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Animazione Missionaria – Aspettative, paure e speranze dei tre giovani missionari in partenza

Arrivano da Missioni don Bosco gli approfondimenti riguardanti il percorso, le motivazioni e le speranze che i nostri missionari stanno oramai vivendo nelle rispettive terre missionarie di: Nigeria, Romania e Benin. Un percorso di formazione impegnativo scandito da nove appuntamenti, avviatisi da ottobre 2018 sino a giugno, e gestiti dall’equipe di Animazione Missionaria dell’Ispettoria ICP, guidata da Don Theophilus Ehioghilen, Don Fabio Mamino e Suor Carmela Busia.

In particolare, Missioni don Bosco, ha avuto la possibilità di porre qualche domanda a tre dei giovani che sono partiti per l’Africa e l’Europa:

  • Michele D., “veterano” fra i partenti, è passato anche lui molto rasente a questa esperienza missionaria ma non aveva mai oltrepassato il sottile diaframma che divide il parlarne e il sostenerne la progettazione per altri e il viverla in prima persona.  Sta vivendo l’esperienza in Romania;
  • Simona P., si dice “adottata” da una decina d’anni da un salesiano, don Enrico Lupano, che l’ha accompagnata a rendersi conto della dimensione missionaria. Sta vivendo l’esperienza nel Benin;
  • Silvia M., è la più giovane del piccolo gruppo che incontriamo a Missioni Don Bosco. Dopo la maturità, lo scorso anno, partecipò al campo scuola riservato ai nuovi universitari. Sta vivendo l’esperienza in Nigeria.

Per leggere le interviste complete:

VIS: l’offerta formativa per l’autunno con i corsi online e in presenza

Come ogni anno e da oltre 10 anni, il Volontariato Internazionale per lo Sviluppo (VIS) è impegnato nell’organizzazione, nella cura e nel coordinamento di corsi on line ed in presenza dedicati ai temi più interessanti e attuali del terzo settore.

Ecco una veloce anteprima dell’offerta formativa che vi attenderà al rientro dalla pausa estiva: se siete interessati potete già iscrivervi e riservare cosi’ il vostro “banco virtuale” con l’opzione early booking.

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PROGETTARE LO SVILUPPO
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Bollettino di Animazione Missionaria Salesiana – Cagliero 11, luglio 2019

Si rendono disponibili qui in allegato degli spunti di riflessione “missionari”:

Cagliero 11, il Bolletino mensile della comunità Salesiana nell’ambito dell’Animazione Missionaria. All’interno saranno presenti spunti di preghiera, una proposta per il Mese Missionario Straordinario (MMS) indetto da Papa Francesco per il prossimo ottobre ed una serie di notizie provenienti dal mondo missionario.


Giornata Missionaria Mondiale 2019: il messaggio di Papa Francesco

Si riporta il messaggio di Papa Francesco dedicato alla Giornata Mondiale Missionaria 2019 che si celebrerà il 20 ottobre, dal titolo: “Battezzati e inviati: la Chiesa di Cristo in missione nel mondo“.

Cari fratelli e sorelle,
per il mese di ottobre del 2019 ho chiesto a tutta la Chiesa di vivere un tempo straordinario di missionarietà per commemorare il centenario della promulgazione della Lettera apostolica Maximum illud del Papa Benedetto XV (30 novembre 1919). La profetica lungimiranza della sua proposta apostolica mi ha confermato su quanto sia ancora oggi importante rinnovare l’impegno missionario della Chiesa, riqualificare in senso evangelico la sua missione di annunciare e di portare al mondo la salvezza di Gesù Cristo, morto e risorto.

Il titolo del presente messaggio è uguale al tema dell’Ottobre missionario: Battezzati e inviati: la Chiesa di Cristo in missione nel mondo. Celebrare questo mese ci aiuterà in primo luogo a ritrovare il senso missionario della nostra adesione di fede a Gesù Cristo, fede gratuitamente ricevuta come dono nel Battesimo. La nostra appartenenza filiale a Dio non è mai un atto individuale ma sempre ecclesiale: dalla comunione con Dio, Padre e Figlio e Spirito Santo, nasce una vita nuova insieme a tanti altri fratelli e sorelle. E questa vita divina non è un prodotto da vendere – noi non facciamo proselitismo – ma una ricchezza da donare, da comunicare, da annunciare: ecco il senso della missione. Gratuitamente abbiamo ricevuto questo dono e gratuitamente lo condividiamo (cfr Mt 10,8), senza escludere nessuno. Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi arrivando alla conoscenza della verità e all’esperienza della sua misericordia grazie alla Chiesa, sacramento universale della salvezza (cfr 1 Tm 2,4; 3,15; Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. Lumen gentium, 48).

La Chiesa è in missione nel mondo: la fede in Gesù Cristo ci dona la giusta dimensione di tutte le cose facendoci vedere il mondo con gli occhi e il cuore di Dio; la speranza ci apre agli orizzonti eterni della vita divina di cui veramente partecipiamo; la carità, che pregustiamo nei Sacramenti e nell’amore fraterno, ci spinge sino ai confini della terra (cfr Mi 5,3; Mt 28,19; At 1,8; Rm 10,18). Una Chiesa in uscita fino agli estremi confini richiede conversione missionaria costante e permanente. Quanti santi, quante donne e uomini di fede ci testimoniano, ci mostrano possibile e praticabile questa apertura illimitata, questa uscita misericordiosa come spinta urgente dell’amore e della sua logica intrinseca di dono, di sacrificio e di gratuità (cfr 2 Cor 5,14-21)! Sia uomo di Dio chi predica Dio (cfr Lett. ap. Maximum illud).

È un mandato che ci tocca da vicino: io sono sempre una missione; tu sei sempre una missione; ogni battezzata e battezzato è una missione. Chi ama si mette in movimento, è spinto fuori da sé stesso, è attratto e attrae, si dona all’altro e tesse relazioni che generano vita. Nessuno è inutile e insignificante per l’amore di Dio. Ciascuno di noi è una missione nel mondo perché frutto dell’amore di Dio. Anche se mio padre e mia madre tradissero l’amore con la menzogna, l’odio e l’infedeltà, Dio non si sottrae mai al dono della vita, destinando ogni suo figlio, da sempre, alla sua vita divina ed eterna (cfr Ef 1,3-6).

Questa vita ci viene comunicata nel Battesimo, che ci dona la fede in Gesù Cristo vincitore del peccato e della morte, ci rigenera ad immagine e somiglianza di Dio e ci inserisce nel corpo di Cristo che è la Chiesa. In questo senso, il Battesimo è dunque veramente necessario per la salvezza perché ci garantisce che siamo figli e figlie, sempre e dovunque, mai orfani, stranieri o schiavi, nella casa del Padre. Ciò che nel cristiano è realtà sacramentale – il cui compimento è l’Eucaristia –, rimane vocazione e destino per ogni uomo e donna in attesa di conversione e di salvezza. Il Battesimo infatti è promessa realizzata del dono divino che rende l’essere umano figlio nel Figlio. Siamo figli dei nostri genitori naturali, ma nel Battesimo ci è data l’originaria paternità e la vera maternità: non può avere Dio come Padre chi non ha la Chiesa come madre (cfr San Cipriano, L’unità della Chiesa, 4).

Così, nella paternità di Dio e nella maternità della Chiesa si radica la nostra missione, perché nel Battesimo è insito l’invio espresso da Gesù nel mandato pasquale: come il Padre ha mandato me, anche io mando voi pieni di Spirito Santo per la riconciliazione del mondo (cfr Gv 20,19-23; Mt 28,16-20). Al cristiano compete questo invio, affinché a nessuno manchi l’annuncio della sua vocazione a figlio adottivo, la certezza della sua dignità personale e dell’intrinseco valore di ogni vita umana dal suo concepimento fino alla sua morte naturale. Il dilagante secolarismo, quando si fa rifiuto positivo e culturale dell’attiva paternità di Dio nella nostra storia, impedisce ogni autentica fraternità universale che si esprime nel reciproco rispetto della vita di ciascuno. Senza il Dio di Gesù Cristo, ogni differenza si riduce ad infernale minaccia rendendo impossibile qualsiasi fraterna accoglienza e feconda unità del genere umano.

L’universale destinazione della salvezza offerta da Dio in Gesù Cristo condusse Benedetto XV ad esigere il superamento di ogni chiusura nazionalistica ed etnocentrica, di ogni commistione dell’annuncio del Vangelo con le potenze coloniali, con i loro interessi economici e militari. Nella sua Lettera apostolica Maximum illud il Papa ricordava che l’universalità divina della missione della Chiesa esige l’uscita da un’appartenenza esclusivistica alla propria patria e alla propria etnia. L’apertura della cultura e della comunità alla novità salvifica di Gesù Cristo richiede il superamento di ogni indebita introversione etnica ed ecclesiale. Anche oggi la Chiesa continua ad avere bisogno di uomini e donne che, in virtù del loro Battesimo, rispondono generosamente alla chiamata ad uscire dalla propria casa, dalla propria famiglia, dalla propria patria, dalla propria lingua, dalla propria Chiesa locale. Essi sono inviati alle genti, nel mondo non ancora trasfigurato dai Sacramenti di Gesù Cristo e della sua santa Chiesa. Annunciando la Parola di Dio, testimoniando il Vangelo e celebrando la vita dello Spirito chiamano a conversione, battezzano e offrono la salvezza cristiana nel rispetto della libertà personale di ognuno, in dialogo con le culture e le religioni dei popoli a cui sono inviati. La missio ad gentes, sempre necessaria alla Chiesa, contribuisce così in maniera fondamentale al processo permanente di conversione di tutti i cristiani. La fede nella Pasqua di Gesù, l’invio ecclesiale battesimale, l’uscita geografica e culturale da sé e dalla propria casa, il bisogno di salvezza dal peccato e la liberazione dal male personale e sociale esigono la missione fino agli estremi confini della terra.

La provvidenziale coincidenza con la celebrazione del Sinodo Speciale sulle Chiese in Amazzonia mi porta a sottolineare come la missione affidataci da Gesù con il dono del suo Spirito sia ancora attuale e necessaria anche per quelle terre e per i loro abitanti. Una rinnovata Pentecoste spalanca le porte della Chiesa affinché nessuna cultura rimanga chiusa in sé stessa e nessun popolo sia isolato ma aperto alla comunione universale della fede. Nessuno rimanga chiuso nel proprio io, nell’autoreferenzialità della propria appartenenza etnica e religiosa. La Pasqua di Gesù rompe gli angusti limiti di mondi, religioni e culture, chiamandoli a crescere nel rispetto per la dignità dell’uomo e della donna, verso una conversione sempre più piena alla Verità del Signore Risorto che dona la vera vita a tutti.

Mi sovvengono a tale proposito le parole di Papa Benedetto XVI all’inizio del nostro incontro di Vescovi latinoamericani ad Aparecida, in Brasile, nel 2007, parole che qui desidero riportare e fare mie:

«Che cosa ha significato l’accettazione della fede cristiana per i Paesi dell’America Latina e dei Caraibi? Per essi ha significato conoscere e accogliere Cristo, il Dio sconosciuto che i loro antenati, senza saperlo, cercavano nelle loro ricche tradizioni religiose. Cristo era il Salvatore a cui anelavano silenziosamente. Ha significato anche avere ricevuto, con le acque del Battesimo, la vita divina che li ha fatti figli di Dio per adozione; avere ricevuto, inoltre, lo Spirito Santo che è venuto a fecondare le loro culture, purificandole e sviluppando i numerosi germi e semi che il Verbo incarnato aveva messo in esse, orientandole così verso le strade del Vangelo. […] Il Verbo di Dio, facendosi carne in Gesù Cristo, si fece anche storia e cultura. L’utopia di tornare a dare vita alle religioni precolombiane, separandole da Cristo e dalla Chiesa universale, non sarebbe un progresso, bensì un regresso. In realtà, sarebbe un’involuzione verso un momento storico ancorato nel passato»

(Discorso nella Sessione inaugurale, 13 maggio 2007: Insegnamenti III,1 [2007], 855-856).

A Maria nostra Madre affidiamo la missione della Chiesa. Unita al suo Figlio, fin dall’Incarnazione la Vergine si è messa in movimento, si è lasciata totalmente coinvolgere nella missione di Gesù, missione che ai piedi della croce divenne anche la sua propria missione: collaborare come Madre della Chiesa a generare nello Spirito e nella fede nuovi figli e figlie di Dio.

Vorrei concludere con una breve parola sulle Pontificie Opere Missionarie, già proposte nella Maximum illud come strumento missionario. Le POM esprimono il loro servizio all’universalità ecclesiale come una rete globale che sostiene il Papa nel suo impegno missionario con la preghiera, anima della missione, e la carità dei cristiani sparsi per il mondo intero. La loro offerta aiuta il Papa nell’evangelizzazione delle Chiese particolari (Opera della Propagazione della Fede), nella formazione del clero locale (Opera di San Pietro Apostolo), nell’educazione di una coscienza missionaria dei bambini di tutto il mondo (Opera della Santa Infanzia) e nella formazione missionaria della fede dei cristiani (Pontifica Unione Missionaria). Nel rinnovare il mio appoggio a tali Opere, auguro che il Mese Missionario Straordinario dell’Ottobre 2019 contribuisca al rinnovamento del loro servizio missionario al mio ministero.

Ai missionari e alle missionarie e a tutti coloro che in qualsiasi modo partecipano, in forza del proprio Battesimo, alla missione della Chiesa invio di cuore la mia benedizione.

Dal Vaticano, 9 giugno 2019, Solennità di Pentecoste
FRANCESCO

Giornata del bambino africano. Don Felice Molino: vera urgenza è educare il cuore

In occasione della Giornata mondiale del bambino africano che si festeggia ogni 16 giugno, è stata pubblicata su Vatican News la testimonianza di don Felice Molino, missionario salesiano da 38 anni in Kenya. Di seguito si riporta  l’articolo dedicato e il video dell’intervista a don Molino realizzato per Missioni Don Bosco.

“C’è bisogno di tutto, dall’istruzione al cibo, dalle medicine ai vestiti, ma prima di ogni cosa bisogna educare il cuore, altrimenti muore il mondo”

Cecilia Seppia – Città del Vaticano

Era il 16 Giugno 1976 quando a Soweto, sobborgo di Johannesburg, nacquero violenti scontri tra gli studenti neri e la polizia segregazionista del National Party, allora al governo. Il motivo della protesta studentesca fu l’approvazione di un decreto che imponeva a tutte le scuole in cui erano segregati i nativi africani di utilizzare l’afrikaans, la lingua dei bianchi segregazionisti, come lingua paritetica all’inglese. Ma questo era solo l’ultimo episodio di una lunga lista di divieti e imposizioni. Così gli studenti si organizzarono e scesero in piazza. Nelle prime file del corteo campeggiava il cartello: “Non sparateci, non siamo armati” e invece la polizia in assetto antisommossa, cominciò a lanciare gas lacrimogeni per disperdere la folla. Qualche ragazzino reagì con il lancio di pietre e gli agenti risposero col fuoco uccidendo sul colpo quattro di loro, fra cui il tredicenne Hector Pieterson divenuto poi simbolo della violenza dell’apartheid. Le violenze continuarono fino all’aprile del 1977. Una commissione d’inchiesta anni dopo accertò che morirono 575 persone, ma fu proprio dopo le proteste che il governo autorizzò le scuole ad insegnare nella lingua che volevano. Per onorare i ragazzi e le ragazze massacrate durante quell’anno, dal 1991, il 16 giugno viene celebrato – dapprima dall’Organizzazione per l’Unità Africana (OUA) e poi dall’intera famiglia delle Nazioni Unite – come un giorno per richiamare l’attenzione sulle condizioni di vita dei bambini e dei ragazzi nel Continente.

I dati oggi
Stando ai dati Unicef oggi sono almeno 45,5 milioni i bambini nell’Africa Subsahariana che non frequentano la scuola e molti di questi muoiono prima di aver compiuto i cinque anni di età a causa di malattie spesso facilmente curabili o per denutrizione. Attraverso investimenti strategici per la sopravvivenza e il benessere dei piccoli, anche Paesi con risorse limitate – come il Malawi – sono riusciti a ridurre notevolmente i tassi di mortalità infantile e negli ultimi anni si registra anche un miglioramento della frequenza scolastica, per esempio in Benin, Etiopia, Mozambico e Tanzania ma molto resta ancora da fare.

Educare il cuore della gente
L’appello ai governi e alle istituzioni resta doveroso, ma secondo don Felice Molino, missionario salesiano che da 38 anni vive in Kenya, per prima cosa c’è bisogno di educare il cuore della gente perché cresca la sensibilità e il desiderio di aiutare l’altro, soprattutto se è un minore, vittima innocente, a cui è stata rubata l’infanzia, la dignità, ogni tipo di diritto, non solo quello all’istruzione. Don Felice, che collabora con gli altri missionari al Bosco Boys di Nairobi, dove vengono accolti e allevati i bimbi di strada, si porta dietro un bagaglio di storie incredibili che ci racconta con il nodo in gola. Come quella di Ana che oggi è una donna adulta, mamma felice di un bimbo bellissimo, ma ha vissuto l’inferno.

Il fenomeno dei bambini di strada
“Quello dei ragazzi di strada è un fenomeno che tocca un po’ tutto il mondo, ma soprattutto le grandi città dell’Africa”, afferma don Felice. “A Pasqua, prosegue abbiamo distribuito cibo nel Parco Nazionale di Nairobi a 1500 bambini, con questa suora che impavida sfidava le autorità che li voleva cacciare perché sono considerati una vergogna. Molti fuggono dalle proprie famiglie. La cosa che mi ha impressionato è stato vedere i loro volti sfregiati, feriti dalle botte che prendono, sia da chi li caccia via di casa, sia dai capi che li sfruttano. E poi la sporcizia in cui vivono, il sudiciume dei vestiti… Sono situazioni di degrado e grande abbandono con cui l’infanzia africana fa i conti tutti giorni”.

Carceri, malnutrizione, sanità
“L’altro problema grave problema – afferma il missionario salesiano – riguarda le carceri minorili. A Natale sono andato a celebrare la Messa in uno di questi carceri e l’avvocato che difende questi ragazzini mi ha detto che nessuno di loro proviene da una famiglia ‘normale’. Tutti quanti, guarda caso, provengono dalle baraccopoli di Nairobi. Allora una persona si chiede: ‘Come mai? È perché il Signore ha creato tutti cattivi quelli che andranno a finire nelle baraccopoli o è piuttosto forse perché ‘solo’ quelli sono coloro che posso essere pescati dalla polizia? E invece i figli delle famiglie bene non andranno mai a finire in carcere?. Quindi c’è una diseguaglianza grandissima. Poi si passa a quella che è l’alimentazione dei bambini. Lì il problema è molto più grave. Se si pensa che l’alimentazione base nelle scuole è fatta di granturco e fagioli, polenta … In moltissime scuole sono internati. È chiaro che non è sufficiente per dei bambini e dei ragazzi che devono affrontare giornate di studio. Per non parlare poi del problema della sanità. Ho frequentato ospedali dove il bambino è a letto insieme a due adulti. Una volta sono andato e c’era un bambino di strada che moriva praticamente dopo l’intervento per tumore al cervello. Ho detto: ‘Come mai questo bambino è lì immerso nella pipì e nessuno fa niente? Mi hanno risposto: Non c’è bisogno di far niente, tanto lui sta morendo e non si accorge nemmeno di quello che gli succede”.

La consegna della croce missionaria da parte di Mons. Cesare Nosiglia

Mercoledì 29 maggio presso il centro OASI di via Gorizia a Torino, il Vescovo di Torino, Mons. Cesare Nosiglia, ha incontrato i giovani della diocesi che quest’estate vivranno un’esperienza in terra di missione.

Dopo una breve presentazione dei presenti e un dialogo con il Vescovo, si è svolta un breve celebrazione all’interno della quale è stata consegnata la croce, con i colori dei 5 continenti, segno del mandato della diocesi di Torino.

Erano presenti 4 gruppi, uno di Rivoli che questa estate si recherà in Brasile, uno dell’oratorio di Valle Sauglio che questa estate si recherà in Kenia, un gruppo dei missionari della consolata che questa estate andrà in Tanzania e il gruppo dell’animazione missionaria della nostra Ispettoria.

A rappresentare l’animazione missionaria salesiana erano presenti Simona e Michele, due partecipanti al corso annuale di animazione missionaria e che saranno prossimi all’esperienza missionaria, accompagnati da Suor Carmelaconsigliera della Pastorale Giovanile per le Fma – e don Theodelegato di animazione missionaria.

Andranno i miei figli per me

Si riporta la notizia pubblicata da InfoANSAgenzia iNfo Salesiana – in data 15 maggio 2019, che riporta il messaggio del Rettor  Maggiore dei Salesiani, Don Angel Fernandez Artime, rispetto alla sua esperienza in Goa (India):

SAN FRANCESCO SAVERIO E DON BOSCO. DUE IMMENSI MISSIONARI DI IERI E DI OGGI. Un mese fa ero a Goa, in India. Goa è un gioiello incastonato nel maestoso continente indiano. Qui ci sono le spiagge di sabbia più belle del mondo e i panorami marini più incantevoli. Tra le palme che ricamano l’orizzonte, intravedevo le chiese costruite nei secoli XVI e XVII.

Una di queste è la Basilica del Buon Gesù, che è diventata un centro di pellegrinaggio, soprattutto per i cristiani e i credenti di altre religioni, perché custodisce le spoglie di San Francesco Saverio, il missionario navarrese discepolo di Sant’Ignazio di Loyola, fondatore dei gesuiti, che evangelizzò l’Estremo Oriente. San Francesco Saverio morì in Cina nel 1552, ma le sue reliquie rimangono in questa bellissima basilica, situata accanto alla cattedrale e alla chiesa di San Francesco d’Assisi. Questo edificio per ospitare i suoi resti mortali fu eretto tra il 1594 e il 1605. Qui è conservato il suo corpo, che fu prima sepolto in una cassa piena di calce e due anni dopo trasportato, miracolosamente integro e intatto, prima a Malacca e poi a Goa, dove è ricordato e venerato in modo incantevole. E lì ho avuto il privilegio, accompagnato da altri salesiani e laici, di celebrare l’Eucaristia sull’altare e sul sepolcro di questo grande santo missionario gesuita.

E ho chiesto di celebrare la Messa in onore di San Giovanni Bosco, chiedendo a Don Bosco la sua intercessione. Perché?

Francesco Saverio è stato, probabilmente, il più grande missionario della storia. Vissuto appena 46 anni, compì in 10 anni un lavoro missionario incredibile. Qui a Goa diede inizio al suo apostolato in un modo molto “donboschiano”: cominciò dalle carceri e dai bambini. Percorreva le strade e le piazze, invitando i bambini a venire in chiesa. In chiesa, insegnava ai bambini il catechismo con delle canzoncine facili e allegre, che lui stesso aveva composto.

Nella storia della Chiesa, Don Bosco è senza dubbio un altro grande missionario. Per questo la mia celebrazione eucaristica è stata semplice, commovente e spiritualmente sentita. Ho presentato al Signore con la mediazione di San Francesco Saverio e di Don Bosco, la missione salesiana nel mondo e la nostra scelta preferenziale per i ragazzi, le ragazze e i giovani del mondo, specialmente i più poveri.

«Andranno i miei figli per me»

Qualcuno potrebbe chiedersi perché presento Don Bosco come grande missionario anche se in realtà non è mai stato missionario “ad gentes”. Don Bosco mandò i suoi figli salesiani in capo al mondo, ma personalmente non fu mai missionario in terre lontane pur avendolo desiderato tanto. Innumerevoli sono le lettere in cui don Bosco scrive che il suo desiderio più ardente era sempre stato quello di partire missionario. «Andranno i miei figli per me» diceva.

È una verità straordinaria: don Bosco ha trasmesso il suo forte impulso e il suo fervore missionario allo spirito della Congregazione.

Per parlare del grande cuore missionario di Don Bosco, può bastare questo semplice dato: quando Don Bosco morì, il 31 gennaio 1888, noi salesiani sdb eravamo in quel momento 754. In quel momento don Bosco aveva già inviato come missionari in America il 20 per cento dei suoi salesiani, 153 in totale.

Se questa non è una vera passione missionaria!

In quella chiesa antica di Goa respiravo la forza dell’ispirazione missionaria e ringraziai il Signore per il miracolo della missionarietà. Lo Spirito Santo ha guidato e accompagnato il lavoro di evangelizzazione in tutta l’Asia con i primi missionari francescani, domenicani e gesuiti… e anche con i figli e le figlie di Don Bosco. Oggi sono 2.786 i salesiani sdb in India e diverse migliaia le nostre sorelle consacrate di diverse congregazioni (Figlie di Maria Ausiliatrice, Suore Missionarie di Maria Aiuto dei Cristiani, Suore Catechiste di Maria Immacolata Ausiliatrice, ecc ) Una vera gigantesca operazione dello Spirito.

Davanti alle candide spiagge di Goa pensavo all’antifona della Festa di don Bosco: «Il Signore gli ha donato sapienza e prudenza, e un cuore grande come la sabbia che è sulla spiaggia del mare».

Dopo la celebrazione dell’Eucaristia, quello stesso giorno ha avuto il volto concreto di miei quattro fratelli sdb che accompagnavano un gruppo di bambini salvati dalla vita randagia sulla strada. Un gruppo di 40 ragazzi, tra i 10 e i 15 anni, con i quali abbiamo trascorso una bella mattinata. I loro occhi brillavano di una luce speciale. Questi ragazzi con i salesiani si sentono a casa. Vanno a scuola, stanno ricevendo una formazione e un’istruzione che aprirà davanti a loro un ottimo futuro. Ragazzi che sorridevano e cantavano magnificamente. Avevano imparato a dire in spagnolo: «Hola y Hasta la vista!» Al termine ci siamo salutati con calore, affetto vero e un’immensità di foto ricordo.

I ragazzi di Valdocco, 170 anni prima, a Torino, facevano le stesse cose con il nostro amato Don Bosco. E il suo cuore missionario continua a battere, oggi nel cuore dei suoi figli e delle sue figlie, perché i ragazzi del mondo possano trovare un altro Valdocco e un altro Mornese.

Davanti alle candide spiagge di Goa pensavo all’antifona della Festa di don Bosco: «Il Signore gli ha donato sapienza e prudenza, e un cuore grande come la sabbia che è sulla spiaggia del mare». Ed è tutto vero. Il cuore di don Bosco e dei suoi figli non ha confini.

Oggi, con la grazia della comunione tra la Chiesa già in paradiso, la Chiesa trionfante, e la Chiesa che continua a camminare, che siamo noi, quaggiù, i nostri santi missionari, San Francesco Saverio e Don Bosco, continuano a benedire la missione e a far vivere il Signore per questi popoli, e per questi ragazzi e ragazze, futuri cittadini del Regno.

A Goa, ho vissuto e ho sentito che il ricordo delle imprese passate non svanisce con il tempo ma spinge come vento nelle vele degli aspetti essenziali e più autentici della vita e dell’evangelizzazione. Con una formidabile continuità.

In questo mese dedicato a Maria, chiediamo alla nostra Madre Ausiliatrice di continuare ad accompagnare la missione nel nome del Signore in tutto il mondo. E che la missione salesiana possa continuare ad essere fedele oggi come è stata sempre.

Intenzione Missionaria Salesiana – Maggio 2019

Per la Chiesa in Africa, fermento di unità.

Perché la Chiesa in Africa sia fermento di unità fra i popoli e segno di speranza per questo Continente.

Dopo il secondo “Progetto Africa”, la presenza salesiana è diffusa ormai in 43 Paesi con quasi 200 comunità e circa 35.000 laici impegnati.

Preghiamo affinché la Famiglia Salesiana, frutto fecondo missionario e dono per la Chiesa e per il Continente, sia fonte di evangelizzazione e promotrice di pace, unità e solidarietà, e attenta particolarmente agli sfollati e ai rifugiati.

SaleCuneo – Animatori in missione!

Si riporta la notizia pubblicata su SaleCuneo.it, con il racconto, attraverso una intervista, dell’esperienza Missionaria che due giovani dell’oratorio vivranno durante l’estate:

Da parecchi anni l’Animazione Missionaria salesiana organizza esperienze estive di un mese in paesi di missione presso comunità salesiane. Anche dal nostro oratorio sono partiti per questa esperienza parecchi giovani che conservano ricordi e soprattutto riconoscenza per quanto nella loro vita è maturato grazie a questo mese (diventato per alcuni sei mesi o anni).

Simone e Giorgia sono prossimi alla partenza e abbiamo rivolto loro alcune domande. Tra l’altro li trovate nella foto dei partenti… mimetizzati: Giorgia al centro, con una capigliatura leonina che le copre il viso e Simone nelle retrovie, con la capigliatura assai poco leonina!

Simone Andreassi, 27 anni, in Romania (Bacau e Ciresoaia) dal 16/06 al 18/08
Giorgia Dutto, 19 anni, in Nigeria (Akure) dal 26/07 al 24/08

Come hai saputo e hai deciso per questa proposta?

Da qualche anno, la Pastorale Giovanile Salesiana e l’Animazione Missionaria propongono, a Valdocco, Torino, un corso chiamato “Corso Partenti”, un percorso dedicato ai temi della mondialità. Tema centrale è la preparazione all’esperienza estiva in terra di missione e parte integrante del cammino sono le proposte di attività di volontariato e formazione. Il corso si rivolge principalmente ai giovani dai 20 ai 30 anni provenienti da oratori e scuole salesiane, e non solo.

Com’è maturata la scelta di andare in due posti differenti?

La nostra scelta è stata quella di prepararci per partire. Fino a fine febbraio non abbiamo saputo né dove, né quando, né con chi. Abbiamo dovuto aspettare che l’équipe dell’Animazione Missionaria, dopo la nostra adesione alla partenza, ci pregasse un po’ sopra. La missione non sarebbe un dono se avessimo potuto programmare tutto quanto in anticipo e avessimo deciso tutto noi.

Cosa prevede la preparazione alla partenza?

La preparazione è stato un modo per “gustare” già ora la missione. Fino ad oggi abbiamo partecipato a cinque weekend tra cui due di esercizi spirituali. Gli argomenti e le esperienze che abbiamo trattato e vissuto sono state fondamentali per dire il nostro piccolo, grande “Sì”. Abbiamo parlato di economia, spiritualità, interculturalità e santità; ma, soprattutto, abbiamo incontrato Salesiani, Figlie di Maria Ausiliatrice, ragazzi e ragazze che, come noi, stanno cercando qualcosa e Qualcuno di grande, anche al di fuori delle solite comodità.

Riceverete un “mandato”… quando, dove e con chi? Che senso ha questo “mandato” e il crocifisso che riceverete?

Riceveremo il Mandato Missionario nella Basilica di Maria Ausiliatrice, a Torino, domenica 31 marzo alle 15.00, dove ci verrà dato un piccolo crocifisso missionario dalle mani di Don Enrico Stasi, il superiore dei Salesiani del Piemonte. Con noi ci saranno altri 12 giovani e 5 accompagnatori, divisi nelle tre destinazioni: Romania, Nigeria e Benin. Per noi, questo è un grande passo, che ci ricorderà che, oltre ad essere missionari all’estero, dovremo e potremo esserlo nella vita di ogni giorno, portando in noi lo stesso Amore che Gesù porta e che nessuno potrà impedire mai di portare agli altri.

Bollettino di Animazione Missionaria Salesiana – Cagliero 11, marzo 2019

Si rendono disponibili qui in allegato degli spunti di riflessione “missionari”:

  • Cagliero 11, il Bolletino mensile della comunità Salesiana nell’ambito dell’Animazione Missionaria. In occasione dell’imminente quaresima, all’interno saranno presenti spunti di preghiera ed una serie di notizie provenienti dal mondo missionario.

  • Il commento dell’Arcivescovo di Rabat, monsignor Cristobal Lopez Romero, riguardo il testo firmato ad Abu Dhabi Articolo proveniente da “La Stampa” a cura di Cristina Uguccioni.