Sinodo, Artime: “La Chiesa è pronta a camminare insieme ai giovani”

I giovani sono al centro di questa XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. E a questa assise partecipa anche il Superiore Generale di un istituto religioso che fin dalla sua fondazione ha fatto della pastorale giovanile uno dei terreni privilegiati del proprio carisma: i Salesiani di San Giovanni Bosco. Dei giovani e del Sinodo, ACI Stampa ha parlato con il Rettore Maggiore, Don Ángel Fernández Artime. 

Per un salesiano essere qui – come ho detto a Papa Francesco – è un dono, un grande omaggio per la Chiesa e per noi è un aiuto per assumere come salesiani la linea della Chiesa e la assumeremo con vera passione. E’ una riflessione molto ricca e mi sento veramente a casa.

Si parla sempre dei giovani, ma in questo Sinodo i giovani partecipano in prima persona.

Certo. Sono giovani di grande diversità, però tutti qualificati. Loro parlano con grande sensibilità, con grande libertà e devo dire che noi Padri Sinodali ci troviamo molto bene con loro e il loro messaggio arriva fortemente.

Tra i temi affrontati ci sono scuola, università e parrocchia. Temi molto cari al cuore di un salesiano…

Sì, è molto interessante il fatto che si metta in evidenza che la presenza della Chiesa non è solo nella parrocchia, perché la Chiesa è presente in tantissimi servizi pastorali come scuola, università, ospedali, case di accoglienza, allora trovo importante questa opportunità di poter parlare a tutta la Chiesa, dire una parola ai giovani in modo che possano sentire cosa pensiamo di loro e che vogliamo camminare insieme nelle scuole, nelle università, nell’accompagnamento nelle situazioni diverse nelle quali si possono trovare: possono essere molto vicini alla Chiesa, ma alle volte molto lontani. Dobbiamo esserci per tutti i giovani a seconda dei loro bisogni.

Ecco, questo è un esempio di Chiesa in uscita…

Una Chiesa in uscita è una Chiesa aperta, con lo sguardo aperto, con una capacità di ascolto per capire quale sia il grido dei giovani. Io trovo questo Sinodo come una meravigliosa opportunità per comunicare a tutto il mondo che la Chiesa non vuole essere solo quella che dice cosa si deve fare o cosa si deve pensare, ma come si possa fare un cammino umano di senso della vita e anche per quelli che vogliono trovare Dio, beh possiamo camminare insieme perché siamo pronti.

Da questo Sinodo si può dire che la Chiesa e i giovani non sono poi mondi così lontani?

Io sono convinto di questo, ma ne ero convinto già prima. La realtà della Chiesa è molto diversificata. Di quale Chiesa parliamo? Della Chiesa in cui i pastori si limitano a parlare, o parliamo della Chiesa che ogni mattina si alza per essere vicina ai giovani, ai poveri, nei villaggi dell’Africa o nelle case di accoglienza: tutto questo è Chiesa. E per me è un punto molto importante, aiutare il mondo a capire che i giovani sono parte della Chiesa.

Il “sogno” di suor Smerilli (FMA) al Sinodo: una Chiesa profetica, trasparente e credibile in economia

(ANS – Città del Vaticano) – Al briefing per i giornalisti che seguono il Sinodo dei Vescovi sui giovani ieri, 18 ottobre, ha preso parte anche suor Alessandra Smerilli, Figlia di Maria Ausiliatrice, che partecipa al Sinodo come uditrice. La religiosa – docente di Economia presso la Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione Auxilium, e membro del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane Sociali dei Cattolici organizzate della Conferenza Episcopale Italiana – nei suoi interventi ha dato conto di quanto anche la dimensione economica ed ecologica siano presenti ai lavori sinodali.

La religiosa della Famiglia Salesiana nella Sala Stampa vaticana ha manifestato: “Un sogno che spero di vedere realizzato è una Chiesa profetica” dove “anche la dimensione economica sia vissuta con trasparenza e credibilità”.

Quindi ha proseguito: “Non possiamo parlare di povertà e dimostrare poca attenzione ai temi dell’ambiente. Altrimenti generiamo nuove povertà, e queste le pagano i giovani … Economia ed ecologia hanno la stessa radice. Non si può ascoltare il grido dei poveri, e dei giovani tra i poveri, senza ascoltare il grido della terra, perché sono lo stesso grido”.

Sull’impegno diretto della Chiesa in questo campo la religiosa allarga lo sguardo: “I giovani hanno bisogno di opportunità, e non di assistenzialismo. La Chiesa può fare di più. Può mettere a disposizione beni, ma anche l’esperienza di molti. Nuovi monasteri, bozzetti di nuova civiltà, dove si sperimentano anche nuove forme di economia e lavoro, e dove i giovani possano trascorrere un anno della loro vita, come passaggio tra la famiglia e una vita adulta”.

Anche a motivo della presentazione, appena il giorno precedente, del rapporto della Caritas Italiana sulla povertà nel Paese, la religiosa ha indicato: “In Italia si sta verificando questo: per la prima volta dopo la seconda guerra mondiale, l’incidenza della povertà assoluta e delle persone che vivono in questa condizione, e non hanno i mezzi necessari per vivere in società, è più alta tra i giovani fino a 34 anni che tra gli anziani… Tra i poveri assoluti in Italia uno su due è giovane e minorenne”.

Tuttavia la ricetta che la religiosa propone per uscire da questa situazione è valida a livello universale: “Questo stato di cose non si cambia se non abbracciamo la prospettiva della sostenibilità”.

E la Chiesa può dare il buon esempio: “Se tutta la Chiesa iniziasse a vivere questa prospettiva economica, daremo un contributo per ridurre le nuove povertà. Se gli investimenti finanziari si spostassero verso ciò che è sostenibile, piuttosto che finanziare imprese o Stati che colludono con il commercio ad esempio di armi… Se usciamo da questo sinodo convinti di una conversione in questo senso, i giovani ci ringrazieranno”.

Sinodo, il Rettor Maggiore: “Tutti i giovani sono i nostri giovani”

(ANS – Città del Vaticano) – Accoglienza e prossimità ai giovani, con un’attenzione speciale a quelli delle comunità immigrate. Su questi punti si è concentrato l’intervento del Rettor Maggiore dei Salesiani, Don Ángel Fernández Artime, al Sinodo dei Vescovi.

Santo Padre, riceva innanzitutto la mia profonda e sincera gratitudine per il dono che offre alla Chiesa attraverso questo Sinodo. Senza dubbio un tempo di Grazia e Presenza dello Spirito Santo.

Comincio dicendovi che ho immaginato il tema del Sinodo come una piramide. Alla base, ci sono TUTTI I GIOVANI. A metà strada, i giovani in cammino verso la Fede; e all’apice, i giovani in discernimento vocazionale, al quale certamente giungono molti meno giovani.

Permettetemi di raccontarvi cosa mi è capitato l’altro ieri. All’uscita da qui, nel pomeriggio, due giovani, di circa 26 o 28 anni, mi hanno detto in spagnolo. “Scusami, potresti dirci perché ci sono persone che escono vestite con delle fasce colorate addosso e qualcosa sopra la loro testa…?”

Ho capito subito che conoscevano poco o nulla della Chiesa e dei suoi Pastori. Ho intuito che non sapevano cosa fosse un vescovo. Così gli ho spiegato cosa stavamo facendo qui. Ho detto loro che il Papa aveva convocato molte persone per pensare ai giovani, e che anche i giovani stanno partecipando.

Mi hanno chiesto se potevano vedere il Papa, perché sarebbero stati contenti di incontrarlo. E perché lo ritengono un “uomo buono con tutti”.

Ho notato anche che avevano degli anelli alle dita. Gli ho chiesto se erano fidanzati o già sposati. Mi hanno detto che erano sposati e che avevano un bambino di tre anni. Ho chiesto loro quale fosse il nome di loro figlio e il loro volto si è illuminato. “Si chiama Julian”. Gli ho fatto i miei migliori auguri e ho salutato questi amici colombiani.

E nel mio cuore è risuonata forte la convinzione: anche questi sono i nostri giovani! TUTTI I GIOVANI SONO I NOSTRI GIOVANI. Non ci sono giovani dentro e giovani fuori.

Penso che dobbiamo trasmetterlo al mondo: che la Chiesa e i suoi Pastori sentono tutti i giovani del mondo come i SUOI GIOVANI, I NOSTRI GIOVANI, perché nessuno deve sentirsi escluso. Essi devono sentire che li accogliamo, indipendentemente dalla loro situazione e dalle loro storie di vita.

Una seconda cosa. Visitando le presenze salesiane nel mondo, ho visto molte chiese nelle diocesi piene perché erano riempite dai GIOVANI IMMIGRATI E DALLE LORO FAMIGLIE.

L’ho visto a Vancouver, Toronto e Montreal, l’ho visto in California e in Nuova Zelanda; a Melbourne e, senza andare troppo lontano, nella mia nativa Spagna (con migliaia e migliaia di fratelli latinoamericani), e in Italia (con migliaia di filippini a Roma e Torino).

E mi ripeto la stessa cosa: questi sono i nostri giovani, con le loro famiglie, che peraltro portano anche aria fresca di Fede alle nostre Chiese, proprio mentre il rifiuto, la paura, l’intolleranza e la xenofobia crescono nelle nostre nazioni.

Ed è per questo che penso che parlando dei giovani come Chiesa vuol DIRE UNA PAROLA FORTE, DECISA e CORAGGIOSA IN LORO FAVORE IN TUTTE LE NAZIONI DELLE NOSTRE CHIESE LOCALI, proprio come Papa Francesco fa per l’intera Chiesa Universale. Perché questi giovani immigrati sono ancora più fragili di tutti gli altri. Vogliamo osare farlo?

Infine, i nostri giovani dovrebbero sentirci dire che GLI VOGLIAMO BENEe che VOGLIAMO FARE UN PERCORSO DI VITA E DI FEDE INSIEME A LORO. I nostri giovani devono sentire la nostra presenza AFFETTIVA ed EFFICACE in mezzo a loro. Devono sentire che non vogliamo né dirigere le loro, né dettare come dovrebbero vivere, ma che vogliamo condividere con loro il meglio che abbiamo: Gesù Cristo, il Signore. Devono sentire che siamo qui per loro e, se ce lo permettono, per condividere la loro felicità e le loro speranze, le loro gioie, i loro dolori e le loro lacrime, la loro confusione o la loro ricerca di senso, la loro vocazione, il loro presente e il futuro.

Devono sentire che GLI STIAMO SUSSURRANDO DIO. Forse non raggiungeremo un’ortodossia e una ortoprassi straordinarie, ma sentiranno, attraverso la nostra piccola intermediazione, che Gesù LI AMA E SEMPRE LI ACCOGLIE. Allora tutto sarà valso la pena.

La testimonianza: Moussa a DI.TE con Ri-Generation Lab di Astelav Srl

Il 21 maggio in oratorio si inaugurava “Ri-Generation Lab” in collaborazione con l’impresa Astelav Srl: si è dato così il via alla sperimentazione di un nuovo format educativo-formativo rivolto a minori e adolescenti in situazioni di svantaggio e con maggiori difficoltà per aiutare il loro inserimento nel mondo del lavoro, in particolare nella rigenerazione di elettrodomestici. A seguito di questo breve corso alcuni dei ragazzi sono stati scelti dai formatori per sperimentarsi in un tirocinio. Moussa è stato uno di questi giovani e al termine del primo periodo previsto di tirocinio, grazie all’impegno e alle sue capacità, ha meritato la continuazione del contratto di tirocinio per altri 4 mesi. Di seguito riportiamo le brevi testimonianze del datore di lavoro e di Moussa, a seguito di questo traguardo raggiunto.

Desidero condividere con voi questo messaggio che Moussa ha dato al nostro responsabile tecnico per ringraziare per la sua conferma del tirocinio in Astelav nel laboratorio Rigeneration per altri 4 mesi. Questo messaggio mi ha emozionato e commosso perché ricordo quando il 19 gennaio sono andato con la mia famiglia a conoscere i ragazzi all’ultimo piano dell’oratorio San Luigi  e a cenare insieme a loro, Moussa era appena arrivato in Italia, era silenzioso e impaurito, poi si è impegnato molto sia nel percorso di formazione sia durante i due mesi di  laboratorio in Astelav e le sue parole di gratitudine e speranza mi hanno davvero dato una grande fiducia e gioia. Vi ringrazio per averci dato questa possibilità di costruire insieme a voi un progetto così utile e stimolante per i ragazzi!
Un caro saluto
Ernesto

Info su Educativa di Strada

 

 

 

 

 

Mario Metti, testimone di solidarietà al Don Bosco Borgomanero

Dopo la lezione del dottor Giambattista Thsiombo sulla speranza, gli studenti del triennio dei Licei del Don Bosco di Borgomanero hanno avuto l’occasione di assistere a una nuova importante “lezione di vita”. Mario Metti, presidente della Fondazione Mamre, che gestisce la casa del “Piccolo Bartolomeo”, ha incontrato i giovani per illustrare un progetto di solidarietà in corso, in aiuto dei profughi di Bihac e Velika Kladusa. Nelle due cittadine a nord della Bosnia, infatti, è in corso un’autentica emergenza perché lì si sono ammassate migliaia di persone in fuga dalle guerre e dalla miseria, in particolare dalla Siria, nella speranza di poter superare il confine con la Croazia. I profughi, ha spiegato Metti, vivono in condizioni di estrema precarietà: alcuni accampati in un grande e fatiscente edificio che doveva essere lo studentato, altri nei parchi pubblici.

Tutti sono segnati dalla fatica di un viaggio a piedi estenuante, e molti anche dalle violenze che sono stati costretti a subire. Metti e altri volontari novaresi si sono recati, recentemente a portare alcuni aiuti, con tre furgoni: coperte e abbigliamento pesante per affrontare l’inverno. E soprattutto calore umano, solidarietà verso coloro che papa Francesco non esiterebbe a chiamare gli “ultimi della Terra”.

I volontari torneranno ancora e hanno invitato, chi volesse, a sostenere l’iniziativa: offrendo materiale da portare ai profughi, o anche coinvolgendosi in modo più profondo. All’ingresso del Don Bosco sono apparsi, in questi giorni, cartelloni che spiegano, con l’ausilio di fotografie, l’emergenza in corso in Bosnia. Nell’occasione, Metti ha anche presentato il campo di volontariato in Bosnia Erzegovina organizzato dalla fondazione “Il giardino delle rose blu”, dal 27 dicembre 2018 al 6 gennaio 2019, al servizio dei bambini e degli anziani della regione.

Missione Coppia – Amore e discernimento

Partito il primo appuntamento annuale con il nuovo percorso “Missione Coppia“, nel week end del 20-21 ottobre 2018, presso la casa Salesiana di Muzzano. L’incontro ha visto la partecipazione di 15 coppie circa provenienti da più località Piemontesi, alcune di queste già sposate, altre sposate con bambini ed altre giovani coppie che desiderano “camminare insieme”.

L’intera catechesi è stata gestita da don Guido Errico, direttore della Basilica di Maria Ausiliatrice di Valdocco, che ha toccato principalmente due temi, attraverso diversi spunti di Papa Francesco: amore e discernimento.

La giornata è stata alternata con momenti di catechesi, seguiti dalla possibilità di silenzio personale e condivisione di coppia per riflettere sugli spunti offerti da don Errico, e da momenti di preghiera.

 

“Social Beauty”, la bellezza si fa in quartiere San Salvario

Da venerdì 26 a domenica 28 ottobre, San Salvario racconterà la sua bellezza giovanile fatta di incontro, solidarietà e dialogo tra comunità.

Il Progetto “Promuoversi in città, giovani social designer di partecipazione”, che promuove coesione sociale in diverse aree della città, scenderà in piazza per dare un segnale forte: i giovani che si riuniscono all’insegna della bellezza a beneficio di tutti dimostrano che “diverso è bello”, esprimendo in pieno la vitalità del quartiere con un weekend solidale ricco di colori, musica, sport, arte e umanità.

Una “movida alternativa” ricca di dialogo, scambio, amicizia, condivisione, arte e “alcool-free” è possibile, e la sera di venerdì 26 ottobre Largo Saluzzo saprà dare risposta concreta all’esigenza di stare insieme.

Il giorno dopo, sabato 27 ottobre, il Valentino si trasformerà in un’arena dell’amicizia e dell’incontro interculturale e interreligioso, proponendo un torneo calcistico 3vs3 tra squadre rappresentative delle varie comunità del quartiere: sono invitati a presentare la propria adesione giovani di ogni provenienza e fede religiosa, per dare vita al primo “Torneo Anch’io” dello Spazio Anch’io gestito dall’Oratorio salesiano San Luigi. La giornata si concluderà con le premiazioni e una merenda condivisa offerta ai partecipanti.

Lo stesso weekend la comunità di San Salvario sarà impegnata in una maratona solidale di raccolta fondi, dando eco all’appello dell’associazione LVIA: perché il cibo sia un effettivo diritto di tutti, verso il raggiungimento dell’obiettivo Fame Zero entro il 2030, occorre che ognuno faccia la sua parte, per questo, in occasione Giornata Mondiale dell’Alimentazione, l’associazione di solidarietà e cooperazione internazionale LVIA propone l’iniziativa “Un sacchetto di mele per l’Africa”. Anche Largo Saluzzo, nel fine settimana del 27/28 ottobre, sarà una delle 60 piazza del Piemonte a distribuire mele rosse biologiche di Cuneo, donateci dai produttori di Assortofrutta a sostegno del progetto “La terra che ci dona la vita” per le famiglie e le cooperative di agricoltori del Burundi.

Il weekend “Social Beauty, la bellezza si fa quartiere!” sarà realizzato nell’ambito del progetto “Promuoversi in città, giovani social designer di partecipazione” promosso da LVIA sostenuto finanziariamente dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento Gioventù, grazie alla collaborazione dell’Educativa di Strada dell’Oratorio Salesiano San Luigi di Via Ormea, 4, e della Parrocchia Santi Pietro e Paolo, via Saluzzo 25bis.

Torino Agnelli – S. Messa di apertura della settimana della scuola

Anche quest’anno la nostra scuola ha partecipato alla S.Messa dell’inizio della Settimana della Scuola promossa dal Vescovo di Torino e presieduta da Don R. Gottardo, direttore dell’ufficio scuola diocesano.
“Siamo sempre chiamati a camminare insieme, nella convinzione che l’avvenire di tutti dipende anche dall’incontro tra le religioni e le culture… Tre orientamenti fondamentali, se ben coniugati, possono aiutare il dialogo: il dovere dell’identità, il coraggio dell’alterità e la sincerità delle intenzioni. Il dovere dell’identità, perché non si può imbastire un dialogo vero sull’ambiguità o sul sacrificare il bene per compiacere l’altro; il coraggio dell’alterità, perché chi è differente da me, culturalmente o religiosamente, non va visto e trattato come un nemico, ma accolto come un compagno di strada, nella genuina convinzione che il bene di ciascuno risiede nel bene di tutti; la sincerità delle intenzioni, perché il dialogo, in quanto espressione autentica dell’umano, non è una strategia per realizzare secondi fini, ma una via di verità, che merita di essere pazientemente intrapresa per trasformare la competizione in collaborazione”

 

Don Domenico Binello: espressione dello spirito Salesiano

Si pubblica, qui di seguito, la notizia a cura della redazione de “La Gazzetta d’Alba” del 20 Ottobre 2018 circa la dipartita don Domenico Binello, salesiano, missionario, nonchè fondatore dell’oratorio di Bra:

Morto don Domenico Binello,
fondatore dell’oratorio salesiano di Bra

È morto don Domenico Binello, salesiano e missionario, fondatore dell’oratorio salesiano di Bra nel 1976. Era originario di Priocca; nel 1980 era partito missionario in Bolivia, nella missione di Kami, poi a La Paz e infine a Cochabamba dove ha fondato scuole e collegi. Nel 1994 era ritornato a Bra per dirigere nuovamente l’oratorio salesiano ma la sua seconda esperienza fu breve, poi la nostalgia della missione boliviana aveva preso in sopravvento ed era ritornato in Sudamerica nel 1995 dove ha operato ininterrottamente fino alla sua morte, mantenendo strette relazioni sia con la casa salesiana di Bra sia con la locale associzione dei Cooperatori salesiani e anche con le adozioni a distanza che in città molti mantengono.

Don Binello era la vera espressione dello spirito Salesiano voluto da don Bosco: “per i giovani sempre!”. Cosi possiamo sintetizzare la sua vita. Era ritornato a Bra qualche tempo fa ma ad alcuni amici aveva confidato che sarebbe stata l’ultima volta poiché la sua malattia procedeva inesorabile sul fisico ormai prostrato.

San Luigi Torino – Testimonianza Migrantour

E’ avventa il 18 ottobre 2018 la testimonianza degli studenti delle classi 5B e 5C dell’IISS Galileo Ferraris, che incontrando Don Mauro Mergola (Parroco del centro Salesiano San Luigi di Torino), hanno parlato della passeggiata Migrantour “United colors of San Salvario”. Ecco qui riportata la testimonianza:

Buongiorno Don Mauro,
si ricorda di noi? lunedì  1 ottobre siamo venuti nel quartiere di San Salvario per fare  una passeggiata Migrantour,  accompagnati da  2 guide migranti e da 3 insegnanti.
Le scriviamo per ringraziarla molto per  la sua disponibilità ad incontrarci e a presentarci, seppur brevemente, la realtà della sua parrocchia. Abbiamo apprezzato il suo parlare, schietto ma profondo, e la sua capacità di entrare subito in relazione con noi studenti,  in visita nella sua chiesa. Lei ci ha permesso di scoprire tante  cose e ci ha stimolati a fare delle riflessioni interessanti  sulla vita dell’oratorio salesiano,  sulle diverse realtà umane che popolano il  quartiere, sulle molteplici  attività di integrazione intraprese ma anche sulla nostra vita e la nostra ricerca personale.
L’animazione dell’oratorio aperta a tutti i ragazzi del quartiere, di qualsiasi confessione religiosa, è un esempio di educazione interculturale molto bello; anche  il progetto della  Social House ci sembra molto interessante e pensiamo possa essere, senza dubbio, un laboratorio speciale per sperimentare  la socializzazione e la convivenza ma la cosa che ci ha colpito di più è la scelta che lei ha fatto di tenere la chiesa aperta ed illuminata il sabato  sera:  riteniamo che questo  gesto richieda una buona dose di fiducia e di disponibilità verso chiunque passi, si fermi, si affacci o desideri  entrare  …. La porta aperta è un messaggio di accoglienza molto forte e noi giovani ne abbiamo molto bisogno!
Le  “confessiamo” che è stato proprio un gran piacere conoscerla e, nel rinnovarle il nostro grazie, la salutiamo cordialmente.