“L’arte di Giò” arriva al teatro Alfieri di Asti

Ho il piacere di comunicarvi che sabato 2 marzo 2019 ore 20,45, si svolgerà al Teatro Alfieri di Asti la rappresentazione dello spettacolo teatrale: “L’arte di Giò”, che sarà inserito nei festeggiamenti per il centenario della presenza dei salesiani ad Asti.

Queste le parole di don Roberto Gorgerino, direttore ed incaricato dell’oratorio nella casa salesiana di Asti, per comunicare a tutta l’ispettoria l’inizio dei festeggiamenti per il centenario della presenza dei salesiani ad Asti. Lo spettacolo teatrale, L’arte di Giò, è una rappresentazione adatta per le famiglie, i giovani, gli adulti, gli anziani. A tutti coloro che hanno ancora voglia di sognare un futuro a colori!

Con la Regia di Marco Perazzolo e l’aiuto regia di don Fabio Mamino, lo spettacolo nasce nel 2017 al temine del percorso del progetto Arte di Animare, un percorso che nasce con l’intento di formare i giovani animatori dei nostri centri con competenze specifiche per l’animazione, attraverso l’esperienza di formatori professionisti.

L’opera ci parla di un mondo composto da adolescenti uniformati alla società, di giovani che perdono il senso dei valori soffocati dalla necessità di correre e dal costante bombardamento digitale:

Tornare ad essere “persone” piene e complete, ridare valore all’ordinario e al quotidiano, ritrovare la gioia nel divertirsi, riscoprire la felicità nella relazione, nel servizio con e per l’altro.

Questo il senso dello spettacolo, rivolto in primo luogo ai ragazzi, realizzato e recitato soprattutto da ragazzi, affresco di una realtà distopica, all’interno della quale, sfidando l’impossibile, filtra comunque un fascio di luce colorata ad illuminare, per ogni uomo, una realtà ed un cammino diverso, profondo e denso di significato.

Marco Perazzolo – Regista.

L’ingresso per lo spettacolo sarà gratuito (Teatro Alfieri – Via Teatro Alfieri, 2, 14100 Asti AT), ma ci sarà bisogno di una prenotazione obbligatoria. Ecco le modalità:

“Io lasco l’abbozzo, i miei figli stenderanno i colori”

 

La Festa di don Bosco a S. Cassiano

Arriva dall’oratorio di San Cassiano in Riva, Biella, l’articolo che ci racconta il loro vissuto della Festa di don Bosco. Nel particolare lo spettacolo organizzato la sera di sabato 2 febbraio 2019:

I ragazzi dell’Oratorio S. Cassiano in Riva hanno celebrato a modo loro la festa del santo fondatore dei salesiani Don Bosco, con un simpatico spettacolino che voleva ripercorrere le prime avventure apostoliche di Don Bosco, giovane prete, nella Torino di metà ottocento. Con i suoi ragazzi che aumentavano di volta in volta e che raggiunsero numeri veramente elevati, il santo dei giovani riusciva, con l’aiuto di sacerdoti che avevano capito le sue intenzioni e la sua santità, a superare gli ostacoli, le incomprensioni e l’avversità di chi vedeva in lui soltanto un sovversivo e un disturbatore della quiete pubblica.

La rappresentazione ha avuto luogo all’oratorio di S. Cassiano la sera di sabato 2 febbraio, alla presenza di tanti parrocchiani e di famiglie di ragazzi che frequentano l’oratorio. Le celebrazioni si sono poi concluse con la solenne concelebrazione, presieduta dal vescovo di Biella, Mons. Roberto Farinella che ha celebrato per la prima volta nella chiesa parrocchiale di Riva.

Al termine, il direttore dell’Istituto S. Cassiano don Genesio Tarasco, ha presentato ai fedeli il nuovo collaboratore parrocchiale, il salesiano don Livio Recluta, che affiancherà il parroco di S. Cassiano nel ministero parrocchiale.

Si ringrazia Livia, della parrocchia San Cassiano di Biella, per la stesura dell’articolo.

 

«Anche sul Web in ascolto dei giovani»: così i Salesiani guardano al futuro

Avvenire – 13 febbraio 2019 – articolo a cura di Matteo Liut.

Dopo la grande Festa panamense, continua la preparazione al Capitolo generale del 2020. Lanciato un sito internet per raccogliere idee e contributi di tutti.

La grande famiglia dei Salesiani guarda al futuro e rilancia la sfida di un cammino sempre più accanto alle nuove generazioni in ogni angolo del pianeta.

Nei mesi scorsi, infatti, è partito il cammino di preparazione al 28° Capitolo generale dei Salesiani che si terrà nel 2020 a Valdocco – dove si trova la Casa madre della congregazione – e che si concentrerà su tre dimensioni fondamentali:

  • priorità della missione per i giovani;
  • il profilo del salesiano di oggi;
  • la missione condivisa tra salesiani e laici.

Un lungo percorso il cui primo passo è proprio l’ascolto dei giovani, in continuità con il carisma del fondatore, don Giovanni Bosco, e in piena sintonia con lo stile indicato dal Sinodo dei giovani dello scorso ottobre.

In Italia quest’impegno all’ascolto dei giovani passa anche dal Web, attraverso un sito che permette a tutti di dare il proprio contributo alla costruzione del futuro dei Salesiani.

All’indirizzo www.salesianiperilfuturo.it, realizzato dall’ufficio di comunicazione sociale dei Salesiani in Italia, i giovani delle Ispettorie salesiane possono riempire un questionario, caricando un testo, un video o un’immagine. Il loro contributo servirà al confronto prima all’interno dei Capitoli ispettoriali e poi a quello generale del prossimo anno, durante il quale verrà definito l’orientamento da dare all’intera congregazione per i successivi sei anni.

All’incontro del 2020 prenderanno parte i delegati eletti nel corso dei Capitoli locali delle 89 Ispettorie di tutto il mondo con 131 nazioni rappresentate. Il “volto mondiale” dello spirito e del carisma salesiano si è respirato anche a Panama, durante la recente Gmg.

Nella capitale centroamericana, infatti, la presenza dei figli di don Bosco è preziosa e ha il suo cuore attorno alla Basilica di Don Bosco, dove nel 2017 ha preso avvio il progetto “Panama, Valdocco d’America” con l’obiettivo di creare a Panama entro il 2021 un centro di devozione a Don Bosco, che sia riferimento per tutta l’America Latina.

Un cammino che vede impegnato anche l’Istituto Tecnico Don Bosco di Panama. I due centri salesiani cittadini (l’Istituto e la Basilica) sono stati il cuore pulsante della partecipazione salesiana alla Gmg. Negli spazi della Basilica, in particolare, si sono tenuti due momenti di festa e incontro per il Movimento giovanile salesiano (Mgs) il 23 gennaio: il Forum dei responsabili del Movimento e la Festa con i giovani salesiani. Al primo appuntamento hanno preso parte 200 persone da 30 Paesi, che si sono confrontate con il rettor maggiore dei Salesiani, don Ángel Fernández Artime, e la madre Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, Madre Yvonne Reungoat.

Dall’incontro è uscito un messaggio rivolto a tutti i giovani del Mgs nel mondo.

«Le sfide di oggi – si legge nel documento – richiedono giovani forti che siano pronti a fronteggiarle. Impegniamoci dunque, come Mgs, a formare giovani che desiderino seguire i propri sogni, impegnarsi per gli altri, cambiare il mondo a partire dal proprio contesto locale e quotidiano, seguendo Cristo nello spirito di Don Bosco e Madre Mazzarello».

La Festa del pomeriggio, poi, ha visto la partecipazione di 3500 giovani.

Matteo Liut

 

L’Italia ricambia l’ospitalità di Panama

Ecco le notizie che ci arrivano direttamente da Panama dopo la Giornata Mondiale della Gioventù che si è svolta dal 22 al 27 gennaio 2019. Si pubblica un articolo di “Avvenire” che parla del “ricambio ospitalità” da parte degli studenti dell’Istituto Fermi, della città del Canale, dopo aver accolto nella loro scuola i pellegrini italiani alla Gmg stanno visitando il nostro Paese per un’esperienza di scambio e condivisione.

«Grazie a voi abbiamo trovato nuovi amici».

Buona lettura!

Hanno dato il benvenuto ai coetanei arrivati in Centro America per partecipare alla Gmg, li hanno guidati attraverso le bellezze della città, hanno cantato e giocato con loro. E ora 16 studenti dell’Istituto «Enrico Fermi» di Panama vengono accolti dal nostro Paese che ricambia così l’ospitalità ricevuta.

È una storia di amicizia che affonda le sue radici nel lontano fine Ottocento, quando ad emigrare erano gli italiani, e dopo essersi consolidata si è rinvigorita grazie all’esperienza della Gmg. Da tempo, infatti, i ragazzi che hanno terminato il penultimo anno senza insufficienze possono prendere parte allo scambio culturale con il Convitto Umberto I di Torino che comprende anche la visita di alcune delle principali città della Penisola.

Stavolta però il gemellaggio, che tocca il capoluogo piemontese, Venezia, Roma, Assisi, Firenze e Pisa, ha un qualcosa in più: i ragazzi panamensi ritrovano volti conosciuti durante il raduno mondiale e in particolar modo a «Casa Italia», ospitata proprio nella loro scuola, fondata negli anni ’60 da Stefano Cermelli e che oggi, con un migliaio di studenti di 30 nazionalità, è presidio di eccellenza formativa.

«Per gli alunni, lo scambio culturale è un’occasione irripetibile oltre che un incentivo a studiare», spiega Nino Cermelli, figlio del fondatore dell’Istituto Fermi, che, insieme all’insegnante di italiano Beatriz Beltran, accompagna il gruppo. «Quest’anno – sottolinea – si alimenta dell’amicizia con la comunità ecclesiale e con l’equipe del Servizio nazionale per la pastorale giovanile».

A dimostrazione del fatto che basta aprire le porte e le braccia per fare, ovunque, casa.

Stefania Careddu

Le Testimonianze dei ragazzi:

Ana Lucia

«Siamo stati felici di accompagnare i ragazzi italiani, offrire informazioni turistiche, guidarli per le vie della nostra città, dargli la mano». Così hanno potuto portare via con loro una piccola parte di Panama.

Ana Lucia Ureña sorride quando ripensa ai giovani incontrati nei giorni della Gmg, ai due ragazzi di Torino «che erano felici nonostante si fossero persi», a quelli conosciuti a Casa Italia che sembrava «fossero abituati a stare a Panama, anche se faceva caldissimo mentre ci raccontavano che a casa avevano lasciato freddo e neve». Perché l’accoglienza è una questione di porte aperte e di disponibilità, ma anche di voglia di fare un tratto di strada insieme e di condividere storie, nella consapevolezza che ci si arricchisce a vicenda.

«È come se tutte le persone fossero amiche ed era consolante uscire e trovare qualcuno che pur essendo di un Paese lontano in cui si parla un’altra lingua ti salutava con un hola in spagnolo, come se ti conoscesse», racconta la studentessa dell’Istituto Fermi, anche lei tra i volontari a Casa Italia. «È stata una bellissima esperienza, di scambio tra culture», spiega Ana Lucia che è rimasta impressionata dalla «felicità contagiosa che si vedeva in città» e dai «valori che i ragazzi hanno e riescono a comunicare, come ad esempio l’altruismo e la solidarietà».

«C’è stato però un momento che mi ha colpito tantissimo, cioè quando alcuni giovani hanno sollevato un loro amico in sedia a rotelle per permettergli di vedere Francesco che stava passando», confida Ana Lucia ricordando che «un fotografo ha immortalato l’attimo e quell’immagine è diventata il simbolo di Panama».
«Ciò che mi emoziona è che per fare quel gesto, i ragazzi non hanno potuto salutare il Papa che era lì, a pochissimi metri, ma erano felici lo stesso per il loro amico».

Stephanie Lammie

Nelle due settimane trascorse a Torino per lo scambio culturale con i coetanei del Convitto Umberto I, non ha potuto fare a meno di incontrare quella che chiama “la mia famiglia italiana”». Anche se ospitata in un’altra casa, infatti, Stephanie Lammie ha voluto riabbracciare la mamma, il papà e le due ragazze che hanno accolto sua sorella qualche anno fa e che poi hanno ricambiato la visita recandosi a Panama.

«Sono andata a trovarli e a cenare con loro», dice la studentessa dell’Istituto Fermi confermando la forza del legame che unisce i due Paesi grazie al gemellaggio annuale tra le scuole.

E che quest’anno si è ulteriormente consolidato con l’esperienza della Gmg. Durante il raduno mondiale, Stephanie ha fatto parte del gruppo dei volontari del Comitato organizzatore locale.

«Per alcuni giorni ho fatto servizio d’ordine nelle strade vicine al Canale di Panama che erano blindate per il passaggio del Papa e su cui noi dovevamo vigilare perché nessuno cercasse di oltrepassare le transenne. Poi sono stata in uno dei Punti di informazione per dare assistenza ai pellegrini e lì mi sono divertita molto», spiega la studentessa dell’Istituto Fermi che in entrambe le attività ha avuto modo di incontrare tantissime persone di diverse culture e di sperimentare la bellezza della condivisione.

«Ho impressa una bambina con sindrome di Down che voleva vedere Francesco perché sperava che potesse guarirla, ma sono rimasta colpita da una donna adulta, mamma di due pellegrine, che piangeva e pregava», racconta Stephanie che tra gli italiani a cui ha dato una mano ricorda bene un gruppo che, «alla Messa di apertura, non riusciva più a trovare il suo settore perché, per vedere il Papa, tutti i pellegrini si erano mossi spostandosi dai posti assegnati».

Mariana Lopez

Inolvidable», cioè «indimenticabile».

Usa questo aggettivo Mariana Lopez per definire l’esperienza della Gmg, in cui

«abbiamo potuto vedere il Papa, conoscere tanta gente, cantare e ballare per la strada».

Anche lei è stata una delle volontarie di Casa Italia, avendo scelto di dedicare un po’ delle sue vacanze estive ai giovani provenienti dalle nostre diocesi. Ha infatti assistito i pellegrini rispondendo alle domande, dando loro informazioni, ma anche entrando in empatia con i tanti gruppi che passavano per il quartier generale azzurro.

«Mi sentivo male per loro perché dovevano camminare tanto», confida Mariana che ora sperimenta la bellezza dell’accoglienza qui in Italia, in occasione dello scambio culturale a cui partecipa con alcuni compagni. «Torino è una città molto bella con monumenti e luoghi splendidi come la reggia di Venaria, il Museo Egizio, la Mole Antonelliana, ma pure Venezia con i suoi canali e le vie strette lo è», dice senza esitazione la studentessa, felice di poter essere ora a Roma.

Poi, sorridendo, aggiunge: «Dell’Italia mi piacciono molto anche il gelato, che è diverso da quello che mangiamo a Panama, la pizza, gli gnocchi e gli agnolotti».

Eduardo Stanziola

Una partita a basket o a calcio ed è subito gruppo, squadra, amicizia, perché

«l’obiettivo non è vincere, ma stare insieme e divertirsi».

Per Eduardo Stanziola, 17 anni, è questa l’immagine che meglio di altre restituisce il senso dell’accoglienza e sintetizza cosa è accaduto durante la Gmg, in particolare con i pellegrini che facevano tappa a Casa Italia. A dimostrazione del fatto che l’ospitalità è un gioco da ragazzi, nel significato più vero e profondo dell’espressione.

«Per me è stata un’esperienza totalmente nuova: è stato bello incontrare tanti ragazzi simpatici e amichevoli», confida Eduardo che insieme ad altri studenti dell’Istituto Fermi ha prestato servizio come volontario nella sua scuola trasformata per l’occasione in quartier generale della spedizione azzurra.

«Il compito principale è stato quello di dare informazioni, specialmente sulla città e sul quartiere dove erano concentrati i gruppi di italiani», spiega Eduardo che è rimasto molto colpito dal clima di festa che si respirava a Casa Italia e per le vie di Panama.

«C’era ovunque una sensazione di felicità: tutti ci salutavamo, anche per la strada, come se ci conoscessimo da sempre», sorride il ragazzo panamense i cui occhi brillano ancora quando racconta di aver visto papa Francesco passare a pochi metri di distanza, dopo averlo atteso per tre ore, sotto il sole.

Sofia Melamede

Grazie allo scambio culturale tra l’Istituto Fermi di Panama e il Convitto Umberto I di Torino, Sofia Melamede sta sperimentando nel nostro Paese l’ospitalità, la stessa che con la sua famiglia ha offerto durante la Gmg quando ha aperto le porte della sua casa a due ragazze del Guatemala.

«All’inizio è stato strano, ma da subito ci siamo trovate bene. Erano sempre sorridenti e mi hanno trasmesso tanta energia e felicità: sono diventate persone di famiglia», spiega Sofia che è rimasta in contatto con le due nuove amiche e ha raccontato loro del gemellaggio e del viaggio in Italia.

«Una – racconta – è catechista e l’altra è molto devota a Don Bosco: in loro ho visto una fede immensa e questo mi ha fatto capire che chi è venuto in Centro America lo ha fatto per ascoltare le parole di Francesco e comunicarle poi al proprio Paese».

Per la studentessa panamense, «è stato bellissimo ed emozionante vedere gente di tutto il mondo, giovani che cantavano la stessa canzone, ognuno nella propria lingua, e che erano a Panama perché credevano nello stesso Dio e avevano la stessa fede».

Segno che «la religione è universale» e unisce popoli e culture, in un unico abbraccio.

 

Teresio ha dedicato la vita a Don Bosco insegnando e scrivendo in suo nome

Si segnala un articolo proveniente da “Il Corriere Torino” che racconta la storia di don Teresio Bosco e di come abbia dedicato tutta la sua vita a trasmettere la passione e la gioia dell’opera creata da San Giovanni Bosco.

«La prima felicità di un fanciullo è sapersi amato» diceva Don Bosco.

Un messaggio che don Teresio Bosco, morto nella casa madre salesiana di Torino – Valdocco a 87 anni, ha sempre trasmesso a tutti. La sua vita l’ha dedicata alla chiesa, alla preghiera ma soprattutto dedicata ai più giovani.

Perché da sempre aveva imparato che il messaggio di Dio, per essere capito dai ragazzi, doveva arrivare forte e chiaro. Il suo cognome lo aveva sempre fatto considerare un predestinato. E lui, classe 1931, nato e cresciuto a Montemagno, in provincia di Asti, dove viveva con la famiglia, aveva deciso di seguire le orme di Don Bosco. Ordinato sacerdote proprio tra i Salesiani 61 anni fa, licenziato in teologia, era iscritto all’albo dei professori in lettere di Torino.

Sono tantissimi i giovani ai quali aveva insegnato tra i banchi. Ma ancora di più quelli che lo avevano incontrato nei campi scuola estivi sulle montagne torinesi. Tra le sue passioni c’era lo di scrivere. Racconti, saggi, articoli.

Diventato giornalista nel 1966 scriveva principalmente su riviste pubblicate dai salesiani. Era stato direttore de Il bollettino salesiano.

«Con la sua capacità di raccontare in modo semplice la vita di Don Bosco- raccontano i confratelli-, era stato capace di renderlo maggiormente un santo vicino alla gente».

Un’immensa produzione letteraria la sua, indirizzata soprattutto ai giovani e alla Famiglia Salesiana. Don Teresio aveva infatti iniziato da giovanissimo a scrivere per i ragazzi in «Compagnie in azione», «Ragazzi Duemila», «Dimensioni Nuove», «Mondo Erre».

Aveva poi lavorato molti anni nell’Editrice Elledici dedicandosi allo studio e alla divulgazione della figura e del messaggio di don Bosco e della sua spiritualità. Umile e sempre sorridente sapeva sempre che cosa dire.

«Oltre a centinaia di titoli da lui pubblicati, ristampati, tradotti e diffusi in tutto il mondo – dicono ancora i salesiani-, ci resta il suo attaccamento al santo di cui porta il cognome e alla nostra editrice, che ha contribuito a rendere grande e importante con le sue opere».

Presentazione Sussidio Estivo 2019 – L’incredibile viaggio

Sabato 9 febbraio 2019, presso il Teatro Piccolo di Valdocco, è avvenuta la presentazione del Sussidio Estivo lanciato dalla Editrice Salesiana Elledici, all’interno del week end di Anima MGS, che con un momento curato sul palco ha mostrato la storia di questo sussidio con tanto di personaggi e costumi!

L’introduzione è stata fatta da don Valter Rossi, autore salesiano del sussidio, che ha riassunto la storia e dato il via alla presentazione del nuovo inno dell’estate con due ballerine che hanno insegnato i passi ai giovani presenti. “A tutto vapore” è il titolo della colonna sonora che accompagnerà molti centri Estivi italiani.

E’ seguito poi un grande gioco che ha coinvolto tutti i presenti, per concludersi poi con una preghiera di buonanotte in Teatro.

Rivivi qui la diretta della presentazione:

Publiée par MGS Piemonte, Valle d'Aosta e Lituania sur Samedi 9 février 2019

 

Anima MGS – Secondo appuntamento

E’ arrivata anche la seconda tappa di questo percorso che oramai vede lo svolgersi della terza edizione: Anima MGS – l’Arte di Animare. L’incontro si è svolto nelle giornate del 9 e 10 febbraio a Valdocco. 

Più di 200 ragazzi sono arrivati da tutte le case dell’Ispettoria Piemontese e con loro tutti i formatori professionisti che hanno portato avanti i laboratori nel pomeriggio di sabato e nel mattino della domenica.

Il week end è iniziato con un momento di accoglienza organizzato dagli animatori MGS presso il cortile San Giuseppe, è proseguito con la presentazione della due giorni nel Teatro Piccolo di Valdocco, dopodichè si sono avviati i 15 laboratori di animazione.

La giornata di sabato si è conclusa con la presentazione del sussidio estivo “l’Incredibile Viaggio”, da parte della Editrice Elledici, che ha tenuto un momento di animazione sul palco del Teatro Piccolo ed ha poi avviato un grande gioco per i cortili di Valldocco. Preghiera per la buonanotte e poi tutti in branda!

 

La domenica si è aperta con la colazione tutti assieme, è proseguita con la seconda parte dei laboratori la mattina e si è conclusa con la Santa Messa presieduta da Don Enrico Stasi, Ispettore di Piemonte, Valle d’Aosta e Lituania.

Prossimo appuntamento in data 30 marzo 2019. Clicca qui sotto per saperne di più:

FotoGallery - GoogleFoto
FotoGallery - Facebook

 

La Santità anche per te… Mettici la faccia!

Riportiamo qui a seguire un articolo proveniente da Ans, Agenzia Info Salesiana, riguardo all’avvio del sito www.lasantitaancheperte.it, un nuovo strumento per mostrare a tutti la gioiosa santità quotidiana vissuta in tante realtà della Famiglia Salesiana di tutto il mondo. Buona lettura!

(ANS – Roma) – Un nuovo strumento è da oggi disponibile per mostrare a tutti la gioiosa santità quotidiana vissuta in tante realtà della Famiglia Salesiana di tutto il mondo:

Nato su iniziativa del Dicastero per le Comunicazioni Sociali, grazie al lavoro dell’Agenzia iNfo Salesiana e della “IME Comunicazioni”, il sito è in definitiva un’intuitiva interfaccia che permette di realizzare una versione “personalizzata” del poster della Strenna 2019.

Attraverso la registrazione sul sito, realizzabile anche utilizzando le credenziali di Facebook, ciascun oratorio, centro giovanile, scolaresca, gruppo di giovani… potrà caricare la propria foto sul sito e vederla poi inserita nello schermo di uno smartphone e con l’hashtag #lasantitàancheperte sovrimpresso – allo stesso modo in cui figura il Poster della Strenna 2019.

Una volta caricata la foto sul sito, il “poster personalizzato” che verrà generato potrà essere scaricato sul proprio PC o dispositivo e condiviso immediatamente sulle reti sociali – in particolare, per Facebook, Twitter e WhatsApp è previsto un pulsante per la condivisione diretta.

Ciascun utente potrò caricare una sola foto sul sito; ma tutti insieme si potrà andare a creare un caleidoscopio di immagini della santità quotidiana salesiana vissuta in tutto il mondo!

Come ha scritto il Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, nella Strenna per il 2019:

“Posso tranquillamente affermare che il più grande bisogno e la più grande urgenza che abbiamo oggi nel nostro mondo salesiano non è di fare più cose, di progettare e riprogettare nuove realtà…, bensì di mostrare ciò che le nostre vite comunicano personalmente e collettivamente, il nostro modo di vivere il Vangelo”.

Presentazione Sussisio Estivo 2019

Durante la due giorni di Anima MGS, che si terrà a Valdocco il 9 ed il 10 febbraio 2019, ci sarà la presentazione del nuovo Sussidio Estivo da parte della editrice Elledici dalle ore 20.30 alle 23.00.

 

 

Teaser – Presentazione Sussidio Estivo 2019

Teaser – Presentazione Sussidio Estivo 2019

Publiée par MGS Piemonte, Valle d'Aosta e Lituania sur Samedi 2 février 2019

La presentazione si terrà presso il teatro piccolo di Valdocco – Via Maria Ausiliatrice, 32, Torino – e sarà aperto a tutti i Responsabili di oratorio e attività estive. Ecco la scaletta della serata:

  • Introduzione Inno Ufficiale;
  • Conoscenza dei protagonisti della storia figuranti in vero stile steampunk;
  • Grande gioco con ambientazione del Sussidio Estivo;
  • Spiegazione con i responsabili della parte formativa;
  • Preghiera finale.

31 gennaio 2019 – Il racconto della giornata di festa

Una grande giornata di festa quella del 31 gennaio. I tanti fedeli che vi hanno partecipato a Valdocco ed in Basilica Maria Ausiliatrice si sono stretti intorno a San Giovanni Bosco portando le personali preghiere e ringraziamento.

 

Foto Gallery - GoogleFoto
Foto Gallery - Facebook

 

Ore 11:00 – La celebrazione presieduta dall’Arcivescovo di Torino

Omelia dell’Arcivescovo di Torino, Mons. Cesare Nosiglia, in occasione della Santa Messa delle ore 11,00 per la Festa di Don Bosco. (Torino – Basilica Maria Ausiliatrice).

«Chi accoglie un bambino, un ragazzo o giovane nel mio nome accoglie me» ci dice il Signore.

“Accoglienza significa anzitutto ascolto, primo passo educativo da porre in atto verso le nuove generazioni. Anche il Papa l’ha ribadito al Sinodo dei giovani. Ascoltare i giovani è dunque un impegno forte e chiaro che ci interpella tutti. Don Bosco diceva che l’educazione è una questione di cuore. Per educare un giovane bisogna che lui senta il nostro cuore che lo ama, che lo ascolta e l’accompagna passo passo senza imposizioni o divieti, ma con autorevolezza che nasce dalla stima che si ottiene come educatori, mediante non solo le parole ma i fatti, e la testimonianza coerente della propria vita.

Certo oggi viviamo immersi in un forte e tumultuoso cambiamento culturale in atto che ha spiazzato molte famiglie in campo educativo. Oggi viviamo in un mondo di super informazione, che si avvale di nuovi linguaggi affascinanti e ricchi di sempre nuovi stimoli e interessi. Questo è un dato positivo, ma rischia paradossalmente di isolare ancora di più la persona dentro un mondo virtuale e soggettivo da cui diventa difficile uscire per dialogare e rapportarsi poi con l’altro e con gli altri. Si impoveriscono così i rapporti interpersonali e la comunicazione verbale ed esperienziale tra i vari soggetti educativi. A questa carenza si supplisce spesso con i tanti servizi e proposte, che si rovesciano sugli adolescenti e giovani e accontentano le loro pulsioni occasionali e momentanee, epidermiche, senza lasciare traccia dentro il cuore.

È necessario che i vari soggetti coinvolti nell’ambito educativo si parlino e si incontrino su una piattaforma comune di indirizzi e di valori condivisi. Genitori, docenti, sacerdoti e religiose, animatori dei vari ambiti del vissuto sociale, operatori della comunicazione, istituzioni pubbliche, sono chiamati a lavorare insieme condividendo un obiettivo comune che è quello di incentrare ogni intervento sulla persona. È urgente che i ragazzi e giovani possano avere interlocutori disponibili ad ascoltarli e a camminare con loro condividendone le aspirazioni e le domande, le sfide e le provocazioni con spirito non paternalistico, ma amicale e sereno.

Bisogna dare vita a un vero e proprio patto educativo tra famiglia, scuola, comunità civile e religiosa e gli stessi ragazzi e giovani, rendendosi tutti responsabili di una testimonianza di vita coerente e sincera. Il fine non è quello di catturare o di orientare su binari precostituiti, ma di sollecitare le risorse positive dei giovani su valori e proposte ricche di umanità e di spiritualità.

Vale la pena qui ricordare il metodo preventivo di don Bosco che amava i giovani perché erano giovani, senza altre specificazioni. Li cercava là dove erano, per la strada o in carcere, nelle periferie e si rapportava a loro così com’erano senza dare l’impressione di volerli cambiare a tutti i costi. Su questo base di amicizia e di rispetto faceva leva sulle loro risorse che sempre valorizzava in ogni giovane anche il più  aggressivo e caratteriale.

Un secondo aspetto che vorrei richiamare è la difficoltà che oggi si riscontra circa il rapporto intergenerazionale, che si accompagna alla assolutizzazione di un individualismo aggravato dai social, rispetto all’esperienza comunitaria. La personalizzazione dei rapporti con ogni singolo ragazzo e giovane è la via decisiva, se si vuole stabilire un dialogo sincero e proficuo. Quello che non passa per la coscienza e la sensibilità e le scelte del singolo resta improduttivo sul piano educativo.

Nello stesso tempo però, e in modo contraddittorio, l’omologazione al gruppo dei pari è altissima e la paura di non essere accettati o di essere rifiutati o presi in giro è la cosa che più fa soffrire e da rifuggire ad ogni costo. Due poli che in fondo sono sempre esistiti, ma che oggi hanno dato vita ad una separatezza culturale, oltre che ambientale ed educativa, delle nuove generazioni verso gli adulti, genitori e non, e verso gli anziani. Questo fatto rappresenta uno degli abbagli più negativi della nostra società e della stessa pastorale della Chiesa. Isolare i ragazzi e i giovani dal resto della comunità civile ed ecclesiale, chiudendoli in luoghi ed esperienze magari interessanti e gioiose ma rivolte solo a loro in un mondo a sé separato dal resto dove possono incontrare solo coetanei, senza mai un dialogo e confronto con gli adulti e gli anziani, conduce ad un impoverimento notevole sia la comunità che i giovani stessi e la loro crescita.

Credo che qui stia un nodo educativo di fondo da sciogliere: ogni sforzo verso i giovani può trovare una radice di nuova linfa e vigore a partire dalla famiglia aiutata ad essere soggetto primo e responsabile della sua crescita e di quella di tutti i suoi membri. È masochismo quello di una società che non sostiene le nascite e non offre alla famiglia un sostegno anche economico forte e continuato per questo scopo.

Lo stesso si dica per quella insufficiente politica di prevenzione e di sostegno alla famiglia idonea a promuovere il suo impegno verso gli anziani costretti sempre più spesso a trovare posto in strutture di accoglienza (con costi sociali ed umani amplissimi) anche quando stanno bene e sono autosufficienti. La presenza degli anziani nelle case e dei nonni verso i loro nipoti rappresenta oggi uno dei fattori più positivi anche sul piano educativo delle nuove generazioni. Lo stesso vale per ogni forma di disabilità di cui la famiglia, in primo luogo, può essere, se adeguatamente sostenuta, la prima protagonista e responsabile.

Insieme alla famiglia è necessario dare vita a una rete di accompagnamento fatta di luoghi, occasioni ed iniziative di incontro tra generazioni, che permettano di arricchirsi dei doni gli uni degli altri. Penso in particolare agli oratori che, a mio avviso, rappresentano anche oggi una realtà di prim’ordine per promuovere iniziative di comunione e di incontro tra le generazioni. Ricuperare la centralità di ogni singola persona, della sua famiglia e comunità  nel campo educativo significa porre le premesse per una nuova civiltà e società dove il futuro è non solo assicurato ma gestito già nel presente con l’apporto delle diverse componenti decisive e fondamentali che ne garantiscono la continuità e la sussistenza.

Una società più a misura di persona e di famiglia significa un mondo meno anonimo ed estraneo e più vivibile, perché ricco di relazioni coinvolgenti e interessate, solidali e amiche dove ogni ragazzo e giovane viene accolto per se stesso e riconosciuto, come ci insegna don Bosco, soggetto attivo e responsabile, prima che destinatario di servizi e di offerte, sia in campo educativo e religioso che sociale.

Cesare Nosiglia Arcivescovo di Torino