E se la Fede avesse Ragione? 2021/2022 – Le ragioni della SPERANZA

Riprendono gli appuntamenti di “E se la fede avesse ragione?” per l’anno 2021-2022: sei incontri rivolti ai giovani per un percorso autentico di fede, organizzati in collaborazione con la Pastorale Giovanile Diocesana. In particolare, in questa nuova edizione, gli incontri avranno come tema “L’amor che move il sole e l’altre stelle” – Le ragioni della SPERANZA.

L’appuntamento sarà sempre presso la Basilica Maria Ausiliatrice di Valdocco dalle ore 21.00 alle 22.30, con possibilità, per chi lo desidera, di una cena condivisa alle ore 19.45. Il primo appuntamento sarà giovedì 14 ottobre.

Per non perdere tutti gli incontri aggiungili sul tuo calendario Google:

Le giornate di inizio anno pastorale 2021 – 2022 a Valdocco

Il 3 e 4 settembre i confratelli salesiani e i consigli della CEP si sono riuniti a Valdocco per le Giornate di Inizio Anno Pastorale 2021-2022.

Dopo l’accoglienza e la preghiera iniziale, entrambe le giornate hanno visto l’intervento di don Stefano Martoglio (Vicario del Rettor Maggiore) il quale ha presentato i documenti post capitolare del CG28 che il Rettor Maggiore ha inviato alle comunità: alcune linee guida per concretizzare il cammino post capitolare e per attualizzare il “carisma salesiano oggi” in ciascuna ispettoria del mondo. La concretizzazione più evidente avverrà attraverso il Capitolo Ispettoriale X. Sarà l’occasione per rendere operative le 8 linee programmatiche che il Rettor Maggiore ha proposto: la 6° è quella che farà da locomotiva a tutte le altre. Ogni comunità sarò chiamata, come premessa, a dire che cosa si è realizzato di valido durante il tempo della pandemia nelle singole opere per toccare con mano la duttilità, lo zelo e la fantasia delle singole case, guardando anche il contributi che i giovani hanno offerto nel Capitolo Generale 28.

Successivamente hanno preso la parola l’Ispettore don Leonardo Mancini, il Regolatore del Capitolo Ispettoriale X ed infine alcuni incaricati di settore. Le giornate si sono poi concluse con i  lavori di gruppo per case, il Vespro e la cena insieme.

 

Pandemia anno terzo, come dare speranza ai giovani: intervista a don Domenico Ricca

Da La Voce e il Tempo, intervista di Marina Lomunno a don Domenico Ricca, cappellano dell’Istituto penale per minorenni «Ferrante Aporti» di Torino sul tema delle fragilità giovanili alla luce della pandemia.

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Don Domenico Ricca, salesiano, sacerdote dal 1975, dal 1978 è cappellano dell’Istituto penale per minorenni «Ferrante Aporti» di Torino. Ha ricoperto per la sua congregazione numerosi incarichi nazionali e regionali a favore dei ragazzi più fragili. Presidente dell’associazione «Amici di don Bosco» onlus che si occupa di adozioni internazionali, è anche consigliere ecclesiastico delle Acli della Provincia di Torino.

Don Ricca, lei ha dedicato tutta la sua vita di prete ai giovani più deboli secondo il carisma salesiano «diamo di più ai giovani che hanno avuto di meno». La pandemia ha svelato fragilità nuove anche nei giovani più «fortunati» e da più parti si afferma che saranno le nuove generazioni a pagarne il prezzo più alto. Dal suo osservatorio condivide questa analisi?

Se c’è una categoria di persone su cui non si dovrebbe mai generalizzare sono proprio i giovani: solitamente siamo noi adulti dediti a quest’arte, perché li conosciamo troppo poco, è troppa la distanza di anni fra noi e loro, e così ci affidiamo agli analisti del mestiere. Mi piace partire da alcune testimonianze dirette, colte sul campo, che ho letto in questi mesi sui giornali. «Ho 12 anni, mi vaccino perché sono stufo della Dad e non voglio fare tamponi su tamponi»; «La rinuncia più grande nel periodo del Covid forse è lo sport. Pratico basket e nuoto e non sono riuscito a fare nulla per quasi due anni. Spero di rifarmi adesso. Per non restare troppo fermo ho fatto ginnastica con papà a casa. Esercizi a corpo libero, papà mi dice come si faceva una volta in palestra. Era l’unico modo per muovermi un po’». E altri giovanissimi: «Ci vacciniamo per tornare a stare con gli amici».

Mostrano fieri il cerotto sul braccio: sono giovani e adolescenti che non pensano solo alla vacanza in libertà. Scelgono il vaccino per ritrovare la normalità, rientrare in classe e superare l’incubo della Dad, riprendere le attività sportive, ma anche per tornare a vivere in sicurezza l’università o il lavoro. Tra i ventenni, c’è anche la spinta ad ottenere il Green pass per i concerti e per «uscire con gli amici e feste». Ma non solo: «Paola guarda il cerotto sul braccio e si rivolge a mamma: ‘Quando torneremo a trovare nonna, finalmente potrò abbracciarla?».

I «suoi» giovani al Ferrante Aporti sperimentano la reclusione, la sottrazione della libertà e fondamentale, nel percorso di riabilitazione, è l’incontro con adulti significativi che rimotivino a ripartire. In questi due anni anche i giovani «liberi» in qualche modo hanno vissuto «ristretti» non potendo andare a scuola in presenza, frequentare gli amici, fare sport ecc. Secondo lei il mondo degli adulti (genitori, educatori, insegnanti, politici…) cosa deve fare per aiutare ragazzi e le ragazze a guardare oltre il Covid che ci ha gettato in un clima di pessimismo e progettare il futuro?

Qui il tema rimanda a quale tipo di comunicazione va innestata tra gli adulti e i giovani. Noi adulti siamo ancora troppo legati alla comunicazione verbale fatta di buone parole, piena di «mi raccomando». Ma forse non è giunto il tempo di avviare segnali e possibili percorsi di incontro? Perché tutti sperimentiamo la ricchezza di un incontro prolungato, senza fretta, non guardando l’orologio ma trasmettendo la vera sensazione di essere lì solo per loro. Occorre condivisione di esperienze: ci abbiamo provato un po’ nel tempo del lockdown, ma poi la Dad per i ragazzi, il lavoro in remoto per gli adulti hanno di nuovo ridotto le possibilità di incontro. Dice un ragazzo «E il resto della giornata: Dad e play station, che d’altronde erano gli unici due modi per stare in contatto con i miei amici». Il tema del guardare oltre va trasmesso con segnali di speranza. Non possiamo consegnare ai giovani ciò che a noi adulti per primi manca. Mi sembra che siamo incapaci di manifestare passione, vicinanza, empatia con chi ci sta accanto, fosse anche nostro figlio. È quanto scriveva san Giovanni Bosco nel 1884 da Roma in una lettera inviata ai salesiani di Torino Valdocco: «Non basta che i giovani siano amati ma che capiscano di essere amati!». Con questo li invitava a stare in mezzo ai ragazzi, a giocare con loro, a seguirli in ogni loro attività, a praticare la vicinanza… Erano questi per don Bosco i veri segnali d’incontro. Adulti arrabbiati nelle piazze per le proteste «No Green Pass» con lo slogan di «Potere al popolo» non so cosa possano trasmettere ai giovani…

Qual è il ruolo della pastorale giovanile delle nostre diocesi?

La Pastorale giovanile ha  grandi opportunità, educatori e preti giovani che stanno in mezzo ai ragazzi. Li favorisce la vicinanza di età, le tante occasioni, anche quelle estive: Estate ragazzi, campi scuola, oratori aperti e accoglienti al di là del colore della pelle e dell’appartenenza religiosa. Ma anche qui – e io sono nessuno per insegnare agli altri – sembra ovvio che queste occasioni di incontro bisogna giocarsele a tutto campo, non aver paura, ma viverle con gioia: perché se i ragazzi vedono che noi ci crediamo, non saranno mai spettatori.

Il presidente Mattarella intervenendo al Meeting di Rimini ha invitato tutti, soprattutto i credenti, al coraggio della responsabilità: «la nostra responsabilità è immaginare il domani» ha detto. Come possiamo aiutare i nostri giovani ad immaginare il loro domani?

Rispondo con le parole di Mattarella: «Il mondo ‘globale’ viene percepito, e diviene in realtà, sempre più piccolo, le distanze si accorciano, comunichiamo on line, con immediatezza, non soltanto parole e immagini, ma speranze e paure, modelli di vita e comportamenti sociali. Un virus temibile e sconosciuto ha propagato rapidamente i suoi effetti sull’uomo, sulle società, sulle economie, diffondendo morte e provocando una crisi ancor più pesante delle altre di questo primo scorcio di millennio. Avere il coraggio ‘di dire io’ richiama la necessità di rivolgersi ad altri, a uno o a tanti tu. Si tratta, anche per i credenti, della chiave del rapporto con Dio. La pandemia ci ha dimostrato quanto ci sia bisogno di responsabilità. L’io responsabile e solidale, l’io che riconosce il comune destino degli esseri umani, si fa pietra angolare della convivenza. E, nella società civile, nella democrazia.

Lo sviluppo integrale della persona si è arricchito di ulteriori implicazioni e coerenze, connesse anche all’irrinunciabile principio di pari dignità e uguaglianza. La persona è più dell’individuo: è un io pienamente realizzato. Vive nel ‘noi’, cerca il ‘noi’. Sentiamo che cresce la voglia di ripartire: il motore è la fiducia che sapremo migliorarci, che riusciremo a condurre in avanti il nostro Paese».

Nel chiudere vorrei rivolgere a tutti l’invito a tradurre queste grandi parole in un costante, anche se faticoso, esercizio della responsabilità, ma, e ancor più in quello, tutto da inventare, del trasmettere ai giovani gli strumenti adatti per non restarne fuori.

RMG – “Con Don Bosco nella realtà digitale e virtuale”: intervista a don Gildasio Mendes

Dal sito dell’agenzia salesiana ANS.

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(ANS – Roma) – A poche settimane dalle celebrazioni per il 206° compleanno di Don Bosco, don Gildasio Mendes, Consigliere Generale per la Comunicazione Sociale, propone una serie di articoli per approfondire il tema di Don Bosco come comunicatore dei giovani. Nello specifico, don Mendes presenta in modo originale una serie di articoli che ruotano attorno alla tematica: “Con Don Bosco nella realtà digitale e virtuale”.

Da anni, infatti, don Mendes studia e approfondisce questa tematica, in linea con la Pastorale Salesiana nel mondo giovanile e in risposta all’appello del Rettor Maggiore contenuto nella priorità n. 3 della Proposta Programmatica: “Vivere il Sacramento salesiano della presenza e abitare nell’ambiente digitale”. La tematica qui proposta mette in correlazione la comunicazione di Don Bosco con quella attuale, offrendo una lettura dei concetti di fraternità e amicizia sociale, presenti nell’Enciclica di Papa Francesco “Fratelli Tutti”. Alla luce di questo, don Mendes offre delle interpretazioni su Don Bosco e sul suo modo di comunicare, attualizzandolo per comprendere meglio la realtà digitale.

Come è nata l’idea di scrivere degli articoli su Don Bosco come comunicatore dei giovani?

Don Bosco è uno dei grandi comunicatori della Chiesa. Se vivesse al giorno d’oggi, forse sarebbe il patrono dei social media. Ma precisiamo subito che nei tempi in cui è vissuto Don Bosco non esisteva affatto una realtà digitale e che pertanto non poteva conoscere le dinamiche di Internet o delle reti sociali. Non è corretto quindi forzare certi collegamenti. Quello che si vuole fare in questa sede, dunque, è recuperare piuttosto le intuizioni che Don Bosco ebbe in merito alla comunicazione del suo tempo, come ad esempio l’interattività comunicativa. Faccio un esempio: Don Bosco seppe coniugare gioco, teatro e musica, proprio come fanno oggi alcune popolari piattaforme.

Quali altre tematiche saranno affrontate?

Saranno trattate 12 diverse tematiche, tra le quali: lo studio della comunicazione e del dialogo tra cultura e linguaggio giovanile; l’approfondimento di come Don Bosco studiò la geografia e di come applicò la dimensione spaziale nella comunicazione; il linguaggio dei sogni come metafora e narrativa; l’autobiografia come arte di scrivere di sé stessi; la dimensione della liturgia e della preghiera; la comunicazione e la santità.

Dove si fondamentano questi studi?

La base sono studi di antropologia, etnografia digitale, neuroscienza, psicologia del rapporto umano, intelligenza multipla, intelligenza artificiale. Ci si basa, naturalmente, anche sui valori del sistema educativo di Don Bosco.

Da dove Don Bosco ha appreso questa sua dimensione artistica?

Don Bosco la apprende fin da bambino. La dimensione artistica è presente in lui fin dall’infanzia e nelle Memorie dell’Oratorio vediamo infatti un Don Bosco che narra la sua esperienza nei giochi, nella musica, nell’interattività ecc.

Al cuore di ogni forma di comunicazione c’è il rapporto interpersonale. Cosa ci insegna oggi Don Bosco in questo senso?

Don Bosco intuì che l’esperienza educativa cresce dove ci sono i rapporti umani, l’empatia e le relazioni. Possiamo dire che tutto questo è il cuore della comunicazione. Don Bosco crea un sistema, quasi un eco-sistema, fondato sul rapporto umano, sociale e interpersonale.

Oggi parliamo di internet come di un habitat. Invece, come fece Don Bosco a costruire un ambiente educativo?

Don Bosco sapeva valorizzare i talenti di ogni persona; capiva cosa una persona sapeva fare e cosa poteva imparare. Per questo investì nell’apprendistato, nelle arti, nelle scuole e nei centri di formazione professionale. Si dava vita ad un percorso formativo fatto di impegno, disciplina e valutazione. Questo creava un ambiente fatto di fiducia, di entusiasmo e amore educativo. Don Bosco offriva a ciascuno il suo spazio, per collaborare insieme con creatività e gioia.

Come Don Bosco lavora alla fede in Dio e nella Madonna in questo ambiente?

Don Bosco ha vissuto un’esperienza nella quale Dio è Dono e nella quale la fede offre un’interpretazione della vita come gratuità. La fede è comunicare, esprimere la libertà e la creatività che nascono dall’amore di Dio e dalla maternità di Maria.

 

Campo 4 2021 al Colle don Bosco

Dal 23 al 26 settembre presso l’opera del Colle don Bosco si svolgerà il Campo 4: un momento di ritiro e riflessione per i giovani neo-maturati sino ai 29 anni. Tema centrale che verrà trattato è l’approfondimento del Quadro di riferimento della PG, in particolare il capitolo sulla Comunità Educativo Pastorale ed Accompagnamento.

Ecco il programma della 4 giorni:

  • Inizio: giovedì 23 alle ore 9.30;
  • Fine: domenica 26 alle ore 16.30;
  • Pranzo al sacco per giovedì 23;
  • Sabato 25: Assemblea MGS con giovani animatori, laici impegnati, sdb ed fma;
  • Domenica 26: Ritiro spirituale predicato dall’Ispettore don Leonardo Mancini;

Costi ed Iscrizioni:

  • Tutto il campo € 75 | Ciascun pasto € 7 | Ciascuna notte € 12;
  • Possibilità di partecipare anche solo ad alcune giornate;
  • Iscrizioni presso il responsabile del proprio centro attraverso l’utilizzo di questo form (clicca qui).

Cosa portare:

  • Quaderno ad anelli;
  • biro;
  • sacco a pelo o lenzuola;
  • abbigliamento per giocare;
  • scarpe comode.

3 e 4 settembre – Giornate di inizio anno pastorale a Valdocco

Il 3 e 4 settembre confratelli e consigli della CEP sono invitati a Valdocco per le giornate di inizio anno pastorale. Il programma della due giorni, la cui partecipazione è prevista per case, prevede:

3 settembre 2021

Borgomanero, Bra, Chatillon, Cumiana, Fossano, Ivrea, Lombriasco, San Benigno Canavese, To-Agnelli, To- Andrea Beltrami, To-Monterosa, To-Rebaudengo, To-Filippo Rinaldi, To-San Francesco di Sales, To-Centro Ispettoriale, To-Valsalice, Vigliano Biellese.

15.30 Accoglienza, saluti e preghiera iniziale
16.00 Intervento di don Stefano Martoglio (Vicario del Rettor Maggiore) “Riflessione post capitolare in vista del capitolo ispettoriale”. Possibilità di confronto e domande.
17.15 Pausa
17.30 Intervento dell’ispettore, del Regolatore del Capitolo Ispettoriale X e di alcuni incaricati di settore
18.00 Lavori di gruppo per case
19.00 Vespro
19.30 Cena

Aggiungi a calendario.

4 settembre 2021

Alessandria, Asti, Avigliana, Casale, Chieri, Colle don Bosco, Castelnuovo Noviziato, Cuneo, Lanzo, Novara, Rivoli Cascine Vica, To-Crocetta, To-San Giovanni Evangelista, To-San Paolo, To-Maria Ausiliatrice, Venaria, Vercelli, Vilnius e Telsiai.

Orario di massima
9.30 Accoglienza, saluti e preghiera di Lodi.
10.00 Intervento di don Stefano Martoglio (Vicario del Rettor Maggiore) “Riflessione post capitolare in vista del capitolo ispettoriale”. Possibilità di confronto e domande.
11.15 pausa
11.30 Intervento dell’ispettore, del Regolatore del Capitolo Ispettoriale X e di alcuni incaricati di settore
12.00 Lavori di gruppo per case
13.00 Pranzo

Aggiungi a calendario.

Per accedere al teatro sarà necessario essere in possesso del green pass Covid 19 o della esenzione vaccinale rilasciata dal medico.
Comunicare al segretario ispettoriale (segretario@salesianipiemonte.it) dei partecipanti alla cena o al pranzo

11 settembre Ritrovo MGS al Colle don Bosco

Ripartono le attività, inizia un nuovo Anno Pastorale all’insegna del #MakeTheDream “Amati e Chiamati”, ed è tempo di Ritrovo MGS al Colle don Bosco.

L’appuntamento è in programma l’11 di settembre dalle ore 09:30 alle ore 21:30 ed è rivolto a ragazzi e ragazze del Movimento Giovanile Salesiano a partire dalla prima superiore iniziata.

Il programma della giornata è così strutturato:

  • Ore 09.30: accoglienza
  • Ore 10.30: gioco
  • Ore 11.00: momento formativo per fasce
  • Ore 13.00: pranzo per fasce:
  • Ore 13.30: gioco nei cortili
  • Ore 15.00 confessioni, merenda e testimonianza
  • Ore 18.15: preparazione e celebrazione della santa Messa
  • Ore 19.30: cena al sacco
  • Ore 20.15: serata
  • Ore 21.30: buona notte

Il termine delle iscrizioni, presso il responsabile del proprio centro, è fissato per l’8 di settembre. Il contributo all’iniziativa è di € 10 comprensivo di merenda, pranzo e maglietta. Chi partecipa all’evento è invitato a portare la cena al sacco ed una biro.

Don Alberto Goiapastoralegiovanile@salesianipiemonte.it
Suor Carmela Busiapastorale@fma-ipi.it

Iscrizione:

Iscrizioni entro mercoledì 8 settembre.

Il modulo chiede i numeri per ogni casa, quindi NO ISCRIZIONI SINGOLE, MA ISCRIZIONI PER CASE

 

 

“Siamo noi Don Bosco”, da oggi l’intero album su Spotify, iniziativa di Salesiani per il sociale con la IME

In occasione del periodo estivo in cui oratori, centri giovanili, comunità educative, vivono in tutta Italia diverse esperienze ricreative e di svago, Salesiani per il sociale APS in collaborazione con l’ufficio Comunicazione sociale dei Salesiani dell’Italia meridionale, rende disponibile sulla piattaforma di streaming musicale Spotify l’intero album “Siamo noi Don Bosco”.

Un progetto musicale nato nel 2015 dai giovani dell’Ispettoria salesiana meridionale che, in occasione del bicentenario della nascita di Don Bosco, hanno voluto reinterpretare in chiave moderna alcuni brani della tradizione salesiana. Un viaggio continuato in questi anni e diventata colonna sonora di estati ragazzi, campi scuola e ritiri spirituali, grazie al mix di generi musicali adottati (il pop, il blues, il reggae, la bossa nova, il rock) nel ri-arrangiamento dei brani storici come “Verdi le tue valli” a quelli più contemporanei come “Basta che siate giovani”.

A 6 anni dalla pubblicazione di “Siamo noi Don Bosco”, Salesiani per il sociale APS rende fruibili gratuitamente tutti i brani dell’album sulla piattaforma di streaming Spotify, tra le più utilizzate dagli utenti che ascoltano musica online. Le nove tracce sono accompagnate anche dall’inedito “You’re in me, Don Bosco”, l’inno del bicentenario adattato in lingua inglese.

Per Don Bosco la musica è un canale comunicativo ed educativo privilegiato, tanto da affermare che «un oratorio senza musica è un corpo senza anima». La musica è anima, è vita, è fantasia, la musica è giovane. Ed è mezzo per stringere relazioni anche con quei giovani che dalla vita hanno avuto di meno e che Salesiani per il sociale APS , grazie ai suoi 116 enti associati, raggiunge ogni anno, garantendo loro accoglienza, educazione, formazione e inserimento lavorativo. Nel 2020, l’anno del Covid19, sono stati oltre 150 gli interventi educativi realizzati in tutta Italia, attraverso i quali l’associazione ha raggiunto 97.740 minori e giovani in situazioni di vulnerabilità sociale, povertà materiale e educativa, insieme alle loro famiglie.

Energia, professionalità, amore per Don Bosco, sono gli ingredienti che hanno dato vita a questo progetto musicale realizzato dai giovani del Movimento Giovanile Salesiano, e sono gli stessi valori che ogni giorno mettono in pratica gli educatori, operatori, professionisti e volontari che operano all’interno della rete di Salesiani per il sociale APS. Con un’unica missione: garantire a tutti i bambini e giovani, stessi diritti e stesse opportunità.

Un caffè con Giovanni Petrini

Giovanni Petrini, Amministratore On Impresa Sociale, ci racconta il percorso fatto con i sette territori sulla responsabilità educativa della comunità. All’interno del programma televisivo “Un caffè con…” condotto da don Moreno Filipetto e in onda dal lunedì al sabato su Rete 7.

Di seguito il video dell’intervista:

Un caffè con Valentina Sacchetto

Valentina Sacchetto, consulente per il progetto Labs to Learn, è stata intervistata nel programma Un caffè con, in onda su Rete 7, relativamente ai Patti educativi ed al cammino svolto con le sette realtà coinvolte.

Di seguito il video dell’intervista :