In prossimità dell’inizio delle attività scolastiche e del ritorno dei ragazzi nelle aulee, ecco un interessante libro riguardante la lettera di una professoressa a uno studente rimandato:
“Il futuro è il mio mestiere”
Lettera di una professoressa a uno studente rimandato
Elena Inzaghi
(Milano, Solferino, 2019, Pagine 160, € 14,00)
Ti stupirà sapere che, nonostante io abbia chiari i miei modelli, nonostante io sappia bene che insegnante vorrei essere, o almeno che insegnante non vorrei essere, spesso mi sento inadeguata. Ma poi mi dico che forse, se noi insegnanti non sperimentassimo un qualche senso di inadeguatezza, faremmo meglio a cambiare lavoro.
La verità è che non siamo onnipotenti e, prima di qualunque altra cosa, abbiamo bisogno di voi.
Spesso ci scoraggiamo perché pensiamo che tutto dipenda dalle nostre forze. E invece la vera forza si nasconde in voi ragazzi. Il nostro ruolo, il ruolo dell’educatore, è quello di aiutarvi a esprimere quello che avete dentro
Per questo, serve innanzitutto passione.
Per scoprire il contenuti del libro, riportiamo la recensione pubblicata da LA CIVILTÀ CATTOLICA (Samuele Pinna, 3 agosto 2019).
Quando si tratta dell’argomento della scuola italiana, possono accendersi inevitabili dibattiti, motivati da differenti punti di vista. Parlare dell’insegnamento scolastico significa, però, anzitutto parlare di giovani esistenze che si affacciano, in un’autonomia crescente, alla vita. Ed è quello che fa in questo libro, con fine analisi e stile brillante, Elena Inzaghi, professoressa da oltre trent’anni.
L’autrice sa rileggere con oggettività i fatti, gli snodi, i modi tipici di comportamento dei ragazzi (benché ognuno di loro sia «unico») che passano attraverso l’età adolescenziale. Non c’è mai un giudizio – e se c’è, è per mostrare quei limiti che si possono superare –, bensì un’attenzione: l’ascolto, per capire le nuove generazioni, ma non per cullarle nei loro limiti o nelle loro nevrosi.
L’intento è quello di ascoltare per aiutare a capire quali siano i passi giusti da far compiere non soltanto per salvare un anno scolastico, ma anche per dare senso all’esistere. Da qui il racconto – assai reale – di un ragazzo che entra in una profonda crisi con se stesso, che si trascura e, ovviamente, tralascia anche lo studio. E, dall’altra parte, una docente, la quale si allea strenuamente con i colleghi, con i genitori, con lo stesso studente chiuso e recalcitrante, al quale – ecco l’idea del libro – scrive una lunga lettera suddivisa a partire dall’anno scolastico (primo quadrimestre, intervallo, secondo quadrimestre, estate).
L’alleanza educativa, però, non comporta sconti per nessuno: né per la professoressa, che come insegnante deve mettersi sempre in discussione; né per i genitori, troppo spesso presi da ansia di prestazione per i risultati dei figli o capaci di proiettare su di loro solo i propri personali fallimenti (anche quando non sono tali).
Nessuno sconto neppure per il protagonista del libro, il ragazzo, che deve sempre essere accompagnato, ma in maniera esigente, se necessario. Dal rischio, infatti, di perdere un anno scolastico inizia il tentativo di una rimonta per non buttare via del tempo prezioso. Da qui, un Manuale semiserio per genitori che vogliono provare a farcela (pp. 108-116) e Consigli in ordine sparso per lo studente che vuole rimontare (pp. 130-138).
Le pagine del libro sono molto attuali e fotografano con precisione la realtà, ma soprattutto permettono di intravedere una possibile via di speranza. Speranza per l’insegnamento: «La verità è che [noi professori] non siamo onnipotenti e, prima di qualunque altra cosa, abbiamo bisogno di voi [alunni]. Spesso ci scoraggiamo perché pensiamo che tutto dipenda dalle nostre forze. E invece la vera forza si nasconde in voi ragazzi. Il nostro ruolo, il ruolo dell’educatore, è quello di aiutarvi a esprimere quello che avete dentro» (p. 49). Speranza per la vita dei giovani: non deve essere, il loro, un crescere anarchico o individualista nella scelta dei valori, ma un cammino per vivere appieno.
Ecco la rivoluzione: studiare è bello, perché «studiare rende liberi. Ci aiuta a capire chi siamo veramente, fuori dal gregge. Ci aiuta a comprendere le persone, al di là delle apparenze. […] Ci insegna a far fatica e a divertirci, a conoscere la realtà e a immaginarne una diversa, a lavorare per realizzarla» (p. 27).
Questo è un libro adatto a tutti e, in particolare, per chi vive o sperimenta l’esercizio educativo. Un testo leggero, eppure profondo. Del resto, ha scritto Chesterton, «la ragione per cui gli angeli sanno volare è che si prendono con leggerezza».
L’intervista di Elena Inzaghi ospite a Radio 24 il 7 luglio 2019
Elena Inzaghi è professoressa e autrice del libro “Futuro. Il futuro è il mio mestiere”. Una lunga lettera di una docente a un ragazzo rimandato. Ospite in studio, ci parla delle dinamiche che intercorrono tra scuola e genitori e del rapporto che si instaura tra i docenti e i ragazzi.
(audio intervista a partira da 3min. 20sec.)