Articoli

L’esperienza del gennaio salesiano nei CFP di Bra e Saluzzo

L’educazione è alla base del sistema preventivo di DON BOSCO e dei suoi figli i quali hanno sempre ritenuto l’istruzione il punto cardine della vita dei giovani, l’unico diritto in grado di offrire loro l’opportunità di crescere in modo consapevole, onesto e libero.

Di seguito un breve estratto delle giornate di festa vissute in occasione della ricorrenza di San Giovanni Bosco nel mese di gennaio 2021 da parte del Centro di formazione professionale di Bra e di Saluzzo.

FESTA DI DON BOSCO…A TRATTI !!

BRA – Tranquilli. Don Bosco, il nostro Padre e Maestro dei giovani, è sempre tutto intero!

Anzi, con il passare degli anni, la sua presenza e la sua forza in mezzo ai giovani, è sempre più percepita. Questo grazie ai suoi salesiani e ai formatori che – sull’onda lunga del suo infinito carisma – continuano ad operare instancabilmente con i tantissimi allievi di questo Cfp. Che ha programmato – nel rispetto delle misure di contenimento della diffusione della pandemia – tre distinte giornate di festa di don Bosco. E un’appendice la prossima settimana.

I festeggiamenti sono iniziati giovedì 28 gennaio, alle 7,45 con tutte le classi seconde (eccetto i Termoidraulici in alternanza) accolte in aula dai loro formatori, per la visione del film «Modalità aerea» al quale è seguita la partecipazione alla messa, celebrata dal direttore dell’opera don Alessandro Borsello e dal nostro catechista don Kenneth Nnadi; l’accompagnamento musicale e canoro affidato ai docenti Matteo Pronzati (regia), Maurizio Botta, Davide Ciravegna e Nanni Spadafora. Bene l’animazione della celebrazione, molto partecipata. Terminata la messa, tutti a degustare la «merenda» di don Bosco, preparata da allievi e colleghi dell’agroalimentare e consegnata rigorosamente in sacchetti monodose. Poi – per completare la giornata, come avrebbe voluto il nostro Santo – le ultime due ore di laboratorio.

Venerdì 29 gennaio, scambiando solamente l’orario della celebrazione e della proiezione del film, la festa con le classi terze: anche in quest’occasione, una partecipazione attiva e attenta, ha fornito spunti di riflessione alle ragazze e ai ragazzi che stanno per concludere il loro percorso nella formazione professionale.

GENNAIO, IL MESE SALESIANO NEL NOSTRO CENTRO

SALUZZO – Con l’arrivo di gennaio tutta la comunità salesiana è stata in fermento, perché gennaio è il mese di Don Bosco e noi come Centro di Formazione Salesiana abbiamo voluto omaggiare come ogni anno il nostro fondatore delle congregazioni dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

In classe per quattro settimane l’Equipè Educativa, i tutor e i formatori sono stati impegnati a raccontare e leggere ai ragazzi del Centro via FAD e in presenza temi legati alla vita di Don Bosco. Nella prima settimana abbiamo riflettuto insieme sul significato di Fiducia e Divertimento, successivamente Carità e Perdono ed infine come è importante accettare la Diversità dell’altro e come essere d’Esempio.

Oltre ai momenti di condivisione collettiva ed individuale, tutte le classi hanno provato a rappresentare un aspetto della vita di don Bosco realizzando qualcosa di concreto in laboratorio, un processo utile con l’obbiettivo di aiutare i giovani ad approfondire la loro conoscenza del santo in base ai diversi settori: – turistico: hanno realizzato “Menù di mamma Margherita” con i cibi tipici del Piemonte povero dell’800 e la brochure con un ipotetico percorso turistico sui luoghi importanti della vita di Don Bosco – panetteria/pasticceria: hanno realizzato prodotti che don Bosco può aver incontrato durante i suoi “mille” lavori da giovane – benessere acconciatura: realizzazione di una cartolina che rappresenti una scena tipica della vita di don Bosco, con acconciature/abiti tipici dell’epoca -benessere estetica: realizzazione dei trucchi da ogni parte del mondo prendendo spunto dalle ubicazioni delle case salesiane ormai sparse su tutto il Globo Tutto ciò che è stato prodotto dai nostri allievi è stato successivamente esposto in un’unica zona dell’atrio, così che tutti potessero ammirare i lavori dei compagni.

Festa di don Bosco 2021 alle scuole salesiane di Lombriasco

Le scuole salesiane di Lombriasco celebreranno don Bosco giovedì 28 Gennaio grazie alla s. Messa trasmessa via Web. Di seguito il programma della giornata.

Sarà ricordato e festeggiato giovedì 28 don Bosco perché purtroppo in questo anno non è possibile vivere il consueto appuntamento del sabato mattina con allievi, genitori ed exallievi. Negli anni passati la festa si svolgeva con la s. Messa presieduta da uno dei nostri vescovi piemontesi, lo spettacolo dei ragazzi, l’estrazione dei premi della lotteria. Il tutto con grande concorso di persone nella palestra.

Giovedì 28 alle ore 8 la s. Messa con la scuola media e le tre classi degli agrari presenti, trasmessa sul gruppo Facebook degli exallievi e via Meet agli allievi rimasti in dad.

L’invito esteso ai parroci della zona che ogni anno partecipavano anche al momento di fraternità nel pranzo con la comunità educativa.Poi una proiezione per i ragazzi delle superiori, dei giochi in classe per la scuola media e a metà mattinata la merenda offerta a tutti.

Una festa per certi aspetti in tono minore senza anche il tradizionale appuntamento di formazione condiviso fra genitori, salesiani e docenti laici, ma pur sempre un momento significativo nel ricordo di don Bosco anche in questo periodo così particolare e delicato.

Vita pastorale gennaio 2021: don Rossano Sala – Il nuovo spazio dell’annuncio cristiano

Dalla “tradizione” alla “convinzione”: il nuovo spazio dell’annuncio cristiano. Un tema che durante il Sinodo sui giovani ha trovato ampio eco tra i padri sinodali. Un cambiamento lento e inesorabile che riguarda la vita intera della cristianità occidentale e che trova nei giovani una realizzazione più evidente che in altri strati della popolazione. Si riporta di seguito l’articolo a cura di don Rossano Sala sdb (professore ordinario di Teologia pastorale e Pastorale giovanile presso l’Università Pontificia Salesiana) pubblicato sul mensile “Vita pastorale” (periodico San Paolo) di questo mese, gennaio 2021.

Rossano Sala sdb
«Vita pastorale» 1 (2021) 54-55

SCELTA DI VITA CONVINTA

Dalla “tradizione” alla “convinzione”: è questo il nuovo spazio dell’annuncio cristiano

Non siamo più nella cristianità!

Era una cosa che gli studiosi andavano dicendo da tempo, ma adesso è di dominio pubblico: «Fratelli e sorelle, non siamo nella cristianità, non più! […] Abbiamo pertanto bisogno di un cambiamento di mentalità pastorale, che non vuol dire passare a una pastorale relativistica. Non siamo più in un regime di cristianità perché la fede – specialmente in Europa, ma pure in gran parte dell’Occidente – non costituisce più un presupposto ovvio del vivere comune, anzi spesso viene perfino negata, derisa, emarginata e ridicolizzata». Queste le parole di Papa Francesco del 21 dicembre 2019, durante il tradizionale discorso alla curia romana per gli auguri di Natale. Il nostro tempo si trasforma: non è diventato “secolare” – dove il religioso non avrebbe più alcuno spazio – ma “post-secolare”, contraddistinto cioè dalla persistenza e dalla metamorfosi del fenomeno religioso.

Dalla “tradizione” alla “convinzione”

Come possiamo descrivere questo processo in atto? Per usare un’immagine, proviamo a pensarci mentre navighiamo su un fiume seguendo la direzione della corrente. Tutto è facile, perché anche se non remiamo la nostra imbarcazione sarà naturalmente portata ad andare avanti. In un contesto del genere ci possono certo essere difficoltà, e potremo anche essere chiamati a superare diversi ostacoli, ma in discesa. Immaginiamo ora la situazione rovesciata, navigando cioè controcorrente. Il fiume magari è lo stesso, ma le difficoltà e le fatiche aumentano perché siamo chiamati a salire. Questo è il mutamento epocale: se prima era scontato crescere in un mondo orientato cristianamente, oggi sembra essere ovvio esattamente il contrario. Se prima si poteva evitare di prendere posizione, lasciandosi trasportare dalla corrente della tradizione, oggi è necessario scegliere attraverso una decisione.

I giovani nel nuovo contesto

Allo stesso modo in cui un testo è comprensibile nel suo contesto, la vita concreta dei giovani lo è solo all’interno dell’ambiente in cui nascono, vivono e crescono. I giovani sono sismografi e sentinelle, perché percepiscono prima e meglio di altri i cambiamenti in atto. Non è più ovvio crescere in un’ambiente sociale connotato da un contesto religioso; non è più normale che i loro genitori siano i primi testimoni della fede; tante volte nell’ambiente scolastico e universitario c’è ostilità verso la fede. Se poi assommiamo a questo la digitalizzazione in atto e l’elevata mobilità a livello globale, è facile rendersi conto che i giovani più di altri siano lasciati a sé stessi da tutti i punti di vista. La fede sarà per loro possibile, più che per altre categorie sociali, solo come il frutto di una ricerca spirituale personale e di una scelta di vita convinta.

Il dato statistico più evidente

L’abbandono della pratica religiosa ufficiale è l’effetto più visibile della fine della cristianità. Come dire, quando si tratta di remare controcorrente i più si tirano indietro. Ne rimangono pochi, un piccolo resto, una minoranza. E i giovani sono i primi a non partecipare più alla vita ordinaria della comunità cristiana. È il dato più eclatante, tra l’altro previsto da alcuni teologi, tra cui il giovane J. Ratzinger nel lontano 1969. Per lui era l’effetto della necessaria purificazione operata dal Concilio Vaticano II: la Chiesa del futuro «diventerà più piccola, dovrà ricominciare tutto da capo. Essa non potrà più riempire molti degli edifici che aveva eretto nel periodo della congiuntura alta. Essa, oltre che perdere degli aderenti numericamente, perderà anche molti dei suoi privilegi nella società. Essa si presenterà in modo molto più accentuato di un tempo come la comunità della libera volontà, cui si può accedere solo per il tramite di una decisione» (Fede e futuro, Queriniana, Brescia 20053, 115).

Un tempo per la purificazione

Non è quindi un male la fine della cristianità occidentale. Dice solo che il contesto entro cui vivere la fede si è trasformato. Non si tratta di giudicare questo fatto, ma di prendere atto della diversità di condizioni di accesso alla fede rispetto alle epoche precedenti. Per esempio, a proposito della pandemia che sta accelerando questo processo, in una recente intervista all’agenzia AdnKronos del 30 ottobre 2020, Papa Francesco ha affermato: «Ho saputo di un vescovo che ha affermato che con questa pandemia la gente si è “disabituata” – ha detto proprio così – ad andare in chiesa. […] Io dico che se questa “gente”, come la chiama il vescovo, veniva in chiesa per abitudine allora è meglio che resti pure a casa. È lo Spirito Santo che chiama la gente. Forse dopo questa dura prova, con queste nuove difficoltà, con la sofferenza che entra nelle case, i fedeli saranno più veri, più autentici. Mi creda, sarà così».

Lo spazio promettente dell’autenticità

Secondo Charles Taylor, uno dei maggiori pensatori cattolici viventi, il nostro è “il tempo dell’autenticità”: significa che le cose che faccio devono essere il frutto di una mia libera elezione, che nelle mie opzioni di vita – che oggi si sono moltiplicate a dismisura – non posso né devo essere costretto da nessuno. Questo significa per lui “autenticità”: una scelta realmente personale, frutto di una convinzione, esito di un discernimento. I giovani oggi sono immersi in questo “contesto di autenticità”: chi potrebbe, nel mondo occidentale, imporgli qualcosa? È questo il nuovo spazio dell’annuncio cristiano, perché oggi «nelle società secolari assistiamo anche a una riscoperta di Dio e della spiritualità. Questo costituisce per la Chiesa uno stimolo a recuperare l’importanza dei dinamismi propri della fede, dell’annuncio e dell’accompagnamento pastorale» (Documento finale del Sinodo sui giovani, n. 14).

“Esci dalla tua zona di comfort”: il messaggio di don Alfred Maravilla

Sul sito di ANS viene riportato il messaggio missionario per il mese di gennaio 2021 del Consigliere Generale per le missioni don Alfredo Maravilla sull’importanza di abbandonare la proprio zona di comfort nonostante le difficoltà.

Dobbiamo sfidare noi stessi a uscire dalle nostre zone di comfort, facendo piccoli passi, come imparare a capire e apprezzare il modo in cui gli altri vedono le cose, che è diverso dal mio punto di vista.
don Alfredo Maravilla – Consigliere Generale delle missioni

Di seguito si riporta il messaggio riportato dalla notizia di ANS (fonte: AustraLasia)

(ANS – Roma) – Don Alfred Maravilla, Consigliere Generale per le Missioni, ha pubblicato un messaggio missionario, per il mese di gennaio 2021. Il centro della sua riflessione è la necessità di lasciare la propria zona di comfort, anche se questo può essere molto impegnativo per ciascuno di noi.

Si riporta di seguito il messaggio.

Si sente spesso dire “esci dalla tua zona di benessere”, ma che cos’è? La nostra “zona di comfort” è quell’area della nostra vita in cui non sentiamo stress e ansia, perché ci sentiamo familiari e in pieno controllo del nostro ambiente. Tutto ciò che è al di fuori della nostra zona di comfort è sempre molto impegnativo per noi. Ma c’è anche quella piccola voce nella nostra testa, che ci fa venire in mente mille ragioni per cui la nostra nuova idea o il nostro nuovo modo di fare fallirà, è pericoloso, non deve essere assecondato, deve essere evitato…

Così saremo sempre bloccati nella nostra zona di comfort, non andremo mai avanti e non cresceremo mai. Non ci concediamo di scoprire ciò di cui siamo capaci. Per questo, continuiamo a fare cose che abbiamo sempre fatto senza renderci conto che in realtà siamo diventati ciechi di fronte al fatto che non stiamo più producendo risultati.

Dobbiamo sfidare noi stessi a uscire dalle nostre zone di comfort, facendo piccoli passi, come imparare a capire e apprezzare il modo in cui gli altri vedono le cose, che è diverso dal mio punto di vista. Imparare a mangiare cibo di un’altra cultura o imparare un’altra lingua straniera è un altro piccolo passo. Lo è anche vivere in un’altra cultura, in un altro Paese. In effetti, è solo facendo tanti, piccoli passi che saremo in grado di rompere la nostra zona di benessere e andare avanti.

Una nave è fatta per navigare in alto mare, non per essere sicura in porto. Anche noi siamo stati progettati per andare in profondità, per spingere più in là i confini di ciò che possiamo raggiungere e sbloccare le nostre potenzialità di ‘discepoli missionari’. Così, Papa Francesco ha insistito sul fatto che “seguire Gesù non è un educato protocollo da rispettare, ma un esodo da vivere“. Infatti, se noi stessi vogliamo trovare Gesù, “bisogna lasciare la paura di mettersi in gioco, l’appagamento di sentirsi arrivati, la pigrizia di non chiedere più nulla alla vita. Occorre rischiare, semplicemente per incontrare un Bambino” (Omelia, 6 gennaio 2018).

Giovani Salesiani e accompagnamento – Orientamenti e direttive: il 5° video

Continua l’approfondimento e la riflessione sul testo del Dicastero per la Formazione “Giovani Salesiani e accompagnamento – Orientamenti e direttive” attraverso  i video dedicati, da utilizzare come “piccoli semi” per la formazione delle case salesiane. Di seguito la notizia dell’Agenzia d’Informazione Salesiana ANS e il 5° video uscito in occasione del mese riservato ai festeggiamenti di Don Bosco.

(ANS – Roma) – Continua il processo di disseminazione di “Giovani salesiani e accompagnamento – Orientamenti e direttive” e il video-seme di gennaio occupa un posto speciale. È il mese di Don Bosco: il video inizia nella sua camera a Valdocco, da dove tutto è cominciato. Lì è ora custodito un piccolo seme di 10 cm x 5, il minuscolo taccuino su cui Michele Rua, sedicenne, il 26 gennaio 1854 ha scritto:

“La sera del 26 gennaio 1854 ci radunammo nella stanza del Sig. D. Bosco; Esso Don Bosco, Rocchietti, Artiglia, Cagliero e Rua; e ci venne proposto di fare coll’aiuto del Signore e di S. Francesco di Sales una prova di esercizio pratico della carità verso il prossimo, per venirne poi ad una promessa, e quindi se parrà possibile e conveniente di farne un voto al Signore. Da tal sera fu posto il nome di Salesiani a coloro che si proposero e si proporranno tale esercizio”.

Non ci potrebbe essere testimonianza più efficace di come Don Bosco accompagnava i suoi giovani e di quanto fecondo sia stato il suo camminare al loro fianco. Ha accolto i “cinque pani e due pesci” che avevano da offrire e ha aperto di fronte a loro orizzonti sconfinati, di cui noi ora siamo parte.

L’accompagnamento di ogni ragazzo, dei gruppi, dell’ambiente è al cuore della pastorale giovanile, sostenendo l’apertura alla vita di chiunque entra nelle case di Don Bosco. Diventa il marchio di qualità di quei centri che si dedicano all’accompagnamento di chi si orienta verso la vita salesiana, come gli aspirantati, in tutta la varietà delle loro forme, e i prenoviziati.

L’appello che Don Bosco ci fa da Valdocco con questo videomessaggio di 3 minuti è di recuperare questo tesoro. È un talento carismatico la cui modernità ci è stata fortemente richiamata dal sinodo sui giovani e Christus Vivit. Diventa per la Famiglia salesiana una responsabilità che la Chiesa ci affida per l’oggi. In “Giovani salesiani e accompagnamento” questo è il focus dal numero 109 al 118.

Giorgio (ITA), Kenneth (ENG), Anselmo (PT), Jean Paul (FRA) e Brandon (ESP), che han realizzato il video, ci lasciano tre domande a conclusione con cui accogliere il seme, farlo germogliare e portare frutto. Tra di esse: “Qual è lo standard e la ‘salute’ della mia ispettoria circa l’accompagnamento personale all’interno della pastorale giovanile, così come ordinariamente ha luogo nelle varie comunità?”. La caption conclusiva: “A Valdocco come a Emmaus: camminare a fianco fa ardere il cuore”.