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“Pedagogia salesiana dopo Don Bosco”: la ricerca di Michal Vojtáš

Sul sito di Note di Pastorale Giovanile sono pubblicati alcuni stralci della nuova ricerca sulla pedagogia salesiana dopo Don Bosco di don Michal Vojtáš , pubblicato dalla casa editrice LAS 2021.

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La pedagogia salesiana sviluppa riflessioni che superano la ricostruzione storica dei contesti, delle esperienze e delle visioni originarie di don Bosco sull’educazione. La ricerca di Michal Vojtáš pubblicata in questo volume, proseguendo su tale traiettoria, studia primariamente le formulazioni pedagogiche delle generazioni salesiane successive e, a livello di metodo, tenta di superare la sterilità delle pure ricostruzioni documentaristiche con un confronto sincronico e diacronico tra gli autori.

L’intenzione di connettere don Bosco con le sfide educative di oggi passa per il vissuto delle diverse epoche con i loro differenti modi di pensare. Queste mentalità rinforzano alcune nuove idee pedagogiche omettendone delle altre, preferiscono alcune modalità di azione, sviluppano delle riflessioni, alcune profetiche e coraggiose, altre piuttosto piegate alla mentalità corrente o a soluzioni di emergenza.

DBI – Next Generation Edu. L’educazione per il futuro dell’Europa

Il Dicastero per la Pastorale Giovanile, in particolare il Don Bosco International (DBI), sta organizzando in vista della prossima Festa di Don Bosco l’iniziativa “Next Generation Edu. L’EDUCAZIONE PER IL FUTURO DELL’EUROPA“. Di seguito il programma dell’iniziativa e il link per iscriversi.

In occasione delle celebrazioni annuali per la festa di Don Bosco, DBI è lieta di invitarvi a “Next Generation Edu. L’EDUCAZIONE PER IL FUTURO DELL’EUROPA”

  • Volete fare una buona azione? Educate i giovani! Volete compiere un atto santo? Educate i giovani! Volete fare una cosa santa? Educate i giovani! In verità, ora e per il futuro, tra le cose sante, questa è la più santa”. Questo è ciò che migliaia di persone di diversi paesi hanno imparato da Don Bosco durante i suoi viaggi in Europa nella seconda metà del XIX secolo. Oltre 150 anni dopo, nel bel mezzo di una pandemia globale, l’educazione dei giovani è ancora un tema centrale in Europa.
  • Nonostante le numerose sfide, l’Unione Europea “cerca di fare di più” nel presente, come annunciato all’inizio dell’attuale mandato delle istituzioni europee, guardando al futuro della sua prossima generazione. All’indomani dell’adozione del piano di ripresa “Next Generation EU” e alla vigilia del lancio della Conferenza sul “Futuro dell’Europa”, Don Bosco International (DBI) desidera promuovere una riflessione sul ruolo dell’educazione.
  • Il DBI rappresenta i Salesiani di Don Bosco nelle istituzioni europee, come ufficio di collegamento con le politiche dell’Unione Europea in materia di educazione, cultura e gioventù, e come piattaforma che promuove e guida le iniziative e i progetti pianificati dai partner locali di Don Bosco in collaborazione con varie istituzioni internazionali. Alla vigilia delle celebrazioni annuali di Don Bosco, DBI si propone di fare il punto sulle lezioni apprese dai suoi partner al fianco di molti giovani, soprattutto i più vulnerabili, per sensibilizzare il pubblico sulle potenzialità dell’educazione per il futuro dell’Europa.
  • Nel quadro di riferimento continentale dell’Area Educativa Europea e in quelli globali, come gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e il Patto Globale per l’Educazione, vogliamo fare in modo che, riducendo le disuguaglianze e prevenendo la discriminazione attraverso un’educazione di qualità e inclusiva, nessun minore e nessun giovane sia lasciato indietro in Europa. La presente iniziativa mira a mettere in evidenza alcune delle buone pratiche e delle alleanze esistenti in Europa e a livello internazionale per costruire società a misura di minori e giovani. Nuove misure promettenti a livello europeo, come la Garanzia per l’Infanzia, possono portarci in questa direzione. Vogliamo sottolineare come le piattaforme e le reti europee, come Eurochild e SIRIUS, stanno promuovendo il contributo della società civile a questo importante sforzo con un approccio basato sui diritti.
  • L’Educazione e Formazione Professionale (IFP) è sempre stata ed è tuttora uno dei settori centrali dell’attività educativa di Don Bosco. I partner di DBI oggi forniscono corsi di formazione professionale in molti paesi dell’UE, ma anche in quelli vicini e in altri continenti. Siamo quindi impazienti di partecipare attivamente a un’edizione più inclusiva e più internazionale del programma Erasmus. Un’edizione rafforzata della Garanzia per i giovani è anche benvenuta, nella misura in cui può incoraggiare gli Stati membri dell’UE a fare del loro meglio per raggiungere e attivare i più vulnerabili tra i giovani che non hanno un lavoro, un’istruzione o una formazione. Coerentemente, la transizione verde e digitale sono al centro dei nostri progetti di upskilling e reskilling, dove cerchiamo anche di assicurare un approccio olistico all’istruzione, per uno sviluppo umano integrale dei nostri beneficiari. Come diceva Don Bosco, al di là del trasferimento di competenze, “l’educazione è una questione di cuore”.
  • Il futuro dell’Europa ha bisogno di immaginazione. Ha bisogno di un’educazione di qualità e inclusiva. I bambini e i giovani in Europa sognano di osare. Noi dobbiamo osare sognare con loro.

AGENDA

Venerdì 29/01/2021 – h 12-13.30

Facilitatore: Renato Cursi (Don Bosco International, Segretario Esecutivo)
Piattaforma Zoom – La traduzione simultanea sarà disponibile in inglese, francese, italiano e spagnolo

Avvenire – Sussidio pastorale per la scuola. La Cei: studiare, per cercare un senso nella vita

Il nuovo documento della Commissione CEI per l’educazione cattolica, nel giorno di riapertura delle scuole, incoraggia tutti a “testimoniare, discernere e servire”. Di seguito l’articolo pubblicato da Avvenire a cura di Enrico Lenzi.

Da «una pastorale “della” scuola» a «una pastorale “per” la scuola». Sta tutto in questo cambio di preposizione il senso del nuovo sussidio che lunedì 14 settembre, nel giorno di riapertura ufficiale delle scuole in Italia, viene pubblicato dalla Commissione episcopale per l’educazione cattolica, la scuola e l’università. Si tratta di un documento che in qualche modo si pone al termine del decennio che la Chiesa italiana ha voluto dedicare al tema dell’educazione (gli Orientamenti pastorali 2010/2020 sull’Educare alla vita buona del Vangelo), ma che al tempo stesso intende rivolgere il proprio sguardo al futuro, come sottolinea nella sua presentazione il vescovo Mariano Crociata presidente della stessa Commissione Cei.

Del resto, ribadisce il sussidio – intitolato significativamente «Educare, infinito presente» -, per «la Chiesa la scuola è una realtà da amare in cui stare con passione e competenza, contribuendo alla costruzione del progetto scolastico».

Ma se la presenza e l’attenzione della comunità cristiana al tema della scuola ha radici lontane, quello che deve cambiare secondo il documento della Commissione episcopale, è la modalità di approccio e lo stile di presenza. Un cambio al quale sono chiamati tutti: dai docenti ai genitori, dagli studenti al personale, fino alle realtà educative e alle stesse parrocchie. Insomma «l’attenzione alla scuola deve diventare una responsabilità di tutta la comunità». Proprio per questo, riflettono i vescovi della Commissione, non si può continuare a procedere «a compartimenti stagni», cioè con pastorali che prendano in considerazione solo un unico aspetto senza mettersi a confronto con altre che hanno come destinatari gli stessi ragazzi e giovani.

Il documento della Cei (nella versione integrale) – che si suddivide in tre parti più una quarta che riporta testi, interventi, discorsi sul tema della scuola e dell’educazione – offre una analisi e una osservazione sull’esistente, a cominciare «dalla difficile esperienza vissuta nei primi mesi del 2020 con l’improvvisa e prolungata chiusura delle sedi scolastiche a causa della pandemia». E se il ricordo alla didattica a distanza «ha permesso di limitare le conseguenze sulla crescita e l’apprendimento degli alunni», ha anche «fatto affiorare interrogativi di fondo sul ruolo della scuola nella società, sul valore insostituibile della relazione educativa, sull’apporto integrativo delle tecnologie nella didattica». Secondo il sussidio Cei, infatti, alla base di qualsiasi intervento nella scuola, «non può dimenticare che la relazione educativa è il suo cuore», in un «patto di corresponsabilità che lega in primo luogo insegnanti e alunni, ma si estende anche all’interno del corpo docente, alle famiglie e alle forze vive del territorio in un dialogo che riconosce a ciascuno le proprie responsabilità specifiche e pone tutti in rapporto di rispettosa collaborazione». Proprio la collaborazione è l’approccio auspicato da quel cambio di preposizione – “per” – che il documento propone. Il tutto per «ridare senso alla routine dello studio, perché lo studio serve a porsi domande, a non farsi anestetizzare dalla banalità, a cercare senso nella vita».

Un obiettivo proposto alla scuola e a tutte le sue componenti (a cui il testo riserva singoli spazi), richiamando tutti e ciascuno ai valori della «testimonianza, del discernimento e del servizio». Ovviamente i vescovi italiani indicano questo cammino in primo luogo alle comunità cristiane (parrocchie, associazioni, gruppi professionali e altro), pur ribadendo che nella crescita completa di una persona «non può mancare la dimensione religiosa», che la Chiesa offre con la presenza dell’insegnamento della religione cattolica (Irc) anche nella scuola statale.

Questo coinvolgimento di tutti vuole portare al superamento «della frammentazione all’integrazione dell’azione pastorale», che vuol dire «realizzare un modo di pensare e un agire pastorale davvero unitario e centrato sulla persona. I giovani hanno bisogno di essere aiutati a unificare la vita» e la «pastorale per la scuola può essere un prezioso banco di prova per sviluppare un agire più integrato e aperto a diverse presenze». Anche per questo il sussidio ribadisce l’importanza di un Ufficio nazionale della scuola e quello dell’Irc, il Centro studi della scuola cattolica e il Consiglio nazionale della scuola cattolica. E un capitolo è dedicato proprio alla scuola cattolica e ai corsi di formazione professionale di area cattolica che «hanno un ruolo primario di promozione e di riferimento nella pastorale per la scuola».

Il sussidio Cei offre a tutta la scuola – cattolica e paritaria – anche alcuni esempi progettuali da mettere in campo: da momenti religiosi offerti alla scuola alla Settimana dell’educazione che diverse diocesi realizzano da qualche anno; dal sostegno allo studio all’attenzione vero l’orientamento, per citarne alcuni.

Salesiani Novara: “L’esempio di don Bosco dalla Materna al Liceo”

Il Verbano riporta un articolo dedicato all’impegno dei Salesiani a Novara nell’accompagnare i ragazzi dai banchi di scuola fino all’età adulta. Tra le realtà coinvolte, l’Istituto San Lorenzo, le scuole di via Battistini e via Gallarati delle Figlie di Maria Ausiliatrice, l’Oratorio e il CFP.

Riportiamo di seguito l’articolo pubblicato il 24 gennaio scorso a cura di Sara Sturmhoevel.

UN AIUTO PER L’EDUCAZIONE FIN DA PICCOLI

L’esempio di don Bosco dalla Materna al Liceo

A Novara: i primi salesiani arrivarono nel 1893

Stare accanto ai giovani, per guidarli dai banchi di scuola fino all’età adulta, dando loro gli strumenti per diventare cittadini consapevoli e buoni cristiani, nella convinzione che si inizia da piccoli a diventare grandi. Questo è da oltre cento anni lo scopo dei Salesiani a Novara. Un lavoro quotidiano, accanto ai giovani, che passa dalle aule scolastiche dell’Istituto San Lorenzo e delle scuole di via Battistini e via Gallarati, dall’Oratorio e dai centri per la formazione professionale, fino ad arrivare, grazie a un lavoro di costante alleanza con le famiglie, alle case dei ragazzi.

«La presenza salesiana a Novara risale al 1893, quando a Novara arrivò il primo salesiano, e da quel momento, seguendo l’esempio di don Bosco, si è sempre impegnata per la formazione e l’educazione dei più piccoli – ricorda don Giorgio De Giorgi, direttore del San Lorenzo -. Animati dal carisma di Don Bosco e attenti ai cambiamenti della società, con i nostri insegnanti ed educatori accompagniamo i ragazzi in un cammino educativo che va oltre all’orario scolastico».

I salesiani all’Istituto San Lorenzo si occupano dell’istruzione di 630 giovani, che frequentano la scuola secondaria di primo grado, il Liceo Scientifico e i corsi del Centro di formazione professionale e che sono ospitati presso il Convitto universitario.

Condividono con l’Istituto San Lorenzo l’impegno educativo nei confronti degli adolescenti le Figlie di Maria Ausiliatrice dell’Istituto Immacolata di via Gallarati.

«Siamo impegnate nel servizio educativo dei ragazzi, a partire dalla scuola elementare – spiega la direttrice suor Cecilia Berra -. L’impegno formativo continua attraverso l’attenzione per i 216 adolescenti e gli adulti disoccupati, circa 50, che seguono i corsi del CIOFS-FP».

Per 215 bambini della primaria, 155 ragazzi della secondaria e per gli studenti del CIOFS-FP, le 19 religiose, assieme agli insegnanti ed educatori, sono un punto di riferimento. Il servizio per l’educazione dei bambini incomincia, però, già alla scuola materna. Ad occuparsene sono le Figlie di Maria Ausiliatrice di via Battistini, nella parrocchia del Sacro Cuore di Novara.

«Con i più piccoli ci mettiamo in gioco ogni giorno per rendere concreta la nostra vocazione educativa – dice suor Daniela Rei, direttrice dell’Istituto di Via Battistini -. Seguiamo 470 bambini alla scuola primaria e a qulla per l’infanzia, e cerchiamo di essere d’aiuto in parrocchia».

Ed è così che la vocazione educativa della Famiglia salesiana a Novara si trasforma in un servizio alla comunità.

Sara Sturmhoevel 

Progetto Insieme

Progetto IN.S.I.E.ME. per un’educazione di qualità e il contrasto ai fenomeni di marginalità ed esclusione sociale.

Italia – Le “Case di Don Bosco”, opportunità educative

Si riporta qui di seguito l’articolo prodotto da La Redazione di ANS(Agenzia iNfo Salesiana) inerente alle case di Don Bosco, le quali stanno cercando di offrire servizi di vario genere (educativi, creativi, culturali,ecc..) ai giovani più in difficoltà.
A seguire l’articolo.

(ANS – Roma) – In tutte le scuole d’Italia ormai sono ricominciate le lezioni, i compiti in classe, le attività sportive e quelle ricreative. Ma ci sono moltissimi bambini che rischiano di vivere il loro anno scolastico in modo diverso: 1,3 milioni di ragazzi si trovano in condizioni di povertà assoluta, più della metà di questi non legge un libro, 1 su 3 non usa Internet, mentre oltre il 40% di loro non pratica sport (dati aggiornati a maggio 2018). Il progetto “Case di Don Bosco”, portato avanti in questi anni da Salesiani per il Sociale – Federazione SCS/CNOS, nasce per sostenere questi ragazzi più in difficoltà.

In molti centri abitati italiani mancano opportunità educative, spazi per svolgere attività artistiche e culturali o anche solo momenti in cui coinvolgere la famiglia. Per questo l’iniziativa dei Salesiani per il Sociale mira non solo a garantire supporto scolastico ai ragazzi, ma anche a coinvolgerli in attività extra-scolastiche: laboratori artistici, corsi di musica, attività sportive…

Le “Case di Don Bosco” sono presenti in alcuni dei quartieri più a rischio delle città italiane: il quartiere “Candelaro” di Foggia, il “Sant’Agabio” di Novara, o ancora gli oratori di Locri e Modica. Spesso sono quartieri popolari dove il tasso di abbandono scolastico è molto alto.

Gli educatori e i volontari dell’associazione “Cassiopea”, operano da anni in una delle zone più popolate di Novara, nei pressi della parrocchia Sant’Agabio. Lo scorso anno, grazie al progetto “Case di Don Bosco”, l’associazione ha garantito a diversi ragazzi delle scuole medie supporto scolastico, attività di doposcuola, laboratori artistico-musicali e corsi di alfabetizzazione per i minori stranieri.

“Abbiamo chiuso l’anno scolastico scorso con una bella notizia – racconta Attilio Sartirani, presidente dell’associazione – i ragazzi seguiti durante l’anno dai volontari sono stati quasi tutti promossi, mentre i più piccoli della terza media sono stati tutti ammessi agli esami”.

Grazie al contributo di tanti benefattori il progetto “Case di Don Bosco” quest’anno approderà anche all’oratorio salesiano di Modica. “Speriamo che questo viaggio sia fatto di allegria e tanti sorrisi – dice Daniele, responsabile dell’oratorio –. Noi metteremo loro a disposizione la nostra passione e tutti i nostri ambienti: le sale studio, il cortile, il teatro, la sala del movimento, la sala allegria. Ma soprattutto trasmetteremo loro una formula speciale che caratterizza la nostra casa, ovvero ‘A+B-C’ (allegri+buoni-cattivi), formula che ci auguriamo mettano in pratica giorno dopo giorno. Un ringraziamento speciale va anche a tutti gli educatori che spenderanno il loro tempo per accompagnare i piccoli nello studio e nelle attività ricreative”.

Per i Salesiani per il Sociale queste storie rappresentano piccole scommesse educative vinte, che spronano a lavorare ancor di più in favore dei troppi minori travolti dalla povertà educativa nel Paese.

Per ulteriori informazioni sui progetti è possibile consultare il sito dei Salesiani per il Sociale.

Info ANS

Per visualizzare l’articolo su infoans.org

 

 

Tecnologia in orbita e non solo al Don Bosco Cumiana

Questo 2017 va concludendosi con eventi che non smettono di stupire: tra gli ultimi, dopo 139 giorni in orbita, si è conclusa la missione Vita dell’Agenzia spaziale italiana, con l’atterraggio nella steppa del Kazakhstan della navetta russa Soyuz, che ha riportato a Terra l’astronauta dell’Agenzia spaziale europea (Esa) @AstroPaolo Nespoli e i suoi compagni di equipaggio. Sempre l’ESA – European Space Agency ha lanciato all’inizio di quest’anno scolastico il concorso “European Astro PI Challenge“, diviso in due parti:  Mission Zero, per studenti fino a 14 anni, e Mission Space Lab, per studenti fino ai 19 anni.

E l’Istituto Don Bosco Cumiana, che dimostra costantemente la sua estrema apertura verso le nuove tecnologie, ha accolto prontamente la sfida, prima con “Mission Zero“: ovvero, scrivere attraverso un simulatore dell’Astro Pi, computer di ridotte dimensioni presente sulla ISS – International Space Station, un programma con una frase di saluto agli astronauti, in codice Python3, codice usato da questo computer.

Aderendo a “Mission Zero“, sono stati scritti dagli allievi del Don Bosco una dozzina di messaggi di saluto agli astronauti, gli stessi verranno fatti scorrere sul display del computer Astro Pi in orbita sulla ISS nel mese di febbraio 2018.

Ma la parte più interessante la riserva l’altra parte del concorso, la “Mission Space Lab“: qui la sfida è quella di proporre un esperimento da fare con il pc Astro Pi all’interno della ISS. Qui cinque allieve di 3a media si sono cimentate nell’elaborazione di un esperimento, accolto positivamente dall’ESA, che ha permesso l’accesso alla seconda parte del concorso: realizzare il programma per svolgere l’esperimento elaborato. A tal fine, l’ESA ha inviato al Don Bosco di Cumiana un pc Astro Pi identico a quello della ISS, affinchè le allieve possano continuare la sfida con i mezzi necessari per procedere in questa avventura.
Ma le esperienze tech non si sono concluse qui per gli studenti della scuola cumianese che, nell’ambito della Settimana di Educazione all’Informatica, dal 4 al 10 dicembre, hanno aderito in molti all’iniziativa dal titolo “Hour of Code” (ora del codice) indetta dai colossi dell’Information Technology USA attraverso il sito code.org, il progetto internazionale mira a potenziare il pensiero logico-computazionale, quindi a maturare competenze in informatica, scienza, tecnologia, ingegneria e matematica. 
L’aspetto interessante è che le attività proposte riguardano i diversi gradi di istruzione, quindi al Don Bosco di Cumiana, i ragazzi si sono cimentati nella scrittura di un codice per guidare Flappy, o i protagonisti di Minecraft, all’interno dei percorsi realizzati per apprendere i primi passi sulla logica e sul modo di ragionare che sta dietro al codice di un programma per computer o di una app per smartphone.
Grande la soddisfazione e l’entusiasmo, quindi, questo è solo il punto di partenza per molti che ora hanno la possibilità di continuare a casa questo percorso, coinvolgendo anche parenti e amici.

29/05 – Porte aperte al Servizio Civile Nazionale a Valdocco

Lunedì 29 maggio alle ore 10, a Torino, c/o Valdocco via Maria Ausiliatrice 32, la Federazione SCS CNOSSalesiani per il Sociale del Piemonte e della Valle d’Aosta.ha organizzato l’Open Day per la promozione, l’informazione e la consulenza sul Servizio Civile Nazionale.

L’iniziativa, rivolta ai giovani tra i 18 e i 29 anni (non ancora compiuti) che vogliono conoscere meglio questa opportunità, quindi a coloro che intendono dedicare un anno della propria vita a favore di un impegno solidaristico.

Il Servizio Civile è un’esperienza emozionante e formativa, poiché contribuisce alla creazione di una cittadinanza consapevole e allo sviluppo di una convivenza solidale pacifica e non violenta.
Chi sceglie di impegnarsi per dodici mesi nel Servizio Civile , sceglie di aggiungere un’esperienza qualificante al proprio bagaglio di conoscenze, spendibile nel corso della vita lavorativa, e assicurandosi, nel contempo, una piccola autonomia economica.

I giovani, nei progetti della Federazione Scs Cnos Salesiani per il Sociale saranno impegnati in attività di educazione, assistenza, animazione e promozione culturale a favore di minori e giovani. Sedi in tutto il Piemonte e Valle d’Aosta.

Un secondo OpenDay si è tenuto martedì 6 giugno alle ore 15 sempre a Torino, c/o Valdocco.

Partecipazione gratuita, per iscriversi inviare una mail con i propri dati a serviziocivile@salesianipiemonte.it

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