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Cagliero 11 – “Per la Giornata Mondiale della Gioventù” – Agosto 2023

Si allega di seguito il  Cagliero 11 n°176 con l’intenzione missionaria salesiana del mese di Agosto 2023.

Intenzione Missionaria Salesiana, alla luce dell’intenzione di preghiera del Santo Padre.

Preghiamo perché la Giornata Mondiale della Gioventù a Lisbona aiuti i giovani a mettersi in cammino, testimoniando il Vangelo con la propria vita.

Per la Giornata Mondiale della Gioventù.

Cari fratelli e sorelle,

che gioia poter vivere l’unione con Dio nella vita quotidiana permettendo a Cristo Risorto di agire, vivere e operare in noi e attraverso di noi, valorizzando così la nostra consacrazione battesimale, nello spirito di Don Bosco, nello stile salesiano!

Questa è la vocazione della Fraternità Contemplativa Maria di Nazareth, intuizione carismatica del nostro Fondatore, Mons. Nicolàs Cotugno, SDB.

E che gioia poterla vivere nella complementarità dei diversi stati di vita: sposi, famiglie, bambini, adolescenti, consacrate, sacerdoti e i nostri destinatari preferenziali, i giovani.

E quanto è bello poterlo realizzare in comunione con la Grande Famiglia Salesiana.

Che lo Spirito Santo continui ad incoraggiare il nostro cammino nella Chiesa!

Sig.ra Silvia Ourthe-Cabalé, Moderatrice della Fraternità Contemplativa Maria di Nazareth

Buonanotte Missionaria Agosto 2023 – Andrea Comino, salesiano coadiutore missionario

La Buonanotte Missionaria: un’esperienza concreta in terra di missione per riflettere!

In questo mese di agosto condivide con noi la sua esperienza missionaria Andrea Comino, salesiano da 61 anni e missionario da 47 fra Asia e Africa.

 

Carissimi confratelli e giovani in don Bosco,

mi chiamo Andrea Comino e sono un salesiano coadiutore missionario. Sono originario del Monregalese e sono perito elettronico, e poi insegnante, praticamente da quando l’elettronica era ancora un mistero per i più. Sono partito per la prima esperienza missionaria in Asia negli anni Settanta e poi sono stato destinato in Sudan per la costruzione di scuole professionali.

Di “miracoli” un missionario ne incontra più d’uno lungo la sua esperienza: a volte è la soluzione a un problema di sopravvivenza che giunge in extremis; a volte è il realizzarsi di quello che all’inizio appariva solamente un “sogno”. Per un uomo che ha 81 anni di vita, di cui 61 da salesiano coadiutore, 47 da missionario fra Asia e Africa, c’è stato certamente più di un momento in cui ciò che accadeva aveva il sapore dell’intervento provvidenziale di Dio Padre.

Uno dei miracoli che un missionario ha il dono di sperimentare è quello della progressiva comunione con il popolo a cui è destinato. Il primo scoglio è chiaramente la lingua.
La mia prima destinazione fuori dall’Italia (in particolare partivo dall’Istituto Agnelli di Torino dove ero entrato come docente nel 1961) furono le Filippine nel 1975. Lì, la popolazione, in barba alle occupazioni prima spagnola e poi statunitense, preferiva usare nei dialoghi correnti l’antico idioma locale, il tagalog invece dello spagnolo o dell’inglese. Si tratta di un idioma che ha una struttura lontana dalla nostra, essendo di ceppo austronesiano (Oceano Pacifico), diventato la base della lingua ufficiale del Paese con la Costituzione approvata nel 1973. Questo mi ha richiesto fin da subito uno grande sforzo di apertura e apprendimento, ma un lavoro necessario se si desidera entrare in relazione paritaria con le persone che si incontrano. È un miracolo che richiama la polilalia di Pentecoste, la capacità di parlare a ciascuno nella propria lingua dopo l’effusione dello Spirito Santo.

Nel 1992 sono stato destinato alla Cambogia, mentre il Paese stava faticosamente cercando un suo equilibrio dopo la sanguinosa guerra con il Vietnam e la follia dei Khmer Rossi capitanati dal folle Pol Pot. Anche qui siamo riusciti a integrarci molto bene nella cultura e, , come già in precedenza nelle Filippine, ci è stata chiesta la fondazione di diverse scuole professionali, poi cresciute fino a guadagnato un prestigio di rilievo nazionale come quella di Sihanoukville per i servizi turistici.

Fra il 1994 e il 1997 sono stato richiamato nelle Filippine per dare vita a una nuova scuola a San José, città frastagliata in 38 quartieri nell’isola di Mindoro.

Nel 1997 l’obbedienza mi ha portato in Nigeria, dove nei dieci anni precedenti si era costituita una feconda ramificazione della presenza salesiana negli stati di Anambra e di Ondo affidata alle ispettorie del Piemonte (Adriatica, Novarese e Subalpina). Anche in questo caso mi è stato chiesto di seguire la costruzione di alcune scuole professionali, ma la cosa più impegnativa è stata senza dubbio l’entrare nello specifico di una cultura tenendo conto dei difficili rapporti tra le diverse etnie presenti.

In Nigeria dovevo sostituire un confratello che si era ammalato, ma terminata questa supplenza non sono tornato a Manila. Fui chiamato a Khartoum, capitale del Sudan, paese a maggioranza islamica, per contribuire al passaggio dai comboniani ai salesiani di una scuola tecnica. Qui potei lavorare anche al fianco di mio fratello Giacomo, anche lui salesiano coadiutore partito missionario già da molti anni.

L’esperienza scolastica si intrecciò presto con le vicende belliche che interessavano il sud del Paese. Moltissimi giovani profughi raggiungevano Khartum per cercare sopravvivenza, mentre la scuola poteva accogliere solo il 10% delle domande di iscrizione. Si cercò allora di fondare una succursale scolastica, riuscendo, dopo varie vicissitudini a fondare una nuova presenza a al-Ubayyiḍ (El Obeid). Forse è troppo parlare di miracolo, ma sta di fatto che in sei mesi l’opera fu progettata e in un anno realizzata da maestranze affiatate. La presenza della Provvidenza fu fortissima.

Quest’esperienza fu utile a me e mio fratello per prepararci ad altre due sfide estreme: il territorio del Darfur, devastato dalla guerra, che doveva rinascere per dare un futuro ai più giovani e il Sud Sudan, resosi indipendente dal nord, che doveva ricostruirsi a partire dall’istruzione di base. In entrambi i casi la “formula” era la costruzione di scuole accoglienti per ragazzi e insegnanti. Anche in quel caso il “miracolo” poté compiersi grazie alla fiducia ormai conquistata fra i benefattori, che destinarono a progetti certo ambiziosi le loro offerte.

Dopo 21 anni trascorsi in Nord-Sudan (ad El.Obeid,600 Km. sud di Khartoum), l’Ispettore mi ha invitato a trasferirmi in Kenya. Dall’agosto 2022 fino ad oggi mi trovo in Kenya, precisamente a Karen, che dista una ventina di Km da Nairobi. Qui abbiamo una scuola professionale (chiamata “Boys Town”), per circa 400 ragazzi (200 sono interni). Offriamo corsi di: meccanica, elettrotecnica, meccanica d’auto, saldatura, falegnameria e sartoria (soprattutto per le ragazze). I corsi sono della durata di due anni e sei mesi di stage. Ovviamente terminati i corsi ci interessiamo per trovare un lavoro per ciascun allievo. I ragazzi “esterni” provengono in gran parte da famiglie povere per lo più agricole. I 200 ragazzi “interni” invece provengono da provincie distanti anche da 200 Km da Nairobi. Ciascuno paga una retta secondo le proprie possibilità e i laboratori, con la loro produzione, e i benefattori coprono il resto.

Il mio incarico peculiare in questa casa è quello di aggiornare i macchinari e di sostituire le attrezzature dei laboratori, ormai obsolete e spesso in cattive condizioni. La scuola non ha i fondi per questi lavori. Molto si sta facendo grazie al contributo dei benefattori e ad alcuni progetti avviate con qualche ONG (Organizzazione Non Governativa). Abbiamo già raggiunto dei risultati di eccellenza, ma molto resta ancora da fare.

Ringrazio il Signore per il dono della mia vita e della mia vocazione e prego affinché il Signore chiami ancora operai per la sua messe. Di lavoro ce n’è davvero tanto e tanti giovani aspettano di essere amati.

Vi auguro una buona notte.

Andrea da Boys-Town

Cagliero 11 – “Per una vita eucaristica” – Luglio 2023

Si allega di seguito il  Cagliero 11 n°175 con l’intenzione missionaria salesiana del mese di Luglio 2023.

Intenzione Missionaria Salesiana, alla luce dell’intenzione di preghiera del Santo Padre.

Preghiamo perché i cattolici mettano al centro della vita la celebrazione dell’Eucaristia, che trasforma in profondità le relazioni umane e apre all’incontro con Dio e con i fratelli e sorelle.

Per una vita eucaristica.

Care amiche, cari amici,

Vi saluto da Valdocco, dove la nostra equipe del Settore per le Missioni sta concludendo un evento speciale. Per la prima volta abbiamo organizzato, diretti da don Reginaldo Cordeiro, un corso di formazione per 18 giovani missionari che sono giunti nelle loro nuove destinazioni già da alcuni mesi, un anno o due, ma che, a causa della pandemia COVID-19, non sono potuti venire in Italia a partecipare al corso regolare di Settembre.

Alla fine, il corso si è rivelato molto vantaggioso perché questi giovani confratelli provenienti da paesi africani e del Vietnam hanno già qualche esperienza missionaria, e sembra che il corso non sia stato per loro solo una questione teorica, ma piuttosto uno specchio della loro esperienza missionaria in corso.

Ancora una volta, abbiamo visto come gli ostacoli e le mancanze possono diventare grandi opportunità e benefici.

Don Pavel Ženíšek, SDB Membro del Settore per le Missioni

Buonanotte Missionaria Luglio 2023 – Marino Bois, salesiano coadiutore

La Buonanotte Missionaria: un’esperienza concreta in terra di missione per riflettere!

In questo mese di luglio condivide con noi la sua esperienza missionaria Marino Bois, salesiano coadiutore e missionario da 60 anni in alcuni paesi dell’Asia e dell’Africa.

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Carissimi confratelli e giovani in Don Bosco,

mi chiamo Marino Bois, salesiano coadiutore originario della Valle d’Aosta e missionario da 60 anni in alcuni paesi dell’Asia e dell’Africa. Sto pensando che la mia vita è stata assai movimentata e concentrane il racconto in una pagina di buonanotte non è cosa facile.

Quando sono nato (1942) era in corso la seconda guerra mondiale e, nel primo dopoguerra, i miei genitori facevano miracoli per cercare di portare un poco di felicità alla grande famiglia di 9 figli.

Quando sono partito per la Corea, in Italia era l’era del boom (1963), L’operaio comune vendeva la moto e comprava l’automobile.

La Corea, allora sotto il regime militare, dopo il disastro della guerra tra Nord e Sud (1950-1953), faceva fatica a risollevarsi e trovare un posto nell’economia mondiale; ora è l’undicesima economia a livello mondiale.

L’obbedienza mi ha poi portato anche in Africa dove la situazione è ancora molto difficile e i missionari, malgrado la loro dedizione e la collaborazione della gente, possono sperare in un futuro migliore sorretti per lo più soltanto dalla loro grande fede. Nel 1990 fui inviato in Guinea (Conakry), ex colonia francese. Dopo 20 anni di comunismo e maoismo la nazione era arrivata al disastro assoluto. Quando il regime crollò, il nuovo Presidente, un musulmano, chiese al Papa di inviare nuovamente i missionari e di iniziare una scuola professionale. Io avevo dato la mia adesione per partecipazione al progetto Africa per due anni. Fui la persona giusta al momento giusto.

Alla partenza, avevo a disposizione 20mila dollari, dono dei benefattori coreani. La somma era piccola per l’ambizioso progetto di fondare una scuola professionale. Divenni “frate mendicante” e passai nelle principali scuole di meccanica del Piemonte chiedendo aiuto. Mi aprirono i magazzini delle cose che potevano essere utili in futuro e ho trovato molte cose che avevo in lista per il nuovo laboratorio. Finita questa prima fase, passai nei negozi di utensileria e macchine di seconda mano. Potei trovare il necessario per soddisfare la lista del materiale necessario. Nel frattempo la provvidenza aveva fatto gonfiare i 20 mila in modo che fu possibile acquistare tutto ciò che mi sembrava necessario.

Un ex allievo, che era anche stato mio insegnante, mi mise in contatto con un’azienda che vendeva barre di acciaio. Il proprietario ci aiutò moltissimo. Fu davvero un aiuto provvidenziale.

Mi rimaneva una settimana e avevo 3 containers da riempire. Chiamai in aiuto mio fratello Saverio. Mettendo insieme i sudori, riuscimmo a spedire tutto. I container arrivarono alla scuola in Kankan (800 km dalla capitale) in brevissimo tempo; i confratelli rimasero meravigliati.

In un mesetto riuscimmo a collegare le macchine e a farle lavorare. Così abbiamo potuto accogliere i primi 10 giovani e iniziare l’insegnamento. Venne il vescovo per la benedizione e l’inaugurazione. Ci fu grande festa nel villaggio. Gli abitanti erano quasi tutti musulmani ma erano felici che i missionari fossero tornati.

Tutto era ben ingranato quando il superiore per le missioni mi inviò una nuova obbedienza: il Sudan. Dopo più di un anno dalla richiesta, mi avevano dato il visto, e ora dovevo partire. Ero molto depresso. Andai dal direttore, una Santa persona. Vide la lettera e mi disse: “Questa è obbedienza, devi andare; la provvidenza penserà a noi“. E così accadde. 

Per il Sudan i superiori mi diedero maggiori risorse; gli acquisti e la spedizione  funzionarono bene. Fatto i banchi di lavoro e sistemato il laboratorio, andammo nel campo dei rifugiati. Non mi era mai capitato prima di vedere un posto così povero. Abbiamo trovato 20 giovani con un grande desiderio di imparare e cominciammo la scuola.

Venne il vescovo di Khartoum per l’inaugurazione. Sembrava un sogno. Passati due anni dal mio arrivo in Africa, secondo gli accordi, tornai alla mia missione in Corea. Affidammo l’opera in Sudan al confratello salesiano Giacomo Comino. Per un lungo periodo fu direttore e amministratore del centro di addestramento di Seoul. Si rivelò l’uomo ideale per far crescere l’opera in Sudan.

Dopo un periodo di tranquillità in Corea, mi chiesero di andare a vedere cosa facevano i confratelli in Cina: ci andai e rimasi per 17 anni.

Tornato in Corea non avevo più grandi responsabilità. Mi chiamarono in Sudan e in Kenya. Riprese così la mia collaborazione con i confratelli in Africa. Per 4 anni ho passato l’inverno a Elobehid.

Quando pensavo che la mia funzione a Elobehid fosse finita, passando per Khartoum, il direttore mi disse: “Delle macchine che hai comperato 30 anni fa solo poche funzionano ancora. Devi venire a farle funzionare tutte“. Durante altri 4 anni, io e un confratello Coreano abbiamo aggiustato molte macchine. Con l’aiuto degli ex allievi di Seoul abbiamo anche fatto arrivare altre macchine e computer. Abbiamo avuto la gioia di creare una buona relazione con i maestri e allievi. All’inizio di aprile siamo partiti per il Kenya promettendo che saremmo tornati in dicembre. Pochi giorni dopo il nostro arrivo in Kenya ci arrivò la notizia che a Khartoum era iniziata la guerra: i militari contro la milizia del dittatore dismesso. Tutte le scuole sono state chiuse e la nostra scuola è diventata campo di battaglia. I confratelli hanno dovuto abbandonare la casa. Se la guerra finisse presto desideriamo mantenere la promessa di tornare. Penso che ci sarà davvero tanto lavoro da fare.

In Africa comincia la speranza di uno sviluppo sostenibile. Purtroppo ci sono nazioni ancora vittime dei guerrafondai. Oh quanto gli africani desiderano e pregano per la pace. Uniamoci alla loro preghiera. 

Fratel Bois Marino, SDB

Buonanotte Missionaria Giugno 2023 – don Ryan Oliver Bautista, missionario salesiano in Lituania

La Buonanotte Missionaria: un’esperienza concreta in terra di missione per riflettere!

In questo mese di giugno condivide con noi la sua esperienza missionaria don Ryan Oliver Bautista, missionario salesiano in Lituania. Proveniente dell’Ispettoria Filippine-Nord è impegnato in missione in Lituania da tre anni e mezzo, prima a Telšiai e ora a Vilnius.

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Vilnius, Lituania – 1 giugno 2023

La storia e lo sviluppo del carisma salesiano in Lituania è tanto complessa e ricca come la storia del Paese. La Lituania è l’unico paese a maggioranza cattolica la cui indipendenza è stata ripristinata dopo il crollo dell’Unione Sovietica. Anche se di solito è raggruppato con la Lettonia e l’Estonia, formando i Paesi baltici, il raggruppamento è legato più al loro comune confine geografico con il Mar Baltico e alla loro comune esperienza di annessione all’Unione Sovietica, piuttosto che alla consonanza culturale, linguistica e religiosa. Ciascuno di questi paesi ha la propria identità di popolo.

Sono d. Ryan Oliver Bautista, missionario salesiano in Lituania, proveniente dall’Ispettoria Filippine-Nord. In questi tre anni e mezzo di missione in Lituania, sono già stato nelle nostre due presenze, Telšiai e Vilnius. Attualmente servo nella nostra parrocchia salesiana di San Giovanni Bosco a Vilnius. Essere mandato nelle nostre presenze mi ha aiutato a capire la situazione della Famiglia Salesiana e dei giovani della Lituania. Con la sua società in rapido cambiamento, caratterizzata da secolarizzazione, migrazione e globalizzazione, la chiesa lituana è al bivio, rispondendo ai bisogni e alle ansie della generazione futura mentre cerca di sostenere le tradizioni e la devozione del passato. Nel quinto consiglio ai primi missionari, Don Bosco diceva: “Abbi cura speciale degli ammalati, dei fanciulli, degli anziani e dei poveri, e otterrai la benedizione di Dio e la benevolenza delle persone“. Questo semplice e pratico consiglio è il segreto della possibilità di fiorire delle nostre opere salesiane: la promozione di una cultura della cura. In una società che promuove un’enfasi smodata sull’autorealizzazione e l’individualizzazione, la cultura evangelica della cura offre speranza per una nuova evangelizzazione.

Una testimonianza radicale, credibile e autentica del carisma salesiano è la sfida che stiamo affrontando in questo momento. Al centro di questa sfida c’è la capacità di camminare con i giovani di oggi mentre rispondono alle domande e alle esigenze del nostro tempo. Ma questo cammino inizia nel nostro cammino individuale e comunitario con Cristo Risorto e Misericordioso che apparve 90 anni fa a Santa Faustina Kowalska qui a Vilnius affidandole il compito di diffondere il messaggio della Divina Misericordia. Santa Faustina visse a Vilnius solo tre anni (1933-1936). Sono anni importanti, quelli in cui le è stata rivelata da Gesù la coroncina, l’immagine e la fondazione di una nuova congregazione.

I miei incontri con i giovani mi hanno convinto che al centro della nostra missione non ci sono i programmi, i progetti e le strutture che costruiamo, ma GESÙ CRISTO, il Signore Misericordioso, che è tesoro che ogni giovane vuole trovare e spera di incontrare quando ci avvicinano. Per questo il compito principale della Famiglia Salesiana qui in Lituania è quello di avere un rapporto intimo con Gesù, che insieme a sua madre, Maria, ci mostrerà il campo di lavoro che ci viene affidato dalla Divina Provvidenza.

Dalla Città della Divina Misericordia invio a tutti voi la mia preghiera e vi chiedo di pregare per le nostre missioni qui in Lituania. E se mai ne avrete occasione, vi invito anche a visitarci e ad aiutarci a costruire la Famiglia Salesiana qui in Lituania.

Grazie. Ačiū
don Ryan Oliver Bautista, missionario salesiano in Lituania

Cagliero 11 – “Per l’abolizione della tortura” – Giugno 2023

Si allega di seguito il  Cagliero 11 n°174 con l’intenzione missionaria salesiana del mese di Giugno 2023.

Intenzione Missionaria Salesiana, alla luce dell’intenzione di preghiera del Santo Padre.

Preghiamo perché la comunità internazionale si impegni concretamente nell’abolizione della tortura, garantendo un sostegno alle vittime e ai loro familiari.

Per l’abolizione della tortura.

Carissimi,

come salesiana Oblata del Sacro Cuore sono felice di condividere qualche notizia di famiglia. Come spesso affermava il fondatore, “Siete sgorgate dal Cuore stesso di Gesù”.

La carità umana e pastorale di mons. Giuseppe Cognata, salesiano, vescovo di Bova (RC) si è incarnata inizialmente a servizio dei piccoli paesi della diocesi di Bova con lo spirito missionario, per estendersi presto in altre regioni. Dal 14 ottobre 1985 siamo missionarie in Bolivia, e dal 2006 in Perù. Mons. Giuseppe Cognata ci ha voluto consacrate con spirito missionario cosicché le case delle Oblate sono denominate “missioni”, perché tale deve essere la caratteristica peculiare del carisma, missionarie generose, umili, e pronte ad affrontare qualsiasi sacrificio per la salvezza delle anime.

Quest’anno si è celebrata una solenne Eucarestia nella Basilica del Sacro Cuore a Roma, dove 90 anni fa veniva consacrato vescovo di Bova, e nello stesso anno, l’8 dicembre 1933, nasceva la Congregazione delle Salesiane Oblate del Sacro Cuore a Pellaro (RC).

Lode e grazie al Signore e alla Vergine Immacolata per averci accompagnate in tutti questi anni di Oblazione.

Madre Graziella Maria Benghini, SOSC, Superiora Salesiane Oblate del Sacro Cuore

Buonanotte Missionaria Maggio 2023 – Riccardo Racca, salesiano coadiutore

La Buonanotte Missionaria: un’esperienza concreta in terra di missione per riflettere!

Per questo mese di maggio, Riccardo Racca condivide con noi la sua esperienza presso il carcere minorile di Bo City, in Sierra Leone.

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Cari Confratelli e Giovani amici,

vi scrivo da BO City in Sierra Leone augurando a tutti un buon mese di maggio, mese mariano, mese della piena primavera, mese in cui sono nato, … insomma, un mese semplicemente eccezionale, e da vivere in modo eccezionale alla luce di Maria Ausiliatrice.

Desidero condividere con voi brevemente una esperienza vissuta lo scorso anno durante il servizio che la mia comunità presta ai carcerati del riformatorio giovanile locale.

Mustaphà è un giovanottone poco più che ventenne, 185 cm con un fisico da body-builder, sempre sorridente e contento quando lo incontro nella prigione. Una persona ancora molto giovane ma già segnata dalla vita. Non vi sto a raccontare come sia finito dentro. Qui puoi prenderti 5 anni per aver rubato un telefonino. Ma voglio dirvi di un’altra disavventura che gli è capitata e per la quale dovrà portarne le conseguenze per tutta la vita. Mustaphà deambula con le stampelle perché la sua gamba destra gli è stata amputata 10 o 12 cm sotto il ginocchio circa 8 anni fa quand’era forse tredicenne.

– Cosa hai combinato per esserti ridotto così?, gli chiedo.

– Ricky, era il 2014, durante il periodo dell’Ebola, io avevo trovato il fucile che mio zio aveva comprato durante la guerra civile, la spietata guerra fratricida dei diamanti per intenderci, e con alcuni miei coetanei, sempre in cerca di avventure, volevamo di rimetterlo in funzione. Purtroppo ci siamo riusciti e … un proiettile mi è entrato nella gamba. Andare all’ospedale durante l’epidemia Ebola voleva dire restarci, era come andare a morire ancora più in fretta e così sono stato curato in casa con medicine e stregoni locali fino a che la gamba invece di guarire si è deteriorata, stava andando in cancrena e … questo che vedi è il risultato dopo molti mesi di sofferenza!

Durante i giorni seguenti non riuscivo a togliermi Mustaphà dalla testa e la Provvidenza si è fatta presente un giorno che ero in ospedale per un ciclo di fisioterapia. Dopo la seduta, il mio medico mi ha chiesto se avevo 10 minuti per visitare il reparto adiacente di Ortopedia, specificatamente il laboratorio di costruzione protesi. Ma cosa vuoi di più dalla vita, Ricky!! Come il cacio sui maccheroni!!!

Torno a casa e ne parlo in Comunità che mi da tutto l’appoggio necessario. A farla breve dopo una settimana, ottenuti tutti i dovuti permessi legali della struttura penitenziaria, mi son portato Mustaphà nel laboratorio protesi ortopediche per la prima “misurazione” e rilevazione dei vari parametri dimensionali. Se la memoria non mi tradisce dopo meno di tre settimane Mustaphà è entrato in reparto con le stampelle e ne è uscito camminando sulle sue gambe.

La gioia quel giorno si poteva proprio toccare, quasi palpare! Mustaphà era quasi incredulo di poter abbandonare le stampelle, l’equipe di medici e tecnici di laboratorio erano orgogliosi ed ammirati per la confidenza e coraggio che il paziente dimostrava nella deambulazione, le due guardie carcerarie e l’incaricato principale del progetto prigioni del Don Bosco erano vistosamente contenti, e il sottoscritto … beh! vi lascio immaginare!

Un mattino di due settimane più tardi mi informano che qualcuno cercava di me in portineria. Scendo e mi trovo davanti ad un raggiante Mustaphà che aveva anche ottenuto la libertà dalla prigione.

Sì, era nella prima settimana del mese di Maggio. Un caso?

Personalmente non credo sia solo un caso. La nostra buona e potente Mamma Ausiliatrice interviene anche prima che glielo chiediamo, e anche per i suoi figli mussulmani come Mustaphà.

Buon Mese di Maggio e Buona Festa di Maria Ausiliatrice a tutti voi. (Buona Notte)
Riccardo Racca sdb-da-Bo

Cagliero 11 – “Per i gruppi ecclesiastici” – Maggio 2023

Si allega di seguito il  Cagliero 11 n°173 con l’intenzione missionaria salesiana del mese di Maggio 2023.

Intenzione Missionaria Salesiana, alla luce dell’intenzione di preghiera del Santo Padre.

Preghiamo perchè i movimenti e i gruppi ecclesiali riscoprano ogni giorno la loro missione evangelizzatrice, mettendo  proprio carismi al servizio delle necessità del mondo.

Per lo sviluppo dei gruppi giovanili presso le opere salesiane in Madagascar.

Cari amici,

Nel centenario della Pasqua del Beato Luigi Variara, il suo esempio i vita e la sua dedizione missionaria ci incoraggino nel cammino!

Luigi, già seminarista salesiano, all’età di 19 anni chiese alla Beata Vergine Ausiliatrice la grazia di essere missionario tra i malati di lebbra presso il lazzaretto di Agua de Dios, in Colombia. Lasciata la famiglia e la patria, si dedicò totalmente a questa missione, in un ambiente molto povero e ostile, a causa dell’isolamento patito dai malati in quel periodo.

Nella sua generosa dedizione, fu guida per le giovani malate o figlie di ammalati, che esprimevano una sollecitudine vocazionale allora “impossibile da realizzare”. Fondò così l’Istituto delle Figlie dei Sacri Curi di Gesù e Maria.

Il vostro esempio ci incoraggi  ad un rinnovato impegno e anelito missionario!
Sr. Eulalia Marín R. Superiora Generale Figlie dei Sacri Cuori, HHSSCC (Hijas Sagrados Corazones)

 

Buonanotte Missionaria Aprile 2023 – Don Felice Molino, Sdb

La Buonanotte Missionaria: un’esperienza concreta in terra di missione per riflettere!

Per questo mese di aprile, don Felice Molino condivide con noi un aggiornamento sulle attività Salesiane in Kenya.

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Cari amici e confratelli,

sono contento di rivolgermi a voi anche se ormai, vivendo il mio 42º anno diKenya, non ho la fortuna di conoscere tanti di voi. Difficile parlare a ruota libera. Chiedo allo Spirito Santo, alla Madonna e a Don Bosco di guidare un po’ i miei pensieri confusi.

Il Kenya sta vivendo un momento molto difficile perché sta venendo sempre più a galla un malcontento generale nella gente che vive una povertà sempre più grande che spesso diventa miseria. Adesso ci sono rivolte programmate dal capo dell’opposizione ogni lunedì e ogni giovedì. I negozi rimangono chiusi, le fabbriche lavorano a metà ritmo, polizia ed esercito sono sguinzagliati in tutto il paese perché la rivolta avviene in tutte le città più importanti del Kenya. Così il Kenya si impoverisce ulteriormente. Il capo dell’opposizione, che incita alla rivolta, porta a motivo l’altissimo rincaro dei prezzi e poi il fatto che secondo lui, nelle elezioni dello scorso anno, era lui il vincitore. Quest’ultima è la vera ragione della sua protesta. Tutti i leaders politici lavorano per uno scopo solo: la loro ricchezza ed il loro potere. Nel frattempo il presidente eletto, guarda caso, non si trova in Kenya, ma prima in Germania e adesso in Belgio. Non mi meraviglierei che fosse là non solo per gli interessi del Paese, ma soprattutto per acquistare azioni nelle grandi aziende Europee ed esportare le ricchezze che ha accumulato in Kenya. In questo, non farebbe altro che imitare il suo predecessore che ha investito le sue ricchezze in molte aziende francesi, come Carrefour, e ha venduto ai francesi, restando però l’azionista più grosso, quasi tutte le aziende che fanno riferimento al latte e ai suoi derivati di cui, in Kenya, lui detiene il monopolio.

Tutto questo avviene con la complicità e la gioia grandissima di tantissimi paesi del mondo che guardano all’Africa come alla più grande risorsa per il loro benessere. I capi di governo africani, con la compiacenza di tantissimi capi di governo del mondo, stanno vendendo non l’Africa, che rimane dov’è, ma gli africani che stanno diventando più schiavi di prima.

Cosa fare? Per noi Salesiani non resta altro che imitare Don Bosco. Don Bosco, i giovani poveri non li accoglieva, ma andava a cercarli. È quello che dobbiamo fare noi in questo momento con gli oratori, le scuole e i centri professionali, nonché con le numerose parrocchie che ci vengono affidate. Ma in tutto questo dobbiamo sempre vincere la tentazione di fare dei centri per la élite, sia pure intellettuali. Il rischio grande e di aiutare quelli che sono già aiutati dalla natura o quelli che non hanno affatto bisogno del nostro aiuto, dato che fanno parte della classe media o addirittura ricca.

Don Bosco in Africaè un vero miracolo. In quarant’anni ha conquistato 44 paesi dell’Africa con un dispiegamento (come diceva Don Egidio Viganò nel 1985, intravvedendo il futuro) di una enorme quantità di denaro, tutto dovuto alla Provvidenza; di un numero grandissimo di generosi volontari e di un grande numero di Salesiani che hanno creduto in questo progetto e da tutto il mondo sono arrivati in Africa. Oggi Don Bosco Tech Africa, l’organizzazione salesiana che riunisce tutti i centri professionali salesiani dell’Africa, può presentarsi alle organizzazioni mondiali con oltre 100 centri professionali altamente qualificati, se si considera l’attuale situazione dell’Africa. Il numero dei Salesiani locali è cresciuto grandemente in Africa e, dal prossimo settembre, la Tanzania, che faceva parte della nostra Ispettoria, diventerà Ispettoriaa sé. È una consolazione grande perché dice che Don Bosco lavora con impegno e seriamente in Africa. Al momento, abbiamo 17 pre-novizi in Kenya e 7 in Sudan. Con molta probabilità ad agosto avremo più di 20 novizi.

Non mi soffermo a parlarvi delle realtà veramente interessanti e molto vive della Tanzania e del Sudan in cui non ho mai lavorato.

Vi parlo del Kenya che ora conta 11 opere con una continua richiesta da parte dei vescovi di aprirne di nuove… e diverse opere sono in prospettiva di apertura. Abbiamo ben sette centri professionali con 3500 allievi nel campo profughi di Kakuma, nel nord del Kenya, che conta circa 500.000 rifugiati. I 7 centri sono coordinati da una sola casa salesiana che si prende pure cura dell’unica parrocchia del campo, con numerosi centri di preghiera. Un dispiego di energie e di forze totalmente dedicato ai più poveri, scappati soprattutto dal Sudan e dagli altri paesi africani confinanti. La massa delle persone del campo è costituita da bambini e giovani. Ci sarebbe lavoro per 100 Salesiani.

A Nairobi abbiamo cinque opere che svolgono un’attività grandemente apprezzata dalla gente. Certamente molto significativa è l’opera dei ragazzi di strada, con circa 400 ragazzi di cui 200 interni e 200, ragazzi e ragazze, che vengono a scuola ogni giorno dalla vicina baraccopoli di Kuinda.

Abbiamo motivo di essere soddisfatti? Se amiamo i giovani con il cuore di Don Bosco, allora abbiamo ancora tantissimo da fare: siamo solo agli inizi.

In Kenya c’è una disparità sociale che grida vendetta al cospetto di Dio. Il quotidiano on-line Africa Express poche settimane fa dava la notizia che in Kenya quattro famiglie detengono la ricchezza di 22 milioni di kenyoti: vuol dire che 22 milioni di persone vivono di miseria e sofferenza per mantenere la ricchezza e il lusso di quattro famiglie.

Solo qualche fatto, tra i tantissimi. Con l’aiuto di tanti benefattori italiani ho potuto far operare una mamma cieca che da cinque anni avrebbe dovuto ricevere un intervento al nervo ottico che si era paralizzato in seguito ad un incidente stradale. Non avendo i soldi neppure per una visita medica, non avevano mai fatto nulla. È una mamma di 38 anni, con tre figli e senza marito. Sono arrivato a lei attraverso la figlia minore che viveva sulla strada a Nairobi, entrata in una miseria infinita, per scappare da una miseria insopportabile.

Il costo dell’intervento, che ha poi richiesto un secondo intervento, è stato di 6000 Euro. Una cifra che questa donna non vedrà mai in tutta la sua vita. Adesso lei incomincia a vedere un po’, almeno da un occhio e la figlia che era sulla strada è tornata a casa. La figlia maggiore che faceva la prostituta per mantenere la famiglia e ha un bambino di tre anni, da lei concepito a 14 anni, mi ha promesso che cerca un lavoro. Il figlio è stato accolto tra i nostri ragazzi di strada. Vedere la miseria e l’abbandono della loro baracca, appoggiata ad una infinità di altre baracche, è qualche cosa di realmente straziante.

È evidente che questi sono i giovani a cui dobbiamo indirizzarci ed è un’impresa colossale che solo Don Bosco può portare avanti: noi non possiamo essere altro che il fazzoletto nelle sue mani; ci scoraggeremmo subito di fronte ad una impresa così difficile.

Ho mandato a studiare dalle nostre suore, che lavorano in una baraccopoli di Nairobi, una ragazza madre con due bambini: uno di 11 anni e l’altro di un anno e nove mesi. Il più grande è stato accolto nel centro Don Bosco per i nostri ragazzi di strada, perché sulla strada viveva in realtà ogni giorno. Questa giovane mamma l’avevo fatta operare al cuore quando aveva solo 10 anni e si trovava ormai in fin di vita. È figlia di due poverissimi genitori, separati.In ospedale non facevano nulla perché tanto i genitori erano poveri e non potevano pagare e lei era destinata a morire nel giro di tre settimane. Quando sei povero, qui non vali niente e la tua vita può essere buttata via in qualsiasi momento perché tanto non sei nessuno. Adesso lei, a scuola dalle nostre suore, è contenta di imparare l’arte della cucina per potersi inserire in un lavoro che le permetta di mantenere i suoi due figli. Ho affittato una baracca di lamiera per lei ed il suo bambino. 3 metri per 3. 25 euro di affitto al mese. Un materasso. Un fornellino a gas a una piastra sola, 2 pentolini, un cucchiaio ed un piatto solo perché lei ed il bambino mangiano “assieme”. Quattro giorni fa le avevo dato 40 €. Venti li ha dovuti mandare subito al suo papà che è ammalato. Adesso le rimangono 5 Euro e con questi deve sopravvivere per altri tre giorni. Mi ha detto che il suo bambino le costa “tanto”: 0,80 € il giorno… A lei ed ai suoi bambini dovremo pensare finché non potrà inserirsi nel mondo del lavoro.

Vi potrei raccontare centinaia di storie come queste soprattutto da quando, vivendo a Nairobi, entro frequentemente nella baraccopoli più grande di Nairobi insieme ad un gruppo di giovani. Vediamo una sofferenza inimmaginabile e cerchiamo di risolvere alcuni casi in un mare di abbandono e di emarginazione.

Sento tutti i giorni il bisogno di chiedere a Don Bosco che mi faccia crescere in passione ed in fedeltà alla nostra missione che è per i giovani poveri ed abbandonati.

Chiedo l’aiuto della vostra preghiera per tutti i salesiani che qui lavorano, per tutti i giovani che sono nelle nostre opere, per la massa della nostra gente che vive in miseria e per i pochi ricchi che vivono nell’indifferenza, perché il Signore faccia capire loro che devono smettere di rubare e devono cominciare a restituire.

Grazie di cuore a tutti voi per la vostra pazienza nell’ascoltare questo messaggio.
D. Felice