Articoli

Settore per le Missioni: la nuova serie “CaglieroLIFE”

Il Settore per le Missioni della Congregazione Salesiana lancerà oggi, 11 febbraio – ricorrenza mensile del giorno missionario – il primo video di una nuova serie intitolata “CaglieroLIFE”. Ciascun video presenterà una tematica o una caratteristica legate all’intenzione salesiana del mese.

“Speriamo che possano essere utilizzati come strumento utile per l’animazione, la discussione e la condivisione all’interno dei vari gruppi giovanili. L’idea è che i video vadano a completare il bollettino missionario cartaceo Cagliero11 e le intenzioni di preghiera missionarie, come parte integrante del progetto”

(Don Pavel Zenisek, dell’équipe del Settore per le Missioni)

Il tema del video di febbraio 2021 è incentrato sulla PROTEZIONE.

Di seguito alcune informazioni aggiuntive riportate nell’articolo pubblicato ieri dall’Agenzia d’Informazione Salesiana ANS.

Il nome della rubrica, “CaglieroLIFE” vuole evidenziare la relazione con il Cagliero11 e con gli aspetti della vita concreta (LIFE), vita che è sempre rivolta in avanti. Il nome richiama al tempo stesso anche un gioco di parole, accentuando la proiezione del video dal vivo (LIVE).

I video sono fatti grazie alla collaborazione con la “Don Bosco Intuition Entertainers Media” (DBIEM – www.dbiem.org) in Francia e sono realizzati in diversi formati per poter essere usati sia per la proiezione in alta risoluzione, sia per la condivisione sulle reti sociali (WhatsApp, Facebook).

Le varianti linguistiche saranno cinque: inglese, italiano e francese nell’edizione parlata, oltre alle versioni in inglese con sottotitoli in lingua spagnola e portoghese.

Sarà possibile vedere e richiedere i video, a partire da domani, su:

Facebook:    @missionisalesiane

Web:           www.sdb.org/it/Dicasteri/Missioni

E-mail:        cagliero11@sdb.org

Cagliero 11 – “Promuovere la dignità umana” Febbraio 2021

Si riporta Cagliero 11 e l’intenzione missionaria salesiana del mese di Febbraio 2021.

Intenzione Missionaria Salesiana, alla luce dell’intenzione di preghiera del Santo Padre.

CAGLIERO 11 – N°146, FEBBRAIO 2021

Cari confratelli e amici,

In questo anno, 2021, celebriamo il centenario della morte di don Paolo Albera, secondo successore di Don Bosco. Il Rettor Maggiore ha proclamato un intero anno dedicato a lui.

Albera, che era chiamato “il piccolo Don Bosco”, ci colpisce per la sua semplicità e la sua spiritualità profonda. Un uomo che parlava e scriveva non solo in francese, ma anche in inglese, conosciuto bene per la sua visita durata 3 anni a tutte le case dell’America e per il suo modo paterno di accompagnare gli oltre 1500 Salesiani che furono direttamente coinvolti nella Prima Guerra Mondiale.

Buona festa di Don Bosco a tutti voi! Che possiamo diventare, come don Albera, dei “piccoli Don Bosco”.

Ivo Coelho SDB
Consigliere Generale per la Formazione

Cagliero 11 dicembre 2020 e un ricordo per don Italo Spagnolo

Alle porte dell’Avvento, portando nel cuore la tristezza per la scomparsa, a così breve distanza, di due “grandi Padri” dell’Africa salesiana: don Italo Spagnolo e don Vincenzo Marrone. Partiti insieme quasi 40 anni fa, sono nuovamente partiti insieme anche per l’ultima Casa, quella eterna!

Un ricordo di don Italo scritto da don Theo a nome dei confratelli AFW:

Caro don Italo, sei stato un fedelissimo figlio di Don Bosco con un cuore ardente per i giovani soprattutto i più poveri.
Tu hai vissuto fino alla fine il DA MIHI ANIMAS CETERA TOLLE, da quel giorno in cui hai detto il tuo primo sì fino all’ultimo sì, alla morte, un sì alla vita eterna.
Hai trasmesso la spiritualità salesiana con gioia ed entusiasmo. Per te tutto era davvero meraviglioso. Vedevi tutto con gli occhi di Dio. Sia nella gioia che nel dolore, tutto era “wonderful”! Proprio questo ci hai trasmesso con la tua vita, vissuta buona parte con i poveri di Ondo, Sunyani, Akure ed Ijebu-Ode. Attorno a queste città andavi anche nelle periferie più lontane, perché c’erano dei giovani a cui sentivi il bisogno di portare l’amore di Dio, facendo carne le parole di don Bosco: Anime! Anime!
Sei stato un grande costruttore di edifici che servano ai giovani, ma soprattutto sei stato un costruttore delle anime.
Sei stato una finestre tramite la quale entra la luce di Dio raggiunge tutti i giovani.

Ecco il messaggio di don Italo del 20 novembre, a un confratello Nigeriano che gli aveva scritto. Gli risponde: “Grazie del messaggio. Ti spero sempre impegnato e gioioso. Credo che il coronavirus abbia modificato un po’ i tuoi progetti, ma “nulla ti turbi”. Sempre disponibili alla volontà di Dio, come Don Bosco. Ti abbraccio con fraterno affetto. CIAO”

Queste parole riassumono la spiritualità di questo fedelissimo figlio di Dio e figlio di don Bosco Carissimo: come i servi fedeli del Vangelo, senti anche tu adesso le parole di Dio che ti dice “Bene servo buono e fedele; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. ( Mt 25,23).
Don Bosco e tutti i salesiani nel cielo ti accolgano con le loro braccia spalancate! Ti diciamo soltanto grazie!

Di seguito l’intervista “Un caffè con Don Italo“.

 

Si riporta Cagliero 11 e l’intenzione missionaria salesiana del mese di Dicembre 2020.

Intenzione Missionaria Salesiana, alla luce dell’intenzione di preghiera del Santo Padre.

CAGLIERO 11 – N°144, DICEMBRE 2020

IL NOSTRO MESSAGGIO È CRISTO!
Don Alfred Maravilla SDB, Consigliere Generale per le Missioni

La festa di Natale ci porta nel cuore della nostra fede cristiana. Tuttavia, quando si elimina ogni riferimento alla nascita di Cristo, non è più Natale. Infatti, non c’è Natale senza Gesù Cristo! Siamo spesso invitati ad aprire una presenza salesiana in molti luoghi perché apprezzano la nostra pastorale per i giovani poveri e abbandonati, la formazione tecnica nei nostri centri o il nostro lavoro sociale a favore dei rifugiati, dei giovani emarginati e degli sfollati. Questa è una grande benedizione. Ma potrebbe anche diventare un rischio. Noi salesiani potremmo rischiare di concentrarci così tanto sul nostro lavoro per la promozione umana e lo sviluppo dei poveri e degli emarginati che potremmo finire meno come evangelizzatori e più come operatori sociali o fornitori di servizi sociali. Se questo accade, presto il desiderio di fare del bene si affievolirà e la gioia di evangelizzare non si sentirà più. Non c’è missione senza Cristo! Infatti, “Non c’è vera evangelizzazione se il nome, l’insegnamento, la vita, le promesse, il Regno, il mistero di Gesù di Nazareth, Figlio di Dio, non siano proclamati”! (S. Paolo VI, Evangelii Nuntiandi, 22).

Certamente, “Nessun credente in Cristo, nessuna istituzione della Chiesa può sottrarsi a questo dovere supremo: annunziare Cristo a tutti i popoli” (Redemptoris Missio, 3). Ma ci sono situazioni o contesti in cui non possiamo nemmeno menzionare il nome di Gesù né esibire simboli cristiani. In questi casi, anche se non è prudente parlare di Gesù, non dobbiamo mai perdere quel desiderio interiore e quell’intenzione intima di fare ciò che facciamo per testimoniare Gesù. La sfida è vivere in modo tale che la nostra testimonianza di vita diventi un mezzo per suscitare l’interesse a scoprire la persona di Gesù. Infatti, “all’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva.” (Benedetto XVI, Deus Caritas Est, 1). Vivere oggi lo spirito missionario di Don Bosco significa rinnovare ogni giorno il nostro incontro personale con Gesù Cristo non per predicare noi stessi ma per essere credibili portatori del Messaggio che portiamo: nostro Signore Gesù Cristo!

Domande per la Riflessione e la Condivisione

  • Mi prendo cura di nutrire la mia fede in Gesù?
  • È credibile la mia testimonianza di vita come cristiano o come persona consacrata?

Testimonianza di santità missionaria salesiana

Don Pierluigi Cameroni SDB, Postulatore Generale per le Cause dei Santi Attilio Giordani (1913-1972), Salesiano cooperatore e missionario in Brasile visse da cristiano le diverse stagioni della sua vita: durante il Fascismo cerca la libertà nell’oratorio, nell’Azione Cattolica; in tempo di guerra e dopoguerra, quando per la politica e per i partiti si vive in un clima di contrapposizione e di conflitti, inventa la crociata della bontà; in tempo di contestazione, quando i giovani si appropriano del terreno che i vecchi lasciano vuoto d’ideali, egli appoggia l’Operazione Mato Grosso che i suoi figli gli hanno portato in casa. E tutto questo lo condivide con Noemi, la sua fidanzata e poi sposa, che si lascia coinvolgere fino alla fine dall’entusiasmo travolgente del suo Attilio: “Cara Noe, il Signore ci aiuti a non essere dei buoni alla buona, a vivere nel mondo senza essere del mondo, ad andare contro corrente”.

L’attività missionaria è ancora valida oggi?

Per l’animazione missionaria, pubblichiamo il Cagliero 11 di questo mese, con l’intenzione di preghiera per novembre.

***

Era giovedì 11 Novembre 1875 nella chiesa di Maria Ausiliatrice a Valdocco. Dopo il canto dei Vespri e del Magnificat, Don Bosco sale sul pulpito e traccia il programma apostolico dei partenti: iniziare con l’evangelizzazione degli emigrati italiani e puntare sull’evangelizzazione della Patagonia. Concluse con queste parole profetiche: “…chi sa che non sia questa partenza e questo poco come un seme da cui abbia a sorgere una grande pianta? Chi sa che non sia come un granellino di miglio o di senapa, che a poco a poco vada estendendosi e non abbia da produrre un gran bene?” Poi Don Bosco abbraccia a uno a uno i dieci missionari. A ciascuno è stata consegnata una copia dei “Ricordi ai Primi Missionari” che lui stesso aveva tracciato a matita sul taccuino di ritorno da un viaggio. Don Bosco accompagnò i missionari fino a Genova dove il 14 Novembre si imbarcarono sul piroscafo francese Savoie. Un testimone vide Don Bosco tutto rosso per lo sforzo di contenere le lacrime.

Questa scena, spesso romanzata, è rimasta nel nostro immaginario salesiano popolare. Ma rimangono anche le domande di molti: L’attività missionaria è ancora valida oggi? Non abbiamo abbastanza salesiani nemmeno per la nostra Ispettoria, perché mandarli come missionari in altri paesi? Poiché Dio vuole che tutti siano salvi, tutti hanno il diritto di conoscere Gesù Cristo. Quindi, la possibilità di conoscere Gesù deve essere resa concretamente disponibile a tutti. Infatti, tutti i discepoli sono esortati a predicare il Vangelo in ogni tempo e luogo (Mt 28,19-20), affinché tutti possano scoprire “le imperscrutabili ricchezze di Cristo” (Ef 3,8). Eppure, siamo tutti consapevoli che anche oggi, come in passato, molte persone non conoscono Gesù, né hanno la possibilità di conoscerlo o di accettarlo. Per questo più che mai, oggi la Chiesa è chiamata ad essere “in uscita”, con la stessa disponibilità ad ascoltare la voce dello Spirito e ad essere infiammata dallo stesso ardore e coraggio missionario che ha ispirato i missionari del passato (Redemptoris Missio 30; Evangelii Gaudium 24).

La nostra vocazione salesiana ci pone al centro della Chiesa (Cost. 6) “che è missionaria per sua stessa natura” perché “è inviata alle nazioni” (Ad Gentes 2). Don Bosco ha concepito il suo Oratorio con una prospettiva missionaria per i giovani poveri e abbandonati senza parrocchia. Animato dallo zelo missionario, ha lanciato altre iniziative: la tipografia, le Letture Cattoliche, il Bollettino Salesiano e ha fondato la Società Salesiana, le FMA, i Salesiani Cooperatori e l’ADMA. Infine, aprì una pagina completamente nuova nella vita della sua giovane Congregazione inviando i missionari salesiani nel 1875 e le FMA nel 1877. Don Bosco ha trasmesso questo ardore missionario alla sua famiglia religiosa. Così, il 19° e il 20° Capitolo Generale SDB hanno sottolineato che l ’esempio di Don Bosco indica che l’impegno missionario fa parte della natura e della finalità della nostra Congregazione (CG19, 178; CG20, 471). I missionari, quindi, non sono quelli che avanzano tra i tanti confratelli dell’Ispettoria. Né sono quelli che tratteniamo perché “qui abbiamo bisogno dei confratelli”. Il missionario salesiano è un confratello che risponde alla sua vocazione missionaria dentro la sua vocazione salesiana. Infatti, il nostro invio missionario ogni anno è l’espressione concreta della nostra fedeltà allo spirito e all’impegno missionario di Don Bosco!

Domande per la Riflessione e la Condivisione:

  • Perché l’attività missionaria è ancora valida oggi?

  • Perché la vocazione missionaria è una chiamata dentro la nostra comune vocazione salesiana?

D. Alfred Maravilla, SDB
Consigliere per le missioni

GENEROSITÀ MISSIONARIA
Nel 1920, esattamente cento anni fa, don Albera, secondo successore di Don Bosco scriveva una fervorosa lettera agli ispettori Salesiani d’Europa per esortare lo zelo missionario ad gentes. Già allora, sembrava avverarsi, scrive don Albera, un po’ per volta il magnifico sogno fatto da Don Bosco il 30 agosto 1883, nel quale l’angelico giovanetto Luigi Colle (morto due anni prima in odore di santità) gli fece vedere, in modo misterioso l’immensa mèsse che i Salesiani avrebbero dovuto raccogliere in avvenire. «Sono migliaia, e milioni di abitanti che attendono il vostro aiuto, che attendono la fede ». A questo si susseguirono altri sogni in cui il Santo dei giovani vedeva gradualmente i suoi Salesiani curarsi delle anime in ogni parte del mondo. Ma, continua don Albera, “mi esce purtroppo dal fondo del cuore il lamento del Divino Maestro: «Messis quidem multa, operarii autem pauci»”, ricorda notando la grande necessità di operai evangelici nella immensa messe delle opere salesiane.

Poi l’invito alla generosità missionaria: “Quanto maggiore è il numero dei Missionari che un’Ispettoria può inviare dovunque abbiamo Missioni; tanto più numerose e preclare saranno le vocazioni religiose che il Signore regalerà a quell’Ispettoria. — Non è una semplice affermazione retorica; è pensiero genuino del nostro Venerabile Padre.” Non è certo un messaggio del passato, ancora e di più oggi come Salesiani e membri della Famiglia Salesiana, dobbiamo credere a queste parole e non chiudere il nostro cuore alle esigenze di quelli che ci appaiono più lontani. “Il più bel monumento a Don Bosco, il più degno del suo gran cuore d’apostolo, non è dunque il Missionario, che col Crocifisso e col Vangelo in mano va a conquistare nuovi popoli alla religione e alla civiltà?”

DIO È VERAMENTE PRESENTE IN OGNI CULTURA
Sono cresciuto in una famiglia cristiana e in un ambiente misto dal punto di vista religioso e politico, che ha influenzato il destino dei giovani. Sono stato coinvolto nelle attività religiose della Chiesa e i miei impegni durante la scuola secondaria hanno cominciato a rivelare la chiamata missionaria che c’è in me. Mentre ascoltavo con l’aiuto del mio direttore spirituale, diventava più chiaro che il Signore mi chiamava con il cuore e da lontano. Da quel momento, qualsiasi desiderio che attraversava il mio cuore veniva percepito secondo lo zelo per la missione.

Come missionario salesiano in Cina, devo affrontare una cultura diversa dalla mia. Il dolore di comunicare in cinese minaccia il mio senso dell’umorismo. La struttura gerarchica della società che si fonda sui rapporti umani e sull’esercizio dell’autorità è un’altra sfida con cui mi scontro. Ciò significa che c’è il pericolo di misurare la dignità umana sulla base dello status sociale e dell’appartenenza razziale. Le giovani vocazioni provenienti da questo tipo di contesto soffrono di una fragilità vocazionale, poiché a volte è difficile trasformare queste realtà culturali in uno stile di vita religioso.

Venendo all’attuale situazione della Cina, ci sono ancora più tensioni sociali e le nostre comunità religiose vi rispondono con la preghiera e il discernimento, ma con grande cautela per non essere coinvolte in politiche di parte. Di fronte a questa realtà, la mia vita religiosa, soprattutto l’aspetto comunitario, è posta a dura prova. Recentemente, siamo stati colpiti dall’epidemia di Covid-19 che sta minacciando la vita umana e che ha messo fine a molte attività religiose e sociali. Tutti si muovono nella paura, nella paura dell’ignoto. Queste sfide stanno riscrivendo il racconto della mia vita missionaria e influenzano il modo in cui viviamo nella comunità. I giovani non vengono lasciati fuori. Si sentono limitati a vivere la loro esuberanza giovanile in modo gioioso. E guardando tutto questo, chiedo se il dito di Dio scrive in questo modo.

Nonostante tutto questo, mi guardo indietro e trovo ancora qualche motivo per essere gioioso. Ho imparato ad apprezzare la pluralità della vita che forma uno splendido mosaico dell’immagine di Dio e di come Egli si manifesta in ogni storia, in ogni evento. Dio è veramente presente in ogni cultura. Dio è presente nei giovani, non importa quanto piccola sia la sua voce. Io stesso l’ho sentito nella vita dei giovani con cui ho condiviso la mia vita in questo luogo. Questa è la mia gioia più profonda. Questa gioia che trovo tra i giovani è per me una forza in tutte le sfide. Offro queste sfide e queste gioie a Dio nella preghiera e le condivido con la comunità. Mentre nella preghiera Dio rivela la Sua volontà diretta, nella condivisione con la comunità rivela la sua volontà attraverso i confratelli.

Nelle mie ultime parole, i confratelli che stanno discernendo la vocazione missionaria stanno già ascoltando la voce di Gesù che chiama. Sono felici perché lo fanno con apertura e senza paura. Le difficoltà verranno per la loro strada, ma troveranno forza nell’unico e solo missionario di Dio – Gesù Cristo – nel quale condividiamo una sola missione per la salvezza dei giovani.

Nicolas Chibueze, missionario Salesiano in Cina

TESTIMONIANZA DI SANTITÀ MISSIONARIA SALESIANA

Don Pierluigi Cameroni SDB, Postulatore Generale per le Cause dei Santi

La Venerabile Mamma Margherita (1788-1856), segna con la sua la sua presenza femminile e materna il carisma salesiano fin dalle origini. La famiglia di Giovannino, scosso dalla sua situazione di orfano, poté godere del profondo amore di una madre, che consacrò totalmente la vita ai suoi figli, di una madre che fu per loro la prima e la più importante catechista; una donna che insegnò loro ad essere responsabili, lavoratori e onesti, caritatevoli con coloro che erano più poveri. Anche quando sarà a Valdocco aiuterà don Bosco nell’assistere i giovani poveri e senza famiglia, con l’affetto di una madre e la saggezza di una donna forte, educandoli a diventare buoni cristiani e onesti lavoratori.

 

Cagliero 11 – “Per la nostra Casa Comune” Settembre 2020

Si riporta Cagliero 11 e l’intenzione missionaria salesiana del mese di Settembre 2020.

Intenzione Missionaria Salesiana, alla luce dell’intenzione di preghiera del Santo Padre.

CAGLIERO 11 – N°141, SETTEMBRE 2020

ECCOMI, MANDA ME!

Don Alfred Maravilla SDB, Consigliere Generale per le Missioni

Da molti anni ormai, ogni ultima domenica di settembre, il Rettor Maggiore presiede l’invio missionario presso la Basilica di Maria Ausiliatrice a Valdocco. A causa della pandemia, quest’anno l’invio della 151a spedizione missionaria è stato rimandato a una data ancora da definire.Gesù è il Missionario del Padre: è stato inviato dal Padre; la suavita e il suo ministero rivelano la sua volontà di essere inviato e la sua totale obbedienza alla volontà del Padre (Gv 4,34). Gesù, a sua volta, ci attira nella sua missione e ci invia in missione in tutto il mondo. La missione della Chiesa è evangelizzare. Oggi essa continua a mandare evangelizzatori ovunque (Evangelii Nuntiandi, 15) perché, attraverso la nostra testimonianza di fede e l’annuncio del Vangelo, la gente possa conoscere Gesù. La vocazione missionaria nella Chiesa, infatti, è soprattutto una risposta sempre nuova alla domanda del Signore: “Chi manderò?” È un invito a uscire da noi stessi, a uscire dalle nostre zone di comodità e a dare una risposta libera e consapevole per renderci totalmente disponibili ovunque il Signore ci manderà: “Eccomi, manda me!” (Is 6,8). La vocazione missionaria salesiana è una partecipazione alla natura missionaria della Chiesa (Ad gentes, 2). Mentre ogni salesiano è chiamato a vivere lo spirito missionario, elemento essenziale del carisma di Don Bosco, alcuni salesiani sono chiamati ad essere missionari ad exteros (fuori dal proprio paese o dalla propria cultura) e ad vitam (come impegno per tutta la vita). Infatti, la vocazione missionaria salesiana è una chiamata all’interno della nostra comune vocazione salesiana. Come tale ha bisogno di preghiera e di
discernimento con l’aiuto di una guida spirituale. Grazie ai missionari salesiani, sin dal 1875, il carisma di Don Bosco è oggi presente in 134 paesi. Una volta accertata la propria vocazione missionaria, uno può scrivere direttamente al Rettor Maggiore manifestando la sua totale disponibilità ovunque sarà inviato. Forse, il Signore ti chiama ad essere missionario?

Per la riflessione:

  • Forse Dio mi chiama ad essere un missionario?
  • Come possiamo vivere oggi lo spirito missionario di Don Bosco?

Ogni anno, dal 1875, i missionari partenti ricevevano e ricevono una croce piena di significato. Ogni suo elemento presenta un aspetto profondo della spiritualità missionaria salesiana.

La Croce

Il primo, potente, simbolo è la croce in sé stessa. Ricevere la Croce porta tante emozioni e sfide spirituali. Centra la vita missionaria nella persona di Cristo e in Cristo crocifisso. Implica dapprima ricevere e poi offrire il grande insegnamento della Croce: l’amore infinito del Padre che offre il meglio di sé, suo Figlio; l’amore fino alla fine, del Figlio, che, obbediente e generoso, si consegna alla volontà del Padre per la salvezza dell’umanità.

La Missione e la Croce

Nell’iconografia tradizionale missionaria si può apprezzare la figura del missionario che mostra la croce alla gente. Quel gesto, che ad alcuni potrebbe sembrare un po’ ingenuo, se non colonizzatore, significa per noi Salesiani che ” la nostra scienza più eminente è quindi conoscere Gesù Cristo e la gioia più profonda è rivelare a tutti le insondabili ricchezze del suo mistero”
(Cost. Salesiane, n°34).

Il Buon Pastore

La croce, secondo il carisma salesiano, si vive nella consegna pastorale illimitata. Il Buon Pastore rivela la cristologia salesiana: la carità pastorale, nucleo dello spirito salesiano, “l’atteggiamento che conquista con la mitezza e il dono di sé” (Cost. Salesiane, n°10-11).

ESSERE MISSIONARI PER UNA VITA SIGNIFICATIVA

Ayubowan! ( Lunga vita!)
Da quando sono rientrato nel 1996 per la teologia nelle Filippine dalle missioni della Papua Nuova Guinea dove ho fatto il tirocinio, il desiderio di tornare in missione mi è rimasto dentro come una scintilla di luce che continua a bruciare. Fin da aspirante, ho sempre sognato di andare in missione. E anche se mi ci è voluto un bel po’ di tempo per dare ancora una volta a questo desiderio ardente la possibilità di risplendere di nuovo, sento che è valsa la pena aspettare. Finalmente, l’11 ottobre 2015, mentre celebravo il mio 25° anno di professione, il 15° anno di sacerdozio e il 45° anno di vita qui sulla terra, ho avuto il coraggio di immergermi ancora una volta nelle acque profonde della vita nelle missioni.

Sono volato su una piccola isola chiamata “Lacrima dell’India”: Sri Lanka. Ho affrontato le sfide di una nuova cultura prevalentemente influenzata dal buddismo e dall’induismo; adattandomi al cibo che è per lo più “indiavolato con peperoncino rosso e piccante” nella preparazione; intrecciando la lingua con il Sinhala e la lingua tamil, essenziale per poter comunicare con la gente del posto; e rendendomi disponibile ad aiutare e andare incontro alle necessità della Visitatoria per quanto riguarda il personale, l’apostolato creativo e sostenibile, e cento e cento altre richieste; tutto questo richiede molta pazienza, amore e umiltà da parte di uno come me che sta cercando di essere un missionario.

Più che “fare”, ci si aspetta molto di “essere”, perché in realtà, sono tornato come un bambino piccolo che impara tutto per la prima volta nelle missioni. Ho imparato anche che “AMORE” si pronuncia “DARE” nelle missioni: rinunciare alla mia vita passata, ai miei desideri presenti e ai miei progetti futuri per ciò che lasituazione mi chiede.

Ma nella misura in cui questa vita è carica di richieste, ho avuto anche qualche inaspettata fonte di reale consolazione. Un giorno, durante un ritiro che stavo predicando, chiesi a un salesiano studente di teologia del posto di immaginare come si vedeva a dieci anni da quel momento. Mi rispose: “Padre mi vedo come un sacerdote salesiano…”, e prima di interrompermi, continuò: “…ma non come un semplice sacerdote, voglio essere un sacerdote missionario che si offre di andare in un luogo lontano… perché voglio vivere una vita significativa”. Sentito questo, ho sorriso e ho detto: “poi, in fondo, c’è davvero qualcosa di più di tutto ciò”. Per chi sogna di andare in missione: essere in un territorio di missione non ti rende automaticamente missionario. Essere missionario è un processo e sicuramente ci vorrà un po’ di tempo…fidati di una persona che cerca di esserlo.

Jesu Phitai! Gesù vi benedica!

Noel Sumagui missionario filippino nello Sri Lanka

Cagliero 11 – “Per le famiglie in Africa” Luglio 2020

Si riporta Cagliero 11 e l’intenzione missionaria salesiana del mese di Luglio 2020.

Intenzione Missionaria Salesiana, alla luce dell’intenzione di preghiera del Santo Padre.

CAGLIERO 11 – N°139, LUGLIO 2020

Carissimi amici delle missioni salesiane,
siamo ancora sotto l’effetto di Covid-19. Nell’emisfero nord, luglio è l’intenso mese estivo, quando tutti si prendono del tempo per godersi l’estate con la propria famiglia e gli amici. Nell’emisfero sud è la metà dell’anno scolastico quando le scuole si prendono una pausa di metà anno dalle loro frenetiche attività. Nei tropici, le scuole stanno cominciando il nuovo anno scolastico. Ovunque ci troviamo, questo luglio non sarà certo come quelli che abbiamo conosciuto in passato. Con la fine del lockdown, i responsabili politici e gli esperti stanno discutendo su come evitare una nuova ondata del virus. Possiamo tornare ancora nelle scuole, nei ristoranti e in ufficio tenendo a distanza il coronavirus? Gli esperti avvertono che potremmo dover continuare a vivere almeno parzialmente isolati per molti mesi a venire. Saremo ancora scoraggiati dal toccare i nostri amici e in alcuni casi anche la nostra famiglia. Mascherine per il viso, disinfettante per le mani e altri dispositivi di protezione personale saranno con noi per un po’ di tempo.
Molti la chiamano la ‘nuova normalità’. Nessuno ha ancora ben chiaro come potrebbe essere. Questa ‘nuova normalità’ dipenderà da diverse incognite, poiché il mondo come lo conosciamo si sta dissolvendo. Ma dietro di essa si nasconde un nuovo mondo, di cui possiamo almeno immaginare la formazione. Infatti, dobbiamo chiederci perché dovremmo voler tornare al mondo pre COVID-19. Mi piace pensare che la ‘nuova normalità’ possa implicare il passaggio dalle disuguaglianze sociali, dal degrado ambientale e dall’avidità economica a qualcosa di meglio. Mi piace pensare che la nostra ‘nuova normalità’ possa essere profondamente permeata dallo spirito missionario di Don Bosco: abbandonare l’atteggiamento compiacente che dice: ‘Abbiamo sempre fatto così’, ripensare con coraggio e creatività i nostri obiettivi, le strutture, lo stile e i metodi di evangelizzazione, camminare insieme come partner, fare rete, coordinarsi, favorire il discernimento educativo-pastorale (Evangelii Gaudium, 33). Che essere infiammati dallo zelo missionario possa essere la nostra ‘nuova normalità’!

D. Alfred Maravilla SDB, Consigliere per le missioni

FACCIO PARTE DI UN SOGNO DEL NOSTRO PADRE DON BOSCO

Avevo l’inquietudine di essere missionario molto prima che mi venisse l’idea di diventare salesiano, ma è stato durante il noviziato che questo desiderio si è fatto presente, già da un punto di vista salesiano, ed è lì che ho manifestato al maestro quello che sentivo che Dio mi chiedeva; in quel momento ho anche riconosciuto che avevo bisogno di percorrere il cammino, di mettere radici in Gesù Cristo, di purificare alcune cose in me, di continuare a camminare nella formazione iniziale. Ho potuto contare su persone che mi hanno aiutato nel mio discernimento: è stato qualcosa di molto prezioso e importante, perché significa potersi confrontare e sentire la voce di Dio in tutta sincerità, e quindi poter avere i piedi per terra, sapendo che Dio bussava alla porta della mia vita per qualcosa di speciale. Alcune sfide per la mia vocazione missionaria consistono nell’imparare ad abbandonare certi schemi, ad aprirmi alla novità di Dio che è presente dove sono stato mandato ad essere segno e portatore del suo amore, nonostante le mie debolezze. Un altro elemento è quello di poter vedere l’altra faccia della medaglia di un Paese del primo mondo: trovare giovani esclusi dal sistema educativo e da una società che spesso li rifiuta a causa della loro storia di vita, per le cicatrici che portano nel corpo e nell’anima, e che spesso non scommette su di loro; vedere che sono pochi i pastori, che sono disposti a fare un viaggio a fianco di questa popolazione così delicata, ma allo stesso tempo piena di sogni e di obiettivi da realizzare.

Nella mia vocazione vivo la grande gioia di poter sentire e riconoscere che faccio parte di un sogno, di un sogno di nostro padre Don Bosco, che è diventato realtà nel corso degli anni. Quando sono atterrato, due cose che mi hanno segnato:
1. trovare fratelli salesiani più anziani felici della loro scelta di vita come salesiani, e vederli spesso con quel senso di pienezza per una vita donata ai giovani più poveri e bisognosi;
2. constatare che i cristiani praticanti non saranno certo molti a Barcellona/Spagna, ma quello che è certo è che trovare un giovane, un laico, una coppia di sposi che vivono il loro essere cristiano in profondità, e che si donano senza risparmiare nulla per la missione salesiana, senza dubbio è molto edificante per me come salesiano.

Bisogna sapersi abbandonare completamente nelle mani di Dio, che è senza dubbio un cammino di discernimento insieme a un compagno. E se questa preoccupazione è di Dio, in Dio sarà mantenuta e in Dio darà frutto: solo se avete fiducia, ma anche se lavorate su ciò che Dio vi chiede.

Issrael Hernández, missionario venezuelano in Spagna

Cagliero 11 – “Per i Gruppi Missionari” Giugno 2020

Si riporta Cagliero 11 e l’intenzione missionaria salesiana del mese di Giugno 2020.

Intenzione Missionaria Salesiana, alla luce dell’intenzione di preghiera del Santo Padre.

CAGLIERO 11 – N°138, GIUGNO 2020

Carissimi amici delle missioni salesiane,

quando è scoppiata la pandemia del virus COVID-19, il Settore Missioni della Sede Centrale Salesiana a Roma, con l’appoggio del Don Bosco Network, ha organizzato – lo scorso 25 marzo – un incontro on-line di pianificazione strategica. Grazie all’instancabile impegno di Don George Menamparampil, coordinatore del Don Bosco Worldwide Solidarity Against COVID 19, le procure missionarie salesiane in tutti i continenti, sia nei paesi ricchi che in quelli poveri, si sono messe in rete e hanno coordinato le loro iniziative per salvare vite umane. Ora la pandemia sta gradualmente diminuendo in molti Paesi, mentre in altri sta solo raggiungendo il suo apice. Gli esperti avvertono di una seconda ondata più fatale. Tuttavia, questa emergenza ci sta già insegnando importanti lezioni missionarie. Soprattutto, la pandemia ha aperto il velo su una dura verità: non abbiamo tutte le risposte né i mezzi, a volte non ci poniamo nemmeno le domande giuste per rispondere a un’emergenza. Non possiamo, quindi, accontentarci del bene che facciamo. Dobbiamo coordinarci con gli altri per aiutare efficacemente più persone. Questo potrebbe essere intimidatorio, ma è anche stimolante e rinfrescante. Ora ci rendiamo conto che nessuno dovrebbe nemmeno pensare che ‘si è sempre fatto così’. Imparando dai nostri errori del passato, la pandemia ci sta insegnando che per dare una mano c’è bisogno di amore, impegno, dedizione e preoccupazione per la vita umana – anche a rischio di contrarre noi stessi il virus – per i più abbandonati, i dimenticati, quelli che non sono in grado nemmeno di chiedere aiuto.

Questa emergenza ci ricorda che ci vuole umiltà per poter collaborare con gli altri come partner paritari; che ci vuole immaginazione e creatività per inventare soluzioni a situazioni di emergenza che non abbiamo mai affrontato prima; che ci vuole autodisciplina per garantire una documentazione adeguata, trasparenza finanziaria e responsabilità dell’aiuto ricevuto dai nostri donatori; che ci vuole lo spirito missionario per renderci conto che le situazioni di crisi sono momenti fecondi per il primo annuncio anche tra gli agnostici e gli atei; che ci vuole soprattutto la fede per ricordarci che tutte queste iniziative sono espressioni concrete del nostro amore per Gesù Cristo, che ci assicura che alla fine la Vita trionferà sulla morte; Dio, non il male, avrà l’ultima parola. Questo mese del Sacro Cuore, infatti, è un forte richiamo a vivere la nostra vita in modo tale da rivelare al mondo intero il Cuore amorevole di un Dio Misericordioso!

D. Alfred Maravilla SDB, Consigliere per le missioni

STORIA MISSIONARIA DEI SALESIANI – 1

L’ideale missionario di Don Bosco, già vivo in lui sul finire dei suoi studi ginnasiali, si sviluppa e matura nel tempo. Concluso il periodo di formazione pastorale nel Convitto di S. Francesco d’Assisi a Torino (1844), egli pensa di entrare tra gli Oblati di Maria Vergine, che avevano aperto una fiorente missione in Indocina (Vietnam). Don Cafasso gli indica le sue “missioni” tra i giovani a Torino. Le letture che le imprese missionarie, riportate negli Annali della Propagazione della Fede, erano le sue preferite. Fin dal 1848, don Rua e altri lo udirono esclamare più volte: «Oh, se avessi molti preti e molti chierici vorrei mandarli a evangelizzare la Patagonia, la Terra del Fuoco…». Fu visto, in quegli stessi anni, gettare lo sguardo su qualche carta geografica e fremere al pensiero che «tante regioni giacessero ancora nell’ombra della morte». Dopo inenarrabili sacrifici, può finalmente lanciare le sue missioni verso l’Argentina (1875). «D’allora in poi — scrive don Albera — le Missioni furono il cuore del cuor suo e parve vivesse più soltanto per esse… Ne parla- va con tanto entusiasmo, che si restava meravigliati e fortemente edificati dall’ardore suo accesissimo per le anime». Le Spedizioni: Don Bosco riceve diverse sollecitazioni di presenze missionaria da molti Paesi, ma si decide per mandare la Prima Spedizione missionaria all’Argentina con l’invio dei primi 10 missio- nari l’11 novembre del 1875. Senza contare l’espansione in Europa (Francia, Spagna, Austria, Gran Bretagna), segue l’arrivo dei Salesiani in Uruguay (1876), Brasile (1883), Cile (1887) e, tre giorni prima della morte di Don Bosco, in Ecuador (1888). Poi, fino ad oggi, saranno inviati più di 11.000 Salesiani. Sono 10.571, inviati dal Santuario di Maria Ausiliatrice, dal 1875 al 2019 in 150 spedizioni.

PREDICARE IL VANGELO IN OGNI MOMENTO. QUANDO È NECESSARIO, USA LE PAROLE

Il mio ardente desiderio di andare in missione è stato suscitato dal mio formatore nel noviziato, un missionario salesiano del Perù (P. Antonio Ja- vier Barrientos) che ci ha parlato soprattutto delle missioni e della necessità di missionari salesiani nel mondo. Questo confratello mi ha fatto leggere la vita dei santi Mons. Luigi Versiglia e Callisto Caravario; vedendo quello che avevano fatto nella Cina, mi sono appassionato ancora di più alla vita missionaria.

Immagino che nella vita di ogni missionario le prime sfide siano quelle del linguaggio, dell’alimentazione, dell’adattamento al tempo, ecc… ma sono sfide normali da superare.

La sfida principale che ho affrontato non è stata quella di parlare apertamente dell’Amore di Gesù Cristo ai giovani, specialmente nella nostra scuola, perché la maggior parte dei nostri giovani sono musulmani. Nel fare discorsi, devo scegliere le mie parole in modo da non offendere nessuno di loro.

Prima di ricevere l’obbedienza di andare in Albania/Kosovo, pregavo Dio di mandarmi in qualsiasi altra parte del mondo, ma non in Europa, a causa dei miei pregiudizi razziali. E cosa ha fatto Dio? Mi ha fatto arrivare esattamente dove non volevo andare (questa è la bellezza del nostro Dio).

Guardando indietro a questi ultimi cinque anni, la mia esperienza mi ha fatto apprezzare e mettere in pratica le parole di San Francesco d’Assisi: “Predicare il Vangelo in ogni momento. Quando è necessario, usa le parole”. Vedere il mio sano rapporto con la gente del posto, conquistare la loro fiducia ed essere felice tra loro, è per me un chiaro segno che Dio mi vuole lì. Qualche parola a tutti i miei giovani confratelli, che sentono che Dio li chiama a essere missionari: siate forti e co- raggiosi. Non abbiate paura, e non siate costernati, perché il Signore vostro Dio è con voi ovunque andrete (cfr. Gv 1, 9) Non vi spaventate di lasciare le vostre zone di conforto, anda- te dove il Signore vi invia e siate segni dell’amore di Dio per tutti gli uomini.

Cl. Don Nyika, zambiano, missionario in Kosovo

Cagliero 11 – “Per i ministeri laicali in America” Maggio 2020

Si riporta Cagliero 11 e l’intenzione missionaria salesiana del mese di Maggio 2020.

Intenzione Missionaria Salesiana, alla luce dell’intenzione di preghiera del Santo Padre.

CAGLIERO 11 – N°137, MAGGIO 2020

Carissimi amici,

certamente questi ultimi mesi non sono stati come quelli degli anni precedenti! Il mondo intero si è fermato ed è rimasto in silenzio. L’economia è in crisi, le imprese stanno chiudendo. Ora ci siamo ricreduti poiché pensavamo che tutto quello che abbiamo, tutto quello che possediamo fosse il risultato del nostro lavoro. Abbiamo vissuto la nostra vita come se dovessimo stare qui su questa terra per sempre. Ci siamo affannati su questa disperata ricerca di una cura per il coronavirus.

Attraverso questa pandemia ci siamo gradualmente resi conto di aver dimenticato che è sempre stata la misericordia di Dio a renderci ciò che siamo. Probabilmente questa pandemia potrebbe essere per noi una purificazione per riportarci a Dio. Il Signore ha atteso pazientemente che tornassimo a Lui, perché lo riconoscessimo di nuovo il “centro” della nostra esistenza.

Nonostante il coronavirus, possiamo restare ancora in pace e tranquilli? Certo che possiamo! Perché la nostra fede ci assicura che, alla fine, Dio trionferà sulla malattia, sulla sofferenza e sulla morte! Con gli occhi della fede sappiamo che lo Spirito Santo continua ad operare nel mondo oggi. La festa di Pentecoste ci assicura che con la potenza dello Spirito l’amore misericordioso di Dio avrà l’ultima parola, non il male, che alla fine Dio trionferà.

Buona festa di Pentecoste a tutti!

D. Alfred Maravilla SDB, Consigliere per le missioni

EMERGENCY RESPONSE

Questa emergenza del Corona Virus è stata un’opportunità per sviluppare la creatività pastorale salesiana e la solidarietà. Nei cinque continenti sono sorte iniziative per soccorrere i più svantaggiati e sono nate nuove proposte educative e pastorali. È bello vedere tutti i giorni come arrivano notizie, fotografie, video che dimostrano come lo zelo salesiano sta implementando diverse iniziative in tutto il mondo.

La Congregazione, mediante l’équipe di Coordinamento per le Emergenze, sta accompagnando e promuovendo la solidarietà a livello globale. Questo team ci da alcune indicazioni e suggerimenti sulle richieste di iniziative per la realizzazione di progetti vari:

  • ci si adopera perché NESSUNO sia trascurato, che il poco che abbiamo, possa essere condiviso con tutti, in particolare con i più bisognosi;
  • alcuni donatori, in particolare quelli istituzionali, specificano dove deve andare il loro denaro; noi dobbiamo rispettare le loro indicazioni;
  • si deve evitare ogni tipo di abuso finanziario. Nonostante l'”urgenza”, le organizzazioni donatrici del Don Bosco Network, stanno studiando le richieste delle Ispettorie, per realizzarle in modo professionale: chiedono diversi tipi di documentazione per l’implementazione di qualche progetto. Per tutti i progetti presentati a DBN sono attesi rapporti e rendiconti. Tutto deve essere documentato con fatture, ricevute, rapporti, fotografie, … ;
  • questa non è una gara di 100 metri, è una maratona. Non è una battaglia, è una guerra. Dopo l’impatto immediato attuale, le conseguenze continueranno per mesi e anni. Perciò abbiamo bisogno di uno sguardo serio sul nostro stile di vita: Come possiamo ridurre le spese, costi, risparmiare, bloccare le perdite, migliorare la nostra amministrazione, usare le nostre risorse in modo più efficiente, usare le risorse attuali per “guadagnare” qualcosa, adottare uno stile di vita più semplice, ridurre l’uso dei nostri veicoli e i nostri viaggi; ripensare le nostre celebrazioni, i giubilei e le feste; la nostra ricerca di ulteriori donazioni a livello locale?

Pochi giorni fa ho avuto notizie da Don Vaclav Klement da Don Bosco – Mati, FIS (Filippine Sud). Si confrontano con il covid-19. Come? Con il lavoro manuale, coltivando gli ortaggi! PERFETTO! La raccolta inizia in poche settimane. Un piccolo, ma meraviglioso passo avanti. Queste indicazioni e suggerimenti sono indirizzati a tutti gli Ispettori e ai molti Uffici ispettoriali di Pianificazione e Sviluppo.

M C George Menamparampil sdb, Emergency Response Coordinator

…CANTANDO A DIO E CON GLI ALTRI

Mi chiamo NIYOYITUNGIRA Emmanuel. Ho 33 anni e vengo dal Burundi. Sono il primo nato di sette figli. Sono missionario salesiano a Yakutsk in Siberia. Il desiderio missionario in me è nato fin da bambino, ma quando sono entrato nel seminario minore della mia diocesi ho capito che è davvero la mia vocazione. Ho iniziato a partecipare al Movimento dei Focolari. Stavo leggendo la sua storia e il suo obiettivo: COSTRUIRE UN MONDO UNITO. Così ho capito che essere missionario è possibile per tutti. Ma non potevo esprimere il mio desiderio a nessun sacerdote nel Seminario perché, essendo diocesani, c’erano meno possibilità di slancio missionario. Poiché nel mio Paese non era garantita la calma per finire l’anno accademico, a causa degli scioperi dei docenti, sono andato a trovare un mio amico di Rukago, in una parrocchia salesiana. Abbiamo partecipato all’Eucaristia del mattino e dopo, il padre Remy Nsengiyumva, sacerdote salesiano della parrocchia, è venuto a salutarci e a farci alcune domande sui nostri studi. Sono stato segnato da quel gesto e ho deciso di essere salesiano, e quindi missio- nario. Ho capito che la salesianità equivale ad essere missionario. E da quando ho iniziato la mia formazione salesiana, mi sono interessato della vita missionaria e infine ho espresso il mio desiderio al Padre Provinciale Camiel Swetvagher, che mi ha veramente accompagnato e mi ha permesso di realizzare la mia vocazione. Così ho ricevuto a Torino la croce missionaria dalle mani del Rettore Maggiore nella 148ma Spedizione Missionaria per andare in Siberia (Russia). Le mie sfide si dividono in tre categorie:

  1. sfide climatiche. Come tutti potete immaginare, è molto difficile adattarsi alle condizioni di vita a una tempera- tura di 50 gradi sottozero, quando nel tuo paese è sempre positivo. Così all’inizio ho perso la nozione del tempo;
  2. sfide culturali: ognuno di noi ha la sua cultura. Io ho avuto molta difficoltà a integrare la mia cultura nella terra di missione (abitudini, mentalità e sentimenti) a causa delle difficoltà della nuova lingua, del nuovo cibo, di una nuova tabella di marcia, … ;
    3. sfide pastorali: il successo nelle attività pastorali richiede piani e risorse. Poiché nella nostra comunità missionaria i giovani erano quasi assenti, per me è stata una grande difficoltà. Nella nostra comunità dipendiamo molto delle condizioni climatiche.

Vorrei esprimere la mia gioia e la mia gratitudine alla Congregazione, che mi ha aiutato a realizzare i miei sogni; sono felice oggi perché sono missionario per i giovani, per la Congregazione e per la Chiesa. Ho visto di cosa hanno bisogno oggi i giovani per amare Dio e Don Bosco. In breve la mia grande gioia è quella di partecipare all’Evangelizzazione, cantando a Dio e con gli altri. Anche vorrei suggerire ai giovani salesiani che sentono la vocazione missionaria salesiana di continuare ad ascoltare la voce di Dio. Che si prendano tutto il tempo necessario per conoscere meglio il significato di ciò che significa oggi “essere missionari”. Con umiltà e poca esperienza, potrei dire che essere missionario oggi è difficile, ma possibile, e è comunque indispensabile per salvare le anime dei giovani che soffrono di molti virus della globalizzazione. Don Bosco è oggi più necessario che mai. Grazie mille.

Emmanuel NIYOYITUNGIRA, missionario burundese in Siberia

Cagliero 11 – “Per la promozione della pace nel mondo” Gennaio 2020

Si riporta Cagliero 11 e l’intenzione missionaria salesiana del mese di gennaio 2020.

Intenzione Missionaria Salesiana, alla luce dell’intenzione di preghiera del Santo Padre.

CAGLIERO11_133, GENNAIO 2020

Cari confratelli, cari amici,

abbiamo appena visto e ascoltato l’Appello Missionario che il Retto-re Maggiore ha fatto l’8 dicembre 2019 (http://www.infoans.org). La 151° Spedizione Missionaria aspetta i suoi generosi candidati.

Questa Spedizione sarà inviata da Valdocco domenica 27 settembre 2020.

“Faccio questo Appello Missionario entusiasta e con una forte convinzione” – ha detto il Successore di Don Bosco indirizzandosi a tutti i giovani confratelli – “come anche a quelli di tutte le età”.

Cagliero, Fagnano, Costamagna, Caravario, Versiglia, Cimatti, come anche gli ultimi giovani tirocinanti appena inviati: tutti missionari ad gentes, ad exteros, ad vitam. Sei pronto anche tu a prolungare questa lista e questa missione con il tuo nome?

Si tratta essenzialmente di un invito all’ascolto: ascoltare la chiamata di Dio, perché il Signore continua a chiamare a questa vocazione speciale. Solo in sintonia prima di tutto con Lui si potrà ascoltare questo appello. Si tratta di un ascolto che ci porta al discernimento, ad ascoltare davvero Dio nel nostro cuore.

Dunque, si tratta di ascoltare bene, discernere bene per rispondere bene, cioè, con generosità.

E don Ángel conclude dicendo: “Vi invito all’ascolto. Prego per voi. Aspetto le vostre lettere”.

D. Guillermo Basanes, SDB
Consigliere per le missioni

GIORNATA MISSIONARIA SALESIANA 2020

Quest’anno, concludiamo il sessennio 2015-2020, centrato sul tema del Primo Annuncio nei diversi contesti della missione salesiana. Dopo esserci focalizzati sull’Oceania (2016), sull’America (2017), sull’Asia (2018) e sull’Africa (2019), il 2020 è dedicato al Primo Annuncio di Gesù Cristo in Europa attraverso gli Oratori e i Centri Giovanili.

L’oratorio è un ambiente educativo che si apre, con slancio missionario, ai ragazzi e ai giovani. (Reg. 11).

La forza educativa ed evangelizzatrice di questa tipica pre-senza salesiana continua a essere, oggi come ieri, una pro-posta missionaria vivace e attuale per la gioventù europea. È una chiesa oratoriana in uscita che si apre al mondo giovanile del territorio, amando ciò che i giovani amano affinché possano amare il Signore, che noi amiamo.

Questa Giornata Missionaria vuole anche stimolare tutte le Ispettorie dei cinque continenti a prendere a cuore questa originaria presenza di Don Bosco, come via fondamentale di incontro con bambini, adolescenti e giovani, dove nella gratuità, nella libertà, nel senso di famiglia di una pastora-le creativa, ci avviciniamo, accompagniamo, educhiamo e annunziamo la Buona Novella di Gesù a quanti il Signore ci offre l’opportunità di incontrare.

“Don Bosco visse una tipica esperienza pastorale nel suo primo oratorio, che fu per i giovani casa che accoglie, parrocchia che evangelizza, scuola che avvia alla vita e cortile per incontrarsi da amici e vivere in allegria. Nel compiere oggi la nostra missione, l’esperienza di Valdocco rimane criterio permanente di discernimento e rinnovamento di ogni attività e opera”. (Cost. 40)

Il lancio della GMS 2020 si realizza nel giorno dell’Epifania e si celebra nella settima attorno all’11 novembre, per mantenere viva la fiamma missionaria della Congregazione. Che il Signore conceda ai Salesiani e ai laici della Famiglia Salesiana un cuore oratoriano-missionario per i giovani di oggi.

UN PICCOLO GREGGE IN AZERBAIGIAN

Sono nato in Cecoslovacchia, allora un paese socialista. Già da ragazzo volevo essere prete e missionario. Avevo sentito dei racconti sui missionari, letto qualche libro e articolo. Nella mia ricerca vocazionale avevano un ruolo importante gli incontri con i non credenti o non praticanti della religione. È stata molto importante la mia esperienza nel tirocinio e il periodo di studi teologici in Italia. Penso che la spinta definitiva per la mia domanda ufficiale per le missioni è stata la volontà di andare a servire là, dove la gente ha una difficoltà oggettiva di conoscere Gesù, Figlio di Dio, e di poter avere un’esperienza di Chiesa come comunità.

Da otto anni vivo in Azerbaigian, che si trova tra l’Europa e l’Asia. E’ un paese post-sovietico, laico, multiculturale, tollerante verso le religioni. La sfida per me è la vita tra la gente di varie culture di mentalità orientale, maggiormente musulmana. Mi costa molto anche la distanza geografica dagli ambienti tipicamente cattolici. In un paese con 10 milioni di abitanti, solo trecento sono cattolici. Alla Santa Messa domenicale e festiva partecipano più o meno regolarmente anche circa seicento stranieri. La presenza cattolica consiste appena in una sola parrocchia affidata ai salesiani. Per fortuna, ci sono presenti anche le suore di Madre Teresa (MC)e le salesiane (FMA). La sfida più grande è, però, rappresentata, in primo luogo, dai miei limiti personali. I nostri limiti si sentono, anche perché siamo soltanto otto salesiani, di cui uno è il Vescovo del paese.

Ci sono, però, molte gioie. Fra quelle esterne ricordiamo certamente la visita di Papa Francesco nel 2016, la prima messa del primo sacerdote cattolico del paese, come anche l’ordinazione episcopale del nostro Prefetto Apostolico, prima direttore della comunità. Ma la gioia più grande è il sentire spontanee testimonianze di fede di quelli che hanno trovato il dono della fede in Gesù. Una di quelle testimonianze è stata per me molto significativa. Mi trovavo insieme a un nostro parrocchiano in un villaggio sotto i monti Caucaso. Eravamo andati per visitare un suo conoscente, protestante. Ogni giorno facevamo qualche preghiera insieme, la sera condividevamo le nostre esperienze con la Parola di Dio. Un giorno, saliti su una collina dalla quale si vedeva bene tutto il villaggio, l’uomo che ci ospitava si è messo a cantare e a lodare Dio. Poi, con le lacrime agli occhi, si domandava come mai, tra tanta gente, soltanto la sua famiglia avesse avuto la grazia di accogliere il dono di essere cristiani. Allora, ho provato una grande gioia: anche attraverso la mia presenza in Azerbaigian, Dio vuole attirare più vicino a sé quelli che ha scelto.

Una gioia simile auguro ai miei confratelli, che si domandando, se sono chiamati alla vita nelle missioni. Come riconoscere questo dono? Penso, che bisogna essere aperti alla volontà di Dio, qualunque sia. E’ necessario saper ‘essere se stessi, con le proprie possibilità e i propri limiti. Allo stesso tempo bisogna la-sciare a casa tutte le proprie aspettative. Infine, Dio ci invita ad accogliere come fratelli e sorelle la gente totalmente diversa. Lui ha voluto venire tra noi peccatori, per farci suoi amici e concittadini del cielo.

Vladimir Baxa, missionario slovacco in Baku, Azerbaigian

TESTIMONIANZA DI SANTITÀ MISSIONARIA SALESIANA

Don Pierluigi Cameroni SDB, Postulatore Generale per le Cause dei Santi

Il Beato Tito Zeman (1915-1969) ingiustamente imprigionato, torturato, condannato, rimasto nel carcere duro per 13 anni e successivamente sempre sorvegliato e impedito nello svolgere pienamente la propria vocazione sacerdotale ed educativa, è un esempio e modello di pastore, capace di spendere e dare la propria vita per quei giovani che, nell’intimo del cuore e anche nella vita sociale, erano impossibilitati a seguire il Cristo più da vicino.

Il suo messaggio

“Agisci sempre secondo il mo-dello di don Bosco e gli altri ti seguiranno”

è attuale anche oggi.

Cagliero 11 – La gioia di vivere e lavorare insieme

Si riporta Cagliero 11 e l’intenzione missionaria salesiana del mese di novembre.

Intenzione Missionaria Salesiana, alla luce dell’intenzione di preghiera del Santo Padre.

Per la presenza salesiana in MEDIO oriente,

perchè il signore benedica le nuove frontiere missionarie in Medio Oriente.

La presenza in Medio Oriente è molto variegata e ricca. L’ispettoria vive in mezzo a diverse sfide culturali, religiose, sociali e politiche, come in nessun’altra parte nel mondo salesiano. Questa, oggi, cerca nuove frontiere missionarie. Preghiamo affinché il Signore illumini i passi e conceda il personale, i mezzi e l’entusiasmo per la missione.

Giornata missionaria salesiana

Il progetto proposto per la Giornata Missionaria Salesiana di quest’anno è la costruzione di semplici luoghi di preghiera nel campo profughi di Palabek e in altri campi simili. Questi capannoni serviranno come “luoghi di preghiera”, ma anche per incontri comunitari, incontri di gruppi e organizzazioni che lavorano insieme per il proprio benessere, e anche come spazi dove i bambini si riuniscono per giocare o per studiare. Si stima che una struttura semplice di questo tipo può essere supportata con un importo compreso tra i 5.000 e i 10.000 dollari.

I salesiani di Don Bosco in Vietnam hanno deciso di utilizzare questo progetto per animare tutte le loro comunità e parrocchie con un caldo spirito missionario. Hanno incoraggiato tutti a ringraziare Dio per tutto quello che ha dato loro nella vita e a dare piccoli contributi ai rifugiati che hanno ancora meno di loro. Hanno invitato le persone e le famiglie a fare piccoli sacrifici e a portare offerte simboliche in contanti, a comprare uno o più mattoni, una lastra di lamiera ondulata per il tetto, ecc.

Ogni comunità salesiana della Provincia del Vietnam e ogni parrocchia salesiana è stata coinvolta. Il totale raccolto è stato di 6.000 dollari. Tale somma è stata consegnata al Superiore di questa Provincia il 12 settembre 2019. Il Vietnam è già molto apprezzato per il gran numero di Salesiani che si offrono come missionari in varie parti del mondo (ci sono già oltre 120 missionari vietnamiti in varie parti del mondo). Ora si sono anticipati anche ai confratelli d’altri Paesi con questa significativa donazione di un “luogo di preghiera” nel campo profughi di Palabek in Uganda.

È molto incoraggiante sapere che molte altre Province si stanno ispirando al Vietnam e stanno
progettando di “vendere mattoni” per le cappelle nei campi profughi!

La gioia di vivere e lavorare insieme

Sono nato a Barakaldo, in Spagna, in una città industriale. Quando avevo 13 anni, un missionario salesiano in Corea, don Jesús Molero, non solo ha parlato delle sue attività, ma ha anche fatto una grande campagna in diverse parrocchie per trovare fondi per le opere salesiane in Corea. L’ho accompagnato in quasi tutti gli interventi. E’ stata un’esperienza e un risveglio missionario. Alla fine del liceo di Barakaldo andai al Noviziato, dove scrissi la mia prima lettera per andare in missione. Sono stato ordinato nel 1978 e il progetto Africa è arrivato. Con mia grande sorpresa arrivò il mio Ispettore di allora, don Salvador Bastarrica, che mi disse: “poiché hai chiesto di andare in missione nel noviziato, suppongo di poter contare su di te per mandarti in Benin”. E così la mia vita missionaria continuò.

Sono partito per il Benin con don Jesús Ferrero, e abbiamo iniziato la presenza salesiana in quel Paese il 9 agosto 1980, giorno del nostro arrivo. Il 20 agosto 2016, ho preso l’aereo per l’Europa dal momento che avevo bisogno di un po’ di riposo. Trentasei anni di vita missionaria per i quali ringrazio Dio e i fratelli salesiani. E ora, ho scritto la mia seconda lettera di richiesta missionaria … Con mia grande sorpresa il Rettor Maggiore l’ha accolta e benedetta, e ora sono in viaggio verso il Brasile, Mato Grosso. Le prime sfide in Benin erano ovvie … dovevamo studiare la lingua parlata dalla gente -il francese ufficiale non era la lingua della strada o della liturgi- per comprenderne la cultura e le tradizioni, così come i modi di comportamento sociale e familiare, per adattarci al clima e alle nuove malattie. Dovevamo rispondere a ciò che ci avevano chiesto: essere salesiani in Benin, e presentare le possibili risposte alla situazione di povertà materiale, culturale, religiosa … in cui si trovavano i giovani. Siamo andati al lavoro, credo, con diversi accompagnamenti costanti. Abbiamo ascoltato, e così abbiamo potuto accogliere gli orientamenti e le opinioni di tutti, autorità religiose e civili, persone del villaggio, catechisti, giovani stessi, specialmente gli animatori. Non c’è mai stato un progetto personale di nessuno di noi, tutto è stato lavorato in comunità, e questa è stata una delle costanti all’inizio di tutti i nostri lavori in Benin. Abbiamo cercato di mantenere un clima di vicinanza e di amicizia con i missionari che lavoravano nella regione e con il clero diocesano. Tutto questo è molto importante per conoscere questa realtà così lontana da ciò che avevamo vissuto fino ad allora. La vicinanza delle persone, soprattutto dei bambini e degli adolescenti, ci ha aiutato a progredire ogni giorno.

Difficoltà? Tutte quelle generate dall’evoluzione politica in Benin e in tutti i paesi che ci circondano. Ci sono stati momenti in cui il livello di povertà era tale che era difficile da sopportare. Salute? Senza dubbio Dio era con noi nelle sue opere. Siamo partiti da zero e ora vediamo come si è stabilita l’opera salesiana in quel Paese. Pettiniamo capelli grigi, ma vediamo decine di giovani salesiani, già formati, che fanno un ottimo lavoro tra i giovani, fedeli al carisma di Don Bosco, vedendo ogni opera come un progetto di ognuno di loro.

I miei momenti migliori in Benin, in Africa, sono quelli vissuti in famiglia con i miei fratelli salesiani. I primi anni senza elettricità, né telefono, né acqua corrente… Sono stato molto favorevole a ciò che è così tradizionale in Africa … riunirsi intorno alla lampada e parlare, ascoltare e ridere insieme … e poi quei momenti indimenticabili con i giovani fratelli, di gioia, di condivisione, di proiezione, di vivere per e con i giovani di ogni presenza. È importante avere tempo per i fratelli della comunità, per accoglierli, accoglierli, accoglierli, amarli … ognuno di noi ha le proprie ricchezze e i propri limiti che dobbiamo saper condividere. Pianificare e agire con un senso di comunità. Quello che faccio è perché la comunità me l’ha affidato. E soprattutto, saper presentare insieme a Dio e alla Madre nostra Maria ciò che siamo, ciò che viviamo e ciò che vogliamo essere.

Testimonianza di Santità missionaria salesiana

Don Pierluigi Cameroni SDB, Postulatore Generale per le Cause dei Santi
Beata Maddalena Morano (1847-1908) Figlia di Maria Ausiliatrice di cui il 5 novembre ricorre il XXV Beatificazione. Destinata nel 1881 alla Sicilia, vi inizia una feconda opera educativa tra le fanciulle e le giovani dei ceti popolari. Volgendo costantemente “uno sguardo alla terra e dieci al Cielo”, apre scuole, oratori, convitti, laboratori in ogni parte dell’isola. Nominata Superiora provinciale, assume anche l’impegno formativo per le nuove numerose vocazioni. Tra i suoi pensieri: “La santità non si acquista in pochi giorni; basta volerla, basta domandarla continuamente a Dio, basta incominciare
subito… Nel mondo le donne si industriano per fare piacere allo sposo terreno; noi religiose, spose del Signore, dobbiamo andare a gara nell’amarlo tanto tanto, non a parole ma coi fatti … Gesù fatemi morire quando sarò santa”.