Si riporta Cagliero 11 e l’intenzione missionaria salesiana del mese di Giugno 2020.
Intenzione Missionaria Salesiana, alla luce dell’intenzione di preghiera del Santo Padre.
CAGLIERO 11 – N°138, GIUGNO 2020
Carissimi amici delle missioni salesiane,
quando è scoppiata la pandemia del virus COVID-19, il Settore Missioni della Sede Centrale Salesiana a Roma, con l’appoggio del Don Bosco Network, ha organizzato – lo scorso 25 marzo – un incontro on-line di pianificazione strategica. Grazie all’instancabile impegno di Don George Menamparampil, coordinatore del Don Bosco Worldwide Solidarity Against COVID 19, le procure missionarie salesiane in tutti i continenti, sia nei paesi ricchi che in quelli poveri, si sono messe in rete e hanno coordinato le loro iniziative per salvare vite umane. Ora la pandemia sta gradualmente diminuendo in molti Paesi, mentre in altri sta solo raggiungendo il suo apice. Gli esperti avvertono di una seconda ondata più fatale. Tuttavia, questa emergenza ci sta già insegnando importanti lezioni missionarie. Soprattutto, la pandemia ha aperto il velo su una dura verità: non abbiamo tutte le risposte né i mezzi, a volte non ci poniamo nemmeno le domande giuste per rispondere a un’emergenza. Non possiamo, quindi, accontentarci del bene che facciamo. Dobbiamo coordinarci con gli altri per aiutare efficacemente più persone. Questo potrebbe essere intimidatorio, ma è anche stimolante e rinfrescante. Ora ci rendiamo conto che nessuno dovrebbe nemmeno pensare che ‘si è sempre fatto così’. Imparando dai nostri errori del passato, la pandemia ci sta insegnando che per dare una mano c’è bisogno di amore, impegno, dedizione e preoccupazione per la vita umana – anche a rischio di contrarre noi stessi il virus – per i più abbandonati, i dimenticati, quelli che non sono in grado nemmeno di chiedere aiuto.
Questa emergenza ci ricorda che ci vuole umiltà per poter collaborare con gli altri come partner paritari; che ci vuole immaginazione e creatività per inventare soluzioni a situazioni di emergenza che non abbiamo mai affrontato prima; che ci vuole autodisciplina per garantire una documentazione adeguata, trasparenza finanziaria e responsabilità dell’aiuto ricevuto dai nostri donatori; che ci vuole lo spirito missionario per renderci conto che le situazioni di crisi sono momenti fecondi per il primo annuncio anche tra gli agnostici e gli atei; che ci vuole soprattutto la fede per ricordarci che tutte queste iniziative sono espressioni concrete del nostro amore per Gesù Cristo, che ci assicura che alla fine la Vita trionferà sulla morte; Dio, non il male, avrà l’ultima parola. Questo mese del Sacro Cuore, infatti, è un forte richiamo a vivere la nostra vita in modo tale da rivelare al mondo intero il Cuore amorevole di un Dio Misericordioso!
D. Alfred Maravilla SDB, Consigliere per le missioni
STORIA MISSIONARIA DEI SALESIANI – 1
L’ideale missionario di Don Bosco, già vivo in lui sul finire dei suoi studi ginnasiali, si sviluppa e matura nel tempo. Concluso il periodo di formazione pastorale nel Convitto di S. Francesco d’Assisi a Torino (1844), egli pensa di entrare tra gli Oblati di Maria Vergine, che avevano aperto una fiorente missione in Indocina (Vietnam). Don Cafasso gli indica le sue “missioni” tra i giovani a Torino. Le letture che le imprese missionarie, riportate negli Annali della Propagazione della Fede, erano le sue preferite. Fin dal 1848, don Rua e altri lo udirono esclamare più volte: «Oh, se avessi molti preti e molti chierici vorrei mandarli a evangelizzare la Patagonia, la Terra del Fuoco…». Fu visto, in quegli stessi anni, gettare lo sguardo su qualche carta geografica e fremere al pensiero che «tante regioni giacessero ancora nell’ombra della morte». Dopo inenarrabili sacrifici, può finalmente lanciare le sue missioni verso l’Argentina (1875). «D’allora in poi — scrive don Albera — le Missioni furono il cuore del cuor suo e parve vivesse più soltanto per esse… Ne parla- va con tanto entusiasmo, che si restava meravigliati e fortemente edificati dall’ardore suo accesissimo per le anime». Le Spedizioni: Don Bosco riceve diverse sollecitazioni di presenze missionaria da molti Paesi, ma si decide per mandare la Prima Spedizione missionaria all’Argentina con l’invio dei primi 10 missio- nari l’11 novembre del 1875. Senza contare l’espansione in Europa (Francia, Spagna, Austria, Gran Bretagna), segue l’arrivo dei Salesiani in Uruguay (1876), Brasile (1883), Cile (1887) e, tre giorni prima della morte di Don Bosco, in Ecuador (1888). Poi, fino ad oggi, saranno inviati più di 11.000 Salesiani. Sono 10.571, inviati dal Santuario di Maria Ausiliatrice, dal 1875 al 2019 in 150 spedizioni.
PREDICARE IL VANGELO IN OGNI MOMENTO. QUANDO È NECESSARIO, USA LE PAROLE
Il mio ardente desiderio di andare in missione è stato suscitato dal mio formatore nel noviziato, un missionario salesiano del Perù (P. Antonio Ja- vier Barrientos) che ci ha parlato soprattutto delle missioni e della necessità di missionari salesiani nel mondo. Questo confratello mi ha fatto leggere la vita dei santi Mons. Luigi Versiglia e Callisto Caravario; vedendo quello che avevano fatto nella Cina, mi sono appassionato ancora di più alla vita missionaria.
Immagino che nella vita di ogni missionario le prime sfide siano quelle del linguaggio, dell’alimentazione, dell’adattamento al tempo, ecc… ma sono sfide normali da superare.
La sfida principale che ho affrontato non è stata quella di parlare apertamente dell’Amore di Gesù Cristo ai giovani, specialmente nella nostra scuola, perché la maggior parte dei nostri giovani sono musulmani. Nel fare discorsi, devo scegliere le mie parole in modo da non offendere nessuno di loro.
Prima di ricevere l’obbedienza di andare in Albania/Kosovo, pregavo Dio di mandarmi in qualsiasi altra parte del mondo, ma non in Europa, a causa dei miei pregiudizi razziali. E cosa ha fatto Dio? Mi ha fatto arrivare esattamente dove non volevo andare (questa è la bellezza del nostro Dio).
Guardando indietro a questi ultimi cinque anni, la mia esperienza mi ha fatto apprezzare e mettere in pratica le parole di San Francesco d’Assisi: “Predicare il Vangelo in ogni momento. Quando è necessario, usa le parole”. Vedere il mio sano rapporto con la gente del posto, conquistare la loro fiducia ed essere felice tra loro, è per me un chiaro segno che Dio mi vuole lì. Qualche parola a tutti i miei giovani confratelli, che sentono che Dio li chiama a essere missionari: siate forti e co- raggiosi. Non abbiate paura, e non siate costernati, perché il Signore vostro Dio è con voi ovunque andrete (cfr. Gv 1, 9) Non vi spaventate di lasciare le vostre zone di conforto, anda- te dove il Signore vi invia e siate segni dell’amore di Dio per tutti gli uomini.
Cl. Don Nyika, zambiano, missionario in Kosovo