punto della evoluzione del CNOS-FAP e per condividere quelle grandi linee di futuro che siamo convinti ci porteranno a fare ancora meglio per il bene di tanti giovani, adulti e famiglie che ci guardano con speranza e ci chiedono un aiuto.

Buone ferie a tutti e a presto, don Alberto Martelli.

Gli esercizi spirituali dei giovani MGS per essere “umili, forti e robusti”

Renditi umile forte e robusto”: è così che si sono aperti gli esercizi spirituali per i ragazzi universitari e giovani lavoratori svolti durante il weekend del 4-5 dicembre 2021, presso Villa Lascaris di Pianezza, con la prospettiva di entrare ancora più a fondo nel Sogno dei 9 anni di Don Bosco, approfondendo il tema pastorale dell’anno.

Con l’aiuto di Don Alberto Martelli, si sono alternati momenti di catechesi a intensi momenti di deserto e silenzio, per riflettere a fondo sui temi affrontati, rapportarli alla propria vita personale e confrontarsi con le Figlie di Maria Ausiliatrice ed i Salesiani che accompagnavano il gruppo.

Umile, forte e robusto come metafora di un albero.

Ecco il cuore dell’esperienza vissuta dalla cinquantina di giovani che vi hanno partecipato:

Umile, come le radici che crescono nel terreno: l’uomo viene dalla terra e per guardare in faccia la Verità, deve chinarsi e piegarsi, seminando su terra buona e dando valore al sacrificio e alla fatica, perchè Gesù per primo si  è spezzato per salvare gli uomini;

Forte, come tronco solido che regge tutta la pianta: è l’ora di decidersi, perchè non c’è più tempo. La vita è obbedire alla chiamata, decidere da che parte stare, seguendo la propria vocazione, la strada che Dio ha tracciato per ognuno di noi;

Robusto, come i rami dell’albero che si allungano verso il cielo: la parte più fragile esposta ai venti, alla pioggia, alla neve, con rischio costante di piegarsi e spezzarsi.

Così come sono gli uomini, deboli e preda delle tentazioni: c’è bisogno di fare le cose del Padre (così come ha affermato Gesù a Maria e Giuseppe quando l’hanno trovato nel tempio), perchè in fondo noi siamo quelli dell’Apocalisse, siamo chi ha scelto il discernimento, ha scelto il Signore.

Due i pilastri che hanno sorretto questi esercizi spirituali, sull’esempio di quanto vissuto da Don Bosco: la preghiera del rosario per chiedere l’intercessione della Madonna, che per prima si è irrobustita, si è fidata di suo Figlio e che è stata sotto la croce fino alla fine, e la comunione finale che a chiusura dei due giorni, ha permesso di ricordare gli impegni concreti che ognuno si è prefissato, per essere in tutto e per tutto discepoli del Signore, che per primo ha Amato gli uomini.

Attraverso la condivisione dei diversi momenti, da quelli di riflessione a quelli dei pasti, dal gioco alle risate insieme, i giovani hanno sperimentato che la fede è più forte se condivisa. É necessario fermarsi e decidere di stare, per far crescere la nostalgia della voce di Dio che, invece, il rumore della vita silenzia. L’augurio finale dell’esperienza, condiviso dai partecipanti, è stato quello di essere sempre umili, forti e robusti, perchè la vita è il dono più bello che Dio poteva fare all’uomo e bisogna viverla fino in fondo.

Il prossimo appuntamento degli esercizi spirituali  è previsto nei giorni dall’11 al 13 marzo al Colle don Bosco. Keep in touch.

CNOS-FAP Piemonte: “Buon inizio di anno formativo” – Don Alberto Martelli

Don Alberto Martelli, nuovo direttore alla guida del CNOS-FAP Piemonte assieme a Fabrizio Berta e Carlo Vallero, per l’avvio del nuovo anno formativo 2021-2022 ha inviato il suo augurio di “buon inizio” a tutto il personale delle vari sedi territoriali. Di seguito il suo messaggio con la lettera di Don Bosco – Lettera da Roma 1884.

“Mi pareva di essere nell’antico oratorio nell’ora della ricreazione. Era una scena tutta vita, tutta moto, tutta allegria. Chi correva, chi saltava, chi faceva saltare. Qui si giuocava alla rana, là a bararotta ed al pallone. In un luogo era radunato un crocchio di giovani che pendeva dal labbro di un prete il quale narrava una storiella. In un altro luogo un chierico che in mezzo ad altri giovanetti giuocava all’asino vola ed ai mestieri. Si cantava, si rideva da tutte parti e dovunque chierici e preti e intorno ad essi i giovani che schiamazzavano allegramente. Si vedeva che fra i giovani e i Superiori regnava la più grande cordialità e confidenza. Io era incantato a questo spettacolo e Valfrè mi disse: – Veda: la famigliarità porta amore, e l’amore porta confidenza. Ciò è che apre i cuori e i giovani palesano tutto senza timore ai maestri, agli assistenti ed ai Superiori. Diventano schietti in confessione e fuori di confessione e si prestano docili a tutto ciò che vuol comandare colui dal quale sono certi di essere amati”.

Carissimi,

almeno secondo i calendari ufficiali, domani inizia un nuovo anno. Ragazzi che conosciamo già torneranno nei nostri Centri, altri si aggiungeranno, con curiosità ed entusiasmo, ma a volte anche con diffidenza, con un passato magari già segnato da fallimenti e da difficoltà in famiglia e a scuola.
E noi? Noi sogniamo!

Li guardiamo tutti con lo sguardo di don Bosco e sogniamo con loro e per loro di costruire insieme un ambiente che sia casa (per sentirsi bene dove si è, come in una famiglia), parrocchia (perché sentano Gesù vicino a loro), scuola (perché col lavoro li formiamo ad un futuro di dignità e realizzazione), cortile (per crescere in affetti e relazioni da giovani felici nel tempo e nell’eternità).

Mi permetto di augurare ad ognuno di voi un anno tutto vita, tutto moto, tutta allegria, come li voleva don Bosco. Un anno di lavoro e di amorevolezza dove i semi che metteremo nel terreno dei nostri ragazzi, possano crescere e portare frutto.

E vi chiedo di aiutarci tutti insieme, di sostenerci gli uni gli altri, per costruire insieme il sogno di don Bosco: fare di tutti noi buoni cristiani e onesti cittadini e andare tutti insieme in Paradiso.

Buon anno formativo ad ognuno di voi, grazie del lavoro che fate e della persona che siete: don Bosco ha sognato ognuno di voi e sogna con ognuno di voi.

Buon anno formativo 2021-2022

Torino, 12 settembre 2021
Don Alberto

L’oratorio: intervista a don Alberto Martelli

Dopo i mesi di lockdown, molte attività oratoriali hanno ripreso a pieno ritmo per il periodo estivo con nuove attività e un nuovo stile.

Anche nel cuore salesiano di Valdocco è ripartito l’oratorio, con alcune novità per far vivere al meglio l’estate a bambini e ragazzi.

È un bene per i ragazzi perché sentono questo posto come una seconda casa, come un posto in cui incontrarsi come davvero il cortile in cui stare con gli amici per formarsi e per crescere e non è sostituibile da nient’altro, ma non perché qui ci siano delle cose speciali ma perché qui c’è un clima, una relazione, una famiglia.

Don Alberto Martelli

Si riporta di seguito l’intervista realizzata nel cortile dell’oratorio di Valdocco a don Alberto Martelli, Direttore salesiano presso la Comunità di Torino-Valdocco San Francesco di Sales e Direttore della Scuola Media Valdocco, il quale ha approfondito alcune tematiche educative legate all’Oratorio.

La scuola: intervista a don Alberto Martelli

La “scuola“: un luogo non soltanto dedito all’insegnamento, ma anche un luogo di legami, relazioni, affetti. Nel periodo di lockdown, la scuola ha dovuto fare i conti con un nuovo approccio, legato alla didattica a distanza, con riflessi anche sulla relazione tra insegnanti e ragazzi.

Si riporta di seguito l’intervista realizzata nella giornata di ieri presso il cortile di Valdocco a don Alberto Martelli, Direttore salesiano presso la Comunità di Torino-Valdocco San Francesco di Sales e Direttore della Scuola Media Valdocco, il quale ha approfondito il tema della scuola partendo dal tratto pedagogico di Don Bosco.

Tra gli argomenti trattati: la Solennità del Sacro Cuore di Gesù legata al tratto della pedagogia di Don Bosco, “la carne di una verità di amore che diventa la vita di qualcuno“, ovvero “l’amorevolezza” secondo Don Bosco; come si traduce a livello educavo l’amorevolezza in un ambiente come quello della scuola; “l’esperienza Valdocco” come esperienza di reti, relazioni e insegnamenti; il ruolo dell’insegnante: non semplicemente dietro alla cattedra ma capace di stare a fianco al ragazzo che cresce; come viene valutato un insegnante, le caratteristiche che deve possedere; l’affetto come motore che può aprire la mente alla materia; come è stata tradotta la presenza dell’insegnante nei confronti dei ragazzi in questo periodo particolare; le difficoltà le sfide che insegnati, ragazzi e famiglie hanno dovuto affrontare con la didattica a distanza nel periodo di lockdown; gli sviluppi futuri.

CFP Valdocco: Cerimonia di consegna degli attestati di Qualifica e Diploma

Il Centro di Formazione Professionale di Valdocco segnala per domani sera la Cerimonia di consegna degli attestati per i corsi di Qualifica e Diploma Professionale per Grafici, Cuochi ed Elettricisti. L’evento avrà luogo presso il Centro di Valdocco (Via Maria Ausiliatrice 36, Torino) alle ore 18.00.

Programma

Saluto di accoglienza:

  • Don Alberto Martelli, Direttore dell’Opera Salesiana;
  • Marco Gallo, Direttore del Centro di Formazione Professionale di Valdocco.

Intervento di:

  • Prof.ssa Antonietta Di Martino, Assessore Istruzione Comune di Torino;
  • Dr. Dimitri De Vita, Consigliere Città Metropolitana di Torino con delega alla formazione professionale;
  • Prof.ssa Barbara Azzarà, Consigliere Città Metropolitana di Torino con delega all’Orientamento;

Consegna degli attestati agli Allievi

Buffet preparato dai ragazzi del CFP

Valdocco apre la quarta sezione della scuola media

La Voce e il Tempo, sia nella edizione cartacea che in quella online, racconta la crescita e lo sviluppo della Scuola Media di Valdocca. Si ringrazia la giornalista Marina Lomunno e si riporta in calce l’articolo.

Valdocco apre la quarta sezione della scuola media

La prima «Casa dell’educazione» salesiana non conosce crisi di iscrizioni grazie all’attenzione riconosciuta sul territorio alla formazione integrale dei ragazzi e alle famiglie – Ogni mattina nel cortile di Valdocco entrano 700 ragazzi tra allievi delle Medie e del Cnos

In un momento in cui la scuola paritaria, pur svolgendo un servizio pubblico di lato livello, patisce la discriminazione di non essere equiparata a quella statale e quindi deve autosostenersi con le rette delle famiglie, la scuola secondaria di primo grado «Don Bosco» non conosce crisi. Anzi, è in controtendenza: non solo le iscrizioni alle tre sezioni sono state chiuse prima della fine degli «Open day» programmati per il prossimo anno scolastico ma, poiché le richieste sono maggiori all’offerta, si è deciso di aprire una quarta sezione.

Come mai questo boom di iscrizioni?

«Devo dire che la nostra scuola, nonostante le difficoltà di sostentamento delle partitarie e il calo demografico, non ha mai conosciuto calo di iscritti» spiega don Alberto Martelli, direttore della Comunità San Francesco di Sales nella Casa Madre di Valdocco che comprende la Scuola secondaria di primo grado, il Centro formazione professionale Cnos-Fap, l’Oratorio Centro giovanile (il primo oratorio fondato da don Bosco) e la parrocchia Maria Ausiliatrice. «Non abbiamo bisogno di farci pubblicità: la nostra pubblicità migliore è il passa-parola: le famiglie e i ragazzi che si sono trovati bene nelle nostre scuole lo dicono. Credo che uno dei motivi della nostra ‘buona fama’ sia dovuto alla coerenza con quello che ‘promettiamo’ nel nostro progetto educativo e negli ‘open day’».

Don Martelli sottolinea come Valdocco, con oltre 700 ragazzi e ragazze (tra i 330 delle medie e gli allievi dei centri di formazione professionale Cnos-Fap) che ogni mattina varcano la soglia della casa Madre dei salesiani, continua ancor oggi – così come l’ha pensata don Bosco – ad essere la «Casa dell’educazione» dove tutti, «dai più piccoli che escono dalle elementari agli adolescenti che scelgono i nostri corsi professionali» sono accolti dagli insegnanti e dai formatori come in una famiglia. L’ ‘educazione è cosa di cuore’ non è solo uno slogan del nostro santo ma è lo stile con cui noi impostiamo le nostre scuole. E chi entra nelle nostre aule, ragazzi e famiglie, lo percepisce. E anche quando il ciclo di studi finisce, per molti ex allievi, come accade in questi giorni, le feste di don Bosco sono un’occasione per rincontrarsi».

Tra i punti di forza che fanno della scuola media

«Don Bosco» un luogo «dove ci si sente valorizzato, a proprio agio come in una seconda famiglia» prosegue il preside, Davide Sordi «c’è un’ attenzione personale a ciascun allievo, alle proprie potenzialità e alle eventuali lacune. Siamo molto attenti ad insegnare ai nostri ragazzi un metodo di studio, fondamentale per affrontare le scuole superiori: per questo abbiamo predisposto un’aula studio interattiva dove gli allievi il pomeriggio vengono seguiti dagli insegnanti nei compiti e nelle lezioni assegnati il mattino. Insieme si cerca di individuare le difficoltà di ciascuno in modo da acquisire nel tempo la capacità di studiare in autonomia, migliorando il rendimento e sprecando meno energie. Attenzione all’apprendimento e al potenziamento della matematica, delle lingue straniere con scambi studio all’estero e con la possibilità delle certificazioni sono altre nostre peculiarità sempre con l’obiettivo di responsabilizzare i ragazzi sulla necessità di diventare protagonisti del proprio futuro».

Formazione degli insegnanti, cura delle famiglie nella collaborazione e nella corresponsabilità educativa (le commissioni dei genitori sia per la media che per il Cfp organizzano durante l’anno incontri di confronto per tutti i genitori) ma anche «l’intreccio dei vari ambienti educativi» che si affacciano nel primo cortile fondato da don Bosco sono elementi che fanno di Valdocco un ambiente per la crescita integrale dei ragazzi. «Valdocco oltre alle scuola e al Cfp» conclude don Martelli «significa oratorio, centro diurno per i ragazzi che fanno più fatica, e poi accoglienza e ascolto delle famiglie che troppo spesso sono lasciate sole nel difficile compito educativo e si rivolgono a noi spaesate. Inoltre qui, ‘cerchiamo di dare il massimo a chi è rimasto indietro’ che significa accogliere nel Cfp per dare futuro gli adolescenti che hanno alle spalle insuccessi scolastici, accogliere ragazzi delle famiglie che non possono sostenere la retta nelle medie, significa far comunicare tutti gli ambienti educativi in uno scambio virtuoso di esperienze». Educazione a 360°, così don Bosco a Valdocco continua ad educare buoni cristiani e onesti cittadini.