La cornice è il termine Ausiliatrice. Se Don Bosco la scelse perché la Madonna “dei tempi difficili”, in questo tempo segnato dalle difficoltà non possiamo fare che rivolgerci a lei per essere aiutati a essere cristiani, cioè santi lì dove siamo.
Maria non ci aiuta in qualcosa in cui non è stata, ma ci indica una via possibile che lei per prima ha percorso, una via che ha già tracciato. Lei per prima a Nazaret è stata la testimone della porta accanto, vivendo la quotidianità impegnandosi in quello che le giornate le offriva e richiedeva; non è stata santa solo perché ha fatto scelte straordinarie (il suo sì a Dio), ma perché ha reso il suo ordinario luogo di santità (cfr. Visitazione), occasione per essere testimone e aiuto per le persone che ha incontrato.
Il suo manto, come nel sogno dell’elefante, diventa la strada da seguire per portare aiuto, ed essere aiutati, lì dove siamo.
Perché coinvolgere testimoni viventi e non usare le vite dei santi?
Paolo ci ricorda che siamo santi per chiamata (1 Cor 1,2) perché seguiamo Cristo. Ma siamo chiamati ogni giorno a camminare con coraggio nel quotidiano e ad affrontare quello che la realtà ci consegna, con lo sguardo della fede.
Forse abbiamo già incontrato persone che vivono così e non ce ne siamo nemmeno accorti, Maria può essere esempio di questo: silenziosamente viveva, ma dove passava aiutava e lasciava un po’ del suo manto. Detta con la vita di un giovane: Spero di riuscire a realizzare la mia missione di “infiltrato” fra i giovani, parlando loro di Dio (illuminato proprio da Lui) …osservo chi mi sta intorno, per entrare tra loro silenzioso come un virus e contagiarli di una malattia senza cura, l’Amore! (MATTEO FARINA, Con gli occhi al cielo, 122).
Se può farlo lui perché non possiamo farlo anche noi?