Articoli

Don Rossano Sala – Quali sono i frutti del Sinodo?

Si riporta una notizia pubblicata su DonBoscoLand riguardo ai punti salienti che il Sinodo ha prodotto, spiegati da Don Rossano Sala,  Segretario Speciale per il Sinodo sui giovani:

Nel suo insieme il documento ha una visione speranzosa e positiva dei giovani. Li ritiene soggetti capaci di scelte, in grado di sognare cose grandi, abitati della presenza di Dio…

Dopo l’importante servizio reso come Segretario Speciale del Sinodo dei Vescovi sui giovani, don Rossano Sala, SDB, ci aiuta ora a comprendere meglio il Documento finale prodotto dal Sinodo.
Quale visione dei giovani esprime il Documento finale?

Il Documento finale è ampio e articolato. È un documento complesso e intenso, che non va solo letto, ma studiato con molta attenzione, perché è una mappa aggiornata con una certa precisione e meticolosità, nonostante il tempo di lavoro per realizzarla non sia stato molto. Nel suo insieme il documento ha una visione speranzosa e positiva dei giovani. Li ritiene soggetti capaci di scelte, in grado di sognare cose grandi, abitati della presenza di Dio, che a volte va risvegliata con una pastorale capace di proposte significative e graffianti. Una visione che non mi dispiace chiamare “salesiana”, nel senso che affonda le sue radici nell’ottimismo antropologico che viene da san Francesco di Sales. Questo grande santo sta alla base della nostra spiritualità e ci ha trasmesso quella capacità di vedere Dio presente in ogni giovani, anche il più difficile. Don Bosco ha fatto sua questa visione. Mi pare che il Documento finale abbia fin dall’inizio uno sguardo di questo tipo: non nasconde le debolezze dei giovani, ma va in profondità scorgendo la presenza e l’azione di Dio in loro. Non si nascondono quindi le ombre che abitano il nostro tempo, che ci sono ma non prevalgono: vince invece la luce della fede, che sempre cerca la strada buona per arrivare al cuore di ogni uomo, che sempre cerca quel punto accessibile al bene, che mai dispera ma sempre tenta ogni via per portare Dio ai giovani e i giovani a Dio.

Quale ritiene sia il frutto più importante lasciato da questo sinodo?

Il primo capitolo della terza parte fa la differenza. Lì, per così dire, il Documento finale mette il turbo, perché la prospettiva diventa “sistemica”, cioè si passa alla sinodalità, che è il nome giusto per dire a tutti: “Camminiamo insieme con i giovani”. Non si tratta di fare “un’opzione preferenziale per i giovani”, sarebbe ancora troppo poco! È piuttosto una scelta di sinodalità, dove i giovani, in un insieme ecclesiale che raccoglie ogni battezzato, sono i protagonisti. Nessuno nella Chiesa è un semplice “destinatario”, ma tutti abbiamo qualcosa da dare e qualcosa da ricevere, a partire dai giovani.

I giovani sono stati la chiave che ha spalancato le porte della sinodalità nella Chiesa! Questo è un grande risultato, una novità dello Spirito che non era presente nella preparazione del Sinodo, ma che poi ha fatto irruzione, spiazzando qualcuno. È giusto così, lo Spirito del Signore non è mai scontato, ma fa nuove tutte le cose, entra quando meno te lo aspetti e ti fa cambiare direzione, ti apre strade nuove, inimmaginabili e meravigliose.

Il primo frutto di questo sinodo, ben visibile dal Documento finale, è che non si possono problematizzare i giovani perché si sono allontanati dalla Chiesa; va invece verificata e rilanciata la qualità evangelica della Chiesa nel suo insieme. In questo senso si parla di “sinodalità missionaria”: è un termine nuovo, che forse sembrerà un po’ strano, ma in realtà è tanto profondo quanto semplice. Esso afferma che la missione della Chiesa, se non vuole essere proselitismo, deve partire dalla qualità relazionale dei suoi membri, giovani compresi: la comunione ecclesiale non è solo un presupposto, ma è la prima e più importante forma di testimonianza e base per ogni opera missionaria. Formidabile è il n. 118, al cui centro ci sono queste due frasi, che non hanno bisogno di alcun commento, tanto sono chiare: «La messa in atto di una Chiesa sinodale è il presupposto indispensabile per un nuovo slancio missionario che coinvolga l’intero popolo di Dio»; «Il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del III millennio».

Qual è il significato profondo di aver scelto il brano evangelico di Emmaus come filo conduttore del documento finale?

Emmaus è stato indicato dalla maggior parte dei Padri Sinodali come referente privilegiato per essere Chiesa significativa oggi per i giovani. Le tre parti del Documento finale si rifanno ai tre momenti fondamentali dell’episodio. Gesù che cammina con loro, ascoltandoli con dolcezza e lasciando che si esprimano dal loro cuore confuso; Gesù annuncia e spezza il pane, riorientando la loro vita; i discepoli ripartono e testimoniano il loro incontro con Gesù. È la storia della Chiesa; è la storia di ogni comunità; è la nostra storia con Dio; è anche la storia di ogni giovane.

La narrazione evangelica è attuale: Gesù spezza il pane per noi come lo ha fatto per quei discepoli la sera di Pasqua, Il significato profondo di tutto ciò sta in un cammino che dobbiamo fare insieme con i giovani e con Dio. Non si può pensare alla Chiesa e ai giovani come a due entità separate; non si può pensare a Dio e ai giovani come entità separate; non si può pensare a Dio e alla Chiesa come a due realtà separate! Emmaus è quindi, ancora una volta, un’immagine di sinodalità, dove lo Spirito del Signore unisce e crea sinfonia tra tutti: unisce garantendo la bontà delle nostre differenze, crea comunione in una nuova armonia.

 

Papa Francesco – Ogni cinque interventi ci siano tre minuti di silenzio, modifica ai lavori dell’Assemblea

“La parola ascolto è davvero centrale in questo Sinodo, il Papa ha parlato metaforicamente della situazione di chi è in debito di ossigeno, ricordando che la Chiesa è oggi ‘in debito di ascolto’.

Cosi Don Rossano Salasalesiano, Segretario Speciale del Sinodo, docente di Pastorale Giovanile presso la Pontificia Università Salesiana –  commenta le parole di Papa Francesco durante l’intervista a cura di Fabio Colagrande – Città del Vaticano  ai microfoni di Radio Vaticana Italia. Qui di seguito si riporta l’articolo:

“In questa partenza sinodale, nell’aula si sentiva il clima positivo, costruttivo e il clima di discernimento spirituale, ispirato dai primi discorsi pronunciati e soprattutto dall’omelia del Santo Padre e dal suo discorso iniziale che ci hanno proprio scaldato il cuore”. È quanto ha affermato ai microfoni di Radio Vaticana Italia, don Rossano Sala, salesiano, Segretario Speciale del Sinodo, docente di Pastorale Giovanile presso la Pontificia Università Salesiana.

Chiesa in debito di ascolto, anche verso Dio

“Dalle parole inaugurali di Papa Francesco è emerso che la parola ascolto è davvero centrale in questo Sinodo”, commenta don Sala. “Il Papa ha parlato metaforicamente della situazione di chi è in debito di ossigeno, ricordando che la Chiesa è oggi ‘in debito di ascolto’. È un’immagine molto interessante che è frutto dei due anni di lavoro e, appunto, ascolto della fase preparatoria del Sinodo”. “Ci siamo accorti – prosegue il Segretario speciale – che la Chiesa fa fatica ad ascoltare, parla un po’ troppo e ascolta un po’ troppo poco. Questo vuol dire che è necessaria davvero una conversione spirituale, prima di tutto. E direi anche che la radice più profonda di questa mancanza di ascolto nei confronti dei giovani è probabilmente anche una mancanza di ascolto verso Dio. Noi parliamo molto di Dio, ma forse parliamo poco con Dio. E questa è una mancanza di credibilità. Quando parliamo di Dio, senza aver prima parlato con Dio, non siamo molto credibili”.

I giovani oggi chiedono riconciliazione e ‘accompagnamento’

“Un rischio sottolineato dal Papa, all’inizio del Sinodo è quello di parlare dei giovani a partire da categorie e schemi mentali superati”, aggiunge don Rosano Sala. “In genere quando pensiamo ai giovani, il cliché che abbiamo in mente è quello dei giovani del ’68: i giovani che vogliono sfondare, i giovani che vogliono criticare”. “Invece – prosegue il Segretario speciale – la nostra esperienza fatta durante la riunione pre-sinodale di marzo è quella di un gruppo di giovani che – in punta dei piedi – ha voluto con grande rispetto e sensibilità mettere tanti punti al centro dell’agenda ecclesiale, punti tutti recepiti nell’Instrumentum laboris. Ciò significa che i giovani vanno ascoltati per quello che sono oggi. Ogni generazione giovanile ha il suo apporto da dare”. “Certamente – spiega don Sala – la generazione attuale è piuttosto fragile: è una generazione in ricerca, ed è una generazione che cerca delle alleanze intergenerazionali con gli adulti. Potrei dire in sintesi che è una generazione in cerca di riconciliazione, perché è molto frammentata, molto bombardata da mille sollecitazioni. Quindi, questa fragilità si vede proprio nella richiesta di aiuto. Questo è il grande tema dell’accompagnamento che è emerso molto al pre-sinodo: i giovani chiedono accompagnamento”.

Coraggiosa e profetica la scelta del silenzio durante i lavori

“Nel suo saluto iniziale Papa Francesco ha introdotto una modifica procedurale stabilendo che, durante i lavori dell’Assemblea, ogni cinque interventi ci siano tre minuti di silenzio e la considero una scelta molto coraggiosa e profetica”, conclude don Rossano Sala. “È la prima volta che si attua, vedremo come i padri sinodali la vivranno, ma certamente non è un tempo per tirare il fiato ma per andare in profondità”. “È la chiarificazione che il metodo di lavoro del discernimento è una metodologia ‘spirituale’. Non è semplicemente una tecnica, ma è un evento spirituale”, aggiunge il Segretario speciale del Sinodo dei giovani. “Il silenzio è assolutamente necessario per far risuonare nel nostro cuore le parole che abbia ascoltato. E una delle cose più interessanti che hanno espresso i giovani consultati nei due anni della fase pre-sinodale è la grande ‘sete’ di silenzio, di contemplazione, per ritrovare degli spazi che permettano di uscire da un bombardamento mediatico che non permette più di pensare e andare in profondità”. “Il Papa ha voluto inserirlo per dirci che il silenzio è necessario. Le pause sono necessarie nella musica per gustare il suono. È una necessità una radicale. Il Sinodo è un processo di discernimento spirituale in cui il silenzio, la contemplazione diventano la condizione di possibilità per l’ascolto e la presa in carico di quello che si dirà. Altrimenti le parole passano, non entrano nel nostro cuore”.