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“M’Interesso di te”: il progetto di Salesiani per il Sociale APS sull’Osservatore Romano

Pubblichiamo un articolo uscito sull’Osservatore Romano dove si parla del progetto “M’Interesso di te” di Salesiani per il Sociale APS. Il progetto, realizzato nelle città di Torino, Napoli e Catania, e sviluppato su due edizioni, vuole arginare il fenomeno dell’esclusione sociale e dei minori stranieri non accompagnati e dei neomaggiorenni, migliorare la loro integrazione sociale, favorire i processi di sempre maggiore autonomia personale e lavorativa, attraverso interventi peculiari e di aggancio, recupero e reinserimento fondati sulla “ripresa in carico” e l’accoglienza, la formazione e l’orientamento, l’accesso ai servizi educativi, sanitari e sociali locali.

Per ridare un’identità ai minori invisibili

#CANTIERE GIOVANI • Il progetto «M’interesso di te» di Salesiani per il sociale

Appena giunti in quella che avrebbe dovuto essere la terra promessa, tutto quanto li identifica è l’acronimo Msna: i minori stranieri non accompagnati sbarcano soli in un Paese di cui spesso non sanno il nome, soli, benché in mezzo a centinaia di persone. Persone di cui non riconoscono i volti. Disorientati in un ambiente loro estraneo, quando non ostile, ed esclusi dai circuiti dell’accoglienza, sono inevitabilmente più esposti a situazioni di rischio, finendo non di rado preda della criminalità organizzata.

«Le loro storie, poco visibili e a cui non si presta la dovuta attenzione, si inseriscono nel fenomeno emergente dei ragazzi di strada, minorenni di 16-17 anni, senza fissa dimora e figure di riferimento, quasi sempre vittime delle tante forme di sfruttamento» spiega don Roberto Dal Molin, presidente di Salesiani per il sociale, i quali, per il terzo anno consecutivo, con il supporto del Fondo di beneficenza di Intesa Sanpaolo, riprendono il progetto «M’interesso di te», teso ad accompagnare tanti giovani a un percorso di vita dignitoso e costruttivo, proprio nel delicatissimo passaggio alla maggiore età, quando vengono meno anche quelle minime tutele previste dall’attuale legislazione.

«Ci è sembrato doveroso farci carico della loro integrazione, perché, essendo privi di risorse personali, relazionali e sociali, a seguito dell’interruzione dei programmi di inserimento riservati ai più piccoli, sarebbero stati ulteriormente abbandonati a sé stessi» conclude don Roberto, sottolineando che gli interventi avviati a Torino, Napoli, Catania, San Gregorio di Catania e Roma «coinvolgono anche le amministrazioni locali, proponendosi come modello di progettualità condivisa estendibile ad altre città». Riscattare questi giovanissimi da traumi fisici e psichici, dovuti alle violenze subite nei Paesi di origine e di transito, affrancarli dalla precarietà di un’esistenza fatta di rifugi di fortuna e condizioni igienico-sanitarie insalubri richiede la collaborazione di una rete di assistenza territoriale. «Essendo agli occhi della società degli invisibili, non hanno diritto ad assistenza sanitaria e cure mediche, così, molti di loro finiscono nel cono d’ombra del silenzio e dell’emarginazione, e, soprattutto, finiscono ridotti in schiavitù dal mercato della prostituzione organizzata, vittime di una vera e propria tratta» denuncia don Roberto.

Obiettivo del progetto è, infatti, proprio contrastare esclusione sociale e sfruttamento, attraverso recupero, presa in carico, formazione, inserimento sociale e diverse misure atte a togliere i ragazzi dalla strada e dare loro una speranza di rinascita. «Solo quest’anno partecipano al progetto 600 giovani, ma intendiamo accoglierne quanti più riusciamo: i nostri operatori quattro volte a settimana si muovono sulla strada per identificare i minori in difficoltà. In due anni di attività hanno accumulato una buona conoscenza del territorio e sanno dove intercettare i ragazzi» racconta don Roberto, sottolineando l’importanza dell’esperienza sul campo per instaurare un contatto diretto con i più piccoli, conquistare la loro fiducia, conoscerne origini, storia e motivazioni alla base della loro fuga, comprendendo le loro paure e i pericoli che hanno corso e continuano a correre.

Dopo il primo contatto, utile a stabilire condizioni di salute, status giuridico ed eventuali procedimenti penali a carico, viene attivata la rete dei servizi formali e informali a seconda delle singole esigenze. I centri di accoglienza diurna di bassa soglia svolgono una funzione di filtro e di primo supporto: i ragazzi ospitati, qui trovano un pasto caldo, un letto e un tetto, ma anche canali per avviare le procedure di regolarizzazione di documenti personali e permessi di soggiorno. «Abbiamo pensato ad attività di laboratorio e socializzazione, che aiutassero a creare un clima confortevole e accogliente, che favorissero la comunicazione, la fiducia nell’altro e l’apertura al prossimo, che trasmettessero la dimensione dell’appartenenza — spiega il presidente dei Salesiani — per questo sono centrati sulla creatività e sull’auto-narrazione come strumenti di crescita».

A questi sono, tuttavia, affiancati corsi per il potenziamento delle competenze linguistiche: la comprensione della lingua è, infatti, condizione irrinunciabile all’inserimento sociale dei nuovi arrivati, oltre che necessaria all’acquisizione della licenza media. Ai neomaggiorenni viene anche offerta un’accoglienza abitativa temporanea (dai 6 ai 12 mesi), valutata in forma sperimentale anche in prospettiva, per alcuni di loro, dell’affido familiare: già in questa prima fase, infatti, una rete di famiglie affianca i ragazzi nel compiere i primi passi in un mondo ancora sconosciuto, quello della scuola e delle strutture di sostegno, nel vivere nuove relazioni con i coetanei, nell’approccio a tradizioni e usi diversi.

L’aspetto più importante, dal punto di vista formativo, è il raggiungimento dell’autonomia: attività, tempo ed energie sono, in larga parte, finalizzate a tale obiettivo, motivando alla scoperta del proprio potenziale, all’acquisizione di competenze trasversali, alla ricerca di una professione dignitosa. «Riteniamo fondamentale spronarli a esplorare richieste e dinamiche del mondo del lavoro, a individuare spazi in cui possano investire il loro talento in una progettualità in linea con attitudini, passioni e aspettative personali» spiega Giovanna Palatino, responsabile del Fondo beneficenza Intesa Sanpaolo, riferendosi alla scelta dell’inserimento di corsi professionali e di tirocini aziendali, a completamento dei percorsi scolastici formali, per ogni ragazzo. «Ci ha colpito il progetto dei Salesiani, perché si occupa degli ultimi tra gli ultimi, e, poiché le Linee guida biennali del Fondo hanno come focus il sostegno ai migranti, per favorirne l’inclusione sociale ed economica, abbiamo voluto dare una mano a questi ragazzi, soli e senza riferimenti, in fuga dai loro paesi alla ricerca di un futuro migliore» ricorda Palatino.

Sono gli stessi giovani e giovanissimi che vediamo gravitare attorno alle stazioni e nelle periferie delle nostre città, finendo, spesso, preda della criminalità. Esclusi dai circuiti ufficiali, finiscono tra gli invisibili. Sottrarli a questa morsa, richiede, oltre ad un primo intervento emergenziale, un percorso personalizzato di alfabetizzazione e inserimento: «Si tratta di una questione di umanità, ma anche di una battaglia di civiltà che vale la pena combatterla, avendo di fronte lo sguardo e il sorriso dei tanti bambini e ragazzi che stiamo seguendo». Nei primi due anni di progetto (2018-2019), infatti, sono stati supportati complessivamente circa 1.400 minori, sono state organizzate oltre 500 uscite di educazione di strada e, a oggi, si contano oltre 1.700 accessi all’accoglienza di bassa soglia; sono stati tenuti 400 corsi di prima alfabetizzazione e 900 interventi psico-socio-educativi. Numeri che parlano di un grande progetto che, non a caso, ha incontrato il plauso delle università responsabili del suo monitoraggio: l’ultimo report lo segnala come “piano di alta rilevanza”, in quanto promotore di un modello di presa in carico della persona a tutto tondo e rispettoso delle esigenze della singola persona. Sapere che tutto sta avendo un seguito, grazie all’iniziativa e all’impegno di tanti educatori, volontari e amministratori, è di forte auspicio per il loro e nostro futuro.

di Silvia Camisasca

(26 ottobre 2020)

IN.S.I.E.ME, concluso il progetto di Salesiani per il Sociale contro la povertà educativa minorile

L’8 luglio si è concluso il progetto IN.S.I.E.ME di Salesiani per il Sociale APS, CGS Aps e TGS: a causa dell’emergenza sanitaria non è stato possibile realizzare il seminario finale. In 18 mesi sono stati raggiunti 490 minori, 340 docenti e 292 genitori: il ringraziamento più grande va agli operatori delle sedi, persone qualificate con grande passione educativa che hanno portato avanti il progetto, anche nella difficoltà dovuta al Covid-19.

CS Salesiani per il Sociale: Progetto IN.S.I.E.ME. a Venaria Reale

Per il progetto “IN.S.I.E.ME.“, (INiziative di Sostegno Inclusivo E MEdiazione per un’educazione di qualità e il contrasto ai fenomeni di marginalità ed esclusione sociale) promosso da Salesiani per il Sociale, la dottoressa Daniela Rizzo, psicologa e psicoterapeuta racconta l’esperienza di “Genitori Insieme”, il ciclo di incontri che si svolge nella sede di Venaria Reale. Si riporta di seguito il Comunicato Stampa APS in merito al progetto.

COMUNICATO STAMPA

Progetto INSIEME, a Venaria Reale un laboratorio
rivolto ai genitori per imparare a “lavare i panni” insieme

(Roma, 19 dicembre 2019) – Per il progetto “INSIEME”, il cui obiettivo è prevenire e contrastare i fenomeni di povertà educativa minorile attraverso un intervento su minori, famiglie, docenti e contesto territoriale, la dottoressa Daniela Rizzo, psicologa e psicoterapeuta racconta l’esperienza di “Genitori Insieme”, ciclo di incontri che si svolge nella sede di Venaria Reale.

“Genitori Insieme” ha avuto inizio, nella sua parte dedicata alla genitorialità, con una serata condotta da Don Domenico Ricca.

L’incontro, dal titolo: “Ragazzi e adulti in bilico. Sguardi educativi sul malessere dei giovani” è stata particolarmente apprezzato dai genitori poiché, pur ponendo uno sguardo sulla devianza e la realtà del carcere minorile, luogo in cui Don Ricca è cappellano, ha anche evidenziato la difficoltà dell’educare al giorno d’oggi. Difficoltà che sono insite nella società in cui viviamo e di cui siamo attori protagonisti:  cambiamenti sociali ed ambientali, frenetici ritmi sia di vita che lavorativi, confronti con modelli culturali diversi che si incrociano e si raffrontano…

In quella serata, sono stata in parte spettatrice e madre, coinvolta nel ruolo e compito arduo del far crescere i figli, in parte ho raccolto, direi in maniera empatica, e provato a restituire alla platea, quello che stava capitando: un gruppo di genitori, insegnanti, educatori che si sono fermati a riflettere sulla crescita dei ragazzi. Non a correre tra un impegno e l’altro ma a predisporsi all’ascolto, alla comprensione ed al dialogo.

Le adesioni al gruppo di sostegno alla genitorialità, condotto da me, sono state superiori alle aspettative, ci sono 54 genitori iscritti tra cui diverse coppie. Questo aspetto ha reso necessaria la creazione di due gruppi che si incontreranno per cinque volte.

Al termine del primo incontro ho raccolto: partecipazione, entusiasmo, desiderio di condividere la propria idea di famiglia e di esporre le proprie difficoltà. Come ha detto Don Domenico, più volte citato, bisogna uscire dall’ottica dei “panni sporchi da lavare in famiglia” per condividere la cura dei panni e magari metterci anche qualche toppa.

Sicuramente la partecipazione dimostra e rende pubblico un bisogno sociale: prendersi cura anche delle famiglie normali, che hanno desiderio di non sentirsi soli, di fare rete ma anche di essere condotti da un esperto nella riflessione, nella gestione della crescita, nella comprensione delle dinamiche intrapsichiche degli adolescenti.

Molti partecipanti hanno apprezzato la conduzione interattiva degli incontri. In un gioco sulle aspettative chiedevo che cosa vorrebbero che accadesse e cosa non vorrebbero che accadesse. Mi hanno colpito molto le risposte perché si sono focalizzati quasi tutti sul NON vorrei: che non capitasse niente, che le cose dette e fatte insieme scivolassero addosso, non vorrei che fossero solo parole. In conclusione riporto le parole di una signora che si è espressa così: “Sono venuta questa sera pensando di essere una madre disastrosa, ne esco meglio, ho capito che siamo in tanti, forse è difficile per tutti. Vorrei non annoiarmi, penso che non succederà.”

Gli incontri sono appena iniziati ma saranno orientati sulla consapevolezza dell’importanza della relazione educativa.

Servizio Civile con i Salesiani 2019: pubblicate le graduatorie dei candidati

Si comunica che sono state pubblicate le graduatorie del Servizio Civile Salesiani per il Sociale APS. Per l’Ispettoria ICP (Piemonte e Valle d’Aosta), i posti disponibili sono 133 per 56 sedi. Si riportano di seguito i nomi dei progetti attivi che rimandano al documento delle graduatorie.

Salesiani per il Sociale APS, una shopper di Natale per i bambini delle case famiglia

“Una Christmas Shopper per portare a tavola una doppia cena: per te e per i bimbi e giovani accolti nella nostre case famiglia”. È l’iniziativa solidale di Salesiani per il Sociale APS, organizzazione nonprofit che da 25 anni sostiene i ragazzi in difficoltà attraverso 46 case famiglia e comunità sparse in tutta Italia.

La shopper, disegnata per Salesiani per il Sociale dall’illustratrice d’infanzia Stefania Gagliano, raffigura una giovane cuoca circondata dai valori a cui si ispira l’organizzazione e da una delle frasi più celebri di Don Bosco. La campagna è stata realizzata in partnership con Ebay Beneficenza, piattaforma che devolverà l’intero importo raccolto all’organizzazione.

La borsa può essere acquistata sul sito di Salesiani per il Sociale. La donazione minima è di dieci euro con spedizione gratuita in tutta Italia. È possibile ritirare la borsa anche presso la sede nazionale di via Marsala, 42 a Roma chiamando lo 06.4940522 o scrivendo una mail a info@salesianiperilsociale.it.