Servizio Civile 2017/2018 – Moduli online

Sono scaricabili online i modelli per la gestione del personale di Servizio Civile:

Modello ORGANIZZAZIONE GUIDA AUTOMEZZI 2017

Modello PATTO di SERVIZIO 2017

Modello REGISTRO ATTIVITA’ VOLONTARIO 2017

Modello REGISTRO FORMAZIONE SPECIFICA 2017

Modello REGISTRO PRESENZE MENSILI VOLONTARIO 2017

Modello RICHIESTA DI PERMESSO 2017

Modello TEMPORANEA MODIFICA SEDE 2017

Arriva il Campo 4 – Protagonisti del Sinodo

Un’edizione decisamente nuova per le attività del Campo 4 di quest’anno che, si svolgerà da Giovedì 28 settembre a Domenica 1 ottobre, rivolto a  giovani dalle 5° superiore in sù, e anche a coloro che hanno già terminato il cammino, con un tema inedito da esplorare insieme.

Le attività inizieranno giovedì 28/09 a partire dalle ore 10.00 e si concluderanno domenica 1/10 alle ore 16.00. Il costo dell’attività è di 60 €, per le iscrizioni occorre rivolgersi al responsabile del proprio centro.

Si consiglia vivamente di portare: quaderno ad anelli, biro, sacco a pelo/lenzuola, abbigliamento per giocare, scarpe comode e il pranzo al sacco per la giornata di giovedì.

Si può considerare la possibilità di partecipare solo al RITIRO DELLA DOMENICA, che osserverà il seguente programma:

  • h 9.00: Ritrovo alla Scaiota
  • h 9.30: Don E. Stasi
  • h 12.30: Pranzo (costo 7€)
  • h 13.30: Proposte per l’anno pastorale
  • h 15.00: Santa Messa

Per informazioni:

ZEROROBOTICS: al via la fase internazionale

La squadra, denominata “AgnelliTronics” dal 2014, inizia il suo percorso due anni prima, con la partecipazione al torneo Zerorobotics 2012, costituendo un consistente momento di crescita degli allievi sul piano dell’informatica e in particolare della programmazione. Il team dell’Agnelli, allora denominato HAWK’S EYE, fu costituito a maggio 2012 ed era composto da una mezza dozzina di studenti dell’ITI e del Liceo, di cui gran parte provenienti dalle classi seconde e terze, quindi privi di esperienza di programmazione ma ricchi di ottimismo salesiano e voglia di fare! Il team è stato guidato dal docente prof. Marco Gamba, avente funzione di mentore e dall’ex allievo Marco W. Bassignana avente funzione di tutor per la programmazione avanzata (in linguaggio C) del moto dei satelliti e dal prof. Paolo Bassignana avente funzione di coordinatore delle attività.

Attualmente il team conta una dozzina di ragazzi di diverse classi, dove i più giovani vengono affiancati ed istruiti dai più esperti. Ogni anno il team saluta i diplomati e accoglie tanti nuovi ragazzi (sia del Liceo che dell’ITI) interessati a questa esperienza e fortemente motivati ad acquisire nozioni di programmazione, avvalendosi del prof. Bassignana e Gamba e, in aggiunta dal 2016, del prof. Sarzotti.

Queste le vicissitudini che hanno portato l’Istituto Agnelli, per il quarto anno consecutivo,  a qualificarsi per il torneo internazionale di Zero Robotics come 4° squadra italiana sulle 25 selezionate per partecipare al concorso. La squadra AGNELLITRONICS si è trovata nuovamente a gareggiare contro squadre di tutto il mondo.

La presentazione e l’inizio ufficiale della manifestazione Zero Robotics 2017 si è tenuta Sabato 9 Settembre 2017 al MIT (Massachusetts Institute of Technology).

 

Verso il Sinodo – cinque schede per leggere il Polittico

Le cinque immagini che compongono il polittico per il sinodo dei giovani 2018 sono uno strumento pastorale offerto alla comunità come segno di un cammino comune. Un cammino comune di Chiesa, un cammino che si vuole offrire comune a tutti i giovani e le giovani di buona volontà, un cammino comune a quello del discepolo amato.

Il Servizio Nazionale per la Pastorale giovanile della Conferenza Episcopale Italiana ha prodotto cinque schede che possono servire da spunto per agevolarne la lettura e trasformarlo più facilmente in uno strumento pastorale.

Cinque schede, un percorso per rileggere insieme al gruppo giovani i cinque brani del vangelo di Giovanni.

Il cuore di ogni scheda è lo sguardo sull’immagine, ma l’obiettivo principale è quello di offrire un’opportunità per leggere le Scritture come sorgente viva di fede e di speranza per l’oggi dei nostri giovani. Per questo motivo ogni scheda si conclude con tre brevi suggerimenti per allargare il cerchio, per leggere il mondo odierno con le categorie universali del vangelo.

 

 

Ma cosa ci fate un mese in missione?

Questo il quesito che un’occhio esterno potrebbe porre ai numerosi ragazzi che hanno scelto di spendere parte della loro estate non in località mondane, bensì in terre profondamente segnate dalle carestie, dai conflitti e dalle difficoltà.
Una scelta molto consapevole perchè trattasi di un percorso lungo due anni, con il “Corso Partenti” dell’Animazione Salesiana Missionaria, che culmina proprio con il periodo di missione.

Il delegato di Animazione Missionaria, Don Enrico Lupano, ha chiesto loro di testimoniare mediante foto e video la loro esperienza per condividerla con il mondo. Ed ecco come questi ragazzi rispondono alla domanda: “Ma cosa ci fate un mese in missione?”

 

GHANA

«Ma cosa siete andati a fare per un mese in Ghana?»

È quello che mi ha chiesto l’hostess appena atterrati a Milano, un po’ stanca per il faticoso viaggio fatto di ritardi, cambi di posti e vani tentativi di far spegnere il telefono a passeggeri che facevano finta di non capire. Già, cosa siamo andati a fare? Difficile da riassumere in poche righe, ci provo lo stesso.
Siamo andati a vedere un mondo diverso dal nostro. Un mondo fatto di paesaggi, di natura, di città, di villaggi che finché non vedi non riesci ad immaginare. Un mondo vissuto tutto sulla strada: rossa, polverosa e piena di buche; abitata da bambini che corrono e giocano con poco e niente, da caprette e galline che attraversano senza chiedere il permesso; da donne e uomini di ogni età che entrano fin dentro la macchina per vendere un sacchetto d’acqua fresca o noccioline tostate.
Siamo andati ad imparare il senso dell’accoglienza e della condivisione.Akwaaba”, che in lingua locale significa “benvenuti”, è la parola che ci ha accompagnati fin dal nostro arrivo dai Salesiani ad Accra e poi a Sunyani: accolti in famiglia da persone che fino a quel momento non sapevamo di conoscere e che adesso sentiamo parte di noi; accolti dai ragazzi dell’Holiday Camp che ci correvano incontro appena ci vedevano, ci abbracciavano stretto durante i balletti in salone o ci dicevano “do it for me” durante i laboratori; accolti dalla gente dei villaggi che nemmeno sapremmo riconoscere se incontrassimo di nuovo. E poi abbiamo sperimentato con mano fino a che punto può arrivare la condivisione: non si riescono a contare le volte in cui qualche bambino ci è venuto incontro offrendoci un biscotto, un po’ di riso o una nocciolina (magari già anche mangiucchiata), sapendo che quello era per lui buona parte del pasto della giornata.
Siamo andati a guardare il nostro mondo con gli occhi di un altro mondo. Lo ammetto, sono rimasto senza parole quanto un animatore della Boys Home mi ha chiesto come mai per un giovane europeo fosse possibile fare un mese o un anno di volontariato in Ghana o all’estero, mentre non fosse così per un giovane ghanese. Sì, in qualche modo me la sono cavata e qualcosa gli ho detto… ma so che la vera risposta tanto non c’è. E resta vero quanto ci diceva quella sera “Big Giò”, frate francescano e missionario da più di quarant’anni in Ghana: “Vi siete mai chiesti perché voi siete nati in Italia e loro qui?”
Siamo andati a leggere la storia dalla parte di chi non ha fatto storia. Ancora mi vengono i brividi pensando alla visita al Forte di Elmina a Cape Coast. Eravamo partiti con l’idea di fare un giorno di relax dopo un mese di attività coi ragazzi; siamo venuti via con impressa negli occhi e nel cuore l’immagine dell’oceano visto dalla stretta feritoia della “Porta del non ritorno”, dalla quale per più di tre secoli decine di milioni di schiavi sono passati per salire sulle barche che li portavano in America.
Un mese in missione non ti cambia la vita, ma cambia il modo in cui guardi la tua vita: è ciò che siamo andati a fare, o meglio a vivere in questo mese in Ghana, “corso di esercizi spirituali predicato dai poveri”. E allora capisco perché continua a risuonare nel cuore il ritornello del canto che abbiamo lasciato come saluto alle comunità che ci hanno accolto.

Mani, prendi queste nostre mani,
fanne vita, fanne amore, braccia aperte per ricevere chi è solo.
Cuori, prendi questi nostri cuori
fa’ che siano testimoni che tu chiami ogni uomo a far festa con Dio.

Don Alessandro, Anna, Marco, Martina, Stefania, Rachele, Marco.

ROMANIA Cirescioaia

“Mulțumesc Ciresoaia!”

Due settimane in un piccolo paese che neppure si nota, sfrecciando sulla statale tra auto di grossa cilindrata e carretti con i cavalli: eppure, in questa “città della pietra tagliata”, il contatto vivo con ragazzi, giovani e famiglie, che abitano una terra di contraddizioni e corruzioni del periodo post-comunista, ha segnato profondamente le nostre vite. È bastato partire con la voglia di cambiare sé stessi e lasciare quotidianamente la prima e l’ultima parola a Lui! Proviamo a dirlo con qualche breve “estratto” del nostro diario:
“Mulțumesc! Grazie, la prima parola imparata, che ci ha accompagnati in ogni passo del nostro cammino. Tanti grazie ricevuti, ma tanti detti, ed altrettanti vorremmo dirne ritornando con la memoria a quei giorni.
Grazie perché in una terra che sembra dimenticata da tutti, dove c’è povertà, sporcizia, dove anche l’acqua non sa di acqua, impari che la ricchezza è fatta di altre cose, impari a lasciar cadere le corazze e a farti disarmare dall’amore; impari a guardare con occhi diversi la vita, a mettere Dio al centro di tutto, ad avere il cuore gonfio di amore ma libero e leggero. Impari che essere cristiani significa portare qualcosa che gli uomini cercano in molti modi, eppure non possono darsi da soli. Impari che essere cristiani missionari significa portare una novità ed una verità, il cui segno sono rapporti più umani, segnati da una delicatezza, da una fedeltà, da un’attenzione ed un rispetto che rimangono altrimenti estranei anche agli affetti più naturali”
“La missione è accettare l’Amore che salva: è imparare a riconoscerlo, a viverlo lasciandosi amare e poi, restituirlo gratuitamente, senza nulla in cambio. E’ un Amore che ti parla una lingua straniera, che si legge negli occhi grandi dei bambini: si fa capire con la delicatezza di una mano stretta sul tuo braccio, con l’energia di un sorriso che ti spiazza, anzi, ti spezza. In missione sei in ascolto della più bella e disarmante catechesi che potresti mai vivere: quella tenuta dalla povertà, che ti costringe a scavare nelle tue periferie, nei tuoi vuoti d’amore. Ti scava, fa spazio, spezza il terreno duro, la pietra dei muri che hai innalzato a “difesa” del tuo cuore”
“… siamo arrivati in un posto con delle persone e questo mi ha fatto sentire vivo. Persone che apprezzano i “diversi” che arrivano, che possono arrabbiarsi se parliamo un’altra lingua ma che subito, standoci insieme, cambiano opinione e si divertono con noi. Siamo stati in una cittadina piccola, isolata, ma piena di cose che ci hanno stupito e, in questo posto, ripeto isolato e dimenticato dagli uomini, non è dimenticato da Dio perché ci sono le suore, due preti e qualche animatore in gamba che si butta. E l’arrivo di noi missionari per loro è una manna dal cielo; mentre per noi andare lì è stato proprio un dono da custodire giorno per giorno!
“Gli abitanti di Ciresoaia ci hanno lasciato fin da subito senza fiato, e più la missione andava avanti, più ci capitava di rimanere così, senza parole. Disarmati, come tante volte ci siamo detti durante le nostre condivisioni serali. Eravamo desiderati, e lo capivamo dagli sguardi e dai sorrisi dei bambini, delle suore, dei don, e di tutte le altre persone che abbiamo incontrato e che ci hanno fatto sentire accolti e a casa. E per quanto avessimo voglia di fare ed entusiasmo e ci impegnassimo tutti i giorni a dare il massimo per i bambini e le persone che incontravamo, eravamo consapevoli di ricevere infinitamente di più di quanto davamo!
Quando una persona si innamora, lo fa non solo con il cuore e con la testa, ma anche con tutto il corpo e con tutta l’anima. Mi sono innamorata dei luoghi che abbiamo visto e che abbiamo vissuto, degli occhi e dello sguardo dei bambini, così penetrante, sognante e potente da non aver bisogno di nient’altro per toccare il cielo; Mi sono innamorata dei suoni che caratterizzavano Cireşoaia… Mi sono innamorata dei sapori dei pasti che le Suore cucinavano per noi perché ciò che li rendeva speciali era l’amore e la cura con cui li preparavano. Mi sono innamorata degli odori, da quelli più dolci dei fiori nel giardino della casa, a quelli più “sgradevoli” di alcuni bambini perché di quello poco ti importava. Mi sono innamorata del tocco delle loro manine sul mio corpo… Quelle mani che mi tenevano stretta e mi sorreggevano, le stesse mani che non mi lasciavano andare.
Nonostante più piccoli, erano più forti e grandi di un gigante e mi davano la forza per stare in piedi perché quelle mani, le Sue mani, mi hanno insegnato a camminare. Lui che mi teneva in braccio anche quando io non riuscivo a muovermi e mi teneva la mano anche quando la strada non era quella scelta da Lui, ma da me”

Don Fabio, Carlo, Paola, Daniela, Francesca, Elena

ROMANIA Bacau – Horgesti

“Oltre le nostre logiche, l’Amore di Dio”

Palazzi grigi, tutti uguali. Grigio cemento, quel colore che annulla tutto il tuo entusiasmo. Palazzi che portano il peso di una storia, di un passato difficile da dimenticare. E a fianco grandi centri commerciali, scintillanti, colorati, ingannevoli. Qua e là le cupole delle chiese ortodosse..
Prati e alberi. Carretti tirati da cavalli in mezzo al verde su strade dissestate. Odore di campagna e palizzate di legno. Qua e là pozzi per il bene primario che non arriva in tutte le case: l’acqua. E tutto il paese gira intorno alla grande chiesa parrocchiale.
Sembrano due universi diversi e infatti lo sono. Il primo si chiama Bacau, città della Moldavia (da non confondere con la Repubblica di Moldova..), città che mostra tutta la sua storia sotto il regime comunista e che sta provando a vestirsi all’occidentale, facendo l’occhiolino all’Europa.
Il secondo é Horgesti, villaggio rurale a 35km da Bacau, che d’estate vede raddoppiare i suoi abitanti con i rientri dei tanti che sono partiti per il mondo alla ricerca di fortuna.
Ci siamo dovuti dividere tra questi due universi per due settimane, scoprendo e vivendo le loro gioie e i loro segni di speranza, così come le loro sofferenze e le loro croci.
A Bacau abbiamo conosciuto il volto dell’apparenza. Sembra di passeggiare per una delle nostre città. Il costo della vita é anche più basso, non di molto ma lo è. Poi scopri che lo stipendio medio é di ⅓ rispetto a i nostri. Scopri che la regola é la corruzione e non la giustizia. Scopri che i giovani non sono una priorità per nessuno e che i bambini non hanno nessuno che pensi a loro. Per non parlare di chi vive sofferenze più grandi come orfani o portatori di Handicap. Ma abbiamo visto anche il volto bello della Chiesa, della carità. Don Bosco a Bacau é più vivo che mai! I giovani di tutta la città sanno che c’è un luogo amico, una casa pronta ad accoglierli. È stato difficile per noi incontrare in missione una realtà così bella e viva. É stato l’insegnamento più grande: missione non è insegnare, non è fare: é stare, é condividere, é rinunciare al mio tempo e al mio spazio per far entrare qualcun altro nel mio tempo e nel mio spazio. Ascoltare, giocare, ridere e scherzare. Entrare in relazione con i bambini ma soprattutto con i giovani, per farli sentire importanti, per dare loro la stessa dignità che abbiamo noi: quella di essere figli di Dio.
E questo è stato il punto di partenza dell’esperienza fatta ad Horgesti. Se a Bacau la povertà é mascherata da tanta apparenza, a Horgesti la tipica genuinità della campagna non nasconde nulla. Bambini con gli stessi abiti tutti i giorni. Maschietti con le scarpe rosa, eredità di una sorella più grande o dono di qualche famiglia amica. La coda per bere tutti dal pozzo del paese, tutti dallo stesso secchio. Se mancavano tante “cose”, di sicuro non mancavano accoglienza ed entusiasmo. Ed è qui che abbiamo riconosciuto la nostra fortuna, la nostra responsabilità nel non sotterrare i talenti che il Signore ci ha affidato.
Il tutto accompagnati dalla Parola di Dio di quei giorni. Il popolo di Israele che decide di costruirsi un dio tutto suo, che risponda alle sue logiche e ai suoi tempi. Un Dio che perdona e dona l’ennesima possibilità. Abbiamo scoperto che la logica dell’amore di Dio è più ampia delle nostre povertà. Che condividere tempo non è sprecarlo. Che dare dignità è più importante che costruire muri. Che la povertà è la nostra possibilità di mettere al servizio dell’altro i talenti che il Signore ci ha donato.

Agostino, Mary, Federica, Giulia, Francesca, Sara, Elena.

CATANIA

“ … E abbiamo trovato noi”

È già trascorso più di un mese da quel martedì 1 agosto, in cui siamo partiti alla volta di Catania. Da subito abbiamo formato un bel gruppo, molto eterogeneo ma unito! Eravamo 4 ragazze e 3 ragazzi, universitari e giovani lavoratori, accompagnati da due giovani famiglie, entrambe con un bimbo al seguito. Ed è stata proprio “famiglia” la nostra parola d’ordine! Sia nella preparazione, sia nell’esperienza stessa alla Playa.
Siamo partiti a inizio agosto, tutti con un’idea diversa su cosa avremmo fatto una volta là, e su come dovesse essere e funzionare un centro di prima accoglienza per migranti minori… Un’idea comune però c’era, l’andare lì per accogliere questi ragazzi e per insegnar loro qualcosa. Ebbene, non è stato proprio così… anzi! Sono stati i ragazzi ad accogliere noi e ad insegnarci tantissime cose!
La Colonia Don Bosco di Catania è un incredibile crocevia di incontri, il cui punto di forza sta nelle diversità. Il mare fa da collegamento tra mondi completamente diversi: è il mare che tanti catanesi raggiungono per potersi godere di un po’ di relax, ma è anche il mare che i ragazzi del centro hanno attraversato per arrivare fin qua. Alla Colonia si incontrano ragazzi e bambini che giocano e ballano durante il grest, ma anche famiglie in vacanza, disabili che possono godersi il mare senza sentirsi giudicati, e ragazzi africani e bengalesi che, dopo mesi di viaggio, hanno finalmente un po’ di tranquillità ed un posto in cui possono sentirsi a casa. E la cosa più bella è che, in questo strano e incredibile mix, sono proprio i ragazzi a fare in modo che il posto sia casa che accoglie, dando una mano con le pulizie e lavorando al lido… perché “chi viene accolto, accoglie”, ci ha detto Cinzia, la responsabile del centro, quando siamo arrivati…
Il nostro compito era quello di insegnare l’italiano ai ragazzi e di intrattenerli con dei laboratori nel pomeriggio… però non poteva bastarci! Abbiamo perciò scelto di farlo in un certo modo, avendo un obiettivo: costruire relazioni. E in questo i ragazzi ci hanno aiutato molto! Una cosa che mi ha colpita tantissimo è che, tra loro, si chiamano e si considerano fratelli, qualunque sia la provenienza dell’altro. E anche per noi sono diventati dei fratelli.
Come dicevo, abbiamo cercato di essere una grande famiglia, e in una famiglia si vive insieme. Abbiamo vissuto con loro, condividendo tanti momenti di vita quotidiana e vivendo la loro “giornata tipo”. Al mattino c’era la scuola di italiano e ciascuno di noi si è preso a carico uno o più ragazzi, per fare in modo che questa lingua per loro estranea, lo fosse un po’ meno… Nel pomeriggio invece si alternavano due momenti: prima della merenda ci dividevamo in tre gruppi per i laboratori (fotografia, teatro ed espressività, braccialetti e scooby-doo) e dopo merenda ognuno poteva darsi all’attività che più preferiva: calcio, basket, beach volley, musica, corsa, passeggiate sulla spiaggia, un tuffo in mare… insomma, non ci si poteva annoiare!
Alla sera, quando non c’erano attività organizzate, era bello salire sul grande terrazzo sopra la struttura, per fare due parole o per stare in silenzio a guardare le stelle cadenti. Questi momenti di semplicità sono stati quelli che più hanno rafforzato le amicizie che si sono create.
Una sera, su quel terrazzo, è salito un ragazzo arrivato pochi giorni prima qui in Italia, dopo 4 mesi di viaggio. Mi ricorderò sempre la sua camminata spensierata e il suo urlare al Cielo che “la vie est belle!”, sorridendo a 32 denti. Quel sorriso e quell’affermazione sono stati disarmanti. Sono stati uno schiaffo che mi ha risvegliata dall’apatia con cui fin troppe volte mi ritrovo a convivere. Mi hanno aperto davvero gli occhi, mettendo a nudo tutti i miei parametri, facendomi capire che forse devo cambiare il mio modo di guardare le cose.
Infine, uno dei doni più grandi di quest’esperienza è stato poterla vivere con due bambini. Gli occhi di Detta e Mimì ci hanno fatto guardare le cose da una prospettiva diversa e con una semplicità che solo i bambini hanno. Ci hanno insegnato che le diversità esistono solo se sei tu che vuoi vederle; che a volte siamo noi a costruirci mille barriere, mentre sarebbe molto più semplice costruire ponti.
Siamo stati solo dei passanti nelle vite di quei 60 ragazzi, ma ciascuno di loro ha lasciato in noi un segno indelebile, che non sarà facile nascondere o dimenticare. Siamo andati a trovare loro e abbiamo trovato noi. E per questo non possiamo che dire Grazie.

Giuseppe, Federica, Benedetta, Tony, Veronica, Michele, Matteo, Alessandro, Federica, Fabiola, Luca, Agnese, Maria Rita

BENIN – Cotonou

“Una sfida continua”

Difficile riassumere tutto in poche righe…
il tempo sembra volato, ma ripensando ai luoghi e alle persone sembra di esserci sempre stati. La nostra attività non è stata molto utile per chi ci ha accolto, quanto invece lo è stata per noi.
A Cotonou…
abbiamo potuto sperimentare la vita di una città africana che sembra tanto lontana, mentre affronta ogni giorno problemi simili ai nostri: il minimo interesse dello Stato nel campo sociale, la corruzione politica e gli interessi economici che prevalgono sul benessere della popolazione.
Abbiamo partecipato al caos della città, viaggiando nel traffico con i mototaxi o camminando nel mercato circondato da spazzatura.
Abbiamo condiviso tempo, giochi, sorrisi e abbracci con le ragazze ospitate nel Foyer della comunità, con le bambine alla Barac, dove si riposavano ogni tanto durante il loro lavoro al mercato, e con i piccoli della Maison du Soleil, mentre le mamme partecipavano ai corsi professionali. Abbiamo visto le numerosissime attività della missione, attraverso gli occhi di chi ci lavora ogni giorno con fatica e passione.
Abbiamo vissuto in una comunità mai stanca di accogliere, in un continuo via vai di una quotidianità imprevedibile, ma costante nella preghiera.
Ripercorrendo il cammino degli schiavi abbiamo sentito la responsabilità della nostra cultura, che ancora oggi sfrutta e reputa inferiore la popolazione africana.
E ora la sfida è mantenere ciò che abbiamo vissuto nella nostra quotidianità per trasmettere la stessa semplicità e l’entusiasmo a chi incontriamo.

Grazie per averci accompagnato con la preghiera e l’affetto.

sr Giuseppina, Elisa, Elisa, Elisabetta, Chiara, Serena

 

Il corso organizzato dall’equipe dell’Animazione Missionaria Salesiana è un percorso di due anni dedicato ai temi della mondialità. Il primo anno è di preparazione all’esperienza estiva, non obbligatoria, in terra di missione. Il secondo anno continua il percorso missionario con la proposta di attività di volontariato e formazione.

L’incontro iniziale sarà Domenica 8 Ottobre 2017 dalle ore 16.00 alle 22.00 in Piazza Maria Ausiliatrice, 35 a Torino.

Agnelli – Visita della Sindaca Appendino (06 settembre 2017)

Giornata di festa all’Oratorio dell’Istituto Agnelli in occasione della visita della Sindaca di Torino, Chiara Appendino, che si è svolta nel pomeriggio di Mercoledì 6 Settembre.
Un po’ di balli insieme, il saluto dell’Ispettore Don Enrico Stasi, e soprattutto le domande dei ragazzi e il dialogo famigliare con la prima cittadina: tanto entusiasmo e un bel clima di festa, sono stati gli ingredienti speciali del pomeriggio assieme a Chiara Appendino. Ragazzi ed animatori volontari del centro hanno così potuto esprimere alle Istituzioni l’importanza di uno spazio come l’Oratorio per il personale accompagnamento di crescita ed educazione.

 

Per le politiche giovanili l’oratorio Agnelli svolge infatti un ruolo importante nella periferia sud di Torino, in zona Mirafiori. Non soltanto per i numeri alti da cui è caratterizzato ma soprattutto per la qualità dell’offerta formativa. Grazie a più di duecento volontari che operano all’interno della struttura per tutti i periodi dell’anno, le attività che si riescono ad organizzare sono tante e abbracciano le diverse fasce di età e tipi di interesse: dalla musica allo sport, dal teatro alla danza, dai gruppi formativi alla formazione animatori. Si tratta di un oratorio attento e aperto all’esterno, in dialogo continuo con le altre parrocchie del circondario e la Circoscrizione in cui è inserito, in collaborazione stretta con i progetti di animazione di strada al fine di far scoprire ai ragazzi le molteplici realtà di volontariato presenti in Torino.

Nel periodo estivo i ragazzi più grandi dell’oratorio hanno prestato servizio in carcere, al Cottolengo e al Museo Diocesano di Torino mentre gli scout hanno svolto attività di insegnamento dell’italiano all’interno dell’Ex Moi.

La Sindaca ha dimostrato durante l’incontro di essere piacevolmente stupita dal clima di famiglia respirato, incoraggiando i ragazzi a vivere con un simile spirito di comunità ogni tempo ed ogni spazio della loro esistenza.

Don Gianmarco Pernice, parroco e direttore dell’Oratorio sintetizza l’appuntamento con una semplice ma immediata  espressione: “l’oratorio può insegnare a tutte le generazioni che da soli si va più veloce ma insieme si va più lontani”.

 

 

Guarda la PhotoGallery

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Le date degli Open Days dell’Agnelli per l’a.s. 2017/2018

Lo storico Istituto Internazionale “Edoardo Agnelli” di Torino presenta le date per poter conoscere l’ampia offerta formativa per il nuovo anno scolastico 2017/2018 rivolta agli studenti di:

Lo studio pomeridiano è assistito dai docenti fino alle 18.00.
La settimana scolastica si svolge dal lunedì al venerdì.
Sono previsti, inoltre, percorsi formativi per le famiglie durante l’anno.

Le date degli Open Days:

Sabato 21 Ottobre 2017

Sabato 25 Novembre 2017

Sabato 16 Dicembre 2017 

Sabato 13 Gennaio 2018

Ecco l’Open Day e l’offerta formativa di IUSTO per l’a.a. 2017/2018

Partono, presso lo IUSTO – Istituto Universitario Salesiano Torino, i corsi universitari proposti per il nuovo anno accademico,  il già consolidato corso di laurea triennale in Psicologia e il corso triennale in Scienze dell’Educazione Educatore Professionale Sociale, avviato a partire dall’a.a. 2016/2017.

Un’offerta formativa ampia che prepara al lavoro in ambito socio-educativo e socio-assistenziale, nei servizi per minori, per persone con disabilità, per adulti in difficoltà e per anziani.
Una proposta concreta per quei giovani che già svolgono con passione servizi di volontariato in ambito educativo e/o sociale.
Un’interessante opportunità per trasformare in un orizzonte professionale concreto gli interessi e i valori maturati attraverso il cammino personale.

L’Open Day si terrà in IUSTO Venerdì 8 settembre 2017.

Apertura dell’Anno Pastorale – resoconto

L’1 e 2 settembre si sono tenute a Valdocco le giornate di Apertura del nuovo Anno Pastorale.

La prima giornata è stata dedicata all’incontro dei Consigli delle CEP (Comunità Educative Pastorali) delle diverse opere, mentre il giorno successivo è stato l’occasione di ritrovo, nell’Assemblea Ispettoriale, per tutti i confratelli.

Venerdì 1 Settembre 2017

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Sabato 2 Settembre 2017

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16/17 settembre – WEEK END MGS al Colle don Bosco

Riprendono le attività dei giovani del Movimento Giovanile Salesiano. L’appuntamento è al Colle don Bosco per il week end del 16/17 settembre.

Per iscriversi:

iscrizioni entro il 13/09 da presentare al responsabile del centro

Costo del Week End:

€ 15,00

Materiale da portare:

cena al sacco, quaderno ad anelli, biro, lenzuola o sacco a pelo

Scarica il materiale informativo con il programma.