MSNA: Scuola e avviamento al lavoro ‘legale’, i passi fondamentali per trovare dignità

Si segnala l’approfondimento realizzato dalla giornalista Marina LOMUNNO, nell’edizione di Domenica 15 Aprile de “La Voce e Il Tempo“, circa il convegno «Quale affidamento per i minori stranieri non accompagnati» promosso dall’Anfaa, associazione nazionale famiglie affidatarie, tenutosi sabato 7 aprile 2018 alla Fabbrica delle E del Gruppo Abele.

 

ANFAA-GARANTE INFANZIA – CONVEGNO: IL PIEMONTE PRIMA REGIONE PER RICHIESTE DI TUTORI VOLONTARI DI RAGAZZI STRANIERI NON ACCOMPAGNATI – A TORINO DAL 2017 14 FAMIGLIE AFFIDATARIE DI MSNA

Minori soli: 600 tutori pronti a prenderli per mano

Ci sono storie di accoglienza di chi, straniero, fugge da una sorte avversa, che fanno onore a Torino da sempre città di immigrazione. E riaccendono la speranza oscurata ogni giorno da tanti fatti di cronaca di dignità calpestate come sta
avvenendo al vicino confine fra Italia e Francia. Mentre al santuario della Consolata si celebravano, sabato 7 aprile,
i funerali della povera Beuty (servizio a pagina 3), presso la Fabbrica delle E del Gruppo Abele un altro volto della solidarietà della città dei santi sociali veniva presentato al folto pubblico intervenuto al convegno «Quale affidamento per i minori stranieri non accompagnati» promosso dall’Anfaa, associazione nazionale famiglie affidatarie, dalla Garante dell’infanzia e adolescenza del Piemonte, Rita Turino, in collaborazione con la Casa dell’affidamento del Comune di Torino. Scopo della mattinata, aperto a tutta la cittadinanza, mettere insieme tutti gli attori istituzionali del territorio e del volontariato per fare il punto e promuovere l’affidamento dei minori stranieri non accompagnati (Msna) come prevede la recente legge n.47 del 2017 e fare il punto sui tutori volontari degli Msna.

E proprio di qui si è partiti perché Torino e il Piemonte, ad un anno dall’entrata in vigore della legge sui Msna, che prevede anche l’istituzione presso il Tribunale dei minorenni della Regione di un albo di tutori volontari che si prendano cura degli adolescenti migranti soli, è al primo posto in Italia con 600 richieste di aspiranti tutori. Inoltre, ha aggiunto da Frida Tonizzo dell’Anfaa, anima del convegno, sono 14 gli affidamenti famigliari di Msna avviati a Torino dal 1 gennaio 2017 ad oggi. «Si tratta» ha precisato Piera Patt della Casa dell’Affidamento  «di 13 maschi e di una ragazza incinta, vittima della tratta, in età compresa tra i 12 e i 18 anni al momento dell’avvio dell’affido».

I ragazzi, tutti provenienti da una precedente accoglienza in comunità, provengono da Egitto, Marocco, Zambia, Albania». Secondo i dati forniti da Marina Merana, dirigente del servizio minori del Comune di Torino nel 2016 erano 541 i Msna (di cui 41 femmine, età media 15-16 anni).

«Questa inattesa disponibilità ‘di genitorialità sociale’» ha detto Anna Maria Baldelli, procuratore della Repubblica presso il Tribunale per il Minorenni del Piemonte e della Valle d’Aosta «è un bel segnale di una società che si apre all’accoglienza per dare spessore ai diritti dei più deboli, in questo caso minori stranieri, senza dimenticare i minori italiani in difficoltà: sono tutti ragazzi in crescita, tutti hanno bisogno di affettività in grado di restituire dignità e civiltà. Sono ragazzi che hanno sulle spalle uno zaino carico di pietre: la rete delle istituzioni preposte che vigila sul servizio di tutori e famiglie affidatarie dà una mano a questi giovani ad alleggerire il peso del loro fardello».

Il Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza, organo a cui compete, secondo la nuova legge, l’istituzione dell’elenco e la formazione obbligatoria degli aspiranti tutori di Msna, ricorda che al momento già 100 persone hanno concluso il primo corso di formazione obbligatoria (30 ore) e, dato l’elevato e insperato numero di richieste, nel corso del 2018 ne verranno attivati altri due. «In questi mesi» prosegue Rita Turino «sto proseguendo i colloqui degli aspiranti tutori, devo ancora selezionare 300 persone di ogni provenienza sociale: insegnanti in pensione e in attività, studenti di giurisprudenza, avvocati, medici, impiegati pubblici, single o genitori con figli naturali o adottivi, molti di provenienza associativa o con esperienze di volontariato. Per diventare tutore volontario si deve aver compiuto 25 anni ed essere in possesso di diploma superiore
o laurea». Ora, come dispone la legge, l’elenco dei 100 tutori «diplomati» è stato messo a disposizione del Tribunale dei Minorenni che, come ha precisato Dante Cibinel, giudice del Tribunale per i minorenni ha nominato per 10 tutori che verranno abbinati ad altrettanti ragazzi stranieri non accompagnati. «Compito del tutore» ha proseguito il giudice «è di prendersi cura e rappresentare legalmente il ragazzo o la ragazza, contribuire alla valutazione di dove sia meglio collocarlo per accompagnarlo alla maggiore età tenendo conto che prioritario, rispetto al collocamento in strutture e comunità, è l’affidamento famigliare anche temporaneo per esempio nei fine settimana». In Italia nel 2016 come ha illustrato Federica Altieri, assistente sociale della Pastorale Migranti della diocesi di Torino nel 2016 «sono sbarcati in Italia 25.846 Msna, scesi a 15.779 nel 2017: del 20% di questi si sono perse le tracce e attualmente i posti messi a disposizione dal governo tramite lo Sprar (il Sistema di Protezione per richiedenti asilo e rifugiati) per i Msna al momento è di 3.500. Ecco perché l’intervento dei Servizi sociali, delle diocesi del volontariato sono indispensabili per aiutare i ragazzi a inserirsi nel tessuto sociale senza finire nelle mani dell’illegalità». Conferma don Stefano Mondin, delegato della pastorale giovanile dei salesiani, in prima linea a Torino nell’accoglienza in comunità di Msna e nell’accompagnamento all’autonomia in progetti di housing dei giovani che raggiungono la maggiore età. «I minori migranti non accompagnati e gli adolescenti italiani che accogliamo perché in difficoltà sono accomunati da storie di privazione e di mancanza di affetto. Gli stranieri hanno un problema in più: la differenza culturale e l’esigenza di restituire alla propria famiglia di origine che si è spesso indebitata per farli espatriare le somme investite per il viaggio. Per questo non è semplice accoglierli e far capire loro che la scuola e l’avviamento al lavoro ‘legale’ sono fondamentali per trovare dignità e per sostenere la famiglia rimasta nei paesi d’origine. L’investimento sull’educazione è la nostra sfida ma con la consapevolezza che non tutto può funzionare senza la collaborazione di tutti».

Le Terze Medie della scuola borgomanerese a Salamanca

Full immersion spagnola per i ragazzi del Don Bosco

Si è concluso mercoledì 21 marzo un appassionante viaggio-studio che ha coinvolto ben 35 allievi delle classi Terze della Scuola Media Don Bosco di Borgomanero. Accompagnati dai docenti Ponti, Dellamora e Mora (rispettivamente insegnanti di Italiano, Inglese e Matematica), i ragazzi hanno vissuto un’esperienza altamente formativa nella splendida città di Salamanca, nel nord-ovest della Spagna.

Un’immersione per sei giorni nella lingua e nella cultura spagnola, con pomeriggi dedicati alla conversazione (i ragazzi, divisi in piccole classi, hanno frequentato una scuola del luogo con insegnanti madrelingua) e mattine dedicate ad attività ludiche (caccia al tesoro, rally fotografico, visite guidate), tutte in lingua; gli orari “spagnoli” sia a pranzo che a cena e i piatti tipici della locale cucina hanno contribuito ad avvicinare i ragazzi alle consuetudini e alla cultura gastronomica del luogo. Di particolare rilievo l’intera giornata di sabato, dedicata a Madrid: una visita guidata (anch’essa in lingua spagnola) nella capitale per alunni e docenti, al Museo Reina Sofia e alla scoperta delle innumerevoli bellezze della capitale.

Non è mancato ovviamente il tempo libero, con passeggiate serali e giochi nel grande parco della città, socializzazione tra ragazzi di sezioni differenti, nuove amicizie, divertimento.

Al rientro, ragazzi entusiasti e famiglie soddisfattissime nei confronti del Don Bosco per aver organizzato un’esperienza che, al di là dell’aspetto linguistico-culturale, si fa apprezzare a livello umano per l’affiatamento raggiunto.

(Articolo a cura di Francesco Iorio) 

Giovani Salesiani e accompagnamento. Risultati di una ricerca internazionale

È stato pubblicato in questi giorni dalla “Editrice LAS” il volume “Giovani Salesiani e accompagnamento. Risultati di una ricerca internazionale”. Il libro, del sig. Marco Bay, SDB, docente di Metodologia della Ricerca Pedagogica e Statistica presso l’Università Pontificia Salesiana di Roma, vede la presentazione dei Consiglieri Generali per la Formazione e la Pastorale Giovanile, rispettivamente don Ivo Coelho e don Fabio Attard.

Nelle sue oltre 580 pagine la pubblicazione intende presentare i risultati dell’ampia inchiesta internazionale realizzata su impulso del Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, e del suo Consiglio, per ascoltare l’esperienza di vita dei giovani Salesiani in formazione iniziale, dei giovani in ricerca che desiderano diventare Salesiani, di chi ha concluso la formazione iniziale e di parte di coloro che guidano spiritualmente e accompagnano i formandi.

I Dicasteri per la Formazione e la Pastorale Giovanile si sono pertanto fatti promotori dell’inchiesta sul campo – con 38 domande rivolte a (3500) giovani Salesiani e 44 domande alle loro (500) guide spirituali – che ha coinvolto esperti, Delegati ispettoriali per la Formazione, le équipe dei Dicasteri, centinaia di volontari provenienti da una sessantina di Paesi in tutto il mondo e da praticamente tutte le circoscrizioni salesiane, e che si è conclusa grazie al prezioso lavoro del sig. Bay e di don Silvio Roggia, del Dicastero per la Formazione.

Pur nell’intenzione di presentare una ricerca al tempo stesso teorica ed operativa, si è scelto di agire prioritariamente in modo induttivo a diversi livelli, privilegiando l’approccio descrittivo, esplorativo e in parte comparativo per fasi formative e per regioni continentali salesiane, e lasciare ad ulteriori pubblicazioni successive quello interpretativo e prospettico.

Cosa può essere di maggior interesse per un lettore salesiano ordinario? Probabilmente la maggior parte dei commenti liberi ad alcune domande aperte (riportati interamente in questa pubblicazione), che offrono una profonda intuizione dell’anima dei giovani Salesiani di oggi.

Le domande della ricerca potrebbero inoltre essere molto utili per una crescita personale della propria vocazione quotidiana e alcuni fatti possono aiutare a portare avanti e a creare condizioni migliori per l’accompagnamento salesiano.

Il libro è disponibile sul sito della LAS o se ne può fare richiesta presso il Dicastero per la Formazione.

Ecco la video-presentazione del libro “Giovani Salesiani e accompagnamento”:

(Articolo tratto da ANS – Agenzia Info Salesiana)

Si segnala, inoltre, l’articolo di Veronica Petrocchi che su www.unisal.it, il sito dell’Università Pontificia Salesiana, così presenta il libro “Giovani Salesiani e accompagnamento. Risultati di una ricerca internazionale”:

Sinodo dei giovani e accompagnamento, una ricerca internazionale

di Veronica Petrocchi

Un’inchiesta internazionale per conoscere e rafforzare l’accompagnamento personale e spirituale tra i salesiani è l’obiettivo del volume a cura del prof. Marco Bay “Giovani Salesiani e accompagnamento. Risultati di una ricerca internazionale”.
La ricerca si inserisce all’interno della collaborazione tra il mondo salesiano, da sempre attento alle tematiche giovanili, e la Santa Sede per il Sinodo dei Vescovi che sarà ospitato presso l’UPS dal 20 al 23 settembre prossimo. (https://www.giovaniesceltedivita.org/).

L’inchiesta consta di 4.000 interviste, tra giovani salesiani in formazione iniziale e più di 500 guide o accompagnatori spirituali provenienti da una sessantina di paesi in tutto il mondo, situati in centinaia di case di formazione appartenenti a quasi tutte le circoscrizioni o ispettorie salesiane. Si evince, quindi, la portata mondiale della ricerca realizzata su suggerimento del Rettor Maggiore della Società Salesiana di San Giovanni Bosco, don Ángel Fernández Artime che, insieme al suo Consiglio, hanno deciso di ascoltare l’esperienza di vita dei giovani salesiani in formazione iniziale, dei giovani che desiderano diventare salesiani, di chi ha concluso la formazione inziale e di coloro che li guidano spiritualmente.

Le interviste sono state svolte utilizzando questionari in italiano, inglese, francese, spagnolo, portoghese, polacco, grazie alla collaborazione dei Dicasteri per la Formazione e della Pastorale Giovanile della Società Salesiana di San Giovanni Bosco, promotori dell’inchiesta sul campo che ha coinvolto esperti, delegati ispettoriali per la formazione, le équipe dei dicasteri e centinaia di volontari.

Un ringraziamento particolare per il lavoro svolto va a don Ivo Coelho (Consigliere Generale per la Formazione), Fabio Attard (Consigliere Generale per la Pastorale Giovanile, a Silvio Roggia (Dicastero per la Formazione) e agli altri membri dei Dicasteri, tra i quali Salvador Cleofas Murguía Villalobos, Francisco Santos Montero e Patrick Anthonyraj.

Un’altra grande novità riguarda la possibilità di acquisto del libro, disponibile sia in formato cartaceo sia in e-book, consultabile direttamente a questo link, clicca qui.

La Terza LES del “Don Bosco” di Borgomanero in visita a Praga e al campo di concentramento di Terenzin

Il viaggio d’istruzione è stato organizzato in collaborazione con l’associazione Deina di Torino

Lo scorso Marzo gli studenti della Terza Liceo Economico Sociale del “Don Bosco” di Borgomanero sono andati a Praga per il viaggio d’istruzione. Durante il viaggio i ragazzi hanno visitato la città antica, i monumenti principali, le bellezze
architettoniche del centro. Ma non si è trattato soltanto di un’esperienza turistico-culturale. Il viaggio è stato parte di un progetto più ampio e innovativo, nato grazie alla collaborazione tra il Don Bosco di Borgomanero e l’associazione culturale Deina di Torino che, per mezzo di un educatore, ha preparato la classe alla trasferta.

Il percorso di preparazione ha infatti permesso agli studenti di approfondire i complessi aspetti sociali e storici legati al territorio di Praga. Durante il viaggio gli studenti hanno anche visitato il campo di concentramento di Terenzin, poco distante dalla città di Praga. Un tempo gloriosa fortezza e presidio militare, la città di Terezin si trasformò in un luogo di dolore durante i sanguinosi anni della Seconda Guerra Mondiale quando i nazisti crearono un ghetto ed un campo di transito per più di 150.000 ebrei.

Non sono inoltre mancate esperienze di esplorazione interculturale e gli studenti sono stati protagonisti di ricerche enogastromiche, linguistiche e sociali direttamente sul campo. I ragazzi hanno infatti intervistato ed incontrato dei cittadini di Praga, ricercato ricette tipiche e scoperto curiosità legate alla città.
Questo progetto è inoltre servito come occasione di “alternanza scuola-lavoro” ed ha permesso agli studenti di vivere in prima persona un’esperienza interculturale e antropologica a 360°, dove il viaggio è stato uno strumento di conoscenza e di
scoperta. I ragazzi hanno così vissuto un’esperienza unica, ricca di arte, cultura, musica immersi in una città indescrivibile che è in grado di creare una sinfonia unica. Citando Wolfgang Amadeus Mozart: «La mia orchestra è Praga».

(Articolo a cura di Tommaso Erbetta)

Cara scuola non ti lascio «Provaci ancora, Sam»

Si segnala e pubblica, ringraziando la testata ed il giornalista Paolo Foschini, un articolo apparso su “Corriere della Sera – Buone Notizie” del 10/04/2018 che racconta il progetto “Provaci ancora Sam”.

Si chiama così il progetto in corso a Torino contro la dispersione che a livello nazionale è ancora superiore al 13 per cento Il recupero di David, Simra e Mattia dimostra che la risposta è la «rete integrata» tra insegnanti, operatori sociali, Terzo settore.

David Oseye arriva in Italia dalla Nigeria quando è ancora piccolo con la mamma, una sorella e un fratellino. Il padre è rimasto là. Non è una infanzia facile. Bocciato due volte in prima media per i suoi atteggiamenti provocatori, entra finalmente in un progetto di tutela che si occupa di lui. Morale: nel 2015 ha preso la licenza media, poi ha fatto il biennio di qualifica professionale al Ciofs Mazzarello come operatore ai servizi di vendita, l’estate scorsa ha studiato per l’esame di passaggio al quarto anno dell’Istituto statale Bosso Monti: che ora sta frequentando con buon profitto.

Simra Noreen nasce e fa le elementari in Pakistan, in dicembre compirà 18 anni. Padre, madre, un fratello più grande, un altro fratello e una sorella più piccoli. Con loro arriva in Italia nel 2012, parte con le medie e la faccenda è durissima. La lingua, la cultura familiare che dire rigida è poco, eppure anche su quest’ultimo fronte le cose un po’ alla volta migliorano grazie al lavoro di integrazione con l’oratorio salesiano della Crocetta: però due bocciature arrivano lo stesso. Finché pure lei nel 2015 entra nel progetto di Tutela Integrata, e Simra ci si butta a capofitto. Morale: finisce la terza media, si inserisce al Centro professionale di trasformazione agroalimentare Virginia Agnelli, ottiene una borsa di studio e un percorso di accompagnamento da Fondazione per la Scuola e Rotary. Sta facendo il secondo anno, nel 2019 si diplomerà.

Anche Mattia Orlando ha avuto una storia (molto) difficile. Però anche lui nel 2015 riesce a finire le medie. E poi anche la scuola del Cnos Valdocco come operatore elettrico, ora fa il quarto anno all’istituto professionale Rebaudengo. Ma soprattutto non ha mai smesso di coltivare la sua passione per la ginnastica artistica, che lo ha portato tra i primi in Piemonte, né di occuparsi di suo fratello più piccolo. Sono queste alcune delle storie legate a «Provaci ancora, Sam!», un progetto integrato e interistituzionale volto a promuovere il successo scolastico e a contrastare la dispersione: un fenomeno che pur essendo in fase di miglioramento (tra 2006 e 2016 la percentuale nazionale di chi a 18 anni risulta avere solo la licenza media è passata dal 20,8 al 13,8 per cento) non ha ancora raggiunto l’obiettivo del 10 per cento fissato dall’Europa e soprattutto mostra ancora un grande divario tra nord e sud, dove la percentuale è comunque assai più alta. Per dare un altro riferimento: dei 556.598 tra ragazze e ragazzi che nel 2016 hanno finito le medie 34.286 sono usciti dal sistema scolastico.

Contro tutto questo l’idea di «Provaci ancora, Sam!» è stata quella di mettere insieme le forze dei Servizi educativi e sociali di Torino, Ufficio scolastico del Piemonte, Compagnia di San Paolo, Ufficio Pio e Fondazione per la Scuola più una rete organizzazioni locali, per sperimentare un nuovo modello di prevenzione. La chiave è in teoria semplice e consiste nell’utilizzare il «tessuto connettivo» di associazioni non a scopo di lucro, oratori, parrocchie e altre realtà simili affinché possano lavorare insieme con le scuole per dare a ciascun ragazzo quel che gli manca: a volte ripetizioni, a volte anche solo un luogo per studiare, a volte aiuto per problemi più gravi. Rafforzamento dell’autostima e delle proprie motivazioni, come principio generale. Ma anche potenziamento delle «competenze di cittadinanza», del concetto di «comunità educante», della collaborazione tra scuola, educatori, volontari. da una parte sul fronte delle elementari (in orario scolastico) e medie, dall’altra su quello delle superiori e delle scuole professionali. In entrambi i casi con il fine di completare il percorso. E farne un punto di partenza solido per la propria vita.

Destinazione Sinodo/1. Giovani in movimento una scoperta per tutti

Si segnala la partenza, dal 4 aprile in poi, del nuovo percorso di approfondimento con il quale, ogni mercoledì fino al Sinodo dei vescovi sui giovani di ottobre, “Avvenire” propone un viaggio attraverso la condizione giovanile oggi. Ecco l’articolo a cura di Mimmo Muolo che delinea le caratteristiche di questo speciale:

Destinazione Sinodo/1.

Giovani in movimento una scoperta per tutti

Se sinodo vuol dire «cammino fatto insieme», mai come nel caso della prossima Assemblea sinodale dedicata ai giovani questo significato travalica l’ambito simbolico per diventare un dato di fatto anche concreto. Il XV Sinodo ordinario, in programma a Roma dal 3 al 28 ottobre sul tema «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale», viene infatti preparato e accompagnato da almeno tre tipi di itinerari fatti in comune. Il primo è, potremmo dire, di carattere storico, dal momento che l’assise voluta da Francesco si inserisce nel grande alveo postconciliare del rapporto tra i giovani e la Chiesa, sbocciato con Paolo VI, esploso poi con Giovanni Paolo II e le Gmg e proseguito con convinzione da Benedetto XVI. Il secondo cammino è di tipo contenutistico e rimanda direttamente al tema dell’assemblea, al rapporto con le due Gmg di papa Bergoglio (Rio de Janeiro 2013 e Cracovia 2016) e a quella che i giovani e il Pontefice si apprestano a vivere qualche mese dopo il Sinodo, cioè nel gennaio del 2019 a Panama (è stato del resto proprio Francesco a mettere in diretta connessione i due eventi). Il terzo è infine un vero e proprio pellegrinaggio di eventi e appuntamenti preparatori (come in occasione della recente Riunione presinodale, cui ha preso parte anche il Papa), che nel caso dei giovani italiani diventerà, in agosto, un itinerario anche fisico lungo i cammini della Penisola e con destinazione finale Roma.

Parlare del prossimo Sinodo significa dunque analizzare queste tre componenti dinamiche e complementari nella consapevolezza che tutto l’impianto sinodale è stato costruito, come più volte affermato da Francesco, sul movimento, e movimento in uscita in particolare. Emblematico è, da questo punto di vista, quanto scrisse il Papa nella Lettera ai giovani, in occasione della presentazione del documento preparatorio (i cosiddetti Lineamenta) il 13 gennaio 2017. «Queste sono parole di un Padre che vi invita a ‘uscire’ per lanciarvi verso un futuro non conosciuto ma portatore di sicure realizzazioni, incontro al quale Egli stesso vi accompagna». Il tema della vocazione, dunque, al centro dei lavori sinodali, che implica sempre un osare, un lasciare la propria ‘terra’ per andare verso un orizzonte sconosciuto da esplorare. Questo dinamismo è del resto nel Dna del rapporto Chiesa-giovani così come si è venuto configurando negli ultimi 40-50 anni. Fin da quando Paolo VI (che non a caso sarà proclamato santo durante il Sinodo di ottobre) volle inserire un appuntamento a loro riservato nell’Anno Santo del 1975. Appuntamento replicato nove anni dopo da Giovanni Paolo II al culmine del Giubileo straordinario della redenzione, e dal quale sarebbero nate le Giornate mondiali della Gioventù. Anche in quel caso papa Wojtyla ubbidì alla ‘vocazione’ che lo chiamava fuori da un rapporto solo convenzionale con le nuove generazioni, per cominciare a navigare in mare aperto. E anche in quel caso dovette sfidare i venti contrari di chi, pure all’interno della Chiesa, lo sconsigliava temendo il flop.

La storia successiva ha dimostrato che l’intuizione del pontefice polacco era giusta, che ai giovani si poteva e si doveva parlare di Gesù, che lo si poteva fare in sintonia con l’intero corpo ecclesiale (uno degli slogan di quegli anni era «Cristo sì, la Chiesa no») e che anzi i giovani erano alla ricerca proprio di qualcuno che indicasse loro un’altra strada rispetto alle illusorie promesse di felicità a base di ‘sesso, droga e rock and roll’. Da allora si sono succedute 33 Gmg e tre generazioni: quella iniziale del ’68 ha ceduto il passo alla generazione del dopo Muro di Berlino e ora alla prima generazione digitale. Eppure il dialogo continua, anche se è cambiato l’’interlocutore’ principale. A Giovanni Paolo II è subentrato prima Benedetto XVI – che ne aveva convintamente rilevato il testimone, al punto di intraprendere «non senza timore» il viaggio più lungo del suo pontificato (Gmg di Sydney 2008) e da rinunciare alla Cattedra di Pietro anche per non far mancare la presenza papale alla Giornata di Rio de Janeiro –; e adesso Jorge Mario Bergoglio che sta reinterpretando lo spartito a modo suo. Il Sinodo, cammino fatto insieme, è proprio la cartina di tornasole del valore aggiunto di papa Francesco alla pastorale giovanile del terzo millennio. Per il pontefice, infatti, non esiste la gioventù, intesa come categoria astratta, ma i singoli, concreti giovani. E per questo egli intona spesso e volentieri il suo inno preferito, tratto dal profeta Gioele e riportato anche negli Atti degli Apostoli: «I vostri giovani avranno visioni e i vostri anziani faranno dei sogni». Fuor di metafora, è il paradigma di un rapporto intergenerazionale che non isola i ragazzi in un mondo a sé, non li considera quasi come la ‘primavera’ rispetto alla prima squadra, ma li vuole titolari in campo fin da oggi.

Il secondo cammino del Sinodo, quello che abbiamo chiamato contenutistico è fatto insieme proprio in questo senso. La voce dei giovani, che il Papa ha dichiarato programmaticamente di voler ascoltare senza filtri («parlate con faccia tosta», ha detto aprendo la Riunione presinodale, lo scorso 19 marzo) si intreccia così a quella dei vescovi e della Chiesa. Visioni e sogni, appunto, in uno scambio fecondo di creatività ed esperienza. Il 21 dicembre 2017, nel discorso alla Curia romana, Francesco sottolineò: «Chiamare la Curia, i vescovi e tutta la Chiesa a portare una speciale attenzione alle persone dei giovani, non vuol dire guardare soltanto a loro, ma anche mettere a fuoco un tema nodale per un complesso di relazioni e urgenze: i rapporti intergenerazionali, la famiglia (non a caso tema dei due Sinodi precedenti, ndr), gli ambiti della pastorale, la vita sociale».

Così l’ascolto si sta nutrendo in questi mesi di tutti gli strumenti a disposizione, anche quelli tipicamente giovanili, come Internet e i social network. Questionario via Web e partecipazione social all’incontro presinodale (erano in 15mila collegati da tutto il mondo, oltre ai 340 fisicamente presenti) ne sono la dimostrazione più lampante. La voce dei giovani così raccolta, hanno promesso il Pontefice e il segretario generale del Sinodo, cardinale Lorenzo Baldisseri, sarà portata all’interno dell’assise di ottobre. A riprova che non di un’operazione di facciata si è trattato, ma di un vero cammino insieme.

Intanto nel documento finale di quella riunione i partecipanti si sono espressi all’unanimità per «una Chiesa autentica», cioè per «una comunità trasparente, accogliente, onesta, invitante, comunicativa, accessibile, gioiosa e interattiva. Una Chiesa credibile» che «non ha paura di mostrarsi vulnerabile» e che «dovrebbe esser solerte e sincera nell’ammettere i propri errori passati e presenti, presentandosi come formata da persone capaci di sbagli e incomprensioni», ma anche di perdono dato e ricevuto. Da questi primi approcci si può dunque dire che i giovani e il Papa parlano la stessa lingua. Ancora una volta viene in primo piano l’immagine del cammino insieme (il terzo tipo che abbiamo evocato).

Francesco, infatti, ne ha disegnato uno che dalla Gmg di Rio 2013 a quella di Panama 2019, passando per Cracovia 2016, intercetta proprio il tema del Sinodo, e soprattutto la vocazione di ogni giovane, attraverso i messaggi per le Giornate mondiali dedicati prima alle Beatitudini (la magna charta del cristiano), quindi al Magnificat (cioè alle beatitudini messe in pratica da Maria). «Proprio a incarnare questo percorso siete chiamati», sembra dire il Pontefice. E c’è chi lo ha preso già sul serio, ricalcando su quel percorso un vero e proprio pellegrinaggio che nella prima decade di agosto porterà i giovani italiani, coordinati dal Servizio nazionale di pastorale giovanile, a scoprire ‘santuari’ non solo di pietra ma di carne. Un pellegrinaggio ‘insieme’, nel più puro stile di papa Francesco. Come tutto l’itinerario che conduce al Sinodo, e oltre.

(Articolo tratto da Avvenire.it)

A Pinerolo: crescere i cittadini di domani con “Teatrivamente”

Un’iniziativa gratuita e creativa lanciata dalla Parrocchia Santo Spirito di Pinerolo che, con il sostegno del progetto “KIT – Montiamo insieme il tuo futuro” teso alla ricerca di soluzioni per contrastare la dispersione scolastica di bambini e adolescenti da 6 a 14 anni, propone un ciclo di incontri per tutti i venerdì pomeriggio di aprile 2018 dal titolo: “Teatrivamente”.

Attraverso alcune attività ludico-teatrali, si cercherà di insegnare ai ragazzi – il progetto si rivolge a chi frequenta la scuola media – a crescere nello spirito della cittadinanza attiva.

I cittadini hanno un ruolo importante nel costruire un mondo migliore, e sviluppare le competenze e gli atteggiamenti della cittadinanza attiva è essenziale. I cittadini attivi non solo conoscono i loro diritti e le loro responsabilità, ma mostrano anche solidarietà con le altre persone e sono pronti a dare qualcosa alla società. Quindi, cittadini di domani, all’opera!

Questo il volantino su cui trovare tutte le informazioni del laboratorio a carattere teatrale per i ragazzi delle medie.

Scuola Media Valdocco: Apericena con le famiglie

La Commissione Famiglia  della scuola Secondaria di primo grado “DON BOSCO” invita al terzo appuntamento formativo dell’anno, dedicato a tutti i genitori. Un apericena gratuito condiviso, che si terrà Venerdì 13 aprile 2018 dalle ore 19.00, con al centro il tema “We are family”: relazionerà il direttore della Comunità salesiana e della Scuola media, don Alberto Martelli.

 

 

 

Anima MGS: si conclude la #SecondaTappa

Si è tenuto, durante lo scorso 6 e 7 aprile 2018, il secondo appuntamento targato “Anima MGS“, il percorso formativo, con professionisti della comunicazione e delle arti performative, teso a valorizzare ciascun talento e a promuovere il protagonismo giovanile negli oratori.

Ecco un video-racconto della due giorni:

Accedi alla galleria fotografica

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Estate con Don Bosco 2018 al Colle

La comunità salesiana del Colle don Bosco accoglie i Centri Estivi al Colle don Bosco in AutogestioneEstate con don Bosco“, che si terranno in tre sessioni diverse:

  • dal 26 al 29 Giugno 2018
  • dal 2 al 6 Luglio 2018
  • dal 10 al 13 Luglio 2018

Per i i gruppi che lo desiderano ci sarà l’opportunità di aderire a due momenti celebrativi organizzati:

  1. Ore 11.45 – Celebrazione Eucaristica
  2. Ore 15.30 – Preghiera Conclusiva

Sono già aperte le iscrizioni da far pervenire a Rossanna e Letizia al nº 011.9877229 oppure mediante l’invio di una mail a museo@colledonbosco.it 

Al momento delle iscrizioni indicare:

  • La DATA di partecipazione

  • La PROVENIENZA del gruppo

  • Il NOME del responsabile

  • L’indirizzo MAIL

  • Il NUMERO di cellulare

  • Il NUMERO dei partecipanti

  • L’eventuale PARTECIPAZIONE alle celebrazioni

    Indicare al momento dell’Iscrizione, se e a quale celebrazione si vuole partecipare

La comunità sostiene dei costi per la gestione degli spazi, pertanto, per la partecipazione ai centri estivi, si richiede un contributo secondo le possibilità degli iscritti.