I giovani francesi del Campo Bosco a Spazio Anch’Io

Nel pomeriggio di mercoledì 28 agosto hanno fatto visita a Spazio Anch’Io, nel parco del Valentino a Torino, circa 300 giovani francesi del Campo Bosco, un pellegrinaggio di quattro giorni alla scoperta di don Bosco. I giovani ospitati nella casa salesiana di Colle don Bosco (AT) stanno facendo un’esperienza formativa sui luoghi salesiani. Nella mattinata hanno visitato la città di Torino e i posti dove è vissuto san Giovanni Bosco. Ad accoglierli nel pomeriggio, a Spazio Anch’Io, don Mauro Mergola, incaricato dell’Oratorio San Luigi che ha spiegato così le motivazioni di questa loro tappa:

 Oltre alla visita ai luoghi storici salesiani hanno voluto conoscere un’esperienza di servizio pastorale a Torino e sono venuti a Spazio Anch’Io. Hanno ascoltato la presentazione del progetto che svolgiamo per i giovani di questo territorio.

In questo contesto, due giovani di Spazio Anch’Io, Eloussin, proveniente dal Marocco impegnato nel servizio civile, e Oumar, proveniente dalla Costa d’Avorio che sta concludendo il suo percorso nella comunità di accoglienza per Minori Stranieri Non Accompagnati dell’Oratorio San Luigi, hanno raccontato la loro testimonianza ai giovani del Campo Bosco.

 

Info su Spazio AnchIo

 

Incontri Catechisti CFP e SCUOLE ad Avigliana

Gli incontri per i catechisti dei CFP e delle SCUOLE con le rispettive équipe per il nuovo anno scolastico 2018/2019, organizzati dalla Pastorale Giovanile del Piemonte e della Valle d’Aosta, si terranno rispettivamente mercoledì 5 e giovedì 6 settembre 2018 presso la casa salesiana “Madonna dei Laghi” di Avigliana, Corso Laghi, 278.

Tema della giornata: il documento dell’Ufficio Nazionale Vocazioni “Buona Stoffa”

Le giornate saranno così organizzate:

mercoledì 5 settembre – Catechisti CFP e loro équipe
Ore 09.00 Arrivi
Ore 09.15 Ora media
Ore 09.30 inizio dei lavori, a partire dal documento dell’Ufficio Nazionale Vocazioni “Buona Stoffa” – d. F. Gheller
(Portare le relazioni e gli appunti delle conferenze dell’31 agosto)
Ore 11.45 S. Messa
Ore 12.30 Pranzo
Ore 14.15 Rosario
Ore 14.40 Ripresa dei lavori: Incontro con l’Ispettore – Riflessione sul lavoro del catechista e della sua équipe – d. S. Mondin
Ore 15.45 Plenaria con comunicazioni sull’anno
Ore 17.00 Termine

giovedì 6 settembre – Catechisti SCUOLE e loro équipe
Ore 09.00 Arrivi
Ore 09.15 Ora media
Ore 09.30 inizio dei lavori, a partire dal documento dell’Ufficio Nazionale Vocazioni “Buona Stoffa” – d. F. Gheller
(Portare le relazioni e gli appunti delle conferenze dell’31 agosto)
Ore 11.45 S. Messa
Ore 12.30 Pranzo
Ore 14.15 Rosario
Ore 14.40 Ripresa dei lavori – Incontro con l’Ispettore
Ore 15.45 Plenaria con comunicazioni sull’anno
Ore 17.00 Termine

Il CFP di Valdocco: un cantiere nel cuore della Salesianità

Lunedì 3 settembre: questa la data per l’inizio del nuovo anno formativo a Valdocco. Una giornata che si apre con l’incontro di tutto il personale presso la casa salesiana di Avigliana, per cominciare col giusto input e lo sguardo a don Bosco.

Verranno poi i collegi dei formatori, gli staff di direzione e i vari team di corso per programmare l’attività educativa e formativa. In realtà il Valdocco non si è fermato durante la pausa estiva perché impegnato nel cantiere della nuova cucina: muratori, elettricisti, installatori, idraulici ed imbianchini si sono succeduti durante i mesi di luglio e agosto e in questi giorni stanno ultimando i lavori di ristrutturazione che porteranno il Cfp ad annoverare tra i propri laboratori, a fianco del collaudato locale di panetteria-pasticceria, una rinnovata cucina ed una nuova sala bar. I primi ragazzi si affacceranno a Valdocco la prima settimana di settembre, chi per i recuperi delle unità formative con qualche debito e chi per l’attività di ristorazione legata alla Fiera Nazionale del Peperone a Carmagnola: un impegno che si rinnova per il quarto anno consecutivo e che vede i nostri ragazzi cimentarsi nella preparazione di tre cene.

Il 12 settembre si apriranno le porte ai nuovi allievi di prima dei corsi dell’obbligo di istruzione e formazione: 126 nuovi iscritti ai triennali di grafica, elettro, trasformazione agroalimentare e ristorazione. Seguiranno a ruota, tra il 13 e il 14 settembre, i ragazzi più “anziani” delle seconde classi dei triennali e degli ultimi anni dei percorsi di qualifica. Ultimi a partire, ad inizio ottobre, i ragazzi del quarto anno duale del “Tecnico grafico”, i giovani del percorso biennale del Prelavorativo e i ragazzi del percorso ITS post diploma “Tecnico Superiore della valorizzazione delle produzioni agroalimentari – Gastronomo”.

Un totale di circa 340 allievi – tanto per iniziare – in attesa degli esiti del Bando “Mercato del Lavoro”, per il quale ci siamo proposti con diversi percorsi su tutte le categorie di utenza, dai disoccupati con licenza media inferiore ai diplomati, dai giovani a rischio agli immigrati.

Completa l’attività del Valdocco l’organico dello sportello dei Servizi al lavoro e alle Imprese; il lavoro relativo ai corsi per gli apprendisti e l’erogazione dei corsi di formazione continua individuale per gli occupati che sono pubblicati su http://torino.cnosfap.net/valdocco. In definitiva anche quest’anno mancheranno occasioni per annoiarci. Il mio personale augurio di buon anno formativo ai ragazzi, ai loro genitori ed educatori, ai formatori ed al personale amministrativo.

Articolo a cura di
Marco GALLO,
Direttore Cnos-Fap Torino Valdocco

 

 

CNOS-FAP Saluzzo Savigliano: pronti a partire con le attività 2018-2019

Le attività della Formazione Professionale Salesiana a Saluzzo e Savigliano sono pronte per il nuovo anno 2018-2019, che si contraddistinguerà anche con una moltitudine di iniziative per il quarantesimo anniversario del Cnos-Fap (per maggiori info, clicca qui).

Ultimo appuntamento estivo del 30 Agosto con la tradizionale “costinata” al lago della Sirenetta. A seguire si parte con le “riunioni collegiali” d’inizio attività: il CFP di Savigliano lunedì 3 Settembre alle ore 9,00, mentre il CFP di Saluzzo si riunirà martedì 4 settembre.

Le novità che caratterizzeranno il nuovo anno di formazione sono: l’avvio dei quarti anni di Acconciatura (duale) a Saluzzo, di Ristorazione (ordinamentale) a Savigliano e il passaggio in duale del diploma di Agroalimentare a Savigliano; si completano i percorso FIxO/Duale ed avremo una prima Acconciatura a Saluzzo, 2 quarti anni con Acconciatura e Panificazione  a Saluzzo, una Terza a Saluzzo, 2 quarti anni Acconciatura a Saluzzo e AgroAlimentare a Savigliano.

465 gli alunni iscritti nei corsi dell’Obbligo d’Istruzione: 260 a Saluzzo e 205 a Saviglianole ore di attività formativa nell’Obbligo di Istruzione, con i quarti anni passano, da 16.120 del 2017-18 a 18.360. C’è il nuovo percorso di IFTS post diploma di “Tecniche per la realizzazione artigianale di prodotti del Made in Italy”, che sarà in collaborazione con il Denina e con il consorzio di Isasca. Quest’ultimo percorso introduce importanti sfide sia dal punto di vista dei destinatari – giovani adulti – che dal punto di vista dell’applicazione di nuovi modus operandi, in quanto si renderà necessario ampliare e consolidare i  rapporti con le aziende ed il territorio.

In attesa degli esiti del Bando “Mercato del Lavoro” – è stata inviata, infatti, la candidatura con diversi percorsi su entrambe le sedi –  si avvia la progettazione tesa alla trasformazione del percorso di Estetica che, senza perdere la dimensione del “Benessere”, mira a: potenziare l’offerta e l’organico degli sportelli dei Servizi al lavoro e alle Imprese, consolidare la presenza ed azione del Cnos-Fap nell’Apprendistato, promuovere e potenziare i percorsi FCI, ovvero i corsi di formazione continua individuale, vetrina di presentazione dei Centri sul territorio.

Insomma tantissime cose che richiederanno tempo, attenzione, professionalità e serietà: tutto per il bene dei nostri allievi! Un saluto a tutti“, questo l’augurio per l’avvio del nuovo anno da Don G. Miglietta, direttore dei CNOS-FAP Saluzzo-Savigliano.

Il servizio responsabile: l’esito necessario della nostra spiritualità apostolica

Per approfondire il tema dell’Anno Pastorale 2018/2019 “Io sono una Missione #perlavitadeglialtri” si propone la riflessione di don Rossano Sala, disponibile anche sul sito di Note di Pastorale Giovanile.

Nel quadro della spiritualità giovanile salesiana

La proposta pastorale per il prossimo anno educativo-pastorale ha come tema di fondo il “servizio responsabile”. È l’ultimo dei cinque grandi pilastri della nostra Spiritualità Giovanile Salesiana, che fa da riferimento ineludibile al nostro modo di essere Chiesa e di essere nella Chiesa:
1. La vita quotidiana come luogo dell’incontro con Dio. Il quotidiano ispirato a Gesù di Nazareth è il luogo in cui il giovane riconosce la presenza operosa di Dio e vive la sua realizzazione personale.
2. Una spiritualità pasquale della gioia e dell’ottimismo. Il quotidiano va vissuto nella gioia e nell’ottimismo, senza rinunciare per questo all’impegno e alla responsabilità.
3. Una spiritualità dell’amicizia e della relazione personale con il Signore Gesù. Il quotidiano è ricreato dal Cristo della Pasqua che dà le ragioni della speranza e introduce in una vita che trova in Lui la pienezza di senso.
4. Una spiritualità ecclesiale e mariana. Il quotidiano si sperimenta nella Chiesa, ambiente naturale per la crescita nella fede attraverso i sacramenti. Nella Chiesa troviamo Maria, prima credente, che precede, accompagna e ispira.
5. Una spiritualità del servizio responsabile. Il quotidiano viene consegnato ai giovani in un servizio generoso, ordinario e straordinario.

L’anno 2018-19 porta a compimento un triennio organizzato intorno a tre di questi nuclei, che hanno una distensione ben precisa e fortemente unitaria:
– 2016-2017: L’incontro con il Signore
– 2017-2018: L’appartenenza gioiosa alla Chiesa
– 2018-2019: Il servizio responsabile nella vita quotidiana.
Possiamo pensare ad una dinamica generativa che parte dall’incontro con Gesù e che ci orienta in due direzioni: quella dell’accoglienza della grazia che salva, ben chiarita dal tema dell’appartenenza e della comunione ecclesiale, che ci fa discepoli del Signore; e quella della testimonianza in uscita, rappresentata dalla necessità di diventare sempre di più missionari del Vangelo nel mondo e nella società in cui viviamo.

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Nel tempo del Sinodo sui giovani

L’anno pastorale che stiamo per cominciare segna la presenza del Sinodo dal tema “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”, che si svolgerà dal 3 al 28 ottobre 2018.
Il Sinodo non ha l’intenzione di parlare genericamente dei giovani, ma di farlo a partire da un’ottica specifica, che è quella della “fede” e soprattutto del “discernimento vocazionale”. Puntando sull’idea di “pastorale giovanile vocazionale” il Sinodo desidera qualificare la pastorale giovanile in ottica vocazionale e far diventare patrimonio di tutti i giovani il discernimento a proposito della propria missione nel mondo e nella Chiesa.
A partire dall’ottica del “discernimento”, frutto della laboriosità della fede, prende corpo l’idea e la specificazione di che cosa significa il “discernimento vocazionale”, tipico dell’età giovanile. Esso non avviene rinchiudendosi nella propria interiorità per cercare la propria identità in forma intimistica e autoreferenziale, ma esattamente aprendosi al senso e all’orientamento della propria esistenza in forma “estatica” ed “eccentrica”:

«Tante volte, nella vita, perdiamo tempo a domandarci: “Ma chi sono io?”. Ma tu puoi domandarti chi sei tu e fare tutta una vita cercando chi sei tu. Ma domandati: “Per chi sono io?”. Come la Madonna, che è stata capace di domandarsi: “Per chi, per quale persona sono io, in questo momento? Per la mia cugina”, ed è andata. Per chi sono io, non chi sono io: questo viene dopo, sì, è una domanda che si deve fare, ma prima di tutto perché fare un lavoro, un lavoro di tutta una vita, un lavoro che ti faccia pensare, che ti faccia sentire, che ti faccia operare. I tre linguaggi: il linguaggio della mente, il linguaggio del cuore e il linguaggio delle mani. E andare sempre avanti» (Veglia in preparazione alla XXXII Giornata Mondiale della Gioventù, 8 aprile 2017).

Già in Evangelii gaudium vi era un passaggio di grande lucidità sull’argomento quando, parlando dell’identità del cristiano, si dice che «io sono una missione su questa terra, e per questo mi trovo in questo mondo» (n. 273). Un’affermazione molto forte e precisa: la missione non è un “fare”, ma un “essere”, cioè mi offre consistenza personale nella forma della generosità sistemica verso il prossimo.
Il passaggio dal “chi sono io?” al “per chi sono io?” è decisivo e segna un cambio di prospettiva radicale e imprescindibile. Questa mossa sinodale è kairologica, perché propone esattamente l’antidoto alla malattia tipica e specifica del tempo in cui siamo chiamati a vivere e operare dal punto di vista educativo e pastorale: il narcisismo sistemico, autistico e autoreferenziale.
Decisivo è aiutare ogni giovane, ma in verità ogni battezzato e in fondo anche ogni uomo di buona volontà a porsi la domanda giusta circa la destinazione della propria libertà, perché la questione della realizzazione della propria esistenza e della ricerca di una vita felice passa sempre attraverso la mediazione dell’altro: la domanda giusta da fare ai giovani non è “cosa devo fare per essere felice?”, ma “chi devo rendere felice perché io possa davvero trovare la felicità?”.
Qui si vede bene che ogni vocazione personale è una missione verso terzi e mai si riduce ad un monologo mortifero con se stessi. E mai e poi mai diviene una relazione a due con Dio. Anzi, è proprio il dialogo vocazionale con il Dio dell’alleanza e della misericordia che chiama per inviare e mai per restare.

La corresponsabilità apostolica con i giovani

Eccoci così giunti al cuore della proposta pastorale, che consiste sostanzialmente nel pensare ai giovani come ai protagonisti della missione della Chiesa. Effettivamente il soggetto dell’evangelizzazione, come ben ci ricorda Evangelii gaudium al n. 120, è la Chiesa nel suo insieme, perché

«in virtù del Battesimo ricevuto, ogni membro del Popolo di Dio è diventato discepolo missionario (cfr. Mt 28,19). Ciascun battezzato, qualunque sia la sua funzione nella Chiesa e il grado di istruzione della sua fede, è un soggetto attivo di evangelizzazione e sarebbe inadeguato pensare ad uno schema di evangelizzazione portato avanti da attori qualificati in cui il resto del popolo fedele fosse solamente recettivo delle loro azioni»

E i giovani, in quanto battezzati, sono soggetti attivi della missione della Chiesa. Essi possono prendere consapevolezza della propria vocazione nella Chiesa solo nella forma della condivisione evangelica di vita e della corresponsabilità apostolica. Non è possibile entrare nel ritmo della fede al di fuori di un’esperienza ecclesiale coinvolgente che abbia la forma di un evento sempre inedito capace di generare simpatia, accoglienza e imitazione da parte dei giovani.
Questo è il punto qualificante della pastorale giovanile, perché il cristianesimo è nella sua essenza un evento di donazione e quindi esso “si impara” solo attraverso il contatto con una testimonianza capace di generare sequela e imitazione: non nel sapere teorico, né nel ripetere scolastico, né nel contemplare spirituale, ma nel servizio concreto, nell’esperienza della dedizione reale si fa esperienza di Dio, della sua Chiesa e del suo Regno che viene.
Si diventa discepoli del Signore nell’effettività della vita, attraverso la chiamata e l’esercizio concreto dell’apostolato, attraverso l’accoglienza di un invito percepito come parola non di uomini, ma che rimanda realmente a Dio. E questo impegno, che permette ai giovani di essere protagonisti, apre il campo a tutte le altre istanze della vita cristiana: da qui infatti sorge l’esigenza di una vita che sia moralmente all’altezza della missione, di una vita di fede capace di attingere all’essenziale, di una spiritualità apostolica, di una conoscenza dei contenuti della fede stessa.
La pastorale giovanile desidera fare dei giovani a cui è mandata dei soggetti impegnati in presa diretta nell’esercizio della vita cristiana, e non degli inoperosi, disinteressati e indifferenti destinatari: l’idea che i giovani siano soggetti passivi della pastorale giovanile è assolutamente da respingere, perché – in primo luogo – tradisce il cuore della proposta cristiana, che è certamente ricezione dell’iniziativa di Dio a favore nostro, ma, nella sua piena maturità, è altrettanto un impegno esplicito di attestazione esistenziale di un modo di vivere che si pone al servizio degli altri. In secondo luogo tale prassi non è per nulla rispettosa dell’età della vita del giovane stesso: un’età che richiede l’energica presa in carico della propria vita, caratterizzata dall’esercizio in prima persona della libertà e della responsabilità, dalla capacità di iniziativa personale in molti modi.

La necessaria fiducia e il grande guadagno

Questa strategia pastorale richiede un atteggiamento fondamentale nei confronti dei giovani: la fiducia e la speranza nei giovani stessi. Se questo atteggiamento manca nei responsabili della pastorale giovanile – e in generale nell’istituzione ecclesiale – non vi è possibilità di fare dei giovani dei soggetti della pastorale giovanile, e in fondo diventa quasi impossibile fare di loro dei discepoli del Signore.
L’accompagnamento necessario, il sostegno e la verifica – di fronte anche ai fallimenti a cui si può andare incontro – non possono far perdere la speranza sulle capacità e le possibilità dei giovani di essere protagonisti, di essere dei “giovani discepoli missionari”. Purtroppo il compito educativo e pastorale è colpito a morte quando siamo in presenza dalla perdita generale della fiducia e soprattutto della speranza, che, nel momento in cui aggredisce la fede e la carità, le svuota come da dentro della sua forza motrice.
Il peggior atteggiamento in assoluto per un operatore di pastorale giovanile è quello di non avere speranza nei giovani a cui è mandato.
Infine, il coinvolgimento corresponsabile dei giovani in ordine alla missione della Chiesa – nel momento in cui è adeguatamente accompagnato ed è interpretato con intelligenza – porta con sé un vantaggio di grande attualità proprio nel tempo in cui viviamo: il servizio generoso verso gli altri creano un naturale superamento dell’autoreferenzialità a cui è soggetto il nostro tempo, perché allontanano radicalmente il giovane da un’attenzione e da una concentrazione potenzialmente patologica verso la propria persona e lo costringono a confrontarsi e a misurarsi con l’altro da sé e a partire dall’altro da sé. Occuparsi degli altri, insomma, significa per lo meno distogliersi dalle proprie esigenze.
D’altra parte è decisivo affermare che la contestazione del principio narcisistico nella pastorale giovanile non può essere lasciato ad una enunciazione teorica, ma deve giungere a proporre ai giovani esperienze educative e pastorali di dedizione e di donazione – anche forti e discriminanti, se è il caso – in cui si sentono protagonisti e attori di una forma di servizio praticabile e a loro misura, su cui far crescere la loro responsabilità personale.

Io sono una Missione – un nuovo anno pastorale si apre

Io sono una Missione. #perlavitadeglialtri

La proposta pastorale per il prossimo anno educativo-pastorale ha come tema di fondo il “servizio responsabile”.

 

Per saperne di più sul tema dell’Anno Pastorale: la presentazione di don Rossano Sala sul sito di Pastorale Giovanile.

I video

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Logo

Il logo scelto, rappresentante un intreccio di mani a formare una croce stilizzata, desidera indicare il partecipare al dono d’amore di Gesù per la salvezza del prossimo.

Calendario 2018 / 2019

A disposizione il poster calendario con le principali proposte per il nuovo anno pastorale.