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Il Rettor Maggiore alla 154ª Spedizione Missionaria: “Grazie a questa chiamata speciale sentiamo la vitalità della nostra congregazione”

Dal sito infoANS.

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Nel pomeriggio del 23 settembre, il Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, ha incontrato i missionari dei Salesiani di Don Bosco e delle Figlie di Maria Ausiliatrice della 154ª Spedizione Missionaria.

Il giorno successivo, nella Basilica di Maria Ausiliatrice di Torino, il Rettor Maggiore ha presieduto la celebrazione eucaristica durante la quale ha consegnato la Croce Missionaria ai 24 salesiani partenti.

Madre Chiara Cazzuola, Madre Generale delle FMA, ha consegnato la Croce Missionaria alle 13 FMA partenti.

L’incontro fraterno del 23 settembre si è aperto con il Rettor Maggiore che ha invitato i missionari a ricordare che il loro è un dono di Dio che ha bisogno di essere alimentato. Come missionari devono essere soprattutto testimoni del Vangelo. È seguito un momento di dialogo durante il quale il X Successore di Don Bosco ha risposto alle domande e alle riflessioni dei missionari.

Il giorno successivo, durante la solenne ed emozionante cerimonia nella Basilica di Maria Ausiliatrice di Torino, il Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, ha consegnato la Croce Missionaria ai 24 missionari in partenza, mentre la Madre Generale delle FMA, Madre Chiara Cazzuola, l’ha consegnata alle 13 FMA in partenza.

“Al suo appello missionario del 18 dicembre 2022, 43 confratelli hanno risposto presentando la loro disponibilità missionaria. Dopo un cammino di discernimento, coinvolgendo i candidati, i loro Ispettori e direttori, 24 confratelli sono stati accettati a far parte della 154ª spedizione missionaria”

ha precisato don Alfred Maravilla, Consigliere Generale per le Missioni nella sua presentazione dei candidati.

“Oggi facciamo come Don Bosco fece l’11 novembre 1875. La vocazione missionaria è una chiamata speciale per alcuni dentro la nostra comune vocazione salesiana. Grazie a questa chiamata speciale sentiamo la vitalità della nostra congregazione”

ha sottolineato il Rettor Maggiore nella sua omelia.

L’invio Missionario Straordinario

Lunedì 1° febbraio si è tenuto “l’invio Missionario Straordinario” presso la Cappella della Sede Centrale Salesiana alla presenza del Rettor Maggiore dei Salesiani don Ángel Fernández Artime, la Madre Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, Madre Yvonne Reungoat, il Consigliere per le Missioni SDB, don Alfred Maravilla, la Consigliera per le Missioni FMA, Suor Alaide Deretti, le loro équipe e un piccolo gruppo rappresentativo di salesiani e FMA. Di seguito l’articolo oggi pubblicato dall’Agenzia d’Informazione Salesiana ANS.

L’invio missionario si fa tradizionalmente nella Basilica di Maria Ausiliatrice di Torino alla fine di settembre. A causa di Covid-19 l’invio missionario della 151° Spedizione Missionaria è stato posticipato dopo Pasqua. Siccome la situazione sanitaria continua ad essere precaria, si è pensato ad un “Invio Missionario Straordinario”. È straordinario perché è stato celebrato nella Cappella della Sede Centrale Salesiana e perché non tutti i membri della spedizione erano fisicamente presenti, ma lo spirito missionario è stato lo stesso che ha animato tutte le spedizioni missionarie.

Così, nella serata di ieri, lunedì 1° febbraio il Rettor Maggiore dei Salesiani (SDB), Don Ángel Fernández Artime, ha presieduto l’Eucaristia, cui hanno partecipato anche con la Madre Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, Madre Yvonne Reungoat, il Consigliere per le Missioni SDB, don Alfred Maravilla, la Consigliera per le Missioni FMA, suor Alaide Deretti, le loro équipe e un piccolo gruppo rappresentativo di salesiani e FMA, in conformità con il protocollo sanitario vigente.

Durante l’Eucaristia, in una semplice ed evocativa cerimonia, il Rettor Maggiore ha benedetto le croci missionarie e le ha consegnate ai 2 missionari salesiani presenti, mentre altri 22 si trovano nelle loro rispettive nazioni, aspettando la croce e il visto per partire per le loro terre di missione. A questa 151ª spedizione, infatti, sono 24 i nuovi missionari salesiani.

Madre Reungoat, da parte sua, ha consegnato le croci anche alle 7 FMA di questa spedizione missionaria – e altre due missionarie sono già partite. “Come tutti gli anni questa realtà dei neo-missionari e missionarie è un grande dono” ha sottolineato don Maravilla.

Nell’omelia il Rettor Maggiore ha raccontato la sua esperienza personale di Ispettore in Argentina, dove toccò con mano i luoghi che testimoniano le sfide che i primi missionari hanno dovuto affrontare nella Patagonia, luoghi che oggi invitano all’umiltà e alla fedeltà. “Sono profondamente convinto che se Don Bosco non avesse avuto lo spirito missionario, oggi la nostra Congregazione sarebbe probabilmente solo una piccola Congregazione con pochi e vecchi membri”. Ha anche sottolineato che “è la missionarietà che ha reso universale e vivo il carisma di Don Bosco.” Prima della benedizione finale la Madre si è rivolta all’assemblea sottolineando “la missionarietà come una dimensione importante del carisma salesiano”.

Le croci saranno ora inviate alle Ispettorie dei missionari, dove gli Ispettori e le Ispettrici, a nome del Rettor Maggiore e della Madre Generale, le consegneranno ai missionari nel corso di semplici celebrazioni. Quindi essi dalle proprie Ispettorie partiranno per le loro destinazioni missionarie, secondo le possibilità e in base ai protocolli sanitari dei diversi Paesi.

Nel frattempo, è iniziato il processo preparatorio per la scelta dei membri della 152a spedizione missionaria salesiana, a settembre 2021.

145° della partenza dei salesiani per l’Argentina

Sulle pagine dell’Osservatore Romano del 12 dicembre viene pubblicato un articolo dal titolo ‘L’ardore di Don Bosco‘ sul centoquarantacinquesimo anniversario della partenza dei salesiani verso l’Argentina.
A raccontarla sono le parole di don Alfred Maravilla, consigliere generale per le missioni salesiane. Si ringrazia Roberto Cutaia per l’articolo.

Di seguito il testo integrale della notizia:

Una giornata d ‘ autunno del 1875 (14 novembre) al porto di Genova. I motori accesi del piroscafo francese Savoie pronto per la partenza con destinazione Sud America. È l ‘avvio missionario in America Latina dei salesiani. «Don Bosco abbraccia uno a uno i dieci missionari e a ciascuno consegna una copia dei Ricordi ai primi missionari , che lui stesso aveva tracciato a matita sul taccuino di ritorno da un viaggio», spiega don Alfred Maravilla, consigliere  generale dei salesiani per le missioni.

E si narra da sempre tra i salesiani che don Bosco in quella occasione fu visto da un testimone tutto rosso per lo sforzo di contenere le lacrime. Il programma della prima missione che prevedeva l ‘ evangelizzazione degli emigrati italiani e della Patagonia fu tracciato dallo stesso don Bosco tre giorni prima della partenza da Torino, nella chiesa di Maria Ausiliatrice a Valdocco. «Nella cerimonia di addio ai missionari dell ‘ 11 novembre – spiega don Francesco Motto, dell ‘ Istituto storico salesiano – don Bosco si soffermò sulla missione universale di salvezza data dal Signore agli apostoli e dunque alla Chiesa. Parlò della carenza di sacerdoti in Argentina, delle famiglie di emigranti e del lavoro missionario fra le ” grandi orde di selvaggi ” della Pampa e nella Patagonia, regioni ” che circondano la parte civilizzata ” dove ” non penetrò ancora né la religione di Gesù Cristo, né la civiltà, né il commercio, dove piede europeo non poté finora lasciare alcun vestigio ” ».

Centoquarantacinque anni fa i dieci salesiani guidati da don Giovanni Cagliero (poi cardinale) approdarono in Argentina. E oggi gli instancabili e generosi salesiani seguendo ” le orme ” di don Bosco, a distanza di anni sono diventati tra i religiosi una presenza importante in tutto il Sud America. Secondo i dati aggiornati al 2019 sono poco più di 2.700 suddivisi tra America Cono sud (Argentina, Brasile, Cile, Paraguay e Uruguay) e Interamerica (Antille, Bolivia, Colombia, Ecuador, Messico, Perú, Venezuela e Haiti). Le Figlie di Maria Ausiliatrice, chiamate in Sud America nel 1877, oggi sono invece circa 3.200. «Don Bosco – aggiunge don Maravilla – ha trasmesso questo ardore missionario alla sua famiglia religiosa aprendo una pagina completamente nuova nella vita della sua giovane congregazione, inviando i missionari salesiani. Impegno poi ribadito nel 19° e nel 20° capitolo generale della congregazione salesiana, dove l ‘ esempio di don Bosco indica che l ‘ impegno missionario fa parte della natura e della finalità della nostra congregazione». Un compito declinato nei vari Paesi di missione in attività educative, a partire dalle numerose scuole di diverso grado e indirizzo frequentate da migliaia di allievi, e in aiuto alle famiglie, spesso alle prese con difficoltà economiche e logistiche.
Ed ecco allora le famose Case Don Bosco, luoghi di accoglienza di ragazzi che arrivano dai lontani villaggi. A tutto questo si aggiungono le numerose opere strutturali-essenziali che danno dignità agli abitanti, come centrali elettriche, attraverso lo sfruttamento dei torrenti. «Il missionario salesiano è un confratello che risponde alla sua vocazione missionaria dentro la sua vocazione salesiana.

Infatti, il nostro invio missionario ogni anno è l ‘ espressione concreta della fedeltà allo spirito e all ‘ impegno missionario di don Bosco», ribadisce don Maravilla. E il rettore maggiore dei salesiani don Ángel Fernández Artime – in un discorso tenuto nel 2014 al palazzo della Camera dei deputati in Roma – con uno sguardo aperto su tutto il vastissimo scenario argentino da lui percorso più volte a proposito diceva: «Oggi siamo in grado di raccontare una storia che ha reso possibile la nascita e lo sviluppo di una parte preziosa della popolazione della Repubblica argentina perché la storia salesiana va di pari passo col popolo argentino e la nazione argentina non può essere spiegata con onestà intellettuale, soprattutto in Patagonia, se non va di pari passo con la presenza dei ” figli e figlie ” di don Bosco; un gigante che lo Stato e la Chiesa riconoscono come patrono della Patagonia».

Roberto Cutaia