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AM: quinto incontro del Percorso Nel Cuore del Mondo a tema interculturalità

Domenica 19 febbraio 2023 si è tenuto a Valdocco il quinto incontro del Percorso Nel Cuore del Mondo che ha avuto come tema l’interculturalità.

Nella prima parte della giornata gli ambienti dell’associazione 2PR a Porta Palazzo, Torino, hanno fatto da sfondo alla testimonianza di Suor Paola, suor Jiuliette ed Elisa, che hanno raccontato la realtà del quartieri multiculturale per eccellenza di Torino e le gioie e le fatiche di chi ogni giorno sta a contatto con culture diverse e prova a mettersi a servizio, non per buonismo, ma per dare dignità e crescere insieme.

“Mi ha colpito il fatto che ci abbiano detto più volte che l’interculturalità non è non avere un’identità, ma è piuttosto avere un’identità forte ma non rocciosa”

-Filippo 

Dopo il pranzo insieme la seconda parte della giornata è stata improntata ad un’analisi dei fondamenti biblici dell’interculturalità, grazie all’intervento del direttore della Caritas diocesana Pierluigi Dovis, che ha spiegato, partendo dai brani biblici della torre di Babele e della discesa dello Spirito Santo nel giorno di Pentecoste, come la diversità delle culture non sia da condannare, anzi il non capirsi tra persone diverse è lo spazio in cui lo Spirito Santo può soffiare e dare umanità all’umanità.

“Dobbiamo abitare gli interstizi, gli spazi tra chi sono io e chi sei tu, solo così potremo costruire ponti e non muri, come ci chiede Papa Francesco”

-Pierluigi Dovis

Cagliero 11 – “Per le parrocchie” – Febbraio 2023

Si allega di seguito il  Cagliero 11 n°170 con l’intenzione missionaria salesiana del mese di Febbraio 2023.

Intenzione Missionaria Salesiana, alla luce dell’intenzione di preghiera del Santo Padre.

Preghiamo perhè le parrocchie, mettendo al centro la cominuione, siano sempre più comunità di fede, di fraternità e di accoglienza verso i più bisognosi.

Per i cuori e menti aperti dei parrocchiani in Moldavia.

 

Ciao a tutti,

La parrocchia è l’unità della nostra comunità che esprime la nostra fede, crea uno spirito di fraternità e mostra solidarietà. Questo mese Papa Francesco ci chiede di pregare per questa comunione nella Chiesa.

La fede non è solo preghiera, ma impegno a vivere in fraternità e solidarietà. Gli Exallievi e gli Amici di Don Bosco appartengono a più fedi, ma la nostra identità salesiana esige che ci uniamo nella fraternità e nella solidarietà. I nostri valori di vita, verità e libertà trovano la loro espressione nella ricerca della giustizia, nella promozione della fraternità e nell’assicurare la solidarietà.

Il nostro amore e la nostra gratitudine verso Don Bosco ci permettono di portare questi valori cristiani in armonia al’interno di una dimensione multireligiosa in un modo unico e arricchente.
Brayan Magro, Presidente della Confederazione Mondiale degli Exallievi di Don Bosco

AM – Quinto incontro del Percorso nel Cuore del Mondo il 19 febbraio

Il percorso nel cuore del mondo procede accompagnato da un forte entusiasmo dei partecipanti. Il quinto incontro si svolgerà a Valdocco domenica 19 febbraio dalle 9.15 alle 16.45. Il tema è quello dell’intercultura, ovvero della necessità di un’interazione, di uno scambio e di una reciprocità fra le diverse culture.

Il mondo non è un mosaico di culture collocate fianco a fianco senza alcun effetto l’una sull’altra. E’ piuttosto come un disegno ad acquarello, in cui i colori, ovvero le culture, si mescolano fra di loro creando delle sfumature uniche. Intercultura vuol dire apertura alla conoscenza, allo scambio e al contatto fra culture, qualsiasi sia il loro tipo o livello di progresso, producendo un reciproco arricchimento nel rispetto del rispettivo bagaglio culturale.

“La scoperta dell’altro
è la scoperta di una relazione,
non di una barriera”
(Claude Lévi-Strauss)

Orario della giornata

  • 9.15 ritrovo in Comunità Proposta a Valdocco
  • 9:30 inizio delle attività
  • 10.15 Visita al centro “2PR” situato al centro di Porta Palazzo a Torino dove opera una piccola comunità di FMA per la prevenzione e promozione delle donne del quartiere.
  • 10.30 presentazione di sr Juliette e sr Paola Pignatelli e loro testimonianza
  • 12.45 pranzo condiviso in CP
  • 14.00 “Le radici bibliche dell’intercultura”
  • 15.45 Celebrazione eucaristica
  • 16.45 Saluti

 

Buonanotte Missionaria Febbraio 2023 – Don Adolphe-Marie Akpoué, Sdb

La Buonanotte Missionaria: un’esperienza concreta in terra di missione per riflettere!

Per questo mese di febbraio, l’esperienza di Don Adolphe-Marie Akpoué, originario del Benin, missionario per 15 anni in Togo e ora chiamato a Valdocco, nella Comunità “Maria Ausiliatrice” a servizio dell’animazione dei luoghi salesiani. Un esempio di vocazione salesiana e devozione ai giovani.

 

***

Cari confratelli e cari amici,

Sono don Adolphe-Marie Akpoué, salesiano di Don Bosco dal 16 agosto 1988. Originario del Benin, ho prestato il mio servizio per 15 anni in Togo e ora, chiamato dal Superiore, mi trovo dal 30 agosto 2022 a Valdocco, culla del carisma salesiano nella Comunità “Maria Ausiliatrice” per continuare a vivere con gioia e passione la mia vocazione salesiana. È una grazia.

La mia buona notte verterà sulla mia vocazione salesiana e sulla mia esperienza missionaria in Togo. La condivido con fiducia e ringrazio l’equipe di Animazione Missionaria di questa opportunità.

 

La vocazione salesiana

Innanzitutto devo dire che ho avuto fin da bambino il desiderio di andare al seminario minore per diventare sacerdote, ma i miei genitori si opposero. Sono allora cresciuto con l’idea di essere un buon cristiano, facendo un matrimonio religioso prima di vivere con mia moglie e avere figli. Già quest’idea è stata fortemente osteggiata dal contesto socio-culturale, ma in fondo non ho mai smarrito il desiderio di diventare sacerdote.

Nel 1983, mia madre, per motivi di lavoro, fu assegnata a Comé, dove i Salesiani erano già arrivati dall’ispettoria di Bilbao dal 1980 in seguito all’appello del “Progetto-Africa” lanciato da don Viganò. Avevo allora diciassette anni. Essendo già militante di Azione Cattolica per l’Infanzia, mi sono presentato in parrocchia ai missionari spagnoli (non sapevo che fossero salesiani, e non me l’avevano mai detto neanche loro) per continuare il mio impegno apostolico. Sono stato ben accolto dal missionario che si occupa dei giovani. Lui mi ha incoraggiato a continuare a vivere il mio impegno apostolico nella casa di Comé. È stato vivendo questo servizio e vedendo il loro esempio e la loro costante presenza tra i giovani della parrocchia, che mi è tornata in mente l’idea della totale consacrazione al Signore.

Sentivo forte in me il desiderio di donarmi totalmente a Dio. L’aggettivo “totale” è forse quello che meglio descrive il mio desiderio di diventare sacerdote. Ciò nonostante però, allo stesso tempo, stavo valutando altre carriere per la difesa dei diritti dei più poveri (avvocato, lotta alla corruzione, tassista dopo il diploma di maturità per difendere dal di dentro i diritti degli autisti vittime di continui soprusi). “Essere onesto? Tu sei matto.. ti uccideranno” – mi dicevano. Ogni tanto a casa i miei genitori mi dicevano: “Come ti comporti? Cosa fai? Guarda che non vogliamo che tu un domani faccia il prete”. Quando li sentivo parlare così, riuscivo solo a sorridere, ma nel mio cuore una voce mi diceva che le altre carriere che stavo considerando erano interessanti, ma che ero chiamato a dare tutta la mia vita al Signore.

Un giorno, senza dire nulla a casa e spinto da una forza interiore, sono andato in parrocchia e ho comunicato a padre Juan Carlos Ingunza la mia intenzione di diventare sacerdote e di fare come loro (non conoscevo la parola “salesiano”). Mi ha chiesto cosa intendessi dire con “fare come loro”. Allora gli ho detto: “quando diventerò sacerdote, mi prenderò cura dei bambini e dei giovani come fate voi”. E lui mi ha detto “cioè diventare salesiano, entrare nella nostra Congregazione”. “Allora posso entrare nella vostra congregazione?”, chiesi.  “Sì, visto che dici di voler fare come noi prendendoti cura dei bambini e dei giovani”. “In questo caso, come diventare salesiano?”. Allora padre Juan mi ha spiegato la specificità della vita religiosa richiamando specialmente la mia attenzione sulle implicazioni del voto di povertà che i sacerdoti diocesani non fanno. Mi ha fatto capire la radicalità di vita che comporta la mia scelta. Gli ho detto che era esattamente così che intendevo vivere la mia vocazione.

Tornato a casa, ho informato mia madre di ciò che temeva: “Vado a farmi prete e mi unisco alla congregazione dei missionari che sono in parrocchia, cioè vado a fare il salesiano”. Questa notizia fu accolta dalla mia famiglia come una pugnalata alle spalle. “Ma ti abbiamo detto di no”, disse mia madre. “Mamma, è quello che sento e non ho resistito alla voce che ho sentito e mi ha fatto andare a dirlo ai missionari”.

C’era una forte opposizione alla mia scelta. Diversi membri della famiglia e conoscenti, informati della cosa, hanno cercato di dissuadermi. Mi è stato persino offerto di diventare sacerdote diocesano, pur di non essere salesiano. Ho insistito e ho tenuto duro. Mia madre trovava difficile sopportare che andassi via di casa. Ha pianto quel giorno. Ho iniziato il cammino a Parakou (Benin), poi a Lomé (Togo) e il 16 agosto 1988 ho emesso la mia prima professione religiosa cui è seguita nel 1995 quella perpetua.

Essendo aspirante al sacerdozio, ho studiato Teologia a Lubumbashi (Repubblica Democratica del Congo) e il 2 agosto 1997 sono stato ordinato sacerdote insieme ad altri due salesiani beninesi. Abbiamo aperto la strada ad altri giovani per seguire Cristo sulle orme di Don Bosco.

 

Missionare in Togo nell’ex Provincia dell’Africa occidentale francofona

Innanzitutto devo dire che ho avuto fin da bambino il desiderio di andare al seminario minore per diventare sacerdote, ma i miei genitori si opposero. Sono allora cresciuto con l’idea di essere un buon cristiano, facendo un matrimonio religioso prima di vivere con mia moglie e avere figli. Già quest’idea è stata fortemente osteggiata dal contesto socio-culturale, ma in fondo non ho mai smarrito il desiderio di diventare sacerdote.

Nel 1983, mia madre, per motivi di lavoro, fu assegnata a Comé, dove i Salesiani erano già arrivati dall’ispettoria di Bilbao dal 1980 in seguito all’appello del “Progetto-Africa” lanciato da don Viganò. Avevo allora diciassette anni. Essendo già militante di Azione Cattolica per l’Infanzia, mi sono presentato in parrocchia ai missionari spagnoli (non sapevo che fossero salesiani, e non me l’avevano mai detto neanche loro) per continuare il mio impegno apostolico. Sono stato ben accolto dal missionario che si occupa dei giovani. Lui mi ha incoraggiato a continuare a vivere il mio impegno apostolico nella casa di Comé. È stato vivendo questo servizio e vedendo il loro esempio e la loro costante presenza tra i giovani della parrocchia, che mi è tornata in mente l’idea della totale consacrazione al Signore.

Sentivo forte in me il desiderio di donarmi totalmente a Dio. L’aggettivo “totale” è forse quello che meglio descrive il mio desiderio di diventare sacerdote. Ciò nonostante però, allo stesso tempo, stavo valutando altre carriere per la difesa dei diritti dei più poveri (avvocato, lotta alla corruzione, tassista dopo il diploma di maturità per difendere dal di dentro i diritti degli autisti vittime di continui soprusi). “Essere onesto? Tu sei matto.. ti uccideranno” – mi dicevano. Ogni tanto a casa i miei genitori mi dicevano: “Come ti comporti? Cosa fai? Guarda che non vogliamo che tu un domani faccia il prete”. Quando li sentivo parlare così, riuscivo solo a sorridere, ma nel mio cuore una voce mi diceva che le altre carriere che stavo considerando erano interessanti, ma che ero chiamato a dare tutta la mia vita al Signore.

Un giorno, senza dire nulla a casa e spinto da una forza interiore, sono andato in parrocchia e ho comunicato a padre Juan Carlos Ingunza la mia intenzione di diventare sacerdote e di fare come loro (non conoscevo la parola “salesiano”). Mi ha chiesto cosa intendessi dire con “fare come loro”. Allora gli ho detto: “quando diventerò sacerdote, mi prenderò cura dei bambini e dei giovani come fate voi”. E lui mi ha detto “cioè diventare salesiano, entrare nella nostra Congregazione”. “Allora posso entrare nella vostra congregazione?”, chiesi.  “Sì, visto che dici di voler fare come noi prendendoti cura dei bambini e dei giovani”. “In questo caso, come diventare salesiano?”. Allora padre Juan mi ha spiegato la specificità della vita religiosa richiamando specialmente la mia attenzione sulle implicazioni del voto di povertà che i sacerdoti diocesani non fanno. Mi ha fatto capire la radicalità di vita che comporta la mia scelta. Gli ho detto che era esattamente così che intendevo vivere la mia vocazione.

Tornato a casa, ho informato mia madre di ciò che temeva: “Vado a farmi prete e mi unisco alla congregazione dei missionari che sono in parrocchia, cioè vado a fare il salesiano”. Questa notizia fu accolta dalla mia famiglia come una pugnalata alle spalle. “Ma ti abbiamo detto di no”, disse mia madre. “Mamma, è quello che sento e non ho resistito alla voce che ho sentito e mi ha fatto andare a dirlo ai missionari”.

C’era una forte opposizione alla mia scelta. Diversi membri della famiglia e conoscenti, informati della cosa, hanno cercato di dissuadermi. Mi è stato persino offerto di diventare sacerdote diocesano, pur di non essere salesiano. Ho insistito e ho tenuto duro. Mia madre trovava difficile sopportare che andassi via di casa. Ha pianto quel giorno. Ho iniziato il cammino a Parakou (Benin), poi a Lomé (Togo) e il 16 agosto 1988 ho emesso la mia prima professione religiosa cui è seguita nel 1995 quella perpetua.

Essendo aspirante al sacerdozio, ho studiato Teologia a Lubumbashi (Repubblica Democratica del Congo) e il 2 agosto 1997 sono stato ordinato sacerdote insieme ad altri due salesiani beninesi. Abbiamo aperto la strada ad altri giovani per seguire Cristo sulle orme di Don Bosco.

 

AM – Incontro “Sulle rotte del Mondo”

Il 19 gennaio 2023 si è svolto l’aperitivo “Sulle rotte del Mondo – arrivi e partenze” presso la sede dell’O.A.S.I. in via Gorizia 116 a Torino.

Organizzato dal Centro Missionario Diocesano e da Missioni della Consolata, hanno partecipato anche altre realtà come la parrocchia di Moncalieri e alcuni partiti del percorso Nel Cuore del Mondo 2022-2023.

L’incontro è stato pensato per far incontrare i giovani della diocesi che hanno vissuto un’esperienza missionaria con coloro che hanno espresso il desiderio di partire per confrontarsi, ascoltare, elaborare nuove prospettive e ringraziare con l’aiuto di alcune domande.

Tra gli spunti di riflessione analizzati: quali testimonianze hanno suscitato in loro la voglia di partire, con quale desiderio si è partiti o con cui si vorrebbe partire e che cosa si stava, o si sta, cercando.

La vita di persone che hanno scelto di donarsi mi ha fatto desiderare una vita tutta per Dio e per gli altri.

La serata si è conclusa con un momento di preghiera guidata da Don Alessio Toniolo, parroco di Ciriè, seguita dalla consegna ad ogni partecipante di un bicchiere con dei semi e una poesia sulla semina per ricordare di conltivare i propri sogni.

Missione vuol dire imparare a fidarsi di Dio cercando gli uomini rispondere alla vocazione alla vita a cui tutti siamo chiamati.

AM – Quarto incontro del percorso nel Cuore del Mondo

Nel weekend tra il 21 e 22 gennaio avrà luogo, al Colle don Bosco, il quarto incontro del Percorso nel Cuore del Mondo. Mediante l’intervento di alcuni esperti e la visita dei luoghi nativi di don Bosco, sarà proposto un’approfondimento sul tema della “spiritualità giovanile missionaria salesiana”: un modo specifico di vivere il Vangelo seguendo il carisma donato a san Giovanni Bosco.

Presto disponibile anche il programma della due giorni.

Capodanno 2022 AM ad Oulx

“Oggi ho percepito che l’incontro col povero è un po’ come la preghiera: permette di fare uno zoom out dai propri problemi per mettere al centro Dio e gli altri.”

– Lorenzo

Con questo spirito circa 30 giovani del Movimento Giovanile Salesiano hanno deciso di concludere il 2022 in un modo diverso dal solito: mettendosi in ascolto e a servizio presso il Rifugio Fraternità Massi di Oulx. Il rifugio, operativo dal 2017 è gestito da don Luigi Chiampo insieme a 10 operatori e 200 volontari. È nato in risposta allo spostamento del flusso migratorio da Ventimiglia alla Valle di Susa e offre ospitalità a tutti coloro che cercano di passare in Francia.

Ecco il racconto di questa esperienza grazie alle parole di Giulia, volontaria missionaria ed animatrice dell’MGS.

Durante la mattinata abbiamo ascoltato la testimonianza di don Chiampo, che ha raccontato come il rifugio sia un luogo di passaggio, tanto che si contano circa 15000 persone solo quest’anno. Questo ci ha aperto gli occhi su una realtà, quella migratoria, che spesso vediamo distorta: si sente sempre parlare di ingressi in Italia, mai di uscite, eppure solo il 2% di chi arriva in Italia poi vi si ferma.

La peculiarità di questo rifugio è l’aver coinvolto il territorio: don Chiampo non è un prete impallinato che opera da solo, ma c’è un forte coinvolgimento delle autorità, della croce rossa, del soccorso alpino, di altre associazioni sanitarie che cuciono intorno al rifugio una rete avente l’obiettivo di vedere il migrante anzitutto come persona, come fratello. Il passaggio che queste persone compiono è molto impervio: passa oltre i 2000 metri, lontano dalle vie principali che non sono aperte per loro.

Sulla statale, poco prima di arrivare a Oulx, c’è una scritta: “la frontiera uccide”. Il rifugio Massi si impegna a dare un pasto caldo, la possibilità di ricevere cure mediche se necessarie, di fare la doccia e di dormire una notte al chiuso. Si crea quindi un luogo di ristoro, ma anche di incontro di culture e storie diverse: chi arriva dalla rotta africana e chi dalla rotta balcanica, uomini soli, famiglie, giovani di tante nazionalità diverse. Chiediamo se ci sono stati problemi, ci rispondono con una semplicità disarmante che sì, a volte è faticoso, ma che i problemi si perdono in tutto il bene che c’è e che si fa tra quelle mura.

Insieme a don Luigi c’è uno degli operatori, albanese arrivato in Italia all’inizio degli anni 90, che ci racconta la sua storia, una storia di accoglienza ricevuta e ridonata, in piena gratuità.

“Non è tanto la questione dell’emergenza, quella rimane, quello che cambia e se tu sei pronto o no a dare una risposta all’emergenza.”

– don Chiampo

Dopo pranzo abbiamo avuto la possibilità di metterci al lavoro pulendo le camere che quella notte avrebbero ospitato chiunque fosse arrivato. Al rifugio infatti non ci sono orari, la porta si apre in qualsiasi momento, tanto che anche nella nostra breve permanenza sentiamo qualche volta il campanello suonare. Non sono mancati poi i momenti di scambio e condivisione nella sala comune del rifugio, sia tra noi che con alcuni ragazzi che erano lì in quel momento e che poi sono partiti a fine giornata diretti a Claviere, da dove avrebbero cercato di passare in Francia la notte di Capodanno. Sulle pareti è pieno di fogli: alcuni sono disegni dei bambini, altri di chi voleva lasciare un’impronta del suo passaggio e della storia del suo viaggio, altri ancora contengono in moltissime lingue informazioni su dove andare una volta passato il confine.

“Aiutare gli altri non è altro che vivere il comandamento dell’amore. Questo è quello che più di tutto mi porto a casa in questa giornata”

– Eleonora

A fine giornata la condivisione ha aiutato a dare un nome a ciò che ci aveva colpito di una giornata così piena, ma anche a interrogarci e rilanciarci nello spirito di servizio per l’anno nuovo che inizia.

“A noi ha colpito così tanto stare qui qualche ora, ma c’è qualcuno che lo fa ogni giorno. Accogliere non è assistere, e accogliere ed essere accolti cambiano la vita.”

– Elena

Accogliere tutti con dignità. Su questo ha insistito don Chiampo. Mi ha fatto pensare molto alle motivazioni con cui io vivo il mio servizio”

– Giulia

Cagliero 11 – “Per gli educatori” – Gennaio 2023

Si allega di seguito il  Cagliero 11 n°169 con l’intenzione missionaria salesiana del mese di Gennaio 2023.

Intenzione Missionaria Salesiana, alla luce dell’intenzione di preghiera del Santo Padre.

Preghiamo perché gli educatori siano testimoni credibili, insegnando la fraternità anziché la competizione e aiutando in particolare i giovani più vulnerabili.

Per l’educazione dei giovani sloveni nello stile di Don Bosco.

 

Cari amici,

Non c’è dono più grande che quello di sentirci chiamati da Gesù a partecipare, insieme a molti, alla sua sempre affascinante missione di rendere presente il suo amore per le persone che ogni giorno incontriamo sulla nostra strada.

Trovarci di fronte a questo dono ci permette di riconoscere la gratuità di dell’amore del Signore per ogni sua creatura e, allo stesso tempo ci impegna, come educatrici ed educatori, a vivere ogni giorno da persone innamorate della vita, impegnate a rendere visibile quell’amore che accende i cuori, spinge a celebrare la gioia dell’incontro con l’altro, accresce la speranza, apre gli occhi alla scoperta di quella bellezza e semplicità che riempie l’esistenza di senso e meraviglia.

Vi auguro che questa certezza ci spinga sempre a metterci in cammino!

Suor Ruth del Pilar Mora Consigliera Generale delle missioni delle Figlie di Maria Ausiliatrice

AM: presentazione terzo incontro del Percorso Nel Cuore del Mondo

Sabato 17 e domenica 18 si svolgerà presso l’Istituto delle figlie di Maria Ausiliatrice il terzo incontro del Percorso Nel Cuore del Mondo 2022/2023. I ragazzi tratteranno il tema dell’Economia a servizio dei popoli a partire dall’intervento di Tony Cutillo sulll’Evangelii Gaudium come stimolo per essere missionari nel quotidiano.

La domenica i ragazzi avranno l’opportunità di incontrare Federica Rosso, laureata in giurisprudenza e con un master in sicurezza e sviluppo internazionale, ha lavorato in ONG per rifugiati e migranti e successivamente a Bruxelles nella Commissione Europea per Servizio Civile e aiuti umanitari, attualmente è legale di quest’ultimo ufficio. Federica illustrerà le conseguenze di una economia che è asservita al potere con un taglio sulle questioni umanitarie, a partire dall’esperienza di missione in Madagascar di 10 anni fa, in particolare su:

  • Come gli aiuti economici possano veramente essere a servizio dei poveri contro il marcio delle ONG
  • Mettere a confronto l’interesse sovranazionale, di politica, e nazionale che però non ha un riscontro positivo nei campi profughi
  • Affondo sul tema delle sanzioni degli Stati: mettono in luce gli interessi che ci sono dietro le scelte, ma allo stesso modo contribuiscono a finanziare le agenzie che aiutano. Quindi, quali sono gli interessi che conviene mantenere?
  • Accenno a piccole azioni che noi concretamente possiamo fare, a partire però da quello che si sta già facendo

Programma

Sabato 17:

  • 15.00: Accoglienza 
  • 15.15: Gioco
  • 16.15: Preghiera
  • 16.45: Intervento di Tony Cutillo
  • 17.30: Pausa 
  • 17.50: Deserto
  • 18.30: Condivisione
  • 19.00: Preparazione cena condivisa e cena 
  • 21.30: Giro della Mostra missionaria e preghiera

Domenica 18:

  • 7.45: Sveglia
  • 8.15: Colazione
  • 8.45: Preghiera
  • 9.00: Risveglio uscolare
  • 9.30: Intervento di Federica Rosso
  • Messa
  • Pranzo
  • 15.00: Saluti

 

Cagliero 11 – “Per le organizzazioni di volontariato” – Dicembre 2022

Si allega di seguito il  Cagliero 11 n°168 con l’intenzione missionaria salesiana del mese di Dicembre 2022.

Intenzione Missionaria Salesiana, alla luce dell’intenzione di preghiera del Santo Padre.

Preghiamo perché le organizzazioni di volontariato e proozione umana trovino persone desiderose di imoegnarsi per il bene comune e cerchino strade sempre nuove di collaborazione a livello internazionale.

Per i volontari missionari salesiani attuali e gli ex-volontari in Messico.

Vi mando un saluto fraterno con il desiderio e l’impegno di vedere rafforzata la nostra identità carismatica all’interno della Chiesa con un’azione efficace tra i più bisognosi.

Per quest’anno abbiamo sviluppato la proposta Settore per le Missioni “Comunicare Cristo Oggi” attraverso le reti sociali: la riattivazione di una missione che deve iniziare da ciascuno, nella sua famiglia e nella società. In unione con il messaggio che papa Francesco ci ha dato “affinché siate miei testimoni” nell’annuncio del Vangelo.

All’inizio di dicembre, mese in cui celebriamo la nascita del Salvatore, vorrei invitare tutti noi che condividiamo la missione come Famiglia Salesiana a continuare a impegnarci per la trasformazione di una società più giusta, più fraterna, più evangelizzata.

Don Hernán Darío Carmona López, SDB, Coordinatore Regionale per l’Animazione Missionaria, Regione lnteramerica