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Buonanotte Missionaria Maggio 2024 PARTE 2 – don Brandon Figueroa

La Buonanotte Missionaria: un’esperienza concreta in terra di missione per riflettere!

Il secondo intervento di questo mese ci è donato da don Brandon Figueroa, salesiano di don Bosco, originario del Guatemala, in Italia per lo studio della teologia e destinato come missionario in Bulgaria.

“Ha fatto tutto Lei”

A cura di don Brandon Figueroa

Sono don Brandon Figueroa, salesiano di don Bosco, originario del Guatemala e attualmente sono diacono e svolgo il servizio di assistente della Comunità Proposta a Valdocco. Quando mi chiedono “come mai sei qui in Italia”, so già che la risposta “perché sono missionario in Bulgaria” creerà più dubbi di quelli che risolve, ma è proprio così.

Provo a spiegarmi meglio. Nel 2017 ho inviato la domanda missionaria, cioè ho dato la mia disponibilità al Rettor Maggiore per essere inviato dove la Congregazione avesse più bisogno. La risposta è arrivata due anni dopo. Destinazione: Bulgaria, dove si trova una casa salesiana che dipende dall’Ispettoria della Repubblica Ceca. Quest’Ispettoria manda i suoi giovani confratelli studenti a fare gli studi alla Crocetta a Torino; percorso che ho fatto dal 2020 al 2023. In questo modo si capisce meglio la mia lunga presentazione: sono un guatemalteco, missionario in Bulgaria (missione che appartiene alla Repubblica Ceca), che sta finendo gli studi di teologia a Torino.

Quando mi domandano informazioni circa la mia vocazione missionaria, confesso che è difficile trovare un solo avvenimento della mia vita che sia stato per me una completa svolta. Direi piuttosto che è stata una rilettura delle esperienze vissute che mi hanno fatto guardare la vita sotto un’ottica diversa, quella dell’amore ricevuto e della chiamata ad amare lì dove c’è più bisogno, dove l’amore sembra una lontana utopia, dove la presenza di Dio sembra essere oscurata dalla superficialità, dalla solitudine, da un benessere che isola. Qui potrei menzionare le diverse esperienze nelle missioni in Guatemala tra gli indigeni, esperienze di apostolato tra giovani della strada e tra i più poveri e, soprattutto, la delicata sensibilità che mi è stata inculcata nella mia famiglia ad avere uno sguardo più tenero verso le sofferenze altrui. C’è però un avvenimento che ha segnato significativamente il mio discernimento e che vorrei condividere in questo mese mariano.

Facevo il mio primo anno di tirocinio in Costa Rica dove facevo lezioni di religione e filosofia alle superiori. Nonostante la scuola fosse cattolica, tanti dei ragazzi si ritenevano atei o agnostici. Il mio atteggiamento davanti a questa sfida è stato sempre quello di condividere ciò che a me ha reso felice, senza voler convincere nessuno di qualcosa. Questo ha provocato tanta fiducia tra i ragazzi e una certa spontaneità e libertà nell’esporre le loro domande sulla fede, su Dio, sulla Chiesa, sulla dottrina. Da questa situazione sono noti i primi sogni di missione: “vorrei andare in quei luoghi dove la fede deve essere innanzitutto vissuta e poi spiegata; quei luoghi dove la fede non è più una cosa scontata e dove Dio sembra così lontano dalla vita quotidiana”. È iniziato così un discernimento più esplicito verso la vita missionaria. Il 13 maggio di quell’anno, mentre andavamo con un gruppo a fare un ritiro, il pullman su cui viaggiavamo ha fatto un incidente: ha perso il controllo dei freni scendendo da una collina e siamo finiti capovolti. Quando l’autista si è girato e mi ha detto: “i freni non rispondono più”, l’unica cosa che ho avuto il tempo di fare è stata girare la testa per dare uno sguardo ai ragazzi (una cinquantina) e dire “Maria Ausiliatrice!”. Pochi secondi dopo eravamo tutti tra cristalli rotti, zaini girati, cellulari dispersi, mentre tutto era avvolto in un profondo silenzio. Pian piano, tutti iniziano a muoversi e ad alzarsi. Alcune persone che avevano visto da fuori l’incidente sono venute velocemente ad aiutare. Il miracolo: tutti vivi e il più ferito aveva un piccolo taglio in una gamba. Le cose potevano andare molto peggio e sarebbe potuta diventare una vera tragedia. Io sono convinto che sia stata Maria Ausiliatrice abbia protetto, ancora una volta,  i suoi figli.

Tornato a casa e visualizzando mentalmente quali sarebbero potuti essere i vari scenari alternativi, davanti al tabernacolo, ho letto la prima lettura di quel giorno: San Paolo che decide di iniziare la sua missione tra i pagani. Lì mi sono domandato: “mi è data una seconda opportunità, come voglio viverla”? Da quel momento, nel confronto con la mia guida spirituale, ho deciso di inviare la domanda: “vorrei essere inviato là dove la mia vita può parlare  agli altri di Dio, dove non tutti vorrebbero andare, dove c’è una profonda sete di verità e di amore”. Il Signore mi ha risposto inviandomi in Bulgaria dove da trent’anni c’è una presenza salesiana che lavora principalmente con i rom, con i più poveri tra i poveri.

Le fatiche del missionario sono sempre le stesse: la fatica di entrare in una cultura sconosciuta, imparare la lingua, non riuscire a esprimere bene i sentimenti e le idee, diventare di nuovo un bambino che deve solo ascoltare per poter dopo parlare. Non mi soffermo qui a spiegare qual è la missione in Bulgaria, ma vorrei soffermarmi nella profondità e la bellezza nascosta nella chiamata missionaria. Se per la mia scelta vocazionale è stato importantissimo il poter riconoscere la Presenza di Dio nella mia vita, così anche per la vita missionaria. Non si tratta qui di pensare di essere “più bravo”, “più forte”, “più santo”, ma è proprio il contrario: è far vedere, a chi mi incontra, la grandezza di Dio nonostante il mio peccato, la mia debolezza e i miei limiti. Si tratta di condividere, così come sono, la bellezza che trovo nell’essere amato e guardato dal Signore con le persone che Lui mette sul mio cammino. In questo modo sono convinto di poter “dire” qualcosa di Dio, ma soprattutto è Dio che mi parla tramite tanti sguardi che trovo, tante storie, tante ferite, tante speranze, tanti silenzi…  Sono convinto che la missione sia imitare in qualche modo il modo di stare di Gesù davanti alla sofferenza dell’uomo: stare vicino, ascoltare, accompagnare nel silenzio e offrire una mano per poter rialzarsi. La missione non è più di questo. Questa azione, potrà venire declinata in mille modi, ma rimane sempre la stessa: imparare da Dio cosa significa incarnarsi nella realtà dell’uomo, di tutto l’uomo. Essere portatore di gioia e di speranza… senza voler censurare mai la sofferenza e la croce.

In tutto questo Maria compie un ruolo importantissimo: ci insegna ad ascoltare la Parola, a seguire la Parola e a portare la Parola. Quella Parola che si fece carne, quella Parola che ha voluto condividere la nostra carne e la nostra miseria, quella Parola che ci ha rialzato alla bellezza della vita eterna con la sua risurrezione… quella Parola che vuole diventare tutti i giorni parte della nostra carne. Nella mia storia, così come alle nozze di Cana, Maria mi ha fatto rivolgere lo sguardo a Gesù e chiedere a Lui la gioia del buon vino, del vino della letizia. Facendo così Lui stesso mi chiama a portare di quel vino a chi nella vita non trova il senso della speranza e della gioia.

don Brandon Figueroa

Buonanotte Missionaria Maggio 2024 PARTE 1 – Missione in Ucraina 1-8 aprile 2024 VIS – MISSIONI DON BOSCO

La Buonanotte Missionaria: un’esperienza concreta in terra di missione per riflettere!

Il primo intervento di questo mese ci è donato da don Luca Barone di ritorno dall’Ucraina dove, con don Daniel Antunez, hanno potuto seguire i progetti attivi attraverso le opere salesiane lì presenti.

Missione in Ucraina 1-8 aprile 2024 | VIS – MISSIONI DON BOSCO

A cura di don Luca Barone

Se è sempre vero che non è la persona a fare un viaggio ma è il viaggio a fare la persona, questo è tanto più evidente in una missione di una settimana in Ucraina, la terra dalla bandiera blu-cielo e giallo-grano che sventola su ogni edificio e su ogni tomba, ed in troppi casi le due cose coincidono.Viaggiare è fondamentale per chi si occupa di sviluppo, emergenza, educazione, futuro, perché è antidoto alla nostra abitudine malsana di accontentarci delle impressioni anziché formarci delle idee.

Era appena tramontato il sole della domenica di Pasqua ed il 1 aprile in 6 persone (4 dal VIS e 2 da Missioni Don Bosco di Torino), siamo partiti per raggiungere la città di Lviv e poi Kyiv, accolti dall’ispettore salesiano, dai confratelli di quelle comunità e dagli operatori VIS impegnati nei progetti in questo tempo di conflitto. La chiesa greco cattolica era ancora in pieno tempo di Quaresima e noi avevamo appena celebrato la festa e luce pasquale e questo passaggio (Pasqua vuol proprio dire questo) mi è parso così stridente come mai in questi anni mi si era palesato: Dio porta dalle tenebre alla luce ma l’uomo può riconsegnare la luce alle tenebre di violenza, distruzione, morte. 

Gli incontri sono ciò che rende viva e vera la nostra vocazione di Salesiani e la nostra professionalità come ONG e nei “giorni ucraini” non abbiamo risparmiato tempi e luoghi per incontrare persone, istituzioni, situazioni con l’unico rimpianto di averne lasciato indietro troppi. La guerra nel cuore dell’Europa ha mandato all’aria l’illusione di chi credeva che sarebbero bastate delle regole per limitarla, confinarla, renderla innocua. Invece sono proprio i limiti ed i confini a renderla sempre attuale, eterna, ed il dopoguerra è sempre ancora guerra, ed il conflitto rimbalza su sé stesso e si alimenta copiosamente attingendo all’egoismo e alla crudeltà.

I salesiani portano avanti la loro missione combattendo la rassegnazione, perché questa è ciò su cui si reggono dittature e fanatismi, che attenua la generosità e fa dimenticare, rendendo il dolore banale e traslocandolo in una terribile normalità.

Paesi e città dell’est della nazione si muovono e si svuotano, pezzi di popoli si mettono forzatamente in cammino mossi dalla potenza detonante della disperazione, sospinti verso ovest o verso nord e da qualunque latitudine tu prenda il mondo sembra sempre così, quasi un pendolarismo atavico.

Non ci sono guerre e sofferenze dimenticate dalla storia, bensì quelle che decidiamo di silenziare, di non raccontare, sapendo che nella mente umana quando una realtà non trova parola semplicemente non esiste. I Salesiani, gli operatori, le istituzioni restano lì e si spingono fin dentro il conflitto, quello fatto di trincee e quello che nasce dentro l’animo umano, per fare la differenza, perché la voce, la dignità, la pietà, la fede non si spengano. Per raccontare ed agire, perché ci si stanca della pietà quando è inutile!

Nel libro del profeta Isaia si legge di un cittadino che di notte passa vicino alle mura della città e vede la sentinella e le grida “sentinella quanto resta della notte?”, per ben due volte. La sentinella scruta l’orizzonte e risponde che della notte ormai resta poco perché le prime luci stanno indorando l’orizzonte.

Io vorrei che questa domanda che ci poniamo dentro avesse la stessa risposta, vorrei poterlo dire a tutti: resta poco, il giorno della pace è vicino.

Don Luca Barone, SDB

Torino sulle orme di don Bosco – Famiglia Cristiana

Si riporta di seguito l’articolo apparso su Famiglia Cristiana.

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A Valdocco, il “quartier generale” dove è nata l’avventura educativa del “Santo dei giovani” che oggi continua in 134 Paesi del mondo grazie ai missionari salesiani

Ogni volta che torno sui luoghi di san Giovanni Bosco mi emoziono profondamente.

È incredibile come questo grande santo abbia speso la sua vita per i giovani e gli ultimi portando frutti immensi in tutto il mondo in così poco tempo.

Dinanzi alla sua tomba e a quella di san Domenico Savio percepisco un’aria di grazia, una potenza inaudita e m’immergo nella preghiera più profonda con un cuore colmo di pace e commozione.

Mi sento davvero piccolo dinnanzi a questi due giganti di santità.

Poi a Valdocco, il “quartier generale” della famiglia salesiana, si respira un’aria di internazionalità grazie ai missionari provenienti dai diversi continenti.

Domenica prossima il nostro viaggio ci farà ripercorrere la storia di don Bosco, un energico sacerdote piemontese che dedicò la sua vita all’educazione e all’aiuto dei giovani più svantaggiati, e contemplare l’opera concreta di questo santo, fondatore dell’Ordine dei Salesiani.

In particolare, le missioni che in Italia e all’estero, grazie alla Onlus Missioni Don Bosco e a tanti missionari e testimoni che dedicano la loro vita ai più fragili nei vari Paesi del mondo.

Uno di questi è don Gianni Rolandi, che è stato per anni missionario in Kenya:

«La presenza salesiana nell’Africa dell’Est è iniziata nel 1980», racconta, «io ho vissuto prevalentemente in Kenya, alcuni anni in Tanzania e ho visitato il Sudan e il Sud Sudan. Dall’8 settembre scorso la Tanzania è diventata un’ispettoria autonoma e questo dimostra la grande crescita delle missioni salesiane in questa parte del continente africano.»

Rolandi spiega che l’evangelizzazione in Africa nacque nel 1978 con uno slogan semplice ma efficace: “Don Bosco per l’Africa e l’Africa per don Bosco”.

«Il numero dei giovani all’epoca e anche oggi è impressionante», sottolinea, «quando sono arrivato in Kenya ci siamo dedicati principalmente all’educazione al lavoro con corsi di formazione della durata di tre anni che preparano a svolgere un impiego. È la realizzazione concreta, anche se non l’unica, dello stile di don Bosco per l’Africa. Io ho iniziato la missione a Embu, nell’Est del Kenya, dove c’è una scuola secondaria, e poi ho vissuto tanti anni nella capitale, a Nairobi, nella casa di formazione che prepara gli studenti di Teologia. In questi paesi siamo presenti anche con le parrocchie, gli oratori, i centri giovanili, case che accolgono ragazzi di strada come quelli che arrivano dai villaggi rurali, mentre nel Nord del Kenya, a Kakuma, siamo gli unici che hanno il permesso di vivere nel campo profughi che è uno dei più grandi del mondo, che è arrivato a toccare oltre 200mila presenze, e accoglie rifugiati congolesi, ruandesi, sud sudanesi e somali».

Oggi sono 134 i Paesi nei cinque continenti dove i figli e le figlie di don Bosco, partiti da Torino, hanno portato il suo carisma.

La Onlus Missioni Don Bosco è attiva con oltre quattromila centri tra scuole, istituti di formazione professionale, università e porta aiuto concreto negli Stati più poveri e nelle situazioni estreme.

Ieri come oggi, l’educazione è cosa di cuore e sottolinea perfettamente il carisma di don Bosco e dei salesiani.

 

Missioni Don Bosco: lettera a Mapendo per la Giornata Mondiale del Bambino Africano

Si pubblica di seguito il Comunicato Stampa di Missioni Don Bosco per la Giornata Mondiale del Bambino Africano.

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COMUNICATO STAMPA

13 giugno 2023

Lettera a Mapendo, bambino africano

di don Daniel Antúnez, presidente di Missioni Don Bosco

 

Ben trovate tutte, ben trovati tutti.

In vista della imminente Giornata del bambino africano indetta dall’Onu, il presidente di Missioni Don Bosco, don Daniel Antúnez esprime le sue considerazioni rivolgendo una lettera a Mapendo, un bambino dell’Africa che incontrò nel suo viaggio lo scorso anno nella Repubblica democratica del Congo.

Nel testo, don Antúnez ricorda il primo incontro:

All’inizio mi guardavi con curiosità, ma anche con paura – non ti nascondo che ero un po’ a disagio. A poco a poco, ti sei avvicinato, ci siamo avvicinati, e ci siamo riconosciuti: siamo uguali, non abbiamo differenze… mi sono sentito accettato, meno alieno alla tua realtà, meno straniero, più vicino: il tuo sorriso mi ha riempito l’anima”.

La lettera completa e alcune fotografie scattate in occasione del viaggio di don Antùnez in Congo R.D sono allegate a questo comunicato e  siamo a disposizione per qualsiasi approfondimento.

Riteniamo utile corredare l’informazione con alcuni dati statistici sull’azione salesiana in Africa e sui progetti in corso sostenuti da Missioni Don Bosco.

Grazie per la vostra attenzione.

Buona giornata.

Economia di comunione tra Italia e Madagascar: il progetto “Panda 4 Mission”

È pronta ad affrontare la competizione di un’asta l’autovettura Fiat Panda 4×4, immatricolata nell’anno del centenario di Don Bosco (1988) e restaurata integralmente dagli allievi dei corsi di Meccanica Autoveicolare e Carrozzeria del Centro di Formazione Professionale di Rebaudengo, a Torino. Il giorno dopo la festività di Maria Ausiliatrice l’hanno presentata rossa fiammante alle persone coinvolte nel progetto – artigiani, imprenditori, rappresentanti delle istituzioni del territorio – oltre che al Superiore dell’Ispettoria di Piemonte e Valle d’Aosta (ICP), don Leonardo Mancini, e al Presidente della Procura Missionaria salesiana “Missioni Don Bosco” di Torino, don Daniel Antúnez.

L’intero ricavato della vendita, che sarà curata da “Aste Bolaffi” di Torino, è destinato a sostenere la scuola professionale “sorella” di Ivato, cittadina a 15 km dalla capitale del Madagascar Antananarivo, dove il salesiano don Erminio De Santis si affida alla provvidenza per offrire gratis scuola primaria e istituto professionale a oltre 400 ragazzi.

“È una bella espressione di economia di comunione” ha commentato don Antúnez. Quando il mondo della formazione professionale si mette in diretto contatto con le iniziative promosse per prendersi cura dei più svantaggiati, il risultato non può che essere strabiliante e allo stesso tempo estremamente formativo. È il caso di questo progetto, denominato “Panda 4 Mission”, realizzato con il prezioso supporto dell’associazione “Torino Heritage”, un’associazione che promuove la cultura automobilistica attraverso la cura delle auto d’epoca.

Il progetto si è sviluppato intorno alla rinascita di una Panda d’epoca. I giovani del CFP Rebaudengo, a stretto contatto con i loro formatori e con il supporto di aziende del settore hanno avuto l’opportunità di restaurare completamente l’autovettura, mettendo a punto quanto appreso nei rispettivi percorsi formativi. Gli interni della vettura sono stati sviluppati sulla base di bozzetti ideati dai ragazzi del primo anno di corso e visionati dal cavalier Giorgetto Giugiaro, il designer che inventò la Panda nel 1980, il quale ha scelto quello da applicare su questo pezzo unico.

Mercoledì 25 maggio l’autovettura è stata presentata al Rebaudengo in una conferenza introdotta dai direttori del Centro di Formazione Professionale e dell’opera salesiana, rispettivamente Mauro Teruggi e don Luca Barone, alla quale hanno preso parte anche alcuni degli allievi che hanno collaborato al progetto, presentando la documentazione fotografica delle fasi del restauro.

“Hanno messo in pratica le competenze sviluppate nel percorso formativo finalizzato all’apprendimento dei mestieri del meccanico auto e del carrozziere” ha spiegato Teruggi. Sono intervenuti anche Francesco Joly, Tesoriere di “Torino Heritage” e donatore dell’autoveicolo; e Rocco Zito, coordinatore della Commissione Lavoro della Circoscrizione 6 di Torino.

Il momento atteso dello svelamento dell’auto da parte dei formatori che hanno coordinato il restauro è stato accompagnato dalla benedizione dei presenti da parte di don Mancini, che ha sottolineato l’importanza che i mezzi di trasporto assumono “anche per avvicinare fra loro le persone dal punto di vista della solidarietà”, che in questo caso riguarda gli allievi di una scuola di un altro continente.

Lo stesso don Mancini è poi salito alla guida dell’auto con la quale, insieme con Francesco Joly, ha compiuto un giro inaugurale nel cortile del Rebaudengo.

Nei prossimi giorni la “Panda 4 Mission” affronterà il traffico di Torino per arrivare presso il centro di “Aste Bolaffi” dove il 10 giugno prossimo verrà messa all’asta.

Il sogno missionario di Don Bosco: dall’11 novembre 1875 ad oggi

Tutto cominciò con un sogno. A 19 anni Don Bosco desiderava andare in missione, ma non poté. Poi, Dio, gli mando il SUO sogno:

«Mi parve di trovarmi in una regione selvaggia e totalmente sconosciuta. Era un’immensa pianura incolta, nella quale non si scorgevano né colline né monti. Nelle estremità lontanissime, però, si stagliavano scabrose montagne…».

(Dal sogno missionario di Don Bosco)

Un video che ripercorre il sogno missionario di Don Bosco: dall’11 novembre 1875 dove nella basilica torinese di Maria Ausiliatrice don Giovanni Bosco benediceva la prima spedizione missionaria salesiana – destinazione Argentina e Patagonia – capitanata da don Giovanni Cagliero, fino ai nostri giorni.

La Voce e il Tempo: Agnelli, la Scuola riparte «con sacca e borraccia»

La scuola riparte, l’Istituto Agnelli riparte. In presenza, in sicurezza e con tutti i laboratori attivi.

Con un’attenzione importante alle misure preventive, certo, ma soprattutto con lo spirito che da sempre caratterizza la scuola salesiana: l’educazione del giovane. In quest’ottica, per l’inizio dell’anno scolastico, si è realizzata una preziosa collaborazione con Missioni Don Bosco.

«Ci siamo preparati, abbiamo immaginato cosa avremmo potuto fare e di cosa ci sarebbe stato bisogno, e abbiamo guardato oltre», spiega don Claudio Belfiore, direttore dell’Istituto Agnelli, «oltre l’ansia e il timore da Covid-19, oltre le misure contenitive del contagio, oltre i limiti posti dalla situazione attuale».

Il desiderio era quello di aiutare i ragazzi a non focalizzarsi solo sulle norme da seguire una volta rientrati in aula, e di far capire loro che la responsabilità non si ferma alle mura scolastiche. L’Istituto Agnelli, in collaborazione con Missioni Don Bosco, ha quindi pensato a due oggetti simbolici da consegnare al rientro a tutti gli allievi e a tutto il personale della scuola: una sacca e una borraccia, entrambe con il logo dei missionari salesiani. La sacca servirà a contenere gli indumenti che non si possono lasciare sugli appendiabiti, in modo da limitare gli oggetti e le superfici a rischio contagio. La borraccia contribuirà a ridurre l’uso della plastica per un ambiente più pulito e sano.

«Gli studenti italiani vivono per la loro parte il disagio ma anche le sfide positive di questa pandemia, e riteniamo che sia molto importante per loro capire quali condizioni vivano i loro coetanei in altri Paesi», spiega Giampietro Pettenon, presidente di Missioni Don Bosco, «i salesiani che operano in parti del mondo più sfortunate stanno cercando di offrire comunque le condizioni per seguire la formazione scolastica».

All’attenzione per l’educazione si affianca il grande sforzo messo in campo dall’Istituto Agnelli per garantire il regolare svolgimento delle lezioni e delle attività. Nei mesi estivi, infatti, sono stati portati a compimento diversi lavori e acquisti, tra cui la ristrutturazione di aule e l’acquisto di 175 banchi monoposto e 6 banchi di pneumatica per il laboratorio di meccatronica.

(La Voce e il Tempo – domenica 13 settembre 2020)

Alessandro ANTONIOLI
Antonio LABANCA

Un kit anti Covid-19 per l’avvio del nuovo anno scolastico all’Agnelli di Torino

Parte l’anno scolastico 2020-21 all’Agnelli di Torino con la consegna di un kit anti Covid-19 agli allievi delle Scuole Medie, Superiori e Cnos-Fap del Centro. Si riporta di seguito il comunicato stampa congiunto dell’Istituto Internazionale Edoardo Agnelli di Torino e di Missioni Don Bosco Valdocco ONLUS.

1300 sacche di responsabilità verso gli altri
e 1300 borracce per la tutela dell’ambienteCon Missioni Don Bosco partner dell’iniziativa,
gli allievi di Medie, Superiori e Cnos-Fap riceveranno un kit anti Covid-19
con l’attenzione rivolta ai coetanei di tutto il mondo

L’Istituto Agnelli, in collaborazione con Missioni Don Bosco, ha deciso di consegnare il primo giorno del loro rientro nelle aule una sacca e una borraccia a tutti gli allievi e a tutto il personale della scuola.

La sacca servirà a contenere gli indumenti che, per prevenzione del contagio, non si possono lasciare sugli appendiabiti; in questo modo si limitano i contatti con oggetti e con gli arredi. La borraccia contribuirà a ridurre l’uso della plastica e a preservare così l’ambiente da un rifiuto dannoso.

La Scuola italiana riparte e l’Istituto Agnelli è pronto ad avviare il nuovo anno scolastico “in presenza”, con tutti i laboratori attivi e in sicurezza. Ci sarà la massima attenzione per le misure preventive ma soprattutto si solleciterà quello spirito che da sempre caratterizza la scuola salesiana: l’educazione globale del giovane. Il rispetto, l’attenzione e la responsabilità costituiscono importanti aspetti dell’educazione nello spirito originario di Don Bosco.

In quest’ottica si è attivata la collaborazione con Missioni Don Bosco.

«Ci siamo preparati, abbiamo immaginato cosa avremmo potuto fare e di cosa ci sarebbe stato bisogno – spiega don Claudio Belfiore, direttore dell’Istituto Agnelli -, e abbiamo guardato oltre: oltre l’ansia e il timore da Covid-19, oltre le misure contenitive del contagio, oltre i limiti posti dalla situazione attuale». Il desiderio è quello di aiutare i ragazzi a non focalizzarsi solo sulle norme da seguire una volta rientrati a scuola, e di far capire loro che la responsabilità non si ferma entro le mura scolastiche ma prosegue a casa, nella loro città e nel mondo. «Siamo a Torino ed è qui che si concretizza il nostro impegno. Ma siamo anche nel cuore del pianeta, perché quello che succede qui da noi ha riflessi e riverberi ampi e inaspettati».

«Gli studenti italiani vivono per la loro parte il disagio ma anche le sfide positive di questa
pandemia, e riteniamo che sia molto importante per loro capire quali condizioni vivano i loro coetanei in altri Paesi» spiega Giampietro Pettenon, presidente di Missioni Don Bosco. «I salesiani che operano in aree del mondo più sfortunate stanno cercando di offrire comunque le condizioni per proseguire la formazione scolastica. Ci sembra utile dare occasione ai nostri ragazzi di informarsi e di confrontarsi anche con situazioni estreme dove mancano aule, banchi e libri di testo, e gli insegnanti non possono far fronte ai loro compiti, ma dove ugualmente c’è la volontà di migliorarsi. Ci auguriamo che possa nascere un’amicizia fra studenti anche a distanza».

Nella prima settimana di ritorno a scuola sono in distribuzione 1300 sacche e 1300 borracce personalizzate con i logotipi dell’Istituto Agnelli e di Missioni Don Bosco (v. fotografie allegate), così destinate:

– 440 kit per gli scolari delle Medie
– 270 kit per gli studenti del Tecnico
– 235 kit per gli studenti del Liceo
– 220 kit per gli allievi del CFP
– 86 kit peri i docenti di Medie e Superiori
– 28 kit per i formatori CFP.

All’attenzione per l’educazione si affianca il grande sforzo messo in campo dall’Istituto Agnelli per garantire il regolare svolgimento delle lezioni e delle attività. Nei mesi estivi, infatti, sono stati portati a compimento diversi lavori e acquisti, tra cui la ristrutturazione di aule e l’acquisto di 175 banchi monoposto e 6 banchi di pneumatica per il laboratorio di meccatronica.

Ulteriori informazioni sugli interventi di messa in sicurezza delle aule e dell’intero istituto Agnelli potranno essere forniti agli interessati.

I progetti in ambito scolastico che Missioni Don Bosco sostiene sono descritti nel sito https://progetti.missionidonbosco.org/educazione-e-formazione.

Grazie per la cortese attenzione.

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A seguire qualche scatto di oggi del primo giorno di scuola della 1° media.

Scuola Salesiana di Lombriasco: Spettacolo teatrale “Un presepe quasi… vivente”

Per il 22 dicembre prossimo,  i Volontari di “Insieme per la Cambogia” invitano a partecipare allo spettacolo teatraleUn presepe quasi… vivente” che si terrà alle ore 21.00 presso l’Istituto Salesiano di Lombriasco, realizzato per sostenere il progetto degli exallievi impegnati  nelle missioni salesiane in Cambogia.

Si riporta di seguito il programma dell’iniziativa.

Domenica 22 dicembre 2019 alle ore 21.00 si terrà la presentazione dello spettacolo sul Natale realizzato per sostenere l’attività degli exallievi impegnati nel progetto presso le missioni salesiane in Cambogia. Tale progetto sarà sostenuto anche attraverso la tradizione di sottoscrizione a premi in occasione della festa di don Bosco 2020.

Il progetto prevede la continuazione della realizzazione di abitazioni in collaborazione con il salesiano signor Panetto, missionario da vari anni in Cambogia.

Le abitazioni progettate da un exallievo di Lombriasco, insieme ad altri suoi colleghi architetti, hanno già preso forma in due periodi di lavoro in Cambogia negli anni passati e continueranno a moltiplicarsi in una nuova spedizione che si terrà ad Aprile 2020.

Info Spettacolo:

  • Domenica 22 Dicembre – Ore 21.00;
  • Scuola Salesiana Lombriasco – Aula Magna;
  • Ingresso libero.

Le offerte sosterranno la nuova Missione in Cambogia per il 2020.

Don Jonny Eduardo Reyes – Una visita a Valdocco!

In occasione del Sinodo dell’Amazzonia indetto da Papa Francesco che si terrà in Vaticano dal 6 ottobre al 27 ottobre, Mons. Jonny Eduardo ReyesVescovo in Venezuela – ha fatto visita alla casa di Valdocco e si è reso disponibile per una breve intervista toccando i temi dell’ecologia e della situazione sociale e politica in Venezuela.

In un primo momento ci ha parlato appunto del Sinodo e di quello che si aspetterà durante questa esperienza. Per maggiori informazioni riguardo al Sinodo clicca qui.

Ha concluso infine facendo un quadro generale su quella che è l’attuale situazione in Venezuela e di come la Chiesa di stia muovendo per venire incontro alle esigenze delle persone che la abitano.