Intenzione Missionaria Salesiana – Febbraio 2019

Per la tratta delle persone.

Per l’accoglienza generosa delle vittime della tratta delle persone, della prostituzione forzata e della violenza. I Salesiani in diverse parti del mondo sono impegnati nella prevenzione e nella accoglienza di bambini e bambine, ragazzi e ragazze, vittime dello sfruttamento e della tratta. Preghiamo per queste presenze affinché siano una cura alle ferite, una famiglia dove s’impara e si sperimenta l’amore vero e una speranza per un futuro

 

 

Spazio Fratto Tempo – Parte la formazione degli operatori

Nella mattinata di mercoledì 13 febbraio, gli educatori del progetto Spazio Fratto Tempo, sono stati convocati per la prima volta a Valdoccoin Pastorale Giovanile – per un incontro di formazione sul funzionamento della piattaforma online contenente tutti i dati degli utenti, di tutti quei ragazzi che sono parte attiva del progetto. Verrà utilizzata dagli operatori, gli educatori, che sono il motore di queste attività.

Spazio Fratto Tempo è un programma finanziato all’interno di Articolo +1, un bando della Compagnia San Paolo che ha come obiettivo principale l’aumento dell’occupazione dei giovani con difficoltà a inserirsi nel mercato del lavoro e con maggiore attenzione a quelli con bassi livelli di occupabilità. Nato nel 2016, ha avviato nel novembre 2018 la sue seconda attività. (clicca qui per saperne di più).

Si terranno incontri periodici con l’obiettivo di accompagnare, supportare e formare il gruppo dalla realizzazione delle attività, con gli operatori che contattano le imprese e coinvolgono i ragazzi, alla nascita di un’incontro tra le due realtà.

Nella prima parte della mattinata Daniela Gulino, la referente per il progetto articolo+1 e Lisa Zaquini dell’asvapp (ente valutatore e per indagini statistiche rispetto al progetto) hanno illustrato il funzionamento della piattaforma dove vengono inseriti tutti i ragazzi che sono nel progetto.

Ecco le parole di Daniela Gulino:

“Sono stata invitata da Spazio Fratto Tempo, per un focus di approfondimento rispetto alla piattaforma utilizzata all’interno del progetto per analizzare a approfondire le modalità con cui Spazio Fratto Tempo sarà in grado di portare all’occupazione i giovani NEET.

E’ stato un momento di conoscenza reciproca con gli operatori del progetto e poi di approfondimento, ma anche un’ impostazione per il lavoro che ci vedrà impegnati per i prossimi 24 mesi. Sono state trattate le modalità di utilizzo di una piattaforma online e l’avvio al lavoro NEET, che sono i giovani non in formazione, non in percorsi di istruzione e che non lavorano”.

Nella seconda parte della mattinata invece Alessandro Brescia (referente della progettazione per la parte della pastorale giovanile e AGS) e Nicola Dell’Aquila (referente della progettazione per la parte del Cnos-Fap), hanno fatto un intervento su:

  • sull’organizzazione, la supervisione e la formazione,
  • le azioni progettuali, degli operatori di spazio fratto tempo,
  • gli educatori e gli operatori dei servizi al lavoro (SAL).

 

La Festa di don Bosco a S. Cassiano

Arriva dall’oratorio di San Cassiano in Riva, Biella, l’articolo che ci racconta il loro vissuto della Festa di don Bosco. Nel particolare lo spettacolo organizzato la sera di sabato 2 febbraio 2019:

I ragazzi dell’Oratorio S. Cassiano in Riva hanno celebrato a modo loro la festa del santo fondatore dei salesiani Don Bosco, con un simpatico spettacolino che voleva ripercorrere le prime avventure apostoliche di Don Bosco, giovane prete, nella Torino di metà ottocento. Con i suoi ragazzi che aumentavano di volta in volta e che raggiunsero numeri veramente elevati, il santo dei giovani riusciva, con l’aiuto di sacerdoti che avevano capito le sue intenzioni e la sua santità, a superare gli ostacoli, le incomprensioni e l’avversità di chi vedeva in lui soltanto un sovversivo e un disturbatore della quiete pubblica.

La rappresentazione ha avuto luogo all’oratorio di S. Cassiano la sera di sabato 2 febbraio, alla presenza di tanti parrocchiani e di famiglie di ragazzi che frequentano l’oratorio. Le celebrazioni si sono poi concluse con la solenne concelebrazione, presieduta dal vescovo di Biella, Mons. Roberto Farinella che ha celebrato per la prima volta nella chiesa parrocchiale di Riva.

Al termine, il direttore dell’Istituto S. Cassiano don Genesio Tarasco, ha presentato ai fedeli il nuovo collaboratore parrocchiale, il salesiano don Livio Recluta, che affiancherà il parroco di S. Cassiano nel ministero parrocchiale.

Si ringrazia Livia, della parrocchia San Cassiano di Biella, per la stesura dell’articolo.

 

«Anche sul Web in ascolto dei giovani»: così i Salesiani guardano al futuro

Avvenire – 13 febbraio 2019 – articolo a cura di Matteo Liut.

Dopo la grande Festa panamense, continua la preparazione al Capitolo generale del 2020. Lanciato un sito internet per raccogliere idee e contributi di tutti.

La grande famiglia dei Salesiani guarda al futuro e rilancia la sfida di un cammino sempre più accanto alle nuove generazioni in ogni angolo del pianeta.

Nei mesi scorsi, infatti, è partito il cammino di preparazione al 28° Capitolo generale dei Salesiani che si terrà nel 2020 a Valdocco – dove si trova la Casa madre della congregazione – e che si concentrerà su tre dimensioni fondamentali:

  • priorità della missione per i giovani;
  • il profilo del salesiano di oggi;
  • la missione condivisa tra salesiani e laici.

Un lungo percorso il cui primo passo è proprio l’ascolto dei giovani, in continuità con il carisma del fondatore, don Giovanni Bosco, e in piena sintonia con lo stile indicato dal Sinodo dei giovani dello scorso ottobre.

In Italia quest’impegno all’ascolto dei giovani passa anche dal Web, attraverso un sito che permette a tutti di dare il proprio contributo alla costruzione del futuro dei Salesiani.

All’indirizzo www.salesianiperilfuturo.it, realizzato dall’ufficio di comunicazione sociale dei Salesiani in Italia, i giovani delle Ispettorie salesiane possono riempire un questionario, caricando un testo, un video o un’immagine. Il loro contributo servirà al confronto prima all’interno dei Capitoli ispettoriali e poi a quello generale del prossimo anno, durante il quale verrà definito l’orientamento da dare all’intera congregazione per i successivi sei anni.

All’incontro del 2020 prenderanno parte i delegati eletti nel corso dei Capitoli locali delle 89 Ispettorie di tutto il mondo con 131 nazioni rappresentate. Il “volto mondiale” dello spirito e del carisma salesiano si è respirato anche a Panama, durante la recente Gmg.

Nella capitale centroamericana, infatti, la presenza dei figli di don Bosco è preziosa e ha il suo cuore attorno alla Basilica di Don Bosco, dove nel 2017 ha preso avvio il progetto “Panama, Valdocco d’America” con l’obiettivo di creare a Panama entro il 2021 un centro di devozione a Don Bosco, che sia riferimento per tutta l’America Latina.

Un cammino che vede impegnato anche l’Istituto Tecnico Don Bosco di Panama. I due centri salesiani cittadini (l’Istituto e la Basilica) sono stati il cuore pulsante della partecipazione salesiana alla Gmg. Negli spazi della Basilica, in particolare, si sono tenuti due momenti di festa e incontro per il Movimento giovanile salesiano (Mgs) il 23 gennaio: il Forum dei responsabili del Movimento e la Festa con i giovani salesiani. Al primo appuntamento hanno preso parte 200 persone da 30 Paesi, che si sono confrontate con il rettor maggiore dei Salesiani, don Ángel Fernández Artime, e la madre Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, Madre Yvonne Reungoat.

Dall’incontro è uscito un messaggio rivolto a tutti i giovani del Mgs nel mondo.

«Le sfide di oggi – si legge nel documento – richiedono giovani forti che siano pronti a fronteggiarle. Impegniamoci dunque, come Mgs, a formare giovani che desiderino seguire i propri sogni, impegnarsi per gli altri, cambiare il mondo a partire dal proprio contesto locale e quotidiano, seguendo Cristo nello spirito di Don Bosco e Madre Mazzarello».

La Festa del pomeriggio, poi, ha visto la partecipazione di 3500 giovani.

Matteo Liut

 

L’Italia ricambia l’ospitalità di Panama

Ecco le notizie che ci arrivano direttamente da Panama dopo la Giornata Mondiale della Gioventù che si è svolta dal 22 al 27 gennaio 2019. Si pubblica un articolo di “Avvenire” che parla del “ricambio ospitalità” da parte degli studenti dell’Istituto Fermi, della città del Canale, dopo aver accolto nella loro scuola i pellegrini italiani alla Gmg stanno visitando il nostro Paese per un’esperienza di scambio e condivisione.

«Grazie a voi abbiamo trovato nuovi amici».

Buona lettura!

Hanno dato il benvenuto ai coetanei arrivati in Centro America per partecipare alla Gmg, li hanno guidati attraverso le bellezze della città, hanno cantato e giocato con loro. E ora 16 studenti dell’Istituto «Enrico Fermi» di Panama vengono accolti dal nostro Paese che ricambia così l’ospitalità ricevuta.

È una storia di amicizia che affonda le sue radici nel lontano fine Ottocento, quando ad emigrare erano gli italiani, e dopo essersi consolidata si è rinvigorita grazie all’esperienza della Gmg. Da tempo, infatti, i ragazzi che hanno terminato il penultimo anno senza insufficienze possono prendere parte allo scambio culturale con il Convitto Umberto I di Torino che comprende anche la visita di alcune delle principali città della Penisola.

Stavolta però il gemellaggio, che tocca il capoluogo piemontese, Venezia, Roma, Assisi, Firenze e Pisa, ha un qualcosa in più: i ragazzi panamensi ritrovano volti conosciuti durante il raduno mondiale e in particolar modo a «Casa Italia», ospitata proprio nella loro scuola, fondata negli anni ’60 da Stefano Cermelli e che oggi, con un migliaio di studenti di 30 nazionalità, è presidio di eccellenza formativa.

«Per gli alunni, lo scambio culturale è un’occasione irripetibile oltre che un incentivo a studiare», spiega Nino Cermelli, figlio del fondatore dell’Istituto Fermi, che, insieme all’insegnante di italiano Beatriz Beltran, accompagna il gruppo. «Quest’anno – sottolinea – si alimenta dell’amicizia con la comunità ecclesiale e con l’equipe del Servizio nazionale per la pastorale giovanile».

A dimostrazione del fatto che basta aprire le porte e le braccia per fare, ovunque, casa.

Stefania Careddu

Le Testimonianze dei ragazzi:

Ana Lucia

«Siamo stati felici di accompagnare i ragazzi italiani, offrire informazioni turistiche, guidarli per le vie della nostra città, dargli la mano». Così hanno potuto portare via con loro una piccola parte di Panama.

Ana Lucia Ureña sorride quando ripensa ai giovani incontrati nei giorni della Gmg, ai due ragazzi di Torino «che erano felici nonostante si fossero persi», a quelli conosciuti a Casa Italia che sembrava «fossero abituati a stare a Panama, anche se faceva caldissimo mentre ci raccontavano che a casa avevano lasciato freddo e neve». Perché l’accoglienza è una questione di porte aperte e di disponibilità, ma anche di voglia di fare un tratto di strada insieme e di condividere storie, nella consapevolezza che ci si arricchisce a vicenda.

«È come se tutte le persone fossero amiche ed era consolante uscire e trovare qualcuno che pur essendo di un Paese lontano in cui si parla un’altra lingua ti salutava con un hola in spagnolo, come se ti conoscesse», racconta la studentessa dell’Istituto Fermi, anche lei tra i volontari a Casa Italia. «È stata una bellissima esperienza, di scambio tra culture», spiega Ana Lucia che è rimasta impressionata dalla «felicità contagiosa che si vedeva in città» e dai «valori che i ragazzi hanno e riescono a comunicare, come ad esempio l’altruismo e la solidarietà».

«C’è stato però un momento che mi ha colpito tantissimo, cioè quando alcuni giovani hanno sollevato un loro amico in sedia a rotelle per permettergli di vedere Francesco che stava passando», confida Ana Lucia ricordando che «un fotografo ha immortalato l’attimo e quell’immagine è diventata il simbolo di Panama».
«Ciò che mi emoziona è che per fare quel gesto, i ragazzi non hanno potuto salutare il Papa che era lì, a pochissimi metri, ma erano felici lo stesso per il loro amico».

Stephanie Lammie

Nelle due settimane trascorse a Torino per lo scambio culturale con i coetanei del Convitto Umberto I, non ha potuto fare a meno di incontrare quella che chiama “la mia famiglia italiana”». Anche se ospitata in un’altra casa, infatti, Stephanie Lammie ha voluto riabbracciare la mamma, il papà e le due ragazze che hanno accolto sua sorella qualche anno fa e che poi hanno ricambiato la visita recandosi a Panama.

«Sono andata a trovarli e a cenare con loro», dice la studentessa dell’Istituto Fermi confermando la forza del legame che unisce i due Paesi grazie al gemellaggio annuale tra le scuole.

E che quest’anno si è ulteriormente consolidato con l’esperienza della Gmg. Durante il raduno mondiale, Stephanie ha fatto parte del gruppo dei volontari del Comitato organizzatore locale.

«Per alcuni giorni ho fatto servizio d’ordine nelle strade vicine al Canale di Panama che erano blindate per il passaggio del Papa e su cui noi dovevamo vigilare perché nessuno cercasse di oltrepassare le transenne. Poi sono stata in uno dei Punti di informazione per dare assistenza ai pellegrini e lì mi sono divertita molto», spiega la studentessa dell’Istituto Fermi che in entrambe le attività ha avuto modo di incontrare tantissime persone di diverse culture e di sperimentare la bellezza della condivisione.

«Ho impressa una bambina con sindrome di Down che voleva vedere Francesco perché sperava che potesse guarirla, ma sono rimasta colpita da una donna adulta, mamma di due pellegrine, che piangeva e pregava», racconta Stephanie che tra gli italiani a cui ha dato una mano ricorda bene un gruppo che, «alla Messa di apertura, non riusciva più a trovare il suo settore perché, per vedere il Papa, tutti i pellegrini si erano mossi spostandosi dai posti assegnati».

Mariana Lopez

Inolvidable», cioè «indimenticabile».

Usa questo aggettivo Mariana Lopez per definire l’esperienza della Gmg, in cui

«abbiamo potuto vedere il Papa, conoscere tanta gente, cantare e ballare per la strada».

Anche lei è stata una delle volontarie di Casa Italia, avendo scelto di dedicare un po’ delle sue vacanze estive ai giovani provenienti dalle nostre diocesi. Ha infatti assistito i pellegrini rispondendo alle domande, dando loro informazioni, ma anche entrando in empatia con i tanti gruppi che passavano per il quartier generale azzurro.

«Mi sentivo male per loro perché dovevano camminare tanto», confida Mariana che ora sperimenta la bellezza dell’accoglienza qui in Italia, in occasione dello scambio culturale a cui partecipa con alcuni compagni. «Torino è una città molto bella con monumenti e luoghi splendidi come la reggia di Venaria, il Museo Egizio, la Mole Antonelliana, ma pure Venezia con i suoi canali e le vie strette lo è», dice senza esitazione la studentessa, felice di poter essere ora a Roma.

Poi, sorridendo, aggiunge: «Dell’Italia mi piacciono molto anche il gelato, che è diverso da quello che mangiamo a Panama, la pizza, gli gnocchi e gli agnolotti».

Eduardo Stanziola

Una partita a basket o a calcio ed è subito gruppo, squadra, amicizia, perché

«l’obiettivo non è vincere, ma stare insieme e divertirsi».

Per Eduardo Stanziola, 17 anni, è questa l’immagine che meglio di altre restituisce il senso dell’accoglienza e sintetizza cosa è accaduto durante la Gmg, in particolare con i pellegrini che facevano tappa a Casa Italia. A dimostrazione del fatto che l’ospitalità è un gioco da ragazzi, nel significato più vero e profondo dell’espressione.

«Per me è stata un’esperienza totalmente nuova: è stato bello incontrare tanti ragazzi simpatici e amichevoli», confida Eduardo che insieme ad altri studenti dell’Istituto Fermi ha prestato servizio come volontario nella sua scuola trasformata per l’occasione in quartier generale della spedizione azzurra.

«Il compito principale è stato quello di dare informazioni, specialmente sulla città e sul quartiere dove erano concentrati i gruppi di italiani», spiega Eduardo che è rimasto molto colpito dal clima di festa che si respirava a Casa Italia e per le vie di Panama.

«C’era ovunque una sensazione di felicità: tutti ci salutavamo, anche per la strada, come se ci conoscessimo da sempre», sorride il ragazzo panamense i cui occhi brillano ancora quando racconta di aver visto papa Francesco passare a pochi metri di distanza, dopo averlo atteso per tre ore, sotto il sole.

Sofia Melamede

Grazie allo scambio culturale tra l’Istituto Fermi di Panama e il Convitto Umberto I di Torino, Sofia Melamede sta sperimentando nel nostro Paese l’ospitalità, la stessa che con la sua famiglia ha offerto durante la Gmg quando ha aperto le porte della sua casa a due ragazze del Guatemala.

«All’inizio è stato strano, ma da subito ci siamo trovate bene. Erano sempre sorridenti e mi hanno trasmesso tanta energia e felicità: sono diventate persone di famiglia», spiega Sofia che è rimasta in contatto con le due nuove amiche e ha raccontato loro del gemellaggio e del viaggio in Italia.

«Una – racconta – è catechista e l’altra è molto devota a Don Bosco: in loro ho visto una fede immensa e questo mi ha fatto capire che chi è venuto in Centro America lo ha fatto per ascoltare le parole di Francesco e comunicarle poi al proprio Paese».

Per la studentessa panamense, «è stato bellissimo ed emozionante vedere gente di tutto il mondo, giovani che cantavano la stessa canzone, ognuno nella propria lingua, e che erano a Panama perché credevano nello stesso Dio e avevano la stessa fede».

Segno che «la religione è universale» e unisce popoli e culture, in un unico abbraccio.

 

Dall’Argentina al Don Bosco: due studenti di Buenos Aires in visita a Borgomanero

Pubblichiamo la bella iniziativa scolastica proveniente dalla casa Salesiana di Borgomanero che ha ospitato due giovani provenienti dall’Argentina, Buenos Aires:

Melina e Valentín Maidana Diez, 14 e 16 anni, in Argentina frequentano l’istituto salesiano Pio IX di Buenos Aires. In questo momento la loro scuola è chiusa per le vacanze estive: nell’emisfero sud, naturalmente, le stagioni sono invertite. Insieme alla loro famiglia hanno dunque pensato di investire questo tempo per un’esperienza internazionale, che permetta loro di conoscere altre culture, affinare le loro competenze linguistiche e sperimentare il mondo. Per cinque settimane saranno ospiti di due famiglie di studenti del Don Bosco di Borgomanero e frequenteranno le lezioni dell’istituto salesiano, in Prima e Terza Liceo Economico Sociale.

L’iniziativa è partita proprio dalla famiglia dei due ragazzi argentini: il padre e la madre sono impiegati nello Stato ma proiettati verso l’internazionalismo. Il padre Hernán, fra l’altro, è arbitro di calcio professionista: è stato assistente in occasione dell’ultima finale di coppa del mondo in Russia. Nel giugno scorso la mamma dei ragazzi, Maidana, ha contattato il Don Bosco per chiedere se fosse disponibile a questa ospitalità: «crediamo immensamente nei legami salesiani e nei valori che vengono trasmessi e vissuti quotidianamente – aveva scritto nel messaggio – apprezziamo anche la ricchezza dello scambio e della convivenza con altri esseri umani, quindi contattiamo voi e le altre istituzioni salesiane nel mondo per creare nuovi legami».

L’istituto salesiano è strato felice di accogliere la proposta. La professoressa Maddalena Neale, che ha tenuto i contatti per conto del Don Bosco, ha organizzato lo scambio via Facetime, Due famiglie di studenti del Don Bosco si sono rese disponibili per l’accoglienza: i ragazzi che ospitano, quest’estate, avranno la possibilità di trascorrere un equivalente periodo di cinque settimane nell’istituto di Buenos Aires, ospiti della famiglia di Valentín e Melina.
Il primo impatto dei giovani argentini è stato molto buono: l’accoglienza dei coetanei italiani è stata affettuosa e Valentín e Melina, che frequentano in Argentina corsi ad orientamento informatico, si sono subito sentiti a casa nelle aule informatizzate del Don Bosco. «Il “sogno” – commenta la professoressa Neale – è di poter eventualmente ampliare l’esperienza ad altri studenti, creando una sorta di “gemellaggio” tra le due scuole salesiane».

 

Teresio ha dedicato la vita a Don Bosco insegnando e scrivendo in suo nome

Si segnala un articolo proveniente da “Il Corriere Torino” che racconta la storia di don Teresio Bosco e di come abbia dedicato tutta la sua vita a trasmettere la passione e la gioia dell’opera creata da San Giovanni Bosco.

«La prima felicità di un fanciullo è sapersi amato» diceva Don Bosco.

Un messaggio che don Teresio Bosco, morto nella casa madre salesiana di Torino – Valdocco a 87 anni, ha sempre trasmesso a tutti. La sua vita l’ha dedicata alla chiesa, alla preghiera ma soprattutto dedicata ai più giovani.

Perché da sempre aveva imparato che il messaggio di Dio, per essere capito dai ragazzi, doveva arrivare forte e chiaro. Il suo cognome lo aveva sempre fatto considerare un predestinato. E lui, classe 1931, nato e cresciuto a Montemagno, in provincia di Asti, dove viveva con la famiglia, aveva deciso di seguire le orme di Don Bosco. Ordinato sacerdote proprio tra i Salesiani 61 anni fa, licenziato in teologia, era iscritto all’albo dei professori in lettere di Torino.

Sono tantissimi i giovani ai quali aveva insegnato tra i banchi. Ma ancora di più quelli che lo avevano incontrato nei campi scuola estivi sulle montagne torinesi. Tra le sue passioni c’era lo di scrivere. Racconti, saggi, articoli.

Diventato giornalista nel 1966 scriveva principalmente su riviste pubblicate dai salesiani. Era stato direttore de Il bollettino salesiano.

«Con la sua capacità di raccontare in modo semplice la vita di Don Bosco- raccontano i confratelli-, era stato capace di renderlo maggiormente un santo vicino alla gente».

Un’immensa produzione letteraria la sua, indirizzata soprattutto ai giovani e alla Famiglia Salesiana. Don Teresio aveva infatti iniziato da giovanissimo a scrivere per i ragazzi in «Compagnie in azione», «Ragazzi Duemila», «Dimensioni Nuove», «Mondo Erre».

Aveva poi lavorato molti anni nell’Editrice Elledici dedicandosi allo studio e alla divulgazione della figura e del messaggio di don Bosco e della sua spiritualità. Umile e sempre sorridente sapeva sempre che cosa dire.

«Oltre a centinaia di titoli da lui pubblicati, ristampati, tradotti e diffusi in tutto il mondo – dicono ancora i salesiani-, ci resta il suo attaccamento al santo di cui porta il cognome e alla nostra editrice, che ha contribuito a rendere grande e importante con le sue opere».

Presentazione Sussidio Estivo 2019 – L’incredibile viaggio

Sabato 9 febbraio 2019, presso il Teatro Piccolo di Valdocco, è avvenuta la presentazione del Sussidio Estivo lanciato dalla Editrice Salesiana Elledici, all’interno del week end di Anima MGS, che con un momento curato sul palco ha mostrato la storia di questo sussidio con tanto di personaggi e costumi!

L’introduzione è stata fatta da don Valter Rossi, autore salesiano del sussidio, che ha riassunto la storia e dato il via alla presentazione del nuovo inno dell’estate con due ballerine che hanno insegnato i passi ai giovani presenti. “A tutto vapore” è il titolo della colonna sonora che accompagnerà molti centri Estivi italiani.

E’ seguito poi un grande gioco che ha coinvolto tutti i presenti, per concludersi poi con una preghiera di buonanotte in Teatro.

Rivivi qui la diretta della presentazione:

Publiée par MGS Piemonte, Valle d'Aosta e Lituania sur Samedi 9 février 2019

 

Anima MGS – Secondo appuntamento

E’ arrivata anche la seconda tappa di questo percorso che oramai vede lo svolgersi della terza edizione: Anima MGS – l’Arte di Animare. L’incontro si è svolto nelle giornate del 9 e 10 febbraio a Valdocco. 

Più di 200 ragazzi sono arrivati da tutte le case dell’Ispettoria Piemontese e con loro tutti i formatori professionisti che hanno portato avanti i laboratori nel pomeriggio di sabato e nel mattino della domenica.

Il week end è iniziato con un momento di accoglienza organizzato dagli animatori MGS presso il cortile San Giuseppe, è proseguito con la presentazione della due giorni nel Teatro Piccolo di Valdocco, dopodichè si sono avviati i 15 laboratori di animazione.

La giornata di sabato si è conclusa con la presentazione del sussidio estivo “l’Incredibile Viaggio”, da parte della Editrice Elledici, che ha tenuto un momento di animazione sul palco del Teatro Piccolo ed ha poi avviato un grande gioco per i cortili di Valldocco. Preghiera per la buonanotte e poi tutti in branda!

 

La domenica si è aperta con la colazione tutti assieme, è proseguita con la seconda parte dei laboratori la mattina e si è conclusa con la Santa Messa presieduta da Don Enrico Stasi, Ispettore di Piemonte, Valle d’Aosta e Lituania.

Prossimo appuntamento in data 30 marzo 2019. Clicca qui sotto per saperne di più:

FotoGallery - GoogleFoto
FotoGallery - Facebook

 

Week end missionario – L’incontro con “l’altro”

Si è svolto nel week end del 9 e 10 febbraio 2019, l’incontro del corso partenti con tutti i giovani che si stanno interrogando e formando per capire come gestire un’esperienza missionaria o semplicemente per capire se sono pronti o meno per vivere un’esperienza cosi forte.

Ecco qui di seguito le parole che arrivano dei componenti dell’equipe di animazione missionaria per riassumere le due giornate vissute:

Lasciare spazio alla domanda e allo stupore, rileggere la propria storia attraverso lo sguardo degli altri e non fare delle proprie abitudini una gabbia che ci fa percepire come sbagliato tutto ciò che esce dai nostri schemi.

Nell’incontro interculturale siamo chiamati a far nostri questi atteggiamenti se desideriamo davvero non essere solo una accozzaglia di persone dalla lingua e dal colore della pelle diverso ma un giallo e un rosso che diventano arancione, un verde e un blu che diventano viola.

Pierluigi Dovis, direttore dell’ufficio diocesano della Caritas di Torino, ci ha infatti raccontato che diventare altro da sé non vuol dire assimilarsi ma mantenere la differenza e farne punto di partenza per superare la rigidità della nostra identità. Identità che nell’incontro con un tu si arricchisce di un tassello del mosaico che va a comporre la nostra storia.

Incontrare i minori non accompagnati della comunità del San Luigi e i giovani della movida del sabato sera a Torino ha permesso ai ragazzi del corso partenti di sperimentare la fatica del lasciarsi trasformare in prima persona dalla relazione con l’altro. Per quanto diverse e all’apparenza lontane, le nostre storie sfregano tra loro e il grido che ciascuno di noi ha dentro di sè rimarrebbe eco infinito se non permettessimo a un altro di salvarci.

Che bellezza, alla fine, riscoprirci nuovi, più ricchi e meno soli.