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Personaggi in cerca d’autore: Carolina Kostner – Il Salice

Nasce una nuova rubrica in collaborazione con Valsonair dal titolo “Personaggi in cerca di autore“. La prima storia ad essere raccontata è quella di Carolina Kostner, campionessa del pattinaggio su ghiaccio. La parte più interessante della sua storia sta nel suo percorso, nel duro cammino che si trova dietro alle sue vittorie. Riportiamo l’articolo pubblicato il 20 febbraio 2021 su “Il Salice“, di Carola Cogno.

Inizia con Carolina Kostner una rubrica in collaborazione con Valsonair. Si intitola “Personaggi in cerca d’autore” ed è uno storytelling che settimana dopo settimana i nostri redattori scriveranno su una personalità a loro cara nell’ambito dello sport, della politica, della società o della letteratura. Dopo alcune lezioni propedeutiche sul racconto, ogni redattore scriverà uno storytelling che poi leggerà ed interpreterà in radio a Valsonair prima di essere intervistato dai dj. Di seguito trovate lo script e al fondo il podcast da ascoltare se preferite la voce alla parola scritta.

La pista è un po’ come un palcoscenico. Ci sono gli spettatori, ci sono i giudici: mille sguardi puntati su di te e milioni di occhi che ti seguono da lontano, da uno schermo. Ma diversamente dai teatri, dove il pubblico si nasconde nell’ombra, nel pattinaggio domina la luce. Luce che illumina gli spalti, che illumina la pista e si riflette sul ghiaccio. Puoi vedere tutti, incrociare ogni sguardo.

Altra differenza: nei teatri ci si aspetta che gli attori e i ballerini si muovano e recitino su un palco, in una posizione rialzata rispetto agli spettatori che li possono osservare solo frontalmente.  Nel pattinaggio non è così: ti ritrovi invece risucchiata in una voragine, al centro di un cono rovesciato, circondata dal pubblico. Dai tutta te stessa perché sei osservata nella tua totalità, proprio a trecentosessanta gradi. Ti tremano le gambe, ti viene la nausea e hai veramente freddo con quel vestitino di tulle. Per fortuna hai i guanti, ma non servono a molto: tremi lo stesso, (più per la paura che per la temperatura in realtà).

Ecco allora che entri lentamente in pista, un piede dopo l’altro, ma improvvisamente non ti ricordi nemmeno più come si faceva ad andare avanti ed è come se dovessi reimparare a pattinare. Sei a Vancouver nel 2010, stai partecipando alle Olimpiadi.  Ti chiami Carolina, Carolina Kostner. Hai lavorato tanto per essere lì, in Canada: ti è costato tanto sudore, tanta fatica e allenamento. Ma ormai sei arrivata. Sei pronta, sei preparata. La musica inizia, ma qualcosa non va. Cadi, cadi, cadi e cadi di nuovo.  Cadi per quattro volte e scivoli all’ultimo posto. Non puoi fare altro che prenderti la testa tra le mani e scoppiare in lacrime. Hai deluso tutti: il tuo paese, i tuoi cari, i tuoi genitori e soprattutto te stessa.

I Media, tra testate giornalistiche e Social, non fanno che scagliarsi contro di te, criticare e mettere in dubbio le tue capacità, tanto che su Facebook vieni addirittura definita Cadolina. Cosa farne allora di questo pattinaggio? Perché non smettere e mollare tutto? Voi cosa avreste fatto, vi sareste rialzati? Perché Carolina l’ha fatto, mossa da una passione infinita per lo sport, da un amore che ha sempre fatto trasparire in tutti i modi. Non solo a parole, ma proprio anche nei gesti, nel suo modo di pattinare. Proprio quell’ amore senza cui non sarebbe andata avanti e non avrebbe raggiunto grandi risultati anche dopo Vancouver.

Si perché dovete sapere che Carolina è caduta tante volte, letteralmente e metaforicamente, nel corso della sua carriera. Carriera che è stata proprio costellata di vittorie e sconfitte e che potremmo immaginare, non come una linea retta sempre in crescendo, ma come un’onda con tutte le sue discese e salite. Successi incredibili ma anche ultimi posti, squalifiche, cadute su cadute e tante, tante critiche. Carolina, prima italiana a vincere l’oro ai mondiali, terza a Sochi, campionessa italiana per nove volte e europea per cinque, medagliata altre cinque volte ai Campionati del mondo. E potremmo andare avanti, ma non basterebbe a elencarne le vittorie, così, senza un contesto, senza contestualizzare. Sarebbe troppo arido, troppo scialbo.

La parte più bella della sua storia sta nel suo percorso, in quel duro cammino che si cela dietro i suoi podi conquistati. Prendiamo il 2012 per esempio, quando ha vinto i mondiali. È stata perfetta. Non una caduta, non una mano per terra o un piede fuori posto. Eppure era la decima volta che partecipava ai mondiali. La decima! Ciò significa che dopo dieci anni di tentativi, per quell’unica volta è riuscita a salire sul podio più alto.  E usciva tra l’altro da un periodo molto difficile della sua carriera, dopo le olimpiadi di Vancouver del 2010.  Una Vancouver che per lei è stata un disastro totale, come sappiamo.

Ma dopo Vancouver la rinascita nel 2012, con la vittoria ai mondiali e agli europei. Poi Sochi e la medaglia di bronzo. Immaginatevi la gioia per una vittoria così significativa, un vero e proprio riscatto dopo Vancouver. Un 2014 che quindi sembrava essere la stagione di Carolina, l’anno in cui aveva raggiunto l’apice della sua carriera, ma che in realtà si rivelò lungi dall’essere tutto rosa e fiori.  Finite le Olimpiadi infatti si innescò tutto un complesso meccanismo che portò Carolina alla squalifica. Un anno e quattro mesi senza gareggiare per un atleta che in dodici anni non aveva perso un mondiale.  Per una sua azione, un suo errore? Sì e No. Carolina fu infatti accusata di complicità e di omessa denuncia nel caso di doping del suo ex-fidanzato, Alex Schwazer. Alex, marciatore dei 50 km e vincitore a Pechino nel 2008, risultò positivo al test anti-doping effettuato poco prima dell’inizio delle olimpiadi di Londra 2012.

Un’altra sfida quindi per Carolina, questa volta giudiziaria. Ma indovinate un po’? Nel Dicembre del 2016 aveva già ripreso gli allenamenti, pronta a rientrare in gara a gennaio dello stesso anno.  E ha continuato a pattinare, partecipando alle gare delle stagioni successive e alle olimpiadi di Pyongyang. Nemmeno la pandemia e un infortunio all’anca l’hanno fermata, per cui ad oggi non si è ancora ritirata.  Vancouver, la squalifica, la pandemia, l’infortunio. Eventi che non l’hanno allontanata dal ghiaccio, ma che certamente hanno lasciato il loro segno, un segno che si percepisce anche nel suo modo di pattinare.  Forse è semplicemente dovuto alla maggiore età, o a una maggiore esperienza, ma io credo che anche le sconfitte subite abbiano giocato un ruolo decisivo nella sua maturazione.

Sebbene infatti abbia sempre avuto un’eleganza innata, è stata comunque capace di coltivare la sua artisticità e accrescerla con il tempo, tanto da essere capace di toccarti, di emozionarti.  E questo è cruciale. Non dimentichiamoci infatti che in questa disciplina l’interazione con il pubblico è fondamentale, perché il pattinaggio non è solo uno sport, ma anche un’arte, molto vicina al teatro e alla danza. Non parliamo infatti solo di una serie di movimenti e virtuosismi fini a se stessi, ma un’armonia di gesti che sono in qualche modo volti ad emozionare. Ecco Carolina ha sempre insistito tanto su questo aspetto, migliorando tantissimo a livello di interpretazione ed espressività e diventando la portavoce del lato più artistico del pattinaggio. Forse anche grazie alle sue cadute, alle sue sconfitte.

Ed eccolo, il potere della sconfitta. Ti distrugge, ti lascia a pezzi, ma è potente. Credo che Carolina sia ben conscia di questo e anche ben consapevole di quanto alcune esperienze siano state significative per lei. Significative perché le hanno permesso di crescere, di raggiungere altri obiettivi.

D’altronde le sconfitte possono lasciarci un qualcosa di positivo: tutto sta in come le affrontiamo. Lei non è rimasta ferma, statica, non ha mollato. È andata avanti, stagione dopo stagione.  Qualche volta è stato il suo momento ed è stata capace di afferrarlo, altre volte invece non è andata altrettanto bene. Molti per questo l’hanno definita incostante, io la definirei umana.  Cosa sarebbe infatti il pattinaggio senza le cadute?  Chiedete a qualsiasi pattinatore: dietro ogni salto eseguito alla perfezione, si celano migliaia di cadute. Cadere vuol dire imparare, vuol dire prendere confidenza con il ghiaccio. Senza caduta non c’è tecnica, non ci sono salti, né trottole né passi. Senza cadute non c’è nulla.  Mi ricordo ancora una delle mie prime lezioni sui pattini: ci sedevamo sul ghiaccio, per imparare a conoscerlo e a non temerlo.

Ecco credo che cadere abbia lo stesso effetto, ti aiuta semplicemente ad affrontare la paura.  Vedete Carolina è sempre stata definita come un angelo, una libellula, perché lei non pattina, ma vola, levita. E forse questa sua capacità deriva proprio dal suo percorso: è caduta, caduta, caduta e ricaduta, ma poi ha  imparato a volare.

Per sentire il podcast su Valsonair clicca qui

Intervista al Direttore del Liceo Valsalice

Sulle pagine web de ‘Il Salice‘ viene pubblicata un’intervista al Direttore del Liceo Valsalice, don Pier Majnetti, ricoverato in ospedale da un mese, che ha deciso di parlare del futuro e degli obiettivi da raggiungere.

Di seguito il testo integrale dell’intervista:

Vogliamo aprire il 2021 con un’intervista a cuore aperto con il Direttore per parlare di questo anno appena trascorso, segnato dall’epidemia. Un covid che ha colpito anche Valsalice in tutte le sue componenti e che non ha risparmiato lo stesso don Pier, ricoverato per un mese in ospedale. Con però ora un unico obiettivo: ripartire.

Allora Direttore, come sta?

Tutto bene, mi sono finalmente ricongiunto alla mia famiglia dopo l’ultimo intenso periodo.

Cominciamo con qualche considerazione generale sul 2020

La fragilità in cui improvvisamente ci siamo ritrovati immersi ci ha portati alla consapevolezza che siamo ben piccola cosa se anche qualcosa di invisibile come questo virus ha messo in ginocchio l’umanità intera.

Quale può essere un messaggio positivo che si può trarre da tutto quello che è successo quest’anno?

La consapevolezza che ciò che di più prezioso abbiamo non sono le cose, gli eventi, gli hobby o i divertimenti ma le persone che abbiamo al nostro fianco.

Cosa succederà in futuro?

Presto o tardi torneremo a stare insieme come prima ma spero sinceramente con il desiderio di essere più belli per chi abbiamo a fianco, più autentici e delicati. Non c’è nulla di più prezioso nella vita, nemmeno il benessere materiale, se ci sono l’amore e l’amicizia, beni preziosissimi.

Dal punto di vista cristiano?

Per i credenti una prospettiva positiva per il 2021 è che Dio c’è, ci vuol bene e condivide le sorti dell’umanità. Ho sperimentato la sua vicinanza non solo quando le cose van bene (con il pericolo di dimenticarsi di Lui e di ringraziarlo dando tutto per scontato) ma anche quando tutto va male e invochiamo il Suo aiuto. Lui in ogni caso condivide le nostre sorti anche in questo momento così faticoso.

Una speranza per il 2021?

Il 2021 nasce dalla consapevolezza che abbiamo il Signore Gesù al nostro fianco.

Abbiamo tutti sperimentato una solitudine forzata quest’anno

La solitudine non è solo tua ma anche delle persone che ti vogliono bene e che non possono fare nulla se non aspettare una telefonata che tra l’altro può andare in una direzione o nell’altra.

Come ha vissuto la solitudine di questo 2020?

Ho cercato di imparare, vedere Valsalice vuota dei suoi ragazzi è stata ed è ancora durissima da sopportare. Presto o tardi finirà, siamo stati costretti e abbiamo sperimentato quanto la solitidune sia dura e tragica; sarebbe interessante imparare a non crearla attorno a noi né con atteggiamenti che distruggono le altrui personalità né facendo terra bruciata con orgoglio e arroganza perché da soli si soffre veramente.

Dare più importanza ai piccoli gesti, alle piccole cose, ad essere più gentili?

Questo è un bell’augurio. Parte dell’umanità lo sta già facendo, molti invece si dimenticheranno in fretta perché l’arroganza non sparirà.

Siamo mai veramente soli?

Nessuno è mai così solo da essere poi privo dell’amore di Dio; l’unico problema è che il cuore deve essere aperto ad accoglierlo altrimenti vede solo solitudine.

Cosa si porta dietro da questa esperienza?

Dalla mia esperienza di malato grave mi porto il fatto che sono tornato a casa e a vivere. Dei miei compagni di stanza tre sono morti, li ho visti morire.

Cosa hanno pensato di lei?

Qualcuno mi ha dato del miracolato perché Gesù ha ascoltato le preghiere mie e per me. Ma anche per gli altri hanno pregato con la stessa intensità. Ricordiamo che non è la quantità che conta. Alla morte di Luigi, il mio primo compagno di stanza, il figlio alle 10 di sera era nel parcheggio dell’ospedale che camminava avanti e indietro con la corona del rosario in mano.

Molti hanno sentito l’assenza di Dio anziché la sua vicinanza in questo periodo?

Non so come ragiona Dio, credo che qualcuno nella disperazione abbia sentito una Sua apparente assenza. In realtà il credente crede che Lui sia comunque la risposta alla preghiera. Io ho chiesto al Signore di aprire una porta tra due: o quella del Paradiso o quella di Valsalice.

Per molti i malati sono solo numeri sulla carta e non volti, ma quali sono i loro desideri?

Adesso rispetto a prima ho dei volti davanti e so che il primo desiderio che accomuna tutti è quello di uscire quanto prima dall’ospedale. Il mio era di uscir guarito, in realtà. L’altro desiderio è quello di non soffrire. Oltre ovviamente a voler rivedere le persone care.

Per quanto riguarda il personale ospedaliero?

I volti che rivedo di più, gli occhi in realtà poiché somigliavano ad astronauti così bardati, sono proprio i loro, gli O.S.S. (operatore socio sanitario) in particolare poiché in quella solitudine sono loro che cercavano in ogni modo di riempire quella sensazione di vuoto. Dei veri e propri angeli: rivedo i loro occhi e ricordo gli incoraggiamenti e le battute. Senza dimenticare ovviamente i medici e gli infermieri. Si è stretto un bel rapporto con me che avrei potuto attaccar bottone anche con le flebo. Abbiamo anche fatto dei selfie.

Quest’ultimo anno l’ha cambiata?

Il desiderio adesso è quello di avere ancora più cura delle persone che ho accanto e che mi sono affidate. Poi vi è il desiderio ancora più ardente di essere più Salesiano in mezzo ai ragazzi. Vorrei spendere ancora di più la mia vita totalmente per voi ragazzi. Questo mi ha dato la spinta per cercare di essere ciò che fu don Bosco ai suoi tempi.

Il 2020 ci ha fatto diffidare gli uni degli altri e ci ha fatti allontanare?

Quando incontri una persona istintivamente ti viene voglia di andare dall’altra parte della strada. Mi sono detto che non scappiamo dalla persona ma da un potenziale contagio. Questo diventa un comportamento di salvaguardia per noi e per gli altri: allontanandoci fisicamente ci avviciniamo ancora di più.

Prospettive future di Valsalice?

Sono meravigliose! Saremo pieni di ragazzi! Abbiamo raggiunto nelle iscrizioni il massimo di ciò che può contenere Valsalice. Non ci sta più nessuno! Stiamo terminando di mettere a posto l’ultima aula nell’ex WebRadio. Saranno 30 classi di liceo e 9 di medie.

Due parole sulla DAD?

La Dad non è scuola, che è invece fatta di relazione e vicinanza con compagni e professori. Detto ciò, meno male che c’è perché ha permesso di mantenere quel sottile filo rosso che continua a unirci ad una parvenza di normalità permettendo di continuare a livello didattico. È uno strumento e come tale va usato né osannato né vituperato.

Ha già ricominciato a fare scuola?

Ho fatto un’ora in tutte le classi del liceo prima delle vacanze, mentre le terze medie le ho incontrate con i loro genitori. Quando torneremo si farà religione cercando di recuperare quanto si è perso.

Una parola per descrivere la vita?

“La vita è una cosa meravigliosa” e io preferisco vederla così, come un dono meraviglioso di Dio. Nessuno di noi ha scelto di nascere, siamo un dono, ci siamo ritrovati a vivere. Dopo aver visto la morte in faccia mi rendo conto di quanto dovremmo essere più felici di quello che siamo proprio perché siamo in vita. Vita che però senza i legami, con Dio e tra noi, per quanto dono meraviglioso non ha senso.

Una parola per la morte?

Una porta, che grazie a Dio si spalanca su una vita ancora più bella, la vita eterna. L’uomo è l’essere per la vita e non l’essere per il nulla come sostenevano i filosofi nichilisti.

Dal punto di vista cristiano?

Questo è il motivo per non perdere mai la speranza. La vita eterna. Il cristiano non può essere disperato, ossia senza speranza, perché comunque dopo la morte c’è la vita.

Cosa possono fare ora i giovani?

Potrebbero smettere di essere narcisisti e salvaguardarsi per apparire come vorrebbero gli altri. Scendere dal divano e andare incontro a chi è più in difficoltà. Non possiamo abbellirci davanti allo specchio e dimenticarci di chi soffre. Inoltre potrebbero tornare ad un impegno socio-politico per cercare di cambiare quello che è il volto delle nostre città, prendendosi cura del bene comune.

Un consiglio per tutti?

Dovremmo fare di tutto per essere delle belle persone per gli altri, questo genera allegria e l’allegria a sua volta genera ottimismo. Perché in fondo la ricchezza più grande siamo noi stessi per gli altri.

La scienza?

L’umanità vincerà, grazie all’intervento della scienza, la comunità scientifica internazionale che si è battuta insieme per trovare il rimedio a questo virus. Spero che questo ci insegni che la scienza al servizio dell’umanità è una cosa meravigliosa.

In una parola il 2020?

Tremendo.

Il 2021?

Speranza.

Francesca Battaglia

Esami di Maturità a Valsalice: diciassette volte 100!

Ottimi risultati agli esami di maturità del Liceo Salesiano di Valsalice. Di seguito l’articolo pubblicato sul sito dell’opera con qualche scatto dei ragazzi e delle ragazze che quest’anno hanno affrontato l’esame di Stato.

Diciassette volte 100

Un Esame diverso, figlio del Covid. Non più facile ma semplicemente differente. La Matura seguìta alla chiusura per coronavirus ci ha fatto capire alcune cose, sicuramente prima scontate ma altrettanto certamente non pienamente comprese. Via, a ruota libera.

L’importanza del contatto. La necessità quasi fisica di riallacciare gli sguardi. Esame in presenza lo hanno chiamato: essere presente significa esserci e non demandare ad uno schermo la verifica della propria identità. Noi siamo in quanto persone, docenti ed allievi, non conglobati di pixel. “Vi ringrazio per l’attenzione e posso dire di essere contento di avervi rivisto dopo tanto tempo” ha detto un ragazzo prima di lasciare l’aula al termine dell’esame. E’ stata la frase più intensa degli interi lavori di Maturità. “Contento di avervi rivisto” perchè per tre mesi quel contatto visivo attraverso lo schermo significava solo meccanicamente “vedersi”. La vista è altro, se no perchè Dante avrebbe demandato a questo organo la comprensione di Dio? Quel ragazzo era felice e lo eravamo anche noi. E non (solo) per l’esame.

L’utilità della Dad. Mai etimologia fu più opportuna. “Utile” deriva dal latino “utor” che significa usare, servirsi di. Della didattica a distanza ci siamo serviti, l’abbiamo utilizzata. Subito (in senso di tempo) e al meglio (in senso qualitativo). I docenti l’hanno utilizzata, gli allievi ne hanno fruito. La Dad è stato il meccanismo per non spegnere la luce, lo strumento piegato alla didattica e non viceversa. Non può che essere così in un sistema culturale di trasmissione di saperi in cui l’uomo è ancora al centro. Poteva essere un salto nel buio, alla maturità abbiamo sperimentato che non è stato così. La paura poteva essere che i concetti trasmessi durante la didattica a distanza non si fossero radicati, non fossero diventati “sapere”. Non è stato così e i ragazzi lo hanno dimostrato con esami tutti all’altezza.

L’emozione del ringraziamento. Tante volte si è detto che oggi i grazie non hanno più luogo nella società moderna. Tutto è dato per ovvio, anche nell’educazione, anche nell’insegnamento. Il riconoscimento di un cammino culturale ed umano compiuto insieme scivola nella superficialità della percezione di chi vede tutto per scontato. Per fortuna non è sempre così ed allora quando un presidente di commissione chiede al termine del colloquio ai maturati come questa scuola li ha educati, cosa di loro ha tratto fuori (e-ducere significa proprio quello), è corroborante sentire dalla parola sincera dei ragazzi il grazie per le iniziative culturali e formative, l’interesse per la crescita della persona, gli sforzi per l’aiuto nel cammino.

Giusto, anche i risultati. Parole, parole, parole. Perchè i numeri quest’anno sono un po’ più nascosti. Niente tabelloni affissi, il covid nega l’emozione della lettura diretta e dal vivo dei risultati finali. Un altro rito di passaggio che vola via come le sentenze della Sibilla portate via dal vento. I numeri però ci sono e oltre a definire, parlano. E ci dicono che di quattro sezioni (due di Scientifico tradizionale, una di Scienze Applicate, una di Classico) alla fine sono sbocciati diciassette 100 (6 con lode di cui 3 nella sola classe del Classico) su un totale di 82 maturandi, più del 20% dei candidati. Più altre 15 valutazioni comprese tra il 90 e il 99 a sottolineare la bontà del lavoro svolto.

(30 giugno 2020)

Valsalice: l’Ordine dei Giornalisti premia il Salice

Per la seconda volta negli ultimi tre anni “Il Salice“, la rivista scolastica del Liceo Valsalice di Torino è stato scelto tra i vincitori della XVII edizione del concorso “Il giornale e i giornalismi nelle scuole” bandito dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei giornalisti. Si riporta di seguito l’articolo pubblicato sul sito dell’opera.

L’Ordine dei Giornalisti premia il Salice

Siamo lieti di comunicare che il giornale scolastico realizzato dai ragazzi della vostra scuola è stato scelto tra i vincitori della XVII edizione del concorso “Il giornale e i giornalismi nelle scuole” bandito anche quest’anno dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti.

Sul sito www.odg.it sono disponibili gli elenchi delle scuole vincitrici, suddivise per grado scolastico.

La notizia è stata pubblicata anche sulla pagina Facebook del Consiglio nazionale @ODG.OrdinedeiGiornalisti

A breve provvederemo all’invio, per posta ordinaria, del diploma e della medaglia intitolati alla scuola, che purtroppo quest’anno per l’emergenza sanitaria non abbiamo potuto consegnarvi nella tradizionale cerimonia.

Nel congratularmi, a nome dell’Ordine nazionale dei giornalisti, per il risultato ottenuto dal vostro giornale scolastico, invio gli auguri per una serena estate.

Già nel 2018 siamo andati a Cesena a ritirare il premio in un clima di grande amicizia e collaborazione con le altre scuole e con l’Ordine che, non dimentichiamolo, rappresenta i giornalisti italiani. E all’Ordine dei Giornalisti va il nostro grazie per aver saputo valorizzare il grande lavoro svolto. Un riconoscimento di questo tipo valorizza dunque il nostro impegno che si inserisce all’interno di un percorso iniziato 35 anni fa e interamente costruito, parola dopo parola, dai ragazzi della redazione.

Quest’anno sono più di 60, hanno fatto gruppo e squadra prima e dopo il lockdown continuando a partecipare alle redazioni anche quando la scuola era chiusa. Hanno scritto, postato, condiviso pareri ed impressioni. Hanno incontrato professionisti, creato opinione, usato ogni mezzo di comunicazione (da Instagram al web) per parlare di sè e del mondo.

Questa medaglia va a riconoscere il lavoro di Martina e Rachele, la straordinaria curiosità e il vivace desiderio di comunicare con professionalità ed abnegazione di un gruppo che si chiama tecnicamente redazione ma che non è difficile definire come qualcosa di più grande.

Il Salice: un libro per tutte le stagioni

La Redazione Il Salice del Liceo Salesiano di Valsalice propone alcune letture per questo periodo di quarantena. Di seguito l’articolo pubblicato sul sito dell’opera.

I giorni di quarantena non si contano più sulle dita di una mano, la bella stagione avanza, la voglia di uscire è direttamente proporzionale alla severità delle misure adottate. Sembra uno scenario catastrofico. Poi il nostro occhio cade su quel volume, forse dimenticato sul comodino, bastano pochi minuti per entrare nella vita di un altro. E iniziare a viaggiare, al ritmo di sillabe e immagini che si rincorrono.

Un romanzo, un saggio, un fumetto. Un caleidoscopio di storie e di modalità narrative in cui perdersi e riscoprire, come allo specchio, l’immagine di noi stessi, degli altri, del mondo che ci circonda. E’ questo il potere dei libri.

Noi del Salice abbiamo provato a riunire i titoli che ci stanno accompagnando in queste settimane. Un altro modo per rimanere soli, ma in compagnia. Buona lettura!

Il Grande Gatzby – Francis Scott Fitzgerald

Jay Gatsby è un uomo invidiato da molti, quasi da tutti gli abitanti di New York ed altri, ma dietro la sua ricchezza e potenza si cela la sua condanna a vivere nella propria infelicità. Si direbbe un uomo felice e spensierato ma tutto ciò che fa, tutte le famose feste che organizza sono niente meno che il frutto del mondo che ha costruito attorno alla propria immagine. Questo romanzo ha la particolare peculiarità di riflettere la vita di ogni lettore all’interno della narrazione ed è sicuramente da scoprire e capire ogni volta che lo si legge.

Arianna

Il Conte di Montecristo – Alexandre Dumas

Edmond Dantès è un marinaio che sembra avere tutto dalla vita: una posizione di prestigio, degli affetti cari, una fidanzata che sta per diventare sua moglie. Tutto questo viene però ben presto sconvolto da qualcuno che ambisce alla sua fortuna e per invidia lo conduce in prigione. Dopo quattordici anni di reclusione riuscirà ad evadere, a comprendere com’è cambiato il mondo durante la sua assenza e a vendicarsi contro i suoi nemici. Un romanzo complesso, di cui la vendetta, la giustizia e il perdono sono i capisaldi, e i ricchi colpi di scena impediscono al lettore di staccarsi dalle pagine del libro.

Elena

Heart Talk. Il cuore parla. – Cleo Wade

Durante questa quarantena mi sono per lo più dedicata alla lettura di libri di poesia, e questo è uno dei miei preferiti, di dato che non si tratta solo di poesie ma anche di riflessioni riguardo alla vita e al nostro comportamento. Credo che possa riuscire a farci aprire gli occhi su determinate questioni o aiutarci anche in momenti difficili quando, magari, non si ha voglia di parlare. Trovo che sia un libro molto originale, che sembra più un diario, in cui anche la stessa autrice ha lasciato degli spazi bianchi in modo tale da permettere anche a noi lettori di dare la nostra opinione riguardo ai pensieri esposti.

Giorgia

Il Salice: ci vuole un Fisico bestiale – intervista a Marco Cirelli

La redazione del Liceo Salesiano di Valsalice, Il Salice, dedica un’intervista al fisico Marco Cirelli, ricercatore del CNRS nel gruppo di fisica delle particelle e cosmologia e attualmente in servizio come presidente del Consiglio Scientifico del UFR (Dipartimento di Fisica) della Sorbonne Université. Si riporta di seguito l’articolo pubblicato dal sito dell’opera a cura di Francesca Battaglia, Cecilia Ferraris, Giovanni Ricci.

Marco Cirelli parla di Antimateria e dei nuovi orizzonti di una disciplina che ci coinvolge tutti

Marco Cirelli, nato a Milano. Ha studiato Fisica prima nella sua città natale e poi all’università di Pisa. Ha seguito un percorso di 3 anni di PostDoc negli Stati Uniti all’università di Yale, 3 anni di PostDoc in Fisica delle particelle e AstroParticle presso CEA / Saclay seguiti da altri 3 anni come fellow al CERN di Ginevra. Fino al 2015 è stato membro del gruppo Particle Theory presso l’Institut de Physique Theorique di CEA / Saclay, vicino a Parigi, quando è diventato ricercatore nel gruppo di fisica delle particelle e cosmologia del laboratorio di fisica teorica e delle alte energie (LPTHE) del CNRS della Sorbonne Université. Ed è attualmente in servizio come presidente del Consiglio Scientifico del UFR (Dipartimento di Fisica) della Sorbonne Université.

Nei giorni scorsi grazie al prof. Garino ha colloquiato con le Quinte Scientifico in collegamento Meet

Lei ha scelto di diventare fisico TEORICO. Come mai?

Ad eccezione di mia moglie, faccio parte di una famiglia di Fisici e per me è sempre stato un po’ naturale. Mia mamma era professoressa al Liceo, mio papà all’Università e mio fratello ha scelto anche lui Fisica. Non è stata una scelta dettata dall’opportunità. Ho sempre accompagnato mio papà all’Università, dove insegnava, e ho sempre provato curiosità per gli argomenti spiegati al liceo. La domanda che mi spingeva, il “perché” delle cose, mi ha spinto a scoprire le leggi fondamentali che riconducono al fascino che l’origine di tutto ha.

Che differenza c’è rispetto a un fisico SPERIMENTALE?

La fisica teorica per me ha un fascino un po’ più particolare perchè va toccare con mano gli ultimi ingredienti della comprensione attuale del mondo. Il fisico sperimentale ha problemi molto più concreti: il funzionamento delle apparecchiature e degli esperimenti. E’ un aspetto molto interessante anche questo e unico nella sua praticità. Deve anche tenere conto di piccole cose (però importanti per il proprio lavoro) che il fisico sperimentale, che nell’immaginario comune è più un lavoratore da scrivania, non sempre valuta.

Lei si occupa principalmente di materia oscura. Come la descriverebbe in modo semplicistico a qualcuno estraneo da questo campo?

La materia oscura è un quantità di materia che corrisponde all’80% di tutta la materia, che sappiamo esistere, ma non sappiamo cosa sia. Se si guarda una galassia rotante, i conti astrofisici fanno capire che la materia che si vede è insufficiente per spiegare il moto delle galassie stesse. La deduzione è che ci sia un’altra quantità di materia, addirittura maggioritaria, che esiste, che riempie le galassie e che però è invisibile. All’atto pratico bisogna immaginare tutto lo spazio riempito da una specie di gas di particelle invisibili che interagiscono pochissimo, che hanno una massa importante per spiegare il moto delle stelle e tutto quanto. Però non sono tangibili e che non abbiamo ancora scoperto.

Un grosso interrogativo come la Materia Oscura, si rivela uno stimolo ulteriore alla Sua ricerca o è un po’ scoraggiante?

Un po’ entrambi. Si pensa che sia la prossima grande scoperta e se ne conosce l’esistenza, ma si cercano nuove informazioni per essere possibilmente in prima linea nel momento tanto atteso. Purtroppo c’è da dire che le ricerche sono un po’ ad un punto morto. Certe idee che si credevano essere proficue non si sono realizzate. Nel nostro ambito bisogna reinventarsi e aprire nuovi orizzonti della ricerca per altre strade.

Prospettive future per il Cern di Ginevra e il nuovo LHC: sarà possibile fare progressi?

Dipende dalle opinioni personali. Gli upgrade all’LHC che partiranno il prossimo anno hanno a che fare non tanto con l’energia con cui vengono fatti collidere i protoni quanto con l’aumento della luminosità: le collisioni avverranno più frequentemente e con un maggior numero di protoni da ogni parte e quindi con una maggiore densità tra di essi. Questo significa che si potranno cercare processi più rari. Per quanto riguarda la materia oscura, dal mio punto di vista, avrebbe avuto una maggiore utilità aumentare l’energia, per esplorare scale di massa più elevate e quindi particelle più pesanti; mentre aumentare la luminosità può aiutare per certi processi rari e potrebbe dare indizi indiretti su altri fenomeni.

Tuttavia vi è un dibattito in corso: si farà il nuovo LHC, ma dopo?

La fisica delle particelle avanza scoprendo qualcosa di inaspettato ogni nuovo acceleratore di particelle mentre questa volta non vi sono state scoperte inaspettate, eccetto il bosone di Higgs nel 2012 di cui però si prevedeva l’esistenza.

Cosa ha influenzato la sua scelta di stabilirsi in Francia? Come si pongono i vari Paesi (e l’Italia) nei confronti della Ricerca Scientifica?

Mi sono inizialmente formato in Italia e sono convinto della validità dell’istruzione che ho avuto. Come molti fisici teorici ho proposto la mia candidatura a molte Università e da qui è nato il mio percorso post Doc negli stati Uniti e la mia esperienza all’estero fino a terminare dopo tre anni qui, a Parigi. Per un ruolo permanente ho cercato un po’ dappertutto, anche in Italia, ma mi è stato proposto per primo qua in Francia e quindi sono rimasto. L’Italia a livello di opportunità è molto poco costante con assunzioni purtroppo spesso irregolari. È uno svantaggio nei confronti di altri paesi che hanno politiche più stabili.

La fisica è una materia di giovani? Le persone con cui lavora di che età sono?

Sì, c’è tutta la piramide delle età. Un laboratorio come il mio ha tutto lo spettro di età, dai ricercatori e professori che stanno per andare in pensione, ai giovani appena assunti (sui 30 anni), fino ai post doc come lo sono stato io, i dottorandi e gli studenti. Da un punto di vista sociologico il bello è che c’è molta parità, almeno in nazioni come Italia e Francia, non esiste il “grande boss”. I giovani sono indipendenti e hanno spazio: io ho un post doc che lavora indipendentemente. Ovviamente se vuole discutiamo, ma io non gli impongo alcun soggetto di ricerca, il che è molto stimolante, ma è anche una sfida: bisogna infatti capire quali sono i buoni problemi e non fidarti troppo di quello che ti dice il tuo capo.

Un giovane con le idee giuste ha possibilità di emergere?

Sì, certamente sì. Inoltre, in particolare nella fisica teorica, vi è un ambiente quasi di parità tra colleghi. Le buone idee e le brave persone tipicamente in questo campo ce la fanno. E’ divertente vedere conferenze, in cui mi sono ritrovato, con il giovane che presenta e il premio Nobel nella platea che gli si oppone, anche in scontri accesi, ma alla fine se il giovane ha ragione, ha ragione. E il grande premio Nobel comprende e si scusa ringraziando.

Il Salice: Dante per noi

Il 25 marzo 2020 si è celebrata la giornata dantesca, il Dantedì, e gli studenti di II classico A del Liceo Salesiano di Valsalice hanno deciso di prendere parte a questa iniziativa, proponendo una “loro” parola, una frase, un’espressione in cui hanno identificato la Divina Commedia, per come l’hanno potuta affrontare in questo anno e mezzo.

 

Il Salice: Una canzone per te!

I ragazzi della redazione de Il Salice del Liceo Salesiano di Valsalice ha creato una playlist al tempo della quarantena ed inserita su spotify, selezionando alcuni brani celebri, dal vincitore di Sanremo 2020 Diodato con la canzone “Che vita meravigliosa” al celebre gruppo musicale rock statunitense di Bon Jovi con “It’s my life”; da “Viva la vida” del gruppo Coldplay a “Relax, Take it Easy” del cantautore e showman libanese MIKA. Di seguito un estratto dell’articolo.

Nel suo “Bianca come il latte, rossa come il sangue“, Alessandro d’Avenia dice che “a volte nella musica si trovano le risposte che cerchi, quasi senza cercarle. E anche se non le trovi, almeno trovi quegli stessi sentimenti che stai provando. Qualcun altro li ha provati. Non ti senti solo.”

Ed è proprio così. Fin dal grembo materno siamo circondati da suoni e voci ovattate che, piano piano, diventano parte della nostra vita. Arriva in maniera inaspettata e instaura con noi le relazioni più variegate. C’è chi la trasforma in una ragione di vita, chi non capisce il senso di quello strambo insieme di note e di colori, ma ne viene ugualmente sopraffatto. A volte basta davvero poco.

La musica parla tante lingue, raggiunge i cuori ad ogni latitudine e trasforma gli scenari più diversi. Anche in questo periodo così difficile, rimane una fedele compagna di vita. Lo dimostrano i flashmob sui balconi, le dirette onnipresenti di cantanti e artisti, le iniziative culturali.

Anche noi del Salice vogliamo contribuire nel fare più rumore, per ricordarci che anche adesso siamo tutti meno soli. Buon ascolto!

Il Salice – Vogliamo essere “positivi”

La redazione del Liceo Salesiano di Valsalice, Il Salice, dedica un articolo alle “buone notizie” uscite in questi giorni di emergenza sanitaria, per raccontare il mondo visto “con i loro occhi”.  Si riporta di seguito l’articolo pubblicato.

Ogni mattina ci alziamo dal letto e accendiamo il televisore. Nella testa cominciano a rimbombare numeri allarmanti, sentenze di tuttologi e princìpi da rispettare che ci accompagnano per tutta la giornata, sporcando il silenzio che avvolge le stanze, le strade rese spettrali e, per certi versi, anche i nostri cuori.

Esistono però dei “varchi” di positività, per dirla alla Montale. Si aprono ovunque, tramite le azioni più diverse e grazie alle persone meno convenzionali. Ora sta a noi saperli cogliere e carpirne tutto il Bello: solo così riusciremo a uscire da questi muri virtuali che ci stiamo dipingendo attorno, a fare una passeggiata attraverso il mondo che ci circonda e a rendere questi giorni di distanza un modo per sentirci ancora più vicini.

Anche noi del Salice vogliamo contribuire alla causa, con il nostro stile. Abbiamo scelto alcune delle buone notizie di questi giorni per raccontarvi il mondo visto dai nostri occhi.

https://www.corriere.it/cronache/20_marzo_13/cori-canti-balconi-d6d85682-6571-11ea-86da-7c7313c791fe.shtml

Voci, pianoforti, sassofoni e pentole: musicisti di tutta Italia, unitevi! E’ al grido #lItaliachiamò che dai propri balconi gli italiani si sono riuniti per fare un po’ di rumore con ogni mezzo disponibile. Da Milano a Napoli, passando per Roma e Torino, per circa un’ora, abbiamo dato una grande prova di fratellanza, paragonabile all’attaccamento patriottico nel periodo dei mondiali di calcio, attraverso la musica, unico linguaggio universale.

Martina Belluscio

https://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/coronavirus-italia-live-streaming-raccolta-fondi-protezione-civile-litaliachiamo-5df37d01-b5d9-4705-a38c-05bfe89e437e.html

Alle 6:00 di venerdì 13 marzo, è iniziata in diretta nazionale la live streaming #l’Italiachiamó. Un’iniziativa per tutto il Paese in questo momento di grande fragilità. Hanno partecipato tanti personaggi del panorama italiano: artisti musicali, attori e politici. Sono state raccontate diverse storie sulla nostra Italia e tutte le sue ricchezze. Anche un’ occasione importante per raccogliere fondi per gli ospedali italiani.

Cecilia Blunda

https://www.lastampa.it/verbano-cusio-ossola/2020/03/13/news/arcobaleno-contro-il-coronavirus-andratuttobene-mandateci-le-vostre-foto-e-condividiamo-un-sorriso-1.38587906

Nel tragico contesto che avvolge tutta Italia, prende piede l’iniziativa #andràtuttobene. Striscioni color arcobaleno tappezzano i balconi di giovani famiglie per creare un’onda di positività, che coinvolge tutto il nostro Paese, a partire proprio dai più piccoli! Un modo per sentirci vicini pur essendo fisicamente lontani e quale simbolo migliore dell’arcobaleno… per ricordare che dopo la tempesta arriva sempre il sole!

Valentina Breda

https://www.newnotizie.it/2020/03/13/coronavirus-87enne-guarisce-esulta-foto-iconica/

Un fascio di luce nel buio, la notizia della guarigione dal Covid-19 fa esultare un’anziana signora e la foto scattata in quel momento diventa iconica per la lotta contro questo virus.

Federico Marcoz

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/03/13/coronavirus-dalle-canzoni-cantate-in-coro-agli-striscioni-disegnati-dai-bimbi-si-moltiplicano-le-iniziative-social-per-la-quarantena-il-viceministro-sileri-nostre-finestre-comunicano-la-nostra-f/5735240/amp/

Cantare, ballare e suonare strumenti sui balconi delle case è un modo alternativo dal normale per far vedere che siamo un unico grande cuore pulsante: gli Italiani. Basti solamente pensare anche a ciò che è successo il 14 marzo: a mezzogiorno, molti italiani sono usciti sui balconi delle loro case, per dedicarsi ad un lungo applauso rivolto a tutti i medici che stanno cercando di occuparsi di questo fenomeno che sta ormai spaventando moltissimo la popolazione mondiale. Un altro modo per dimostrare la forza degli italiani, si è vista nei bambini che hanno dipinto striscioni e cartelloni per appenderli ai loro balconi, e questo ci rende consapevoli del fatto che, nonostante siano piccoli e non capiscano (forse) del tutto quello che sta accadendo, donano un’ulteriore forza alla nostra comunità. Questi, sono tutti modi originali per cercar di fare spuntare sui visi delle persone dei bei sorrisi e cercando, anche, di alleviare in qualche modo la preoccupazione di tutti i giorni. Iniziamo ad avvicinarci a quel senso di unione tanto ricercato in situazioni come queste, e che in passato, sbagliando, non si aveva.

Giorgia Versino

https://www.lastampa.it/torino/2020/03/15/news/coronavirus-la-grande-generosita-dei-lettori-a-specchio-dei-tempi-arrivano-774-mila-euro-1.38595665

La famosa rubrica Specchio dei tempi che esiste per la Stampa ha deciso di affrontare l’emergenza Covid-19. Ha aperto una raccolta fondi in favore degli ospedali, dei medici e della didattica a distanza e in pochissimo tempo ha raccolto più di 774 mila euro.

Il denaro è subito stato utilizzato per migliorare le sale rianimazioni, i pronto soccorso e garantire i servizi di scuola a distanza in tutte le città.
Per contribuire basta poco e tutti possono farlo!Marianna Vallone

L’Ambasciata cinese inneggia all’unità contro il coronavirus: Forza Cina e Italia

Non tutto il male viene per nuocere.

E anche in questa fase drammatica per la storia dell’ Italia e del mondo, bisogna sempre cercare un lato positivo, anche se è nascosto e non facile da cogliere.

Viene risvegliato dopo moltissimi anni il valore e il potere dell’unità nazionale che stava per scomparire e il nostro Paese, ad oggi, è più unito che mai. Nel momento in cui si ritornerà alla “normalità” l’Italia apparirà davvero unita come non lo è mai stata da qualche decennio a questa parte. Forse sarà solo temporaneo questo sentimento di unità dovuto alla necessità di risanare l’economia, ma sicuramente, soprattutto i più giovani possono scoprire, grazie a questo momento di difficoltà, un valore che non avevano mai assaporato: l’orgoglio di una nazione che saprà rialzarsi come, storicamente, ha sempre fatto.

Inoltre l’azione di aiuto intrapresa dalla Cina nei nostri confronti è un messaggio nei confronti di tutti coloro che sono caratterizzati da un razzismo sotteso; nel III millennio è inaccettabile discriminare e questa situazione potrebbe sconfiggere anche i sentimenti di questo genere, poiché per affrontare questo periodo difficile è necessario collaborare come “sistema mondo” e non lasciare ogni Stato al proprio destino senza nessun riguardo nei confronti di chi è in difficoltà.

Mariano Piazza

https://corrieredellumbria.corr.it/news/attualita/1526450/coronavirus-flash-mob-luci-accese-italia-inno-mameli-azzurro-balconi.html

E dopo la musica dai balconi, un nuovo flash mob ravviva l’Italia: ore 21.00, tutti alle finestre per un minuto di luci, con torce luminarie o addirittura la torcia dei propri telefonini.
Un piccolo grande gesto che farà vedere al mondo che l’Italia è viva ed è unita, nonostante il momento.

Agnese Donna

https://www.ilmessaggero.it/AMP/social/coronavirus_tutto_andra_bene_bigliettini-5095076.html

Da Brescia a Milano a tutte le città italiane, dei post-it riportano un po’ di quella luce che in queste giornate cupe sembra come dimenticata e ottenebrata dalla malinconia. I fogliettini con la scritta “tutto andrà bene”, accompagnati da un cuoricino, fanno il giro delle città colpite dal covid-19 per riportare un pizzico di speranza e se non altro far comparire, anche se debole, un sorriso sulle labbra dei cittadini mesti.

Francesca Battaglia

https://www.repubblica.it/cronaca/2020/03/12/news/coronavirus_mamme_studenti_lavoratori_e_boom_di_donazioni_private-251079756/

In tutta Italia, dal nord al sud, moltissimi, dalle grandi aziende, ai semplici studenti, partecipano alle raccolte fondi, secondo le proprie possibilità, organizzate per aiutare tutti coloro che, in prima linea, combattono contro il coronavirus. Un piccolo atto di solidarietà che può fare una grande differenza.

Elena Battaglia

https://www.tgcom24.mediaset.it/2020/video/-italia-non-sei-sola-il-messaggio-di-sostegno-arriva-dalla-cina_16007748.shtml

In questo momento di difficoltà per la nostra nazione a causa del COVID-19 stanno arrivando numerosi aiuti da altri Paesi del mondo, primo tra tutti la Cina, focolaio dell’epidemia e, finora, Stato più colpito da questo virus, che non si risparmia e cerca in tutti i modi di portare aiuto.

Infatti, oltre alle mascherine e all’equipe di medici esperti alla lotta al virus atterrati qualche giorno fa, è dalla Cina che arriva anche questo video di supporto che ci mostra, sebbene con qualche difficoltà, ci si possa rialzare e al grido di “Italia non sei sola” si possa superare tutto, insieme.

Vittoria Dante

https://www.lastampa.it/viaggi/mondo/2020/03/13/news/l-arte-piu-forte-del-coronavirus-ecco-i-musei-che-si-possono-visitare-dal-proprio-divano-1.38585524

#LaCulturaCura è uno dei tanti hashtag che sta spopolando durante il periodo dell’epidemia. Questa volta, però, si tratta di cultura e, in particolare, di musei. Siccome essi sono tutti chiusi, alcuni di loro hanno proposto una visita virtuale: attraverso un semplice link è possibile fare un tour e osservare tutte le opere proprio come se fossimo lì. Dal Louvre di Parigi al British Museum londinese, passando per gli Uffizi di Firenze, il Museo Egizio di Torino e il Metropolitan Museum di New York, questa nuova proposta può coinvolgere tutta la famiglia e impegnare il tempo che abbiamo a disposizione per conoscere i capolavori del mondo.

Martina Langellotti

https://tg24.sky.it/cronaca/2020/03/09/coronavirus-italia-io-resto-a-casa-vip.html

Sono moltissimi gli artisti che negli ultimi giorni stanno portando avanti una campagna di sensibilizzazione con l’hashtag #iorestoacasa. GabbaniNek e Jovanotti sono solo alcuni dei cantanti che hanno intrattenuto i loro fan con dirette social tra canzoni, ospiti e donazioni per ampliare le terapie intensive degli ospedali.

Cecilia Rossi

https://video.corriere.it/roma-facciate-palazzi-capolavori-cinema-per-sentirsi-meno-soli/4f1150c6-66a9-11ea-a26c-9a66211caeee

“Alice nella città”, è il progetto iniziato a Roma, che serve a far sentire tutti meno soli. Proiettando i più grandi capolavori del cinema sulle facciate dei palazzi.

Vittoria Cusato

https://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/coronavirus-la-commovente-lettera-di-una-bimba-alla-mamma-infermiera-mi-manchi-quando-sar-finita-ti-riempir-di-baci_16069555-202002a.shtml

Una bambina scrive una dolcissima lettera alla mamma infermiera.

Carlotta Buemi

https://www.gazzetta.it/Calcio/Serie-A/Spal/15-03-2020/cionek-eroe-insegue-blocca-ladro-centro-ferrara-3601729496008.shtml

Thiago Cionek, difensore della Spal, diventa eroe per una mattina in centro a Ferrara, inseguendo e bloccando un ladro appena uscito da una tabaccheria. Un gesto di coraggio che dà forza a tutti i suoi colleghi colpiti dal virus e a tutti noi che, giustamente, non possiamo più vederli giocare.

Pietro Ruffatti Vitrotti

https://stream24.ilsole24ore.com/video/italia/coronavirus-anche-frecce-tricolori-campo-restate-casa/ADyt94C.

Anche le frecce tricolori si uniscono agli italiani come segno di solidarietà contro il covid19.

Teresa Ricci

https://www.tgcom24.mediaset.it/2020/video/coronavirus-uscita-a-sorpresa-del-papa_16194350.shtml

Il Papa cammina per le strade deserte di una Roma surreale. Non vuole recitare la parte di “Don Abbondio”, un po’ temerariamente per la sua età.

Prega per la Chiesa, per i medici, per chi combatte il virus. Affida a tutti il compito di portare con tutti i mezzi un messaggio di Speranza e una testimonianza concreta, alle porte della Settimana Santa.

Giovanni Ricci

https://gds.it/video/societa/2020/03/14/coronavirus-e-musica-bohemian-rhapsody-e-il-miglior-sottofondo-per-lavarsi-bene-le-mani-66442e65-9739-4559-94e2-df28e07604c2/

Durante questi giorni lavarsi le mani è fondamentale, come rendere più piacevole questo momento? Bohemian Rhapsody degli indimenticabili Queen è stata scelta (attraverso il sito https://washyourlyrics.com/) da migliaia di persone come la canzone perfetta.
Questo sito genera un meme con la lyrics della nostra canzone preferita per farci impiegare il tempo corretto nel detergere le mani.

Edoardo Pivato

Il Salice: miglior pubblicazione delle Scuole Secondarie Superiori premiato dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti di Roma

Il “Salice”, la pubblicazione interna del Liceo Valsalice, nell’anno dell’uscita del 100 esimo numero, ha conseguito un nuovo riconoscimento a livello italiano, dopo il secondo posto al Concorso “Prima Pagina” di Modena nel 2014.
Il Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti di Roma ha infatti premiato il giornale scolastico tra le migliori pubblicazioni delle Scuole Secondarie Superiori della penisola inserendolo all’interno di rosa di una ventina di riviste all’interno del progetto “Fare il giornale nelle scuole”.

Il Salice è stata l’unica testata piemontese scelta dall’Ordine dei Giornalisti e tra le pochissime on line. La premiazione avverrà nei giorni 4 e 5 aprile a Cesena.Si aprirà con un confronto pubblico tra gli studenti della redazione e personalità nazionali del mondo dell’informazione e proseguirà con la cerimonia che si svolgerà presso il teatro “Alessandro Bonci”.

A premiare il lavoro svolto durante l’anno scolastico dai 42 redattori provenienti dalle sezioni del Liceo Classico, Scientifico e Scienze Applicate dell’Istituto sono stati giornalisti professionisti che hanno valutato l’eccellenza di un prodotto ricco di contenuti giornalistici anche multimediali.

Gli allievi della redazione sono stati guidati nelle riunioni settimanali dal prof. Paolo Accossato e da Lucia Caretti, Maria Luce Boetti e Magherita Penna, tutte ex allieve ed ex redattrici del Salice.