Savio Club al Colle Don Bosco: 5 o 6 novembre 2022

Il 5 o il 6 novembre 2022 i ragazzi dalla prima alla terza media avranno la possibilità di partecipare ai Savio Club al Colle Don Bosco.

Due giorni, uno a scelta in base all’esigenza del gruppo, rivolti ai ragazzi e le ragazze che desiderano mettere in gioco la “propria stoffa” e crescere nella scelta di Dio come fedele compagno della propria vita, seguendo i preziosi consigli di Domenico Savio verso la santità.

Domenico Savio viveva così, e noi?

Per l’occasione è stata creata una landing page dedicata e lanciata una sfida: il DS Mood – Una Vita a Colori, lo stile di Domenico Savio. La vita da soli perde il sapore, è insieme a qualcuno che acquista colore e diventa una splendida avventura: il vero segreto del DS Mood è l’allegria!

Programma

  • 9.30 – arrivi
  • 10.00 – inizio
  • 16.00 – S. Messa
  • 17.00 – termine

Il costo per la giornata è di 5 euro, comprensivo di utilizzo ambienti e merenda. Da portare il pranzo al sacco, una penna per scrivere e abbigliamento adatto al gioco.

Per info:

Buonanotte Missionaria Ottobre 2022 – Cosimo Cossu

La Buonanotte Missionaria: un’esperienza concreta in terra di missione per riflettere!

Per questo mese di ottobre, l’esperienza di Cosimo Cossu, coadiutore salesiano missionario per 20 anni in Ecuador, dove ha potuto condividere gli ultimi tre anni della vita di suor Maria Troncatti, poi destinato per 26 anni come guida delle catacombe a Roma e ora a Torino con la comunità generalizia. Un esempio prezioso di slancio missionario vissuto con ardore dove lo Spirito conduce.

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Un caro saluto a ciascuno,

sono Cosimo Cossu, salesiano coadiutore. Ho 83 anni e da giovane ho studiato presso i salesiani di Cumiana. Affascinato dalla vita salesiana, dopo il noviziato a Monte Oliveto, ho fatto la mia prima professione religiosa nella basilica di Maria Ausiliatrice nel 1959. Sentivo fortemente di ricevere un dono non meritato, perché venivo da un paesino sperduto dalla Sardegna a studiare in Piemonte e questa era già una grazia superiore a tutte le mie aspettative.

Durante gli anni di magistero, matura in me il pensiero della vocazione missionaria. Nel novembre 1962 sono partito da Genova per l’Equador dove per 20 anni ho prestato il mio servizio come buon salesiano (o almeno ci provavo), assistente, insegnante di materie tecniche… Tuttavia, dopo tre anni di insegnamento, dissi all’allora ispettore sardo dell’Equador, don Aurelio Pischedda: “mi avete fatto venire qui per fare l’insegnante, cosa che potevo fare anche in Italia.. io voglio andare nella foresta, con i veri missionari”. Lui mi rispose: “Volentieri!” Destinazione Sucua, in piena foresta. Se uno avesse voluto andarci a cavallo o a piedi, da Cuenca, dove ero, ci sarebbero voluti 8 giorni, ma da qualche anno, forse 6 o 7, c’era un ponte aereo che collegava le nostre missioni nella selva con le comunità delle Ande.

Non è merito mio se a Sucua, con un internato di Shuar di 150 ragazzi e 170 ragazze interne ebbi la grazia di vivere per tre anni indimenticabili con la beata Maria Troncatti.

Nelle missioni, per portare avanti un internato così consistente, i ragazzi e le ragazze frequentavano la scuola la mattina e, dal lunedì al venerdì, lavoravano nella selva da dove, con molta facilità (nella foresta la natura è veramente benevola con chi la sa coltivare), si riusciva ad avere l’alimento necessario per il buon funzionamento delle nostre missioni.

Il sabato e la domenica erano giornate molto particolari. Ore sul fiume con i ragazzi piene di giochi (sarebbe un po’ come portare oggi i nostri allo stadio). Al pomeriggio, tutti insieme, ragazzi e ragazzi, si guardava le famose “filmine don Bosco”, col Vangelo della domenica e le storie di avventura che l’EDC di Madrid ci faceva avere. Nella cappella, tutti insieme, salesiani, FMA, ragazzi e ragazze, si faceva le prove di canto, si cantavano i vespri, poi la benedizione eucaristica e la famosa buonanotte che non mancava mai. Come potete vedere, una vita molto semplice, dal nostro punto di vista, ma per un ragazzo o una ragazza Shuar, che non aveva mai visto la luce elettrica (avevamo un generatore), vivere in comunità con tanti amici e amiche, imparare a coltivare la terra, senza bruciare gli alberi, era una cosa fuori dal comune. Lì imparavano inoltre l’allevamento del bestiame, una fonte di guadagno a bassissimo costo per loro.

Tutto questo sfociava, dopo 4 o 5 anni di internato nel matrimonio, durante il quale, nelle possibilità, si offrivano ai futuri sposi due vitelline e un vitello per iniziare una vita matrimoniale. Nello stesso tempo le ragazze avevano imparato a cucinare, a lavare, a cucire, ad avere cura di sé stesse e anche della futura famiglia. Questo avveniva in tutte le nostre missioni. Ogni missione aveva dai 200 ai 400 ettari di foresta con 100-200-250 capi di bestiame. Questa era la fonte di ricchezza che permetteva di comprare ai ragazzi e alle ragazze vestiti, scarpe, quaderni, libri, sapone e via discorrendo.

La cosa bella che ho potuto vivere è la possibilità di stare in una comunità di 5 confratelli (spagnoli, slovacchi, italiani) e convivere molto da vicino con la comunità delle FMA. Praticamente eravamo una sola grande famiglia. Il mio rapporto con suor Maria Troncatti, da subito, non è stato solo fraterno, ma filiale. Lei era la nostra “nonnina” (abuelita). Ed io per lei ero il “mio Cosmito” (mio Cosimino).

Forse sarò un po’ lungo, ma questo ve lo devo raccontare: Sucua aveva sì e no 300 coloni bianchi, che vivevano all’interno del paesino, mentre gli Shuar erano disseminati nella foresta. Un grande problema si creò quando gli Shuar iniziarono ad abbattere la foresta per seminare prato. I bianchi, ansiosi di guadagni illeciti, iniziarono a speculare sui terreni riuscendo a comprare ettari di pascoli e foresta in cambio anche solo di un fucile.

Padre Juan Shutka, rendendosi conto di questa situazione, riuscì a ottenere dal presidente della repubblica la firma di un decreto ministeriale nel quale si proibiva agli Shuar di vendere terreno ai bianchi. Restava invece la possibilità di venderselo fra di loro. Era la fine della cuccagna! Soluzione per i bianchi? UCCIDERE I PRETI!

Allora i salesiani vivevano tutti in un unico palazzone di tre piani tutto in legno, con un’unica scala di accesso, mentre i ragazzi Shuar, insieme a me, loro assistente, eravamo in un’altra zona. Nel luglio del 1969, circa alle 2:30 del mattino, l’unica scala di accesso viene cosparsa di benzina. L’intento era chiaro: “Questa notte ti faccio vedere come si arrostiscono i preti”.

Una cosa che forse non sapete però della razza Shuar è che hanno la vescica piccola e che quindi, durante la notte, è un continuo viavai per andare in bagno. Questa è stata la salvezza dei miei confratelli. Uno dei ragazzi che tornava dal bagno si accorge del fuoco: “Cosmia, Cosmia – grida – Fuoco!! Fuoco!!”.

È stata una cosa così violenta che, per salvarsi, i confratelli si sono dovuti buttare da un’altezza di 4 metri. Non è morto nessuno, ma in 40 minuti tutto era bruciato. Pensate che il direttore, ancora vivente, mons. Pietro Gabrielli, per la furia delle fiamme, è dovuto fuggire in pigiama, lasciando addirittura i soldi perché non c’era il tempo per fare altro che fuggire.

Il paese di Sucua si è stretto intorno a noi, ragazzi e ragazze, suore… tutti atterriti a contemplare questo spettacolo crudele. Siamo rimasti senza parole, solo tante lacrime.

La mattina, alle 6, un centinaio di Shuar, armati fino ai denti, chiedono al padre Shutka: “A che ora iniziamo a uccidere i bianchi?”. Pensate: era per loro solo questione di ore. Per farli desistere c’è voluta tutta la sapienza che lo Spirito Santo ha potuto inculcare nel cuore di padre Shutka. L’odio era palpabile.

È in questo momento che suor Maria Troncatti torna in un’altra nostra missione, a Macas, dove aveva lavorato per anni e dove si trova il santuario mariano più antico di tutto l’oriente ecuadoriano. Suor Maria non si accorge che anche la direttrice di Macas era entrata fermandosi a poca distanza da lei e così riesce ad ascoltare la supplica di suor Maria alla Madonna: “se per pacificare i bianchi e gli Shuar, hai bisogno di una vittima, prendi me”.

Un mese dopo, deve andare agli esercizi a Quito. Aveva 86 anni e cercò di manifestare i suoi disagi alla direttrice dicendo che può fare gli esercizi anche in casa: le gambe non la reggono, la spesa eccessiva, la fatica,… La direttrice si servì di me per convincerla. Così lei, con due altre suore, finiscono per imbarcarsi su un aereo erroneamente sovraccarico. L’aereo decolla, ma non si alza più di 15 metri dalla pista. Non riesce a prendere quota. Per non sbattere con un’ala contro una palma, fa l’ultima manovra spericolata e si schianta al suolo. I sedili dei passeggeri sono sbalzati fuori e suor Maria Troncatti muore sul colpo. La vittima è stata accettata. Oggi la veneriamo sugli altari.

Dopo 20 anni di missione sono rientrato a Torino e l’ispettore, don Colombo, mi dice: “A Roma, alle catacombe, hanno urgente bisogno di guide spagnole. Vai a dare una mano per un po’, poi vediamo”. È così che sono rimasto 24 anni a San Callisto, la mia seconda missione. Lì ho potuto essere missionario per persone provenienti da tutto il mondo.

Cinque anni fa sono stato operato di maculopatia e l’allora ispettore della romana, don Leonardo Mancini, mi propose di andare alle Camerette di don Bosco a Roma. Quando i confratelli dalla Pisana chiesero il trasferimento al Sacro Cuore, dopo un anno in cui ero rimasto lì con la comunità della parrocchia, il rettor maggiore mi disse: “Tu sei dei nostri, ricordalo!”. Così oggi sono a Torino per via della ristrutturazione del Sacro Cuore e anche qui faccio la guida come posso. E la missione continua…

Un saluto e una preghiera per ognuno di voi da parte di Cosimo e ringrazio l’equipe di Animazione Missionaria ispettoriale di questa bellissima opportunità che mi dà per arrivare al cuore di ciascuno di voi della mia ispettoria di origine. Evviva don Bosco!

Cosimo Cossu

Valdocco: l’Invio missionario della 153° Spedizione Missionaria Salesiana

Domenica 25 settembre, presso la basilica di Maria Ausiliatrice di Valdocco, il Rettore Maggiore Don Ángel Fernández Artime ha presieduto la Messa con l’invio missionario di 19 Salesiani di Don Bosco e 9 Figlie di Maria Ausiliatrice (FMA). Di seguito la notizia pubblicata dal sito ANS.

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Domenica 25 Settembre, nella basilica di Maria Ausiliatrice, a Torino, il Rettore Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, ha presieduto la Messa con l’invio missionario di 19 Salesiani di Don Bosco e 9 Figlie di Maria Ausiliatrice (FMA). Sei missionari salesiani non hanno ricevuto il loro visto in tempo. Per i Salesiani è stata la 153a spedizione missionaria, mentre per le FMA è stata la 145a spedizione missionaria.

Insieme al Rettor Maggiore e X Successore di Don Bosco, hanno concelebrato il suo Vicario, don Stefano Martoglio, il Consigliere Generale per le Missioni, don Alfred Maravilla, il Consigliere Generale per la Formazione, don Ivo Coelho, il Consigliere Generale per la Pastorale Giovanile, don Miguel Angel García Morcuende, 20 Ispettori e tanti altri presbiteri.

Nell’omelia, Don Á.F. Artime ha ribadito che è grazie ai missionari se oggi il carisma salesiano è diffuso in tutto il mondo; senza di loro i salesiani sarebbero pochi e presenti solo in Italia.

“Il nostro modo di vivere insieme da tutte le parti del mondo è una parola profetica”

ha spiegato, osservando poi come la circostanza dell’invio missionario fosse l’occasione propizia per dire grazie al Signore per la chiamata missionaria di questi religiosi, una chiamata particolare all’interno della vocazione comune salesiana e in grado di trasmettere entusiasmo ai giovani nel nome del Signore, con cuore salesiano.

Il Successore di Don Bosco ha quindi ripreso il dialogo avuto la sera prima con i neo-missionari SDB e FMA:

“Oggi lo sguardo non può essere lo stesso dei tempi di Don Bosco, non andiamo ad insegnare a quelli che non sanno. Invece, andiamo a condividere la vita, offrendo quello che noi siamo e sicuramente ricevere molto di più che quello che offriamo”.

Commentando la Parola di Dio, il Rettor Maggiore ha sottolineato come il Vangelo della giornata fosse chiarissimo: c’è un uomo molto ricco, di cui non si sa il nome perché ha il cuore così duro da aver perso se stesso, e un povero di nome Lazzaro. Il problema non è la ricchezza, ma il cuore morto, incapace di vedere qualcosa oltre il proprio io e sentire compassione e misericordia.

“Non dimentichiamo che siamo nati per i ragazzi più poveri, non per fare chissà cosa, ma per incontrarli lì dove si trovano i più bisognosi in ogni parte del mondo”.

A volte non si tratta di povertà materiale ma del grande vuoto nel senso della vita e la solitudine estrema, a volte non manca niente, ma manca tutto.

“Prendetevi cura di voi, ma date il meglio di voi, date la vita tutti i giorni. Tanti ci aspettano senza conoscerci!”

ha esortato il Rettor Maggiore.

A seguito della professione di fede, si è svolto il solenne mandato e la consegna delle croci missionarie per mano del Rettor Maggiore. A nome di Madre Chiara Cazzuola, Madre Generale delle FMA, che non ha potuto presenziare, è stata suor Ruth del Pilar Mora, Consigliera Generale per le Missioni, a consegnare la croce missionaria alle missionarie.

“Carissimi fratelli e sorelle, Maria, Madre e Maestra, vi accompagni e vi protegga. A nome di Don Bosco e nella memoria della Prima Spedizione Missionaria, andate e annunciate ai giovani e ai poveri del mondo la gioia di Cristo risorto”

sono state le parole di invio di Don Ángel Fernández Artime, che hanno ricordato la Prima Spedizione Missionaria del 1875.

Cagliero 11 – “Per una chiesa aperta a tutti” – Ottobre 2022

Si allega di seguito il  Cagliero 11 n°166 con l’intenzione missionaria salesiana del mese di Ottobre 2022 e l’ultimo numero di Bosco Food con consigli culinari da ogni angolo del mondo.

Intenzione Missionaria Salesiana, alla luce dell’intenzione di preghiera del Santo Padre.

Preghiamo per la Chiesa; sempre fedele e coraggiosa nella predicazione del Vangelo, la Chiesa sia una comunità di solidarietà, fraternità e accoglienza, sempre viva in un clima di sinodalità.

Per il dialogo e la comprensione nell’Ispettoria Salesiana e nella Chiesa in Cile.

Cari Amici,

Nel mese di luglio, nella regione del Cono Sud, si sono svolte diverse esperienze missionarie con adolescenti e giovani legati al Movimento Giovanile Salesiano. I vari gruppi giovanili e le diverse esperienze missionarie inserite nel progetto del Volontariato Missionario Salesiano sono un bel modo per presentare ai giovani il vero volto della Chiesa “in uscita”: una realtà ecclesiale aperta e accogliente, in cui si promuove la comunione e la partecipazione.
La prospettiva missionaria della Pastorale Giovanile contribuisce a una cultura della solidarietà e della testimonianza dell’amore di Dio per le persone più diverse, specialmente per i giovani più vulnerabili. Si tratta di assumere la dimensione missionaria della propria vita, che scaturisce dall’incontro con Gesù e si nutre dell’esperienza della Spiritualità Giovanile Salesiana. Tali esperienze missionarie sono terreno fertile per la maturazione e il discernimento vocazionale dei nostri giovani.

Don Sérgio Ramos de Souza, SDB Coordinatore Regionale per l’Animazione Missionaria, Regione Cono Sud

 

 

 

Ottobre Missionario: un’avventura coinvolgente

I giovani dell’Animazione Missionaria hanno sviluppato un sussidio che a partire dalle loro esperienze estive potesse aiutare altri giovani a sensibilizzarsi sui temi della mondialità e della solidarietà durante il Mese “Missionario” di ottobre.

Ogni settimana verrà proposta una scheda di attività e preghiere che partendo da un video di innesco aiuti i gruppi a riflettere sul senso del tempo, delle relazioni, sui doni personali e sul rapporto di amicizia e preghiera con Dio.

Tutto il materiale è disponibile ed accessibile nella pagina dedicata ed è fruibile anche in schede stampabili da offrire ai ragazzi.

Don Marco Cazzato, Incaricato di Animazione Missionaria, ha commentato così l’iniziativa:

“È importante che educatori, catechisti e salesiani possano fare innamorare i giovani di quello stesso sogno missionario che da sempre ha animato la congregazione. Il materiale prodotto desidera essere uno strumento concreto per realizzare questo desiderio nelle diverse case dell’Ispettoria. È bello che i protagonisti siano proprio quei giovani che già hanno avuto modo di sperimentare i frutti belli di una esperienza missionaria e così parlare ai loro coetanei o a ragazzi di poco più giovani per comunicare loro quanto il tempo dedicato agli ultimi sia tempo guadagnato per sé”

Ottobre Missionario: Una avventura coinvolgente

L’esperienza missionaria è il tempo prezioso in cui ognuno è chiamato a riscoprire l’altro, è un impasto di incontri e scoperte che ci interpellano e ci spronano ad un cambiamento nella direzione della disponibilità verso Dio e verso i fratelli, vicini e lontani.

Inaugurazione della Mostra Missionaria “7 NON RUBARE: la giusta mercede”

Arte e religione insieme protagoniste per la Mostra Missionaria dell’artista Massimiliano Ungarelli, che inaugura venerdì 30 settembre alle ore 18.00 presso il Teatro Grande Valdocco di Torino.

Oramai giunta alla quarta edizione, l’esposizione intende offrire un percorso interattivo ed esperienziale che, a partire da uno dei 10 comandamenti, punta a evidenziare quei principi fondamentali che compongono e garantiscono la dignità della vita umana, tra i quali quello del lavoro e della possibilità di costruire un futuro. Per “giusta mercede”, riprendendo il titolo della mostra, si intende la possibilità di una realizzazione piena e gratificante della vita per sé e per gli altri nella valorizzazione dell’opera delle proprie mani.

L’itinerario si svolgerà all’interno degli spazi del Museo Casa don Bosco e della Tipografia Storica Salesiana. Questi luoghi sono la memoria vivente dell’operato di don Bosco che pensò ai centri di formazione professionale, oggi CNOS-FAP,  per dare ai ragazzi la possibilità di formarsi e qualificarsi, ottenendo un lavoro dignitoso.

Per partecipare all’inaugurazione: accreditandosi tramite email a museocasadonbosco@eventum.it

Animazione Missionaria ed Emarginazione e Disagio al Festival delle Migrazioni

Animazione Missionaria ed Emarginazione e Disagio parteciperanno alla quarta edizione del Festival delle Migrazioni, in programma a Torino dal 27 settembre al 2 ottobre. Il tema delle migrazioni, affrontato nelle sue possibili declinazioni, sarà al centro dei sei giorni tra dibattiti, proiezioni, incontri, spettacoli teatrali e concerti.

Ideato e organizzato da A.M.A. Factory, AlmaTeatro e Tedacà, si snoderà in luoghi diversi della città tra cui Valdocco, le sedi di Pastorale Migranti, l’ex Cimitero di San Pietro in Vincoli, la Scuola Holden, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e il Giardino Pellegrino a Borgo Dora.

Tra gli ospiti di questa edizione Cecilia Sala, Alex Zanotelli, Cecilia Strada, Baba Sissoko e Alberto Boubakar Malanchino. In collegamento, Tiziana Ferrario, Nico Piro, Asmae Dachan e Francesca Mannocchi.

 RETE 7 (canale 13 del d.t.), mediapartner del festival, darà voce ai protagonisti dell’evento all’interno del programma di interviste “Un caffè con…“, in onda ogni mattina alle 9.35 circa.

Valdocco si renderà protagonista dell’iniziativa mettendo a disposizione i propri spazi per i seguenti eventi:

Sala Sangalli

Martedì 27 settembre, ore 18.30
    • Tempo di Guerra“, un dialogo con Cecilia Sala, autrice e voce del podcast “Stories“, e Davide Demichelis, inviato e autore del programa televisivo “Radici“.
Sabato 1 ottobre, ore 16.30
    • Le resistenze, i conflitti e le migrazioni, un approfondimento sulla situazione politica di alcuni paesi per cercare di comprendere e raccontare una parte importante di flussi migratori.

Teatro Piccolo Valdocco

Venerdì 30 settembre, ore 10.00
    • Storie Fragili“, uno spettacolo di Yulita Ran sulla guerra e la fragilità del nostro mondo, realizzato con bambini ucraini e russi. Durante la presentazione spazio anche alla testimonianza di don Eligio Caprioglio, Direttore della Casa Salesiana di Chieri.
Venerdì 30 settembre, ore 21.00
    • A Come Srebrenica“, uno spettacolo di e con Roberta Biagiarelli che ricorda le vittime degli Interessi di Politica Internazionale.

Museo Casa Don Bosco

    • Mostra Missionaria “7 NON RUBARE: la giusta mercede”, nata dalla volontà dei ragazzi della Pastorale Giovanile Salesiana e dell’Incaricato dell’Animazione Missionaria don Marco Cazzato di realizzare un percorso aperto al pubblico che sia fonte di ispirazione e riflessione personale. La mostra intende offrire un percorso interattivo ed esperienziale che, a partire da uno dei 10 comandamenti, punta a evidenziare quei principi fondamentali che compongono e garantiscono la dignità della vita umana.

Tutte le iniziative sono a ingresso gratuito e prenotabili sul sito www.festivaldellemigrazioni.it, dove è consultabile il programma completo.

Il festival si conferma un invito collettivo a incontrarsi per riflettere sulle resistenze culturali, sulla convivenza, sul concetto di comunità e accoglienza, che vede in dialogo la popolazione italiana autoctona e i migranti, intesi come soggetti attivi del territorio e non oggetti da studiare o raccontare.

Di seguito alcune immagini dalla Conferenza Stampa di presentazione, tenutasi il 22 settembre presso San Pietro in Vincoli e che ha visto la partecipazione di Valentina Bellis, Incaricata Ispettoriale del settore Emarginazione e Disagio. Incaricato Animazione Missionaria

Percorso “Buoni cristiani e onesti cittadini” | Anno 1

Percorso per i giovani – “Buoni cristiani e onesti cittadini”

AM – L’esperienza missionaria a Ciresoaia (Romania)

Si è conclusa l’esperienza missionaria dei ragazzi e delle ragazze che hanno risposto al Mandato Missionario 2022 recandosi presso la realtà salesiana di Ciresoaia in Romania, guidati da Don Theophilus Ehioghilen e Suor Francesca Danieletto: Sara Busato, Adriana Paradiso, Sara Scrivo, Rachele Magrini.

Di seguito il resoconto dell’esperienza a cura di una delle partecipanti, Sara Scrivo:

 Il 23 luglio 2022 siamo partiti per la nostra missione a Ciresoaia, un piccolo paesino nel cuore della Romania. Ognuno di noi arrivava da percorsi differenti, ma eravamo tutti uniti dalla voglia di metterci in gioco e di donarci totalmente. Tuttavia, fin dal primo giorno, ci siamo resi conto che avremmo ricevuto molto di più di quello che saremmo stati in grado di dare. Ci veniva chiesto solo un cuore sufficientemente grande che fosse in grado di accogliere tutto quell’amore.

Appena arrivati, siamo stati accolti da Suor Betty, Suor Lucia e Suor Teresa, tre suore dell’ordine della Provvidenza che ci hanno fatto sentire fin dal primo momento come figli. Anche la comunità si è dimostrata incredibilmente generosa ed accogliente e, fin da subito, ci siamo sentiti “attesi”.

La prima settimana ci siamo occupati della formazione animatori insieme a Suor Lucia. Gli animatori, che in un primo momento sembravano molto timidi, ci hanno davvero stupiti perché si sono realmente messi in gioco, ciascuno secondo le proprie possibilità e ognuno mettendo a disposizione i propri talenti.

Successivamente abbiamo vissuto due settimane di estate ragazzi; la prima con i bambini dell’asilo e delle elementari e la seconda con i ragazzi delle medie. È stato davvero bello vedere questi giovani animatori mettersi a disposizione dei bisogni dei più piccoli: giocando con loro, chinandosi per allacciare le loro scarpe,
servendoli a tavola e divertendosi insieme a loro.

I bambini poi, erano entusiasti e sembrava che non aspettassero altro che giocare e correre in libertà. Inoltre, siamo rimasti particolarmente stupiti della loro voglia di imparare quanto più possibile durante i laboratori.

 

 

Personalmente, i miei momenti preferiti rimarranno tutti i pomeriggi trascorsi al campo sportivo a giocare a pallavolo e a basket insieme agli animatori. Il fatto che fossero proprio loro a chiederci di andare a giocare, anche dopo una faticosa giornata di estate ragazzi, mi riempiva il cuore di gioia. Era un’occasione per conoscerli
meglio e per ascoltare le loro storie perché, proprio come diceva Don Bosco, solo osservando i ragazzi giocare riusciamo a capire chi sono realmente, com’è
il loro carattere.

Sembra quasi scontato ribadirlo, ma davvero abbiamo ricevuto più di quanto abbiamo dato e più di quanto avremmo mai potuto dare. Anzi, molto spesso ci siamo sentiti piccoli ed impotenti di fronte ad alcune situazioni; alla vista di alcune povertà abbiamo realizzato quanto il nostro raggio di azione fosse limitato.

Tuttavia, è stato proprio in questi momenti che ci siamo resi conto che non siamo stati chiamati per “fare” delle cose, né per risolvere dei problemi, quanto piuttosto per “stare” insieme a loro e per percorrere con loro un tratto di strada cercando, di tanto in tanto, di lanciare un sorriso di speranza. Nulla di più. Siamo tornati a casa con i cuori colmi di gratitudine e sorrisi e arricchiti dalle storie di tutti i ragazzi.

Tutta questa missione è stata colma di Grazia. Tutto è stato Provvidenza.

-Sara Scrivo