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Il sogno della pace. La GMG di Lisbona, profezia di fraternità universale

Dalla newsletter di Note di Pastorale Giovanile di novembre.

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di don Rossano Sala

Un nuovo inizio

La Giornata Mondiale della Gioventù di Lisbona ha segnato una vera e propria ripartenza dopo la drammatica esperienza della pandemia. Si respirava una certa tensione ecclesiale rispetto alla riuscita di questo incontro mondiale. Gli organizzatori erano realmente preoccupati. Alcuni pensavano che dopo la pandemia sarebbe finito il tempo dei grandi raduni internazionali, altri invece immaginavano una presenza molto ridotta di giovani. La Chiesa invece ha scommesso di nuovo sui giovani e ancora una volta ha avuto ragione! E dopo questo evento l’aria è finalmente cambiata, come ha ben commentato papa Francesco qualche giorno dopo il termine degli eventi:

Questa GMG di Lisbona, venuta dopo la pandemia, è stata sentita da tutti come dono di Dio che ha rimesso in movimento i cuori e i passi dei giovani, tanti giovani da tutte le parti del mondo – tanti! – per andare a incontrarsi e incontrare Gesù.
La pandemia, lo sappiamo bene, ha inciso pesantemente sui comportamenti sociali: l’isolamento è degenerato spesso in chiusura, e i giovani ne hanno risentito in modo particolare. Con questa Giornata Mondiale della Gioventù, Dio ha dato una “spinta” in senso contrario: essa ha segnato un nuovo inizio del grande pellegrinaggio dei giovani attraverso i continenti, nel nome di Gesù Cristo. E non è un caso che sia accaduto a Lisbona, una città affacciata sull’oceano, città-simbolo delle grandi esplorazioni via mare[1].

Un nuovo inizio, dunque, che ha invertito la rotta. Speriamo che lo sia anche per la pastorale giovanile e la Chiesa in Italia. Non è poco aver accompagnato 65.000 giovani italiani a Lisbona. Significa aver messo da parte un certo “tesoretto” da far ora fruttificare nella vita quotidiana, nei nostri ambienti ecclesiali e nella società tutta. Si può ripartire prendendo sul serio il “mandato” che Francesco ha consegnato a tutti i giovani nel giorno della trasfigurazione del Signore, ultimo della GMG di Lisbona:

«Signore, è bello per noi essere qui!» (Mt 17,4). Queste parole, che disse l’apostolo Pietro a Gesù sul monte della Trasfigurazione, vogliamo farle anche nostre dopo questi giorni intensi. È bello quanto stiamo sperimentando con Gesù, ciò che abbiamo vissuto insieme, ed è bello come abbiamo pregato, con tanta gioia del cuore. Allora possiamo chiederci: cosa portiamo con noi ritornando alla vita quotidiana?
La prima: brillare. Gesù si trasfigura. Il Vangelo dice: «Il suo volto brillò come il sole» (Mt 17,2). […] Il nostro Dio illumina. Illumina il nostro sguardo, illumina il nostro cuore, illumina la nostra mente, illumina il nostro desiderio di fare qualcosa nella vita. Sempre con la luce del Signore.
Il secondo verbo è ascoltare. Sul monte, una nube luminosa copre i discepoli. E questa nube, dalla quale parla il Padre, che cosa dice? «Ascoltatelo», «questi è il Figlio mio prediletto, ascoltatelo» (Mt 17,5). È tutto qui: tutto quello che c’è da fare nella vita sta in questa parola: ascoltatelo. Ascoltare Gesù. Tutto il segreto sta qui. Ascolta che cosa ti dice Gesù.
Brillare è la prima parola, siate luminosi; ascoltare, per non sbagliare strada; e infine la terza parola: non avere paura. Non abbiate paura. Una parola che nella Bibbia si ripete tanto, nei Vangeli: “non abbiate paura”. Queste furono le ultime parole che nel momento della Trasfigurazione Gesù disse ai discepoli: «Non temete» (Mt 17,7)[2].

Brillare, ascoltare e non avere paura. Un piccolo ma prezioso programma non solo per tutti i giovani, ma per la Chiesa nel suo insieme. Diventa un compito chiaro, un manifesto da prendere sul serio, una prospettiva attorno a cui creare coinvolgimento e corresponsabilità tra giovani e adulti.

Un messaggio chiaro

Per chi ha vissuto una delle tante GMG degli ultimi decenni, sa che questo evento è un’esperienza di fratellanza universale più unica che rara. Effettivamente trovare tante nazionalità così diverse che vivono insieme in un clima di festa e di comunione è praticamente quasi impossibile. La GMG è un’esperienza di pace universale, un momento magico in cui si prende atto che la convivenza pacifica dei popoli è una possibilità reale. Effettivamente,

mentre in Ucraina e in altri luoghi del mondo si combatte, e mentre in certe sale nascoste si pianifica la guerra – è brutto questo, si pianifica la guerra! –, la GMG ha mostrato a tutti che è possibile un altro mondo: un mondo di fratelli e sorelle, dove le bandiere di tutti i popoli sventolano insieme, una accanto all’altra, senza odio, senza paura, senza chiusure, senza armi! Il messaggio dei giovani è stato chiaro: lo ascolteranno i “grandi della terra”? Mi domando, ascolteranno questo entusiasmo giovanile che vuole pace? È una parabola per il nostro tempo, e ancora oggi Gesù dice: “Chi ha orecchie, ascolti! Chi ha occhi, guardi!”. Speriamo che tutto il mondo ascolti questa Giornata della Gioventù e guardi questa bellezza dei giovani andando avanti[3].

I giovani desiderano la pace. Lo hanno detto chiaramente con la loro presenza pacifica e gioiosa per tutti i giorni della GMG. Lo ribadiscono continuamente quando si parla con loro e quando è data loro con serietà la parola.
Lisbona, è stato detto varie volte durante i giovani della GMG, è una città che per sua natura è legata alla ricerca della pace e all’unione tra i popoli. Durante l’incontro con le autorità, con la società civile e con il corpo diplomatico Francesco è stato oltremodo esplicito e diretto sull’argomento della guerra e della pace. Direi perfino provocatorio e profetico. Conviene risentire alcuni passaggi per intero:

Lisbona può suggerire un cambio di passo. Qui nel 2007 è stato firmato l’omonimo Trattato di riforma dell’Unione Europea. Esso afferma che «l’Unione si prefigge di promuovere la pace, i suoi valori e il benessere dei suoi popoli» (Trattato di Lisbona che modifica il Trattato sull’Unione Europea e il Trattato che istituisce la Comunità europea, art. 1,4/2.1); ma va oltre, asserendo che «nelle relazioni con il resto del mondo […] contribuisce alla pace, alla sicurezza, allo sviluppo sostenibile della Terra, alla solidarietà e al rispetto reciproco tra i popoli, al commercio libero ed equo, all’eliminazione della povertà e alla tutela dei diritti umani» (art. 1,4/2.5).
Nell’oceano della storia, stiamo navigando in un frangente tempestoso e si avverte la mancanza di rotte coraggiose di pace. Guardando con accorato affetto all’Europa, nello spirito di dialogo che la caratterizza, verrebbe da chiederle: verso dove navighi, se non offri percorsi di pace, vie creative per porre fine alla guerra in Ucraina e ai tanti conflitti che insanguinano il mondo? E ancora, allargando il campo: quale rotta segui, Occidente? La tua tecnologia, che ha segnato il progresso e globalizzato il mondo, da sola non basta; tanto meno bastano le armi più sofisticate, che non rappresentano investimenti per il futuro, ma impoverimenti del vero capitale umano, quello dell’educazione, della sanità, dello stato sociale.
Lisbona, abbracciata dall’oceano, ci dà però motivo di sperare, è città della speranza. Un oceano di giovani si sta riversando in quest’accogliente città; e io vorrei ringraziare per il grande lavoro e il generoso impegno profusi dal Portogallo per ospitare un evento così complesso da gestire, ma fecondo di speranza. Come si dice da queste parti: «Accanto ai giovani, uno non invecchia». Giovani provenienti da tutto il mondo, che coltivano i desideri dell’unità, della pace e della fraternità, giovani che sognano ci provocano a realizzare i loro sogni di bene. Non sono nelle strade a gridare rabbia, ma a condividere la speranza del Vangelo, la speranza della vita.
Com’è bello riscoprirci fratelli e sorelle, lavorare per il bene comune lasciando alle spalle contrasti e diversità di vedute! Anche qui ci sono d’esempio i giovani che, con il loro grido di pace e la loro voglia di vita, ci portano ad abbattere i rigidi steccati di appartenenza eretti in nome di opinioni e credo diversi[4].

Un grande monito per il mondo degli adulti e dei politici dell’Europa e dell’Occidente a prendere sul serio ciò che dicono a parole e che poi raramente si concretizza nei fatti. Speriamo che non sia inascoltato, ma inneschi un percorso serio e consapevole che ci faccia cambiare rotta.

Dall’agonia al parto

Incontrando i giovani universitari presso l’Università cattolica del Portogallo Francesco ha chiesto di non pensare a questo tempo come a qualcosa di bloccato e incontrovertibile, come fosse legato ad un ineludibile destino di violenza, guerra e morte. Ha chiesto addirittura di interpretare i tempi difficili che stiamo vivendo in modo diverso. Non come percorso a senso unico, ma come sofferenza che potrà dare nuova vita al mondo. Pensiero ardito, il suo:

Amici, permettetemi di dirvi: cercate e rischiate, cercate e rischiate. In questo frangente storico le sfide sono enormi, gemiti dolorosi. Stiamo vedendo una terza guerra mondiale a pezzi. Ma abbracciamo il rischio di pensare che non siamo in un’agonia, bensì in un parto; non alla fine, ma all’inizio di un grande spettacolo. Ci vuole coraggio per pensare questo. Siate dunque protagonisti di una “nuova coreografia” che metta al centro la persona umana, siate coreografi della danza della vita[5].

Viene ripreso in filigrana il pensiero di Gesù nel vangelo di Giovanni, quando afferma che la vita nuova passa attraverso la sofferenza, come nel parto:

La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia[6].

Gesù parla della croce, della sua sofferenza offerta per la vita del mondo, come di un parto che dona vita piena al mondo nuovo che si sta affacciando. Proprio nel momento massimo dello sconforto offre ai discepoli una diversa interpretazione della sua morte. È un ribaltamento a cui non sono ancora pronti, ma a cui dovranno aderire, riconoscendo come la più grande catastrofe della storia diventerà radice di una pace e di una gioia che non avranno confini, perché «egli è la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione che li divideva, cioè l’inimicizia, per mezzo della sua carne»[7].
Con questo spirito costruttivo Francesco sfida i giovani: «Abbiate perciò il coraggio di sostituire le paure coi sogni. Sostituite le paure coi sogni: non siate amministratori di paure, ma imprenditori di sogni!»[8]. Certo, perché dove i discepoli erano certi che tutto era andato perduto, Gesù dirà che tutto è stato compiuto: la sua morte sarà fonte di vita piena e abbondante per tutti, nessuno escluso.
Se ci pensiamo bene, il primo “imprenditore di sogni” è proprio Francesco, che ancora una volta ci stupisce per la giovinezza del suo pensiero e della sua proposta. Proprio nel momento conclusivo della GMG ci consegna con commozione il suo grande sogno per questo mondo tanto amato da Dio e tanto lacerato dagli uomini:

In particolare, accompagniamo con l’affetto e la preghiera coloro che non sono potuti venire a causa di conflitti e di guerre. Nel mondo sono tante le guerre, sono molti i conflitti. Pensando a questo continente, provo grande dolore per la cara Ucraina, che continua a soffrire molto. Amici, permettete anche a me, ormai vecchio, di condividere con voi giovani un sogno che porto dentro: è il sogno della pace, il sogno di giovani che pregano per la pace, vivono in pace e costruiscono un avvenire di pace. Attraverso l’Angelus mettiamo nelle mani di Maria, Regina della pace, il futuro dell’umanità.
E, tornando a casa, continuate a pregare per la pace. Voi siete un segno di pace per il mondo, una testimonianza di come le diverse nazionalità, le lingue, le storie possono unire anziché dividere. Siete speranza di un mondo diverso. Grazie di questo. Avanti![9]

Si sogna la pace, si prega per la pace. Proprio in Portogallo, dove la Madonna è apparsa a tre piccoli pastorelli rivelando misteri di guerra e di pace nel mondo moderno e contemporaneo. Mai come oggi il messaggio e le profezie di Fatima è così attuale.
Proprio lì, in questo piccolo e periferico borgo ai confini dell’Europa, nel silenzio adorante e nella preghiera perseverante, il successore di Pietro ha chiesto con insistenza il dono della pace: «Ho pregato, ho pregato. Ho pregato la Madonna e ho pregato per la pace. Non ho fatto pubblicità. Ma ho pregato. E dobbiamo continuamente ripetere questa preghiera per la pace. Lei nella prima guerra mondiale aveva chiesto questo. E io questa volta l’ho chiesto alla Madonna. E ho pregato. Non ho fatto pubblicità»[10].

I diversi testi legati al tema della pace citati sopra e ripresi dalla recente Giornata Mondiale della Gioventù di Lisbona ci sembrano un’ottima introduzione all’articolato e ricco Dossier che segue, dove in molti modi vengono declinati i linguaggi e le pratiche della pace, che così appaiono possibili e realizzabili. Esso vuole essere una grande spinta a diventare in ogni occasione degli operatori di pace nel proprio contesto di azione civile ed ecclesiale, così da essere riconosciuti come amici e familiari di Dio: «Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio»[11]. Che il sogno della pace diventi sempre più una realtà concreta e sperimentabile per tutti i giovani, nessuno escluso. E per tutta la Chiesa e la società. Il mondo ne ha davvero bisogno, soprattutto in questo tempo.
Un grande ringraziamento per la tessitura del presente Dossier va a Renato Cursi, da anni membro attivo e propositivo della redazione di NPG, che con competenza ed eleganza sempre accompagna la nostra rivista in molti modi apprezzati dai lettori. La sua esperienza salesiana internazionale, oltre che la sua competenza specifica nell’ambito delle istituzioni di pace, ne fanno una vera ricchezza per noi tutti. Il suo lavoro quotidiano all’interno del mondo sociale in ottica salesiana rimane una garanzia di concretezza e sensibilità per i giovani, soprattutto per i più poveri e abbandonati.

NOTE

[1] Francesco, Udienza generale del 9 agosto 2023.
[2] Francesco, Omelia del 6 agosto 2023.
[3] Francesco, Udienza generale del 9 agosto 2023.
[4] Francesco, Discorso alle autorità, alla società civile e al corpo diplomatico del 2 agosto 2023.
[5] Francesco, Incontro con i giovani universitari, 3 agosto 2023.
[6] Gv 16,21-22.
[7] Ef 2,14.
[8] Francesco, Incontro con i giovani universitari, 3 agosto 2023.
[9] Francesco, Angelus del 6 agosto 2023.
[10] Francesco, Conferenza stampa del santo padre durante il volo di ritorno del 6 agosto 2023.
[11] Mt 5,9.

“Tu vedi più lontano di me”: pronto il Quaderno di lavoro MGS 2023/2024

Il Quaderno di Lavoro MGS 2023-2024 è pronto per la stampa. Frutto del lavoro partito con la Consulta MGS del 21-23 ottobre 2022 è proseguito dalla Segreteria Nazionale MGS ed è stato rivisto da diversi Salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice assieme a educatrici/educatori sotto la regia di don Rossano Sala.

I contenuti proposti permettono di vivere in modo pastoralmente promettente l’anno pastorale del secondo centenario del “sogno dei 9 anni” dopo il triennio di preparazione vissuto.

Il Quaderno di lavoro MGS 2022-2023 è indirizzato non solo ai giovani, ma anche alle CEP o Comunità Educanti per la “formazione alla missione”. I destinatari sono: “giovani, animatori, educatori, catechisti, Salesiani di don Bosco e Figlie di Maria Ausiliatrice, membri a diverso titolo della Famiglia Salesiana, docenti, insegnanti e formatori, sacerdoti, consacrati/e, laici e laiche impegnati nella pastorale giovanile”.

Per le Ispettorie la proposta di acquisto è, come gli scorsi anni, di 4 euro a copia (il prezzo di copertina a stampa LDC sarà di 8 euro) più costi di spedizione direttamente al vostro recapito. Le prenotazioni vanno effettuate tramite i delegati e le consigliere di Pastorale Giovanile entro il 7 maggio. Per quanti vorranno fare ordinazioni, possono scrivere a segretariogeneralecisi@donboscoitalia.it sempre entro domenica 7 maggio.

 

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Dilatare il cuore. L’orizzonte di una “programmazione”

Dal nuovo numero di NPG.

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di don Rossano Sala

La necessità di guardare lontano

Come sempre in questi ultimi anni l’editoriale di gennaio ha un respiro ampio. Penso che oggi più che mai sia necessario alzare lo sguardo per osservare il tutto della nostra azione pastorale da una prospettiva estesa, prendendo una certa distanza dal presente per poterlo comprendere meglio.
Effettivamente una delle esperienze che sto facendo in questi ultimi anni nel mondo della pastorale in generale e della pastorale giovanile in particolare è quella di una anomala concentrazione sulle emergenze del momento. Siamo troppo incurvati sul breve e sul brevissimo termine. Talvolta vedo l’incapacità di guardare lontano, di scrutare gli orizzonti, di avere un occhio capace di abbracciare almeno il medio, se non il lungo termine. Forse manchiamo un po’ di “lungimiranza”, di quella virtù che sa oltrepassare l’immediatezza.
Il nostro dunque è un invito ad allargare lo sguardo, a indagare un orizzonte più ampio, a non lasciarsi rinchiudere nelle catene di un presentismo che ci fa mancare l’aria. Questo dice quanto una Rivista come la nostra ha un compito ben preciso e penso oggi più strategico che mai: aiutare tutti coloro che la frequentano a non affondare nelle sabbie mobili di un presentismo che non ha futuro perché dimentica il passato. E che fa della riflessione seria e fondata un caposaldo della sua vocazione specifica nel mondo della pastorale dei giovani. Possiamo dire che questa è la nostra vocazione original.
Seguendo la sagacia di Chesterton, non possiamo che convenire sul fatto che «la Chiesa cattolica è l’unica cosa in grado di salvare l’uomo da una schiavitù degradante, quella di essere figlio del suo tempo […] Una realtà antica quanto la Chiesa Cattolica ha accumulato un arsenale e una camera del tesoro a cui attingere; può pescare con cura tra i secoli e chiamare un’epoca in soccorso di un’altra. Ha la possibilità di evocare il mondo antico perché ristabilisca l’equilibrio del nuovo» [1]. E tutto questo la Chiesa lo fa con la coltivazione di pensiero profondo, che passa necessariamente attraverso uno studio impegnato.
Sappiamo per esperienza che il cuore soffre quando lo sguardo è corto. Non riesce a trovare spazio di espressione e gli manca l’ossigeno. Il libro dei Salmi ha una bella espressione legata alla vita del credente che ci fa bene riportare alla nostra attenzione all’inizio di questo 2023: «Corro per la via dei tuoi comandamenti, perché hai dilatato il mio cuore» [2]. Il Signore con la sua grazia – simile ad una fiamma che scalda e illumina – allarga il nostro cuore e acuisce il nostro sguardo. E questo avviene attraverso esperienze di vita, condivisione di pensiero e collaborazioni operative.
Mi pare significativo mettere qui nero su bianco la bella avventura che stiamo vivendo insieme, quella di fare squadra e fare rete con il gruppo di redazione di NPG. In tutto siamo quasi 25 persone, e insieme portiamo avanti la riflessione sui contenuti da proporre, gli autori da coinvolgere e gli stili operativi da assumere. In questi ultimi anni, intorno alla metà di giugno, ci prendiamo una giornata di lavoro insieme in vista della programmazione dell’anno successivo. È un momento “generativo”: partendo dalle nostre diverse sensibilità e competenze, cerchiamo di sintonizzarci su ciò che sarà importante trattare: temi di prospettiva, problemi impellenti, approfondimenti necessari.
La nostra programmazione non è scritta a tavolino e in solitaria da qualche mente particolarmente brillante, ma è frutto di un discernimento comunitario. Mi piace allora dare voce in questo “editoriale” al lavoro che abbiamo fatto in redazione, proponendo ai lettori i cammini che percorreremo insieme nel 2023.

Sette passaggi cruciali

Dossier sono da sempre il cuore pulsante della nostra Rivista. Le tematiche sono quelle più importanti, ed ecco perché abbiamo ritenuto opportuno fare le seguenti scelte.
A gennaio, in piena continuità con il progetto della Conferenza Episcopale Italiana SemeDiVento abbiamo visto come l’attenzione agli adolescenti rimane qualcosa di decisivo per una comunità cristiana che desidera essere significativa. Una pastorale a misura di adolescenti è vivace, creativa, dinamica: abbiamo bisogno di una scossa che ci ridoni quell’entusiasmo che a volte rischiamo di perdere.
In febbraio abbiamo pensato ad una delle proposte pastorali che si sono riscoperte nel periodo postpandemico, cioè al pellegrinaggio. Non è solo una proposta pastorale, ma è la vera metafora della vita cristiana quella del pellegrinaggio: camminare e faticare insieme, condividere le risorse e le fragilità di ciascuno, andare insieme verso una meta significativa, riconoscendo che siamo stranieri e pellegrini su questa terra.
In marzo prenderemo sul serio un aspetto poco visibile dell’educazione: la cura e l’attenzione di coloro che si prendono cura di altri. Di fronte al fenomeno del burn-out e della fatica a vivere la responsabilità educativa da parte di formatori e pastori, ci è sembrato strategico concentrarci seriamente su questo aspetto, mettendolo a fuoco con realismo, serietà e maturità.
Nel numero di aprile-maggio tratteremo di un aspetto importante per qualificare la nostra pastorale giovanile. È la sua natura generativa e quindi vocazionale: effettivamente una pastorale giovanile che non sia vocazionalmente intenzionata non sembra essere all’altezza della sua vocazione, e rischia di essere una pastorale senza meta e senza orizzonte. D’altra parte una pastorale giovanile “in chiave vocazionale” è stata oggettivamente richiesta dal Sinodo sui giovani.
Arriviamo a settembre-ottobre 2023. Ci siamo resi conto che il mondo giovanile è in rapidissimo cambiamento e che quindi quasi a cadenza annuale dobbiamo scattare una fotografia aggiornata della cultura giovanile. I giovani, sismografi e sentinelle del nostro tempo, vanno monitorati nei loro mutamenti, per non perdere una conoscenza viva della loro condizione esistenziale sempre in magmatico movimento.
Novembre ci riserverà una riflessione sul tema della pace. Sulle sue condizioni, sulle sue istituzioni e soprattutto su come impostare con saggezza un cammino di “educazione alla pace” nel senso evangelico del termine. Stiamo vivendo – come dice papa Francesco – una “terza guerra mondiale a pezzi” e a partire dagli inviti e dalle provocazioni di Fratelli tutti ci sembrava necessario offrire spunti educativi e pastorali in questo ambito.
Dulcis in fundo, il numero di dicembre 2023 ci offrirà un Dossier sulle strutture pastorali che ospitano le nostre attività. Come si stanno modificando negli ultimi decenni e quali attenzioni pastorali suggeriscono? In che modo strutture nate per esigenze che oggi non ci sono più possono essere trasformate creativamente per rispondere alle attuali necessità pastorali? Come progettare nuove strutture pastorali adeguate alle sensibilità giovanili contemporanee?
Non mi soffermo in dettaglio sugli Studi e sulle Rubriche (sia in cartaceo che online) offerte per il 2023. Si potrà trovarne l’elenco preciso e aggiornato in quarta di copertina. Sono anch’essere frutto del discernimento del gruppo di redazione e rendono conto delle diverse attenzioni che sono emerse dal confronto fraterno. Solo dai titoli proposti il lettore inserito nel dinamismo quotidiano della pastorale giovanile potrà facilmente intuire la loro attualità e freschezza, oltre che l’urgenza. Sono il segno della vivacità di una Rivista che desidera rimanere sul pezzo e mai vuole allontanarsi dalla concretezza dell’azione educativa ed evangelizzatrice.

Due momenti decisivi

Concludo con due rilanci, che vengono dai due eventi che la Chiesa cattolica a livello universale si prepara a vivere rispettivamente ad agosto e ottobre del 2023. Sono due momenti di grande convocazione che, in un modo o in un altro, ci chiedono partecipazione e corresponsabilità.
Il primo è squisitamente nostro. La Giornata Mondiale della Gioventù di Lisbona. Abbiamo dedicato a questo momento il Dossier di dicembre 2022. L’intento era quello di “scaldare i motori” risvegliando il desiderio di vivere – tutti i giovani e tutte le Diocesi, tutti i movimenti e le associazioni, tutte le congregazioni religiose impegnate con i giovani – un’esperienza di Chiesa entusiasmante, che ci renda sempre più consapevoli di essere parte di una famiglia senza confini. La GMG sarà davvero per tutti noi una grande occasione per confermare la nostra appartenenza ecclesiale, per vivere un pellegrinaggio condiviso, per riscoprire la nostra fede e per riconoscerci ancora una volta fratelli e sorelle perché figli e figlie di un unico Padre.
Il secondo riguarda tutti. Dopo due anni di cammino preparatorio che ha coinvolto tutte le componenti della Chiesa, nell’ottobre 2023 ci sarà la prima delle due sessioni del Sinodo sulla sinodalità a livello di Chiesa universale. La seconda è prevista per l’ottobre del 2024. Vorrei ancora una volta ribadire che questo momento di confronto sulla forma sinodale della Chiesa – dove tutti sono chiamati ad essere protagonisti e dove nessuno può rimanere una comparsa – è stato il frutto maturo del Sinodo sui giovani. Questi ultimi hanno chiesto di prendere sul serio la riforma della Chiesa per essere all’altezza dell’evangelo di Dio e dei tempi che corrono. Tutto ciò non sarà estraneo al presente e al futuro della pastorale giovanile, in quanto il rinnovamento del volto della Chiesa è la necessaria premessa in vista della sua significatività per tutti i giovani, nessuno escluso.

NOTE

1 G.K. CHESTERTON, La Chiesa Cattolica. Dove tutte le verità si danno appuntamento, Lindau, Torino 2010, 85.86.
2 Sal 118, 32.

Avvio anno pastorale: i consigli delle CEP a Valdocco

Il 2 settembre, presso il Teatro Grande Valdocco, si è tenuto l’incontro dei consigli delle Comunità Educative Pastorali dell’Ispettoria per l’avvio dell’anno pastorale.

È stata l’occasione per incontrarsi di tutti i consigli delle Comunità Educative Pastorali dell’Ispettoria, oltre all’avvio dell’anno pastorale con alcune riflessioni rilasciate dall’Ispettore che ha marcato alcuni punti cardine della proposta pastorale di quest’anno.

Ad aiutare ad entrare all’interno della tematica dell’interiorità apostolica, che è una dei cardini del quaderno di lavoro della proposta pastorale del MGS di quest’annno, don Rossano Sala che ha provato a comprenere come le figure di Maria e di San Francesco Di Sales possono aiutarci a vivere meglio da apostoli ben saldi all’interno di una spiritualità e di un rapporto col Signore.

 

Don Rossano Sala – Nuovo Direttore Editoriale presso l’Editrice Elledici

L’Editrice Elledici nel segno di Don Bosco, leader nel campo della catechesi con più di 80 anni di storia nella diffusione della “buona stampa” a livello nazionale ed internazionale, è lieta di annunciare l’ingresso del nuovo Direttore Editoriale don Rossano Sala, salesiano di don Bosco, a partire dal 1° settembre 2022.

La nomina ufficiale, datata 14 luglio, è ad opera di don Leonardo Mancini, Superiore della Circoscrizione Piemonte e Valle d’Aosta nonché Presidente dell’Editrice Elledici, in dialogo con il Vicario del Rettor Maggiore dei Salesiani don Stefano Martoglio, e si colloca all’interno del piano di sviluppo proposto dalla Casa Editrice che potrà così avvalersi del prezioso bagaglio di professionalità ed esperienza, maturato in contesti ecclesiali, pastorali ed accademici, del neo direttore.

Don Rossano Sala

Licenziato e Dottorato in Teologia Fondamentale alla Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, don Rossano è Professore Ordinario di Teologia Pastorale e Pastorale Giovanile presso l’Università Pontificia Salesiana; Consultore nella Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi; Direttore della rivista «Note di pastorale giovanile»; Membro del Centro Nazionale Opere Salesiane d’Italia; Membro del Consiglio di Amministrazione dell’editrice Elledici; Già Segretario Speciale della XV Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi sul tema “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”.

“Dopo l’esperienza del Sinodo sui Giovani, insieme con gli incarichi accademici e pastorali ed in continuità con la direzione di «Note di pastorale giovanile», sono grato di poter continuare il mio servizio alla Chiesa e a don Bosco offrendo le competenze maturate e il mio lavoro per la Casa Editrice della Congregazione salesiana.

Le sfide che i giovani ed il contesto culturale odierno pongono alla catechesi, all’evangelizzazione e alla pastorale, ci esortano a proseguire con slancio e determinazione nell’elaborare un pensiero profondamente cristiano e nell’offrire proposte editoriali capaci di trasmettere la bellezza del messaggio evangelico, secondo percorsi rinnovati ed attuali”.

Don Rossano Sala – Direttore Editoriale

Il nuovo incarico di don Rossano Sala si colloca al termine del percorso di riorganizzazione e risanamento dell’Editrice portato a conclusione negli ultimi due anni con grande successo.

Nonostante le difficoltà imposte da una crisi generalizzata dell’editoria cattolica e dallo sconvolgimento creato dalla pandemia, la Casa Editrice, che nel 2021 ha realizzato più di 130 titoli tra novità a ristampe insieme a tre riviste tra le quali spicca Dossier catechista, leader assoluto nel settore da più di 30 anni, ha saputo ristrutturare la propria organizzazione, mantenere la qualità della sua offerta ed è ormai pronta a progettare il proprio futuro nel solco della missione conferita a don Bosco nella Chiesa.

“Siamo particolarmente lieti di poter accogliere don Rossano Sala come nuovo Direttore Editoriale della Elledici. Le sue competenze e la sua esperienza esprimono la concretezza del piano di sviluppo che l’editrice sta portando avanti con risultati sempre migliori.

Siamo felici di poter così mettere in gioco le migliori energie possibili per continuare a rispondere con determinazione e in modo efficace e innovativo alle mutate esigenze della società, mantenendoci fedeli alla missione formativa nel segno di don Bosco”.

Luca Priuli – Amministratore Delegato

“Noi ci stiamo”: presentazione del Quaderno di lavoro MGS e dell’Ideario 2022/2023

Siamo arrivati al terzo anno della proposta pastorale MGS: “Noi ci stiamo” Non con le percosse ma con la mansuetudine, #sharethedream.

Introducendo il Quaderno di lavoro va detto che l’idea di fondo sta nell’accompagnare la comunità educativo pastorale nel suo insieme, e ogni singolo giovane e adulto ad entrare sempre più e sempre meglio nella spiritualità apostolica salesiana, mettendo a fuoco il nostro sistema educativo. È uno strumento di “formazione per la missione”.
Come ogni anno ci lasciamo anche interpellare dalla Strenna del nostro Rettor Maggiore, che per il 2022 ha scelto di concentrarsi su san Francesco di sales, il Dottore dell’amore: «Fate tutto per amore, nulla per forza» ne è il motto di riferimento.
Al centro c’è la volontà di prendere la decisione di appartenere alla Chiesa e di lasciarci infiammare dallo spirito missionario che dovrebbe caratterizzare la vita di ogni credente: per questo il titolo del presente quaderno è “Noi ci stiamo”. Significa che desideriamo renderci disponibili per Dio e per la sua proposta, per la Chiesa e la sua missione. Chiamati ad un’alleanza d’amore, non ci tiriamo indietro, ma siamo spinti a deciderci per Dio e per gli altri, riaffermando la nostra piena apertura vocazionale.

***

Dall’introduzione del Quaderno, scritto da don Rossano Sala:

Il presente Quaderno non è stato né pensato né scritto per essere un “libro da leggere”, ma è concepito per essere uno strumento interattivo. Un quaderno “di lavoro”, cioè un compagno di viaggio per il nostro cammino di formazione per la missione. La scelta riconfermata – sulla scia positiva di quella degli ultimi tre anni (Puoi essere santo #lìdovesei, Nel cuore del mondo #LiveTheDream, Amati e chiamati #MakeTheDream) – è quella di dare dei contenuti solidi capaci di interagire con il singolo e con il gruppo attraverso la richiesta di partecipazione attiva.

[flipbook pdf=”https://donboscoitalia.it/wp-content/uploads/2022/06/2022-05-07-Quaderno-di-lavoro-2022-23-Indice-introduzione-e-primo-capitolo.pdf”]

Dall’introduzione dell’Ideario 2022/2023:

Anche quest’anno abbiamo scelto di proporre uno strumento pastorale per ogni realtà salesiana: “l’Ideario MGS”. Dopo l’esperimento dell’anno scorso, è sembrato opportuno affiancare al “Quaderno di lavoro MGS” una “bozza di progettazione pastorale”. È questa la natura e lo scopo di questo strumento: offrire spunti e intuizioni che aiutino a trasformare i contenuti del “Quaderno” in possibilità concrete di percorso e cammino formativo. Come in una piccola sartoria, ogni equipe educativa potrà partire da questi suggerimenti pastorali per cucire il proprio cammino locale. Unica infatti è la proposta, ma differente è la personalizzazione locale. Unico è lo spirito e il carisma salesiano, molteplici sono le coloriture e sfumature che esso assume in ogni territorio. Unica è la pedagogia salesiana, ma differenti sono i bisogni educativi nei diversi territori e nelle singole opere educative.
A ciascun “laboratorio sartoriale” il compito di tagliare la stoffa e cucirla su misura della propria realtà.

“Noi ci stiamo” #sharethedream: la nuova proposta pastorale MGS

Dal dossier di Note di Pastorale Giovanile sulla proposta pastorale 2022/2023, “Noi ci stiamo” «Non con le percosse, ma con la mansuetudine» #sharethedream

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L’orizzonte della chiamata. Ripartiamo con coraggio dalla “grande domanda”

di don Rossano Sala, autore del Quaderno di Lavoro.

“Noi ci stiamo!”. È questo il motto sintetico della proposta pastorale per l’Italia salesiana per l’anno 2022-23. È una chiamata a mettersi in gioco con coraggio, offrendo la propria disponibilità. Ma se questa parola è la punta di un iceberg, bisogna che noi andiamo in profondità, che scaviamo per trovarne le radici, che cogliamo i grandi orizzonti di questa chiamata alla corresponsabilità con Dio e alla collaborazione tra noi.

In questo contributo, che ha appunto lo scopo di indagare i dinamismi della chiamata, ci proponiamo di percorrere insieme alcuni piccoli e preziosi passaggi che ci possano assicurare una base sicura per riaffermare che davvero “noi ci stiamo” con cognizione di causa, e non semplicemente nella logica di un’emozione mutevole e passeggera. Partiamo da lontano, riconoscendo il dono di esistere, e arriviamo, passo dopo passo, alla necessità di prendere oggi delle decisioni coraggiose.

Il dono dell’esistenza

Prendiamo il via dalla nostra esistenza concreta. Dalla consapevolezza che quello che siamo non è primariamente opera nostra. Ovvero dal fatto incontestabile che siamo preceduti, che siamo figli. Sembrerebbe una banalità, ma spesso ce lo dimentichiamo proprio. Un modo di pensare molto aggressivo a volte ci convince che ci facciamo da soli, che siamo figli di noi stessi e che non abbiamo nessuna responsabilità verso gli altri.
Un pensiero onesto, che fa perno intorno al reale, ci restituisce una socialità originaria che caratterizza la nostra esistenza. Non c’è mai stato un momento nella storia in cui io esistevo e gli altri invece no. È vero esattamente il contrario: c’è stato un tempo in cui il mondo e gli altri esistevano e io invece non c’ero ancora. I nostri genitori esistevano prima di noi, così come i nostri nonni, e anche i nostri fratelli o sorelle maggiori.
Nelle diverse epoche che studiamo sui libri di storia il nostro nome non compare. Per molto tempo io non ci sono stato e ad un certo punto sono nato, sono venuto al mondo. E non per mia iniziativa. E questo vale per tutti. Ci sarà anche un momento in cui sarò chiamato a lasciare questo mondo, che continuerà senza di me.
In base a questa realtà sperimentiamo continuamente di essere stati amati e voluti prima ancora di averne la percezione. Non è stata opera nostra, ma un dono che abbiamo ricevuto da altri. Primariamente da parte di coloro che si sono presi cura di noi. La vita è un dono che abbiamo ricevuto, senza alcun nostro merito. Altri hanno impiegato senza troppi calcoli e con tanta generosità tempo, risorse e affetti per farci crescere.
Ecco allora la sintesi del primo passaggio: bisogna rifiutare la menzogna dell’autofondazione, riconoscendo che siamo stati donati a noi stessi e che la vita è prima di tutto un dono gratuito che abbiamo ricevuto. Ecco che il primo e più importante atteggiamento dell’esistenza rimane sempre la gratitudine.

L’esistenza come dono

Il secondo passaggio è logico rispetto al primo: se esistiamo nella forma del dono, la realizzazione della nostra esistenza avrà la medesima forma del dono. Di solito, di fronte ad un favore ricevuto, rispondiamo: “A buon rendere”. Come a dire, ho ricevuto un dono da qualcuno, magari inaspettato, e adesso questo diventa un impegno di restituzione, un piccolo debito da onorare. Non è un obbligo stringente, ma una risposta naturale, eticamente importante, una spinta che ci porta al contraccambio. Ne va della nostra dignità.
Se riconosciamo che siamo frutto di un dono inatteso, ecco che la nostra vita diventa se stessa se impostata come un’esistenza capace di dono e di servizio. San Francesco di Sales, di cui quest’anno celebriamo i 400 anni dalla morte, parla a questo proposito di “estasi della vita”. È una bella espressione, che non ha nulla di intimistico, ma tutto di apostolico. Egli, guardando all’esempio di Gesù, l’uomo per eccellenza che sa riconoscere la sua esistenza come un dono ricevuto, indica al cristiano la via del dono concreto. Al di là dell’estasi della contemplazione – che ci eleva a Dio in una preghiera particolarmente intensa – e di quella dell’intelletto – che ci fa conoscere in maniera limpida le cose di Dio e degli uomini –, l’estasi dell’azione è caratterizzata da una continua carità, dolcezza, benevolenza e dedizione. È la via della generosità sistemica verso tutti. Tale estasi diventa il criterio di discernimento radicale sulla qualità della vita umana e cristiana:

Quando dunque si incontra una persona che nell’orazione ha dei rapimenti per mezzo dei quali esce e sale al di sopra di se stessa fino a Dio, e tuttavia non ha estasi della vita, ossia non conduce una vita elevata e congiunta a Dio, con la mortificazione dei desideri mondani, della volontà e delle inclinazioni naturali, per mezzo di una dolcezza interiore, di semplicità e umiltà, e soprattutto per mezzo di una continua carità, credimi, Teotimo, tutti i suoi rapimenti sono dubbi e pericolosi; sono rapimenti adatti a creare ammirazione negli uomini, ma non a santificare chi li prova[1].

L’estasi della vita è quindi il criterio reale, autentico e decisivo per la santità, per il semplice motivo che è nella vita di tutti i giorni che essa si riceve, si costruisce e si esprime:

Ci sono molti santi in cielo che non sono mai andati in estasi né sono stati rapiti nella contemplazione; infatti, quanti martiri e grandi santi e sante troviamo nella storia che nell’orazione non hanno mai avuto altro privilegio se non quello della devozione e del fervore? Ma non c’è mai stato santo che non abbia avuto l’estasi o il rapimento della vita e dell’azione, superando se stesso e le proprie inclinazioni naturali. […] Chiunque è risuscitato a questa vita nuova del Salvatore, non vive più né a sé, né in sé, né per sé, ma con il suo Salvatore, nel suo Salvatore e per il suo Salvatore[2].

La vita come “estasi”

Papa Francesco è in pieno accordo con san Francesco di Sales quando invita i giovani a vivere nella logica dell’estasi. Ha il coraggio di provocare ogni giovane con queste parole: «Che tu possa vivere sempre più quella “estasi” che consiste nell’uscire da te stesso per cercare il bene degli altri, fino a dare la vita»[3]. Questo significa che l’incontro con Dio produce estasi non perché strappa il credente dalla realtà e dalla trama di relazioni in cui è inserito, ma perché lo spinge a uscire da se stesso, superando i suoi stessi limiti per lasciarsi conquistare dalla bellezza dell’amore per gli altri e consacrarsi alla ricerca del loro bene:

Quando un incontro con Dio si chiama “estasi”, è perché ci tira fuori da noi stessi e ci eleva, catturati dall’amore e dalla bellezza di Dio. Ma possiamo anche essere fatti uscire da noi stessi per riconoscere la bellezza nascosta in ogni essere umano, la sua dignità, la sua grandezza come immagine di Dio e figlio del Padre. Lo Spirito Santo vuole spingerci ad uscire da noi stessi, ad abbracciare gli altri con l’amore e cercare il loro bene. Per questo è sempre meglio vivere la fede insieme ed esprimere il nostro amore in una vita comunitaria, condividendo con altri giovani il nostro affetto, il nostro tempo, la nostra fede e le nostre inquietudini. La Chiesa offre molti e diversi spazi per vivere la fede in comunità, perché insieme tutto è più facile[4].

Il senso preciso dell’estasi, come spiegato dal santo savoiardo e dal pontefice argentino, ci aiutano a mettere in luce la struttura responsoriale dell’esistenza, ovvero il nostro originario “essere per gli altri”. Siamo noi stessi quando usciamo verso gli altri, quando abbandoniamo le angustie del nostro individualismo e ci apriamo alla bellezza dell’incontro. Quando ci chiniamo con umiltà sulle ferite degli altri e siamo disponibili a dare di più a chi ha ricevuto di meno dalla vita. Contro l’antropologia della prestazione, che in fondo genera una società della stanchezza e dello sfinimento, siamo chiamati a riscoprire con determinazione che la nostra esistenza è una risposta d’amore ad un amore che a nostra volta abbiamo ricevuto. Ciò va vissuto nella concretezza della nostra vita. Che è unica e singolare. Situata nel tempo e nello spazio, vissuta nella storia in cui siamo inseriti. Questo ci porta ad entrare nello spazio del discernimento vocazionale.

Movimento Giovanile Salesiano: “Inseguendo il sogno di don Bosco” – Vita diocesana pinerolese

Il free press cattolico della diocesi di Pinerolo “Vita diocesana pinerolese” dedica un articolo all’avvio dell’anno pastorale 2021/22 e in particolare al Movimento Giovanile Salesiano in merito al cammino triennale di preparazione al bicentenario del famoso “sogno dei nove anni” di Giovannino Bosco. Di seguito l’articolo.

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Inseguendo il sogno di don Bosco

“In questo lavoro su noi stessi saremo accompagnati da san Francesco di Sales”

Don Rossano Sala

IL MOVIMENTO GIOVANILE Salesiano, attraverso un lavoro di coinvolgimento a vari livelli e disteso nel tempo, ha individuato un cammino triennale che si pone come obiettivo la preparazione al bicentenario del famoso “sogno dei nove anni” di Giovannino Bosco. Siamo adesso nell’anno centrale del triennio che il MGS si è proposto di vivere.

Al cuore di questo cammino, che attinge ancora ispirazione dal sogno dei nove anni, si trovano alcune parole di Maria che invitano Giovannino Bosco a lavorare sul suo carattere, ad assumere una personalità tanto tenera quanto solida: «Renditi umile, forte e robusto». Questo sogno, come si può leggere nel quaderno di lavoro del MGS per il 2021/2022, «per la sua importanza nella vita e nella missione del santo dei giovani possiamo senza dubbio definirlo una vera e propria “annunciazione salesiana”».

Il sogno della missione salesiana va costruito, non si può improvvisare: ecco perché l’hashtag di quest’anno è #MakeTheDream.

E verrà scandito da due verbi fondamentali dell’identità cristiana: Amare e Chiamare. Durante tutte le attività verrà richiamato l’accompagnamento di san Francesco di Sales, maestro di vita cristiana e di spiritualità giovanile. Il 28 dicembre 2022 infatti ricorreranno i quattrocento anni della morte del santo a cui don Bosco fin dall’inizio si ispirò per incominciare la propria opera educativa.

Riscoprire alcuni tratti della ricchezza del Dottore dell’amore diventa quindi un piacevole dovere. Per preparare al meglio quindi tutte le attività in procinto di essere avviate, il MGS mette a disposizione una serie di materiali utili su più fronti: il nuovo logo del tema pastorale 2021-2022; il Calendario in formato poster; il Quaderno di lavoro MGS 2021/2022 a cura di don Rossano Sala.

AMATI E CHIAMATI

Il Quaderno di lavoro MGS 2021-2022 è frutto del prezioso lavoro condotto da don Rossano Sala che ha saputo integrare l’apporto della Segreteria MGS e il contributo di diversi Salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice, educatrici ed educatori. Si tratta di un lavoro indirizzato non solo ai giovani, ma alle Comunità Educative Pastorali per la “formazione alla missione”.

I destinatari sono: giovani, animatori, educatori, catechisti, Salesiani di don Bosco e Figlie di Maria Ausiliatrice, membri a diverso titolo della Famiglia Salesiana, docenti, insegnanti e formatori, sacerdoti, consacrati, laici e laiche impegnati nella pastorale giovanile. Nell’introduzione del Quaderno possiamo leggere come

«Lo scorso anno pastorale 2020-21 ci siamo immersi “nel cuore del mondo“.La tematica era incentrata sul mondo in cui siamo chiamati a vivere, a crescere e ad agire. Come il piccolo Giovannino fu chiamato a essere nel centro del cortile, anche noi ci siamo sentiti chiamati a vivere la nostra esistenza nel cuore del nostro tempo, e a essere proprio lì lievito, sale, luce.#LiveTheDream era l’hashtag proposto per quell’anno pastorale; la cittadinanza responsabile era invece l’obiettivo fondamentale proposto, seguendo l’indicazione per cui è proprio perché cerchiamo di essere buoni cristiani che diventiamo cittadini partecipi, responsabili e proattivi. Arriviamo ora all’anno centrale del triennio che ci stiamo proponendo di vivere […] In questo lavoro su noi stessi saremo accompagnati in maniera speciale da san Francesco di Sales, maestro di vita cristiana e di spiritualità giovanile».

 

Note di Pastorale Giovanile, gruppo di redazione al lavoro per il 2022

Il 21 giugno, nella casa del Sacro Cuore di Roma, si è ritrovato il gruppo di redazione di Note di pastorale Giovanile per il consueto appuntamento di discernimento e discussione sulla Rivista per il prossimo anno.

Dopo uno stop dovuto all’emergenza sanitaria che ha costretto al collegamento on line, la riunione si è svolta in presenza. La modalità di lavoro è stata quella del “discernimento generativo”, proprio per valorizzare la presenza e lo scambio di persona.

Don Michele Falabretti, vicedirettore di NPG e Responsabile del Servizio Nazionale per la pastorale giovanile, Ernesto Diaco, direttore dell’ufficio Scuola della CEI e don Rossano Sala, direttore di NPG e docente all’UPS hanno introdotto la giornata con una panoramica su quanto sta accadendo nella Chiesa italiana e universale.

C’è stato poi lo spazio per il discernimento generativo, con il contributo di tutti e con quanto ciò che si era ascoltato aveva suscitato in ciascuno dei presenti. Il cuore della discussione è stato proprio il cambiamento epocale che stiamo ancora vivendo, che è epocale non solo perché il mondo è diverso rispetto a un anno fa ma perché siamo dentro un sentimento forte. Come si può rispondere alle domande di senso che oggi risuonano nella vita di tanti? Sicuramente il cammino sinodale, sia come metodo di lavoro che come esercizio per mettere in campo azioni pastorali.

Dopo il pranzo, c’è stato il tempo della programmazione: ascoltate le riflessioni del mattino, i membri del gruppo di redazione hanno proposto temi per il prossimo anno di Note di Pastorale Giovanile, una rivista che cresce di anno in anno anche fuori dal mondo salesiano e che ormai è diventata punto di riferimento per la formazione e l’approfondimento della Pastorale Giovanile nella Chiesa italiana.

“Amati e chiamati”: presentazione del Quaderno di lavoro MGS 2021/2022

Il Quaderno di lavoro MGS 2021-2022 è frutto del prezioso lavoro condotto da don Rossano Sala che ha saputo integrare l’apporto della Segreteria MGS e il contributo di diversi Salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice, educatrici/tori. Si tratta di un lavoro indirizzato non solo ai giovani, ma alle CEP per la “formazione alla missione”. I destinatari sono: giovani, animatori, educatori, catechisti, Salesiani di don Bosco e Figlie di Maria Ausiliatrice, membri a diverso titolo della Famiglia Salesiana, docenti, insegnanti e formatori, sacerdoti, consacrati/e, laici e laiche impegnati nella pastorale giovanile.

A breve saranno disponibili informazioni per i sussidi e i materiali extra.

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Dall’introduzione del Quaderno:

Il Movimento Giovanile Salesiano, attraverso un lavoro di  coinvolgimento a vari livelli e disteso nel tempo, ha individuato un  cammino triennale che si pone come obiettivo la preparazione al  bicentenario del famoso “sogno dei nove anni” di Giovannino Bosco,  avvenuto presumibilmente nel 1824. Per la sua importanza nella vita e  nella missione del santo dei giovani possiamo senza dubbio definirlo  una vera e propria “annunciazione salesiana”. 

Lo scorso anno pastorale 2020-21 ci siamo immersi “nel cuore del  mondo”. La tematica era incentrata sul mondo in cui siamo chiamati  a vivere, a crescere e ad agire. Come il piccolo Giovannino fu chiamato  a essere nel centro del cortile, anche noi ci siamo sentiti chiamati a  vivere la nostra esistenza nel cuore del nostro tempo, e a essere  proprio lì lievito, sale, luce. #LiveTheDream era l’hashtag proposto  per quell’anno pastorale; la cittadinanza responsabile era invece  l’obiettivo fondamentale proposto, seguendo l’indicazione per cui è  proprio perché cerchiamo di essere buoni cristiani che diventiamo  cittadini partecipi, responsabili e proattivi. 

Arriviamo ora all’anno centrale del triennio che ci stiamo proponendo  di vivere. Al cuore del nostro cammino, che attinge ancora ispirazione  dal sogno dei nove anni, si trovano alcune parole di Maria che  invitano Giovannino Bosco a lavorare sul suo carattere, ad assumere  una personalità tanto tenera quanto solida: “Renditi umile, forte e  robusto”. Il sogno della missione salesiana va costruito, non si può  improvvisare: ecco perché l’hashtag di quest’anno è #MakeTheDream.  E verrà scandito da due verbi fondamentali dell’identità cristiana:  amare e chiamare. In questo lavoro su noi stessi saremo accompagnati  in maniera speciale da san Francesco di Sales, maestro di vita  cristiana e di spiritualità giovanile. Il 28 dicembre 2022 ricorreranno i  quattrocento anni della morte del santo a cui don Bosco fin dall’inizio  si ispirò per incominciare la propria opera educativa. Riscoprire alcuni  tratti della ricchezza del Dottore dell’amore diventa quindi per noi un  piacevole dovere. 

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