Fango – Il Vocabolario Missionario
La parola del Vangelo ti porta in missione. L’esperienza della missione, d’altro canto, cambia il significato che diamo alle parole. Essa lascia il segno, va in profondità nel cuore delle persone, tanto da arrivare a modificare il valore ed il significato di termini che prima sembravano comuni.
Insieme con un gruppo di giovani che hanno fatto questa esperienza, ti proponiamo 31 passi di cammino insieme.
26 OTTOBRE
La parola del giorno: Fango
Ritorno al Vangelo Giovanni (9:1-11):
Passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio. Dobbiamo compiere le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può più operare. Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo». Detto questo sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe (che significa Inviato)». Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, poiché era un mendicante, dicevano: «Non è egli quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Allora gli chiesero: «Come dunque ti furono aperti gli occhi?». Egli rispose: «Quell’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: Va’ a Sìloe e lavati! Io sono andato e, dopo essermi lavato, ho acquistato la vista».
Post-it!
Ci interessiamo ora di una cecità congenita, presentata nel celebre racconto giovanneo del cieco nato. La nostra attenzione punta su un dato ai nostri occhi stravagante eppure storico: la strana terapia adottata da Gesù nei confronti di quel miserabile, abbandonato anche dai suoi genitori che, durante l’interrogatorio dei farisei, prendono le distanze da lui (cfr. Giovanni 9,21).
Gesù, dunque, per guarirlo applica una curiosa cura: prepara un impasto di polvere della terra con il suo sputo e applica quella fanghiglia agli occhi del cieco. Poi lo indirizza alla piscina di Siloe a lavarsi e Giovanni osserva che il nome della fonte significa “Inviato” (9,7). […] Ora, in quell’epoca – e ancor oggi in certe culture – la saliva era considerata dotata di una particolare efficacia terapeutica. Soprattutto nel caso di persone venerate per santità e autorevolezza.
Avremmo, così, in questo atto a prima vista discutibile e improbabile una suggestiva testimonianza storica dell’episodio. Giovanni, però, rilegge l’evento come un “segno” che rivela Cristo “luce del mondo” (8,12) e che narra la storia anche di una conversione di colui che è stato sanato.
Mons. Gianfranco Ravasi
Commento al Vangelo
Tocca a te!
Nella gioranta di oggi prova a prenderti cura di qualcuno che è “invisibile” agli altri.
Te lo sei mai chiesto?
1. Rimani “cieco” di fronte alle difficoltà e necessità degli altri?
2. Ti sei mai sentito escluso?