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Fratello – Il Vocabolario Missionario

La parola del Vangelo ti porta in missione. L’esperienza della missione, d’altro canto, cambia il significato che diamo alle parole. Essa lascia il segno, va in profondità nel cuore delle persone, tanto da arrivare a modificare il valore ed il significato di termini che prima sembravano comuni.

Insieme con un gruppo di giovani che hanno fatto questa esperienza, ti proponiamo 31 passi di cammino insieme.

21 OTTOBRE

La parola del giorno: Fratello

Ritorno al Vangelo: Matteo (25, 14-30)

Avverrà come di un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque. Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore, mi hai consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due. Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. Venuto infine colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; per paura andai a nascondere il tuo talento sotterra; ecco qui il tuo. Il padrone gli rispose: Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti.

Papa Francesco

Angelus

Post-it!

L’uomo della parabola rappresenta Gesù, i servitori siamo noi e i talenti sono il patrimonio che il Signore affida a noi. Qual è il patrimonio? La sua Parola, l’Eucaristia, la fede nel Padre celeste, il suo perdono […]. Questa parabola ci sprona a non nascondere la nostra fede e la nostra appartenenza a Cristo, a non seppellire la Parola del Vangelo, ma a farla circolare nella nostra vita, nelle relazioni, nelle situazioni concrete, come forza che mette in crisi, che purifica, che rinnova […]. Fare che questi talenti, questi regali, questi doni che il Signore ci ha dato, vengano per gli altri, crescano, diano frutto, con la nostra testimonianza […]. E inoltre Il Signore non dà a tutti le stesse cose e nello stesso modo: ci conosce personalmente e ci affida quello che è giusto per noi; ma in tutti, in tutti c’è qualcosa di uguale: la stessa, immensa fiducia. Dio si fida di noi, Dio ha speranza in noi! E questo è lo stesso per tutti. Non deludiamolo!

Tocca a te!

Trova qualcuno a cui regalare la cosa che sai fare meglio.

Te lo sei mai chiesto?

1. Qual è il “talento” che hai ricevuto? Hai il coraggio di spenderlo o lo sotterri sotto il terreno?
2. Fai un elenco delle 3 persone a cui regali di più; fai un elenco delle 3 persone a cui regali di meno.

Mango – Il Vocabolario Missionario

La parola del Vangelo ti porta in missione. L’esperienza della missione, d’altro canto, cambia il significato che diamo alle parole. Essa lascia il segno, va in profondità nel cuore delle persone, tanto da arrivare a modificare il valore ed il significato di termini che prima sembravano comuni.

Insieme con un gruppo di giovani che hanno fatto questa esperienza, ti proponiamo 31 passi di cammino insieme.

20 OTTOBRE

La parola del giorno: Mango

Ritorno al Vangelo: Matteo (9, 10-13)

Mentre Gesù sedeva a mensa in casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e si misero a tavola con lui e con i discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Perché il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Gesù li udì e disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».

Post-it!

Egli [Gesù] è lì seduto a mensa perché anch’egli pensa che i commensali siano dei peccatori, gente bisognosa della sua parola per potere cambiare vita e convertirsi. Vuole trasformarli in uomini giusti. Ancor più, e ciò appare dal solo Matteo, egli agisce così perché è venuto a compiere o a portare a compimento quanto hanno detto la Legge e i Profeti e che i maestri d’Israele, scribi e farisei, hanno bisogno di imparare. Quello che loro dice è assai duro: «Andate a imparare che cosa significa: Misericordia voglio, non sacrificio». Li rimanda alloro studio; a confrontare il suo agire con quanto Os 6,6 ha detto: Io voglio. Quest’io è Gesù e Dio, è il Padre e il Figlio suo; è colui che non può accettare un sacrificio se prima non ci si è riconciliati con i fratelli (5,23-24), se non si vive un atteggiamento di donazione agli altri.

Mario Galizzi

Vangelo secondo Matteo – Commento esegetico-spirituale

Tocca a te!

Hai un amico di una religione diversa dalla tua? Dialoga con lui sui motivi della sua fede.

Te lo sei mai chiesto?

1. Sai rendere ragione della speranza che è in te, la tua fede?

2. Sai distinguere tra la persona e le idee che sostiene?

Orologio – Il Vocabolario Missionario

La parola del Vangelo ti porta in missione. L’esperienza della missione, d’altro canto, cambia il significato che diamo alle parole. Essa lascia il segno, va in profondità nel cuore delle persone, tanto da arrivare a modificare il valore ed il significato di termini che prima sembravano comuni.

Insieme con un gruppo di giovani che hanno fatto questa esperienza, ti proponiamo 31 passi di cammino insieme.

18 OTTOBRE

La parola del giorno: Orologio

Ritorno alla Parola: Ecclesiaste (3, 1-8)

Per ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo.
C’è un tempo per nascere e un tempo per morire,
un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante.
Un tempo per uccidere e un tempo per guarire,
un tempo per demolire e un tempo per costruire.
Un tempo per piangere e un tempo per ridere,
un tempo per gemere e un tempo per ballare.
Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli,
un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci.
Un tempo per cercare e un tempo per perdere,
un tempo per serbare e un tempo per buttar via.
Un tempo per stracciare e un tempo per cucire,
un tempo per tacere e un tempo per parlare.
Un tempo per amare e un tempo per odiare,
un tempo per la guerra e un tempo per la pace.

Post-it!

Ciò che il lettore vede in questa tavola delle vicende umane è, innanzitutto, la pazienza del tempo. Non dobbiamo preoccuparci se oggi siamo nel pianto, perché domani saremo nel riso. La vita è fatta di molteplici esperienze, di momenti differenti, di avvicendamenti, di stagioni che ruotano e di profumi che cambiano. Nulla resta per sempre e ciò che oggi sembra remoto e impossibile, domani sarà tuo. Non c’è da farsi fretta, poiché nel tempo tutto arriva ed ogni cosa muta. Proprio per questo, tuttavia, non c’è da farsi fretta, ma neppure da attendere troppo, poiché il tempo è anche ritmo e scadenza. La vita è fatta di relazioni e queste generano il pianto e il riso, l’abbraccio e la distanza, l’amore e l’odio, il cercare ed il perdere. La vita ha un’estensione a tutto sesto e sul limitare dell’amore, si può conoscere l’odio. […] C’è tempo per ogni cosa e, quindi, vivi appieno il momento.

Rosanna Virgili

Biblista

Tocca a te!

Segna le attività che svolgi in una giornata “normale” e il tempo che ci dedichi. Leggi il risultato e pensa a cosa è importante per te.

Te lo sei mai chiesto?

1. Quanto tempo pensi di aver dedicato a cose importanti? Quanto per cose di poco conto?

2. Quali spazi di tempo vorresti recuperare nella tua giornata? Per dedicarli a che cosa?

Campane – Il Vocabolario Missionario

La parola del Vangelo ti porta in missione. L’esperienza della missione, d’altro canto, cambia il significato che diamo alle parole. Essa lascia il segno, va in profondità nel cuore delle persone, tanto da arrivare a modificare il valore ed il significato di termini che prima sembravano comuni.

Insieme con un gruppo di giovani che hanno fatto questa esperienza, ti proponiamo 31 passi di cammino insieme.

16 OTTOBRE

La parola del giorno: Campane

Ritorno al Vangelo: Matteo (5, 11-12)

Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi.

Post-it!

Infine, Gesù chiama beati coloro che subiscono persecuzioni o vengono respinti a causa sua. La nostra coerenza di cristiani normali può stupire o irritare altri; però dobbiamo avere il coraggio di rispecchiare con la nostra condotta retta il volto amabile di Cristo che tutte le persone cercano. In questo possiamo seguire il consiglio che dava san Pietro ai primi cristiani: “se anche doveste soffrire per la giustizia, beati voi! Non vi sgomentate per paura di loro, né vi turbate, ma adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi. Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza.

Testi di vita cristiana

Commento al Vangelo

Tocca a te!

Prova a dare testimonianza della tua fede anche nei luoghi “lontani da casa”.

Te lo sei mai chiesto?

1. Nei luoghi “fuori da casa” (scuola, università, lavoro,…), sei testimone della tua fede? Hai mai provato imbarazzo?

2. Cosa ti impedisce di essere coerente fino in fondo?

Scarpa – Il Vocabolario Missionario

La parola del Vangelo ti porta in missione. L’esperienza della missione, d’altro canto, cambia il significato che diamo alle parole. Essa lascia il segno, va in profondità nel cuore delle persone, tanto da arrivare a modificare il valore ed il significato di termini che prima sembravano comuni.

Insieme con un gruppo di giovani che hanno fatto questa esperienza, ti proponiamo 31 passi di cammino insieme.

14 OTTOBRE

La parola del giorno: Scarpa

Ritorno al Vangelo: Marco (10, 46-52)

 E giunsero a Gerico. E mentre partiva da Gerico insieme ai discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Costui, al sentire che c’era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Molti lo sgridavano per farlo tacere, ma egli gridava più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
Allora Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». E chiamarono il cieco dicendogli: «Coraggio! Alzati, ti chiama!». Egli, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: «Che vuoi che io ti faccia?». E il cieco a lui: «Rabbunì, che io riabbia la vista!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada.

Post-it!

La guarigione del cieco – posta allora a questo punto del ministero di Gesù, appena in prossimità della passione – sembra avere un significato simbolico ed educativo. Ora, quasi alle porte della città santa, per guarire Bartimeo non serve più il gesto dell’imposizione delle mani, ma solo la fede è necessaria.

Ecco che la guarigione del cieco non è più una storia di miracoli, ma è in primo luogo una catechesi sulla fede. La fede, infatti, viene richiesta da Gesù, ed è questa che guarisce il cieco, senza che nemmeno Gesù, questa volta, lo tocchi. La fede, come già detto sopra, sarà necessaria per affrontare la croce. «La strada seguita da Gesù è la strada che porta alla croce: la strada del rifiuto da parte dei suoi contemporanei giudei, la strada del tradimento da parte dei suoi stessi discepoli, la strada della sofferenza e della morte per mano delle autorità giudaiche e romane. Lungo il viaggio descritto in 8,22-10,52 Gesù ha insegnato ai suoi discepoli chi egli sia, ciò che lo aspetta a Gerusalemme, e cosa significhi seguire lui. Bartimeo ha ricevuto il dono della vista e si incammina sulla strada di Gesù: la strada che porta a Gerusalemme» (Donahue – Harrington).

Giulio Michelini

Commento al Vangelo

Tocca a te!

Scrivi su un foglietto 3 obiettivi che vorresti raggiungere in questa settimana. Allo scadere della domenica, “misura” la perseveranza che hai impiegato nel raggiungerli.

Te lo sei mai chiesto?

1. Hai un “sogno nel cassetto”? Qual è?

2. Su cosa fai affidamento per realizzare i tuoi sogni?

Salesians of Don Bosco: il cortometraggio per la 150esima Spedizione missionaria

In occasione della 150° Spedizione Missionaria celebrata lo scorso weekend,  i Salesians of Don Bosco pubblicano sul loro canale YouTube Salesian Mission un cortometraggio animato che spiega ai più piccoli tutti gli avvenimenti e le date che hanno caratterizzato le missioni salesiane avviate da Don Bosco.

Celebrazione della 150° Spedizione Missionaria – Harambée 2019

Si riporta l’articolo pubblicato dall’Agenzia d’Informazione Salesiana ANS in merito alla celebrazione dell’Harambée 2019 e la 150° Spedizione Missionaria che si è svolta lo scorso weekend a Valdocco.

(ANS – Torino) – Il Rettor Maggiore dei Salesiani, Don Ángel Fernández Artime, ha presieduto ieri, 29 settembre, la celebrazione eucaristica della 150° Spedizione Missionaria, durante la quale ha consegnato la croce missionaria a 36 salesiani e 13 Figlie di Maria Ausiliatrice, alla presenza del suo Vicario, don Francesco Cereda, del Consigliere Generale per le Missioni, don Guillermo Basañes, la Madre Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, Madre Yvonne Reungoat e suor Alaíde Deretti, Consigliera per le Missioni.

Il Rettor Maggiore di fronte alla statua di Don Bosco nel cortile della Basilica di Maria Ausiliatrice, insieme ai 36 neo-missionari SDB della 150° Spedizione, ha iniziato a preparare il terreno per lanciare l’appello missionario per il 2019, che farà, come ogni anno, per la festa dell’Immacolata, l’8 dicembre. Attorniato dai missionari salesiani della 150° Spedizione, il Rettor Maggiore ha voluto lanciare un appello a tutti i salesiani del mondo, da questo cortile che ha visto gli inizi della nostra famiglia ed il consolidarsi del carisma salesiano.

Il momento immediatamente precedente ha visto, nel teatro dell’Oratorio di Valdocco, la presentazione molto giovanile e mediatica delle 12 neo-missionarie FMA, da parte di suor Alaíde Deretti, Consigliera per le Missioni, e dei 36 neo-missionari SDB, da parte di don Guillermo Basañes, Consigliere Generale per le Missioni), in tre gruppi di “12 apostoli”. Molto vivaci le interviste registrate di alcune missionarie ed alcuni missionari. L’evento è stato trasmesso in diretta da Rete 7 e su vari canali Facebook.

Nella celebrazione eucaristica, durante l’omelia, il Rettor Maggiore ha sottolineato il fatto che oggi è un giorno di grande festa per la Congregazione, l’Istituto e per la Chiesa, in questa 150° Spedizione Missionaria, 144 anni dopo la prima spedizione del 1875, senza interruzioni, anche durante i due terribili conflitti mondiali.

Don Á.F. Artime ha evidenziato un punto interessante. Nell’ufficio del Consigliere per le Missioni, si trova il Libro dei Missionari, che registra 9.542 missionari salesiani inviati dai Rettori Maggiori, da questa Basilica, nelle 150 Spedizioni… Pare che il numero reale totale degli inviati sia più di 10.400. Le nostre Congregazioni sono riconosciute per l’educazione e l’evangelizzazione dei giovani… Però, con tali numeri, siamo davvero un Istituto ed una Congregazione missionari. Il fuoco d’amore per Gesù non ci ha permesso di restare chiusi tra quattro mura.

Il punto più importante è proprio che Gesù si trova al centro della nostra vita: Dio ci chiama e ci invia… per condividere la vita, per donare… Per testimoniare Gesù con la vita, con l’esempio della carità, con un grande rispetto per la diversità di ognuno…

La risposta salesiana al mese missionario straordinario – ottobre 2019, lanciato da Papa Francesco, è questo invio missionario, per arricchire la presenza di Gesù in tutti i continenti, meno l’Australia questa volta.

Il Rettor Maggiore, durante l’omelia, ha poi presentato tre esempi di testimoni particolari, poiché il mondo vuole testimoni e non docenti/insegnanti.

Mons. Marcello Melani: italiano di origine, per tanti anni missionario in Argentina. Una volta concluso il suo servizio come vescovo in Patagonia (diocesi di Neuquén), è tornato all’Ispettoria a cui apparteneva ed ha fatto il parroco ed il catechista. Si è sentito pronto a rispondere all’appello del Papa e del Rettor Maggiore, e la sua disponibilità è stata accolta. Andrà in Perù.

Don Bashir Souccar: siriano, 71 anni, esperto nel fare oratorio con i musulmani. Dall’Ispettoria MOR si è reso disponibile e andrà in Tunisia… a portare la gioia dell’oratorio, specialmente tra i giovani musulmani.

Don Germain Plakoo-Mlapa: togolese, è stato presente al martirio sia di don César Antonio Fernández (febbraio 2019) che di don Fernando Hernández (in maggio 2019), avvenuti in Burkina Faso, era accanto a entrambi… Non sa perché non sia stato ucciso anche lui. Ora è qui, sta recuperando ed ha il cuore pieno di serenità e pace, perché ha saputo perdonare e continua a vivere con il cuore pieno di Gesù e del suo amore.

Ecco la testimonianza di vita al di là delle parole.

di don Gianni Rolandi, sdb

Rivivi il momento:

Intervista al Cardinale Zen, vescovo emerito di Hong Kong

Si riporta un interessante articolo pubblicato da La Repubblica domenica 29 settembre nella sezione Mondo a cura dall’inviato della rivista, Filippo Santelli, in merito all situazione dei giovani a Hong Kong secondo il Cardinal Zen.

L’intervista Il cardinale Zen “Calma ragazzi a Hong Kong battiamo nuove strade”

«È venuto il momento di parlare, perché a Hong Kong si rischia una tragedia. I giovani che protestano sono coraggiosi, generosi, ma la violenza può scappare di mano. Dobbiamo fermarci, unirci e rivedere la strategia, altrimenti il loro sarà un sacrificio inutile».

In questi lunghi mesi di protesta il cardinale Joseph Zen è rimasto in silenzio. Il vescovo emerito di Hong Kong, 87 anni, anticomunista militante, leader delle battaglie non violente per la democrazia in città, ha seguito l’evolversi delle manifestazioni in disparte. Parla ora, nel quinto anniversario degli “ombrelli”, perché ha paura che questo movimento possa fallire allo stesso modo, «alienandosi le persone». E perché martedì, 70 anni della fondazione della Repubblica popolare cinese, una festa che i ragazzi mascherati vogliono rovinare, sarà una giornata «pericolosissima». «Può morire qualcuno», dice, in italiano, in una saletta del grande complesso dei salesiani, l’ordine in cui è entrato dopo avere lasciato Shanghai nel 1948. Un anno prima del trionfo di Mao.

La protesta contro la legge sull’estradizione è diventata una battaglia contro il governo locale, contro la polizia, per la democrazia. Che cosa succede a Hong Kong?

«Quando la Cina ha rivoluto indietro Hong Kong tutti conoscevamo la natura del suo regime, così per farcelo accettare ha inventato una formula intelligente di autonomia, “un Paese, due sistemi”. Soltanto che piano piano il comunismo ha mostrato i denti, la voglia di controllo totale, oggi dei “due sistemi” è rimasto ben poco. Il suffragio universale promesso si è rivelato una democrazia con caratteristiche cinesi, falsa: un voto su candidati prescelti da Pechino».

Cinque anni fa Occupy Central, il movimento per la democrazia che lei sosteneva, non ha ottenuto nulla. Questo può essere diverso?

«Occupy, occupare, era solo l’ultima risorsa. Prima il movimento aveva discusso per un anno, producendo tre ipotesi di legge elettorale su cui si erano espresse 800mila persone. Quando Pechino ha rifiutato l’esito di quel voto gli studenti hanno messo fuori gioco gli iniziatori e tutto il campo democratico, assumendo la guida senza una strategia. Occupare le strade non è un piano, il governo li ha lasciati fare e il disordine creato ha fatto perdere loro l’appoggio della gente».

Hanno imparato: invece di occupare strade ora sono più aggressivi, più violenti.

«Vero. Il 12 giugno, mentre noi pacifici ci disperdevamo alla fine della marcia, i “coraggiosi” o “violenti” hanno avuto il merito di circondare il Consiglio legislativo e impedire l’approvazione della norma. Quella era una resistenza passiva, poi però l’aggressività è cresciuta, all’inizio verso le cose, ora qualcuno sembra prendere di mira anche i poliziotti».

I cittadini sono comunque dalla loro parte.

«La gente apprezza il loro coraggio di fronte a un governo che non ascolta e a poliziotti che agiscono come belve, esce dalle case in ciabatte per sostenerli. Il problema è che Carrie Lam non ha alcun potere. Ma se andiamo avanti così l’escalation continuerà e il rischio è che finisca come Occupy, che l’appoggio venga meno. Il popolo non vuole la violenza».

Manca una strategia?

«Non si può andare avanti, soltanto avanti, senza raccogliere nulla. Si sono già sacrificati in tanti, oltre mille arrestati, più di cento incriminati. Tutte queste sofferenze non sono giustificate. Dicono di non avere leader, di agire “come acqua”, ma la guerriglia funziona contro degli invasori, quando puoi nascondersi e attaccare a sorpresa. Invece qui siamo di fronte a un governo forte, mentre loro non hanno armi».

Ma anni di marce pacifiche che cosa hanno ottenuto?

«Non è vero che noi “vecchi” in passato non abbiamo ottenuto nulla, senza le nostre battaglie i giovani sarebbero già delle Guardie rosse. Certo, se i comunisti insistono con la loro stupidità, se non capiscono che “un Paese, due sistemi” è anche il bene della Cina, sarà comunque difficile. Ma con la violenza perdiamo più di quanto otteniamo. Se i giovani possono avanzare è perché dietro hanno due milioni di persone pacifiche, lo sanno loro e lo sa il governo. Quindi ora dobbiamo fermarci, unirci e rivedere il nostro metodo, cercare metodi di pressione non violenti e efficaci. Sarà una lunga battaglia, non la si può affrontare senza strategia».

Su Hong Kong il Vaticano tace. Teme di compromettere il disgelo con la Cina, dopo l’accordo per la nomina dei vescovi?

«Purtroppo nella Santa Sede ci sono delle forze che spingono in ogni modo per questa Ostpolitik, una politica che piace anche a Francesco. Con quell’accordo sbagliato hanno venduto la Chiesa clandestina. L’ultimo atto è del 28 giugno scorso, un documento che incoraggia i fedeli a entrare in quella ufficiale, una Chiesa scismatica. In cambio non hanno ottenuto niente, solo abbandonato chi aveva fede e bisogno di sostegno».

Ci sono pressioni sulla diocesi di Hong Kong perché non si schieri con la protesta?

«In qualche modo sì, non esplicite: mentre tutto il mondo guarda a Hong Kong, il Vaticano non dice nulla. La diocesi è tutta schierata con la Santa Sede, io sono la minoranza dell’opposizione».

Martedì si festeggiano i 70 anni della Repubblica popolare. La Cina ora è una superpotenza, i suoi cittadini vivono ogni giorno meglio. Sono successi del Partito comunista?

«I comunisti hanno rovinato la Cina, le persone e i valori: ora comandano la forza e i soldi, questo non è progresso. Papa Paolo VI ha detto che il vero progresso si ha quando si avanza tutti insieme, non solo in pochi, e quando progredisce tutto l’uomo, non solo la sua parte materiale. Inoltre se avesse la democrazia, oggi la Cina sarebbe più ricca dell’America, perché i cinesi sono laboriosi. Una Cina democratica non è impossibile».

Molti ragazzi di Hong Kong sognano l’indipendenza da Pechino. E lei?

«No. I ragazzi che vorrebbero l’indipendenza aumentano, ma sono pochi, sfruttati dal governo come spauracchio. Capisco questi giovani, sono nati qui, non gli interessa la Cina. Ma a me sì, io sono cinese. Adesso è in mano ai comunisti, ma la rivogliamo indietro».

Che cosa sarà di Hong Kong nel 2047?

«Io di certo non la vedrò, per il resto non credo si possano fare previsioni. So solo che tutti gli uomini meritano la democrazia».

Accettare – Il Vocabolario Missionario

La parola del Vangelo ti porta in missione. L’esperienza della missione, d’altro canto, cambia il significato che diamo alle parole. Essa lascia il segno, va in profondità nel cuore delle persone, tanto da arrivare a modificare il valore ed il significato di termini che prima sembravano comuni.

Insieme con un gruppo di giovani che hanno fatto questa esperienza, ti proponiamo 31 passi di cammino insieme.

19 OTTOBRE

La parola del giorno: Accettare

Ritorno al Vangelo: Giovanni (15, 12-17)

Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri.

Post-it!

La tonalità dominante di questo brano è dichiarato in apertura: amarsi gli uni gli altri è «il comandamento» per eccellenza del Cristo e riassume in sé ogni altra proposta morale del Vangelo. La prima caratteristica di questa scelta di vita decisiva è racchiusa nell’equazione paradossale «Amatevi come io vi ho amati». L’amore del cristiano non si modella su quello pur alto degli eroi e dei santi, ma su quello, infinito, del Figlio di Dio. […] Chi ama è pronto a donare tutto, la sua stessa vita per la persona amata, senza falsi e rimbombanti eroismi, ma nel silenzio e nella gioia. Ma c’è un altro aspetto dell’amore, che Gesù fa balenare con il paragone del rapporto che lo lega ai suoi discepoli: l’intimità. Il nesso tra padrone e servo è freddo e burocratico, quello tra due persone che si amano è sincero e caloroso, trasparente e intimo. «Vi ho chiamati amici», dice Gesù, «perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi». L’amore è rivelazione di ogni segreto, è affidamento del proprio io alle mani di un’altra persona che a sua volta si consegna liberamente all’altra.

Mons. Gianfranco Ravasi

Commento al Vangelo

Tocca a te!

Chiedi ad un tuo amico che cosa ti manca per essere “un amico migliore” e cosa hai già che lo dimostra.

Te lo sei mai chiesto?

1. Quale caratteristiche ha Gesù come Amico?

2. Quali di queste sue qualità riesci a mettere in pratica?

Perdono – Il Vocabolario Missionario

La parola del Vangelo ti porta in missione. L’esperienza della missione, d’altro canto, cambia il significato che diamo alle parole. Essa lascia il segno, va in profondità nel cuore delle persone, tanto da arrivare a modificare il valore ed il significato di termini che prima sembravano comuni.

Insieme con un gruppo di giovani che hanno fatto questa esperienza, ti proponiamo 31 passi di cammino insieme.

17 OTTOBRE

La parola del giorno: Perdono

Ritorno al Vangelo: Marco (2, 3-11)

Si recarono da lui con un paralitico portato da quattro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dov’egli si trovava e, fatta un’apertura, calarono il lettuccio su cui giaceva il paralitico. Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: «Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati».
Seduti là erano alcuni scribi che pensavano in cuor loro: «Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?».
Ma Gesù, avendo subito conosciuto nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate così nei vostri cuori? Che cosa è più facile: dire al paralitico: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati, ti ordino – disse al paralitico – alzati, prendi il tuo lettuccio e va’ a casa tua».

Post-it!

Ora abbiamo fatto un passo avanti nella conoscenza di Gesù. Qui non si parla soltanto di lui che insegna e guarisce; qui non appare soltanto come il portatore di un benessere materiale. Ora la sua azione va in profondità e infrange la barriera che c’era tra l’uomo e Dio, fra il tre volte Santo e l’uomo davvero impuro perché peccatore. Ora l’annunzio del Battezzatore sul perdono dei peccati (l ,4) è realtà. Gesù con- giunge davvero la terra al cielo. Gesù ci dona il perdono di Dio.

Mario Galizzi

Vangelo secondo Marco – Commento esegetico-spirituale

Tocca a te!

E se fosse il momento giusto per vivere il Sacramento della Riconciliazione?

Te lo sei mai chiesto?

1. Quanta fatica ti costa perdonare qualcuno? Perché?

2. Cosa provi quando vieni perdonato? Cosa provi quando perdoni?