Articoli

Al via la nuova fase del progetto Labs to Learn: il metodo di studio.

Labs to Learn si sposta in una nuova fase di vita. Al via dal 24 novembre il percorso di formazione sul metodo di studio che prende forma attraverso una serie di incontri e di video lezioni che si snocciolerà nel corso delle settimane fino a giugno 2021.

Il cambiamento inizia dal momento in cui si “vivono” le cose apprese. Per questo la formazione viene incentrata soprattutto sullo studio di casi, esercitazioni, lavori di gruppo per l’elaborazione di soluzioni e modelli di risposta adatti alle specifiche necessità di chi segue il corso e utili nel lavoro di tutti i giorni.

– Labs to Learn

  • Durata

    23 ore totali

  • 5 webinar

    1 ora ciascuno

  • 1 incontro in presenza

    4 ore totali

  • 4 video lezioni online

    1 ora ciascuna

  • 5 supervisioni

    2 ore ciascuna

Obiettivo del corso di formazione è quello di formare ed informare in merito agli aspetti principali del processo di apprendimento, offrendo ai docenti, ma anche ai genitori, gli strumenti necessari per approfondire le strategie per assicurare efficacia nello studio.

Il corso si propone di mettere a fuoco alcuni aspetti di base del processo di apprendimento e offrire al docente alcuni concetti-guida e strumenti operativi per un apprendimento efficace, facendo riferimento a processi e strategie che assicurano l’efficacia dello studio.

– Labs to Learn

Progetto selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile.

Il Nuovo Braidese: “Labs to Learn” sbarca anche a Bra

Il giornale Il Nuovo Braidese  per sabato 31 ottobre dedica un articolo al progetto “Labs to Learn” che sbarca anche a Bra. Di seguito l’articolo.

L’Associazione Giovanile Salesiana Per Il Territorio avvia il nuovo progetto “Labs to Learn“, un progetto finanziato dall’Impresa Sociale con i Bambini a valere sul bando del 2018 “Un passo avanti” e che si prefigge di contrastare la dispersione scolastica e prevenire la povertà educativa incrementando il numero dei giovani con difficoltà che assolvono l’obbligo scolastico, accedono alla formazione superiore e/o all’inserimento lavorativo, avviando un percorso di crescita personale secondo le proprie inclinazioni e aspirazioni. Il progetto è rivolto a circa 1140 minori e adolescenti tra gli 11 e i 17 anni e le rispettive famiglie, nelle città di Alessandria, Bra, Casale Monferrato, Vercelli e Torino. Labs to Learn è un progetto ambizioso, perché si propone di validare modalità innovative e non convenzionali per favorire l’apprendimento, sviluppare le competenze trasversali, rinforzare le reti di prossimità, e concorrere alla costruzione di comunità educanti propositive e consapevoli.

Il progetto muove dall’esperienza degli oratori e dei centri di formazione professionale salesiani per proporre un’alleanza educativa con gli altri enti della comunità, con l’obiettivo di sperimentare percorsi di inclusione non convenzionali. La situazione contingente data dalla pandemia ha amplificato la sfida educativa già ricca di stimoli e densa di ostacoli.

Il progetto propone:

– Metodo di Studio: percorsi di rinforzo del metodo di studio nelle classi 1° delle 9 scuole secondarie di I° grado partner;

– Maker Lab: percorsi di integrazione alla didattica in orario scolastico e laboratori extrascolastici all’interno di spazi innovativi per l’apprendimento esperienziale allestiti negli Oratori (coding, game design, realtà virtuale, stampa 3D e l’imparare facendo);

– Work Lab: percorsi di formazione e accompagnamento al lavoro destrutturati di 100 ore, progettati, gestiti e realizzati dai formatori della formazione professionale, dall’impresa, con un accompagnamento educativo dedicato;

– Community Lab: percorsi di attivazione di comunità e generatività sociale per costruire reti di prossimità ed alleanze educative con gli enti del territorio, coinvolgendo i minori e le relative famiglie.

Nelle prossime settimane, le diverse azioni cominceranno a prendere forma, al fine di offrire ai nostri ragazzi maggiori occasioni per sperimentare se stessi e crescere insieme.

Sintesi del progetto

Il progetto si propone di offrire una “seconda occasione” a minori e adolescenti a rischio di esclusione dai percorsi scolastici e formativi. Giovani che rischiano di vedere compromesso il diritto a completare l’obbligo formativo, avviare un percorso di inserimento lavorativo e crescita personale. I labs-to-learn salesiani quali luoghi di sperimentazione di sé, dove si prevede un riaggancio educativo attraverso una presa in carico individuale modulando sia la durata che i contenuti dell’intervento, secondo le attitudini di ciascuno. Percorsi di apprendimento non convenzionale, dove consolidare “l’alleanza educativa” tra operatori sociali, formatori, animatori volontari e tutor aziendali, al fine di creare uno spazio di protagonismo dei più giovani, coinvolgendo le relative famiglie, per favorire lo sviluppo di competenze trasversali utili nel lavoro e necessarie per la vita.

Sostenibilità economica

Il progetto Labs to learn è cofinanziato da “Con i bambini Impresa sociale” a valere sul Bando “Un passo avanti. Idee innovative per il contrasto alla povertà educativa minorile”. Labs to learn ha una durata di 34 mesi, a partire da ottobre 2020.

“M’Interesso di te”: il progetto di Salesiani per il Sociale APS sull’Osservatore Romano

Pubblichiamo un articolo uscito sull’Osservatore Romano dove si parla del progetto “M’Interesso di te” di Salesiani per il Sociale APS. Il progetto, realizzato nelle città di Torino, Napoli e Catania, e sviluppato su due edizioni, vuole arginare il fenomeno dell’esclusione sociale e dei minori stranieri non accompagnati e dei neomaggiorenni, migliorare la loro integrazione sociale, favorire i processi di sempre maggiore autonomia personale e lavorativa, attraverso interventi peculiari e di aggancio, recupero e reinserimento fondati sulla “ripresa in carico” e l’accoglienza, la formazione e l’orientamento, l’accesso ai servizi educativi, sanitari e sociali locali.

Per ridare un’identità ai minori invisibili

#CANTIERE GIOVANI • Il progetto «M’interesso di te» di Salesiani per il sociale

Appena giunti in quella che avrebbe dovuto essere la terra promessa, tutto quanto li identifica è l’acronimo Msna: i minori stranieri non accompagnati sbarcano soli in un Paese di cui spesso non sanno il nome, soli, benché in mezzo a centinaia di persone. Persone di cui non riconoscono i volti. Disorientati in un ambiente loro estraneo, quando non ostile, ed esclusi dai circuiti dell’accoglienza, sono inevitabilmente più esposti a situazioni di rischio, finendo non di rado preda della criminalità organizzata.

«Le loro storie, poco visibili e a cui non si presta la dovuta attenzione, si inseriscono nel fenomeno emergente dei ragazzi di strada, minorenni di 16-17 anni, senza fissa dimora e figure di riferimento, quasi sempre vittime delle tante forme di sfruttamento» spiega don Roberto Dal Molin, presidente di Salesiani per il sociale, i quali, per il terzo anno consecutivo, con il supporto del Fondo di beneficenza di Intesa Sanpaolo, riprendono il progetto «M’interesso di te», teso ad accompagnare tanti giovani a un percorso di vita dignitoso e costruttivo, proprio nel delicatissimo passaggio alla maggiore età, quando vengono meno anche quelle minime tutele previste dall’attuale legislazione.

«Ci è sembrato doveroso farci carico della loro integrazione, perché, essendo privi di risorse personali, relazionali e sociali, a seguito dell’interruzione dei programmi di inserimento riservati ai più piccoli, sarebbero stati ulteriormente abbandonati a sé stessi» conclude don Roberto, sottolineando che gli interventi avviati a Torino, Napoli, Catania, San Gregorio di Catania e Roma «coinvolgono anche le amministrazioni locali, proponendosi come modello di progettualità condivisa estendibile ad altre città». Riscattare questi giovanissimi da traumi fisici e psichici, dovuti alle violenze subite nei Paesi di origine e di transito, affrancarli dalla precarietà di un’esistenza fatta di rifugi di fortuna e condizioni igienico-sanitarie insalubri richiede la collaborazione di una rete di assistenza territoriale. «Essendo agli occhi della società degli invisibili, non hanno diritto ad assistenza sanitaria e cure mediche, così, molti di loro finiscono nel cono d’ombra del silenzio e dell’emarginazione, e, soprattutto, finiscono ridotti in schiavitù dal mercato della prostituzione organizzata, vittime di una vera e propria tratta» denuncia don Roberto.

Obiettivo del progetto è, infatti, proprio contrastare esclusione sociale e sfruttamento, attraverso recupero, presa in carico, formazione, inserimento sociale e diverse misure atte a togliere i ragazzi dalla strada e dare loro una speranza di rinascita. «Solo quest’anno partecipano al progetto 600 giovani, ma intendiamo accoglierne quanti più riusciamo: i nostri operatori quattro volte a settimana si muovono sulla strada per identificare i minori in difficoltà. In due anni di attività hanno accumulato una buona conoscenza del territorio e sanno dove intercettare i ragazzi» racconta don Roberto, sottolineando l’importanza dell’esperienza sul campo per instaurare un contatto diretto con i più piccoli, conquistare la loro fiducia, conoscerne origini, storia e motivazioni alla base della loro fuga, comprendendo le loro paure e i pericoli che hanno corso e continuano a correre.

Dopo il primo contatto, utile a stabilire condizioni di salute, status giuridico ed eventuali procedimenti penali a carico, viene attivata la rete dei servizi formali e informali a seconda delle singole esigenze. I centri di accoglienza diurna di bassa soglia svolgono una funzione di filtro e di primo supporto: i ragazzi ospitati, qui trovano un pasto caldo, un letto e un tetto, ma anche canali per avviare le procedure di regolarizzazione di documenti personali e permessi di soggiorno. «Abbiamo pensato ad attività di laboratorio e socializzazione, che aiutassero a creare un clima confortevole e accogliente, che favorissero la comunicazione, la fiducia nell’altro e l’apertura al prossimo, che trasmettessero la dimensione dell’appartenenza — spiega il presidente dei Salesiani — per questo sono centrati sulla creatività e sull’auto-narrazione come strumenti di crescita».

A questi sono, tuttavia, affiancati corsi per il potenziamento delle competenze linguistiche: la comprensione della lingua è, infatti, condizione irrinunciabile all’inserimento sociale dei nuovi arrivati, oltre che necessaria all’acquisizione della licenza media. Ai neomaggiorenni viene anche offerta un’accoglienza abitativa temporanea (dai 6 ai 12 mesi), valutata in forma sperimentale anche in prospettiva, per alcuni di loro, dell’affido familiare: già in questa prima fase, infatti, una rete di famiglie affianca i ragazzi nel compiere i primi passi in un mondo ancora sconosciuto, quello della scuola e delle strutture di sostegno, nel vivere nuove relazioni con i coetanei, nell’approccio a tradizioni e usi diversi.

L’aspetto più importante, dal punto di vista formativo, è il raggiungimento dell’autonomia: attività, tempo ed energie sono, in larga parte, finalizzate a tale obiettivo, motivando alla scoperta del proprio potenziale, all’acquisizione di competenze trasversali, alla ricerca di una professione dignitosa. «Riteniamo fondamentale spronarli a esplorare richieste e dinamiche del mondo del lavoro, a individuare spazi in cui possano investire il loro talento in una progettualità in linea con attitudini, passioni e aspettative personali» spiega Giovanna Palatino, responsabile del Fondo beneficenza Intesa Sanpaolo, riferendosi alla scelta dell’inserimento di corsi professionali e di tirocini aziendali, a completamento dei percorsi scolastici formali, per ogni ragazzo. «Ci ha colpito il progetto dei Salesiani, perché si occupa degli ultimi tra gli ultimi, e, poiché le Linee guida biennali del Fondo hanno come focus il sostegno ai migranti, per favorirne l’inclusione sociale ed economica, abbiamo voluto dare una mano a questi ragazzi, soli e senza riferimenti, in fuga dai loro paesi alla ricerca di un futuro migliore» ricorda Palatino.

Sono gli stessi giovani e giovanissimi che vediamo gravitare attorno alle stazioni e nelle periferie delle nostre città, finendo, spesso, preda della criminalità. Esclusi dai circuiti ufficiali, finiscono tra gli invisibili. Sottrarli a questa morsa, richiede, oltre ad un primo intervento emergenziale, un percorso personalizzato di alfabetizzazione e inserimento: «Si tratta di una questione di umanità, ma anche di una battaglia di civiltà che vale la pena combatterla, avendo di fronte lo sguardo e il sorriso dei tanti bambini e ragazzi che stiamo seguendo». Nei primi due anni di progetto (2018-2019), infatti, sono stati supportati complessivamente circa 1.400 minori, sono state organizzate oltre 500 uscite di educazione di strada e, a oggi, si contano oltre 1.700 accessi all’accoglienza di bassa soglia; sono stati tenuti 400 corsi di prima alfabetizzazione e 900 interventi psico-socio-educativi. Numeri che parlano di un grande progetto che, non a caso, ha incontrato il plauso delle università responsabili del suo monitoraggio: l’ultimo report lo segnala come “piano di alta rilevanza”, in quanto promotore di un modello di presa in carico della persona a tutto tondo e rispettoso delle esigenze della singola persona. Sapere che tutto sta avendo un seguito, grazie all’iniziativa e all’impegno di tanti educatori, volontari e amministratori, è di forte auspicio per il loro e nostro futuro.

di Silvia Camisasca

(26 ottobre 2020)

Avviato il progetto “LABS TO LEARN”

L’Associazione Giovanile Salesiana Per Il Territorio avvia il nuovo progetto “Labs to Learn“, un progetto finanziato dall’Impresa Sociale con i Bambini a valere sul bando del 2018 “Un passo avanti” e che si prefigge di contrastare la dispersione scolastica e prevenire la povertà educativa incrementando il numero dei giovani con difficoltà che assolvono l’obbligo scolastico, accedono alla formazione superiore e/o all’inserimento lavorativo, avviando un percorso di crescita personale secondo le proprie inclinazioni e aspirazioni. Il progetto è rivolto a circa 1140 minori e adolescenti tra gli 11 e i 17 anni e le rispettive famiglie, nelle città di Alessandria, Bra, Casale Monferrato, Vercelli e Torino.

Labs to Learn è un progetto ambizioso, perché si propone di validare modalità innovative e non convenzionali per favorire l’apprendimento, sviluppare le competenze trasversali, rinforzare le reti di prossimità, e concorrere alla costruzione di comunità educanti propositive e consapevoli. Il progetto muove dall’esperienza degli oratori e dei centri di formazione professionale salesiani per proporre un’alleanza educativa con gli altri enti della comunità, con l’obiettivo di sperimentare percorsi di inclusione non convenzionali.

La situazione contingente data dalla pandemia ha amplificato la sfida educativa già ricca di stimoli e densa di ostacoli.

Il progetto propone:

  • Metodo di Studio: percorsi di rinforzo del metodo di studio nelle classi 1° delle 9 scuole secondarie di I° grado partner;
  • Maker Lab: percorsi di integrazione alla didattica in orario scolastico e laboratori extrascolastici all’interno di spazi innovativi per l’apprendimento esperienziale allestiti negli Oratori (coding, game design, realtà virtuale, stampa 3D e l’imparare facendo);
  • Work Lab: percorsi di formazione e accompagnamento al lavoro destrutturati di 100 ore, progettati, gestiti e realizzati dai formatori della formazione professionale, dall’impresa, con un accompagnamento educativo dedicato;
  • Community Lab: percorsi di attivazione di comunità e generatività sociale per costruire reti di prossimità ed alleanze educative con gli enti del territorio, coinvolgendo i minori e le relative famiglie.

Nelle prossime settimane, le diverse azioni cominceranno a prendere forma, al fine di offrire ai nostri ragazzi maggiori occasioni per sperimentare se stessi e crescere insieme.

Don Bosco San Salvario: la vita all’Housing nella Quarantena

L’esperienza vissuta dai giovani ospiti all’Housing Sociale di don Bosco San Salvario durante i mesi di lockdown. Di seguito l’articolo pubblicato in data odierna sul sito dell’opera , a cura di Giulia Venco.

Durante la quarantena, in housing sono cambiate tante cose, ma partiamo dal principio.

Innanzitutto, subito dopo lo scoppio della pandemia e prima del lockdown generale alcuni di noi sono tornati a casa, chi in Italia e chi invece ha raggiunto mete più lontane come l’Africa o l’Asia Meridionale; chi di noi invece è rimasto qui ha cambiato stanza per rispettare le varie norme sanitarie. Durante i mesi di lockdown, siamo così rimasti a casa, seppur ogni tanto pesasse non poter uscire; lo stare a casa ha portato con sé dei risvolti positivi, infatti avendo avuto modo di trascorrere più tempo insieme, il gruppo ha trovato una maggiore unità ed il clima in casa era più sereno. Per quanto riguarda la quotidianità, Halefon che studia biomedicina, ci inviava tutti i giorni il bollettino con il numero dei contagi causati dalla pandemia, alcuni guardavano insieme il telegiornale e poi lo commentavano insieme, altri invece passavano il tempo ad allenarsi sulla terrazza mantenendo le giuste distanze gli uni dagli altri, abbiamo messo una barra per le trazioni alla porta della terrazza ed ogni tanto ci sfidavamo a chi ne faceva di più. infine in questa quarantena alcuni di noi si sono divertiti ad improvvisarsi parrucchieri per poi pentirsene poco dopo poichè il taglio risultava più bizzarro del previsto ma ciò nonostante ci abbiamo riso su sperando che i parrucchieri veri aprissero il più in fretta possibile. Per quanto riguarda le attività, come le cene e le colazioni, che prima svolgevamo con i volontari abbiamo dovuto interromperle, ma ci siamo cimentati noi nella cucina ed una sera, grazie all’aiuto di Davide, abbiamo fatto la pizza!

Inoltre durante questo duro periodo, tutte le volte che uscivamo per far la spesa abbiamo imparato a mettere la mascherina e capito l’importanza di essa; mano a mano che le restrizioni diminuivano, Marco uno di volontari, è tornato a farci visita trascorrendo ogni tanto con noi la domenica e proponendoci alcuni giochi di società.

E’ avvenuto poi un altro grande cambiamento, a maggio, Luca, l’educatore che stava con noi è andato via ed è subentrata Erika, cogliamo così l’occasione sia per dire un grande grazie a Luca, non solo per il tempo che ha trascorso con noi ma anche per tutto quello che fatto per noi e per l’housing, sia per dare il benvenuto ad Erika.

Adesso che piano piano stiamo tornando alla normalità molti di noi hanno ripreso a lavorare, Halefon ha smesso di mandare il bollettino dei contagi e noi stiamo cominciando a riaprire l’housing per i nuovi ingressi; però una volta a settimana, continuiamo a fare le nostre cene comuni e con l’occasione impariamo sempre qualcosa di nuovo, c’è chi ha imparato a fare le torte e chi invece ha capito quanto deve cuocere la pasta senza che scuocia, abbiamo inoltre imparato che è divertente ogni tanto ritrovarci tutti seduti insieme a tavola e poter così parlare sia dell’housing in sé ma anche di quanto è bello ridere e scherzare insieme.

Il progetto di AGS per il Territorio: “Oggi sto con te. Insieme andrà tutto bene”

Nelle scorse settimane, ha avuto inizio il progetto “Oggi sto con te. Insieme andrà tutto bene” dell’Associazione Giovanile Salesiana per il Territorio (AGS), con il contributo della Fondazione Compagnia di San Paolo.

La proposta nasce da una ricognizione rispetto al lavoro fatto in questo periodo emergenziale da parte degli educatori professionali che operano presso il progetto CAM.

Gli educatori sono stati sollecitati a narrare quali fossero le tematiche affrontate durante le telefonate/chat quotidiane avute con le famiglie dei ragazzi seguiti, quali i bisogni più impellenti e quali le fatiche più difficili da affrontare. Si è appreso in questo modo che i bisogni sono molteplici e afferiscono sia alla sfera più psicologica e di accompagnamento della famiglia stessa che al mondo digitale che è entrato in modo preponderante nelle case di tutti, almeno di tutti coloro che sono in grado di permettersi la tecnologia che li connetta virtualmente al mondo scuola ma anche al modo delle “relazioni umane a distanza”. Il progetto nasce così, dalle reali esigenze espresse anche dai ragazzi che si sono sentiti confortati dalla presenza, seppur virtuale, dei loro adulti di riferimento.

Si tratta di:

  • sostenere ed accompagnare i processi dell’apprendimento a distanza;
  • formare gli educatori alle competenze digitali per poter continuare a svolgere il loro compito di vicinanza;
  • offrire uno sportello virtuale di sostegno psicologico leggero a famiglie e ragazzi in particolare affaticamento;

Per il momento è stata avviata la prima delle 5 azioni che si prefigge il progetto, la quale riguarda l’allestimento landing page per la creazione di materiale didattico ed elaborazioni wiki per la gestione delle attività.

I destinatari del progetto sono le famiglie, gli educatori e i ragazzi di tutti i servizi che gli enti ecclesiastici partner hanno in essere presso la propria struttura: CAM, AR per MSNA, Caritas, progetti di sostegno all’apprendimento.

UN SOGNO PER TUTTI: compiere vent’anni nel tempo del COVID-19

La Cooperativa sociale UN SOGNO PER TUTTI di Via Val della Torre di Torino compie 20 anni, anche al tempo dell’emergenza sanitaria. Si riporta di seguito il Comunicato Stampa a cura del Presidente Andrea Torra.

E’ il 30 marzo 2000 quando tre educatori scelgono di dare vita ad una nuova realtà educativa, scelgono di chiamarla UN SOGNO PER TUTTI, dai sogni di don Bosco a quelli di tutti i ragazzi più fragili.

E’ il 30 marzo 2000 quando non si può neanche immaginare di essere in più di 30 il 30 marzo del 2020.

E’ il 30 marzo 2000 quando non si può immaginare di essere in una situazione di pandemia come siamo il 30 marzo del 2020.

E’ il 30 marzo del 2000 quando si vive di incertezze, poi tutte superate grazie agli sforzi profusi da chi nel tempo è arrivato e si è fermato con noi, dopo 20 anni vorremmo forse tornare a quel tipo di incertezze, ma siamo qui a riconfermare il nostro impegno a favore sì dei ragazzi più fragili, ma anche delle loro famiglie, di chi vive ai margini, di chi potenzialmente può trasformarsi in escluso sia esso anziano o disabile.

Oggi i nostri servizi dopo un mese di convivenza con il COVID sono stati rimodulati ma continuano i loro cammini.

Cammina il Centro Diurno Minori con l’attività online che va ad intercettare i minori inseriti, offrendoci uno spaccato della loro vita domestica, che spesso ci sfugge.

Camminano i servizi scolastici educativi, con educatori inseriti nelle piattaforme didattiche delle scuole, che organizzano recuperi scolastici e doposcuola online, mettendo a disposizione le loro competenze relazionali e supportando cosi docenti e minori.

Camminano i Progetti Preventivi Mirati che continuano ad incrociare le famiglie con cui lavoriamo cercando momenti di rassicurazione e di ascolto e di supporto.

Camminano il progetto di Housing del Condominio Solidale che non ha mai smesso di accompagnare nelle difficoltà anziani residenti e ospiti temporanei nella quotidianità, inventandosi strumenti nuovi.

Corre il progetto di sviluppo comunitario CiVediamo a favore degli anziani che continua una incessante opera di monitoraggio della salute degli anziani e una continua informazione.

Vuole camminare lontano il Progetto nazionale WILL che attraverso asset building, accompagnamento educativo, formazione, orientamento e community engagement non ha interrotto la propria attività e ha colto questo momento di parziale pausa per esser pronto a ripartire a pieno ritmo.

Fanno piccoli passi alcuni laboratori extrascolastici grazie alla fantasia dei conduttori che hanno trovato ogni possibile forma online per stare vicini ai ragazzi.

Traguarda lontano la direzione di cooperativa che non smette di progettare, di raccogliere gli stimoli, di trasformarli in piccole azioni concrete, dai fondi per l’emergenza del bando #andràtuttobene, alla pianificazione delle coabitazioni giovanili solidali, all’attività di animazione estiva; si preoccupa di come trasformare l’assistenza specialistica nelle scuole, di programmare le azioni FAMI per tempi che verranno; si batte per garantire quanto dovuto ai propri utenti., ai propri soci, ai propri lavoratori.

Un sogno per tutti, risponde così, alle tante telefonate, richieste di call, di interviste, ai questionari e alle preoccupazioni di chi ci chiede cosa stiamo facendo: Un Sogno per Tutti continua a sognare.

Torino 31.03.2020

il Presidente

Andrea Torra

RI-generation LAB propone il Green Friday in via Saluzzo (TO)

Venerdì 29 novembre, presso il centro Astelav di via Saluzzo (TO), vi sarà un’offerta in occasione del Green Friday: acquistando un prodotto il 10% del valore dell’acquisto sarà donato ai Salesiani Don Bosco per la realizzazione del Corso di riparazione elettrodomestici Ri-generation LAB per i giovani. Inoltre ci sarà in regalo un prodotto della linea dei prodotto ecologici.

Per maggiori informazioni:

 

Condominio Solidale – Via Romolo Gessi, Torino

Si pubblica una notizia proveniente da “La Voce e il Tempo” riguardo al Condominio Solidale di via Gessi di Torino. Buona lettura!

Cos’è il Condominio Solidale di via Gessi?

Il Condominio Solidale di via Romolo Gessi 4/6, nel quartiere Santa Rita di Torino, è nato da un bando del Comune di Torino del 2008 per la gestione di un housing sociale in una struttura di alloggi popolari dell’Atc, con il finanziamento e il supporto della Compagnia di San Paolo. L’Associazione Giovanile Salesiana (Ags) per il Territorio, ha ottenuto per 12 anni la gestione della struttura attuata attraverso le cooperative sociali “Un sogno per tutti” e la Cooperativa E.T.

Il condominio è composto da 30 alloggi, 6 per piano, di cui i 18 dei piani alti sono assegnati dall’Atc in modo permanente ad anziani over 65, mentre i due piani bassi sono per persone in fragilità sociale, prevalentemente donne con figli, in maggioranza straniere, che vi abitano per un massimo di 18 mesi entro i quali devono raggiungere un’autonomia lavorativa e abitativa.

Questo avviene in 8 alloggi, i restanti sono abitati da volontari che vivono nel condominio come affidatari delle persone in fragilità fornendo loro supporto quotidiano. Esistono poi alcuni spazi comuni, oltre a una sala giochi e un giardinetto esterno attrezzato per i bambini.

In dieci anni hanno abitato il condominio nella parte dedicata alla fragilità sociale 47 nuclei per un totale di 108 persone, con problematiche di vario genere.

Articolo a cura di Marco Mascia

 

Housing Sociale

a cura di Enrico Panero

«È possibile vivere oggi a Torino, in un condominio, fondando tutto sulla relazione e la solidarietà?».

A questa domanda ha provato a rispondere il progetto di Condominio Solidale, un’esperienza di housing sociale avviata dieci anni fa nel quartiere di Santa Rita su iniziativa del Comune, con il supporto di Compagnia di San Paolo e la gestione dell’Associazione Giovanile Salesiana (Ags) per il Territorio attraverso due cooperative sociali. Da allora l’housing sociale, cioè la pratica che intende rispondere all’emergenza abitativa anche con l’accompagnamento sociale delle persone temporaneamente accolte, si è diffuso in varie esperienze e forme, con in comune l’idea che mettendo insieme le forze (anche se poche) si possono trovare migliori soluzioni ai problemi.

La particolarità di questo condominio sta nelle trasversalità intergenerazionale e interculturale, cioè la convivenza tra anziani e giovani che spesso sono stranieri, prevalentemente donne con figli. Un progetto che riporta al passato, spiegano i promotori:

«Al cascinale, con la sua famiglia allargata in cui le diverse generazioni crescevano insieme, dove c’era una forte partecipazione alla vita sociale, gli spazi erano comuni ma anche privati, i bambini erano accuditi dai genitori, ma anche dai nonni e dai fratelli maggiori».

Inoltre, il continuo confronto e scambio tra culture diverse rappresenta un indubbio valore aggiunto. In estrema sintesi, dice il coordinatore del Condominio Solidale,

«la multigenerazionalità, la territorialità, la collettività e l’assunzione di responsabilità lo rendono uno spazio particolare, l’umanità e la fragilità delle persone che lo abitano gli danno invece un aspetto di normalità».

Casa Zia Jessy – Un mondo di storie

In occasione della pubblicazione del libro “Le storie di zia Jessi”, pubblicato il 4 dicembre 2018 a Torino, ecco un video racconto proprio sul Condominio Solidale di via Romolo Gessi. Buona visione!