Lacrima – Il Vocabolario Missionario

La parola del Vangelo ti porta in missione. L’esperienza della missione, d’altro canto, cambia il significato che diamo alle parole. Essa lascia il segno, va in profondità nel cuore delle persone, tanto da arrivare a modificare il valore ed il significato di termini che prima sembravano comuni.

Insieme con un gruppo di giovani che hanno fatto questa esperienza, ti proponiamo 31 passi di cammino insieme.

6 OTTOBRE

La parola del giorno: Lacrima

Ritorno al Vangelo: 1Re (17, 7-16)

Dopo alcuni giorni il torrente si seccò, perché non pioveva sulla regione. Il Signore parlò a lui e disse:
«Alzati, va’ in Zarepta di Sidòne e ivi stabilisciti. Ecco io ho dato ordine a una vedova di là per il tuo cibo». Egli si alzò e andò a Zarepta. Entrato nella porta della città, ecco una vedova raccoglieva la legna. La chiamò e le disse: «Prendimi un po’ d’acqua in un vaso perché io possa bere». Mentre quella andava a prenderla, le gridò: «Prendimi anche un pezzo di pane». Quella rispose: «Per la vita del Signore tuo Dio, non ho nulla di cotto, ma solo un pugno di farina nella giara e un po’ di olio nell’orcio; ora raccolgo due pezzi di legna, dopo andrò a cuocerla per me e per mio figlio: la mangeremo e poi moriremo». Elia le disse: «Non temere; su, fa’ come hai detto, ma prepara prima una piccola focaccia per me e portamela; quindi ne preparerai per te e per tuo figlio, poiché dice il Signore: La farina della giara non si esaurirà e l’orcio dell’olio non si svuoterà finché il Signore non farà piovere sulla terra». Quella andò e fece come aveva detto Elia. Mangiarono essa, lui e il figlio di lei per diversi giorni. La farina della giara non venne meno e l’orcio dell’olio non diminuì, secondo la parola che il Signore aveva pronunziata per mezzo di Elia.

Post-it!

I “fioretti”, tipici racconti devozionali segnati dalla fede, dal miracoloso, dall’ammirazione, non sono solo un genere legato alla figura di san Francesco. Appaiono già nella Bibbia nel caso di Elia, il grande profeta di Israele. Ne evocheremo ora uno dei più teneri che ci permette di illustrare il nesso tra una famigliola misera e la misericordia come virtù che illumina e salva la vita. Il racconto è nel Primo libro dei Re (17,7-24) e ha un suo parallelo in un analogo “fioretto” su Eliseo, il discepolo di Elia (2Re 4,1-37).
La vicenda è ambientata a Sarepta, nella zona controllata dalla città-stato di Sidone, nell’odierno Libano. L’episodio sarà citato anche da Gesù nel discorso programmatico pronunciato nella sinagoga di Nazaret (Luca 4,25-26). La storia fa incontrare due atti di misericordia nello spazio misero di una famigliola costituita solo da una vedova e da suo figlio.
Da un lato, infatti, c’è la generosità di questa donna, ridotta allo stremo in un tempo terribile di carestia: sta raccogliendo legna per attizzare il fuoco per un ultimo pranzo perché le è rimasto solo un pugno di farina e un po’ d’olio. Pensa di preparare una focaccia per sé e per il ragazzo: «Ne mangeremo e poi moriremo». Sulla strada incontra Elia che le chiede di dargli un pezzo di quella focaccia. La donna accetta di compiere questo atto estremo di generosità, fidandosi della promessa del profeta: «La farina della tua giara non si esaurirà e l’orcio dell’olio non diminuirà» (17,14).
D’altro lato, Elia ricambierà la bontà di questa vedova in un modo ben più grandioso e inatteso. La misericordia genera misericordia ancor maggiore, anzi, può produrre miracoli. La vicenda è nota: il figlio della donna è colto da un grave malore che lo conduce alla morte. Entra in scena, allora, il potere profetico, dono divino che ricambia a dismisura la generosità di quella madre. La narrazione è piena di pathos (17,17-24).
Il profeta sale da solo nella cameretta del figlioletto che giace sul suo lettuccio, urla al cielo la sua protesta di fronte a una sofferenza così tragica di una povera donna giusta e pia. Poi si distende sul corpo del ragazzo invocando Dio: «Signore mio Dio, la vita di questo bambino torni nel suo corpo!». E il Creatore e Signore della vita ascolta la voce del suo profeta e nel piccolo torna a ramificarsi il flusso del sangue, ed eccolo con gli occhi aperti. Elia lo prende su di sé e lo riporta al pianterreno, tra le braccia della madre esterrefatta.
La finale del racconto è dominata da una sorta di professione di fede di questa vedova pagana: «Ora so veramente che tu sei uomo di Dio e che la parola del Signore nella tua bocca è verità» (17,24). La misericordia non dà solo gioia e speranza, ma genera anche la fede. Il pensiero corre a Gesù che fa rivivere il figlio della vedova di Nain con la sua personale autorità divina, senza mediazione come nel caso di Elia (Luca 7,11-17) e viene spontaneo ricordare la fede incrollabile della madre siro-fenicia della zona di Tiro e Sidone, che implora a Cristo la guarigione di sua figlia (Matteo 15,21-28).

Mons. Gianfranco Ravasi

Cardinale arcivescovo e biblista

Tocca a te!

Trova una piccolo motivo che ti rattrista e nella giornata di oggi prova a trasformarlo in un motivo di gioia.

Te lo sei mai chiesto?

1. Quale le origini principali delle tue “tristezze”?

2. Ci sono stati momenti in cui eri nella parte della vedova di Sarepta e Dio è entrato in casa tua?