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Le giornate di inizio anno pastorale 2021 – 2022 a Valdocco

Il 3 e 4 settembre i confratelli salesiani e i consigli della CEP si sono riuniti a Valdocco per le Giornate di Inizio Anno Pastorale 2021-2022.

Dopo l’accoglienza e la preghiera iniziale, entrambe le giornate hanno visto l’intervento di don Stefano Martoglio (Vicario del Rettor Maggiore) il quale ha presentato i documenti post capitolare del CG28 che il Rettor Maggiore ha inviato alle comunità: alcune linee guida per concretizzare il cammino post capitolare e per attualizzare il “carisma salesiano oggi” in ciascuna ispettoria del mondo. La concretizzazione più evidente avverrà attraverso il Capitolo Ispettoriale X. Sarà l’occasione per rendere operative le 8 linee programmatiche che il Rettor Maggiore ha proposto: la 6° è quella che farà da locomotiva a tutte le altre. Ogni comunità sarò chiamata, come premessa, a dire che cosa si è realizzato di valido durante il tempo della pandemia nelle singole opere per toccare con mano la duttilità, lo zelo e la fantasia delle singole case, guardando anche il contributi che i giovani hanno offerto nel Capitolo Generale 28.

Successivamente hanno preso la parola l’Ispettore don Leonardo Mancini, il Regolatore del Capitolo Ispettoriale X ed infine alcuni incaricati di settore. Le giornate si sono poi concluse con i  lavori di gruppo per case, il Vespro e la cena insieme.

 

Animazione Missionaria: aggiornamenti attività gemellaggio MOR

Di seguito gli aggiornamenti delle attività dell’Animazione Missionaria riguardo il gemellaggio MOR.

La Syria è un po’ più vicina da mercoledì 21 aprile scorso!
Dopo una lunga sensibilizzazione durante la quaresima di fraternità, le iniziative a beneficio del Medio Oriente cominciano a dare i primi riscontri.
Il primo passo è stato in Google Meet, dove si è dato appuntamento il nostro primo gruppo di volontari.
L’obiettivo di questa sfida è poter arricchire e potenziare il livello di lingua inglese di alcune decine di ragazzi di Damasco, che hanno come riferimento la nostra casa salesiana.
Sappiamo tutti quanto sia importante questa competenza per potersi muovere e magari continuare gli studi in paesi esteri.
Particolarmente difficile è in questo momento poter garantire una connessione di rete stabile con un territorio ancora segnato da danni strutturali e privazioni non secondarie sui servizi: pensate che per collegarsi, i ragazzi dovranno andare in oratorio, perché il segnale nelle abitazioni è ancora troppo debole e instabile.
Una decina di docenti attualmente impiegati nelle case dell’ispettoria si è messa dunque a disposizione per iniziare un corso online con i giovani della capitale siriana: hanno partecipato e coordinato la prima programmazione don Theophilus Ehioghilen per l’AM ICP e Spiro Morcos, giovane collaboratore della casa di Damasco.
Nell’incontro, in occasione del quale l’inglese è risuonato nelle sue diverse pronunce del mondo, si è raggiunto l’accordo per una prima parte di collegamenti in maggio, per poter filtrare e proporzionare i livelli di insegnamento in base alle effettive necessità dei ragazzi siriani.
Ci auguriamo di poter presto “parlare la stessa lingua” e che anche questo seme diventi frutto nel futuro di questi giovani di don Bosco che chiedono di non essere dimenticati nelle violenze della storia.
So… good luck!

Animazione Missionaria: il viaggio continua “nel cuore del mondo” – l’interculturalità

Il percorso “nel cuore del mondo” dell’Animazione Missionaria continua! Di seguito l’esperienza del 5° incontro sull’interculturalità tenutosi il 6 febbraio scorso presso il Colle Don Bosco.

Sono le 9.00 del 6 febbraio e, finalmente, non è più l’host di Zoom ad accoglierci, ma il Colle don Bosco in tutto il suo splendore (che più che altro ci siamo immaginati, data la fitta nebbia): il desiderio di vederci in tre dimensioni, dalla testa ai piedi, ha scaldato i nostri cuori, mentre a scaldare i nostri corpi ci ha pensato qualche bans.

Iniziamo questa intensa e densa giornata di Vita Vera con la preghiera, affidando allo Spirito Santo l’Unità della Chiesa nella sua diversità culturale; protagonista indiscussa di questo incontro è infatti l’Interculturalità, una parola difficile che disegna un movimento verso l’Alt(r)o, in cui non c’è spazio per la prevaricazione o i pregiudizi, ma solo per lo scambio, l’interazione e la reciprocità.

Dopo un quiz che ci fa capire quanto (poco) sappiamo di ciò che accade intorno a noi, cerchiamo di scavare le radici della cultura e del suo significato, consapevoli che bisogna uscire dal circolo del vero incompleto, che illude e delude, per metterci alla ricerca del Vero, che considera e desidera. Per farlo, abbiamo bisogno di entrare in relazione, ed è questo il ruolo cruciale dell’Interculturalità, capace di superare l’etnocentrismo attraverso la costruzione di relazioni e spazi di incontro con il diverso.

Cosa questo voglia dire nella concretezza della quotidianità lo capiamo attraverso le vite di Luca e Martina, spesi per le vittime della tratta lui, per i migranti della rotta balcanica lei. Ci raccontano storie di persone che hanno molto a che fare con l’interculturalità, ma anche con l’umanità e la disumanità: dai loro sguardi intuiamo quanto abbiano scelto di accompagnare e dividere la sofferenza di chi incontrano. Di fronte al senso di impotenza che adesso pervade i nostri cuori, non possiamo che celebrare l’Eucarestia, rimettendo nelle Sue mani i nostri desideri di libertà, giustizia ed equità per tutti e ciascuno.

Abbiamo poi la fortuna di condividere il tempo del dopopranzo con i Novizi che, sullo stile di Don Bosco, animano il nostro gioco e pregano insieme a noi il rosario, facendoci accompagnare dalle parole di Papa Francesco, che ci invita ad “Andare, senza paura, per servire”.
Ad aver incarnato queste parole è sicuramente Suor Lidia, ultima testimone incontrata durante la giornata: ci parla della sua esperienza di interculturalità nei 24 anni donati da FMA in una scuola tunisina, gestita da suore provenienti da tutta Europa e frequentata da studenti a netta maggioranza musulmana; nella semplicità delle sue parole, ci ricorda che, nell’agire interculturale, a far presa non siano le parole, ma la testimonianza, che è importante non “fare per” ma “fare con”, che “si è in missione perché mandati”.

Il cuore dell’Interculturalità è allora riconoscersi tutti figli, e dunque fratelli; diviene così essenziale una fraternità che
permetta di riconoscere e amare ogni persona al di là della vicinanza fisica, del luogo del mondo dove è nata o dove abita, della cultura di cui si fa portatrice: in questa prospettiva, non ci sono dei prossimi da aiutare, ma siamo chiamati a diventare gli uni i prossimi degli altri.

Lisa

Animazione Missionaria: il viaggio continua “nel cuore del mondo”

Il percorso nel cuore del mondo prosegue nonostante la pandemia, in versione on-line!

L’incontro del 20 dicembre si è svolto nel solo pomeriggio della domenica, e ha affrontato il tema della dottrina sociale della chiesa. Tema assai complesso per il quale abbiamo fatto ricordo al prof. Fabrizio Gambaro dell’Università Cattolica di Milano. Una riflessione sulla centralità del bene comune nella politica che sogniamo, stimolata da alcune riflessioni di pensatori, economisti ed imprenditori contemporanei, attualizzata nel contesto pandemico in cui ci troviamo ancora. 

E’ stata anche l’occasione per scambiarsi gli auguri di Natale, più che mai sentiti in un bel gruppo di giovani come quello che sta camminando insieme nel cuore del mondo!

Ecco qui un breve estratto dei passaggi più significativi dell’incontro

“Il passato segnato dalla dottrina sociale della chiesa è un passato dove i Papi ma l’intera comunità dei nostri fratelli e i nostri amici hanno ragionato su cosa accadeva l’uomo. Quindi noi potremmo dire che la dottrina sociale della chiesa non è nient’altro che una riflessione antropologica, di cosa accade dell’uomo su questa terra. Ma non è solo una dottrina dell’uomo. Perchè? Le dottrine dell’uomo pensano al divenire, cioè a programmare un futuro per l’uomo mentre la dottrina sociale della chiesa pensa all’avvenire cioè all’apertura di ciò che non è programmabile ma di una fine, di uno scopo che è chiarissimo, cioè noi abbiamo un senso nella nostra vita e diamo senso alla nostra vita rispetto a un fatto che è accaduto più di duemila anni fa e di cui noi siamo oggi testimoni e quindi noi condividiamo la Fede. 

Nel divenire noi ci immaginiamo che cosa dovrebbe essere il nostro futuro tra 10/20 anni, quindi sono tutte le programmazioni socio-economiche che noi facciamo. Ad un certo punto che cosa è successo? È successo che questa pandemia ha interrotto completamente questo modello.

Dovete immaginare nella vostra vita quotidiana, che il vivere la dottrina sociale della chiesa non sia qualcosa che voi vi preparate per farlo un giorno, da adulti: la vostra vita quotidiana, le vostre relazioni, dentro la famiglia, dentro il piccolo gruppo, dentro la comunità più allargata, dentro le dimensioni relazionali in cui siete inseriti, devono essere non ispirate ma essere nel DNA della dottrina sociale della chiesa. Io non devo dire di essere Cristiano, io devo comportarmi da cristiano. Io non devo dire di avere una Fede, io devo essere la testimonianza di questa fede.

Questi elementi devono diventare un abito. L’abito vuol dire abitudine. O acquisisco un’abitudine ad agire in questo modo o quando sarà sottoposto ad una sfida che mi chiede di agire in questo modo, non riuscirò.

Noi ogni giorno ci impegniamo nell’idea di cambiare il futuro e quindi di cambiare la nostra vita sapendo comunque che l’avvenire, la storia, è guidata dal Signore e quindi sapendo che ogni cosa che noi facciamo rientri in questo contesto.”

L’incontro del 9 gennaio invece ha avuto come tema centrale la spiritualità salesiana, ve lo raccontiamo così:

Il nostro quarto appuntamento lo avevamo  immaginato così: una bella giornata di sole, carovana di macchine con destinazione Colle Don Bosco, passeggiata sulla collina alla croce missionaria. Lì dove tutto ebbe inizio. Così abbiamo chiuso gli occhi, sconfinando i limiti digitali dello schermo, e abbiamo sognato con chi dai sogni è stato accompagnato e guidato per tutta la vita: Don Bosco.

Dopo aver analizzato le varie spiritualità che conosciamo o abbiamo incontrato nella nostra vita, ci siamo soffermati su quella che ci sembra essere a noi più affine, la spiritualità salesiana, cioè la risposta che diamo al modo in cui Dio ci chiama a guardare il mondo.

Ci siamo lasciati affascinare dal sogno dei nove anni, i ragazzi ribelli da educare con mansuetudine, ripercorrendo scena per scena, provando a domandarci poi quale sia il sogno che sentiamo per la nostra vita. Quale missione ci è chiesta, qual è il nostro campo in cui operare. Per giungere al sogno missionario che Don Bosco fa nel 1871, visione di terre lontane, sconosciute, tribù di popoli che incontrano il Vangelo grazie ai giovani salesiani. Dal 1875, prima spedizione, ad oggi le testimonianze sono infinite e abbiamo avuto la fortuna di poter ascoltare quella di due salesiani: don Gianni che è stato missionario in Kenya e don Tiziano in Romania.

Della loro testimonianza colpisce la concretezza e la gioia di una vita donata. La fatica e la bellezza di riuscire ad entrare in un mondo nuovo in punta di piedi, inserendosi nella realtà così com’è, senza pensare che debba essere proprio come l’avevo immaginata.

L’incontro (a volte scontro) con una realtà giovanile lontana dalla nostra necessita di dialogo e confronto, tenendo conto della situazione politica, sociale, religiosa del luogo. Questo necessita di maturità: (per non lasciarsi andare ai sentimentalismi) i giovani che incontri  non sono dei “poveretti” da aiutare e a cui donare le caramelle, rispetto: sono dei fratelli da amare e per farlo mi devo impegnare anche un po’ io a conoscere qualcosa della loro lingua almeno per poterli salutare e chiedere come stanno, adattarmi alle loro tradizioni e alla loro cultura, consapevolezza: che è un dono reciproco, non solo io che vado a donare qualcosa ma forse soprattutto vado a ricevere qualcosa.

Quello che proviamo a fare deve essere proprio sullo stile e carisma di Don Bosco che con gioia e creatività va a cercare le anime per educarle, per portarle a Gesù e questa è la salvezza.

Con queste immagini nel cuore e tanta speranza, al termine della giornata, abbiamo riaperto gli occhi per continuare a sognare ad occhi aperti consapevoli che “il sogno è un evento che si realizza continuamente” e a noi sta solo lasciarci sorprendere.

E il viaggio continua… con l’equipe AM

Novena di don Bosco

Voci dall’animazione missionaria.
Un dono se è condiviso si moltiplica. Questa è la legge di sempre.
Una regola che ci ha insegnato don Bosco e che spesso sentiamo ripetere da papa Francesco “la vita si rafforza donandola e si indebolisce nell’isolamento”.

Nasce così l’idea della novena a don Bosco da parte dell’animazione missionaria.
Dopo la condivisione che abbiamo vissuto all’interno dell’incontro sulla spiritualità salesiana nel mese di gennaio, ci è sembrato troppo poco trattenere solo per noi la ricchezza di quanto il Signore ha donato ad ognuno.
Da qui la proposta di far risuonare sul web quanto don Bosco ci ha suggerito dalla condivisione del sogno dei 9 anni.
Il sogno continua…

AM: il primo incontro “Nel cuore del mondo”

Domenica 11 ottobre ha avuto inizio il percorso Missionario dell’Ispettoria con il primo incontro “Nel cuore del mondo”, un pomeriggio esteso per fare conoscenza di gruppo vedendosi di persona e per prendere confidenza col cammino. Di seguito il racconto della giornata a cura di Michele Dettoni.

Il primo incontro del “Percorso nel Cuore del Mondo” è stato una sorpresa. Dopo mesi di relazioni online, giornate spese il più possibile tra le quattro mura di casa, un’estate in cui abbiamo osato un po’ di più ma che comunque ci ha impedito di concretizzare, per esempio, le missioni nel mondo a cui i giovani dell’anno scorso si erano tanto preparati, certo non ci aspettavamo un gruppo così numeroso di ragazze e ragazzi che quest’anno vogliono mettersi in gioco in un percorso che guarda al di là di casa propria, del proprio cortile, del proprio quartiere, città, Paese.

Viene allora da pensare che forse non basta un “lockdown” mondiale a fermare i sogni dei giovani. Forse li rallenta un po’, li costringe ad avere pazienza. Forse a volte si prova delusione perché abbiamo vent’anni e non vogliamo vederci spegnere le energie da un virus che chiude le porte agli abbracci, ai baci, ai viaggi nel mondo, ai tirocini in presenza, alle lezioni all’università, agli incontri in oratorio, alle serate in compagnia. Li rallenta ma non li ferma. Anzi, forse cresce il desiderio e si cercano strade nuove per uscire, feritoie attraverso cui qualcuno possa tenderci la mano e dirci di continuare a camminare. Perché il mondo è davvero di chi cammina, nonostante.

“Perché sono qui?”, “Quali parole esprimono le tue aspettative?”, “Quali sono le testimonianze missionarie che ti è capitato di ascoltare e che cosa ti hanno lasciato?”.

Porsi insieme domande, prima di cercare le risposte, è nello stile del corso e condividerle con gli altri è ingrediente fondamentale quando si cerca la verità di se stessi. I ragazzi ascoltano le testimonianze di chi in passato è partito per il Ghana, la Romania, la Lituania e di chi l’anno scorso, non potendo vivere l’esperienza missionaria, è stato capace di indossare con coraggio l’abito tanto faticoso quanto sorprendente in ciò che ha saputo regalare del #Lìdovesei. Perché, come ci ha ricordato don Luca durante la buonanotte, missione è prima di tutto flessibilità del cuore a frantumarsi e ricomporsi per rispondere a una chiamata, a un mandato che ti invita ad accendere un fuoco che ti brucia e ti scalda dentro. Se non hai un fuoco dentro non accenderai nessuno, anzi rischi anche di spegnere chi ha una piccola fiammella. E’ un fuoco che ti fa sentire il mondo come casa tua. Significa sentire quello che capita ai fratelli e alle sorelle nella propria carne. Chi fa questo percorso per essere nel cuore del mondo deve sentire il mondo nel suo cuore. Non farsi abitare dal mondo significa essere indifferenti, non arrabbiarsi di fronte a una ingiustizia, sentire ma non ascoltare le notizie di tutti i giorni.

Quando l’altro ti appartiene non ti lascia più e la fiammella cresce bruciando egoismi e comodità, alimentando l’amicizia sociale e l’impegno per la giustizia.

Buon inizio ai giovani che al primo incontro hanno permesso a quel fuocherello di accendersi, non resta che continuare a prendersene cura.

Inizia il nuovo Anno Pastorale: i Consigli delle CEP

Nella giornata di ieri, lunedì 31 agosto, si è svolta a Valdocco la giornata di inizio anno pastorale con il raduno dei Consigli delle CEP (Comunità Educative Pastorali).

L’appuntamento ha avuto inizio al mattino con le Comunità Educative Pastorali esterne all’area di Torino, per poi proseguire al pomeriggio con quelle interne all’area di Torino.

L’incontro è stato guidato dall’Ispettore don Leonardo Mancini e da don Rossano Sala, segretario speciale per il sinodo sui giovani.

Tra gli argomenti trattati da don Rossano Sala con la relazione “IL DONO DEI GIOVANI – Chiamati a re-incontrarsi con la propria missione” troviamo:

  • Una breve introduzione delle linee programmatiche del Sessennio del Rettor Maggiore.
  • Lo spirito del Capitolo Generale 28°: preparazione, celebrazione e compimento attraverso i documenti che sono stati prodotti.
  • Il testo del primo nucleo presentato durante il CG 28 e approvato dall’assemblea capitolare – “PRIORITÀ DELLA MISSIONE SALESIANA TRA I GIOVANI DI OGGI”.
  • Qualche strumento per il discernimento nelle realtà educativo pastorali e la proposta pastorale del MGS per tutta l’Italia salesiana – NEL CUORE DEL MONDO. Discernere a partire dalla “proposta pastorale 2020-21”.

Tra gli argomenti trattati invece dall”Ispettore don Leonardo Macini con la relazione “Priorità della missione tra i giovani: DNA, Vangelo e Duc in altum. Linee per il 2020-2021“:

  • Breve analisi del contesto ecclesiale, salesiano e sociale nella quale ci sta muovendo.
  • La riflessione post capitolare (CG28) con l’approfondimento dei 3 nuclei principali per i prossimi 3 anni (2020/2021 “La priorità della missione salesiana tra i giovani di oggi”; 2021/2022 “Il profilo del salesiano oggi”; 2022/2023 “Insieme ai laici nella missione e nella formazione”).
  • La lettera Programmatica del Sessennio del Rettor Maggiore con gli 8 punti particolarmente importanti in relazione ai tre nuclei: (1) SALESIANO DI DON BOSCO PER SEMPRE. Un sessennio per crescere nell’identità salesiana; (2) In una Congregazione dove siamo invitati dal “DA MIHI ANIMAS, CETERA TOLLE”; (3)A vivere il “SACRAMENTO SALESIANO DELLA PRESENZA”; (4) La formazione per essere SALESIANI PASTORI OGGI; (5) PRIORITÀ ASSOLUTA per i giovani, i più poveri e i più abbandonati e indifesi; (6) INSIEME AI LAICI NELLA MISSIONE E NELLA FORMAZIONE La forza carismatica offerta che i laici e la Famiglia Salesiana ci offrono; (7) È L’ORA DI UNA MAGGIORE GENEROSITÀ NELLA CONGREGAZIONE. Una Congregazione universale e missionaria; (8) Accompagnando i giovani verso un FUTURO SOSTENIBILE).
  • Focus sul tema dell’anno “2020/2021 “La priorità della missione salesiana tra i giovani di oggi” e sulle applicazioni pratiche, soffermandosi in maniera particolare sul punto 5 della lettera programmatica Rettor Maggiore.
  • Alcuni punti toccati dal messaggio di Papa Francesco ai partecipanti del Capitolo Generale 28° dei Salesiani.
  • La proposta di 3 ambiti di conversione in cui continuare ad essere vigili: (1) La conversione comunitaria rafforzare l’identità della CEP a servizio della missione giovanile; (2) Una conversione pastorale: aumentare la capacità evangelizzatrice della nostra missione; (3) Una conversione strutturale: rispondere alle nuove esigenze della missione (e quindi della consacrazione e della fraternità).

#nessunoescluso – Video racconta dell’Icona dell’anno

Un video di presentazione del tema dell’anno pastorale 2017/2018 partendo dalla traduzione grafica dell’icona scelta.

Casa per molti, madre per tutti. L’indicazione è semplice, diretta ed evocativa. Papa Francesco ci invita a chiedere a Maria “che con la sua preghiera ci aiuti, affinché la Chiesa diventi, appunto, una Casa per molti e una madre per tutti i popoli e renda possibile la nascita di un mondo nuovo”.
L’immagine prodotta vuol descrivere alcuni aspetti della dinamica intrinseca della casa del Padre: possiamo figurarlo come un piccolo promemoria visivo per l’anima. In primo piano ecco Maria, una compagna e una guida, in questo cammino. Ha lo sguardo fisso su suo Figlio, ed incita i fedeli ad entrare nel raggio d’amore di Gesù. Quello che si apprestano a percorrere è un percorso di andata e ritorno, e i fedeli sono scortati e protetti dal Suo manto, quello della Madre Ausiliatrice tanto cara a don Bosco, ma, innanzitutto, sono esortati a lasciarsi abbracciare dal Cristo ed è proprio verso questo incontro che sono diretti. La meta è l’abbraccio di Cristo e di lì, testimoni dell’incontro salvifico, tornare nel mondo come apostoli di una Chiesa che è Madre di tutti e non può essere una casa di pochi. La sua missione iniziata con il portare Cristo agli uomini continua nel guidare gli uomini verso lo stesso Cristo. La scena rimanda alla Madre sul Golgota: nel coinvolgimento all’interno dell’evento salvifico Maria ci viene riconsegnata come Madre della Chiesa.
Al centro è posta la figura del Cristo Risorto, che si espande per le due dimensioni dell’immagine. Qui inizio e fine, origine e compimento sono tenute insieme. L’abbraccio di Cristo esprime la maternità della Chiesa, è Lui che ci porta alla vita ed è Lui che dà un senso alla nostra esistenza. Il Cristo raffigurato è il Cristo Redentore Risorto, la statua lignea salesiana che domina e sovrasta il presbiterio della Basilica del Colle don Bosco. Le braccia del Signore della Pasqua sono aperte, allargate per poter abbracciare qualsiasi uomo si presenti davanti a Lui: l’uomo di ogni regione della terra e di ogni tempo della storia.
Sono le stesse braccia del Crocifisso che nel loro distendersi sulla croce portano la salvezza a tutta l’umanità: nessuno escluso, in eterna alleanza tra il Cielo e la terra, come la stessa Eucarestia ricorda.
Il Cristo Risorto ha gambe esili, che con capo e braccia spezzano la rotondità dell’immagine, la circolarità del tempo.
L’illusione della perfezione ideale ma esclusivamente umana di una comunità chiusa e totalmente armonica in se stessa, promessa dal serpente nella tentazione ad Adamo ed Eva, viene rotta e spezzata dall’evento cristologico che fonda la Chiesa.
Aprono quel varco che permette che nessuno sia escluso dall’amore del Padre in attesa del ritorno del figlio e che conferisce al Chronos una meta, il Kairos. Sono quelle che a noi appaiono come le esili gambe della Incarnazione, accadere ineludibile che si pianta nella nostra storia e nel nostro mondo per un coinvolgimento pieno e totale.
L’ultimo elemento è quello dei figli di questa Chiesa. I fedeli sono scortati e protetti dal manto di Maria, esortati ad abbracciare e lasciarsi stringere dal calore di Cristo ed è verso di Lui che questo viaggio è diretto. Il cammino che li attende sarà però duplice, sistole e diastole di una sola esistenza vissuta in pienezza: andare incontro all’abbraccio di Cristo e di lì, testimoni dell’incontro salvifico, tornare nel mondo come apostoli di una Chiesa che è Madre di tutti e non può essere una casa di pochi.
Sorretti da una buona fantasia potremmo infine immaginare questa icona come un tratteggio del Corpo di Cristo eucaristicamente e misticamente rivolto verso i fedeli all’atto dell’elevazione, ritrovando così la centralità dell’Eucaristia che edifica la Chiesa e l’unicità per il cristiano di “vivere” la comunione ecclesiale nel celebrare insieme il Mistero di Cristo. L’Eucaristia fa la Chiesa. La Chiesa fa l’Eucaristia.
Un piccolo tratteggio di una semplice icona. Un percorso lungo un anno. O forse più, una vita intera. Una immagine che non vuole rimanere chiusa in se stessa ma rimandare a quell’unica icona che davvero vale la pena di disegnare: una bella persona ad immagine di Gesù.