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“M’interesso di Te” all’oratorio di San Salvario – La Voce e il Tempo

La terza fase del progetto “M’interesso di Te” all’oratorio salesiano di Torino – San Salvario. Di seguito l’articolo pubblicato da La Voce e il Tempo a cura di Stefano Di Lullo in merito all’esperienza vissuta e che vive la realtà del San Luigi.

«M’INTERESSO DI TE» – È PARTITA LA TERZA FASE DEL PROGETTO NAZIONALE DEI SALESIANI CHE «AGGANCIA» E ACCOMPAGNA I RAGAZZI SOLI PRIVI DI PUNTI DI RIFERIMENTO ANCHE A CAUSA DELLE LIMITAZIONI DETTATE DALLA PANDEMIA

San Salvario, l’oratorio sulla strada «salva»
30 giovani migranti

A San Salvario l’oratorio sulla strada negli ultimi mesi ha «agganciato» e, quindi accompagnato, 30 ragazzi migranti neo maggiorenni «invisibili» che a causa delle limitazioni imposte dalla pandemia vagano per le vie della città, intorno alla stazione di Porta Nuova, spesso senza risposte dai servizi competenti. Si tratta del terzo anno del progetto nazionale «M’interesso di te», promosso dai Salesiani per il Sociale a Torino, Roma, Napoli e Catania.

Nel capoluogo piemontese il piano, finanziato da Intesa San Paolo e portato avanti dall’oratorio salesiano San Luigi di San Salvario in collaborazione con la cooperativa sociale Et, ripartito lo scorso novembre, permette di implementare le azioni di educativa di strada a vantaggio delle fasce giovanili particolarmente fragili.

«La chiave», sottolinea Giulia Balsamo, educatrice dell’oratorio San Luigi che segue il progetto, «è prima di tutto quella dell’accoglienza, che diventa fiducia, conoscenza reciproca e affidamento». L’accompagnamento offerto dagli animatori di «M’interesso di te» punta ad orientare i giovani verso i servizi educativi, sanitari e sociali presenti sul territorio, e, laddove possibile, a guidarli verso un inserimento lavorativo e un’autonomia abitativa. Alcuni ragazzi sono stati accolti a «San Salvario House», il Social Housing attivo dall’estate 2019 nella parrocchia Ss. Pietro e Paolo in via Saluzzo.

Le difficoltà dell’emergenza sanitaria non hanno fermato gli educatori che, con nuove modalità, hanno intensificato la presenza sulle strade per «intercettare» i giovani privi di punti di riferimento ed evitare che cadano nei circuiti della criminalità e dello sfruttamento. «L’ostacolo maggiore per questi ragazzi», prosegue l’educatrice, «è certamente quello della lingua: per esempio per loro è complicato comprendere le norme dei Dpcm, i concetti di ‘zona rossa’, ‘arancione’ e ‘gialla’. C’è quindi bisogno di mediazione anche sotto questo profilo. Cerchiamo quindi in primo luogo di indirizzare i giovani verso i corsi di italiano nei Cpia (Centri provinciali di istruzione degli adulti), siccome attualmente sono sospesi quelli portati avanti dal San Luigi, e poi accompagnarli per un pezzo della loro vita, affinché pian piano possano cominciare a viaggiare da soli».

Tra le storie positive delle precedenti annualità di «M’interesso di te» c’è quella di un ragazzo bengalese, come racconta l’educatrice, «che dopo lunghi anni di attesa, sconforto, delusione, coraggio, ma soprattutto di molte difficoltà dettate dall’irregolarità della sua situazione, è riuscito, intraprendendo un percorso di accompagnamento con l’oratorio salesiano, a superare l’esame di terza media e ad ottenere il permesso di soggiorno, che gli ha consentito oggi di ottenere un contratto di lavoro in un locale in piazza Vittorio e poi a raggiungere un’autonoma sistemazione abitativa».

«Il progetto», evidenzia don Mario Fissore, incaricato dell’oratorio San Luigi, «prosegue un percorso triennale di un lavoro di accoglienza, di monitoraggio, di riflessione sulla strada fondamentale tanto più in una fase di pandemia dove l’emergenza e il disagio crescono. Per cui è importante un’attenzione mirata dell’oratorio su un fronte che rischia di essere trascurato in quanto le preoccupazioni delle istituzioni e della società in questo momento guardano altrove». «In particolare, prosegue don Fissore, «l’equipe educativa cerca di aiutare i ragazzi a pazientare per i tempi lunghi della burocrazia, monitorando le diverse espressioni del disagio, per cui si avvertono anche ‘fenomeni di ritorno’, come l’aumento dell’uso di droghe e sostanze stupefacenti».

L’attività di educativa di strada è stata implementata con la pandemia anche se da alcuni mesi la postazione «Spazio Anch’io» al Parco del Valentino (via Medaglie d’Oro) è chiusa per motivi di sicurezza legati alla presenza del Covid Hospital a Torino Esposizioni che la scorsa settimana ha sospeso al momento l’attività. «Abbiamo chiesto alla Regione risposte sulle tempistiche per la riapertura della postazione al Valentino», afferma don Fissore, «in quanto ‘Spazio Anch’io’ rappresenta un modello consolidato di prevenzione del disagio giovanile, un luogo di incontro fra generazioni, ma anche di alleanze virtuose con istituzioni e associazioni. Auspichiamo dunque che le attività possano riprendere se non lì in un altro luogo idoneo».

Anche il presidente della Circoscrizione 8, Davide Ricca, ha chiesto alla Regione di effettuare un sopralluogo per capire se le zone del parco sopra il Covid Hospital sono in sicurezza rispetto alla presenza della struttura sanitaria.

«In merito alla postazione dei Salesiani», prosegue Ricca, «è urgente avere delle tempistiche certe per far ripartire una presenza educativa strategica per il quartiere e la città». «Sulla proposta di destinare l’area per le vaccinazioni», prosegue il presidente della Circoscrizione 8, «bisogna capire se questo comporterà o meno la chiusura di un importante fetta di uno dei parchi principali della città dove quindi dovranno continuare, anche nei prossimi mesi, ad essere sospese attività già ferme da tempo».

Stefano DI LULLO

“M’Interesso di te”: il progetto di Salesiani per il Sociale APS sull’Osservatore Romano

Pubblichiamo un articolo uscito sull’Osservatore Romano dove si parla del progetto “M’Interesso di te” di Salesiani per il Sociale APS. Il progetto, realizzato nelle città di Torino, Napoli e Catania, e sviluppato su due edizioni, vuole arginare il fenomeno dell’esclusione sociale e dei minori stranieri non accompagnati e dei neomaggiorenni, migliorare la loro integrazione sociale, favorire i processi di sempre maggiore autonomia personale e lavorativa, attraverso interventi peculiari e di aggancio, recupero e reinserimento fondati sulla “ripresa in carico” e l’accoglienza, la formazione e l’orientamento, l’accesso ai servizi educativi, sanitari e sociali locali.

Per ridare un’identità ai minori invisibili

#CANTIERE GIOVANI • Il progetto «M’interesso di te» di Salesiani per il sociale

Appena giunti in quella che avrebbe dovuto essere la terra promessa, tutto quanto li identifica è l’acronimo Msna: i minori stranieri non accompagnati sbarcano soli in un Paese di cui spesso non sanno il nome, soli, benché in mezzo a centinaia di persone. Persone di cui non riconoscono i volti. Disorientati in un ambiente loro estraneo, quando non ostile, ed esclusi dai circuiti dell’accoglienza, sono inevitabilmente più esposti a situazioni di rischio, finendo non di rado preda della criminalità organizzata.

«Le loro storie, poco visibili e a cui non si presta la dovuta attenzione, si inseriscono nel fenomeno emergente dei ragazzi di strada, minorenni di 16-17 anni, senza fissa dimora e figure di riferimento, quasi sempre vittime delle tante forme di sfruttamento» spiega don Roberto Dal Molin, presidente di Salesiani per il sociale, i quali, per il terzo anno consecutivo, con il supporto del Fondo di beneficenza di Intesa Sanpaolo, riprendono il progetto «M’interesso di te», teso ad accompagnare tanti giovani a un percorso di vita dignitoso e costruttivo, proprio nel delicatissimo passaggio alla maggiore età, quando vengono meno anche quelle minime tutele previste dall’attuale legislazione.

«Ci è sembrato doveroso farci carico della loro integrazione, perché, essendo privi di risorse personali, relazionali e sociali, a seguito dell’interruzione dei programmi di inserimento riservati ai più piccoli, sarebbero stati ulteriormente abbandonati a sé stessi» conclude don Roberto, sottolineando che gli interventi avviati a Torino, Napoli, Catania, San Gregorio di Catania e Roma «coinvolgono anche le amministrazioni locali, proponendosi come modello di progettualità condivisa estendibile ad altre città». Riscattare questi giovanissimi da traumi fisici e psichici, dovuti alle violenze subite nei Paesi di origine e di transito, affrancarli dalla precarietà di un’esistenza fatta di rifugi di fortuna e condizioni igienico-sanitarie insalubri richiede la collaborazione di una rete di assistenza territoriale. «Essendo agli occhi della società degli invisibili, non hanno diritto ad assistenza sanitaria e cure mediche, così, molti di loro finiscono nel cono d’ombra del silenzio e dell’emarginazione, e, soprattutto, finiscono ridotti in schiavitù dal mercato della prostituzione organizzata, vittime di una vera e propria tratta» denuncia don Roberto.

Obiettivo del progetto è, infatti, proprio contrastare esclusione sociale e sfruttamento, attraverso recupero, presa in carico, formazione, inserimento sociale e diverse misure atte a togliere i ragazzi dalla strada e dare loro una speranza di rinascita. «Solo quest’anno partecipano al progetto 600 giovani, ma intendiamo accoglierne quanti più riusciamo: i nostri operatori quattro volte a settimana si muovono sulla strada per identificare i minori in difficoltà. In due anni di attività hanno accumulato una buona conoscenza del territorio e sanno dove intercettare i ragazzi» racconta don Roberto, sottolineando l’importanza dell’esperienza sul campo per instaurare un contatto diretto con i più piccoli, conquistare la loro fiducia, conoscerne origini, storia e motivazioni alla base della loro fuga, comprendendo le loro paure e i pericoli che hanno corso e continuano a correre.

Dopo il primo contatto, utile a stabilire condizioni di salute, status giuridico ed eventuali procedimenti penali a carico, viene attivata la rete dei servizi formali e informali a seconda delle singole esigenze. I centri di accoglienza diurna di bassa soglia svolgono una funzione di filtro e di primo supporto: i ragazzi ospitati, qui trovano un pasto caldo, un letto e un tetto, ma anche canali per avviare le procedure di regolarizzazione di documenti personali e permessi di soggiorno. «Abbiamo pensato ad attività di laboratorio e socializzazione, che aiutassero a creare un clima confortevole e accogliente, che favorissero la comunicazione, la fiducia nell’altro e l’apertura al prossimo, che trasmettessero la dimensione dell’appartenenza — spiega il presidente dei Salesiani — per questo sono centrati sulla creatività e sull’auto-narrazione come strumenti di crescita».

A questi sono, tuttavia, affiancati corsi per il potenziamento delle competenze linguistiche: la comprensione della lingua è, infatti, condizione irrinunciabile all’inserimento sociale dei nuovi arrivati, oltre che necessaria all’acquisizione della licenza media. Ai neomaggiorenni viene anche offerta un’accoglienza abitativa temporanea (dai 6 ai 12 mesi), valutata in forma sperimentale anche in prospettiva, per alcuni di loro, dell’affido familiare: già in questa prima fase, infatti, una rete di famiglie affianca i ragazzi nel compiere i primi passi in un mondo ancora sconosciuto, quello della scuola e delle strutture di sostegno, nel vivere nuove relazioni con i coetanei, nell’approccio a tradizioni e usi diversi.

L’aspetto più importante, dal punto di vista formativo, è il raggiungimento dell’autonomia: attività, tempo ed energie sono, in larga parte, finalizzate a tale obiettivo, motivando alla scoperta del proprio potenziale, all’acquisizione di competenze trasversali, alla ricerca di una professione dignitosa. «Riteniamo fondamentale spronarli a esplorare richieste e dinamiche del mondo del lavoro, a individuare spazi in cui possano investire il loro talento in una progettualità in linea con attitudini, passioni e aspettative personali» spiega Giovanna Palatino, responsabile del Fondo beneficenza Intesa Sanpaolo, riferendosi alla scelta dell’inserimento di corsi professionali e di tirocini aziendali, a completamento dei percorsi scolastici formali, per ogni ragazzo. «Ci ha colpito il progetto dei Salesiani, perché si occupa degli ultimi tra gli ultimi, e, poiché le Linee guida biennali del Fondo hanno come focus il sostegno ai migranti, per favorirne l’inclusione sociale ed economica, abbiamo voluto dare una mano a questi ragazzi, soli e senza riferimenti, in fuga dai loro paesi alla ricerca di un futuro migliore» ricorda Palatino.

Sono gli stessi giovani e giovanissimi che vediamo gravitare attorno alle stazioni e nelle periferie delle nostre città, finendo, spesso, preda della criminalità. Esclusi dai circuiti ufficiali, finiscono tra gli invisibili. Sottrarli a questa morsa, richiede, oltre ad un primo intervento emergenziale, un percorso personalizzato di alfabetizzazione e inserimento: «Si tratta di una questione di umanità, ma anche di una battaglia di civiltà che vale la pena combatterla, avendo di fronte lo sguardo e il sorriso dei tanti bambini e ragazzi che stiamo seguendo». Nei primi due anni di progetto (2018-2019), infatti, sono stati supportati complessivamente circa 1.400 minori, sono state organizzate oltre 500 uscite di educazione di strada e, a oggi, si contano oltre 1.700 accessi all’accoglienza di bassa soglia; sono stati tenuti 400 corsi di prima alfabetizzazione e 900 interventi psico-socio-educativi. Numeri che parlano di un grande progetto che, non a caso, ha incontrato il plauso delle università responsabili del suo monitoraggio: l’ultimo report lo segnala come “piano di alta rilevanza”, in quanto promotore di un modello di presa in carico della persona a tutto tondo e rispettoso delle esigenze della singola persona. Sapere che tutto sta avendo un seguito, grazie all’iniziativa e all’impegno di tanti educatori, volontari e amministratori, è di forte auspicio per il loro e nostro futuro.

di Silvia Camisasca

(26 ottobre 2020)