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Cagliero 11 – “Per la pastorale degli infermi” – Luglio 2024

Si allega di seguito il  Cagliero 11 n°187 con l’intenzione missionaria salesiana del mese di Luglio 2024.

Intenzione Missionaria Salesiana, alla luce dell’intenzione di preghiera del Santo Padre.

Preghiamo perché il sacramento dell’unzione degli infermi doni alle persone che lo ricevono e ai loro cari la forza del Signore, e diventi sempre più per tutti un segno visibile di compassione e di speranza.

Per un approccio misericordioso ai malati nella parrocchia salesiana nelle Isole di Fiji.

Cari amici,

un sacerdote-medico mi ha detto che il primo compito di un medico non è quello di curare, ma di prendersi cura. Un medico può curare solo nella misura in cui una persona è curabile. Eppure, prendersi cura è qualcosa che possiamo fare tutti. E la maggior parte di noi, sani o malati, ha bisogno di cure. Ricordo di essere stato inviato a lavorare con dei giovani a rischio, l’amore e la cura che ho investito nella relazione hanno portato alla loro trasformazione, più delle strutture e dei servizi che abbiamo fornito loro. Pertanto, vi invito, cari amici, a essere più attenti, una persona alla volta, una persona al giorno. Allo stesso tempo, questo è anche un invito alla cura di sé. Possiamo prenderci cura degli altri solo se sappiamo come prenderci cura di noi stessi. Un sano amore per se stessi è importante e necessario. Anche Gesù è stato affermato da Dio come suo amato. Che ci venga sempre ricordato che siamo gli amati di Dio.

Fraternamente,

Sig. Raymond Callo, SDB
Membro del Settore Formazione

Campi della Parola 2024 – Medie e Biennio

Per i ragazzi e le ragazze che hanno terminato la 1°, 2° e 3° media e la 1° e 2° superiore arrivano i Campi della Parola!

Entrambi i campi si terranno da domenica 21 luglio (pomeriggio) a giovedì 25 luglio (pomeriggio), le medie andranno a Pracharbon mentre il biennio a S. Giovanni D’Andorno (BI).

Un’opportunità arricchente con momenti di condivisione, riflessione e gioco. Di seguito tutte le informazioni inerenti e  i contatti di riferimento.

Informazioni e riferimenti:

  • Costo: € 100
  • Possibilità di trasporto con bus privato all’andata da Torino-Valdocco (domenica 21 alle h. 16.30) e al ritorno (arrivo a Torino alle h. 16.00 circa), incluso nella quota
  • Iscrizioni entro il 5 luglio (fino ad esaurimento posti), link nella landing page dedicata

Buonanotte Missionaria Giugno 2024 – don Alessandro Barelli, missionario in Lituania

La Buonanotte Missionaria: un’esperienza concreta in terra di missione per riflettere!

A donare la buonanotte questo mese è don Alessandro Barelli, missionario in Lituania da 26 anni.

Cari amici dell’animazione missionaria dell’Ispettoria del Piemonte, Valle d’Aosta e Lituania,
un caro saluto a tutti voi. Sono don Alessandro, originario di Torino, e vivo in Lituania da quasi 26 anni, esattamente dal prossimo ottobre. La mia vocazione missionaria a tempo indeterminato in Lituania è nata da un’esperienza estiva quando, ancora chierico, ho accompagnato don Eligio Caprioglio e alcuni volontari dell’oratorio del Martinetto per un campo estivo in Lituania nel 1994.

In quell’anno, siamo stati 15 giorni: una settimana in un campo estivo in un bosco fuori città e l’altra settimana visitando le principali città della Lituania, come Vilnius, Kaunas e Palanga. La Lituania di allora era molto diversa da oggi, essendo indipendente dall’Unione Sovietica solo da quattro anni. Abbiamo trovato un ambiente molto accogliente per le nostre proposte oratoriane e di animazione. I giovani che abbiamo incontrato erano entusiasti e ricettivi, tanto che abbiamo ripetuto l’esperienza anche nel 1995 e 1996, non più in quel bosco, ma nella nostra casa salesiana di Kaunas.

Queste esperienze estive non richiedevano tanto la conoscenza della lingua quanto la capacità di comunicare con il cuore. Venivamo con grande disponibilità all’ascolto e all’apprendimento, non per insegnare, ma per crescere insieme ai lituani in uno spirito di fraternità salesiana. Questo scambio reciproco ha arricchito sia noi che loro.

Nel 1996, don Vecchi, allora rettor maggiore, venne in visita in Lituania e partecipò alla consacrazione della chiesa di Kaunas. In questa occasione, vedendo il nostro impegno, si congratulò con noi e ci incoraggiò nel nostro lavoro. In quell’occasione non mi disse nulla di più, ma, quando poi a novembre venne alla Crocetta a Torino dove seguivo i corsi dell’ultimo anno, prima dell’ordinazione sacerdotale, mi chiese se fossi stato disponibile a portare il carisma salesiano in Lituania. Dopo aver consultato il mio padre spirituale, accettai. Scrissi la lettera di disponibilità quella stessa sera. Nel 1997 sono stato ordinato sacerdote e l’anno successivo, il 15 ottobre 1998, mi sono trasferito definitivamente in Lituania.

Ho trascorso tre anni a Kaunas come responsabile dell’oratorio, poi mi sono trasferito a Vilnius, dove ho continuato il mio lavoro nell’oratorio e dal 2012 sono parroco. Dal 2000 sono anche redattore del Bollettino Salesiano in lituano. Questa attività, apparentemente secondaria, rappresenta invece un importante biglietto da visita per noi salesiani, permettendo di diffondere la spiritualità di Don Bosco anche a chi non può frequentarci direttamente, come insegnanti, catechisti, genitori e nonni.

Un pensiero conclusivo per quanti in quest’estate si accingono a vivere un’esperienza di servizio e in particolare un’esperienza missionaria.  Vorrei ripetere ciò che Gesù disse ai discepoli: “Venite e vedrete.” Non preparatevi tanto sulle tecniche, quanto sull’accoglienza. Portate con voi un con grande rispetto per le tradizioni locali, pur portando con voi la vostra ricca esperienza personale. C’è un proverbio americano che dice: “Se tu hai un dollaro e io ho un dollaro e ce li scambiamo, abbiamo ancora un dollaro ciascuno. Ma se tu hai un’idea e io ho un’idea e ce le scambiamo, abbiamo due idee ciascuno.” Questo è il mio augurio per voi: che possiate arricchirvi reciprocamente attraverso il contatto e l’amicizia con i lituani.

Che il Signore possa davvero accompagnarvi in questo cammino.

Grazie e a presto.

Cagliero 11 – “Per quanti fuggono dal proprio Paese” – Giugno 2024

Si allega di seguito il  Cagliero 11 n°186 con l’intenzione missionaria salesiana del mese di Giugno 2024.

Intenzione Missionaria Salesiana, alla luce dell’intenzione di preghiera del Santo Padre.

Preghiamo perché i migranti in fuga dalle guerre o dalla fame, costretti a viaggi pieni di pericoli e violenze, trovino accoglienza e nuove opportunità di vita nei Paesi che li ospitano.

Per i rifugiati nelle opere salesiane dell’Uganda e per coloro che si prendono cura di loro.

Carissimi e carissime,

con queste poche righe di saluto, vorrei focalizzare l’attenzione sulla missione salesiana, un concetto che ha conosciuto questi ultimi anni molti cambiamenti sia nella prassi che nella riflessione teologica. Come lo stesso cristianesimo mondiale, la missione salesiana è diventata multidirezionale e abbraccia un campo sempre più variegato, impiegando molti missionari provenienti da vari contesti. Oggi più che mai, dopo 149 anni dalla prima spedizione missionaria salesiana, siamo sfidati a uscire verso i nuovi orizzonti dell’umanità nelle sue varie dimensioni per la salvezza integrale dell’uomo e della casa comune. Tutto ciò richiede, non solo dai missionari ma anche da tutti, la disposizione a prendere l’iniziativa, coinvolgersi, accompagnare, fruttificare e festeggiare. In un mondo di migrazioni e di spostamenti, pur conservando le sue dimensioni fondamentali di mandato e di movimento non solo da un paese all’altro ma anche da una situazione all’altra o da un contesto all’altro, la missione salesiana assume come parole chiave l’annuncio, l’educazione, la testimonianza e l’ospitalità profetica. Quest’ultima ci sprona a fare chiarezza sulla nostra identità e a decostruire l’immagine dello straniero, in vista di una missione che favorisce un dialogo interculturale aperto.

Don Samuel Amaglo, SDB

Docente di missiologia – Roma UPS

Buonanotte Missionaria Maggio 2024 PARTE 2 – don Brandon Figueroa

La Buonanotte Missionaria: un’esperienza concreta in terra di missione per riflettere!

Il secondo intervento di questo mese ci è donato da don Brandon Figueroa, salesiano di don Bosco, originario del Guatemala, in Italia per lo studio della teologia e destinato come missionario in Bulgaria.

“Ha fatto tutto Lei”

A cura di don Brandon Figueroa

Sono don Brandon Figueroa, salesiano di don Bosco, originario del Guatemala e attualmente sono diacono e svolgo il servizio di assistente della Comunità Proposta a Valdocco. Quando mi chiedono “come mai sei qui in Italia”, so già che la risposta “perché sono missionario in Bulgaria” creerà più dubbi di quelli che risolve, ma è proprio così.

Provo a spiegarmi meglio. Nel 2017 ho inviato la domanda missionaria, cioè ho dato la mia disponibilità al Rettor Maggiore per essere inviato dove la Congregazione avesse più bisogno. La risposta è arrivata due anni dopo. Destinazione: Bulgaria, dove si trova una casa salesiana che dipende dall’Ispettoria della Repubblica Ceca. Quest’Ispettoria manda i suoi giovani confratelli studenti a fare gli studi alla Crocetta a Torino; percorso che ho fatto dal 2020 al 2023. In questo modo si capisce meglio la mia lunga presentazione: sono un guatemalteco, missionario in Bulgaria (missione che appartiene alla Repubblica Ceca), che sta finendo gli studi di teologia a Torino.

Quando mi domandano informazioni circa la mia vocazione missionaria, confesso che è difficile trovare un solo avvenimento della mia vita che sia stato per me una completa svolta. Direi piuttosto che è stata una rilettura delle esperienze vissute che mi hanno fatto guardare la vita sotto un’ottica diversa, quella dell’amore ricevuto e della chiamata ad amare lì dove c’è più bisogno, dove l’amore sembra una lontana utopia, dove la presenza di Dio sembra essere oscurata dalla superficialità, dalla solitudine, da un benessere che isola. Qui potrei menzionare le diverse esperienze nelle missioni in Guatemala tra gli indigeni, esperienze di apostolato tra giovani della strada e tra i più poveri e, soprattutto, la delicata sensibilità che mi è stata inculcata nella mia famiglia ad avere uno sguardo più tenero verso le sofferenze altrui. C’è però un avvenimento che ha segnato significativamente il mio discernimento e che vorrei condividere in questo mese mariano.

Facevo il mio primo anno di tirocinio in Costa Rica dove facevo lezioni di religione e filosofia alle superiori. Nonostante la scuola fosse cattolica, tanti dei ragazzi si ritenevano atei o agnostici. Il mio atteggiamento davanti a questa sfida è stato sempre quello di condividere ciò che a me ha reso felice, senza voler convincere nessuno di qualcosa. Questo ha provocato tanta fiducia tra i ragazzi e una certa spontaneità e libertà nell’esporre le loro domande sulla fede, su Dio, sulla Chiesa, sulla dottrina. Da questa situazione sono noti i primi sogni di missione: “vorrei andare in quei luoghi dove la fede deve essere innanzitutto vissuta e poi spiegata; quei luoghi dove la fede non è più una cosa scontata e dove Dio sembra così lontano dalla vita quotidiana”. È iniziato così un discernimento più esplicito verso la vita missionaria. Il 13 maggio di quell’anno, mentre andavamo con un gruppo a fare un ritiro, il pullman su cui viaggiavamo ha fatto un incidente: ha perso il controllo dei freni scendendo da una collina e siamo finiti capovolti. Quando l’autista si è girato e mi ha detto: “i freni non rispondono più”, l’unica cosa che ho avuto il tempo di fare è stata girare la testa per dare uno sguardo ai ragazzi (una cinquantina) e dire “Maria Ausiliatrice!”. Pochi secondi dopo eravamo tutti tra cristalli rotti, zaini girati, cellulari dispersi, mentre tutto era avvolto in un profondo silenzio. Pian piano, tutti iniziano a muoversi e ad alzarsi. Alcune persone che avevano visto da fuori l’incidente sono venute velocemente ad aiutare. Il miracolo: tutti vivi e il più ferito aveva un piccolo taglio in una gamba. Le cose potevano andare molto peggio e sarebbe potuta diventare una vera tragedia. Io sono convinto che sia stata Maria Ausiliatrice abbia protetto, ancora una volta,  i suoi figli.

Tornato a casa e visualizzando mentalmente quali sarebbero potuti essere i vari scenari alternativi, davanti al tabernacolo, ho letto la prima lettura di quel giorno: San Paolo che decide di iniziare la sua missione tra i pagani. Lì mi sono domandato: “mi è data una seconda opportunità, come voglio viverla”? Da quel momento, nel confronto con la mia guida spirituale, ho deciso di inviare la domanda: “vorrei essere inviato là dove la mia vita può parlare  agli altri di Dio, dove non tutti vorrebbero andare, dove c’è una profonda sete di verità e di amore”. Il Signore mi ha risposto inviandomi in Bulgaria dove da trent’anni c’è una presenza salesiana che lavora principalmente con i rom, con i più poveri tra i poveri.

Le fatiche del missionario sono sempre le stesse: la fatica di entrare in una cultura sconosciuta, imparare la lingua, non riuscire a esprimere bene i sentimenti e le idee, diventare di nuovo un bambino che deve solo ascoltare per poter dopo parlare. Non mi soffermo qui a spiegare qual è la missione in Bulgaria, ma vorrei soffermarmi nella profondità e la bellezza nascosta nella chiamata missionaria. Se per la mia scelta vocazionale è stato importantissimo il poter riconoscere la Presenza di Dio nella mia vita, così anche per la vita missionaria. Non si tratta qui di pensare di essere “più bravo”, “più forte”, “più santo”, ma è proprio il contrario: è far vedere, a chi mi incontra, la grandezza di Dio nonostante il mio peccato, la mia debolezza e i miei limiti. Si tratta di condividere, così come sono, la bellezza che trovo nell’essere amato e guardato dal Signore con le persone che Lui mette sul mio cammino. In questo modo sono convinto di poter “dire” qualcosa di Dio, ma soprattutto è Dio che mi parla tramite tanti sguardi che trovo, tante storie, tante ferite, tante speranze, tanti silenzi…  Sono convinto che la missione sia imitare in qualche modo il modo di stare di Gesù davanti alla sofferenza dell’uomo: stare vicino, ascoltare, accompagnare nel silenzio e offrire una mano per poter rialzarsi. La missione non è più di questo. Questa azione, potrà venire declinata in mille modi, ma rimane sempre la stessa: imparare da Dio cosa significa incarnarsi nella realtà dell’uomo, di tutto l’uomo. Essere portatore di gioia e di speranza… senza voler censurare mai la sofferenza e la croce.

In tutto questo Maria compie un ruolo importantissimo: ci insegna ad ascoltare la Parola, a seguire la Parola e a portare la Parola. Quella Parola che si fece carne, quella Parola che ha voluto condividere la nostra carne e la nostra miseria, quella Parola che ci ha rialzato alla bellezza della vita eterna con la sua risurrezione… quella Parola che vuole diventare tutti i giorni parte della nostra carne. Nella mia storia, così come alle nozze di Cana, Maria mi ha fatto rivolgere lo sguardo a Gesù e chiedere a Lui la gioia del buon vino, del vino della letizia. Facendo così Lui stesso mi chiama a portare di quel vino a chi nella vita non trova il senso della speranza e della gioia.

don Brandon Figueroa

Buonanotte Missionaria Maggio 2024 PARTE 1 – Missione in Ucraina 1-8 aprile 2024 VIS – MISSIONI DON BOSCO

La Buonanotte Missionaria: un’esperienza concreta in terra di missione per riflettere!

Il primo intervento di questo mese ci è donato da don Luca Barone di ritorno dall’Ucraina dove, con don Daniel Antunez, hanno potuto seguire i progetti attivi attraverso le opere salesiane lì presenti.

Missione in Ucraina 1-8 aprile 2024 | VIS – MISSIONI DON BOSCO

A cura di don Luca Barone

Se è sempre vero che non è la persona a fare un viaggio ma è il viaggio a fare la persona, questo è tanto più evidente in una missione di una settimana in Ucraina, la terra dalla bandiera blu-cielo e giallo-grano che sventola su ogni edificio e su ogni tomba, ed in troppi casi le due cose coincidono.Viaggiare è fondamentale per chi si occupa di sviluppo, emergenza, educazione, futuro, perché è antidoto alla nostra abitudine malsana di accontentarci delle impressioni anziché formarci delle idee.

Era appena tramontato il sole della domenica di Pasqua ed il 1 aprile in 6 persone (4 dal VIS e 2 da Missioni Don Bosco di Torino), siamo partiti per raggiungere la città di Lviv e poi Kyiv, accolti dall’ispettore salesiano, dai confratelli di quelle comunità e dagli operatori VIS impegnati nei progetti in questo tempo di conflitto. La chiesa greco cattolica era ancora in pieno tempo di Quaresima e noi avevamo appena celebrato la festa e luce pasquale e questo passaggio (Pasqua vuol proprio dire questo) mi è parso così stridente come mai in questi anni mi si era palesato: Dio porta dalle tenebre alla luce ma l’uomo può riconsegnare la luce alle tenebre di violenza, distruzione, morte. 

Gli incontri sono ciò che rende viva e vera la nostra vocazione di Salesiani e la nostra professionalità come ONG e nei “giorni ucraini” non abbiamo risparmiato tempi e luoghi per incontrare persone, istituzioni, situazioni con l’unico rimpianto di averne lasciato indietro troppi. La guerra nel cuore dell’Europa ha mandato all’aria l’illusione di chi credeva che sarebbero bastate delle regole per limitarla, confinarla, renderla innocua. Invece sono proprio i limiti ed i confini a renderla sempre attuale, eterna, ed il dopoguerra è sempre ancora guerra, ed il conflitto rimbalza su sé stesso e si alimenta copiosamente attingendo all’egoismo e alla crudeltà.

I salesiani portano avanti la loro missione combattendo la rassegnazione, perché questa è ciò su cui si reggono dittature e fanatismi, che attenua la generosità e fa dimenticare, rendendo il dolore banale e traslocandolo in una terribile normalità.

Paesi e città dell’est della nazione si muovono e si svuotano, pezzi di popoli si mettono forzatamente in cammino mossi dalla potenza detonante della disperazione, sospinti verso ovest o verso nord e da qualunque latitudine tu prenda il mondo sembra sempre così, quasi un pendolarismo atavico.

Non ci sono guerre e sofferenze dimenticate dalla storia, bensì quelle che decidiamo di silenziare, di non raccontare, sapendo che nella mente umana quando una realtà non trova parola semplicemente non esiste. I Salesiani, gli operatori, le istituzioni restano lì e si spingono fin dentro il conflitto, quello fatto di trincee e quello che nasce dentro l’animo umano, per fare la differenza, perché la voce, la dignità, la pietà, la fede non si spengano. Per raccontare ed agire, perché ci si stanca della pietà quando è inutile!

Nel libro del profeta Isaia si legge di un cittadino che di notte passa vicino alle mura della città e vede la sentinella e le grida “sentinella quanto resta della notte?”, per ben due volte. La sentinella scruta l’orizzonte e risponde che della notte ormai resta poco perché le prime luci stanno indorando l’orizzonte.

Io vorrei che questa domanda che ci poniamo dentro avesse la stessa risposta, vorrei poterlo dire a tutti: resta poco, il giorno della pace è vicino.

Don Luca Barone, SDB

Cagliero 11 – “Per la formazione di religiose, religiosi e seminaristi” – Maggio 2024

Si allega di seguito il  Cagliero 11 n°185 con l’intenzione missionaria salesiana del mese di Maggio 2024.

Intenzione Missionaria Salesiana, alla luce dell’intenzione di preghiera del Santo Padre.

Preghiamo perché le religiose, i religiosi e i seminaristi crescano nel proprio cammino vocazionale attraverso una formazione umana, pastorale, spirituale e comunitaria, che li porti a essere testimoni credibili del Vangelo.

Per la formazione adeguata dei salesiani e dei membri della Famiglia Salesiana in Camerun.

Cari amici,

il titolo “Maria Aiuto dei Cristiani” è molto familiare ai membri della Famiglia Salesiana. Fin dalla fanciullezza Giovanni Bosco si è riferito a Maria come Maestra e Madre, perché così gli era stata indicata da Gesù nel sogno dei nove anni. Imitando l’amore di don Bosco per Maria, i Missionari Salesiani portano la devozione alla Madonna in ogni parte del mondo. Tanti di loro hanno fondato nuovi gruppi di religiose con i titoli della Madonna: “Le Figlie dei Sacri Cuore di Gesù e Maria”, le “Suore Catechiste di Maria Immacolata Aiuto dei Cristiani”, le “Suore Ancelle del Cuore di Maria Immacolata”, le “Suore Missionarie di Maria Aiuto dei Cristiani”, le “Figlie della Regalità di Maria”, le “Suore di Maria Auxiliatrix”… . Tutta la Famiglia Salesiana celebra la festa di Maria Ausiliatrice in questo mese, ricordando le parole di don Bosco: “Ha fatto tutto lei”, e noi siamo convinti che Lei stia facendo ancora cose meravigliose nella nostra Famiglia, e nella Chiesa. Buona Festa a tutti!

Sig. Domenico Nguyen Duc Nam, SDB

Membro del Segretariato per la Famiglia Salesiana

Buonanotte Missionaria Aprile 2024 – Luca Savino, membro dell’equipe del Percorso nel Cuore del Mondo e volontario in Burundi

La Buonanotte Missionaria: un’esperienza concreta in terra di missione per riflettere!

A donare la buonanotte questo mese è Luca Savino, membro dell’equipe del Percorso nel Cuore del Mondo e volontario per prestare il suo servizio estivo nella casa di Ngozi in Burundi. Ci permetterà di conoscere in breve il percorso di formazione fatto in quest’anno e le destinazioni della prossima estate.

Le prossime destinazioni missionarie estive della nostra Ispettoria

A cura di Luca Savino

Tutti sanno che il momento “clou” di un cammino di animazione missionaria è quando un bel giorno, travolti dalla routine quotidiana, si riceve una chiamata al telefono dall’Equipe. Non una chiamata come le altre, ma quella che ti svelerà la destinazione e il gruppo con cui partirai.

Sì, perché non si sceglie dove andare e tantomeno con chi andare, ma ci si affida.

Come tu mi vuoi io sarò, dove Tu mi vuoi io andrò” diceva quella canzone. Ecco, proprio così. Affidandosi, consapevoli che sarà Lui ad occuparsi di tutto il resto.

Quest’anno, questo momento tanto atteso è avvenuto proprio a ridosso della festa di San Giovanni Bosco, il 31 di gennaio.

Non una data fortuita, anzi. Il desiderio è quello di ricordarsi il perché si è “mandati”. La risposta nel suo testamento missionario che, da quel lontano 11 novembre 1875, accompagna tutti i missionari salesiani.

“Cercate anime, ma non denari, né onori, né dignità. Prendete speciale cura degli ammalati, dei fanciulli, dei vecchi e dei poveri, e guadagnerete la benedizione di Dio e la benevolenza degli uomini”.

Sono ventuno giovani che, durante il “Percorso nel Cuore del Mondo” (PCDM), hanno dato la loro disponibilità a cercare di concretizzare, nel loro piccolo, quello che Don Bosco ricordava ai suoi giovani missionari prima di partire.

Estate 2024. Quattro gruppi, quattro destinazioni diverse. Due continenti: Europa e Africa.

Lituania

Dal 23 luglio al 13 agosto, cinque ragazzi accompagnati da don Alessandro Borsello SDB e da Giorgio Ramundo SDB vivranno un’esperienza di missione presso le case salesiane di Vilnius e di Telsiai. Saranno chiamati a vivere insieme ai ragazzi e agli animatori locali due settimane di estate ragazzi.

Burundi

Dal 27 luglio al 26 agosto, sei ragazzi accompagnati da don Marco Cazzato SDB e da Antonio Squillace SDB vivranno un’esperienza di missione presso la casa salesiana di Ngozi, nord del Burundi. Vivranno qualche settimana di estate ragazzi immersi nella realtà di una scuola salesiana che educa ogni anno più di novecento ragazzi e ragazze.

Kenya

Dal 28 luglio al 23 agosto, cinque ragazzi accompagnati da don Alessandro Basso SDB e da suor Lucia Vásquez Figueroa FMA vivranno un’esperienza di missione presso il “Bosco Center” a Nairobi, capitale del Kenya. Saranno chiamati a vivere quotidianamente con una cinquantina di ragazzi adolescenti “sottratti dalla strada” per diverse problematiche.

Sierra Leone

Dal 26 luglio al 24 agosto, cinque ragazzi accompagnati da don Alberto Martelli SDB e da don Matteo Rupil SDB vivranno un’esperienza di missione presso la casa salesiana di Bo, a circa trecento chilometri dalla capitale Freetown. Vivranno qualche settimana di estate ragazzi, insieme agli animatori locali, immersi in una realtà oratoriana che accoglie circa trecento-quattrocento ragazzi.

Il PCDM, anno dopo anno, vuole essere sempre di più un percorso di preparazione a un’esperienza di servizio verso i più poveri per portare il Vangelo in terra di missione come comunità, con lo stile salesiano.

Ed è proprio questo che questi ventun ragazzi accompagnati da salesiani e da figlie di Maria Ausiliatrice cercheranno di fare, sostenuti da chi in quei mesi sarà lontano fisicamente, ma vicino con la preghiera!

Cagliero 11 – “Per il ruolo delle donne” – Aprile 2024

Si allega di seguito il  Cagliero 11 n°184 con l’intenzione missionaria salesiana del mese di Aprile 2024.

Intenzione Missionaria Salesiana, alla luce dell’intenzione di preghiera del Santo Padre.

Preghiamo perché vengano riconosciute in ogni cultura la dignità delle donne e la loro ricchezza, e cessino le discriminazioni di cui esse sono vittime in varie parti del mondo.

Per il maggiore coinvolgimento delle donne nelle opere salesiane in Senegal.

Cari amici,

anche una piccola persona può cambiare il mondo, e se non il mondo intero, almeno una parte di esso. Esistono molti modi di farlo, ma ciascuno richiede sincerità, tenacia e coraggio. Qualità che sono inerenti a tutti i missionari, indipendentemente dalla forma in cui vivono il loro servizio (ad gentes, ad exteros, ad vitam). Sono molto felice che, grazie al mio lavoro, posso graficamente avvicinare, attrarre e forse anche ispirare le persone alle idee di don Bosco e alle missioni. Si dice che un’immagine valga più di mille parole, quindi ha un potere enorme: cattura l’attenzione senza lunghe spiegazioni, può dire con un solo sguardo ciò che è difficile esprimere a parole. Oggi potrebbe non trattarsi nemmeno di un quadro nel vero senso della parola, ma di una qualsiasi forma di rappresentazione visiva. Convertire le parole in “immagini”, donare loro gioia, creatività, profondità, bellezza… comunicare l’incomunicabile – è il mio lavoro, la mia gioia, la mia passione e la mia realizzazione.

Auguro a tutti voi di provare una gioia simile attraverso qualunque attività svolgiate o qualsiasi compito vi venga assegnato e di amare tutto ciò che fate.

Martina Monċekovà, Graphic Designer

Collaboratrice del Settore Missioni per i lavori grafici

Buonanotte Missionaria Marzo 2024 – Giacomo Bosco, giovane del Movimento Giovanile Salesiano

La Buonanotte Missionaria: un’esperienza concreta in terra di missione per riflettere!

La buonanotte di questo mese è di Giacomo Bosco. Giacomo non è un missionario con lunghi anni di esperienza alle spalle, ma un giovane dell’MGS della nostra Ispettoria che ha investito la sua passione per la storia e per il carisma salesiano sviluppando la sua tesi universitaria sullo studio dei primi numeri del «Bollettino salesiano», dalla sua fondazione fino alla morte di don Bosco. Ne emerge una straordinaria ricchezza.

In breve, Giacomo ci offre uno stralcio del suo lavoro concentrandosi sui racconti delle prime esperienze missionarie cogliendo l’entusiasmo che accompagnava queste spedizioni e la forza con cui riuscivano a suscitare in molti il desiderio di collaborare, ove possibile, anche con l’offerta della propria vita.

L’inizio delle missioni salesiane attraverso i racconti dei primi bollettini salesiani

A cura di Giacomo Bosco

Nell’agosto del 1877 a Valdocco don Bosco pubblicò il primo numero del «Bollettino salesiano».

Il mensile, nato per tenere aggiornati i cooperatori e i confratelli sulle necessità e sulle opere in fieri della Congregazione, nonché sui traguardi raggiunti, divenne un importante strumento per informare sulla situazione delle missioni, invogliando diversi sacerdoti e figlie di Maria Ausiliatrice a partire.

La prima meta delle missioni salesiane raccontate dal Bollettino fu quella dell’America Latina dove si racconta come don Francesco Bodrato e don Giacomo Costamagna furono costantemente impegnati a venire incontro alle numerose richieste che giungevano dalle diverse comunità locali e a garantire conforto, assistenza religiosa e formativo-scolastica non solo agli emigrati italiani ed europei, ma anche ai membri delle comunità autoctone della Patagonia che erano stati assoggettati dal governo argentino. Fu un lavoro non semplice, ma arricchente.

Tra l’estate del 1877 e il gennaio 1888 vennero pubblicate sul Bollettino circa duecento lettere in cui la realtà sudamericana venne descritta come accogliente, caratterizzata da una comunità, autoctona ed emigrata, desiderosa di essere educata e formata nella religione cattolica: il missionario don Giovanni Baccino da Buenos Aires scriveva che ogni giorno era attorniato da una moltitudine di giovani, tra i quindici e vent’anni, che dovevano ancora ricevere la prima comunione e raccontava anche di ragazzi che chiedevano di essere istruiti nel latino per poter diventare anche loro sacerdoti. Il missionario informava anche di come una moltitudine di persone accorresse ogni domenica per la recita del vespro alla chiesa Madre della Misericordia, tanto che molti di coloro che giungevano in ritardo si adattavano ad ascoltare la predica all’esterno.

La popolazione e la politica dimostrarono grande riconoscenza per l’opera salesiana. Alla morte di don Bodrato, superiore dei salesiani in America, furono presenti numerose autorità politiche, ministri e membri del capitolo metropolitano di Buenos Aires, e tutta la comunità religiosa si strinse attorno alla famiglia salesiana per la perdita del superiore: il funerale fu celebrato dall’arcivescovo Federico Aneyros e alla cerimonia parteciparono anche membri di diversi ordini, religiosi di San Francesco, di San Domenico, e della Compagnia di Gesù, segno della riconoscenza per l’opera salesiana.

Chi dunque decideva di partire missionario dall’Italia, trovava in America Latina un ambiente accogliente e “noto”: i primi missionari, infatti, giunti a Buenos Aires nel dicembre del 1875, avevano con coraggio e determinazione riproposto il metodo educativo basato sullo studio, l’allegria e la preghiera, che don Bosco aveva attuato con successo a Valdocco dal 1846: nei centri aperti, come il collegio Pio IX di Almagro a Buenos Aires, i primi laboratori furono quelli di sartoria e calzoleria, falegnameria, legatoria, tipografia ossia gli stessi di Valdocco.

Così come don Bosco si era preoccupato di avere una banda che garantisse un clima sereno e gioioso all’interno dell’oratorio, così aveva fatto anche don Giuseppe Fagnano nella lontana Patagones.

Oltre la volontà di essere testimoni di fede e operatori di bene, la presenza di un ambiente familiare, e la certezza di sapersi confortati e aiutati nei momenti di difficoltà e malattia furono elementi che spinsero molti missionari a partire.

Come il missionario don Paseri, tutti testimoniarono nelle loro lettere, pubblicate sul «Bollettino», la propria serenità: furono felici di aver dato la vita per i giovani e la loro educazione perché, come da desiderio di don Bosco, divenissero buoni cristiani e onesti cittadini.