Carissimi fratelli, sorelle e giovani:
Sono Sr Lucia Isabel Vasquez Figueroa, salvadoregna, FMA, missionaria qui in Italia da un anno e mezzo. Vi saluto con gioia in questo prezioso tempo d’avvento che ci prepara a vivere nel quotidiano il mistero dell’incarnazione di Gesù, scoprendo il suo agire nella nostra storia attraverso le situazioni, i volti di chi ci è accanto e specialmente dentro di noi.
Ringrazio l’opportunità di condividere con voi, la mia esperienza missionaria che è per me una seconda vocazione nel carisma salesiano.
Personalmente ho avuto sempre questa convinzione: il senso vero della vita sta nel saperla donare ovunque! Ed è stato per questo che nel settembre 2017, avendo espresso alle mie Superiore il desiderio di fare la domanda missionaria ad-inter gentes, sono stata accettata ed inviata da Madre Yvonne Rengouat.
Certamente, questo passo ha significato per me un nuovo esodo: lasciare la mia Ispettoria d’origine (CAM), la mia vita ricca delle diverse esperienze apostoliche fatte in Centro America nel corso di circa 15 anni, ecc…
Mi sono affidata sempre a Dio Padre Buono, anche perché questa chiamata alla missione l’ho accolta come frutto del cammino personale di fede nel mio piccolo. E sono partita.
La mia prima destinazione missionaria è stata a Baku, Azerbaijan, un paese Laico musulmano dove ho vissuto due anni. Lì, ho dovuto affrontare diverse sfide, per esempio: imparare una nuova lingua per poter comunicare con la gente, aprirmi ad una cultura religiosa nuova e vivere nella logica delle minoranze.
Questa esperienza nel Caucaso mi ha arricchito molto, perché non abitando in un contesto culturale cristiano, si è spinti a vivere la fede per convinzione e nell’essenziale. Ho imparato, perciò, tante cose, una molto importante, cioè scoprire che Dio ci ama perché siamo “persone” e siamo “noi” la sua passione; non importa lo spazio geografico che abitiamo, né la fede scelta per noi, perché come dice papa Francesco “il popolo la gente semplice” sa vivere, uno accanto all’altro senza differenze, trovando la ricchezza nella condivisione e nell’incontro.
Allo stesso tempo ho interiorizzato che essere cristiana è una chiamata ed esperienza d’amore, alla quale bisogna sempre attendere, e che occorre testimoniare alle persone, a tutti con la propria vita più che con le parole.
Adesso sono qui, a Vercelli, per volontà di Dio e sono contenta! Questa seconda mia esperienza missionaria mi ha riempito il cuore! Da quando Madre Chiara Cazzuola mi ha dato il trasferimento alla “terra delle origini”, l’ho accolta con stupore di chi si sente indegna di un dono grande perché mi trovo nella culla del nostro carisma.
Vivere e lavorare a Vercelli è per me una bella esperienza. Qui ho trovato gente accogliente e molto affezionata al nostro carisma. Trovo molto sfidanti il tempo e la cultura che viviamo adesso, forse di transizione, soprattutto in riferimento alla fede. Per quello che ho vissuto con i giovani (anche l’esperienza alla GMG di Lisbona), sono convinta che esiste in loro (i giovani) la disponibilità e la sete di una fede viva, ma semplice, quotidiana, condivisa, vissuta nella libertà della propria scelta e penso sia questa la via giusta perché diventerà una fede più consapevole.
Così provo a vivere comunitariamente e tra i giovani la mia vita di FMA .
Vorrei condividere con voi questa storia che, a mio parere, ci può aiutare a comprendere meglio lo stile missionario da vivere in questo tempo:
“Il diavolo chiese a tre monaci: “Se ti dessi il potere di cambiare qualcosa del tuo passato, cosa cambieresti?”
Il primo monaco, con grande zelo apostolico, rispose prontamente: “Ti impedirei di far cadere Adamo ed Eva nel peccato, affinché l’umanità non si allontani da Dio”.
Il secondo monaco, che aveva il cuore pieno di misericordia, rispose: “Ti impedirei di allontanarti da Dio e di condannarti eternamente.”
Il terzo monaco era il più semplice dei tre. Invece di rispondere al diavolo, si inginocchiò, fece il segno della croce e pregò: “Signore, liberami dalla tentazione di ciò che avrebbe potuto essere e non è stato”.
Il demone allora emise un grido acuto e, contorcendosi dal dolore, scomparve.
Sbalorditi, gli altri due chiesero: “Fratello, perché hai risposto così?
Il monaco spiegò: “Prima di tutto non bisogna mai dialogare con il nemico. Secondo: nessuno al mondo ha il potere di cambiare il passato. Terzo: al diavolo non interessa minimamente aiutarci, ma piuttosto imprigionarci nel passato per farci trascurare il presente. Perché? Perché il presente è l’unico tempo in cui, per grazia divina, possiamo collaborare con Dio.
Lasciamo il passato nelle mani della Misericordia di Dio e il futuro nelle mani della sua Provvidenza.
Il presente è nelle nostre mani unite alle mani di Dio.