Percorso “Buoni cristiani e onesti cittadini” | Anno 1
Percorso per i giovani – “Buoni cristiani e onesti cittadini”
Percorso per i giovani – “Buoni cristiani e onesti cittadini”
Si è conclusa l’esperienza missionaria dei ragazzi e delle ragazze che hanno risposto al Mandato Missionario 2022 recandosi presso la realtà salesiana di Ciresoaia in Romania, guidati da Don Theophilus Ehioghilen e Suor Francesca Danieletto: Sara Busato, Adriana Paradiso, Sara Scrivo, Rachele Magrini.
Di seguito il resoconto dell’esperienza a cura di una delle partecipanti, Sara Scrivo:
Il 23 luglio 2022 siamo partiti per la nostra missione a Ciresoaia, un piccolo paesino nel cuore della Romania. Ognuno di noi arrivava da percorsi differenti, ma eravamo tutti uniti dalla voglia di metterci in gioco e di donarci totalmente. Tuttavia, fin dal primo giorno, ci siamo resi conto che avremmo ricevuto molto di più di quello che saremmo stati in grado di dare. Ci veniva chiesto solo un cuore sufficientemente grande che fosse in grado di accogliere tutto quell’amore.
Appena arrivati, siamo stati accolti da Suor Betty, Suor Lucia e Suor Teresa, tre suore dell’ordine della Provvidenza che ci hanno fatto sentire fin dal primo momento come figli. Anche la comunità si è dimostrata incredibilmente generosa ed accogliente e, fin da subito, ci siamo sentiti “attesi”.
La prima settimana ci siamo occupati della formazione animatori insieme a Suor Lucia. Gli animatori, che in un primo momento sembravano molto timidi, ci hanno davvero stupiti perché si sono realmente messi in gioco, ciascuno secondo le proprie possibilità e ognuno mettendo a disposizione i propri talenti.
Successivamente abbiamo vissuto due settimane di estate ragazzi; la prima con i bambini dell’asilo e delle elementari e la seconda con i ragazzi delle medie. È stato davvero bello vedere questi giovani animatori mettersi a disposizione dei bisogni dei più piccoli: giocando con loro, chinandosi per allacciare le loro scarpe,
servendoli a tavola e divertendosi insieme a loro.I bambini poi, erano entusiasti e sembrava che non aspettassero altro che giocare e correre in libertà. Inoltre, siamo rimasti particolarmente stupiti della loro voglia di imparare quanto più possibile durante i laboratori.
Personalmente, i miei momenti preferiti rimarranno tutti i pomeriggi trascorsi al campo sportivo a giocare a pallavolo e a basket insieme agli animatori. Il fatto che fossero proprio loro a chiederci di andare a giocare, anche dopo una faticosa giornata di estate ragazzi, mi riempiva il cuore di gioia. Era un’occasione per conoscerli
meglio e per ascoltare le loro storie perché, proprio come diceva Don Bosco, solo osservando i ragazzi giocare riusciamo a capire chi sono realmente, com’è
il loro carattere.Sembra quasi scontato ribadirlo, ma davvero abbiamo ricevuto più di quanto abbiamo dato e più di quanto avremmo mai potuto dare. Anzi, molto spesso ci siamo sentiti piccoli ed impotenti di fronte ad alcune situazioni; alla vista di alcune povertà abbiamo realizzato quanto il nostro raggio di azione fosse limitato.
Tuttavia, è stato proprio in questi momenti che ci siamo resi conto che non siamo stati chiamati per “fare” delle cose, né per risolvere dei problemi, quanto piuttosto per “stare” insieme a loro e per percorrere con loro un tratto di strada cercando, di tanto in tanto, di lanciare un sorriso di speranza. Nulla di più. Siamo tornati a casa con i cuori colmi di gratitudine e sorrisi e arricchiti dalle storie di tutti i ragazzi.
Tutta questa missione è stata colma di Grazia. Tutto è stato Provvidenza.
-Sara Scrivo
Don Marco Cazzato e suor Carmela Busia, insieme ad alcuni giovani che hanno vissuto in prima persona l’esperienza missionaria, presentano il nuovo percorso partenti “Nel Cuore del Mondo“.
Sei incontri, ognuno con tematica diversa, per entrare nel cuore del mondo e spingere i ragazzi a mettersi in gioco, uscire dalle proprie certezze e aprire lo sguardo agli altri rinunciando al proprio egoismo.
Il percorso è rivolto ai ragazzi dai 20 ai 30 anni che sentono il desiderio di vivere un’esperienza in terra di missione. Questi primi incontri del cammino sono aperti a tutti gli interessati, la futura preparazione all’esperienza estiva in terra di missione è invece riservata a quanti scelgano di fare tutto il percorso, avendo all’orizzonte una scelta di impegno concreto nell’estate 2023.
Trovate tutte le informazioni sul percorso “Nel Cuore del Mondo” nella landing page dedicata:
Si è conclusa l’esperienza missionaria dei ragazzi e delle ragazze che hanno risposto al Mandato Missionario 2022 recandosi presso la realtà salesiana di Gur i Zi in Albania, sotto la guida di Don Alberto Martelli: Luca Coraglia, Pietro Giraudo, Valentina Gondolo, Irene Milone, Paola Dorin, Elena Menguzzo e Sara Brugnati.
Di seguito il resoconto dell’esperienza direttamente con le parole dei partecipanti:
Non eravamo mai stati in Albania e abbiamo scoperto Gur i Zi per la prima volta guardando le immagini di Google maps perché nessuno sapeva che cosa aspettarsi. Adesso è un po’ come se fosse casa nostra!
Abbiamo iniziato a pensare ad un’esperienza missionaria lo scorso ottobre, quando ci siamo iscritti, ancora senza conoscerci tra noi, al percorso di Animazione Missionaria “Nel Cuore del Mondo”, proposto ogni anno dai Salesiani del Piemonte.
Siamo 7 giovani, provenienti da oratori e parrocchie del Piemonte, con alle spalle alcuni anni di esperienza nell’animazione dei più piccoli.
Il percorso di formazione che avevamo scelto ci dava l’opportunità di fare alcuni incontri di carattere spirituale e sociopolitico per conoscere il mondo, approfondire la realtà della missio ad gentes, verificare la nostra chiamata ad andare oltre i nostri luoghi di vita quotidiana, donare la nostra fede, in primo luogo per crescere noi e per dare una mano agli altri.
Ognuno si portava dietro le sue motivazioni e la sua storia e, così, ci siamo affidati completamente: non abbiamo scelto i compagni di viaggio, né la destinazione. Ci siamo fatti guidare dalla Provvidenza.
A maggio ci hanno proposto di partire per l’Albania con un sacerdote accompagnatore e abbiamo detto di sì, entusiasti e pronti a fare nuove esperienze.
Siamo arrivati a Gur i Zi il 1 di agosto e per tre settimane ci siamo messi a servizio della comunità, accolti da don Raffaele, don Erasmo e dalla gente con grande favore e grande disponibilità. Il nostro programma prevedeva due ingredienti principali. In primo luogo la conoscenza della realtà della chiesa albanese, della sua storia e del suo presente: vogliamo coltivare l’essere fratelli e sorelle, essere una sola comunità al di là dei KM che ci separano e delle culture e delle storie così differenti tra le nostre nazioni. Secondo ingrediente era metterci a disposizione, con quello che sappiamo fare, in modo particolare l’animazione, l’oratorio, per dare una mano, per aiutare a crescere, per condividere con i giovani albanesi l’esperienza della fede e del servizio.
Per rendere concreto tutto questo, abbiamo proposto nella prima settimana dei momenti di formazione ai giovani animatori attingendo alla nostra esperienza e al carisma salesiano: “Essere buoni cristiani e onesti cittadini“. Abbiamo riflettuto sul senso di essere animatore, sull’importanza di fare affidamento sugli altri e sul servizio ai più piccoli; abbiamo fatto giochi e attività per vincere le nostre paure di entrare in relazione con gli altri e imparare a buttarci senza vergogna. Con i ragazzi, che sono sempre aumentati in numero e che hanno manifestato sin da subito grande entusiasmo e voglia di partecipare, abbiamo scoperto che prima di tutto dobbiamo partire dalla conoscenza di noi stessi, accettando i nostri pregi e difetti.
Nostro grande timore era ovviamente la lingua e la diversità di cultura, ma, a parte molti episodi anche ridicoli di frasi spiegate a gesti, di traduttori costretti a fare gli straordinari e di parole imparate a memoria con un po’ di sforzo di pronuncia, abbiamo fatto esperienza di una grande accoglienza, che ci veniva incontro e apriva le porte anche senza conoscerci, prima che potessimo presentarci, così, sulla fiducia, spalancando il cuore e costringendoci a ricambiare.
Sono stati una trentina i ragazzi che hanno frequentato queste giornate di “corso animatori”, tra i 15 e i 19 anni: si sono messi a disposizione, si sono divertiti e hanno scelto di partecipare, anche se spesso impegnati col lavoro o con la famiglia, per il bello di trovarsi insieme e di fare del bene agli altri.
Nella seconda e terza settimana abbiamo fatto attività anche con i più piccoli, nel pomeriggio, proponendo giochi, balli, piccoli laboratori di teatro e di braccialetti. Un centinaio di bambini hanno accolto la proposta e hanno riempito cortili e saloni, mettendo alla prova noi e gli animatori del posto, facendoci mettere in pratica ciò che avevamo condiviso e facendoci sudare per farli giocare e stare insieme in modo cristiano e costruttivo, oltre che divertente.
Eravamo venuti a dare una mano, siamo tornati a casa pieni di doni che non ci aspettavamo.
Siamo molto grati per l’accoglienza che ci è stata riservata da questa comunità e siamo fiduciosi che i ragazzi animatori possano continuare a dedicare il loro tempo, le loro energie e il loro entusiasmo ai più giovani. Nel nostro piccolo ci sentiamo ora un po’ albanesi anche noi e abbiamo fiducia che per Gur i Zi, come per il resto dei giovani di Albania, ci possa essere un grande futuro, nonostante le difficoltà che ancora segnano la vita di molti.
Siamo arrivati un po’ titubanti, pieni di entusiasmo e con tante domande, ce ne siamo andati come chi lascia un pezzo di cuore perché si è sentito a casa propria.
Speriamo che l’esperienza possa essere ripetuta e trovare continuità, con altri gruppi come noi del Piemonte o con chi la Provvidenza manderà, e certo il legame creato in questi giorni durerà nei nostri cuori ancora a lungo.
Grazie Gur i Zi, grazie don Raffaele, grazie a tutti i ragazzi e alla comunità intera.
Sabato 3 settembre 2022 si è svolto, presso la casa delle FMA di piazza Maria Ausiliatrice 35 a Torino, il ritrovo dei gruppi che hanno fatto un’esperienza missionaria questa estate.
L’incontro è stata un’occasione per ritrovarsi, tre settimane dopo il ritorno a casa, e condividere la bellezza dell’esperienza vissuta.
Dopo un primo momento di gioco e convivialità, c’è stato spazio per riflettere sul valore profondo che la missione ha e sul desiderio di cambiamento che ne è nato, per condividere e per ascoltare la testimonianza di tutti i gruppi, in un’ottica di scambio e messa in circolo del bene ricevuto. Infine, la serata si è conclusa affidando a Maria Ausiliatrice le esperienze, i ragazzi incontrati, le comunità che hanno accolto i gruppi e il desiderio di cammino.
“Questo incontro per me è stato importante per gli spunti di riflessione e la possibilità di condividere con altri un’esperienza che mi ha cambiato la vita”
-Rachele
La Buonanotte Missionaria: un’esperienza concreta in terra di missione per riflettere!
Per questo mese di settembre, l’esperienza di Virgilio Radici, missionario da 32 anni, prima in Kenia e poi in Tanzania. Una buona occasione per ravvivare la nostra passione missionaria.
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Un saluto a tutti coloro che ascoltano questa breve buonanotte salesiana.
Il mio nome è Virgilio Radici, sono nato a Bariano in provincia di Bergamo. Sono ora uno fuori
dal “comune”… Vivo infatti ad Iringa in Tanzania.Sono un Salesiano Coadiutore. Ho fatto la mia prima Professione Religiosa al Colle Don Bosco (Asti) il 29-11-1969.
Da Bariano sono andato al Colle Don Bosco per le scuole Medie nel 1964. Non ho scelto io, ma mia mamma che sapeva dei salesiani perché è stata exallieva delle suore di Maria Ausiliatrice a Legnano (Mi). Eccettuato l’anno di Noviziato a Monte Oliveto nel 1968 tutti gli altri anni li ho passati al Colle Don Bosco, prima come allievo e poi come salesiano. Nel 1990 sono partito per l’Africa, prima 9 anni in Kenya e poi dal 1999 ad Iringa.
Al mio primo incontro con i Salesiani al Colle ho notato una cosa che mi ha subito attratto: la cordialità e la gentilezza di tratto. Sono subito rimasto attratto da questo. Concluse le scuole Medie, ho scelto di continuare al Colle per la Scuola Professionale con indirizzo di arte grafica. Dopo il primo anno di Scuola Grafica il Direttore, don Antonio Mason, di cara memoria, mi chiese se volevo entrare in Noviziato. Mi ricordo come fosse ora che risposi subito di sì. Quando mi chiese se volevo essere sacerdote gli risposi che mi piaceva essere Coadiutore, come ce n’erano tanti al Colle (più o meno erano una quarantina ed i sacerdoti una ventina). Mi attraeva il loro modo gentile e la capacità di stare con noi giovani.
In Noviziato sono stato tre mesi in più (da agosto 1968 a novembre 1969) per aspettare di aver compiuto i 16 anni allora richiesti dal Diritto Canonico. Nel 1972 il Canone innalzò a 18 anni di età l’anno della prima Professione. Io dico sempre che dopo aver visto me…, era meglio cambiare l’età di ingresso nella vita religiosa.
A comunicare della vocazione ai miei genitori furono gli stessi Salesiani del Colle. Prima di andare in Noviziato, infatti, un Coadiutore ed un Sacerdote mi portarono a casa in macchina. C’era a casa solo mia mamma. Mio papà era in ospedale per un incidente sul lavoro a Milano (era muratore). Il giorno dopo sono andato con mia mamma a trovare papà a Milano in ospedale. Alla notizia del mio prossimo ingresso in Noviziato, mio papà rimase in silenzio per un po’. Poi disse: “Se pensi che questa sia la volontà di Dio, fai pure”. Mia mamma è mancata a 57 anni nel 1979. Mio papà visse ancora per altri 20 anni, fino al 1999. Mi hanno sempre voluto bene ed aiutato in tutto.
Perché sono partito in missione? Come ho detto, per il Colle non ho scelto io, ma mia mamma, così anche per le missioni non ho scelto io, ma il mio Ispettore di allora, don Angelo Viganò. Era l’anno 1990. Ero al Colle a insegnare ai tipografi compositori e venni chiamato al telefono. Era l’Ispettore che da Roma (era al Capitolo Generale) mi chiamava dicendomi se volevo andare in Kenya per installare una tipografia. Io risposi che per fare questo era necessario conoscere anche tutti gli altri settori del mestiere tipografico (litografia, fotoriproduzione, stamperia e legatoria), che io non conoscevo praticamente (solo teoricamente). Lui mi disse di pensarci ed al suo ritorno ne avremmo parlato.
Venne al Colle il primo di aprile dello stesso anno e mi disse di andare per due mesi e mezzo a Makuyu e studiare un po’ di lingua Inglese e conoscere il posto. Il primo aprile è proprio un giorno “speciale”, fa gli “scherzi”. Ma so anche che ricorda la nascita di mamma Margherita. Ricordando la sua Obbedienza, ho scelto di fare l’Obbedienza. Ora sono contento.
Partii il 4 luglio 1990 per Makuyu e ritornai il 15 settembre dello stesso anno. Parlai nuovamente con l’Ispettore presentandogli un miniprogetto della costruzione del capannone tipografico e mi diede la conferma per il ritorno in missione. Prima andai a Malta (gennaio-giugno 1991) per approfondire la lingua Inglese ed il 4 settembre 1991 eccomi nuovamente a Makuyu in Kenya.Mi sono trovato, da subito, bene. Come carattere le persone sono molto cordiali. Mi si avvicinavano con gentilezza e salutavano cordialmente e con il sorriso bello aperto.
In un primo tempo mi sono adattato a fare un po’ di tutto. Non esisteva la tipografia e quindi ho iniziato con il lavoro nei campi, la raccolta del granturco con gli allievi del corso della Scuola Professionale. Dal piombo e carta della tipografia al lavoro con la terra…
Dopo poco iniziarono i lavori di costruzione della nuova tipografia con una ditta di Nairobi e nel 1993, le prime stampe con l’aiuto del generoso Coadiutore Salesiano Bertocchi Alessandro che, dalla tipografia Vaticana, venne a Makuyu. Molto fu l’aiuto datomi, all’inizio, anche dal Salesiano sacerdote don Gianni Uboldi che attualmente si trova in Uganda. Lui era l’economo della casa e conosceva bene la lingua Inglese e quella locale Kikuyu. I contatti con le ditte e con l’estero erano sempre suoi. Senza il suo aiuto non sarei riuscito nell’intento.
Attualmente mi trovo ad Iringa, in Tanzania. Si trova a circa 1600 m s.l.m. Il clima è sempre mite…, non fa caldo e non fa freddo. La temperatura si abbassa a 9 gradi Centigradi in
maggio-luglio, ma durante il giorno arriva a 20-22. Non c’è mai la neve o il ghiaccio.La comunità salesiana di don Bosco, in cui vivo, è composta dal Direttore sacerdote dell’India (ora cittadino della Tanzania), da due sacerdoti, uno dall’India ed uno dalla Tanzania, da un salesiano laico del Kenya e dal sottoscritto.
Abbiamo una parrocchia, con la chiesa principale dedicata a Maria Assunta e due chiesette succursali in villaggi vicini ed una Scuola Professionale con 300 giovani (ragazzi e ragazze) che imparano un mestiere da loro scelto (sartoria, falegnameria, motomeccanica, tipografia, muratori, elettricisti, saldatori e computer). Questi fanno un corso che dura tre anni. Abbiamo poi un altro corso breve, della durata di sei mesi, con circa 700 giovani. In questo corso breve insegniamo anche idraulica ed installazione di pannelli solari. Tutti gli insegnanti sono locali.Io sono incaricato della tipografia. Vengono tutti molto volentieri. Don Bosco aiutava il giovane ad inserirsi nella società in modo da vivere da onesto cittadino e da buon cristiano. Dando loro un mestiere in mano, possono aiutare i loro familiari e se stessi in modo da poter uscire dalla povertà e per qualcuno anche dalla miseria in cui vivono.
In questi giorni sono in Italia per visitare i parenti. Da ottobre, al mio ritorno, la nuova obbedienza mi porterà al Noviziato di Morogoro, Tanzania. Ci sono ora 20 Novizi. Il Signore possa accompagnare questa nuova tappa di cammino.
Ho ancora un sogno. Da giovane mi ricordo di aver pregato il Signore, durante un corso di Esercizi Spirituali di aiutarmi per la commissione che lui intendeva darmi da fare. Era per me ancora un “sogno” la vita. Ora sogno di poter essere sempre pronto per questa commissione. Sogno di essere contento dove mi trovo per poter far felici gli altri. Nella loro felicità sta anche la mia. Ma non sono sempre riuscito nell’intento.
Mi permetto di raccontare solo un piccolo episodio. Oltre alla mia normale routine di lavoro in tipografia, ero solito aiutare i bambini nel fare loro qualche medicazione. Questo abitualmente lo facevo dopo il lavoro e quindi nel tardo pomeriggio quando i bambini e giovani venivano per passare il tempo nell’oratorio da noi. Era però un periodo in cui mi trovavo in difficoltà circa i rapporti con le persone adulte. Da una settimana, infatti, parlavo poco; non salutavo e sorridevo più a nessuno. Ecco allora, una notte, che mi si presenta questo sogno. Stavo aspettando che i miei operai uscissero tutti dal laboratorio e nel mentre mi si avvicina una bambina tutta zoppicante. La raggiungo e vedendo la sua difficoltà a camminare, la prendo in braccio. Avrà avuto circa 6-7 anni e non l’avevo mai vista prima d’ora. La porto nel mio ufficio e la depongo a sedere sul tavolo di lavoro. Mentre mi chino, per medicare la ferita sanguinante che aveva sotto il piedino, lei mi suggerisce all’orecchio una frase nella sua lingua, in Swahili: «Bradha, usisahau kutabasamu» (Fratello, non dimenticarti di sorridere). Rimasi colpito da questa sua frase e le chiesi: «Per favore, dimmi qual è il tuo nome». Lei mi rispose: «Mimi ni Bikira Maria» (Io sono la Vergine Maria). Sentita questa risposta, fui preso da grande agitazione e mi svegliai. Inutile dire quanto ripresi a sorridere e salutare nuovamente le persone che incontravo.
Maria Bambina mi ha fatto comprendere, o almeno questo è quello che cerco di interpretare,
che si risolvono i problemi più con il sorriso che con mutismi e facce tristi.Un caro saluto e un buon cammino a ciascuno
Virgilio Radici
Si allega di seguito il Cagliero 11 n°165 con l’intenzione missionaria salesiana del mese di Settembre 2022.
Per l’abolizione della pena di morte
Preghiamo perché la pena di morte, che attenta all’inviolabilità e alla dignità della persona, sia abolita nelle legislazioni di tutti i Paesi del mondo.
Per la promozione del sistema preventivo salesiano in Papua Nuova Guinea
Cari Amici,
Vi saluto dal Colle Don Bosco, insieme agli altri Salesiani di diverse ispettorie che hanno chiesto di mettersi a disposizione del Rettor Maggiore e della Congregazione per essere inviati in Missione alla fine di questo mese come missionari ad gentes e ad vitam.
Settembre è conosciuto come il “mese della Bibbia” in memoria di san Girolamo, primo traduttore delle Sacre Scritture in latino. Un mese che si propone di aiutarci a renderci conto che ogni giorno abbiamo bisogno di comunicare con Dio attraverso la sua Parola scritta. Quando apriamo la Bibbia, apriamo le nostre vite! La Bibbia è uno spazio propizio per avvicinarci alle Sacre Scritture, è un tempo in cui, accompagnati dallo Spirito Santo, apriamo i nostri cuori ad essere terra fertile in cui la Parola di Dio pro-duce trenta o sessanta o cento volte, ovunque noi siamo!
Con tutti i Salesiani che fanno parte della 153a spedizione missionaria auguriamo a tutti i lettori di Cagliero 11 un mese benedetto e intenso di ascolto e preghiera alla luce della Parola di Dio.
Don Reginaldo Cordeiro, SDB Membro del Settore per le Missioni Salesiane
Si è conclusa l’esperienza missionaria dei ragazzi e delle ragazze che hanno risposto al Mandato Missionario 2022 recandosi presso le realtà salesiane di Vilnius e Telsiai in Lituania, guidati da Don Marco Cazzato, Suor Carmela Busia e Vytautas Markunas: Altea Robutti, Antony Ardolino, Federica Busso, Francesca Cederle, Giulia Meucci, Margherita Cantamessa e Rachele Macri.
Di seguito il resoconto dell’esperienza direttamente con le parole dei partecipanti:
Lituania, un nome che prima dell’inizio della guerra in Ucraina passava inosservato. Anche per noi, terminata la formazione del “percorso nel cuore del mondo”, era poco più che un’area geografica segnata da una mappa, associata per lo più ai lunghi inverni e al freddo. Questo è stato il nostro luogo di missione, di servizio e di incontro con Dio.
Siamo partiti in sette, sei ragazze e un ragazzo, accompagnati da due Salesiani e da una suora Figlia di Maria Ausiliatrice. Non ci conoscevamo prima e ciascuno si approcciava al percorso missionario con motivazioni diverse e senza conoscere la destinazione. Riconoscendo in ciascuno la medesima chiamata a mettersi in gioco nel servizio, abbiamo imparato a vivere insieme e ad amare la Lituania e le persone che vi abbiamo incontrato.
La nostra avventura è iniziata la notte del 23 luglio, quando alle 2 del mattino le ruote del pulmino hanno iniziato a girare in direzione dell’aeroporto di Bergamo. Con gli occhi ancora chiusi e la paura di non trovare il nostro volo sui cartelli delle partenze per via degli intensi scioperi di quel periodo, alle 6.30 siamo partiti in direzione della capitale lituana.
Siamo stati accolti per la prima settimana dalla comunità salesiana di Vilnius. Qui abbiamo conosciuto due missionari italiani da diversi anni in Lituania, don Alessandro, il direttore della comunità, e don Massimo, insieme a don Oliver, missionario filippino e ad altri confratelli salesiani più anziani.
Abbiamo collaborato nelle attività dell’estate ragazzi che si teneva nei locali dell’oratorio ed era già iniziata da una settimana. L’accoglienza da parte dei ragazzi si è fatta comunque sentire. Sapere che c’era qualcuno che ci stava attendendo già da tempo ci ha dato la forza di dare il meglio di noi.
Nei primi giorni l’ostacolo principale è stato sicuramente la lingua. Ci siamo sentiti messi a nudo quando ci siamo trovati davanti a persone con cui avremmo voluto comunicare e abbiamo sperimentato che la lingua inglese spesso non bastava per farsi capire. Grazie al dialogo personale con i giovani incontrati, alla conoscenza un po’ più approfondita della storia recente del paese, in particolare con la visita al museo del KGB, e alle testimonianze di diverse figure significative, tra cui l’ex ministro delle Politiche Sociali e del Lavoro della Lituania, abbiamo pian piano iniziato a comprendere più a fondo la cultura e i modi di fare delle persone incontrate. Ci ha molto colpito sapere, ad esempio, che la Lituania è il primo Paese Europeo per numero di bambini in affido, omicidi e suicidi, autostima negativa tra gli studenti, quantità di alcool consumato, persone in carcere, vittime di violenza… numeri estremamente alti per una nazione così sviluppata economicamente. Inoltre, fra i giochi con l’estate ragazzi, le gite e le attività ricreative ci ha sorpreso vedere come, al di là di un’apparente serenità, sia presente una forte paura per la guerra in corso in Ucraina. I bimbi che ci sorridevano ogni giorno, a casa avevano pronto uno zainetto con il necessario per scappare se la guerra fosse arrivata davanti ai loro occhi, insieme a una compressa di iodio da prendere subito in caso di esposizione a radiazioni nucleari. Ancora ci vengono i brividi al pensiero. Un altro piccolo pezzo che ci ha permesso di aprire gli occhi e di capire che la povertà non è solo quella economica, ma ben altro.
Dopo questa intensa settimana, ci siamo spostati a Telsiai, cittadina di 30 mila abitanti a circa 300 km da Vilnius. Qui è presente un’altra piccola comunità salesiana formata da tre confratelli: don Vincenzo, responsabile della comunità, don Alexis e Piercarlo. Qui non è presente un oratorio, ma la casa salesiana è proprio una piccola casetta che ospita la comunità. Per questo l’estate ragazzi, Don Bosko Vasara, si teneva nei locali di una scuola della città e del seminario diocesano.
L’attività è durata due settimane. Durante la prima le mattine erano dedicate alla formazione insieme con gli animatori del luogo, una trentina di ragazzi dai 15 ai 19 anni, e i pomeriggi all’animazione dei più piccoli. Nella seconda settimana, invece, tutta la giornata era dedicata all’animazione dei bambini e dei ragazzi, circa centocinquanta che ogni giorno, ci regalavano i loro sorrisi e il desiderio di stare insieme. Abbiamo riscoperto la bellezza del gioco condiviso coi ragazzi, grazie alle attività già preparate dagli animatori del posto. Spesso nei nostri oratori ci dimentichiamo della meraviglia del gioco perché troppo indaffarati nell’organizzazione.
Un altro elemento fondamentale in queste settimane a Telsiai è stato il dialogo. Giorno dopo giorno qualcosina in più di lituano riuscivamo a capirlo anche se la nostra lingua intermediaria rimaneva l’inglese. Dopo la fine della giornata ci si ritrovava tra gli animatori per fare un po’ di verifica e di condivisione. Se qualcosa non era andato troppo bene lo si diceva senza paura e si cercava di trovare una soluzione, messa in pratica dal giorno seguente.
Sono state due settimane felici e spensierate, ricche di incontri che si sono trasformati col tempo in splendide amicizie. Abbiamo scoperto che per stare davvero bene non serve per forza conoscere la stessa lingua, perché, se c’è l’intenzione di farlo, in un modo o in un altro si riesce a comunicare.
Di questi giorni ci portiamo a casa il volto di tanti bambini che sono riusciti a regalarci, nella loro semplicità, la spensieratezza di cui tutti dovremmo godere per affrontare al meglio le nostre giornate e di molti animatori che con la loro umiltà e grinta non ci hanno mai fatti sentire fuori posto.
Il nostro augurio più grande per questa comunità è quello di poter edificare un oratorio, affinché si possa realizzare in maniera più grande il sogno di Don Bosco anche a Telsiai.
In generale, per le due realtà che ci hanno accolto, possiamo dire che ci siamo sentiti a casa, siamo stati coccolati e siamo grati per tutto ciò che abbiamo ricevuto. Ci siamo fidati e affidati e non potevamo fare scelta migliore.
Un grazie sentito a ogni singola persona che abbiamo incontrato lungo il nostro cammino, che ci ha permesso di aprire ancora una volta il nostro cuore. Prima di partire forse avevamo la presunzione che saremmo andati in Missione per aiutare qualcun altro. Ora che siamo tornati abbiamo concretizzato che il dono più grande ci è stato regalato dalle stesse persone che pensavamo di dover “salvare”.
Ancora una volta, grazie.
Altea, Antony, Federica, Francesca, Giulia, Margherita,, Rachele, don Marco, Vytas, sr Carmela
L’avvio dell’Anno Pastorale ICP per il 2022-2023
Tutto pronto per l’edizione 2022-2023 del Corso Partenti