Servizio civile – Pochi fondi, un quarto di volontari in meno
L’allarme alla presentazione del XVIII Rapporto Cnesc in merito al rischio di una contrazione del Servizio civile.
Si riporta l’articolo pubblicato su Avvenire mercoledì 3 luglio 2019, a cura di Luca Liverani.
L’allarme alla presentazione del XVIII Rapporto Cnesc. Licio Palazzini: nel 2019 ci saranno 12 mila ragazzi in meno. Titti Postiglione, capo dell’Ufficio servizio civile: incrementeremo i fondi.
Con il fondo nazionale per il servizio civile di quest’anno, inferiore a quelli del 218, il contingente di giovani nel 2019 si ridurrà quasi di un quarto. L’allarme arriva dalla Conferenza degli enti di servizio civile, alla presentazione del XVIII Rapporto annuale. Ma dall’Ufficio nazionale per il Servizio civile universale arrivano rassicurazioni: è in preparazione un emendamento per riportare la dotazione economica a livelli sufficienti ad avviare in servizio lo stesso numero di volontari e volontarie.
A segnalare il rischio di una forte contrazione del servizio civile è Licio Palazzini, presidente della Cnesc, l’organismo che riunisce 23 tra i più grandi enti che gestiscono progetti negli ambiti dell’assistenza sociale, della cultura, dell’educazione, della salvaguardia dell’ambiente e dei beni artistici (tra gli altri Acli, Anpas, Papa Giovanni XXIII, Avis, Caritas, Cnca, Confcooperative, Misericordie, Diaconia Valdese, Salesiani per il sociale, Focsiv, Don Calabria, Unitalsi). «Con i fondi attualmente disponibili – sottolinea Palazzini – partiranno circa 12 mila volontari in meno posti rispetto al 2018, per questo chiediamo anche di recuperare le risorse non attivate lo scorso anno». Oggi il fondo nazionale del servizio civile può contare su risorse per circa 230milioni di euro, risultato della somma dei 189 milioni stanziati per quest’anno più un residuo di altri 40 dell’anno scorso. L’anno precedente il fondo arrivava a 300 milioni. Dai 53 mila volontari del 2018 si scenderebbe dunque a soli 41 mila.
Il sottosegretario alla Presidenza del consiglio, Vincenzo Spadafora, con delega per il servizio civile, ha già reso nota la volontà di riportare, nel prossimo bando di fine agosto, il contingente dei volontari allo stesso livello di quello dell’anno scorso. E l’annuncio che il governo non intende ridurre il numero dei volontari arriva dalla coordinatrice dell’Ufficio nazionale del Servizio civile universale: Titti Postiglione, da un paio di mesi alla guida dell’Ufficio dopo una lunga esperienza ai vertici della Protezione civile, assicura che
«è in corso l’iter per la presentazione di un emendamento a uno dei provvedimenti in discussione in questi giorni in Parlamento, per incrementare il fondo nazionale del servizio civile, al fine di garantire un maggior numero di giovani per il prossimo bando. Saremo attentissimi a seguirne ogni passaggio».
Dal XVIII Rapporto Cnesc emergono le dimensioni del contributo dei tanti enti della Conferenza alle buone pratiche di cittadinanza attiva: nel 2017 i volontari hanno prodotto oltre 19 milioni 357 mila di ore di servizio, di cui 18 milioni 606 mila in Italia e 751 mila all’estero. Una mole di servizi che i fondi destinati dallo Stato agli enti nemmeno copre completamente. Lo stanziamento pubblico per i progetti di servizio civile degli enti Cnesc approvati sono stati più di 83 milioni di euro per rimborso forfettario per la formazione, assegni mensili ai giovani, assicurazioni. Ma gli enti hanno speso quasi 96 milioni tra costi diretti, figurativi e di valorizzazione del lavoro gratuito
Altre difficoltà potrebbero arrivare per i giovani stranieri “arruolati” nei progetti di servizio civile, possibilità confermata nella riforma del Servizio civile universale. Chi perde il permesso di soggiorno infatti è costretto ad abbandonare il servizio in cui prestava la sua opera di volontario. Le Acli segnalano un caso a Frosinone, ma potrebbe non essere l’unico, dato che al momento non vengono sempre rese note le motivazioni di un eventuale abbandono. Il decreto sicurezza infatti ha operato una stretta sul rinnovo del “permesso umanitario”, quello che veniva rilasciato dalle Commissioni a chi faceva domanda di protezione internazionale e non aveva sufficienti titoli per il permesso per asilo politico o per protezione sussidiaria. Diversamente da prima, ora può essere rinnovato solo in sei casi (gravi motivi di salute, calamità nel paese d’origine, atti di valore civile, vittime di tratta, violenza domestica, grave sfruttamento). Altrimenti non c’è rinnovo e lo straniero diventa irregolare. Anche se sta svolgendo il servizio civile volontario, utile al Paese ospitante e come percorso di integrazione.
«Il requisito richiesto agli stranieri che vogliono fare il servizio civile – spiega il capo dell’Ufficio Titti Postiglione – è che siano regolarmente soggiornanti: con uno sforzo interpretativo abbiamo stabilito che se il permesso scade mentre il giovane straniero, avendo presentato domanda, è in attesa della risposta, resta in lista. Se però la domanda di rinnovo viene respinta, perde il requisito».