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Il Salice: Dante per noi

Il 25 marzo 2020 si è celebrata la giornata dantesca, il Dantedì, e gli studenti di II classico A del Liceo Salesiano di Valsalice hanno deciso di prendere parte a questa iniziativa, proponendo una “loro” parola, una frase, un’espressione in cui hanno identificato la Divina Commedia, per come l’hanno potuta affrontare in questo anno e mezzo.

 

Il Salice: Una canzone per te!

I ragazzi della redazione de Il Salice del Liceo Salesiano di Valsalice ha creato una playlist al tempo della quarantena ed inserita su spotify, selezionando alcuni brani celebri, dal vincitore di Sanremo 2020 Diodato con la canzone “Che vita meravigliosa” al celebre gruppo musicale rock statunitense di Bon Jovi con “It’s my life”; da “Viva la vida” del gruppo Coldplay a “Relax, Take it Easy” del cantautore e showman libanese MIKA. Di seguito un estratto dell’articolo.

Nel suo “Bianca come il latte, rossa come il sangue“, Alessandro d’Avenia dice che “a volte nella musica si trovano le risposte che cerchi, quasi senza cercarle. E anche se non le trovi, almeno trovi quegli stessi sentimenti che stai provando. Qualcun altro li ha provati. Non ti senti solo.”

Ed è proprio così. Fin dal grembo materno siamo circondati da suoni e voci ovattate che, piano piano, diventano parte della nostra vita. Arriva in maniera inaspettata e instaura con noi le relazioni più variegate. C’è chi la trasforma in una ragione di vita, chi non capisce il senso di quello strambo insieme di note e di colori, ma ne viene ugualmente sopraffatto. A volte basta davvero poco.

La musica parla tante lingue, raggiunge i cuori ad ogni latitudine e trasforma gli scenari più diversi. Anche in questo periodo così difficile, rimane una fedele compagna di vita. Lo dimostrano i flashmob sui balconi, le dirette onnipresenti di cantanti e artisti, le iniziative culturali.

Anche noi del Salice vogliamo contribuire nel fare più rumore, per ricordarci che anche adesso siamo tutti meno soli. Buon ascolto!

Salesiani Valsalice: Prof a distanza

I professori del Liceo salesiano di Valsalice, grazie alla radio Valsonair, si cimentano in questi tempi nella didattica a distanza con varie tematiche. Si riporta di seguito l’articolo pubblicato dal sito dell’opera “Il Salice“, a cura di Carlo Ponti.

PROF A DISTANZA è il podcast della web radio Valsonair, in onda sul sito della radio. I professori di Valsalice, grazie all’utilizzo dello strumento mediatico della scuola, si cimentano in questi tempi di didattica a distanza in avventurose lezioni della durata di una mezz’ora con varie tematiche: dalla Divina Commedia, al doping nello sport, dalle vicende dei Flavi, alle sanguinose battaglie dell’America del XIX secolo. Il tutto è condito da varie musiche coerenti con il tema del podcast, pronte ad avvolgere la fantasia dello studente (e a lasciargli il tempo di finire di copiare gli appunti ovviamente).

Se poi alle canzoni viene aggiunto un pizzico d’ironia potete star certi che PROF A DISTANZA diventa il podcast giusto anche per gli adulti che hanno voglia di scoprire piacevolmente una cultura che da giovani sembrava forzata, che adesso invece risulta addirittura utile per far fronte alla quarantena. Perché le maschere e i guanti possono salvarci, ma PROF A DISTANZA può tenerci compagnia.

Liceo Valsalice – “(Se) questa è Livia Borello”

Si riporta la notizia proveniente dal sito ufficiale del liceo di Torino Valsalice, ilsalice.it, con l’intervista a Livia Borelloinfermiera in prima linea nella lotta contro il Corona Virus, nonché ex allieva del Liceo Classico di Valsalice: uualche giorno fa ha scritto una lettera aperta al quotidiano “La Stampa” che ha scelto le sue parole per aprire l’edizione della cronaca di Torino.

Abbiamo intervistato Livia Borello, infermiera in prima linea nella lotta contro il Corona Virus, nonché ex allieva del Liceo Classico di Valsalice. Qualche giorno fa ha scritto una lettera aperta al quotidiano “La Stampa” che ha scelto le sue parole per aprire l’edizione della cronaca di Torino. In particolare Livia, mamma da poco più di un anno, parla del suo rapporto con il figlio Filippo.

Buongiorno Livia, descrivi tutte le precauzioni che devi adottare prima di poter entrare a contatto con i pazienti.

Tecnicamente parte tutto dal lavaggio delle mani, che va eseguito due volte: la prima secondo le linee guida dell’OMS con acqua e sapone e poi con antisettico. Per quanto riguarda la divisa, che deve essere cambiata ogni giorno, utilizziamo dei camici plastificati idrorepellenti in aggiunta ad un primo paio di guanti che arriva fino al gomito, seguono poi un secondo paio di guanti, mascherina chirurgica, per proteggere il paziente stesso a causa del fatto che fino a pochi giorni fa non era disponibili tamponi per noi operatori sanitari, e filtrante facciale. Dopo si aggiungono occhiali protettivi, un caschetto con visiera (viser) e la cuffietta per i capelli, ora monouso. Infine si arriva al terzo paio di guanti, l’ultimo, da cambiare dopo qualunque attività.

Hai scritto che quelli che ci rimettono di più sono i “Filippo” della situazione. Quali sono i comportamenti che devi avere con le persone a te vicine?

Prima di avere contatti con mio figlio Filippo metto sempre la mascherina chirurgica, e questo implica niente tocchi, baci o abbracci. Quando arrivo a casa devo sempre togliere le scarpe e il giubbotto, tutti vestiti vanno messi a lavare, mi devo lavare le mani e solo allora posso “giocare” con Filippo, ma il tutto molto ridotto rispetto all’inizio. Poi io ho un amore viscerale nei confronti di mio nonno, ma ora devo fare molta più attenzione: ieri, per esempio, sono andata sotto casa sua e l’ho semplicemente potuto salutare dal balcone. So anche bene che purtroppo, se si dovesse arrivare al punto di dover scegliere, si opta per scegliere chi ha più probabilità di vivere, e quindi rinunciare al caffè o alla sigaretta con lui, per quanto pesante, è in realtà la cosa giusta. Già dal 28 Febbraio avevo subodorato che la situazione sarebbe stata più grave di quello che dicevano, perciò da allora avevo iniziato ad evitare i contatti con gli altri.

Come è la realtà dell’ospedale?

In ospedale ci sono davvero tanti pazienti che muoiono da soli a causa del COVID. Tutte le procedure sono molto lunghe: per esempio, la pronazione, manovra che aiuta gli scambi respiratori, per quanto facile, richiede circa 30 minuti per persona, contando che bisogna avere particolare attenzione per tutte le flebo a cui il paziente è attaccato. Ovviamente noi cerchiamo di fare tutto ciò che possiamo, ma quando ci sono 10 pazienti che hanno bisogno di te è davvero difficile.

Come può un cittadino comune aiutare?

Già solo se la gente stesse a casa sarebbe un aiuto grande: troppi escono, fanno la spesa 2 volte alla settimana, utilizzano il cane come scusa, corrono quando non l’hanno mai fatto. È pesante stare a casa, io sono fortunata ad andare a lavorare, anche con un bambino piccolo da gestire può essere pesante, quindi, se davvero non si riesce a stare a casa, leggevo che la croce rossa proponeva un progetto di volontariato temporaneo per aiutare le fasce più deboli, e trovo che potrebbe essere una bella idea. Bisogna comunque ricordare che il periodo di incubazione è di 14 giorni e vi sono casi asintomatici, che possono comunque infettare.

Cosa ti ha lasciato Valsalice che ti ha aiutato a fronteggiare la situazione?

Mi hanno lasciato molto i miei insegnanti: nei momenti di sconforto risento i miei docenti e quello che mi hanno trasmesso mi dà forza per andare avanti; magari rileggendo un passo dei Promessi Sposi, ma soprattutto della Divina Commedia sento un po’ meno pesante quello che c’è fuori, insomma mi dà quel respiro che a volte manca. In particolare ricordo che durante un Giorno della Memoria, il professore Bove ci aveva letto un pezzo di, se non erro, Se questo è un uomo, dove Primo Levi si sentiva come me adesso: l’unica cosa che lo teneva vivo era un passo della Divina Commedia e ricordandoselo si sentiva meno bestia e un po’ più uomo.

 

Il Salice – Vogliamo essere “positivi”

La redazione del Liceo Salesiano di Valsalice, Il Salice, dedica un articolo alle “buone notizie” uscite in questi giorni di emergenza sanitaria, per raccontare il mondo visto “con i loro occhi”.  Si riporta di seguito l’articolo pubblicato.

Ogni mattina ci alziamo dal letto e accendiamo il televisore. Nella testa cominciano a rimbombare numeri allarmanti, sentenze di tuttologi e princìpi da rispettare che ci accompagnano per tutta la giornata, sporcando il silenzio che avvolge le stanze, le strade rese spettrali e, per certi versi, anche i nostri cuori.

Esistono però dei “varchi” di positività, per dirla alla Montale. Si aprono ovunque, tramite le azioni più diverse e grazie alle persone meno convenzionali. Ora sta a noi saperli cogliere e carpirne tutto il Bello: solo così riusciremo a uscire da questi muri virtuali che ci stiamo dipingendo attorno, a fare una passeggiata attraverso il mondo che ci circonda e a rendere questi giorni di distanza un modo per sentirci ancora più vicini.

Anche noi del Salice vogliamo contribuire alla causa, con il nostro stile. Abbiamo scelto alcune delle buone notizie di questi giorni per raccontarvi il mondo visto dai nostri occhi.

https://www.corriere.it/cronache/20_marzo_13/cori-canti-balconi-d6d85682-6571-11ea-86da-7c7313c791fe.shtml

Voci, pianoforti, sassofoni e pentole: musicisti di tutta Italia, unitevi! E’ al grido #lItaliachiamò che dai propri balconi gli italiani si sono riuniti per fare un po’ di rumore con ogni mezzo disponibile. Da Milano a Napoli, passando per Roma e Torino, per circa un’ora, abbiamo dato una grande prova di fratellanza, paragonabile all’attaccamento patriottico nel periodo dei mondiali di calcio, attraverso la musica, unico linguaggio universale.

Martina Belluscio

https://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/coronavirus-italia-live-streaming-raccolta-fondi-protezione-civile-litaliachiamo-5df37d01-b5d9-4705-a38c-05bfe89e437e.html

Alle 6:00 di venerdì 13 marzo, è iniziata in diretta nazionale la live streaming #l’Italiachiamó. Un’iniziativa per tutto il Paese in questo momento di grande fragilità. Hanno partecipato tanti personaggi del panorama italiano: artisti musicali, attori e politici. Sono state raccontate diverse storie sulla nostra Italia e tutte le sue ricchezze. Anche un’ occasione importante per raccogliere fondi per gli ospedali italiani.

Cecilia Blunda

https://www.lastampa.it/verbano-cusio-ossola/2020/03/13/news/arcobaleno-contro-il-coronavirus-andratuttobene-mandateci-le-vostre-foto-e-condividiamo-un-sorriso-1.38587906

Nel tragico contesto che avvolge tutta Italia, prende piede l’iniziativa #andràtuttobene. Striscioni color arcobaleno tappezzano i balconi di giovani famiglie per creare un’onda di positività, che coinvolge tutto il nostro Paese, a partire proprio dai più piccoli! Un modo per sentirci vicini pur essendo fisicamente lontani e quale simbolo migliore dell’arcobaleno… per ricordare che dopo la tempesta arriva sempre il sole!

Valentina Breda

https://www.newnotizie.it/2020/03/13/coronavirus-87enne-guarisce-esulta-foto-iconica/

Un fascio di luce nel buio, la notizia della guarigione dal Covid-19 fa esultare un’anziana signora e la foto scattata in quel momento diventa iconica per la lotta contro questo virus.

Federico Marcoz

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/03/13/coronavirus-dalle-canzoni-cantate-in-coro-agli-striscioni-disegnati-dai-bimbi-si-moltiplicano-le-iniziative-social-per-la-quarantena-il-viceministro-sileri-nostre-finestre-comunicano-la-nostra-f/5735240/amp/

Cantare, ballare e suonare strumenti sui balconi delle case è un modo alternativo dal normale per far vedere che siamo un unico grande cuore pulsante: gli Italiani. Basti solamente pensare anche a ciò che è successo il 14 marzo: a mezzogiorno, molti italiani sono usciti sui balconi delle loro case, per dedicarsi ad un lungo applauso rivolto a tutti i medici che stanno cercando di occuparsi di questo fenomeno che sta ormai spaventando moltissimo la popolazione mondiale. Un altro modo per dimostrare la forza degli italiani, si è vista nei bambini che hanno dipinto striscioni e cartelloni per appenderli ai loro balconi, e questo ci rende consapevoli del fatto che, nonostante siano piccoli e non capiscano (forse) del tutto quello che sta accadendo, donano un’ulteriore forza alla nostra comunità. Questi, sono tutti modi originali per cercar di fare spuntare sui visi delle persone dei bei sorrisi e cercando, anche, di alleviare in qualche modo la preoccupazione di tutti i giorni. Iniziamo ad avvicinarci a quel senso di unione tanto ricercato in situazioni come queste, e che in passato, sbagliando, non si aveva.

Giorgia Versino

https://www.lastampa.it/torino/2020/03/15/news/coronavirus-la-grande-generosita-dei-lettori-a-specchio-dei-tempi-arrivano-774-mila-euro-1.38595665

La famosa rubrica Specchio dei tempi che esiste per la Stampa ha deciso di affrontare l’emergenza Covid-19. Ha aperto una raccolta fondi in favore degli ospedali, dei medici e della didattica a distanza e in pochissimo tempo ha raccolto più di 774 mila euro.

Il denaro è subito stato utilizzato per migliorare le sale rianimazioni, i pronto soccorso e garantire i servizi di scuola a distanza in tutte le città.
Per contribuire basta poco e tutti possono farlo!Marianna Vallone

L’Ambasciata cinese inneggia all’unità contro il coronavirus: Forza Cina e Italia

Non tutto il male viene per nuocere.

E anche in questa fase drammatica per la storia dell’ Italia e del mondo, bisogna sempre cercare un lato positivo, anche se è nascosto e non facile da cogliere.

Viene risvegliato dopo moltissimi anni il valore e il potere dell’unità nazionale che stava per scomparire e il nostro Paese, ad oggi, è più unito che mai. Nel momento in cui si ritornerà alla “normalità” l’Italia apparirà davvero unita come non lo è mai stata da qualche decennio a questa parte. Forse sarà solo temporaneo questo sentimento di unità dovuto alla necessità di risanare l’economia, ma sicuramente, soprattutto i più giovani possono scoprire, grazie a questo momento di difficoltà, un valore che non avevano mai assaporato: l’orgoglio di una nazione che saprà rialzarsi come, storicamente, ha sempre fatto.

Inoltre l’azione di aiuto intrapresa dalla Cina nei nostri confronti è un messaggio nei confronti di tutti coloro che sono caratterizzati da un razzismo sotteso; nel III millennio è inaccettabile discriminare e questa situazione potrebbe sconfiggere anche i sentimenti di questo genere, poiché per affrontare questo periodo difficile è necessario collaborare come “sistema mondo” e non lasciare ogni Stato al proprio destino senza nessun riguardo nei confronti di chi è in difficoltà.

Mariano Piazza

https://corrieredellumbria.corr.it/news/attualita/1526450/coronavirus-flash-mob-luci-accese-italia-inno-mameli-azzurro-balconi.html

E dopo la musica dai balconi, un nuovo flash mob ravviva l’Italia: ore 21.00, tutti alle finestre per un minuto di luci, con torce luminarie o addirittura la torcia dei propri telefonini.
Un piccolo grande gesto che farà vedere al mondo che l’Italia è viva ed è unita, nonostante il momento.

Agnese Donna

https://www.ilmessaggero.it/AMP/social/coronavirus_tutto_andra_bene_bigliettini-5095076.html

Da Brescia a Milano a tutte le città italiane, dei post-it riportano un po’ di quella luce che in queste giornate cupe sembra come dimenticata e ottenebrata dalla malinconia. I fogliettini con la scritta “tutto andrà bene”, accompagnati da un cuoricino, fanno il giro delle città colpite dal covid-19 per riportare un pizzico di speranza e se non altro far comparire, anche se debole, un sorriso sulle labbra dei cittadini mesti.

Francesca Battaglia

https://www.repubblica.it/cronaca/2020/03/12/news/coronavirus_mamme_studenti_lavoratori_e_boom_di_donazioni_private-251079756/

In tutta Italia, dal nord al sud, moltissimi, dalle grandi aziende, ai semplici studenti, partecipano alle raccolte fondi, secondo le proprie possibilità, organizzate per aiutare tutti coloro che, in prima linea, combattono contro il coronavirus. Un piccolo atto di solidarietà che può fare una grande differenza.

Elena Battaglia

https://www.tgcom24.mediaset.it/2020/video/-italia-non-sei-sola-il-messaggio-di-sostegno-arriva-dalla-cina_16007748.shtml

In questo momento di difficoltà per la nostra nazione a causa del COVID-19 stanno arrivando numerosi aiuti da altri Paesi del mondo, primo tra tutti la Cina, focolaio dell’epidemia e, finora, Stato più colpito da questo virus, che non si risparmia e cerca in tutti i modi di portare aiuto.

Infatti, oltre alle mascherine e all’equipe di medici esperti alla lotta al virus atterrati qualche giorno fa, è dalla Cina che arriva anche questo video di supporto che ci mostra, sebbene con qualche difficoltà, ci si possa rialzare e al grido di “Italia non sei sola” si possa superare tutto, insieme.

Vittoria Dante

https://www.lastampa.it/viaggi/mondo/2020/03/13/news/l-arte-piu-forte-del-coronavirus-ecco-i-musei-che-si-possono-visitare-dal-proprio-divano-1.38585524

#LaCulturaCura è uno dei tanti hashtag che sta spopolando durante il periodo dell’epidemia. Questa volta, però, si tratta di cultura e, in particolare, di musei. Siccome essi sono tutti chiusi, alcuni di loro hanno proposto una visita virtuale: attraverso un semplice link è possibile fare un tour e osservare tutte le opere proprio come se fossimo lì. Dal Louvre di Parigi al British Museum londinese, passando per gli Uffizi di Firenze, il Museo Egizio di Torino e il Metropolitan Museum di New York, questa nuova proposta può coinvolgere tutta la famiglia e impegnare il tempo che abbiamo a disposizione per conoscere i capolavori del mondo.

Martina Langellotti

https://tg24.sky.it/cronaca/2020/03/09/coronavirus-italia-io-resto-a-casa-vip.html

Sono moltissimi gli artisti che negli ultimi giorni stanno portando avanti una campagna di sensibilizzazione con l’hashtag #iorestoacasa. GabbaniNek e Jovanotti sono solo alcuni dei cantanti che hanno intrattenuto i loro fan con dirette social tra canzoni, ospiti e donazioni per ampliare le terapie intensive degli ospedali.

Cecilia Rossi

https://video.corriere.it/roma-facciate-palazzi-capolavori-cinema-per-sentirsi-meno-soli/4f1150c6-66a9-11ea-a26c-9a66211caeee

“Alice nella città”, è il progetto iniziato a Roma, che serve a far sentire tutti meno soli. Proiettando i più grandi capolavori del cinema sulle facciate dei palazzi.

Vittoria Cusato

https://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/coronavirus-la-commovente-lettera-di-una-bimba-alla-mamma-infermiera-mi-manchi-quando-sar-finita-ti-riempir-di-baci_16069555-202002a.shtml

Una bambina scrive una dolcissima lettera alla mamma infermiera.

Carlotta Buemi

https://www.gazzetta.it/Calcio/Serie-A/Spal/15-03-2020/cionek-eroe-insegue-blocca-ladro-centro-ferrara-3601729496008.shtml

Thiago Cionek, difensore della Spal, diventa eroe per una mattina in centro a Ferrara, inseguendo e bloccando un ladro appena uscito da una tabaccheria. Un gesto di coraggio che dà forza a tutti i suoi colleghi colpiti dal virus e a tutti noi che, giustamente, non possiamo più vederli giocare.

Pietro Ruffatti Vitrotti

https://stream24.ilsole24ore.com/video/italia/coronavirus-anche-frecce-tricolori-campo-restate-casa/ADyt94C.

Anche le frecce tricolori si uniscono agli italiani come segno di solidarietà contro il covid19.

Teresa Ricci

https://www.tgcom24.mediaset.it/2020/video/coronavirus-uscita-a-sorpresa-del-papa_16194350.shtml

Il Papa cammina per le strade deserte di una Roma surreale. Non vuole recitare la parte di “Don Abbondio”, un po’ temerariamente per la sua età.

Prega per la Chiesa, per i medici, per chi combatte il virus. Affida a tutti il compito di portare con tutti i mezzi un messaggio di Speranza e una testimonianza concreta, alle porte della Settimana Santa.

Giovanni Ricci

https://gds.it/video/societa/2020/03/14/coronavirus-e-musica-bohemian-rhapsody-e-il-miglior-sottofondo-per-lavarsi-bene-le-mani-66442e65-9739-4559-94e2-df28e07604c2/

Durante questi giorni lavarsi le mani è fondamentale, come rendere più piacevole questo momento? Bohemian Rhapsody degli indimenticabili Queen è stata scelta (attraverso il sito https://washyourlyrics.com/) da migliaia di persone come la canzone perfetta.
Questo sito genera un meme con la lyrics della nostra canzone preferita per farci impiegare il tempo corretto nel detergere le mani.

Edoardo Pivato

Liceo Valsalice: il Gruppo Europa al Consiglio Regionale

I ragazzi del quarto anno del liceo di Valsalice si sono recati la scorsa settimana presso il Palazzo Lascaris di Torino, sede del Consiglio Regionale del Piemonte. Si riporta di seguito l’articolo pubblicato sul sito dell’opera il 15 febbraio scorso, a cura di Vittoria Dante.

IL GRUPPO EUROPA AL CONSIGLIO REGIONALE

I ragazzi del Gruppo Europa del quarto anno si sono recati a Palazzo Lascaris, sede del Consiglio Regionale del Piemonte dove hanno partecipato ad una conferenza tenuta da un docente di diritto internazionale, il professor Porro.

Gli studenti hanno avuto la possibilità di sedersi nell’Aula Consigliare nelle postazioni dei consiglieri regionali nella quale ha avuto luogo l’incontro durante il quale il professore ha approfondito tematiche riguardanti l’Unione Europea, partendo da tre domande proposte dagli studenti stessi.

Dopo una piccola introduzione su che cosa sia effettivamente l’Unione Europea e dopo aver fatto un accenno alla storia di quella che oggigiorno è l’Europa, il docente si è concentrato in modo particolare su due delle tre domande propostogli: “Si potrà ancora studiare in Inghilterra?” e “Perché la Brexit?”.

Dal 31 gennaio di quest’anno infatti il Regno Unito ha con un referendum approvato quella che viene chiamata Brexit e non fa dunque più parte dell’Unione Europea.

Questo, come spiegato dal professor Porro, porterà diversi cambiamenti che renderanno questo paese più simile agli Stati Uniti. Per visitarlo, per lavoro o per piacere, sarà necessario un visto e i cittadini europei che non hanno la doppia cittadinanza dovranno ottenere un permesso di soggiorno.

Tutto ciò, però non renderà  impossibile le vacanze studio o eventuali mesi di Erasmus ma li complicherà per certo, come complicati saranno i primi anni per il Regno Unito stesso.

La Brexit, infatti, come illustrato dal professore, è una manovra attuata per la crescita interna del paese che aspira a diventare uno spazio finanziario e ad accrescere la propria produzione interna con effetti però per  ulla immediati e tantomeno sicuri.

In conclusione alla conferenza il professore ha affermato che non c’è certezza sul ciò che è realmente la Brexit e l’unica risposta può darcela il futuro.

La giornata si conclusa con il termine della visita guidata all’interno del palazzo seicentesco del Consiglio Regionale

Liceo salesiano Valsalice: Notte Nazionale del Liceo Classico

Il liceo classico salesiano di Valsalice aderisce nuovamente all’iniziativa “La notte nazionale del liceo classico” che vede coinvolti i principali licei classici di Italia. Si riportano di seguito i vari orari e le iniziative della serata.

18:00 – 18:30

Accoglienza in Teatro – Saluti iniziali del Direttore e delle autorità

Lettura del messaggio di benvenuto del coordinamento della Notte Nazionale del Liceo Classico

Proiezione in contemporanea nazionale del video introduttivo

Lettura del brano vincitore del Concorso di Scrittura Creativa

18:30 – 19:30

Lo scrittore torinese Enrico Remmert dialoga con gli studenti sul tema della serata partendo dal suo ultimo libro: “La guerra del Murazzi”

19:30 – 21:00

Cena multietnica a buffet

21:00 – 22:30

Stranieri, barbari e schiavi nel mondo greco-romano: performances creative degli studenti del quarto e quinto
anno con letture e rivisitazione di brani della letteratura greca e latina, corredate da immagini e accompagnate
dalle seguenti musiche per arpa a cura di Emanuele Raviol:
  • A. Hasselmans, La source
  • M. Mchedelov, Variazioni su un tema di Paganini
  • F. Poenitz, La danza della morte
  • P. Tchaikovsky, Fantasie su un tema di Eugene Onegin
  • J.S. Bach, Ciaccona

22:30 – 23:00

Drammatizzazione in lingua greca in lingua italiana dei versi 1-38 dell’Agamennone di Eschilo

Dalle 14:30 al termine della serata

“Maratona radiofonica su Radio Valsonair musica e interventi di ex allievi, allievi, do Le ospiti sul tema della serata

Intervista a don Pier Majnetti su La Voce e il Tempo: «I ragazzi di oggi? Fragili, ma curiosi e aperti al mondo»

Si riporta l’articolo pubblicato da La Voce e il Tempo, a cura di Marina Lomunno, in merito all’intervista effettuata a don Pier Majnetti, direttore dell’Istituto Salesiano di Valsalice.

Valsalice: “I ragazzi di oggi? Fragili, ma curiosi e aperti al mondo”

Intervista – Parla don Pier Majnetti, direttore dell’Istituto Valsalice di viale Thovez a Torino (858 iscritti di cui 600 al Liceo scientifico e 258 alle medie): il nostro faro è la scuola di don Bosco che sosteneva che non è il singolo che educa, ma tutto l’ambiente, dove respiri valori che non hanno bisogno di essere spiegati.

«Ciao carissima dove sei? All’ospedale? Cosa ti è successo? E quando ti operano? Stai tranquilla, preghiamo per te. Domani quando ti svegli dall’anestesia e ti sei ripresa fammi sapere come stai. Grazie per avermi avvisato». Don Pier Majnetti, direttore di Valsalice, ci accoglie così nella sua stanza al primo piano dello storico istituto di viale Thovez 37 a Torino. Ha appena ricevuto una telefonata da una sua allieva, una liceale ricoverata per l’asportazione dell’appendicite. Qui si usa così, il direttore conosce tutti gli allievi per nome, 858 iscritti per l’anno scolastico appena iniziato, di cui 600 al liceo classico e scientifico e 258 alle medie. Ed è «normale» che i ragazzi telefonino al direttore quando qualcosa non va.

Classe 1966, lombardo di Angera sul Lago Maggiore, ex allievo di Valsalice, maturità classica nel 1985 («ho mandato in pensione uno dei miei insegnanti»), salesiano dal 1986 e sacerdote dal 1994, dirige dal 2015 una delle scuole paritarie più antiche e conosciute della città: il liceo fu istituito nel 1879 da don Bosco, le cui spoglie mortali riposarono qui fino al 1929 quando furono trasferite nella Basilica di Maria Ausiliatrice. Abbiamo incontrato don Majnetti a una settimana dal suono della prima campanella per capire chi sono gli adolescenti del 2019.

Don Pier da quando è salesiano ha seguito diverse generazioni di giovani. Chi sono i suoi allievi oggi?

Proprio all’inizio dell’anno scolastico, con una ventina dei nostri professori e quattro ex allievi di 19-20 anni, abbiamo trascorso qualche giorno in montagna per cercare di capire chi sono gli adolescenti che entrano oggi a Valsalice. Questo l’identikit tracciato: sono giovani dalle grandissime potenzialità e possibilità rispetto alle generazioni passate. Non solo possibilità economiche, e qui mi permetta di sfatare il pregiudizio che Valsalice sia una scuola solo per «ricchi»: su 858 certamente la maggioranza dei ragazzi appartiene a famiglie del ceto medio e medio alto, ma poi ci sono ragazzi che provengono da famiglie normalissime, altri hanno genitori che fanno molta fatica a far quadrare il bilancio ma hanno deciso di investire in istruzione per i propri figli. Altre ancora in difficoltà che sosteniamo, come nella tradizione delle scuole salesiane, senza pretendere. E poi è bene ricordare che siamo una delle scuole paritarie di Torino con la retta più bassa: un liceale costa all’anno alle famiglie 3.590 euro e un allievo delle medie 3.240 euro. Con l’80% delle rette paghiamo gli stipendi agli insegnanti, 60 laici, il resto lo utilizziamo per mantenere il più possibile una struttura in ordine e adatta ai tempi. E non abbiamo crisi di iscrizioni: confidiamo nella possibilità di mantenere l’attuale flusso di richieste.

Torniamo all’identikit…

I nostri sono ragazzi che hanno la possibilità di viaggiare, di curare il proprio corpo e la propria immagine (rispetto ai noi degli anni ’80 che ci coprivamo con maglioni extralarge non ci sono paragoni), diventano grandi in fretta nell’organizzazione del tempo libero, addirittura nel gestire le vacanze. E poi sono giovani che hanno una grande possibilità di conoscere nuove culture, parlano inglese, hanno opportunità di scambi, viaggi studio: sono molto fortunati. Ma non è tutto qui. I nostri allievi sono disposti al dialogo: è difficile che reagiscano con violenza alle frustrazioni, come è raro vedere nei nostri cortili due che si pestano: magari litigano, arrivano al contrasto ma poi (purtroppo!) si scrivono sul telefonino ma non si aggrediscono. Sono ragazzi che ascoltano i professori e gli educatori. Ma, se per certi aspetti crescono in fretta, il rovescio della medaglia è una grande fragilità. Con fatica riescono a gestire la sconfitta, vanno in crisi per un 4 o un 3 e ti dicono: «Ho studiato ore per questo compito, mi sono impegnato tantissimo e non è valso a nulla». Hanno la lacrima facile, come talvolta i loro genitori…

In che senso?

Oggi il malessere del proprio figlio è quasi insopportabile e il nostro intervento sulle famiglie e sui ragazzi è cercare di far capire loro che non esiste nulla di prezioso che non costi. Per cui occorre avere la pazienza dei tempi lunghi: si semina e a volte la piantina non viene su come speravamo e bisogna riseminare. I genitori oggi vogliono pianificare tutto della vita dei figli, non ci devono essere intralci sulla crescita, non si deve cadere lungo la strada, non ci devono essere deviazioni. Ma senza salite, senza tratti in cui non ti arrampichi per raggiungere la cima, ne manca un pezzo, non si cresce. Cito sempre una telefonata urgente di una mamma: «Direttore, mia figlia è in bagno che piange, com’è possibile che l’esame di terza media sia finito con un 9 e non con un 10?». Le ho riposto: «Signora, ma di che cosa stiamo parlando? Piangiamo sui problemi veri della vita, sul referto di un cancro, su un posto di lavoro perso, su un amore che non abbiamo protetto ed è finito, sulla solitudine, sui bambini che muoiono sotto le bombe o per la fame. Un 9 anziché un 10 è un ‘dolorino’, il mondo non casca, la scuola non va a pallino, il futuro di sua figlia non è compromesso. Se qualcosa non è andato come pensavo io ci sarà un motivo, ma giriamo pagina e andiamo avanti se no quando arriveranno le vere tragedie della vita sua figlia non riuscirà più ad rialzarsi». Piuttosto, e lo dico spesso ai genitori e ai professori, cerchiamo di concentrarci ad orientare le grandi potenzialità che hanno i nostri figli a livello di comunicazione e di opportunità culturali: oggi hanno il mondo a portata ma a maggior ragione c’è un urgenza educativa perché occorre educarli all’uso delle nuove tecnologie se no c’è il rischio che vengano fagocitati…

Oggi la famiglia sembra vivere un momento di disorientamento, genitori ansiosi, che si separano, che fanno da «elicottero e spazzaneve» per le loro creature, come dice qualcuno. La scuola sembra l’ultimo baluardo educativo…

Non credo sia corretto definire la scuola come l’ultimo baluardo educativo, non voglio avere un ruolo così centrale, anche perché così alla scuola viene data troppa responsabilità e noi possiamo anche sbagliare. La scuola senza il dialogo con la famiglia non ce la fa, viceversa la famiglia che crede di non aver bisogno di nessuno per crescere i propri figli e che ritiene di poter fare a meno di istituzioni educative come la scuola, la Chiesa, la società civile non va da nessuna parte. Io ho un’idea positiva delle famiglie perché parto dal presupposto che una mamma e un papà desiderino davvero il bene dei loro figli: solo che questo tempo è molto difficile per tutti, c’è molta confusione, non si sa bene quali scelte fare e si naviga a vista. La nostra società è avvelenata e mette davvero in grande difficoltà i genitori che sentono la responsabilità educativa ma sono assorbiti da ritmi di lavoro pazzeschi, sono tentati per primi dai social per cui accade che tu genitore arrivi la sera a casa e stai incollato al tuo smartphone troppo tempo rispetto a quello che spendi per condividere con tua moglie o con i tuoi figli la tua giornata. Spesso sono genitori che hanno cura di se stessi e della propria salute, che vanno in palestra e che hanno paura di invecchiare. Di per sé non sono cose negative, però bisogna stare attenti nella gestione del tempo: i ragazzi sono esigenti, magari hanno bisogno di una tua parola quando non hai tempo di ascoltarlo e quel momento lo devi cogliere al volo perché non torna più… E poi ci sono le famiglie in cui è finito un amore e si ha il cuore ferito, hai bisogno di piangere ed è faticoso stare con i figli in questi momenti. Infine, ma voglio credere siano una minima parte, ci sono anche genitori che abdicano al loro ruolo: questa è la categoria madri e padri più pericolosa, perché i figli crescono soli e disorientati.

Come si educano oggi a Valsalice «buoni cristiani ed onesti cittadini», come raccomandava don Bosco ai suoi educatori?

Certamente il nostro faro è la scuola di don Bosco, che sosteneva che non è il singolo (e lui era un educatore affascinante) che educa, ma è tutto l’ambiente, la comunità educativa diremmo oggi, dove respiri dei valori che non hanno bisogno di essere spiegati e che si rifanno al Vangelo. Per fare un esempio: qui entri in una scuola dove sai che la volgarità è messa al bando, non ti viene di sporcare i muri perché l’ambiente è bello e curato ed è naturale difenderlo perché è anche tuo e nel bello stiamo bene tutti. Se i bagni sono puliti e ordinati non li vandalizzi. Qui l’ora di religione, cultura religiosa, è obbligatoria (io stesso insegno in 15 classi) . Così pure, anche se non sei praticante, agnostico o ateo, vieni invitato alla preghiera mattutina, il nostro «buon giorno» dove si affrontano temi di attualità, di cronaca, eventi straordinari oppure richieste che arrivano dai ragazzi più grandi. E poi ci sono altri momenti formativi, la confessione, gli esercizi spirituali. E i ragazzi partecipano perché trovano un messaggio accattivante per la loro vita e poi chissà….

Qual è la sua scuola ideale?

Una scuola in cui la cultura rimanga al centro. Alcuni programmi ministeriali recenti sulla Costituzione e la cittadinanza attiva li trovo preziosi tanto che stanno mettendo in discussione alcuni nostri interventi. E poi chiediamo a inostri insegnanti che siano anche educatori: è molto impegnativo, è una missione che deve essere valorizzata e sostenuta. Oggi è impensabile insegnare Foscolo e poi il resto ‘sono cavoli tuoi’… Puoi sapere tutto di Foscolo ma se sei una brutta persona che non ti accorgi delle sofferenze o delle ispirazioni dei tuoi allievi non funziona. Conosco tanti insegnanti-educatori appassionati dei ragazzi e del loro mestiere che ogni giorno vengono messi a dura prova sia nelle nostre scuole che in quelle statali. Certo, ci piacerebbe che lo Stato considerasse le scuole paritarie come una risorsa enorme da un punto di vista educativo e non un problema. Noi formiamo buoni cristiani e onesti cittadini, è la nostra scommessa. E di quanto la nostra società abbia bisogno di cittadini «alla don Bosco» è sotto gli occhi di tutti, a partire dalle piccole cose: giovani che non imbrattino le cose comuni, che non compiano atti vandalici o di bullismo, che alzino lo sguardo e si accorgano che c’è chi piange perché ha meno di te e così ti interroghi: «Io che posso fare per migliorare la sua condizione?». E poi politici, imprenditori, amministratori, professionisti e padri e madri di famiglia responsabili.