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Torino sulle orme di don Bosco – Famiglia Cristiana

Si riporta di seguito l’articolo apparso su Famiglia Cristiana.

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A Valdocco, il “quartier generale” dove è nata l’avventura educativa del “Santo dei giovani” che oggi continua in 134 Paesi del mondo grazie ai missionari salesiani

Ogni volta che torno sui luoghi di san Giovanni Bosco mi emoziono profondamente.

È incredibile come questo grande santo abbia speso la sua vita per i giovani e gli ultimi portando frutti immensi in tutto il mondo in così poco tempo.

Dinanzi alla sua tomba e a quella di san Domenico Savio percepisco un’aria di grazia, una potenza inaudita e m’immergo nella preghiera più profonda con un cuore colmo di pace e commozione.

Mi sento davvero piccolo dinnanzi a questi due giganti di santità.

Poi a Valdocco, il “quartier generale” della famiglia salesiana, si respira un’aria di internazionalità grazie ai missionari provenienti dai diversi continenti.

Domenica prossima il nostro viaggio ci farà ripercorrere la storia di don Bosco, un energico sacerdote piemontese che dedicò la sua vita all’educazione e all’aiuto dei giovani più svantaggiati, e contemplare l’opera concreta di questo santo, fondatore dell’Ordine dei Salesiani.

In particolare, le missioni che in Italia e all’estero, grazie alla Onlus Missioni Don Bosco e a tanti missionari e testimoni che dedicano la loro vita ai più fragili nei vari Paesi del mondo.

Uno di questi è don Gianni Rolandi, che è stato per anni missionario in Kenya:

«La presenza salesiana nell’Africa dell’Est è iniziata nel 1980», racconta, «io ho vissuto prevalentemente in Kenya, alcuni anni in Tanzania e ho visitato il Sudan e il Sud Sudan. Dall’8 settembre scorso la Tanzania è diventata un’ispettoria autonoma e questo dimostra la grande crescita delle missioni salesiane in questa parte del continente africano.»

Rolandi spiega che l’evangelizzazione in Africa nacque nel 1978 con uno slogan semplice ma efficace: “Don Bosco per l’Africa e l’Africa per don Bosco”.

«Il numero dei giovani all’epoca e anche oggi è impressionante», sottolinea, «quando sono arrivato in Kenya ci siamo dedicati principalmente all’educazione al lavoro con corsi di formazione della durata di tre anni che preparano a svolgere un impiego. È la realizzazione concreta, anche se non l’unica, dello stile di don Bosco per l’Africa. Io ho iniziato la missione a Embu, nell’Est del Kenya, dove c’è una scuola secondaria, e poi ho vissuto tanti anni nella capitale, a Nairobi, nella casa di formazione che prepara gli studenti di Teologia. In questi paesi siamo presenti anche con le parrocchie, gli oratori, i centri giovanili, case che accolgono ragazzi di strada come quelli che arrivano dai villaggi rurali, mentre nel Nord del Kenya, a Kakuma, siamo gli unici che hanno il permesso di vivere nel campo profughi che è uno dei più grandi del mondo, che è arrivato a toccare oltre 200mila presenze, e accoglie rifugiati congolesi, ruandesi, sud sudanesi e somali».

Oggi sono 134 i Paesi nei cinque continenti dove i figli e le figlie di don Bosco, partiti da Torino, hanno portato il suo carisma.

La Onlus Missioni Don Bosco è attiva con oltre quattromila centri tra scuole, istituti di formazione professionale, università e porta aiuto concreto negli Stati più poveri e nelle situazioni estreme.

Ieri come oggi, l’educazione è cosa di cuore e sottolinea perfettamente il carisma di don Bosco e dei salesiani.

 

Famiglia Cristiana – “Le Parrocchie si raccontano”: la Parrocchia abbaziale di San Benigno Canavese

Il settimanale di ispirazione cattolica Famiglia Cristiana dedica un articolo alla Parrocchia abbaziale di Santa Maria Assunta di San Benigno Canavese. Si riporta di seguito l’articolo oggi pubblicato.

LE PARROCCHIE SI RACCONTANO/ A SAN BENIGNO CANAVESE (TORINO)

FEDE E STORIA A BRACCETTO

Sorse come abbazia benedettina nel 1003. Oggi, l’Assunta non vuole essere un silenzioso scrigno del passato, ma cuore pulsante del territorio.

Lorenzo Montanaro

Una chiesa dal cuore antichissimo, capace però di parlare alla gente di oggi: è la parrocchia abbaziale di Santa Maria Assunta a San Benigno Canavese (in provincia di Torino ma nella diocesi di Ivrea). Le radici di questo luogo sacro affondano nei secoli, fino all’epoca medievale. Era infatti il febbraio 1003 quando, per volontà di Guglielmo da Volpiano (figura di spicco della riforma monastica cluniacense), venne posta la prima pietra dell’abbazia benedettina di Fruttuaria, destinata nel tempo a diventare un punto di riferimento spirituale e culturale noto in tutta Europa. Molti secoli più tardi (era il 1776), il cardinale Amedeo delle Lanze, divenuto abate, diede un nuovo volto all’intero complesso, trasformandolo in una “piccola San Pietro”, sul modello della basilica romana, con uno stile in cui si fondono elementi barocchi e neoclassici. Oggi, grazie anche agli scavi archeologici che hanno riportato alla luce alcuni tra gli elementi più antichi, la chiesa, con le sue stratificazioni, è uno scrigno di raro pregio. «La sfida più grande» spiega il parroco don Gaetano Finetto,

«è far sì che questo luogo dalla storia millenaria non diventi un museo, ma resti una testimonianza di fede viva».

Attorno alla chiesa opera una comunità dinamica e dai tanti volti.

«Molti degli abitanti di San Benigno lavorano o studiano a Torino», spiega ancora il parroco, «il che rende più difficile organizzare dei percorsi strutturati».

Tuttavia, le proposte non mancano: la catechesi interessa 200 bambini e ragazzi tra la seconda elementare e la terza media. Il percorso coinvolge, per gruppi, anche i genitori: nelle “domeniche insieme” vivono con i propri figli dalla Messa al gioco, al pranzo condiviso. Ben viva è anche la tradizione dell’oratorio, che si riallaccia alla figura stessa di don Bosco: infatti, fin dal 1879, a San Benigno sono presenti i Salesiani che lì gestiscono anche una scuola media e un centro di formazione professionale.

Grazie a questa preziosa osmosi, la parrocchia può contare su un nutrito gruppo di animatori, che, dopo aver seguito un percorso di formazione, si mettono a disposizione dei più piccoli. La Messa domenicale di riferimento per famiglie e giovani è quella delle 10.30, animata anche dalla presenza di un coro. Durante alcune celebrazioni i legami con la storia dell’abbazia si fanno particolarmente intensi. È il caso della penultima domenica dell’anno liturgico, quando si fa memoria della dedicazione della chiesa a Santa Maria Assunta. I fedeli vanno in preghiera sulla tomba del cardinale Amedeo delle Lanze, che fu una figura di riferimento e che pare abbia rinunciato al soglio pontificio pur di prendersi cura dell’abbazia.

A proposito di Papi: molti ricordano ancora, con emozione, il 19 marzo 1990, quando papa Giovanni Paolo II visitò la chiesa e celebrò l’Eucarestia con la comunità.

SULLE ORME DI SAN GIOVANNI BOSCO

Salesiano, originario del Veneto, 67 anni, don Gaetano Finetto è da sei anni alla guida della parrocchia abbaziale di Santa Maria Assunta a San Benigno Canavese. Ordinato sacerdote nel 1980, prima dell’attuale incarico è stato parroco in diverse località italiane, da Gorizia a Terni. Attualmente è anche vicario episcopale per la vita consacrata. La sua scelta vocazionale sulle orme di don Bosco lo ha portato a cercare un dialogo privilegiato con i giovani.

«Con loro cerco di costruire un rapporto personale. Se li incrocio per strada, un pensiero o una semplice battuta possono trasformarsi in occasione di incontro».

Tra le sue proposte, il tentativo di coinvolgere nella vita di fede tutti i borghi che costituiscono il paese.