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MGS Day a Valdocco fra arte e cose impossibili

“Prendete in mano la vostra vita e fatene un capolavoro”

Questa frase di Giovanni Paolo II ha trainato il tema dell’MGS Day tenutosi il 7 aprile 2024 a Valdocco: “Cose impossibili – ladro di anime“.

E di cose impossibili ne hanno viste parecchie i circa 500 ragazzi presenti fra giovani e animatori: uomini mangiafuoco, opere d’arte, acrobazie incredibili… ma come ci parla Dio attraverso la passione, l’arte, la creatività e come possiamo utilizzarla per raggiungere gli altri, come fece don Bosco?

Per provare a rispondere a queste domande è stata accolta la testimonianza di tre ospiti:

  • Silvia, pittrice formatasi proprio nell’MGS che si sta affermando come decoratrice di chiese
  • Don Gianmarco, salesiano molto abile nella giocoleria
  • Rocco, fondatore dell’Associazione Giullari di Dio che attraverso la magia e la clownery dà consolazione ai ragazzi ricoverati negli ospedali del Piemonte.

Alle 12.30 i ragazzi hanno vissuto insieme un altro momento importante della giornata: la Celebrazione Eucaristica con la consegna del Mandato Missionario.

I futuri partenti della prossima estate hanno potuto godere del sostegno dei loro coetanei mentre ricevevano la croce missionaria, simbolo dello stile salesiano che doneranno a chi si ritroverà sul loro cammino.

A concludere la giornata, nel pomeriggio, momenti di gioco e condivisione.

Italia – Le “Case di Don Bosco”, opportunità educative

Si riporta qui di seguito l’articolo prodotto da La Redazione di ANS(Agenzia iNfo Salesiana) inerente alle case di Don Bosco, le quali stanno cercando di offrire servizi di vario genere (educativi, creativi, culturali,ecc..) ai giovani più in difficoltà.
A seguire l’articolo.

(ANS – Roma) – In tutte le scuole d’Italia ormai sono ricominciate le lezioni, i compiti in classe, le attività sportive e quelle ricreative. Ma ci sono moltissimi bambini che rischiano di vivere il loro anno scolastico in modo diverso: 1,3 milioni di ragazzi si trovano in condizioni di povertà assoluta, più della metà di questi non legge un libro, 1 su 3 non usa Internet, mentre oltre il 40% di loro non pratica sport (dati aggiornati a maggio 2018). Il progetto “Case di Don Bosco”, portato avanti in questi anni da Salesiani per il Sociale – Federazione SCS/CNOS, nasce per sostenere questi ragazzi più in difficoltà.

In molti centri abitati italiani mancano opportunità educative, spazi per svolgere attività artistiche e culturali o anche solo momenti in cui coinvolgere la famiglia. Per questo l’iniziativa dei Salesiani per il Sociale mira non solo a garantire supporto scolastico ai ragazzi, ma anche a coinvolgerli in attività extra-scolastiche: laboratori artistici, corsi di musica, attività sportive…

Le “Case di Don Bosco” sono presenti in alcuni dei quartieri più a rischio delle città italiane: il quartiere “Candelaro” di Foggia, il “Sant’Agabio” di Novara, o ancora gli oratori di Locri e Modica. Spesso sono quartieri popolari dove il tasso di abbandono scolastico è molto alto.

Gli educatori e i volontari dell’associazione “Cassiopea”, operano da anni in una delle zone più popolate di Novara, nei pressi della parrocchia Sant’Agabio. Lo scorso anno, grazie al progetto “Case di Don Bosco”, l’associazione ha garantito a diversi ragazzi delle scuole medie supporto scolastico, attività di doposcuola, laboratori artistico-musicali e corsi di alfabetizzazione per i minori stranieri.

“Abbiamo chiuso l’anno scolastico scorso con una bella notizia – racconta Attilio Sartirani, presidente dell’associazione – i ragazzi seguiti durante l’anno dai volontari sono stati quasi tutti promossi, mentre i più piccoli della terza media sono stati tutti ammessi agli esami”.

Grazie al contributo di tanti benefattori il progetto “Case di Don Bosco” quest’anno approderà anche all’oratorio salesiano di Modica. “Speriamo che questo viaggio sia fatto di allegria e tanti sorrisi – dice Daniele, responsabile dell’oratorio –. Noi metteremo loro a disposizione la nostra passione e tutti i nostri ambienti: le sale studio, il cortile, il teatro, la sala del movimento, la sala allegria. Ma soprattutto trasmetteremo loro una formula speciale che caratterizza la nostra casa, ovvero ‘A+B-C’ (allegri+buoni-cattivi), formula che ci auguriamo mettano in pratica giorno dopo giorno. Un ringraziamento speciale va anche a tutti gli educatori che spenderanno il loro tempo per accompagnare i piccoli nello studio e nelle attività ricreative”.

Per i Salesiani per il Sociale queste storie rappresentano piccole scommesse educative vinte, che spronano a lavorare ancor di più in favore dei troppi minori travolti dalla povertà educativa nel Paese.

Per ulteriori informazioni sui progetti è possibile consultare il sito dei Salesiani per il Sociale.

Info ANS

Per visualizzare l’articolo su infoans.org

 

 

“Quale Chiesa dai giovani?” Le risposte dal Festival Internazionale della Creatività di Roma

Si pubblica, qui di seguito, l’articolo a cura di Stefania Careddu su “Avvenire” di Sabato 10 Marzo 2018 che delinea i tratti salienti e le nuove idee progettuali per il Sinodo dei giovani emerse dall’edizione europea, appena conclusasi, del Festival internazionale della Creatività nel management pastorale, che si è svolto nella Pontificia Università Lateranense, il 9 e il 10 marzo. Cuore pulsante della manifestazione il “Creative pastoral lab”, un laboratorio partecipativo nato con l’obiettivo di riformulare nuovi modelli di Chiesa attraverso lo sguardo delle nuove generazioni. “Quale Chiesa dai giovani”? era il tema di un evento, il cui filo conduttore è stato proprio il contributo di rinnovamento che il talento dei giovani può dare alla Chiesa. I partecipanti, oltre 150 da tante diocesi italiane con presenze anche dall’estero (Romania, Polonia e Austria, ndr), sono stati i veri protagonisti della kermesse, perché le nuove idee progettuali sono nate dal loro lavoro di gruppo.

Originalità e audacia per ringiovanire il volto della Chiesa

L’ascolto dei ragazzi e l’esigenza di un nuovo «paradigma» al centro del Festival della creatività. Parlano dal Covolo, Fabene, Saba, Chavez, Carpi
La Chiesa deve «ringiovanire il proprio volto» e per farlo ha bisogno dei giovani e della loro originalità. Si tratta di «mettere in discussione i modi di fare abituali e, a partire dall’ascolto, discernere con audacia e creatività le strade su cui il Signore la chiama», ha detto senza esitazione il vescovo Fabio Fabenesottosegretario del Sinodo, per il quale «il primo passo di una pastorale creativa non può che essere da parte degli adulti rispettare la novità e la diversità delle nuove generazioni, prendendole sul serio e senza giudicarle a priori». Intervenendo alla prima giornata del Festival internazionale della creatività sul tema “Quale Chiesa dai giovani”, organizzato a Roma dalla Scuola internazionale di management pastorale della Lateranense, insieme all’ateneo, a Creativ e alla Villanova University (Pennsylvania), Fabene ha chiarito che «non si può sperare in un’autentica riforma della Chiesa senza interpellare voci nuove e se necessario critiche, come sono quelle dei giovani». Sono loro, ha detto facendo riferimento anche al coinvolgimento nelle fasi del prossimo Sinodo, che «possono aiutarci a capire meglio cosa il Vangelo insegna, come si può vivere la fede nel nostro tempo e come la Chiesa può e deve rinnovarsi per adempiere sempre meglio la propria vocazione e la propria missione». È arrivato il momento di «abbandonare modi di fare ormai inefficaci, attività che hanno fatto bene ma che hanno fatto il loro tempo e sono arrivate al terminal», ha tagliato corto don Pascual Chavez, rettore maggiore emerito dei salesiani, che ha esortato ad «andare incontro ai ragazzi, lì dove si trovano, incoraggiandoli a non rinchiudere la loro vita in una cassaforte».
Occorre promuovere «una pedagogia dell’accoglienza, che comporta un’apertura all’inconosciuto e all’estraneo» e «una pedagogia della compagnia, che sia capace di accettare tutta la realtà e di inserirsi in un percorso», ha suggerito l’arcivescovo di Sassari, Gian Franco Saba, ricordando che questo «implica lo sforzo di non rinchiudersi nell’astrattismo e di recepire invece il plurale». Del resto, la formazione che «è l’architrave del cambiamento», non ha a che fare «con il riempire il sacco di qualcuno, ma – ha chiarito Saba – con l’opera del “plasmare” che punta a forgiare le potenzialità che già sono all’interno del soggetto».
«L’obiettivo della formazione è costituire uno stato profondo, una polarità dell’anima che orienti la vita», ha osservato da parte sua l’arcivescovo Enrico dal Covolo, rettore della Lateranense, evidenziando che «la via per uscire dalla crisi e dall’emergenza educativa è rappresentata dall’università la cui missione non è tanto quella professionalizzante quanto quella di creare menti e cuori aperti, che possano poi inserirsi in maniera feconda nelle varie occupazioni, vocazioni e situazioni in cui il giovane verrà a trovarsi». Soprattutto, ha rilevato il presule, in un momento di disorientamento, in «cui è crollata miserevolmente la scala dei valori», e di «disaffezione politica». La sfida è quella di «generare modelli di pastorale che sappiano ripensare le forme di annuncio e permettere alla Chiesa di avere uno sguardo giovane», ha concluso Giulio Carpi, direttore della Scuola di Management Pastorale, per il quale serve dunque «un cambiamento di paradigma».