Articoli

Progettare insieme nuovi percorsi: Consulta Nazionale Animazione Missionaria a Valdocco

Il 12 e il 13 novembre si è tenuta a Valdocco la Consulta Nazionale di Animazione Missionaria, un confronto per dialogare e progettare un percorso condiviso che ha visto gli interventi del Signor Cosimo Cossu e Michela Vallarino. Di seguito l’articolo a cura del Comitato Nazionale AM.

***

“Perché siamo qui oggi?”

Il 12 e 13 novembre a Valdocco, giovani, FMA e SDB si sono incontrati per un confronto delle diverse attività dell’Animazione Missionaria sul territorio italiano. I giovani, le salesiane e i salesiani presenti fanno infatti parte delle equipe ispettoriali di Animazione Missionaria.

Ventiquattro ore di confronto, testimonianze e gruppi di lavoro per conoscersi, dialogare e progettare un percorso condiviso.

Ad aprire il tavolo di lavoro, la testimonianza del Signor Cosimo Cossu, SdB coadiutore, missionario in Ecuador per 20 anni, e Michela Vallarino, presidente del VIS.

Cosa vi ha portato a lasciare tutto e partire per un’esperienza missionaria? Ve lo dico io. L’Amore.

-Cosimo Cossu

Sapienza, pazienza e speranza, tre parole che hanno accompagnato questo incontro. Essere in grado di leggere il tempo in cui viviamo e comprendere il desiderio dei giovani; saper attendere i frutti di qualcosa seminato da poco; avere fede e renderci conto che noi dobbiamo essere come degli specchi che riflettono l’Amore di Dio per i giovani.

AM: secondo incontro del Percorso Missionario

Domenica 13 novembre si è svolto, presso la casa delle Figlie di Maria Ausiliatrice di piazza Maria Ausiliatrice a Torino, il secondo incontro del “Percorso nel Cuore del Mondo” 2022/2023.

Il tema dell’incontro é stato la Dottrina Sociale della Chiesa, affrontato grazie l’intervento di Don Matteo Rupil che ha mostrato come il Vangelo sia lo zucchero che addolcisce ogni parte della nostra quotidianità usando cinque passaggi:

  • Gesù Cristo: pienezza e salvezza di tutto l’uomo e di tutti gli uomini
  • la Chiesa: sale della terra e luce del mondo
  • la Dottrina Sociale della Chiesa: un servizio alla civiltà dell’Amore
  • per approfondire la conoscenza: alcuni lineamenti fondamentali
  • per dirla con Don Bosco: “Buoni cristiani, onesti cittadini, fortunati abitatori del Cielo”.

Il Vangelo ha la forza di far emergere tutto quello che di buono c’è in quel terreno, che altrimenti rimarrebbe nascosto.

Don Matteo Rupil

I ragazzi con l’aiuto di tre laboratori hanno visto tre ambiti concreti che rientrano nella Dottrina Sociale della Chiesa e su cui sono chiamati a rispondere ogni giorno come cristiani: Lavoro, Ambiente e Migrazione.

Dopo la cena condivisa e qualche gioco il gruppo ha concluso l’incontro nella chiesa di San Francesco di Sales con la buonanotte di Don Riccardo Castellino sulla sua esperienza missionaria in Nigeria.

É importante partire ad essere missionari qui dove siamo.

Don Riccardo Castellino

AM: presentazione secondo incontro del Percorso Nel Cuore del Mondo

Domenica 13 novembre si svolgerà presso l’Istituto delle figlie di Maria Ausiliatrice il secondo incontro del Percorso Nel Cuore del mondo 2022/2023. I ragazzi saranno chiamati a riflettere sul tema della Dottrina Sociale della Chiesa a partire dal versetto “Se Dio ci ha amati così, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri” (Gv 4, 11) cercando di leggere il mondo con gli occhi del Vangelo e di esserne testimoni nella quotidianità.

In particolare ci si soffermerà su tre tematiche: ambiente, lavoro minorile migrazioni, le quali verranno affrontate a partire dall’intervento dell’ospite Don Matteo Rupil e attraverso alcuni laboratori.

Programma:

  • 16.00: Accoglienza 
  • 16.45: Preghiera
  • 17.00: Intervento di Don Matteo Rupil
  • 17.30: Laboratori 
  • 18.30: Pausa
  • 19.00: Deserto
  • 19.20: Condivisione
  • 19.50: Cena condivisa 
  • 20.40: Gioco 
  • 21.20: Preghiera e Buonanotte
  • 22.00: Saluti

Cagliero 11 – “Per i bambini che soffrono” – Novembre 2022

Si allega di seguito il  Cagliero 11 n°167 con l’intenzione missionaria salesiana del mese di Novembre 2022.

Intenzione Missionaria Salesiana, alla luce dell’intenzione di preghiera del Santo Padre.

Preghiamo perché i bambini che soffrono – quelli che vivono in strada, le vittime delle guerre, gli orfani – possano avere accesso all’educazione e possano riscoprire l’affetto di una famiglia.

Per alleviare le sofferenze dei bambini poveri senza casa e degli orfani di Haiti.

Ciao a tutti,

In questo mese in cui ricordiamo i missionari salesiani, irradiatori del carisma di Don Bosco in tutto il mondo, ci fermiamo a riflettere sul tema della sofferenza dei più piccoli. Nella nostra società globalizzata dobbiamo riconoscere che la “cultura dello scarto” ormai dilaga sempre più e gli effetti sono devastanti. Come cristiani, siamo chiamati a vincere l’indifferenza e a testimoniare che il Vangelo è una buona notizia di Gioia e non lascia spazio alla tristezza.
Quest’estate in Venezuela ho apprezzato molto il sorriso e l’accoglienza della gente povera del barrio, pronta a farti entrare nelle loro umili case senza dover nascondere i disagi quotidiani e le umili condizioni di vita. Ho sperimentato che per alleviare la sofferenza è sì necessario impegnarsi in opere sociali, garantire i diritti fondamentali, educare i giovani, ma, insieme a tutte le cose, occorre fermarsi e condividere il proprio tempo con chi ci sta vicino.
Siamo capaci di “perdere tempo” per farci prossimi e ascoltare chi soffre senza cadere nell’efficientismo di chi vuole risolver tutti i problemi degli altri? Con questo dubbio, vi auguro una buona lettura del Cagliero11.
Marco Fulgaro, Membro laico del Settore per le Missioni Salesiane

Buonanotte Missionaria Novembre 2022 – Paolo Vaschetto

La Buonanotte Missionaria: un’esperienza concreta in terra di missione per riflettere!

La buonanotte missionaria di questo mese è condivisa dal sig. Paolo Vaschetto, originario dell’oratorio di Bra, missionario in Nigeria e Ghana dal 2001 al 2018 e rientrato a Roma per proseguire i suoi studi a servizio della Congregazione salesiana.

***

Due idee sulle missioni

Mi chiamo Paolo Vaschetto e sono un salesiano coadiutore. Ho 53 anni e, al momento, sto conseguendo un Dottorato in Storia della Chiesa all’Università Gregoriana in Roma. Uno studente “un po’ maturo”, con un buon traguardo a portata di mano che mi permette di riqualificarmi e di ripensare in un’altra ottica la mia esperienza pastorale in terra di missione.

Sono stato in terra di missione e precisamente in Nigeria e Ghana dal 2001 al 2018. La mia disponibilità missionaria non è stato frutto di un fulmine a ciel sereno, ma di una riflessione portata avanti nei primi anni di formazione, di un’entusiasmo per la missione che mi sono sempre portato dietro, di una curiosità e voglia di stupirmi e di meravigliarmi che mi è propria… ho affiancato al lavoro in oratorio il servizio dell’amministrazione economica delle case in cui ero, ad Akure in Nigeria (2001-2006) e a Sunyani in Ghana (2006-2011). Quando sono stato assegnato alla casa di post-noviziato a Ibadan in Nigeria (2011-2018) ho aggiunto ai miei “soliti” incarichi anche l’insegnamento di alcune materie nell’ambito della storia e pedagogia salesiana e un progetto di recupero per ragazzi di strada.

Vorrei condividere con voi uno stralcio delle memorie che sto scrivendo quando sono ispirato e libero da altri impegni. Questo è un resoconto del primo impatto con la Nigeria (ottobre 2001). Spero si colgano tanti sentimenti contrapposti che facciano sorridere ma anche pensare…

“Non ricordo problemi particolari di visto nel primo viaggio, ma dal ritiro dei bagagli in poi potrei fare una cronaca minuto per minuto. Il ricordo si fa vivo dall’apertura della porta per uscire dall’aeroporto, una sensazione di tuffo nel vuoto che è indimenticabile. Nell’aeroporto la temperatura era simile a quella dell’aereo e non avevo riscontrato differenze, ma giunto a quella porta, ebbene sì, la differenza era enorme. Una “ventata” mi era arrivata come un assaggio da un passeggero che mi precedeva e per qualche secondo ero rimasto interdetto. È questo il caldo che si respira fuori? Riuscirò a trascinarmi i miei quaranta chili di bagaglio in quell’atmosfera surriscaldata? Quando poi la porta si apre e mi butto fuori tutto diventa vorticoso.

Una marea di persone mi circonda, con un fare non so se minaccioso o di benvenuto, cercando di contendersi il mio bagaglio che difendo a spada tratta. Altri, vedendomi con le mani impegnate sulle maniglie, mi sventolano sotto il naso mazzette incredibili e mai viste prima di soldi nigeriani (naira) e di dollari urlandomi nelle orecchie frasi poco intellegibili ma che contengono parole tipo “Dola”, “Cheng” “Yello”… ma dov’ero capitato? Dopo alcuni attimi probabilmente brevi, ma che mi erano sembrati eterni, vedo un uomo barbuto con una tonaca bianca che si avvicina con fare minaccioso e che si impone su tutti. Era don Matteo che mi aveva individuato in mezzo a quella folla e che mi mostrava subito come ci si deve comportare in una situazione del genere. La migliore difesa è l’attacco, anche perché, da un Europeo, è una reazione che prende in contropiede, fa scattare l’ilarità e quella che prima sembrava una situazione tesa diventa piacevole per tutti, anche per chi si sentiva a disagio.

In un attimo rimaniamo soli, io e don Matteo (che in quel caso si era comportato più da Terence Hill…). Con calma ci avviciniamo a un veicolo mai provato prima e che mi avrebbe accompagnato per migliaia di chilometri, il mitico pick-up diesel, un po’ trattore agricolo e un po’ carrarmato. Anche la tonaca bianca da missionario viene accantonata (scoprirò che in certi frangenti era una specie di lasciapassare) e sudando sette camicie ci buttiamo nel mezzo del traffico serale diretti ad una misteriosa Victoria Island di cui sinceramente non avevo mai sentito parlare prima.

Don Matteo aveva uno stile di guida inusuale, almeno secondo i miei standard precedenti, ma tra incidenti sfiorati all’ultimo istante, pulmini stracarichi all’inverosimile di cose e persone, buio pesto, fumo acre, rumori assordanti di motori e vociare di persone arriviamo nella casa accogliente di una famiglia italiana. Mai avrei pensato che quel primo shock sarebbe poi diventato ordinaria amministrazione. Vivere in Nigeria, me ne sarei reso conto abbastanza presto, è vivere pericolosamente, ma dopo la grande corsa o avventura si approda sempre a un porto sicuro. La gente si prende cura di te, in semplicità si condivide quello che si ha e ci si prepara per il giorno dopo. Lo stereotipo della gazzella e del leone l’ho provato su di me… e tanto stereotipo non è…”

Un altro racconto che mi piace condividere è quello della magia di tre anni (2015-2018) passati nell’ideare, cercare i fondi per e infine costruire e impostare un progetto per ragazzi di strada. Ho ereditato quest’idea prendendomi cura di una dozzina di ragazzi che, presi dalla strada e alloggiati in casa d’affitto, seguivamo nei loro studi e nella loro crescita umana e professionale (di quel gruppo, ormai ragazzi quasi di 30 anni, abbiamo avuto buoni risultati: qualcuno ha messo su famiglia e quasi tutti fanno un lavoro onesto).

Il mio dubbio era: nel post-noviziato non ci starebbe bene una casa con ragazzi di strada? Non sarebbe più significativo per i giovani confratelli studiare con accanto a sé i veri ragazzi poveri e abbandonati? La Provvidenza ha assistito abbondantemente questo sogno e in meno di due anni abbiamo costruito una casa che può accogliere fino a 40 ragazzi con un programma serio di recupero e di reinserimento in famiglie che possano accompagnare una crescita equilibrata di questi giovani in difficoltà. Quando ho lasciato il progetto in buone mani nell’ottobre del 2018, erano già 15 i ragazzi che, “rimessi a posto”, erano tornati in famiglia dopo almeno un anno con noi… la storia continua e il bene non si ferma! E ora, a cosa mi chiama l’obbedienza?

Con il Dottorato in Storia della Chiesa e con un “focus” speciale sulla storia di don Bosco mi metto a disposizione della Congregazione per un lavoro più di riflessione che di attività frenetica e un po’ logorante sul fronte della Missione. Non potevo più permettermi certi ritmi di lavoro e ho avuto la possibilità di tornare su una delle mie passioni che non ho mai abbandonato, cioè la Storia, soprattutto l’insegnamento.

Con la grande esperienza che ho vissuto spero di fare una sintesi di studio che non sia astratta e vaga, ma significativa perché intrisa di passione e di esperienze concrete….

Non è e non sarà facile: devo proprio affidarmi al vostro ricordo nella preghiera perché questo sogno si possa realizzare in pieno!

Paolo Vaschetto

Buoni cristiani e onesti cittadini: primo incontro

Il 13 novembre si svolgerà il primo incontro del percorso di formazione “Buoni cristiani e onesti cittadini”  che affronterà il tema della Dottrina Sociale della Chiesa.

Il percorso si svilupperà su tre anni con tre temi differenti: Ambiente, Politica ed Economia.

In quest’anno il tema affrontato è basato sull’evento Economy of Francesco, con l’aiuto di ospiti e conoscendo realtà che, ispirandosi al Vangelo, propongono un modo “diverso” di vivere l’economia.

INFO E CONTATTI

Per ulteriori informazioni visitare la landing page dedicata.

Contattare via mail il seguente indirizzo: ape@31gennaio.net

Primo periodo di apertura della mostra missionaria “7 NON RUBARE: la giusta mercede” e apertura secondo periodo

Dal 10 al 22 ottobre 2022 si è tenuto il primo periodo di apertura della mostra missionaria di quest’anno, dal titolo “7 NON RUBARE: la giusta mercede”, per le scuole secondarie di primo e secondo grado sia salesiane che del territorio torinese. L’itinerario della mostra ha visto coinvolte quasi 40 classi, e una decina di giovani del Movimento Giovanile Salesiano, che si sono resi disponibili per guidare le classi lungo il percorso, tra i locali del Museo Casa Don Bosco e della Tipografia Salesiana. 

Sono un migliaio i ragazzi e i giovani che, accompagnati dai loro insegnanti e formatori, hanno avuto la possibilità di seguire il percorso della mostra nella prima finestra di apertura. Un’occasione per ciascuno di confronto con i propri sogni e il proprio futuro per un rinnovato slancio di impegno nella formazione: iniziare a essere già da oggi la persona che voglio essere domani.

don Marco Cazzato

Un viaggio, o meglio una storia, scritta insieme per lasciarsi interrogare dal tema del lavoro a diversi livelli a seconda della fascia d’età: l’importanza della formazione per la scuola secondaria di primo grado; il senso della fatica, per il biennio e la logica della relazione come base per costruire il futuro per il triennio. Si è chiamata storia perché, ad accompagnare i ragazzi, c’è stato sempre anche un “grande libro”.

Il percorso, infatti, è stato sin da subito pensato per avere come protagonisti non solo i volti raffigurati nei pannelli di Massimiliano Ungarelli che compongono la mostra, ma anche gli sguardi, i pensieri e le idee dei ragazzi che si mettevano loro davanti. Lungo tutto il percorso, le tappe sono state scandite da alcune domande, a cui le classi rispondevano su dei post-it che andavano così a comporre nel “grande libro” la storia della mostra missionaria vista dagli occhi dei ragazzi e delle ragazze delle scuole di Torino. 

Queste due settimane di mostra mi hanno insegnato ad andare oltre le apparenze, a fidarmi di chi avevo davanti. Ogni giro mi ha lasciato qualcosa di nuovo, degli occhi diversi ogni volta, in base ai ragazzi che avevamo davanti e alla persona con cui avevo la fortuna di guidare nel percorso.

Cecilia

Sinteticamente il percorso scuole si compone di tre parti: una riflessione introduttiva – nella cucina del primo oratorio – in cui i ragazzi vengono guidati nella riflessione su cosa sia il lavoro e cosa sia necessario perché quel lavoro sia considerabile giusto. Successivamente – nel primo refettorio – l’incontro con un mondo, dipinto ma reale, in cui il lavoro diventa troppo spesso sfruttamento, e il racconto di un “undicesimo pannello” fatto di mattoni dai ragazzi di don Bosco per costruire insieme la propria casa. Infine, un’attività laboratoriale nella Tipografia Salesiana per scoprire la realtà che don Bosco ha costruito come risposta concreta alle necessità dei ragazzi che aveva intorno e che non riuscivano, per mancanza di formazione, a trovare un lavoro dignitoso.

È sorprendente la curiosità dei ragazzi. Non importa l’età, la scuola che frequentano o quanto sia presto al mattino, li vedevi proprio presenti, con gli occhi sgranati perché si stava parlando di futuro, del loro futuro. Abbiamo incontrato giovani con sogni grandi.

Giulia

La mostra vedrà, per fronteggiare l’alto numero di richieste e far fronte alla spinta arrivata dai moltissimi rimandi positivi di insegnanti e ragazzi, una nuova apertura per le scuole dal 21 novembre al 3 dicembre 2022.

Continuiamo a scrivere questa storia con tanti giovani, in pieno stile salesiano. 

Penso che un elemento fondamentale del percorso proposto alle scuole sia la scoperta per i ragazzi dell’importanza della formazione e di quanto loro siano fortunati a poter far parte del sogno di Don Bosco.

Altea

AM: primo incontro del Percorso Nel Cuore del Mondo

Domenica 16 ottobre si è svolto, presso l’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice a Torino, il primo incontro del “Percorso nel cuore del mondo” 2022/2023. La giornata ha visto riunirsi tanti ragazzi, provenienti da ambienti salesiani e non solo, con il desiderio di conoscere meglio il mondo per poter agire come “buoni cristiani e onesti cittadini” nel tempo presente.

I ragazzi sono stati accolti dalla nuova equipe composta da don Marco Cazzato, Suor Carmela Busia e Don Matteo Vignola, Arianna Colombino, Elena Menguzzo e Giulia Meucci. Hanno partecipato all’incontro anche i giovani partiti la scorsa estate per le esperienze missionarie in Lituania, Albania e Romania.

Questi ultimi, dopo alcuni giochi introduttivi e di conoscenza, hanno portato la loro testimonianza sulla missione riflettendo in particolare sulle tematiche della fede, del gruppo e delle relazioni.

Raccontare l’esperienza vissuta è stato come restituire, anche se solo in minima parte, il Bene immenso che abbiamo ricevuto in missione, nella speranza che sempre più giovani scelgano di partire e lasciarsi cambiare la vita dall’incontro con l’Altro e con il volto di Dio nell’altro.

Giulia

Nella seconda parte dell’incontro, è stato presentato ai nuovi ragazzi il percorso nella sua totalità attraverso dieci parole chiave, un cammino che si propone di essere, non soltanto un percorso formativo ricco di contenuti, ma anche e soprattutto un cammino comune fatto di condivisione, confronto, riflessione e crescita.

A conclusione di questa bellissima giornata, trascorsa in un clima di familiarità e allegria, ci sono state la cena condivisa e un momento di veglia. La veglia è stata accompagnata dal brano di Mc 1, 14-20 e dall’immagine della rete, perché anche noi possiamo imparare a seguire Gesù rimanendo autentici e affidando a Lui la nostra storia così come è. Don Matteo Vignola ha concluso poi l’incontro con la buonanotte, lasciando ai ragazzi l’impegno di vedere il bello che c’è nel mondo e di avere fiducia nel bene che possiamo e siamo chiamti a fare.

Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo».
Passando lungo il mare della Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito, lasciate le reti, lo seguirono. Andando un poco oltre, vide sulla barca anche Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello mentre riassettavano le reti. Li chiamò. Ed essi, lasciato il loro padre Zebedèo sulla barca con i garzoni, lo seguirono.

 

Buonanotte Missionaria Ottobre 2022 – Cosimo Cossu

La Buonanotte Missionaria: un’esperienza concreta in terra di missione per riflettere!

Per questo mese di ottobre, l’esperienza di Cosimo Cossu, coadiutore salesiano missionario per 20 anni in Ecuador, dove ha potuto condividere gli ultimi tre anni della vita di suor Maria Troncatti, poi destinato per 26 anni come guida delle catacombe a Roma e ora a Torino con la comunità generalizia. Un esempio prezioso di slancio missionario vissuto con ardore dove lo Spirito conduce.

***

Un caro saluto a ciascuno,

sono Cosimo Cossu, salesiano coadiutore. Ho 83 anni e da giovane ho studiato presso i salesiani di Cumiana. Affascinato dalla vita salesiana, dopo il noviziato a Monte Oliveto, ho fatto la mia prima professione religiosa nella basilica di Maria Ausiliatrice nel 1959. Sentivo fortemente di ricevere un dono non meritato, perché venivo da un paesino sperduto dalla Sardegna a studiare in Piemonte e questa era già una grazia superiore a tutte le mie aspettative.

Durante gli anni di magistero, matura in me il pensiero della vocazione missionaria. Nel novembre 1962 sono partito da Genova per l’Equador dove per 20 anni ho prestato il mio servizio come buon salesiano (o almeno ci provavo), assistente, insegnante di materie tecniche… Tuttavia, dopo tre anni di insegnamento, dissi all’allora ispettore sardo dell’Equador, don Aurelio Pischedda: “mi avete fatto venire qui per fare l’insegnante, cosa che potevo fare anche in Italia.. io voglio andare nella foresta, con i veri missionari”. Lui mi rispose: “Volentieri!” Destinazione Sucua, in piena foresta. Se uno avesse voluto andarci a cavallo o a piedi, da Cuenca, dove ero, ci sarebbero voluti 8 giorni, ma da qualche anno, forse 6 o 7, c’era un ponte aereo che collegava le nostre missioni nella selva con le comunità delle Ande.

Non è merito mio se a Sucua, con un internato di Shuar di 150 ragazzi e 170 ragazze interne ebbi la grazia di vivere per tre anni indimenticabili con la beata Maria Troncatti.

Nelle missioni, per portare avanti un internato così consistente, i ragazzi e le ragazze frequentavano la scuola la mattina e, dal lunedì al venerdì, lavoravano nella selva da dove, con molta facilità (nella foresta la natura è veramente benevola con chi la sa coltivare), si riusciva ad avere l’alimento necessario per il buon funzionamento delle nostre missioni.

Il sabato e la domenica erano giornate molto particolari. Ore sul fiume con i ragazzi piene di giochi (sarebbe un po’ come portare oggi i nostri allo stadio). Al pomeriggio, tutti insieme, ragazzi e ragazzi, si guardava le famose “filmine don Bosco”, col Vangelo della domenica e le storie di avventura che l’EDC di Madrid ci faceva avere. Nella cappella, tutti insieme, salesiani, FMA, ragazzi e ragazze, si faceva le prove di canto, si cantavano i vespri, poi la benedizione eucaristica e la famosa buonanotte che non mancava mai. Come potete vedere, una vita molto semplice, dal nostro punto di vista, ma per un ragazzo o una ragazza Shuar, che non aveva mai visto la luce elettrica (avevamo un generatore), vivere in comunità con tanti amici e amiche, imparare a coltivare la terra, senza bruciare gli alberi, era una cosa fuori dal comune. Lì imparavano inoltre l’allevamento del bestiame, una fonte di guadagno a bassissimo costo per loro.

Tutto questo sfociava, dopo 4 o 5 anni di internato nel matrimonio, durante il quale, nelle possibilità, si offrivano ai futuri sposi due vitelline e un vitello per iniziare una vita matrimoniale. Nello stesso tempo le ragazze avevano imparato a cucinare, a lavare, a cucire, ad avere cura di sé stesse e anche della futura famiglia. Questo avveniva in tutte le nostre missioni. Ogni missione aveva dai 200 ai 400 ettari di foresta con 100-200-250 capi di bestiame. Questa era la fonte di ricchezza che permetteva di comprare ai ragazzi e alle ragazze vestiti, scarpe, quaderni, libri, sapone e via discorrendo.

La cosa bella che ho potuto vivere è la possibilità di stare in una comunità di 5 confratelli (spagnoli, slovacchi, italiani) e convivere molto da vicino con la comunità delle FMA. Praticamente eravamo una sola grande famiglia. Il mio rapporto con suor Maria Troncatti, da subito, non è stato solo fraterno, ma filiale. Lei era la nostra “nonnina” (abuelita). Ed io per lei ero il “mio Cosmito” (mio Cosimino).

Forse sarò un po’ lungo, ma questo ve lo devo raccontare: Sucua aveva sì e no 300 coloni bianchi, che vivevano all’interno del paesino, mentre gli Shuar erano disseminati nella foresta. Un grande problema si creò quando gli Shuar iniziarono ad abbattere la foresta per seminare prato. I bianchi, ansiosi di guadagni illeciti, iniziarono a speculare sui terreni riuscendo a comprare ettari di pascoli e foresta in cambio anche solo di un fucile.

Padre Juan Shutka, rendendosi conto di questa situazione, riuscì a ottenere dal presidente della repubblica la firma di un decreto ministeriale nel quale si proibiva agli Shuar di vendere terreno ai bianchi. Restava invece la possibilità di venderselo fra di loro. Era la fine della cuccagna! Soluzione per i bianchi? UCCIDERE I PRETI!

Allora i salesiani vivevano tutti in un unico palazzone di tre piani tutto in legno, con un’unica scala di accesso, mentre i ragazzi Shuar, insieme a me, loro assistente, eravamo in un’altra zona. Nel luglio del 1969, circa alle 2:30 del mattino, l’unica scala di accesso viene cosparsa di benzina. L’intento era chiaro: “Questa notte ti faccio vedere come si arrostiscono i preti”.

Una cosa che forse non sapete però della razza Shuar è che hanno la vescica piccola e che quindi, durante la notte, è un continuo viavai per andare in bagno. Questa è stata la salvezza dei miei confratelli. Uno dei ragazzi che tornava dal bagno si accorge del fuoco: “Cosmia, Cosmia – grida – Fuoco!! Fuoco!!”.

È stata una cosa così violenta che, per salvarsi, i confratelli si sono dovuti buttare da un’altezza di 4 metri. Non è morto nessuno, ma in 40 minuti tutto era bruciato. Pensate che il direttore, ancora vivente, mons. Pietro Gabrielli, per la furia delle fiamme, è dovuto fuggire in pigiama, lasciando addirittura i soldi perché non c’era il tempo per fare altro che fuggire.

Il paese di Sucua si è stretto intorno a noi, ragazzi e ragazze, suore… tutti atterriti a contemplare questo spettacolo crudele. Siamo rimasti senza parole, solo tante lacrime.

La mattina, alle 6, un centinaio di Shuar, armati fino ai denti, chiedono al padre Shutka: “A che ora iniziamo a uccidere i bianchi?”. Pensate: era per loro solo questione di ore. Per farli desistere c’è voluta tutta la sapienza che lo Spirito Santo ha potuto inculcare nel cuore di padre Shutka. L’odio era palpabile.

È in questo momento che suor Maria Troncatti torna in un’altra nostra missione, a Macas, dove aveva lavorato per anni e dove si trova il santuario mariano più antico di tutto l’oriente ecuadoriano. Suor Maria non si accorge che anche la direttrice di Macas era entrata fermandosi a poca distanza da lei e così riesce ad ascoltare la supplica di suor Maria alla Madonna: “se per pacificare i bianchi e gli Shuar, hai bisogno di una vittima, prendi me”.

Un mese dopo, deve andare agli esercizi a Quito. Aveva 86 anni e cercò di manifestare i suoi disagi alla direttrice dicendo che può fare gli esercizi anche in casa: le gambe non la reggono, la spesa eccessiva, la fatica,… La direttrice si servì di me per convincerla. Così lei, con due altre suore, finiscono per imbarcarsi su un aereo erroneamente sovraccarico. L’aereo decolla, ma non si alza più di 15 metri dalla pista. Non riesce a prendere quota. Per non sbattere con un’ala contro una palma, fa l’ultima manovra spericolata e si schianta al suolo. I sedili dei passeggeri sono sbalzati fuori e suor Maria Troncatti muore sul colpo. La vittima è stata accettata. Oggi la veneriamo sugli altari.

Dopo 20 anni di missione sono rientrato a Torino e l’ispettore, don Colombo, mi dice: “A Roma, alle catacombe, hanno urgente bisogno di guide spagnole. Vai a dare una mano per un po’, poi vediamo”. È così che sono rimasto 24 anni a San Callisto, la mia seconda missione. Lì ho potuto essere missionario per persone provenienti da tutto il mondo.

Cinque anni fa sono stato operato di maculopatia e l’allora ispettore della romana, don Leonardo Mancini, mi propose di andare alle Camerette di don Bosco a Roma. Quando i confratelli dalla Pisana chiesero il trasferimento al Sacro Cuore, dopo un anno in cui ero rimasto lì con la comunità della parrocchia, il rettor maggiore mi disse: “Tu sei dei nostri, ricordalo!”. Così oggi sono a Torino per via della ristrutturazione del Sacro Cuore e anche qui faccio la guida come posso. E la missione continua…

Un saluto e una preghiera per ognuno di voi da parte di Cosimo e ringrazio l’equipe di Animazione Missionaria ispettoriale di questa bellissima opportunità che mi dà per arrivare al cuore di ciascuno di voi della mia ispettoria di origine. Evviva don Bosco!

Cosimo Cossu

Cagliero 11 – “Per una chiesa aperta a tutti” – Ottobre 2022

Si allega di seguito il  Cagliero 11 n°166 con l’intenzione missionaria salesiana del mese di Ottobre 2022 e l’ultimo numero di Bosco Food con consigli culinari da ogni angolo del mondo.

Intenzione Missionaria Salesiana, alla luce dell’intenzione di preghiera del Santo Padre.

Preghiamo per la Chiesa; sempre fedele e coraggiosa nella predicazione del Vangelo, la Chiesa sia una comunità di solidarietà, fraternità e accoglienza, sempre viva in un clima di sinodalità.

Per il dialogo e la comprensione nell’Ispettoria Salesiana e nella Chiesa in Cile.

Cari Amici,

Nel mese di luglio, nella regione del Cono Sud, si sono svolte diverse esperienze missionarie con adolescenti e giovani legati al Movimento Giovanile Salesiano. I vari gruppi giovanili e le diverse esperienze missionarie inserite nel progetto del Volontariato Missionario Salesiano sono un bel modo per presentare ai giovani il vero volto della Chiesa “in uscita”: una realtà ecclesiale aperta e accogliente, in cui si promuove la comunione e la partecipazione.
La prospettiva missionaria della Pastorale Giovanile contribuisce a una cultura della solidarietà e della testimonianza dell’amore di Dio per le persone più diverse, specialmente per i giovani più vulnerabili. Si tratta di assumere la dimensione missionaria della propria vita, che scaturisce dall’incontro con Gesù e si nutre dell’esperienza della Spiritualità Giovanile Salesiana. Tali esperienze missionarie sono terreno fertile per la maturazione e il discernimento vocazionale dei nostri giovani.

Don Sérgio Ramos de Souza, SDB Coordinatore Regionale per l’Animazione Missionaria, Regione Cono Sud