Animazione Missionaria: il gruppo del Benin con “Mission Impossible”

Fra le tante limitazioni di quest’anno, segnato dalla pandemia, è stato difficile accettare la marcia indietro sulle partenze estive per i giovani che avevano deciso di intraprendere il percorso missionario.

Così Silvia, Giulia, Erika, Federica, Rachele e Chiaraluce, dapprima destinate alla missione di Cotonou in Benin, hanno convertito le loro energie nelle iniziative online, animando il mese di maggio con il rosario missionario e poi i loro profili social, donando alcune testimonianze missionarie, proprio nei giorni in cui loro sarebbero dovute essere in Africa.

Ci ha detto Silvia, andando al cuore della loro motivazione:

“L’insegnamento di questa missione è stato quello di scegliere di partire anche quando partire non era possibile, di accogliere quel senso di impotenza che nasce dal sentirsi dire “quest’anno in Africa non puoi andare” e provare a trasformarlo in qualcosa che può fare del bene a te, a chi con te doveva partire e ad altri e che, in fondo, diventa essenza di missionarietà”.

Michele Dettoni

Animazione Missionaria: incontro di formazione “Non lasciamoci rubare la fraternità”

Nella giornata di giovedì 27 agosto, l’Animazione Missionaria dell’ICP ha organizzato un incontro di formazione per giovani che hanno già vissuto un’esperienza di missione o per coloro che intendono approfondire l’argomento. La serata è stata incentrata sul tema “Non lasciamoci rubare la fraternità”: 2 testimonianze all’interno del convegno francescano sulla fraternità.

La prima, una lectio di mons. Augusto Barbi “la fraternità nella comunità cristiana delle origini”. La seconda, una relazione sociologica di don Armando Matteo.  Entrambe hanno dato modo ai giovani di approfondire il tema della fraternità prima ascoltando i brani tratti dagli Atti degli Apostoli e dopo con le riflessioni di don Armando, docente della Pontificia Università Urbaniana.

Nella prima parte è emerso come l’ascolto della parola di Dio sia il primo elemento di comunione: la parola di Dio ci mette in collegamento con la fede degli apostoli. Poi il passaggio sui beni: la comunione comporta l’uso solidale dei beni, l’attenzione ai bisogni di ciascuno. Infine l’accento sulla preghiera, sulla relazione. Essere ASSIDUI, il vivere come comunità ti dà modo di vivere con costanza le cose. Nella seconda parte uno sguardo più sociologico su come siamo arrivati ad avere oggi questa spinta individualista che respinge la fraternità, questo bisogno di autorealizzazione che ci spinge a non pensare più all’altro. La missione è la prima forma di fraternità. Quello che riusciamo a realizzare non è il frutto del singolo ma il fare insieme. E questa missione non è un luogo specifico, in Africa o in un’altra parte del mondo, ma è la nostra vita di tutti i giorni.

Michele Dettoni

Corso Partenti 2020-2021

Tutto pronto per l’edizione 2020-2021 del Corso Partenti

Corso Partenti 2019-2020

Tutto pronto per l’edizione 2018-2019 del Corso Partenti

Un messaggio di speranza dai giovani “missionari” in Lituania

La testimonianza dell’esperienza missionaria dei giovani dell’Ispettoria nella condivisione di don Fabio Mamino e del chierico Vytautas Markunas

Nell’estate più strana degli ultimi tempi, un bel segno di speranza arriva dal nord dell’ispettoria, dalla terra lituana.

Nonostante il generale contesto delicato, i confratelli della casa di Vilnius non hanno rinunciato a proporre due settimane di centro estivo a fine luglio, con pomeriggi ricchi di iniziative, ospiti, laboratori e gite.. Quello che si poteva fare, si è fatto!… E con un discreto risultato, potremmo aggiungere!

Concretamente, dal 20 al 31 luglio, un gruppo di 25 animatori, coordinato da don Alessandro Barelli (pioniere della missione lituana), ha animato circa 200 bambini e ragazzi dai 5 ai 14 anni (più di 300 gli iscritti). Particolarmente ricca l’equipe salesiana: oltre ai confratelli della casa, sono stati presenti anche don Alexis Garro (neomissionario a Telsiai) e una consorella delle FMA di Kaišiadorys! A loro si è poi aggiunto un chierico inviato dal seminario diocesano della capitale.

Nell’ultima settimana abbiamo potuto prendere parte anche noi a questi giorni ricchi di vita e di entusiasmo: possiamo testimoniare che, anche in queste terre così lontane da Valdocco, don Bosco si sta facendo strada nei cuori dei giovani e delle famiglie. Preghiamo per loro… Melskimės už juos

D. Fabio Mamino Sdb
Ch. Vytautas Markunas SdB

Animazione Missionaria: si conclude il corso partenti 2019-2020

Sabato 11 luglio scorso si è tenuto l’ultimo appuntamento del Corso Partenti promosso dall’Animazione Missionaria ICP, in un anno assolutamente originale. Segnato dalla pandemia e dall’emergenza sanitaria ancora in corso, il calendario missionario non ha purtroppo visto le date di partenza per le destinazioni inizialmente pensate. I giovani, però non sono rimasti con le mani in mano.

Il gruppo si è comunque messo in gioco organizzando occasioni di incontro, di riflessione e di preghiera: sabato scorso, finalmente un ritrovo “ravvicinato” (per quanto possibile).

La giornata è stata caratterizzata da una camminata in montagna in Val Troncea. Ritrovo di mezza estate in mezzo alla natura, condivisione di percorso e di vissuto di questi mesi: davvero se ne sentiva la mancanza!

Gli appuntamenti riprenderanno con l’inizio del nuovo anno pastorale: ci aspettano delle importanti novità!

Cagliero 11 – “Per le famiglie in Africa” Luglio 2020

Si riporta Cagliero 11 e l’intenzione missionaria salesiana del mese di Luglio 2020.

Intenzione Missionaria Salesiana, alla luce dell’intenzione di preghiera del Santo Padre.

CAGLIERO 11 – N°139, LUGLIO 2020

Carissimi amici delle missioni salesiane,
siamo ancora sotto l’effetto di Covid-19. Nell’emisfero nord, luglio è l’intenso mese estivo, quando tutti si prendono del tempo per godersi l’estate con la propria famiglia e gli amici. Nell’emisfero sud è la metà dell’anno scolastico quando le scuole si prendono una pausa di metà anno dalle loro frenetiche attività. Nei tropici, le scuole stanno cominciando il nuovo anno scolastico. Ovunque ci troviamo, questo luglio non sarà certo come quelli che abbiamo conosciuto in passato. Con la fine del lockdown, i responsabili politici e gli esperti stanno discutendo su come evitare una nuova ondata del virus. Possiamo tornare ancora nelle scuole, nei ristoranti e in ufficio tenendo a distanza il coronavirus? Gli esperti avvertono che potremmo dover continuare a vivere almeno parzialmente isolati per molti mesi a venire. Saremo ancora scoraggiati dal toccare i nostri amici e in alcuni casi anche la nostra famiglia. Mascherine per il viso, disinfettante per le mani e altri dispositivi di protezione personale saranno con noi per un po’ di tempo.
Molti la chiamano la ‘nuova normalità’. Nessuno ha ancora ben chiaro come potrebbe essere. Questa ‘nuova normalità’ dipenderà da diverse incognite, poiché il mondo come lo conosciamo si sta dissolvendo. Ma dietro di essa si nasconde un nuovo mondo, di cui possiamo almeno immaginare la formazione. Infatti, dobbiamo chiederci perché dovremmo voler tornare al mondo pre COVID-19. Mi piace pensare che la ‘nuova normalità’ possa implicare il passaggio dalle disuguaglianze sociali, dal degrado ambientale e dall’avidità economica a qualcosa di meglio. Mi piace pensare che la nostra ‘nuova normalità’ possa essere profondamente permeata dallo spirito missionario di Don Bosco: abbandonare l’atteggiamento compiacente che dice: ‘Abbiamo sempre fatto così’, ripensare con coraggio e creatività i nostri obiettivi, le strutture, lo stile e i metodi di evangelizzazione, camminare insieme come partner, fare rete, coordinarsi, favorire il discernimento educativo-pastorale (Evangelii Gaudium, 33). Che essere infiammati dallo zelo missionario possa essere la nostra ‘nuova normalità’!

D. Alfred Maravilla SDB, Consigliere per le missioni

FACCIO PARTE DI UN SOGNO DEL NOSTRO PADRE DON BOSCO

Avevo l’inquietudine di essere missionario molto prima che mi venisse l’idea di diventare salesiano, ma è stato durante il noviziato che questo desiderio si è fatto presente, già da un punto di vista salesiano, ed è lì che ho manifestato al maestro quello che sentivo che Dio mi chiedeva; in quel momento ho anche riconosciuto che avevo bisogno di percorrere il cammino, di mettere radici in Gesù Cristo, di purificare alcune cose in me, di continuare a camminare nella formazione iniziale. Ho potuto contare su persone che mi hanno aiutato nel mio discernimento: è stato qualcosa di molto prezioso e importante, perché significa potersi confrontare e sentire la voce di Dio in tutta sincerità, e quindi poter avere i piedi per terra, sapendo che Dio bussava alla porta della mia vita per qualcosa di speciale. Alcune sfide per la mia vocazione missionaria consistono nell’imparare ad abbandonare certi schemi, ad aprirmi alla novità di Dio che è presente dove sono stato mandato ad essere segno e portatore del suo amore, nonostante le mie debolezze. Un altro elemento è quello di poter vedere l’altra faccia della medaglia di un Paese del primo mondo: trovare giovani esclusi dal sistema educativo e da una società che spesso li rifiuta a causa della loro storia di vita, per le cicatrici che portano nel corpo e nell’anima, e che spesso non scommette su di loro; vedere che sono pochi i pastori, che sono disposti a fare un viaggio a fianco di questa popolazione così delicata, ma allo stesso tempo piena di sogni e di obiettivi da realizzare.

Nella mia vocazione vivo la grande gioia di poter sentire e riconoscere che faccio parte di un sogno, di un sogno di nostro padre Don Bosco, che è diventato realtà nel corso degli anni. Quando sono atterrato, due cose che mi hanno segnato:
1. trovare fratelli salesiani più anziani felici della loro scelta di vita come salesiani, e vederli spesso con quel senso di pienezza per una vita donata ai giovani più poveri e bisognosi;
2. constatare che i cristiani praticanti non saranno certo molti a Barcellona/Spagna, ma quello che è certo è che trovare un giovane, un laico, una coppia di sposi che vivono il loro essere cristiano in profondità, e che si donano senza risparmiare nulla per la missione salesiana, senza dubbio è molto edificante per me come salesiano.

Bisogna sapersi abbandonare completamente nelle mani di Dio, che è senza dubbio un cammino di discernimento insieme a un compagno. E se questa preoccupazione è di Dio, in Dio sarà mantenuta e in Dio darà frutto: solo se avete fiducia, ma anche se lavorate su ciò che Dio vi chiede.

Issrael Hernández, missionario venezuelano in Spagna

Cagliero 11 – “Per i Gruppi Missionari” Giugno 2020

Si riporta Cagliero 11 e l’intenzione missionaria salesiana del mese di Giugno 2020.

Intenzione Missionaria Salesiana, alla luce dell’intenzione di preghiera del Santo Padre.

CAGLIERO 11 – N°138, GIUGNO 2020

Carissimi amici delle missioni salesiane,

quando è scoppiata la pandemia del virus COVID-19, il Settore Missioni della Sede Centrale Salesiana a Roma, con l’appoggio del Don Bosco Network, ha organizzato – lo scorso 25 marzo – un incontro on-line di pianificazione strategica. Grazie all’instancabile impegno di Don George Menamparampil, coordinatore del Don Bosco Worldwide Solidarity Against COVID 19, le procure missionarie salesiane in tutti i continenti, sia nei paesi ricchi che in quelli poveri, si sono messe in rete e hanno coordinato le loro iniziative per salvare vite umane. Ora la pandemia sta gradualmente diminuendo in molti Paesi, mentre in altri sta solo raggiungendo il suo apice. Gli esperti avvertono di una seconda ondata più fatale. Tuttavia, questa emergenza ci sta già insegnando importanti lezioni missionarie. Soprattutto, la pandemia ha aperto il velo su una dura verità: non abbiamo tutte le risposte né i mezzi, a volte non ci poniamo nemmeno le domande giuste per rispondere a un’emergenza. Non possiamo, quindi, accontentarci del bene che facciamo. Dobbiamo coordinarci con gli altri per aiutare efficacemente più persone. Questo potrebbe essere intimidatorio, ma è anche stimolante e rinfrescante. Ora ci rendiamo conto che nessuno dovrebbe nemmeno pensare che ‘si è sempre fatto così’. Imparando dai nostri errori del passato, la pandemia ci sta insegnando che per dare una mano c’è bisogno di amore, impegno, dedizione e preoccupazione per la vita umana – anche a rischio di contrarre noi stessi il virus – per i più abbandonati, i dimenticati, quelli che non sono in grado nemmeno di chiedere aiuto.

Questa emergenza ci ricorda che ci vuole umiltà per poter collaborare con gli altri come partner paritari; che ci vuole immaginazione e creatività per inventare soluzioni a situazioni di emergenza che non abbiamo mai affrontato prima; che ci vuole autodisciplina per garantire una documentazione adeguata, trasparenza finanziaria e responsabilità dell’aiuto ricevuto dai nostri donatori; che ci vuole lo spirito missionario per renderci conto che le situazioni di crisi sono momenti fecondi per il primo annuncio anche tra gli agnostici e gli atei; che ci vuole soprattutto la fede per ricordarci che tutte queste iniziative sono espressioni concrete del nostro amore per Gesù Cristo, che ci assicura che alla fine la Vita trionferà sulla morte; Dio, non il male, avrà l’ultima parola. Questo mese del Sacro Cuore, infatti, è un forte richiamo a vivere la nostra vita in modo tale da rivelare al mondo intero il Cuore amorevole di un Dio Misericordioso!

D. Alfred Maravilla SDB, Consigliere per le missioni

STORIA MISSIONARIA DEI SALESIANI – 1

L’ideale missionario di Don Bosco, già vivo in lui sul finire dei suoi studi ginnasiali, si sviluppa e matura nel tempo. Concluso il periodo di formazione pastorale nel Convitto di S. Francesco d’Assisi a Torino (1844), egli pensa di entrare tra gli Oblati di Maria Vergine, che avevano aperto una fiorente missione in Indocina (Vietnam). Don Cafasso gli indica le sue “missioni” tra i giovani a Torino. Le letture che le imprese missionarie, riportate negli Annali della Propagazione della Fede, erano le sue preferite. Fin dal 1848, don Rua e altri lo udirono esclamare più volte: «Oh, se avessi molti preti e molti chierici vorrei mandarli a evangelizzare la Patagonia, la Terra del Fuoco…». Fu visto, in quegli stessi anni, gettare lo sguardo su qualche carta geografica e fremere al pensiero che «tante regioni giacessero ancora nell’ombra della morte». Dopo inenarrabili sacrifici, può finalmente lanciare le sue missioni verso l’Argentina (1875). «D’allora in poi — scrive don Albera — le Missioni furono il cuore del cuor suo e parve vivesse più soltanto per esse… Ne parla- va con tanto entusiasmo, che si restava meravigliati e fortemente edificati dall’ardore suo accesissimo per le anime». Le Spedizioni: Don Bosco riceve diverse sollecitazioni di presenze missionaria da molti Paesi, ma si decide per mandare la Prima Spedizione missionaria all’Argentina con l’invio dei primi 10 missio- nari l’11 novembre del 1875. Senza contare l’espansione in Europa (Francia, Spagna, Austria, Gran Bretagna), segue l’arrivo dei Salesiani in Uruguay (1876), Brasile (1883), Cile (1887) e, tre giorni prima della morte di Don Bosco, in Ecuador (1888). Poi, fino ad oggi, saranno inviati più di 11.000 Salesiani. Sono 10.571, inviati dal Santuario di Maria Ausiliatrice, dal 1875 al 2019 in 150 spedizioni.

PREDICARE IL VANGELO IN OGNI MOMENTO. QUANDO È NECESSARIO, USA LE PAROLE

Il mio ardente desiderio di andare in missione è stato suscitato dal mio formatore nel noviziato, un missionario salesiano del Perù (P. Antonio Ja- vier Barrientos) che ci ha parlato soprattutto delle missioni e della necessità di missionari salesiani nel mondo. Questo confratello mi ha fatto leggere la vita dei santi Mons. Luigi Versiglia e Callisto Caravario; vedendo quello che avevano fatto nella Cina, mi sono appassionato ancora di più alla vita missionaria.

Immagino che nella vita di ogni missionario le prime sfide siano quelle del linguaggio, dell’alimentazione, dell’adattamento al tempo, ecc… ma sono sfide normali da superare.

La sfida principale che ho affrontato non è stata quella di parlare apertamente dell’Amore di Gesù Cristo ai giovani, specialmente nella nostra scuola, perché la maggior parte dei nostri giovani sono musulmani. Nel fare discorsi, devo scegliere le mie parole in modo da non offendere nessuno di loro.

Prima di ricevere l’obbedienza di andare in Albania/Kosovo, pregavo Dio di mandarmi in qualsiasi altra parte del mondo, ma non in Europa, a causa dei miei pregiudizi razziali. E cosa ha fatto Dio? Mi ha fatto arrivare esattamente dove non volevo andare (questa è la bellezza del nostro Dio).

Guardando indietro a questi ultimi cinque anni, la mia esperienza mi ha fatto apprezzare e mettere in pratica le parole di San Francesco d’Assisi: “Predicare il Vangelo in ogni momento. Quando è necessario, usa le parole”. Vedere il mio sano rapporto con la gente del posto, conquistare la loro fiducia ed essere felice tra loro, è per me un chiaro segno che Dio mi vuole lì. Qualche parola a tutti i miei giovani confratelli, che sentono che Dio li chiama a essere missionari: siate forti e co- raggiosi. Non abbiate paura, e non siate costernati, perché il Signore vostro Dio è con voi ovunque andrete (cfr. Gv 1, 9) Non vi spaventate di lasciare le vostre zone di conforto, anda- te dove il Signore vi invia e siate segni dell’amore di Dio per tutti gli uomini.

Cl. Don Nyika, zambiano, missionario in Kosovo

Corso partenti – Maggio Salesiano: al via il Rosario Missionario

Nel mese di aprile, i giovani del Corso Partenti promosso dall’Animazione Missionaria ICP si sono ritrovati il Sabato Santo per una breve condivisione sulla preparazione verso la Pasqua. Il weekend successivo come da programma si è tenuto il settimo incontro, che in origine sarebbe dovuto durare tutto il weekend, dal sabato alla domenica. Sabato 18 e domenica 19 aprile in due appuntamenti distinti in videoconferenza, i giovani hanno trattato la tematica del “sentirsi comunità”. Sentirsi comunità oggi vuol dire preoccuparsi per il mondo e non chiudersi nel proprio orticello, anche se le paure dell’oggi portano con sè questo rischio, e al considerare come esempi, chi oggi rappresenta una testimonianza di impegno e speranza.

Durante tutto il mese di aprile inoltre il gruppo destinato alla missione in Benin ha deciso di intraprendere un momento di preghiera giornaliero con la recita del Rosario. Ogni giorno verso le 18 si sono ritrovate pregando e affidando le intenzioni di ciascuna di loro. Erica, Rachele, Giulia, Silvia, Federica e Chiaraluce hanno quindi invitato tutto il gruppo del corso partenti all’iniziativa. Date le tante difficoltà che si sono presentate per l’esperienza estiva in Benin, è partita l’iniziativa del Rosario Missionario nel mese di maggio. Ogni sabato il gruppo apre la possibilità della preghiera del rosario missionario, recitato in più lingue, ai giovani che desiderano partecipare e pregare insieme.

Questo sabato al secondo appuntamento le decine sono state recitate in portoghese, russo, francese, inglese e italiano. La preghiera viene preparata con intenzioni che cercano di avere un’attenzione sul mondo: ogni decina infatti viene introdotta da un articolo su notizie attuali proveniente dal panorama missionario mondiale.

La nostra missione inizia qui“, affermano con gioia le giovani, dal momento che le esperienze estive, allo stato attuale, risultano fortemente compromesse. Un esempio per tutti, a partire dall’equipe di giovani, Salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice che le ha accompagnate in questo anno. Per chi volesse partecipare, l’appuntamento è il sabato alle ore 18,00: scrivici all’indirizzo mail am@salesianipiemonte.it.

Cagliero 11 – “Per i ministeri laicali in America” Maggio 2020

Si riporta Cagliero 11 e l’intenzione missionaria salesiana del mese di Maggio 2020.

Intenzione Missionaria Salesiana, alla luce dell’intenzione di preghiera del Santo Padre.

CAGLIERO 11 – N°137, MAGGIO 2020

Carissimi amici,

certamente questi ultimi mesi non sono stati come quelli degli anni precedenti! Il mondo intero si è fermato ed è rimasto in silenzio. L’economia è in crisi, le imprese stanno chiudendo. Ora ci siamo ricreduti poiché pensavamo che tutto quello che abbiamo, tutto quello che possediamo fosse il risultato del nostro lavoro. Abbiamo vissuto la nostra vita come se dovessimo stare qui su questa terra per sempre. Ci siamo affannati su questa disperata ricerca di una cura per il coronavirus.

Attraverso questa pandemia ci siamo gradualmente resi conto di aver dimenticato che è sempre stata la misericordia di Dio a renderci ciò che siamo. Probabilmente questa pandemia potrebbe essere per noi una purificazione per riportarci a Dio. Il Signore ha atteso pazientemente che tornassimo a Lui, perché lo riconoscessimo di nuovo il “centro” della nostra esistenza.

Nonostante il coronavirus, possiamo restare ancora in pace e tranquilli? Certo che possiamo! Perché la nostra fede ci assicura che, alla fine, Dio trionferà sulla malattia, sulla sofferenza e sulla morte! Con gli occhi della fede sappiamo che lo Spirito Santo continua ad operare nel mondo oggi. La festa di Pentecoste ci assicura che con la potenza dello Spirito l’amore misericordioso di Dio avrà l’ultima parola, non il male, che alla fine Dio trionferà.

Buona festa di Pentecoste a tutti!

D. Alfred Maravilla SDB, Consigliere per le missioni

EMERGENCY RESPONSE

Questa emergenza del Corona Virus è stata un’opportunità per sviluppare la creatività pastorale salesiana e la solidarietà. Nei cinque continenti sono sorte iniziative per soccorrere i più svantaggiati e sono nate nuove proposte educative e pastorali. È bello vedere tutti i giorni come arrivano notizie, fotografie, video che dimostrano come lo zelo salesiano sta implementando diverse iniziative in tutto il mondo.

La Congregazione, mediante l’équipe di Coordinamento per le Emergenze, sta accompagnando e promuovendo la solidarietà a livello globale. Questo team ci da alcune indicazioni e suggerimenti sulle richieste di iniziative per la realizzazione di progetti vari:

  • ci si adopera perché NESSUNO sia trascurato, che il poco che abbiamo, possa essere condiviso con tutti, in particolare con i più bisognosi;
  • alcuni donatori, in particolare quelli istituzionali, specificano dove deve andare il loro denaro; noi dobbiamo rispettare le loro indicazioni;
  • si deve evitare ogni tipo di abuso finanziario. Nonostante l'”urgenza”, le organizzazioni donatrici del Don Bosco Network, stanno studiando le richieste delle Ispettorie, per realizzarle in modo professionale: chiedono diversi tipi di documentazione per l’implementazione di qualche progetto. Per tutti i progetti presentati a DBN sono attesi rapporti e rendiconti. Tutto deve essere documentato con fatture, ricevute, rapporti, fotografie, … ;
  • questa non è una gara di 100 metri, è una maratona. Non è una battaglia, è una guerra. Dopo l’impatto immediato attuale, le conseguenze continueranno per mesi e anni. Perciò abbiamo bisogno di uno sguardo serio sul nostro stile di vita: Come possiamo ridurre le spese, costi, risparmiare, bloccare le perdite, migliorare la nostra amministrazione, usare le nostre risorse in modo più efficiente, usare le risorse attuali per “guadagnare” qualcosa, adottare uno stile di vita più semplice, ridurre l’uso dei nostri veicoli e i nostri viaggi; ripensare le nostre celebrazioni, i giubilei e le feste; la nostra ricerca di ulteriori donazioni a livello locale?

Pochi giorni fa ho avuto notizie da Don Vaclav Klement da Don Bosco – Mati, FIS (Filippine Sud). Si confrontano con il covid-19. Come? Con il lavoro manuale, coltivando gli ortaggi! PERFETTO! La raccolta inizia in poche settimane. Un piccolo, ma meraviglioso passo avanti. Queste indicazioni e suggerimenti sono indirizzati a tutti gli Ispettori e ai molti Uffici ispettoriali di Pianificazione e Sviluppo.

M C George Menamparampil sdb, Emergency Response Coordinator

…CANTANDO A DIO E CON GLI ALTRI

Mi chiamo NIYOYITUNGIRA Emmanuel. Ho 33 anni e vengo dal Burundi. Sono il primo nato di sette figli. Sono missionario salesiano a Yakutsk in Siberia. Il desiderio missionario in me è nato fin da bambino, ma quando sono entrato nel seminario minore della mia diocesi ho capito che è davvero la mia vocazione. Ho iniziato a partecipare al Movimento dei Focolari. Stavo leggendo la sua storia e il suo obiettivo: COSTRUIRE UN MONDO UNITO. Così ho capito che essere missionario è possibile per tutti. Ma non potevo esprimere il mio desiderio a nessun sacerdote nel Seminario perché, essendo diocesani, c’erano meno possibilità di slancio missionario. Poiché nel mio Paese non era garantita la calma per finire l’anno accademico, a causa degli scioperi dei docenti, sono andato a trovare un mio amico di Rukago, in una parrocchia salesiana. Abbiamo partecipato all’Eucaristia del mattino e dopo, il padre Remy Nsengiyumva, sacerdote salesiano della parrocchia, è venuto a salutarci e a farci alcune domande sui nostri studi. Sono stato segnato da quel gesto e ho deciso di essere salesiano, e quindi missio- nario. Ho capito che la salesianità equivale ad essere missionario. E da quando ho iniziato la mia formazione salesiana, mi sono interessato della vita missionaria e infine ho espresso il mio desiderio al Padre Provinciale Camiel Swetvagher, che mi ha veramente accompagnato e mi ha permesso di realizzare la mia vocazione. Così ho ricevuto a Torino la croce missionaria dalle mani del Rettore Maggiore nella 148ma Spedizione Missionaria per andare in Siberia (Russia). Le mie sfide si dividono in tre categorie:

  1. sfide climatiche. Come tutti potete immaginare, è molto difficile adattarsi alle condizioni di vita a una tempera- tura di 50 gradi sottozero, quando nel tuo paese è sempre positivo. Così all’inizio ho perso la nozione del tempo;
  2. sfide culturali: ognuno di noi ha la sua cultura. Io ho avuto molta difficoltà a integrare la mia cultura nella terra di missione (abitudini, mentalità e sentimenti) a causa delle difficoltà della nuova lingua, del nuovo cibo, di una nuova tabella di marcia, … ;
    3. sfide pastorali: il successo nelle attività pastorali richiede piani e risorse. Poiché nella nostra comunità missionaria i giovani erano quasi assenti, per me è stata una grande difficoltà. Nella nostra comunità dipendiamo molto delle condizioni climatiche.

Vorrei esprimere la mia gioia e la mia gratitudine alla Congregazione, che mi ha aiutato a realizzare i miei sogni; sono felice oggi perché sono missionario per i giovani, per la Congregazione e per la Chiesa. Ho visto di cosa hanno bisogno oggi i giovani per amare Dio e Don Bosco. In breve la mia grande gioia è quella di partecipare all’Evangelizzazione, cantando a Dio e con gli altri. Anche vorrei suggerire ai giovani salesiani che sentono la vocazione missionaria salesiana di continuare ad ascoltare la voce di Dio. Che si prendano tutto il tempo necessario per conoscere meglio il significato di ciò che significa oggi “essere missionari”. Con umiltà e poca esperienza, potrei dire che essere missionario oggi è difficile, ma possibile, e è comunque indispensabile per salvare le anime dei giovani che soffrono di molti virus della globalizzazione. Don Bosco è oggi più necessario che mai. Grazie mille.

Emmanuel NIYOYITUNGIRA, missionario burundese in Siberia