#IUSTONONSIFERMA: garantire la continuità didattica

Di seguito la comunicazione dell’Istituto Universitario Salesiano di Torino IUSTO con tutte le informazioni utili per gli studenti per garantire la continuità didattica.

#IUSTONONSIFERMA

In coerenza con le ultime dichiarazioni del Presidente del Consiglio, nei limiti del consentito, cercheremo di garantire la continuità didattica e i servizi ai nostri studenti.

Per  problemi relativi alla fruizione delle lezioni a distanza è disponibile il nostro help desk contattabile attraverso l’apertura di un ticket sul nostro sito.  More Info

INFORMAZIONI UTILI

Rimane sempre attivo il numero dell’Infopoint – 011 2340083 (dal lun al ven con orario 10-13.30/14.30-17.00) e tutti gli uffici sono raggiungibili tramite indirizzo di posta elettronica reperibile sul nostro sito www.ius.to

È comunque possibile iscriversi ai corsi, le lezioni saranno programmate appena sarà possibile:

I nostri Open Day, che purtroppo abbiamo dovuto rimandare, ma appena sarà possibile verranno riprogrammati. Conferma l’interesse ti aggiorneremo sulle date!

4KeepingPeace: la testimonianza di don Alejandro Mendoza

Questa sera alle ore 21.00, in diretta sulla Pagina Facebook di Salesiani Piemonte, avrà inizio una serie di incontri dedicati al progetto “4KeepingPeace – Per mantenere la pace” realizzato dall’Oratorio Salesiano dell’Agnelli.

I tre incontri saranno in diretta Facebook con la testimonianza di don Alejandro Mendoza, Ispettore del Medio Oriente.

Don Alejandro Mendoza (Ispettore MOR) ci parla di "Discernimento e Vocazione"

Publiée par Salesiani Piemonte, Valle d'Aosta e Lituania sur Mercredi 25 mars 2020

PAGINA FACEBOOK ICP ORE 21.00

1° incontro – 27 marzo 2020

Il Discernimento e la Vocazione

2° incontro – 3 aprile 2020

La guerra e le comunità cristiane

3° incontro – 10 aprile 2020

Don Bosco in Siria

CFP Fossano: Il Questionario sulla Formazione a Distanza

Prosegue nei Centri di Formazione Professionale l’esperienza della Formazione a distanza. In particolare, il CNOS-FAP di Fossano ha voluto domandare agli allievi del proprio centro il parere su questo tipo di strumento, attraverso un questionario sulla FAD. Si riporta di seguito l’articolo pubblicato sul sito dell’opera lo scorso 25 marzo.

Da ormai due settimane il CNOS fossanese lavora a pieno regime con la Formazione a Distanza. Gli allievi, i formatori, la segreteria, l’ufficio accoglienza e… la rete telefonica sono impegnate nel fronteggiare gli sconvolgimenti al percorso formativo causati dall’irruzione del COVID-19 nella nostra vita.

La Fad era considerata come un’opzione in più rispetto alla normale formazione e in una certa misura si può dire che fosse già utilizzata come modalità formativa: spesso i compiti venivano assegnati ed espletati “da remoto”; numerose attività formative prevedevano l’uso del Web e delle ricchezze in esso contenute per comprendere e apprendere meglio. Non si può dire quindi che la FAD sia un’entità aliena piombata all’improvviso sul mondo della formazione. Insomma: la formazione a distanza era un’esperienza già nota, come dimostreremo in seguito.

Ciononostante è facile comprendere che un conto è avere la possibilità di utilizzarla tra molti altri canali di istruzione e un conto ben diverso è l’essere obbligati a farlo.

La direzione, i formatori e, credo di poterlo affermare, anche le famiglie degli allievi e delle allieve si sono generosamente impegnate nell’insolita situazione. Come in ogni nuova esperienza ci si è mossi senza avere una piena padronanza di quanto si è andati facendo. All’inesperienza si è affiancata la voglia di lavorare bene, la resistenza alle inedite difficoltà sociali.

È con questo spirito che abbiamo scelto di domandare ai nostri allievi e allieve un parere sulla loro esperienza con la novità della FAD (Fad o non Fad?). Il primo risultato di questa scelta è stato un questionario molto semplice per avere un primo riscontro sull’efficacia del nostro lavoro. Abbiamo cercato di capire i nostri errori e le nostre competenze, abbiamo riflettuto su vantaggi e svantaggi della novità. E, in un’ottica di trasparenza, abbiamo deciso di condividere i risultati.

Il questionario “Cosa pensi della Formazione a Distanza?” è rimasto online per tre giorni e hanno risposto 271 utenti: oltre il 50 per cento di chi frequenta le lezioni per ottenere una qualifica. Ci preme sottolineare una cosa: il questionario è un’indagine molto semplificata, non ha la pretesa di essere scientificamente certo e inoppugnabile. Non siamo professionisti della statistica, ma cerchiamo soltanto di essere attenti alle esigenze di chi ha scelto di frequentare il nostro CFP. Non pensiamo dunque di avere realizzato uno studio fondamentale; siamo semplicemente consapevoli che il valore delle risposte che i nostri allievi e allieve ci hanno dato è un’indicazione su come svolgere meglio il nostro nuovo lavoro.

Descrivere completamente le domande e le risposte non è agevole, richiederebbe un articolo molto più lungo di quello che state leggendo. Ci limitiamo a mettere in evidenza i dati più interessanti.

Cosa ci ha detto la nostra indagine

La FAD è uno strumento che era già conosciuto dall’82,2% degli utenti. Oltre due terzi degli allievi e allieve (73,7%) ci comunica che le lezioni sono state utili.

Il bello della FAD è che 224 allievi/e ci dicono che si sentono più tranquilli/e; 201 si sentono più vicini ai propri famigliari, 183 riconoscono di non avere stress da interrogazioni.

Alla domanda: “Cosa ti manca delle lezioni tradizionali?” ben 247 dicono di sentire la mancanza delle lezioni di laboratorio, ma anche la mancanza dei compagni di classe (236), dell’atmosfera del CFP (203), della relazione con i formatori (203).

Il 52,4% non si sente in vacanza, ma il 42,4% più o meno si percepisce in una specie di vacanza.

Una domanda un po’ più complicata è stata: “Sei preoccupato per la tua preparazione professionale o ti sembra di imparare comunque?” Il 31,7% è preoccupato così come il 30,6% che è un po’ preoccupato. Solo il 6,6% non è per niente preoccupato.

Non dovendo seguire le lezioni ben 236 impiegano il tempo aiutando in casa, 180 si annoiano, 176 fanno esercizi fisici in casa e altrettanti seguono i propri hobby. In 138 giocano online mentre 131 giocano alla playstation.

Infine, unica domanda a risposta aperta, abbiamo chiesto: “C’è qualcosa che vorresti comunicarci?” Tra le 115 risposte ricevute, scegliamo di riportare alcune risposte più significative:

  • Spero di tornare presto a scuola (questo tipo di commento è il più riportato ndr)
  • Rispettare le scadenze di una settimana come era stato detto sulla comunicazione
  • Meno compiti vi prego che già lo stress dello stare a casa e il fatto di sto virus ci bastano e voi con gli eccessivi compiti ci stressate ancora di più
  • Per me queste lezione a distanza potrebbero essere un buon potenziale per arrivare a fare scuola da casa e così da far risparmiare soldi a famiglie e scuole
  • Trovo che stando a casa siamo più uniti in famiglia
  • Niente di particolare, sicuramente complimenti perché dietro tutto ciò c’è di nuovo grande organizzazione come sempre. Si spera di tornare velocemente alla normalità. Sopratutto per chi ha l’esame….
  • Non vedo l’ora che tutto questo finisca per tornare alla normalità, anche se questa didattica a distanza funziona molto bene
  • Molto bello il questionario
  • Che vi devo dire amici miei belli
  • Mi manca la scuola, i compagni, e amici di altri corsi, e prof che danno consigli
  • Trovo che in confronto a quando andavamo a scuola, ora ci sono molti piú compiti, sono D’accordo sul fatto di darci compiti perché a casa non c’é molto da fare, ma secondo me si sta un po “esagerando”
  • Da quando ci sono le lezioni online ho una grande paura che i miei voti si abbassino perché non capisco veramente niente
  • Sarebbe bello se ci fosse alcune volte la lezione interattiva, magari per argomenti ritenuti importanti dal professore e quindi avere la possibilità di chiedere chiarimenti in tempo reale (quasi come essere in classe).

“Insegna da casa”: il nuovo portale Google per aiutare gli insegnanti

In questo tempo di emergenza sanitaria in cui le scuole sono chiuse, Google, in collaborazione con l’Istituto per le Tecnologie dell’Informazione nell’Educazione dell’UNESCO, inaugura un nuovo portale: “Insegna da casa“, una raccolta di informazioni, consigli, risorse e strumenti per facilitare la didattica a distanza per sostenere studenti e insegnanti.

“Ogni giorno, sempre più insegnanti devono insegnare da casa. Ma non sono soli.”

Dean Stokes, Google for Education

Le principali domande alle quali il portale fornisce una risposta sono:

  • Come faccio per insegnare a distanza con riunioni video?
  • Come faccio per insegnare a distanza senza riunioni video?
  • Come faccio per rendere la lezione più accessibile?
  • Come faccio a coinvolgere gli studenti insegnando a distanza?
  • Come faccio per tenermi in contatto con gli altri insegnanti?

Per ciascuna domanda, vengono elencati tutti gli step da seguire per avviare una lezione a distanza con lo strumento più opportuno, anche attraverso appositi tutorial come ad esempio:

Tutorial

Avvia una riunione video con la tua classe con Hangouts Meet

Realizza un sito web per la tua classe con Google Sites

Scopri le funzioni di accessibilità di G Suite

Mantieni i contatti con genitori e tutori

Organizza delle pause caffè virtuali

Infine, la sezione “Impara a casa” è dedicata ai genitori, i quali possono contribuire a integrare l’apprendimento con video e attività aggiuntivi di YouTube.

Salesiani Valsalice: Prof a distanza

I professori del Liceo salesiano di Valsalice, grazie alla radio Valsonair, si cimentano in questi tempi nella didattica a distanza con varie tematiche. Si riporta di seguito l’articolo pubblicato dal sito dell’opera “Il Salice“, a cura di Carlo Ponti.

PROF A DISTANZA è il podcast della web radio Valsonair, in onda sul sito della radio. I professori di Valsalice, grazie all’utilizzo dello strumento mediatico della scuola, si cimentano in questi tempi di didattica a distanza in avventurose lezioni della durata di una mezz’ora con varie tematiche: dalla Divina Commedia, al doping nello sport, dalle vicende dei Flavi, alle sanguinose battaglie dell’America del XIX secolo. Il tutto è condito da varie musiche coerenti con il tema del podcast, pronte ad avvolgere la fantasia dello studente (e a lasciargli il tempo di finire di copiare gli appunti ovviamente).

Se poi alle canzoni viene aggiunto un pizzico d’ironia potete star certi che PROF A DISTANZA diventa il podcast giusto anche per gli adulti che hanno voglia di scoprire piacevolmente una cultura che da giovani sembrava forzata, che adesso invece risulta addirittura utile per far fronte alla quarantena. Perché le maschere e i guanti possono salvarci, ma PROF A DISTANZA può tenerci compagnia.

AM: Incontro Corso Partenti “oltre i confini”

Venerdì scorso, i ragazzi del Corso Partenti dell’Animazione Missionaria ICP si sono “riuniti” in videoconferenza per vivere il consueto incontro mensile. Si riporta di seguito l’esperienza vissuta, attraverso le parole di Michele Dettoni.

“oltre i confini”…

Non è solo ciò in cui crede l’animazione missionaria in tempi “normali” ma anche in tempi come questi in cui sei obbligato a spaccare i confini della tua stanza per metterti in rete con chi da quest’anno ha scelto di iniziare il corso partenti. Il cammino non si ferma.

Lo scorso venerdì 20 marzo il nostro incontro mensile si è trasformato in una profonda condivisione sulla rete a partire dalle parole di don Andre Bozzolo che ha tenuto la catechesi dell’incontro di “E se la fede”. Abbiamo prima ascoltato personalmente ma comunitariamente la catechesi e pi a seguire di nuovo in collegamento per condividere quanto abbiamo ascoltato.

Risuona la parola tempo, il tempo come possesso o come dono, il tempo sempre un po’ troppo pieno e un ‘ troppo vuoto,un tempo sprecato o valorizzato.

Ecco tante sfumature e tanta condivisione profonda per convergere sull’importanza di scoprire il nostro tempo abitato da una Presenza, impregnato della sua Presenza. Stare alla Sua presenza non è perdere tempo ma ritrovarlo. Ecco, non è poco trovarsi lontani ma vicini per mettere a fuoco come gruppo partenti questa verità sul tempo che è poi quella che Gesù ci indica nelle sue parole “chi perderà la propria vita la troverà.

Salesiani San Salvario: #iorestoacasamarimangoconnesso

Nonostante questo momento di difficoltà e isolamento, gli animatori degli oratori di Don Bosco San Salvario non si sono fermati, anzi. Si riporta di seguito un estratto dell’articolo pubblicato sul sito dell’opera il 20 marzo scorso, a cura di Giulia Venco.

Giovedì 12 marzo sarebbe dovuto iniziare il corso animatori, gestito dalle educatrici Alessia e Giulia, in collaborazione con don Mario e i chierici Paolo e Giovanni, ma naturalmente la convocazione è stata annullata…ma solo quella di persona! Infatti si è deciso di far partire lo stesso il corso, ma in maniera virtuale: le educatrici hanno creato il gruppo “animatori San Salvario 2020” e alle 20,30, ora in cui si sarebbero dovute trovare in oratorio con i ragazzi, hanno mandato alcuni video preparati da loro con istruzioni e idee su come prepararsi per la ormai prossima estate.

I ragazzi hanno risposto bene alla convocazione presentandosi tutti su WhatsApp alle 20.30 come concordato ed esprimendo felicità nel potersi rivedere e nel rivedere le educatrici anche se in forma virtuale. Si tratta di una bella iniziativa per rimanere vicini ai nostri ragazzi e aiutarli a crescere a distanza!

#iorestoacasamarimangoconnesso

#loratorionononsiferma

Liceo Valsalice – “(Se) questa è Livia Borello”

Si riporta la notizia proveniente dal sito ufficiale del liceo di Torino Valsalice, ilsalice.it, con l’intervista a Livia Borelloinfermiera in prima linea nella lotta contro il Corona Virus, nonché ex allieva del Liceo Classico di Valsalice: uualche giorno fa ha scritto una lettera aperta al quotidiano “La Stampa” che ha scelto le sue parole per aprire l’edizione della cronaca di Torino.

Abbiamo intervistato Livia Borello, infermiera in prima linea nella lotta contro il Corona Virus, nonché ex allieva del Liceo Classico di Valsalice. Qualche giorno fa ha scritto una lettera aperta al quotidiano “La Stampa” che ha scelto le sue parole per aprire l’edizione della cronaca di Torino. In particolare Livia, mamma da poco più di un anno, parla del suo rapporto con il figlio Filippo.

Buongiorno Livia, descrivi tutte le precauzioni che devi adottare prima di poter entrare a contatto con i pazienti.

Tecnicamente parte tutto dal lavaggio delle mani, che va eseguito due volte: la prima secondo le linee guida dell’OMS con acqua e sapone e poi con antisettico. Per quanto riguarda la divisa, che deve essere cambiata ogni giorno, utilizziamo dei camici plastificati idrorepellenti in aggiunta ad un primo paio di guanti che arriva fino al gomito, seguono poi un secondo paio di guanti, mascherina chirurgica, per proteggere il paziente stesso a causa del fatto che fino a pochi giorni fa non era disponibili tamponi per noi operatori sanitari, e filtrante facciale. Dopo si aggiungono occhiali protettivi, un caschetto con visiera (viser) e la cuffietta per i capelli, ora monouso. Infine si arriva al terzo paio di guanti, l’ultimo, da cambiare dopo qualunque attività.

Hai scritto che quelli che ci rimettono di più sono i “Filippo” della situazione. Quali sono i comportamenti che devi avere con le persone a te vicine?

Prima di avere contatti con mio figlio Filippo metto sempre la mascherina chirurgica, e questo implica niente tocchi, baci o abbracci. Quando arrivo a casa devo sempre togliere le scarpe e il giubbotto, tutti vestiti vanno messi a lavare, mi devo lavare le mani e solo allora posso “giocare” con Filippo, ma il tutto molto ridotto rispetto all’inizio. Poi io ho un amore viscerale nei confronti di mio nonno, ma ora devo fare molta più attenzione: ieri, per esempio, sono andata sotto casa sua e l’ho semplicemente potuto salutare dal balcone. So anche bene che purtroppo, se si dovesse arrivare al punto di dover scegliere, si opta per scegliere chi ha più probabilità di vivere, e quindi rinunciare al caffè o alla sigaretta con lui, per quanto pesante, è in realtà la cosa giusta. Già dal 28 Febbraio avevo subodorato che la situazione sarebbe stata più grave di quello che dicevano, perciò da allora avevo iniziato ad evitare i contatti con gli altri.

Come è la realtà dell’ospedale?

In ospedale ci sono davvero tanti pazienti che muoiono da soli a causa del COVID. Tutte le procedure sono molto lunghe: per esempio, la pronazione, manovra che aiuta gli scambi respiratori, per quanto facile, richiede circa 30 minuti per persona, contando che bisogna avere particolare attenzione per tutte le flebo a cui il paziente è attaccato. Ovviamente noi cerchiamo di fare tutto ciò che possiamo, ma quando ci sono 10 pazienti che hanno bisogno di te è davvero difficile.

Come può un cittadino comune aiutare?

Già solo se la gente stesse a casa sarebbe un aiuto grande: troppi escono, fanno la spesa 2 volte alla settimana, utilizzano il cane come scusa, corrono quando non l’hanno mai fatto. È pesante stare a casa, io sono fortunata ad andare a lavorare, anche con un bambino piccolo da gestire può essere pesante, quindi, se davvero non si riesce a stare a casa, leggevo che la croce rossa proponeva un progetto di volontariato temporaneo per aiutare le fasce più deboli, e trovo che potrebbe essere una bella idea. Bisogna comunque ricordare che il periodo di incubazione è di 14 giorni e vi sono casi asintomatici, che possono comunque infettare.

Cosa ti ha lasciato Valsalice che ti ha aiutato a fronteggiare la situazione?

Mi hanno lasciato molto i miei insegnanti: nei momenti di sconforto risento i miei docenti e quello che mi hanno trasmesso mi dà forza per andare avanti; magari rileggendo un passo dei Promessi Sposi, ma soprattutto della Divina Commedia sento un po’ meno pesante quello che c’è fuori, insomma mi dà quel respiro che a volte manca. In particolare ricordo che durante un Giorno della Memoria, il professore Bove ci aveva letto un pezzo di, se non erro, Se questo è un uomo, dove Primo Levi si sentiva come me adesso: l’unica cosa che lo teneva vivo era un passo della Divina Commedia e ricordandoselo si sentiva meno bestia e un po’ più uomo.