In preparazione alla Festa di San Giovanni Bosco, si propone di seguito la novena di preghiera dal 22 al 30 gennaio preparata dai giovani salesiani post novizi di Nave (Brescia) sul tema della Strenna 2021 del Rettor Maggiore Ángel Fernández Artime: Mossi dalla speranza: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose» (Ap 21,5).
A conclusione della riflessione di ciascun giorno della novena
3 Pater, Ave, Gloria
Sia lodato e ringraziato in ogni momento
il Santissimo e Divinissimo Sacramento
3 Salve Regina
San Giovanni Bosco, prega per noi
Preghiera per le Vocazioni:
A Te, Signore, con fiducia ci rivolgiamo!
Figlio di Dio, mandato dal Padre agli uomini di tutti i tempi
e di ogni parte della terra!
Ti invochiamo per mezzo di Maria, Madre tua e Madre nostra:
fa’ che nella Chiesa non manchino le vocazioni,
in particolare quelle di speciale dedizione al tuo Regno.
Gesù, unico Salvatore dell’uomo!
Ti preghiamo per i nostri fratelli e sorelle che hanno risposto “sì”
alla tua chiamata al sacerdozio, alla vita consacrata e alla
missione. Fa’ che le loro esistenze si rinnovino di giorno in giorno,
e diventino Vangelo vivente.
Signore misericordioso e santo, continua ad inviare nuovi
operai nella messe del tuo Regno!
Aiuta coloro che chiami a seguirti in questo nostro tempo:
fa’ che, contemplando il tuo volto, rispondano con gioia alla stupenda
missione che affidi loro per il bene del tuo Popolo
e di tutti gli uomini.
Tu che sei Dio e vivi e regni con il Padre e lo Spirito Santo
nei secoli dei secoli.
Amen
1° giorno della Novena
22 gennaio
LA SPERANZA – “Dalla Strenna 2021 del Rettor Maggiore”
Guarda, l’ho scoperto in questi mesi: la speranza è come il sangue: non si vede, ma deve esserci. Il sangue è la vita. Così è la speranza: è qualcosa che circola dentro, che deve circolare, che ti fa sentire vivo. Se non ce l’hai, sei morto, sei finito, non c’è niente da dire. Quando non hai speranza è come se non avessi più sangue. Forse sei intero, ma sei morto. Proprio così». Continua a mancare qualcosa nel nostro sguardo, nella nostra interpretazione e in ciò che ci motiva e ci muove all’azione. Per questo motivo mi è chiaro che non possiamo affrontare “il dopo”, che non possiamo porci di fronte alla “nuova normalità”, senza vivere di speranza. Nessun futuro è assoluto e definitivo, se dipende solo dall’uomo. C’è chi vive nel lamento e nella negatività, con il cuore indurito. Fortunatamente, ci sono anche molti che cercano di vivere mossi da un dinamismo che porta a cercare la vita, a cercare di fare ciò che è meglio, a concentrarsi sul vivere di amore e servizio, a lavorare sotto il dinamismo della speranza. E quando viviamo mossi dalla speranza, sperimentiamo che l’amore, il servizio e un cuore pieno di umanità hanno, in ogni caso, pieno significato in un mondo che conosce ancora tanta, troppa, disumanizzazione. Infatti, dal nostro punto di vista, per l’essere umano, la speranza è un ingrediente dell’amore.
3 Pater, Ave, Gloria… A Te Signore…
2° giorno della Novena
23 gennaio
DON BOSCO – “Dalla sua vita”
Solo una volta, in cui le monellerie erano state troppe e ripetute, mamma Margherita si lasciò vincere dallo scoraggiamento: «Lo vedi», disse al figlio, «non riesco a fare andare avanti questa casa. Ogni giorno una nuova monelleria. Qua mi gettano a terra la biancheria pulita stesa al sole; là mi calpestano l’orto e le verdure; si strappano i vestiti al punto che non c’è più possibilità di rammendarli; ora perdono fazzoletti, cravatte, calze; ora portano via camicie e mutande; ora rubano gli arnesi di cucina per i loro giochi… Insomma io perdo la testa. Ero così tranquilla nella mia casa! Quasi quasi ci tornerei a finire in pace i miei giorni!». Che poteva risponderle don Bosco che quelle stesse cose se le diceva da sempre e si sentiva in colpa d’aver trascinato la vecchia mamma in quella sua pazza avventura? Rispose come un santo risponde a una santa: la guardò con triste tenerezza e poi le indicò in silenzio il crocifisso che pendeva alla parete. Margherita scoppiò a piangere: «Hai ragione, hai ragione», si affrettò a dire. E da quel giorno mai più uscì dalla sua bocca una parola di lamento.
3 Pater, Ave, Gloria… A Te Signore…
3° giorno della Novena
24 gennaio
STEFANO SÁNDOR – “Dalla sua vita”
Con lo scoppio della seconda guerra mondiale la trincea era per lui un oratorio festivo che animava salesianamente, rincuorando i compagni di leva. Alla fine della guerra mondiale si impegnò nella ricostruzione materiale e morale della società, dedicandosi in particolare ai giovani più poveri, che radunava insegnando loro un mestiere. Quando l’Ungheria nel 1949 incamerò i beni ecclesiastici, dando inizio alle persecuzioni nei confronti delle scuole cattoliche, che dovettero chiudere, Sándor cercò di salvare almeno le macchine tipografiche. Ma lo stalinismo di Rákosi continuò ad accanirsi: i religiosi vennero dispersi. Senza più casa, lavoro, comunità, molti si ridussero allo stato di clandestini. Travestiti e sotto falsi nomi, si adattarono a fare di tutto: spazzini, contadini, manovali, facchini, servitori. Anche Stefano dovette “sparire”, lasciando la tipografia. Invece di rifugiarsi all’estero rimase in patria per salvare la gioventù ungherese.
3 Pater, Ave, Gloria… A Te Signore…
4° giorno della Novena
25 gennaio
SR. MADDALENA MORANO – “Dalla sua vita”
Da un certo tempo, madre Morano soffriva di coliche e di nausee fastidiosissime. Per comando di don Rua (successore di don Bosco) a cui aveva manifestato per lettera i suoi malanni, dovette farsi visitare dal professor Clementi, un “luminare” di Catania. Dopo visite ed esami egli sentenziò che alcuni tumori benigni tormentavano l’intestino, riducendo la capacità di assimilazione di nove decimi, e procurando a tratti dolori lancinanti. La chirurgia, in quel tempo, non era in grado di intervenire se non con gravi rischi. A suor Adele Ghezzi che l’accompagnava, il professore chiese in disparte: “Dà in escandescenze? Smania?”. La suora cadde dalle nuvole: “È la persona più amabile che conosca”. “Strano – concluse il professore –. Con quel male che a tratti dà dolori fortissimi dovrebbe disperarsi. Potrebbe anche impazzire”. La Madre, saputo che il chirurgo non poteva farci nulla, disse sollevata: “Mi terrò il male che il Signore permette. Avvenga ciò che deve avvenire!” E continuò con la sua allegria vivace, anche a giocare con le ragazze in cortile.
3 Pater, Ave, Gloria… A Te Signore…
5° giorno della Novena
26 gennaio
DON CARLO BRAGA – “Dalla sua vita”
Nel 1930, il 25 febbraio, si ebbe il martirio di Mons. Versiglia e di Don Caravario. Non volli credere alla tremenda realtà. Nello stesso periodo, il padre della Repubblica Cinese si alleò con la Russia per debellare gli avversari politici, e subito furono inviati esperti russi, aviatori, incrociatori di linea e di fiume, con comandanti che seppero, con tattica comunista e infiltrazioni cellulari, penetrare in ogni branca delle attività politiche, commerciali, culturali della nazione. Fu come una scossa di un vastissimo travolgente terremoto, che scatenò l’antica avversione di odio verso i bianchi e debordò incontrollata. Si trattava di abbandonare le posizioni missionarie (residenze, scuole, chiese, ospedali, orfanotrofi) conquistate con immensi sudori e sacrifici. Moltissimi si diedero alla fuga. Nessuno di noi ebbe la minima incertezza sul da farsi. Solo imperativo: restare nel segno della Croce e nel nome di Don Bosco. Il Signore mi mandò il suo messaggio: «La vittoria sarà per chi avrà avuto più pazienza: in patientia vestra possidebitis animas vestras et vestrorum». Vedendo le rocce lambite e flagellate dalla corrente del fiume vicino alla città di Shiu-Chow, acqua ora calma, ora impetuosa, spesso travolgente, pensavo: «La nostra opera è basata sulla roccia. Gli uomini passano e Don Bosco resta!» E Don Bosco restò nel cuore dei fedelissimi cristiani, e maggiormente degli ex-allievi e anche dei pagani, dando loro ispirazione e coraggio.
3 Pater, Ave, Gloria… A Te Signore…
6° giorno della Novena
27 gennaio
GIUSEPPE KOWALSKI – “Dalla sua vita”
Il campo di prigionia divenne per Giuseppe Kowalski il suo campo “pastorale”… Durante la sua detenzione mai smise il suo ministero e a dispensare speranza agli altri prigionieri. La prova di questo suo zelo per le anime ce lo testimonia la preghiera giornaliera che il beato organizzava per i detenuti: “La mattina appena usciti dagli isolati ci raccoglievamo, ancora nel buio (alle ore 4,30), formando un piccolo gruppo di 5-8 persone, presso uno dei blocchi, in un posto meno visibile (la scoperta di un simile raduno avrebbe potuto costarci la vita), per recitare le preghiere che ripetevamo dopo di lui. Il gruppetto andò man mano aumentando, malgrado che ciò fosse molto rischioso”.
3 Pater, Ave, Gloria… A Te Signore…
7° giorno della Novena
28 gennaio
ANTONIO BAGLIERI, “NINO” – “Dalla sua vita”
Dieci anni dopo l’incidente che lo ha completamente paralizzato Nino incomincia a leggere il Vangelo e la Bibbia: riscopre le meraviglie della fede. Aiutando alcuni ragazzini, vicini di casa, a fare i compiti, impara a scrivere con la bocca. Redige, così, le sue memorie, le lettere a persone di ogni categoria in varie parti del mondo, personalizza immagini-ricordo che omaggia a quanti vanno a visitarlo. Grazie a un’asticella, compone i numeri telefonici e si mette in contatto diretto con tante persone ammalate e la sua parola calma e convincente li conforta.
3 Pater, Ave, Gloria… A Te Signore…
8° giorno della Novena
29 gennaio
PRESENZA E TESTIMONIANZA – “Dalla Strenna 2021 del Rettor Maggiore”
Più che mai, sono necessarie la nostra presenza e, come testimonianza, la gioia che nasce dalla nostra fede “che spera”. Tutto questo soprattutto per i giovani, che non possiamo lasciare soli (ora meno che mai!): ci aspettano a braccia aperte, perché possiamo nuovamente abitare la loro vita, con la forza di un amore capace di conquistare tutto, perché in tutto questo solo l’amore può trionfare! Ognuna delle nostre opere deve lasciarsi inondare dal cuore vivo, generoso e rivitalizzante di ogni giovane che trasforma le case (muri di silenzio) in spazi di vita (della vita dei giovani). Noi vogliamo quella vita! È quella la vita che ci salva! […] I giovani ci domanderanno di offrire loro il “pane di vita” che alimenta il nostro “essere per loro” e il nostro “stare in mezzo a loro”. Per generare quella vita che il Signore desidera donare in questo momento della storia: la vita che non avrà fine.
3 Pater, Ave, Gloria… A Te Signore…
9° giorno della Novena
30 gennaio
FEDE E SPERANZA – “Dalla Strenna 2021 del Rettor Maggiore”
La speranza non procede da sola. Per sperare, bisogna avere fede. La speranza cristiana rende la fede tenace, capace di resistere agli urti della vita; consente di vedere oltre ogni ostacolo, apre lo sguardo e permette di inserire la nostra vita e storia in una lettura alla luce della salvezza di Dio. Dobbiamo essere seminatori di speranza, provocatori di speranza vera, sussurratori di questa stessa speranza. Don Bosco lo ha fatto in modo appassionato e quasi naturale. E noi siamo impegnati allo stesso modo, perché crediamo veramente che è la speranza a sostenere la vita, a prendersi cura di essa, a proteggerla. […]Il Santo Padre cita il grande poeta francese Charles Péguy, che ha lasciato meravigliose pagine sulla speranza. In una di esse afferma, in modo poetico, che Dio non è tanto sorpreso dalla fede degli esseri umani, né dalla loro carità. Ciò che lo riempie veramente di meraviglia e stupore è la speranza della gente: «Che quei poveri figli – scrive – vedano come vanno le cose e che credano che andrà meglio domattina». Siamo luci che invitano alla speranza con la testimonianza del nostro vivere, trasmettiamo la felicità nel modo semplice ma autentico di vivere la nostra fede.
3 Pater, Ave, Gloria… A Te Signore…