Sinodo dei Giovani 2018: XV Assemblea Generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi

Le principali attività dell’Animazione Vocazionale suddivise per fasce d’età.

Anche il Piemonte al Convegno della famiglia salesiana verso il Sinodo dei giovani

Si è svolto dal 20 al 23 settembre a Roma, presso l’Università Pontificia Salesiana, il CONGRESSO INTERNAZIONALE GIOVANI E SCELTE DI VITA: PROSPETTIVE EDUCATIVE, che ha riunito 500 persone fra partecipanti e relatori provenienti dai 5 continenti. Una tre giorni caratterizzata dalla “ricchezza di confronto, ascolto di esperienze e buone prassi, specie da contesti extra europei. Una metodologia tipicamente sinodale di ascolto, interpretazione, scelte. Lodevole l’organizzazione e impeccabile il lavoro congiunto fra UPS e Auxilium“, come ha sottolineato il delegato di Animazione Vocazionale dell’Ispettoria del Piemonte e Valle d’Aosta, don Fabiano Gheller, reduce dall’esperienza romana.

Tra i partecipanti dal Piemonte: don Andrea Bozzolo, docente di teologia alla Crocetta, parteciperà al Sinodo, ha tenuto la relazione finale di sintesi del congresso; sr Carmela Busia e sr Paola Casalis, rispettivamente consigliera per la Pastorale Giovanile e consigliera per la formazione e l’animazione vocazionale presso le FMA del Piemonte e V. d’Aosta; sr Anna Bailo, dell’equipe di Animazione Vocazionale presso le FMA; e Giulia Gambaro, ex-allieva della casa di Novara, come allieva di IUSTO.

 

Ecco l’articolo a cura della Redazione de La Voce E Il Tempo del 24 Settembre 2018: (clicca qui per accedere alla pagina del quotidiano)

Anche Torino al Convegno della famiglia salesiana verso il Sinodo

Roma – Il Congresso, organizzato dal 20 al 23 settembre dall’Università Pontificia Salesiana, ha coinvolto studiosi, formatori, educatori e giovani sullo studio del mondo giovanile, con riferimento alle scelte di vita. Tra i relatori anche i torinesi don Andrea Bozzolo, il sociologo Franco Garelli e don Luca Peyron, direttore della Pastorale Universitaria della diocesi

Si è concluso il Congresso Internazionale “Giovani e scelte di vita: prospettive educative” organizzato dall’Università Pontificia Salesiana e dalla Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione Auxilium.

Tenutosi a Roma dal 20 al 23 settembre il Congresso ha voluto offrire ai partecipanti provenienti dai diversi continenti un contributo allo studio del mondo giovanile, con riferimento alle scelte di vita. In prossimità del Sinodo dei Vescovi su “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”, il Congresso ha coinvolto studiosi, formatori, educatori e giovani ed è stato un’occasione densa di scambi e ricca di condivisione nella prospettiva dell’umanesimo pedagogico cristiano che sta a fondamento del sistema formativo di San Giovanni Bosco. Le tematiche delle diverse sessioni di lavoro e il metodo con cui sono state affrontate hanno voluto mettere al centro l’ascolto delle diverse espressioni del mondo giovanile, cogliendone le sfide e le opportunità per formare i giovani alle scelte di vita, secondo le indicazioni metodologiche dell’Istrumentum Laboris del Sinodo.

I numerosi contributi sono stati organizzati in diverse forme: relazioni, comunicazioni, confronti in aula. Tra i relatori al Congresso erano presenti anche alcuni torinesi come don Andrea Bozzolo, docente alla Facoltà di Teologia UPS di Torino e collaboratore del segretario speciale del Sinodo dei Vescovi a cui sono state affidate le conclusioni del Congresso. Presente anche il Prof. Franco Garelli dell’Università degli Studi di Torino, che ha offerto una riflessione di sintesi dell’indagine sui temi del Sinodo realizzata all’interno della famiglia salesiana. Tra i relatori anche il direttore dell’Ufficio di Pastorale Universitaria don Luca Peyron che insieme ad Ivan Andreis, responsabile di Young Caritas Torino, ha presentato Servire con Lode: il progetto dell’Arcidiocesi di Torino finalizzato ad educare i giovani universitari attraverso il servizio alle persone più fragili.

Nelle conclusioni il Prof. Bozzolo si è soffermato sulla questione delle scelte irrevocabili e sulla necessità di rinnovare il linguaggio con cui la Chiesa parla ai giovani e li rende protagonisti, perché “la giovinezza non è solo età anagrafica, ma è una sfida antropologica e teologica dell’identità”. Il 7 ottobre la parola passerà ai padri sinodali.

Ecco l’articolo a cura della Redazione de Faro di Roma del 23 Settembre 2018: (clicca qui per accedere alla pagina del quotidiano)

Giovani e scelte di vita. Cambiare il linguaggio, rallentare il passo, progettare il futuro

“Umanizziamo, evangelizziamo, educhiamo e siamo coraggiosi nelle sfide e nelle proposte perché la Chiesa ci invita oggi a essere lungimiranti sui giovani”. Con il rammarico di non poter essere fisicamente presente al Congresso, il saluto del Rettor Maggiore dei Salesiani don Àngel Fernández Artime giunge con un videomessaggio e ricorda la grande opportunità che il Sinodo è per gli educatori e gli evangelizzatori. Don Fernández Artime invita a non avere timore perché i giovani hanno bisogno di sentirsi dire “che cosa vuoi fare della tua vita? Quale pensi che sia il sogno di Dio su di te? Come pensi di vivere la vita come dono e come servizio?”.

“Le scelte che un giovane fa non sono un menù. Quando noi scegliamo, scegliamo la nostra libertà”. Le conclusioni della mattinata di oggi, domenica 23 settembre, sono affidate al prof. Andrea Bozzolo della Facoltà di Teologia dell’Università Pontificia Salesiana di Torino. “La giovinezza non è solo età anagrafica, ma è una sfida antropologica e teologica dell’identità”. Il prof. Bozzolo si è soffermato sulle scelte irrevocabili che si giocano tra euforia e dubbio. “Ma come si fa ad impegnarsi per tutta la vita, a promettere?” Sono proprio le parole di Papa Francesco a venirci in aiuto: “Chiediti per chi sei tu”, solo in questo modo la vocazione assume i tratti originali di una “grazia, una missione e saranno i nostri fratelli a farci scoprire cos’è la libertà”.

Il prof. Bozzolo suggerisce di rinnovare il linguaggio con cui la Chiesa parla ai giovani per renderli protagonisti e di recuperare gli insegnamenti di Don Bosco e Madre Mazzarello che indicavano orizzonti immensi ai loro ragazzi anche nelle piccole scelte. “Spero che questo Sinodo possa far recuperare la bellezza della scelta e della libertà dei giovani”. La Preside della Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione Auxilium, sr. Pina Del Core, ha posto l’accento sulle sfide aperte dal Congresso. Dal punto di vista educativo la prof.ssa Del Core ha sottolineato la necessità di aiutare i giovani nei processi decisionali, nelle scelte vocazionali tra libertà e progetto personale.

Le scelte e i processi decisionali costituiscono quindi “il nuovo campo di battaglia in cui si giocano i progetti professionali e vocazionali”. Inoltre il mondo digitale e le nuove tecnologie comunicative ci spingono a ripensare i grandi temi, come la libertà, l’educazione, la scelta; educare alla scelta ha a che fare inevitabilmente anche con “l’accoglienza del mistero che accompagna ogni decisione, perché essa implica sempre una rischiosa consegna di sé, un affidamento a qualcosa o a Qualcuno”. Dal punto di vista pastorale è importante curare la formazione degli educatori, dei formatori, tra cui anche i genitori “perché apprendano il discernimento come stile permanente di vivere e di educare”.

Solamente con un autentico e fruttuoso dialogo tra scienze umane, scienze dell’educazione e scienze teologiche produrrà “una visione integrale dei percorsi di accompagnamento e di discernimento vocazionale”. Don Mauro Mantovani ha concluso che: “Siamo Chiesa, siamo famiglia, siamo per i giovani ed è proprio questa la nostra missione”. Sulle note della canzone «Don Bosco Padre Maestro e Amico» e con un immancabile selfie finale, firma distintiva della cultura di oggi, termina il Congresso Internazionale “Giovani e scelte di vita: prospettive educative”. Ieri sabato 22 settembre si è conclusa la terza sessione del Congresso internazionale «Prospettive educative in chiave salesiana».

In questo, che è il nucleo principale dell’evento, si sono offerte alcune prospettive di intervento educativo pastorale a partire dal contributo originale del carisma educativo salesiano. Il prof. Wim Collin, dell’Università Pontificia Salesiana, studiando in particolare le biografie dei giovani scritte da don Bosco, ha indagato “in quale modo i giovani facessero le loro scelte oppure come fossero accompagnati e guidati nel farle”. Dall’analisi risultano alcune costanti: chiarezza della proposta formativa, l’educatore come guida, l’influsso dell’ambiente; la disponibilità del giovane a lasciarsi accompagnare; il ruolo fondamentale della religione per diventare “buoni cristiani” e “onesti cittadini”.

Il secondo intervento è stato affidato alla prof.ssa Eliane Anschau Petri, della Facoltà di Scienze dell’Educazione Auxilium. L’obiettivo della sua relazione è stato “approfondire la dimensione mistagogica di madre Mazzarello nell’accompagnamento della scelta vocazionale”, basandosi sulle sue lettere e altre fonti documentarie e narrative. La prof.ssa Piera Ruffinatto, della Facoltà di Scienze dell’Educazione Auxilium, ha riflettuto sul binomio “prevenire è educare a scegliere” e si è interrogata sull’apporto del Sistema Preventivo nell’accompagnare i giovani al discernimento e alle scelte.

La pedagogia salesiana è il tesoro da conservare e che ci incoraggia a educare i giovani alle scelte. Si tratta di credere e amare i giovani “mettendo tutto il nostro impegno nel lasciare loro in eredità un mondo accogliente che sia terreno buono per farli fiori come cristiani gioiosi e cittadini solidali”. L’intervento del prof. Michal Vojtáš, dell’Università Pontificia Salesiana, ha affrontato “il tema della pedagogia salesiana della scelta e della vocazione”. A partire da alcuni fondamentali cambiamenti della pedagogia salesiana nel post-Concilio Vaticano II, ha delineato alcuni princìpi pedagogici di base per tracciare risposte “alle sfide del contesto post-moderno” e individuare proposte concrete “legate ai processi di progettazione educativo-pastorale”.

Ecco la video intervista al Cardinale Lorenzo Baldisseri, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, realizzata per l’ UPS:

Un inedito intervento del Cardinale Lorenzo Baldisseri, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, durante il CONGRESSO INTERNAZIONALE GIOVANI E SCELTE DI VITA: PROSPETTIVE EDUCATIVE, che si è svolto dal 20 al 23 settembre presso l’Università Pontificia Salesiana di Roma.

I giovani ci aspettano, ci vogliono più vicini” – con questa espressione il Cardinale Lorenzo Baldisseri, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, ha concluso il suo intervento dedicando ai giovani e a tutti i presenti un momento musicale inedito. Accarezzando dolcemente i tasti del pianoforte preparato per lui, ha dato prova di come la musica metta in sintonia i cuori di tutte le età.

La sua relazione si è concentrata sull’«Orizzonte vocazionale del Sinodo, chiamata di Dio, scelte di vita e prospettive educative», con cui ha sottolineato come sia importante “non perdere la delicata e necessaria articolazione dell’insieme del lavoro che si sta facendo, mettendo la tematica della scelta in dialogo con la dinamica vocazionale e mettendo in relazione le prospettive educative con il dovere ecclesiale di evangelizzare. Inoltre è importante non dimenticare che l’Instrumetum Laboris è “un documento che fotografa la situazione giovanile nel mondo attuale”.
La riflessione sinodale “aiuta quindi a porre la questione della scelta personale e dei cammini educativi dentro l’orizzonte vocazionale dell’esistenza umana in quanto tale: non si può pensare alle scelte di vita, dal punto di vista cristiano, se non all’interno di questa visione vocazionale ampia e diffusa”.

Il Cardinale ha proposto all’assemblea due prospettive educative: “accompagnamento” e “discernimento”, consigliando di coglierne la relazione intrinseca in quanto “si accompagnano i giovani non per perdere tempo con loro, ma per portarli a maturazione, per aiutarli a diventare adulti. Abbiamo una necessità epocale di adulti di qualità – sostiene il Card. Baldisseri – che sembra essere una merce rara di questi tempi”. È in quest’ottica che “l’accompagnamento assume naturalmente i tratti del discernimento vocazionale”. Per il Cardinale l’ascolto dei giovani “ci ha restituito una Chiesa in debito d’ossigeno: non siamo, in linea di massima, ben attrezzati di adulti competenti e maturi in grado di accompagnare i giovani. Si tratta di un dato che ci deve mettere in movimento per creare le condizioni per un rinnovamento ecclesiale”.

Che cosa aspettarsi allora da due istituzioni legate al carisma di Don Bosco?Ci aspettiamo – ha risposto il Card. Baldisseri – la formazione di accompagnatori capaci di camminare con i giovani sulle strade del discernimento vocazionale. Persone che sappiano accompagnare i giovani nell’ascolto della loro coscienza e nella presa in carico della realtà”.

A conclusione del suo intervento, ha invitato a “rimanere creativamente fedeli all’identità” soprattutto in questa metamorfosi epocale, “sia dal punto di vista della ricerca, che certamente deve saper integrare una prospettiva teologica e pastorale insieme con quella spirituale e pedagogica; sia dal punto di vista del Magistero Pontificio, che vi chiede di aiutare la Chiesa tutta attraverso la formazione integrale delle future generazioni di adulti; sia dal punto di vista salesiano, perché anche voi siete chiamati ad aggiornare gli insegnamenti del vostro fondatore alla mutata situazione culturale odierna”.

Anche il sociologo prof. Franco Garelli commentando i dati del Survey Mondiale presentato ieri durante il Congresso, ha sottolineato l’importanza dell’educazione salesiana in un mondo complesso, plurale, in cui coesistono tante verità” che li disorienta nelle scelte. “I giovani hanno bisogno di un Sinodo, che li renda protagonisti e che non si sostituisca a loro, in cui siano meno destinatari, meno utenti”. Quella di oggi è una generazione che esce da contesti o troppo protetti o troppo uniformati e quindi la Chiesa deve avere il coraggio e l’intelligenza di non avere un’attenzione generica, ma deve affrontare temi come la bioetica, la sessualità; oggi il giovane vive dentro di sé una serie di tensioni, tra fede e ragione, tra religione e scienza, tra benessere personale e trascendenza”. A conclusione del suo intervento il prof. Garelli ha richiamato “a essere presenti nella sfera pubblica, nelle proposte educative e più propositivi su temi decisivi dell’esistenza”.

L’intervista a Mons. Baldisseri è disponibile, qui di seguito:

“MISSIONE COPPIA”: percorso per futuri sposi, fidanzati e giovani coppie che desiderano “camminare insieme”

La Pastorale Giovanile dei Salesiani del Piemonte e Valle d’Aosta lancia – sull’onda del nuovo tema pastorale “Io sono una Missione – #perlavitadeglialtri” – “MISSIONE COPPIA – Questa è la mia casa“: un percorso non solo dedicato ai futuri sposi, ma a tutti i fidanzati e le giovani coppie che desiderano “camminare insieme”, consapevoli di quanto sia bello e importante condividere il dono della fede nella immediata concretezza della vita quotidiana. Un’iniziativa, basata sulla partecipazione attiva dei fidanzati, che si svilupperà attraverso weekend di esercizi spirituali – il 20/21 ottobre 2018 e il 16/17 marzo 2019 – nella quieta località di Muzzano Biellese.

Un cammino spirituale, dunque, personale e di coppia per la propria maturazione umana e cristiana, un cammino di relazione con il Dio vivo e vero, basato sul dialogo e sulla possibilità di arricchimento reciproco. Una équipe, formata da laici e salesiani, coordinerà gli incontri, alternando momenti di preghiera insieme ad alcuni momenti di confronto, grazie alla presenza di coppie guida che, mediante la ricchezza delle loro esperienze, possono essere preziose per coloro che iniziano questo cammino: per considerare l’esperienza di coppia come vissuto d’amicizia e coesione,  per favorire l’ascolto reciproco e, semplicemente, condividere la propria esperienza con altre coppie stringendo nuove amicizie.

Per la partecipazione è previsto un piccolo contributo; inoltre, si garantisce la presenza di baby-sitter in loco, che potrà prendersi cura dei ragazzi durante le attività di “MISSIONE COPPIA – Questa è la mia casa”.

 

Weekend MGS: 300 giovani “pellegrini sulla strada dei propri sogni”

Sono quasi 300 i ragazzi che, nel weekend del 15-16 settembre, si sono ritrovati al Colle don bosco per dare il via ad un nuovo anno come MGS. Centinaia di giovani, accompagnati da animatori, suore e sacerdoti, hanno condiviso due giornate all’insegna della gioia vera.

Sí, proprio quella felicità che illumina il viso grazie alla semplice combinazione di ingredienti straordinari: allegria, gioco e preghiera.
Tirando le fila delle molteplici esperienze estive vissute insieme, dai campi al pellegrinaggio in Terra Santa e a Roma, è ripartito il cammino ispettoriale. E il tema dell’anno ”io sono una missione#perlavitadeglialtri ha assunto i colori della concretezza e il volto di ciascun partecipante. Nel collaborare insieme, ma ancor di più nel condividere insieme, ognuno si è donato per gli altri gettando le basi per realizzare la missione per eccellenza: coltivare i propri sogni. Quegli stessi sogni che Papa Francesco definisce fecondi appunto quando sono per gli altri. I sogni grandi che sono dono di Dio. Quei sogni che devono portarci a passare dall’egoismo dell’io alla straordinaria complessità del noi.
E l’esempio più bello di un sogno realizzato non potevano che essere i sei salesiani che hanno detto il loro sì. Per sempre.
Testimoni di una felicità che si raggiunge dando forma al desiderio che il Signore ha posto in ciascuno di noi, nella fecondità di un sì che detto da uno, fa del bene a molti.
E guardando negli occhi dei ragazzi che tornavano a casa, alla fine del weekend, si leggeva chiaramente il desiderio di rivivere emozioni come queste, per continuare un cammino… Per essere veri ”pellegrini sulla strada dei propri sogni”.

(Articolo a cura di Elena Scavino)

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Di 5000 minuti di catechesi, 1000 minuti di predica e 500 ore di religione cosa rimane?

Indagine sul mondo giovanile italiano

Don Armando Matteo

Descrizione: Il video qui presentato – frutto di un’analisi approfondita sul mondo giovanile a cura di don Armando Matteo, attento osservatore del pianeta giovanile e docente di Teologia Fondamentale alla Pontificia Università Urbaniana (clicca qui, per vedere il suo intervento integrale)

 – illustra il gap importante tra i nati prima degli anni 80, i cosiddetti babyboomers e le generazioni successive, rilevando per questi ultimi una significativa lontananza dall’esperienza religiosa e si domanda: che cosa è rimasto di tutta l’iniziazione cristiana5000 minuti di catechesi, 1000 minuti di predica e 500 ore di religione?

Dalle indagini del docente emerge dalle risposte che l’esperienza religiosa è soltanto un rumore di fondo, qualcosa di carino ma che non ha più interesse quando è ora di decidere circa la propria identità, quindi si incontra una gioventù spirituale non praticante che fa fatica a comprendere la figura stessa di Gesù.

Don Armando, si sofferma poi sulla vera crisi di fede: quella che tocca il mondo degli adulti che, da troppo tempo, ha marginalizzato la propria esperienza di fede. Nessuno dei ragazzi intervistati ricorda di aver mai pregato con  i genitori o leggere il vangelo.

Durata: 10.20”

Destinatari: salesiani, animatori, educatori, catechisti.

 

 

In Val d’Ayas con i campi della Parola 2018

Pracharbon, Val d’Ayas. Dal 22 al 29 luglio si è svolto il Campo della Parola, in continuità con i cammini ispettoriali che lungo l’anno si propongono nei Savio, GR Ado, EESP per medie e biennio.

Una settantina di ragazzi dalla 1° media alla 2° superiore, coordinati da un’ équipe composta da SDB, FMA e famiglie, hanno vissuto un’intensa settimana di preghiera, formazione, divertimento. In un clima di amicizia e fraternità, hanno partecipato ad una vera e propria scuola di preghiera, sperimentando la spiritualità giovanile salesiana: “ogni cosa che facciamo può diventare preghiera se vissuta nell’amicizia con il Signore“!

 

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Dove c’è gioia c’è Dio! La Prima FESTA dei GIOVANI ad IVREA

Festa dei Giovani 2018

Animazione di strada, workshop, giochi per tutti.
Sabato 22 settembre 2018
Piazza Ottinetti, Ivrea.

Ore 18:30 – Messa in piazza
Ore 21:30 – Concerto dei THE SUN

Dalle ore 15.00 di Sabato 22 Settembre 2018 sono invitati i giovani di tutta la Diocesi eporediese – con la partecipazione dei giovani della Valle d’Aosta -, e non solo, alla Festa dei Giovani di Ivrea, si concluderà con il nuovo spettacolo “Ogni Benedetto Giorno” della rock band The Sun. L’evento si svolgerà in Piazza Ottinetti ad Ivrea.
Una festa pensata per tutti i giovani da altri giovani che prevede momenti di animazione, workshop ed evangelizzazione di strada. Lo staff  organizzativo,  è composto da età, movimenti e missioni differenti, una sinergia condivisa con tutte le realtà locali che si occupano di giovani: la Pastorale Giovanile della Diocesi di Ivrea, gli scout, la comunità monastica delle Suore Francescane, per citarne alcuni. Anche Croce Rossa Italiana, nella sua compagine di giovani pioneri,  e la Educamente Onlus, hanno sposato con entusiasmo il progetto, con l’auspicio che questa manifestazione possa diventare una consuetudine per il territorio eporediese per ricominciare l’anno scolastico e oratoriano, un ritrovo annuale per poter procedere in questo cammino di comunione insieme.

Don Bosco Châtillon: Stage in Spagna per 3 neodiplomati

Nei primi giorni di settembre tre alunni neodiplomati e selezionati dall’Istituto Don Bosco di Châtillon – Bois Massimiliano, Brunet Joel e Perruquet Arnaud – sono partiti per una esperienza di stage presso la località di Burgos in Castiglia.

Questa attività di stage è il frutto di una collaborazione dell’Istituto Don Bosco
di Châtillon con gli uffici della Pastorale Giovanile Salesiana di Valdocco grazie ad un finanziamento della FONDAZIONE CRT, che per il secondo anno consecutivo ha investito in un progetto di stage.

I tre giovani, nei primi giorni, parteciperanno ad una “full immersion” di studio della lingua castigliana e dal quarto giorno e per i tre mesi susseguenti, saranno inseriti in stage presso aziende di valenza locale e internazionale del settore meccanico, automobilistico e del mobile.

Nei week-end, i giovani potranno conoscere ed apprezzare, con visite guidate, le località e le tradizioni della Spagna e incontrare ragazzi di altre provenienze.
Soggiorneranno presso la “Residenza Studenti Universitari di Burgos” gestita dai Salesiani della Spagna. Questa sarà un’esperienza formativa di crescita lavorativa per i tre giovani valdostani e anche un’esperienza culturale, innovativa e di approfondimento nel mondo della globalizzazione.

(Articolo a cura del Prof. Carlo VANCHERI
Vicepreside, Istituto Professionale
Industria e Artigianato “Don Bosco)

I consigli delle CEP radunati a Valdocco per l’inizio dell’anno pastorale

Il nuovo anno pastorale si è aperto con l’incontro a Valdocco dei consigli delle comunità educativo pastorali dell’ispettoria. Salesiani e laici animatori di settore insieme per confrontarsi a partire dalle provocazioni del brillante intervento di don Armando Matteo, acuto osservatore del pianeta giovanile e docente di Teologia Fondamentale alla Pontificia Università Urbaniana.

Se vuoi saperne di più vai all’articolo completo.

 

Il servizio responsabile: l’esito necessario della nostra spiritualità apostolica

Per approfondire il tema dell’Anno Pastorale 2018/2019 “Io sono una Missione #perlavitadeglialtri” si propone la riflessione di don Rossano Sala, disponibile anche sul sito di Note di Pastorale Giovanile.

Nel quadro della spiritualità giovanile salesiana

La proposta pastorale per il prossimo anno educativo-pastorale ha come tema di fondo il “servizio responsabile”. È l’ultimo dei cinque grandi pilastri della nostra Spiritualità Giovanile Salesiana, che fa da riferimento ineludibile al nostro modo di essere Chiesa e di essere nella Chiesa:
1. La vita quotidiana come luogo dell’incontro con Dio. Il quotidiano ispirato a Gesù di Nazareth è il luogo in cui il giovane riconosce la presenza operosa di Dio e vive la sua realizzazione personale.
2. Una spiritualità pasquale della gioia e dell’ottimismo. Il quotidiano va vissuto nella gioia e nell’ottimismo, senza rinunciare per questo all’impegno e alla responsabilità.
3. Una spiritualità dell’amicizia e della relazione personale con il Signore Gesù. Il quotidiano è ricreato dal Cristo della Pasqua che dà le ragioni della speranza e introduce in una vita che trova in Lui la pienezza di senso.
4. Una spiritualità ecclesiale e mariana. Il quotidiano si sperimenta nella Chiesa, ambiente naturale per la crescita nella fede attraverso i sacramenti. Nella Chiesa troviamo Maria, prima credente, che precede, accompagna e ispira.
5. Una spiritualità del servizio responsabile. Il quotidiano viene consegnato ai giovani in un servizio generoso, ordinario e straordinario.

L’anno 2018-19 porta a compimento un triennio organizzato intorno a tre di questi nuclei, che hanno una distensione ben precisa e fortemente unitaria:
– 2016-2017: L’incontro con il Signore
– 2017-2018: L’appartenenza gioiosa alla Chiesa
– 2018-2019: Il servizio responsabile nella vita quotidiana.
Possiamo pensare ad una dinamica generativa che parte dall’incontro con Gesù e che ci orienta in due direzioni: quella dell’accoglienza della grazia che salva, ben chiarita dal tema dell’appartenenza e della comunione ecclesiale, che ci fa discepoli del Signore; e quella della testimonianza in uscita, rappresentata dalla necessità di diventare sempre di più missionari del Vangelo nel mondo e nella società in cui viviamo.

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Nel tempo del Sinodo sui giovani

L’anno pastorale che stiamo per cominciare segna la presenza del Sinodo dal tema “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”, che si svolgerà dal 3 al 28 ottobre 2018.
Il Sinodo non ha l’intenzione di parlare genericamente dei giovani, ma di farlo a partire da un’ottica specifica, che è quella della “fede” e soprattutto del “discernimento vocazionale”. Puntando sull’idea di “pastorale giovanile vocazionale” il Sinodo desidera qualificare la pastorale giovanile in ottica vocazionale e far diventare patrimonio di tutti i giovani il discernimento a proposito della propria missione nel mondo e nella Chiesa.
A partire dall’ottica del “discernimento”, frutto della laboriosità della fede, prende corpo l’idea e la specificazione di che cosa significa il “discernimento vocazionale”, tipico dell’età giovanile. Esso non avviene rinchiudendosi nella propria interiorità per cercare la propria identità in forma intimistica e autoreferenziale, ma esattamente aprendosi al senso e all’orientamento della propria esistenza in forma “estatica” ed “eccentrica”:

«Tante volte, nella vita, perdiamo tempo a domandarci: “Ma chi sono io?”. Ma tu puoi domandarti chi sei tu e fare tutta una vita cercando chi sei tu. Ma domandati: “Per chi sono io?”. Come la Madonna, che è stata capace di domandarsi: “Per chi, per quale persona sono io, in questo momento? Per la mia cugina”, ed è andata. Per chi sono io, non chi sono io: questo viene dopo, sì, è una domanda che si deve fare, ma prima di tutto perché fare un lavoro, un lavoro di tutta una vita, un lavoro che ti faccia pensare, che ti faccia sentire, che ti faccia operare. I tre linguaggi: il linguaggio della mente, il linguaggio del cuore e il linguaggio delle mani. E andare sempre avanti» (Veglia in preparazione alla XXXII Giornata Mondiale della Gioventù, 8 aprile 2017).

Già in Evangelii gaudium vi era un passaggio di grande lucidità sull’argomento quando, parlando dell’identità del cristiano, si dice che «io sono una missione su questa terra, e per questo mi trovo in questo mondo» (n. 273). Un’affermazione molto forte e precisa: la missione non è un “fare”, ma un “essere”, cioè mi offre consistenza personale nella forma della generosità sistemica verso il prossimo.
Il passaggio dal “chi sono io?” al “per chi sono io?” è decisivo e segna un cambio di prospettiva radicale e imprescindibile. Questa mossa sinodale è kairologica, perché propone esattamente l’antidoto alla malattia tipica e specifica del tempo in cui siamo chiamati a vivere e operare dal punto di vista educativo e pastorale: il narcisismo sistemico, autistico e autoreferenziale.
Decisivo è aiutare ogni giovane, ma in verità ogni battezzato e in fondo anche ogni uomo di buona volontà a porsi la domanda giusta circa la destinazione della propria libertà, perché la questione della realizzazione della propria esistenza e della ricerca di una vita felice passa sempre attraverso la mediazione dell’altro: la domanda giusta da fare ai giovani non è “cosa devo fare per essere felice?”, ma “chi devo rendere felice perché io possa davvero trovare la felicità?”.
Qui si vede bene che ogni vocazione personale è una missione verso terzi e mai si riduce ad un monologo mortifero con se stessi. E mai e poi mai diviene una relazione a due con Dio. Anzi, è proprio il dialogo vocazionale con il Dio dell’alleanza e della misericordia che chiama per inviare e mai per restare.

La corresponsabilità apostolica con i giovani

Eccoci così giunti al cuore della proposta pastorale, che consiste sostanzialmente nel pensare ai giovani come ai protagonisti della missione della Chiesa. Effettivamente il soggetto dell’evangelizzazione, come ben ci ricorda Evangelii gaudium al n. 120, è la Chiesa nel suo insieme, perché

«in virtù del Battesimo ricevuto, ogni membro del Popolo di Dio è diventato discepolo missionario (cfr. Mt 28,19). Ciascun battezzato, qualunque sia la sua funzione nella Chiesa e il grado di istruzione della sua fede, è un soggetto attivo di evangelizzazione e sarebbe inadeguato pensare ad uno schema di evangelizzazione portato avanti da attori qualificati in cui il resto del popolo fedele fosse solamente recettivo delle loro azioni»

E i giovani, in quanto battezzati, sono soggetti attivi della missione della Chiesa. Essi possono prendere consapevolezza della propria vocazione nella Chiesa solo nella forma della condivisione evangelica di vita e della corresponsabilità apostolica. Non è possibile entrare nel ritmo della fede al di fuori di un’esperienza ecclesiale coinvolgente che abbia la forma di un evento sempre inedito capace di generare simpatia, accoglienza e imitazione da parte dei giovani.
Questo è il punto qualificante della pastorale giovanile, perché il cristianesimo è nella sua essenza un evento di donazione e quindi esso “si impara” solo attraverso il contatto con una testimonianza capace di generare sequela e imitazione: non nel sapere teorico, né nel ripetere scolastico, né nel contemplare spirituale, ma nel servizio concreto, nell’esperienza della dedizione reale si fa esperienza di Dio, della sua Chiesa e del suo Regno che viene.
Si diventa discepoli del Signore nell’effettività della vita, attraverso la chiamata e l’esercizio concreto dell’apostolato, attraverso l’accoglienza di un invito percepito come parola non di uomini, ma che rimanda realmente a Dio. E questo impegno, che permette ai giovani di essere protagonisti, apre il campo a tutte le altre istanze della vita cristiana: da qui infatti sorge l’esigenza di una vita che sia moralmente all’altezza della missione, di una vita di fede capace di attingere all’essenziale, di una spiritualità apostolica, di una conoscenza dei contenuti della fede stessa.
La pastorale giovanile desidera fare dei giovani a cui è mandata dei soggetti impegnati in presa diretta nell’esercizio della vita cristiana, e non degli inoperosi, disinteressati e indifferenti destinatari: l’idea che i giovani siano soggetti passivi della pastorale giovanile è assolutamente da respingere, perché – in primo luogo – tradisce il cuore della proposta cristiana, che è certamente ricezione dell’iniziativa di Dio a favore nostro, ma, nella sua piena maturità, è altrettanto un impegno esplicito di attestazione esistenziale di un modo di vivere che si pone al servizio degli altri. In secondo luogo tale prassi non è per nulla rispettosa dell’età della vita del giovane stesso: un’età che richiede l’energica presa in carico della propria vita, caratterizzata dall’esercizio in prima persona della libertà e della responsabilità, dalla capacità di iniziativa personale in molti modi.

La necessaria fiducia e il grande guadagno

Questa strategia pastorale richiede un atteggiamento fondamentale nei confronti dei giovani: la fiducia e la speranza nei giovani stessi. Se questo atteggiamento manca nei responsabili della pastorale giovanile – e in generale nell’istituzione ecclesiale – non vi è possibilità di fare dei giovani dei soggetti della pastorale giovanile, e in fondo diventa quasi impossibile fare di loro dei discepoli del Signore.
L’accompagnamento necessario, il sostegno e la verifica – di fronte anche ai fallimenti a cui si può andare incontro – non possono far perdere la speranza sulle capacità e le possibilità dei giovani di essere protagonisti, di essere dei “giovani discepoli missionari”. Purtroppo il compito educativo e pastorale è colpito a morte quando siamo in presenza dalla perdita generale della fiducia e soprattutto della speranza, che, nel momento in cui aggredisce la fede e la carità, le svuota come da dentro della sua forza motrice.
Il peggior atteggiamento in assoluto per un operatore di pastorale giovanile è quello di non avere speranza nei giovani a cui è mandato.
Infine, il coinvolgimento corresponsabile dei giovani in ordine alla missione della Chiesa – nel momento in cui è adeguatamente accompagnato ed è interpretato con intelligenza – porta con sé un vantaggio di grande attualità proprio nel tempo in cui viviamo: il servizio generoso verso gli altri creano un naturale superamento dell’autoreferenzialità a cui è soggetto il nostro tempo, perché allontanano radicalmente il giovane da un’attenzione e da una concentrazione potenzialmente patologica verso la propria persona e lo costringono a confrontarsi e a misurarsi con l’altro da sé e a partire dall’altro da sé. Occuparsi degli altri, insomma, significa per lo meno distogliersi dalle proprie esigenze.
D’altra parte è decisivo affermare che la contestazione del principio narcisistico nella pastorale giovanile non può essere lasciato ad una enunciazione teorica, ma deve giungere a proporre ai giovani esperienze educative e pastorali di dedizione e di donazione – anche forti e discriminanti, se è il caso – in cui si sentono protagonisti e attori di una forma di servizio praticabile e a loro misura, su cui far crescere la loro responsabilità personale.